Anormale (Ginti x Mayu)
Pov: Ho ripreso alcune scene di Mayu e Ginti dal punto di vista del giudice.
Personaggi: Mayu, Ginti, Memine ovviamente u.u e quel tonno di Harada (che non mi è mai andato a genio)
Spoilers: sì
Passato remoto e prima persona
Spero vi piaccia questa one-shot!
(Ps. Loro due sono meravigliosi, una delle ship che più mi piace :3 )
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Sbuffai alla notizia dell'arrivo di altri esseri umani. Speravo di riposare almeno quel giorno, come speravo ciò tutte le volte, ma purtroppo il lavoro era lavoro e ultimamente anche troppo pressante. Un esuberante adolescente biondino arrivò all'ascensore e percorse il corridoio del ventesimo piano fino a raggiungere interdetto il Viginti, chiedendomi che posto fosse, chi fossi, come si trovasse lì ed altre copiose domande che ricevevo ogni volta. Sbuffai di nuovo.
<Questo è il Viginti, attendi pure lì l'altro ospite. Dovrete fare un gioco e non potete uscire di qui prima del termine>, riferii apatico sommariamente ogni cosa mentre il giovane mi guardava stranito. Duh, un altro di quelli lenti di comprendonio, sperai almeno che l'altro essere umano fosse meglio. Riportai lo sguardo sulle bambole Kokeshi poste sul bancone, tornando a strofinarne accuratamente una col panno.
Attendemmo un'eternità e finalmente arrivò una ragazzina. Un'altra adolescente con cui avrei avuto a che fare quel giorno, non ci volevo credere. Mi pentii subito di aver sperato in meglio poiché lei sembrava anche più esuberante e fastidiosa del tipo biondo: non smetteva di pormi domande a raffica, saltellando da una parte all'altra e guardandomi con grandi occhi curiosi e invadenti; animava la conversazione in maniera esagerata e mi chiedevo quanta energia potesse avere un umano anche dopo la sua morte. Incredibile.
Accettò persino volentieri di sfidare il ragazzo in un gioco, ignorando già il pensiero di ritrovarsi in un luogo del tutto estraneo a lei, avendo anche grandi vuoti di memoria. Sorrideva e basta, era elettrizzata, conosceva l'altro ragazzo e, per quanto ne capii io, era una delle sue frivole ammiratrici poiché cantava in un gruppo musicale. Niente di più scocciante ritrovarsi una fanatica ed uno spavaldo nella stessa stanza.
La sorte scelse per loro il gioco del Twister, un semplice gioco in cui anche due babbei simili avrebbero compreso immediatamente le regole. Ebbi il tempo di concedermi la lettura di un'insignificante rivista mentre il mio gatto mi assisteva come sempre; almeno lui sembrava apparentemente interessato alla coppia.
Come di consueto, i giocatori si beffeggiarono della semplicità della sfida. Quei poveri illusi ancora sorridevano mentre io trattenevo le risate dentro di me per quando avrei goduto in seguito, alle loro sofferenze. Passò del tempo e la delusione non arrivò: premetti il bottone del mio telecomando che cambiava drasticamente la situazione, tirando fuori una risatina sommessa e guardando con profondo sadismo quei ragazzini.
Fatemi divertire adesso, sciocchi umani... Mi rimbombò nella mente.
Vederli in difficoltà di fronte a scelte estreme era esilarante; un continuo ghigno caratterizzò il mio volto per tutto il lasso di tempo, soprattutto al momento della verità in cui comunicai loro le sorti dei due sfidanti, in cui il perdente avrebbe rimesso la sua stessa vita. Nulla di più falso ma era il tocco magico che non falliva mai; con un soffio di vento le simpatie e le buone maniere degli umani volavano via rimpiazzate da sentimenti di odio ed egoismo, lotta per la sopravvivenza. Che vergogna. Si dimostravano così banali e frivoli che mi facevano solo una gran pena. Anche se...
<Mi butto, Harada.>
I miei pensieri ridondanti furono bloccati dalla voce della ragazzina petulante ora divenuta una persona del tutto diversa e che a stento riconoscevo. L'adocchiai come per carpire le sue folli gesta stupendomi della sua azione realmente spontanea.
La vidi piangere e strinsi appena i denti per la rabbia che mi faceva venire. Sacrificarsi per un idiota menefreghista col quale non aveva mai avuto alcun tipo di legame: non erano fratelli o fidanzati, era semplicemente una sua stupida fan, eppure diceva di sentirsi devota in qualche modo a lui ed alla sua musica. Una povera sciocca.
