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𝐕𝐞𝐧𝐭𝐢𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞

@kimareum: " Perfectly perfect "

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— Allora Jimin, se la lunghezza del primo cateto equivale al trucco e che quella dell'altro alle otto del mattino, mettendo in pratica il teorema di pitagora, l'ipotenusa è uguale a: è ora di andare in bagno a verificarsi il trucco.

Io ed il mio migliore amico entrammo nel bagno delle ragazze che tanto era sempre vuoto a quell'ora della giornata.

— Areum. Sono già tre settimane che parli in linguaggio matematico, sto per diventare pazzo. Anche se da un lato significa che stai andando a tutti i corsi serali, potresti parlare in modo normale?

Ascoltai a malapena quel che mi disse, ero troppo occupata a sbraitare nella mia testa perché il mio nuovo rossetto si era già quasi cancellato del tutto.

— I don't understand what you're saying, I only talk to smart people. Necesito un pañuelo, tu peux me le passer s'il te plaît?

(Trad: non capisco quello che dici, parlo solamente con le persone intelligenti. Mi serve un fazzoletto, me ne puoi dare uno per favore?)

— Tieni, Jimin sospirò capendo che avrebbe dovuto farci l'abitudine.

— Comunque? Come vanno gli affari?

— Abbastanza bene direi.

— La gente non viene più a lamentarsi?

— Allora, se i miei calcoli sono giusti, il tasso di lamentele è sceso del quarantasette per cento questa settimana.

— Sicuro? Rifalli.

— Li ho già rifatti trentasei volte.

— Ma certo, mi ero scordata di avere un amico incompetente. Chiedi a qualcun altro di rifarli.

Jimin fece uscire il suo cellulare.

— Ho già chiesto a ventuno persone. Ah, no, con Hoseok fanno ventidue. Ma lui mi ha risposto ovest...

— Che c'entra l'Africa adesso?

— Non saprei.

— Comunque le ventuno persone alle quali hai chiesto devono essersi sbagliate.

— Ma come?

— Se hanno trovato il tuo stesso risultato vuol per forza dire che si sono sbagliati. Come fanno ad esserci ancora lamentele se non posto più foto da giorni? Lasciamo, perdere, adesso è meglio che vada in classe.

— Areum...siamo nella stessa classe...

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— OMO! TAE! Gridò Seokjin.

— Che c'è? Chiesi essendomi spaventata. C'è forse un insetto?

— Esatto! Ed è gigantesco!

— Omo! Dov'è?! Com'è?

— Enorme e orripilante!

— Di cosa parli? Chiese il mio gemello non capendo.

— Di questo.

— Di Areum? Non ha niente.

— Cristo Tae! Gridai alzandomi. Toglimi l'insetto di dosso!

— Ma non vedi che è diventata bruttissima? Cosa le è successo?

— Adesso sarebbe colpa mia se è diventata brutta?

— Stupide acciughe! Anzi Jin, tu sei una sirenetta. Comunque, lo sapete che sono qui anch'io, vero?

— Omo! Il mostro parla! Meglio che Areum non lo veda.

— Areum, ritira quello che hai detto!

— Hai appena osato confermare le parole di Jin e pensi di non meritare di essere chiamato acciuga?

— TAE! Fa qualcosa per zittire questo animale!

— MAMMA! JIN HA APPENA DETTO CHE ASSOMIGLIO A TAE!

— Jin, nostra madre sospirò, lascia in pace tua sorella.

Malgrado le parole di nostra madre, uno schiacciamosche mi colpì in piena faccia.

— Non solamente parla, ma non è neanche facile da uccidere. Tae! Vai a cercare la racchetta elettrica!

— PAPÀ! Gridai furiosa mettendomi a piangere.

— No, ti prego, non glielo dire! Taehyung mi scongiurò.

— Perché per di più ha i nostri stessi genitori?

— MA SEI STUPIDO? È nostra sorella! Areum, non dire nulla a papà, io non ho fatto niente!

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— Sono stato chiaro? Disse mio padre con tono severo. Pur avendo già smesso di piangere, giocai alla vittima facendo finta di piangere come se mi fosse morto il gatto. Jin, stai diventando grande. Dovresti smettere di avere certi comportamenti.

— Ma non è colpa mia se quell'insetto schifoso che era seduto sul nostro divano assomiglia ad Areum.

— JIN! Cosa ho appena detto? Per punizione niente telefono e niente specchi. Voglio tutto nel mio ufficio tra meno di cinque minuti! Così impari a dire cose cattive a tua sorella soltanto perché non ti ha mai restituito uno specchio.

— Ma-

— Ho detto tra meno di cinque minuti!

Detto questo, mio fratello maggiore ed il mio papà adorato salirono di su, lasciando me e Taehyung da soli in salotto.

— Grazie per aver detto che non ho fatto niente. Cosa vuoi in cambio?

— Che mi faccia tutti i compiti di matematica. Nel frattempo io cercherò di nascondere i danni che mi ha fatto Jin sul viso con del trucco.

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— Mamma.

— Dimmi tesoro.

— Vado a studiare da Jungkook.

— Non c'è bisogno di mentirmi, disse ridendo, sono stata giovane anch'io un tempo. Le capisco queste cose. Hai pure pensato di fare diversivo con lo zaino.

Alzai gli occhi al cielo. Invece di essere fiera di me che andavo fuori per studiare un sabato sera, si faceva delle idee strane.

— Cara mammina, ci tengo al mio futuro da avvocata. Quindi vado da Jungkook solo ed esclusivamente per prendere delle ripetizioni. E per prendere delle ripetizioni cosa mi serve? Uno zaino! Con dentro tutto quel di cui avremo bisogno per LAVORARE. E adesso vado. Love you mom, e non mi aspettate per la cena! Ho qualche chiletto da perdere.

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