Sotto di loro attendeva un baratro colmo di spine taglienti e lentamente la mano di lei scivolò da quella del ragazzo, consapevole di aver fatto la sua scelta e riuscendo persino a sorridergli. Come faceva? D'altra parte lo stupido frignava rassegnato e solo un attimo dopo i ricordi offuscati nella sua mente tornarono tutti in ordine, ora consapevole di essere già morto.
<Non posso credere che alla fine tu... Ti sia buttata così>, commentai sorpreso, una volta raggiunto il fondo dove la ragazzina blaterava senza darmi retta, ancora con le lacrime agli occhi. Si lamentava del suo aspetto terribile senza considerare minimamente il fatto dell'essere morta, incredibile. Era veramente strana e mi faceva solo venire i nervi.
Al Viginti l'atmosfera tornò monotona se non fosse per la presenza dei due che ancora avrei dovuto giudicare con calma; avevo già idee chiare per l'idol, il ragazzino cantante che non spiccava di qualità da nessuna parte, talmente era superficiale che i suoi ricordi mi danneggiavano le sinapsi. Eppure l'altra, di cui ricordavo a stento il nome, mi stava causando enormi difficoltà e la detestavo per questo.
Nel tempo, l'anima del cantante si separò dal suo corpo, destinato al vuoto, ed ella preoccupata per le sorti del ragazzo si rivolse a me per rimediare, scoprendo che solo un'altra persona avrebbe potuto rimpiazzare quel sempliciotto cadendo nel vuoto al suo posto. Avevo un'altra scelta, un altro essere umano, e lo mostrai alla ragazza titubante della propria risposta. Così non avrei avuto più dubbi e sarei stato sicuro al cento per cento del destino di lei. La guardavo con un ghigno altezzoso dal retro del mio bancone da bar, mente il suo volto lentamente si incupì perdendo tutta la grinta.
Che strani gli esseri umani. Li detestavo con tutto me stesso, mi davano noia ma al contempo tre o quattro singole anime, in quegli anni, erano riuscite a distinguersi dalla massa sorprendendomi positivamente. Nessuno lo sapeva e mai lo avrei ammesso.
Presi un'altra bambola Kokeshi in attesa di essere decorata come si doveva. La fissai per un tempo indefinito, poco prima di mettermi al lavoro, ripensando alla ragazzina di nome Mayu.
<Perché stai facendo questo?>
<Perché sono un giudice.>
<Io veramente non ti comprendo...>
Socchiusi gli occhi alle sue ultime parole.
Mi aveva realmente stupito ma non seppi dire se in positivo o meno.
Aveva deciso chi sacrificare nel vuoto, scegliendo sé stessa e chiedendomi copiose volte se il corpo di quel bamboccio si sarebbe ripreso una volta arrivato lì. Non potei far altro che assecondare la sua richiesta, accompagnandola alle porte dell'ascensore con il gatto tra le mie braccia.
Ella stringeva il corpo esanime di quell'Harada preoccupata solamente della sua incolumità.
Doveva essere estremamente coraggiosa o estremamente stupida nel compiere un gesto simile.
<Dimmi, che senso ha avuto la tua vita?>
<Io questo non lo so, davvero. Non avrò avuto una vita di cui andare fiera ma almeno ho scelto da sola di dedicarla ad Harada.>
Quelle furono le ultime cose che mi disse, poco prima di scendere verso il vuoto e svanire per sempre.
Da allora mi rimbombavano in testa fastidiosamente ma non mi irritavo più di tanto, preferendo un tacito silenzio con me stesso quasi dal volerle dare un minimo di rispetto.
Decoravo lentamente la bambola pensando a lei, così da darle le sue fattezze nella maniera più accurata possibile. Non mancava poco allo svanire dei suoi ricordi nella mia mente e presenti nella stanza, ancora meno solo dal suo nome, finché non terminai le decorazioni e poggiai la bambola in coda accanto le altre.
Gli esseri umani erano solo degli sciocchi.
E lei non era da escludere.
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Spero vi sia piaciuta questa prima one-shot dedicata ad altri personaggi, sicuramente ne farò varie!
Oltretutto il finale è a doppia lettura, in fondo parliamo di Ginti, l'ultimo giudice (non direi persona, cioè boh non saprei ahah) capace di esternare i suoi pensieri.
:)
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