𝐓𝐫𝐞𝐝𝐢𝐜𝐢
@kimareum: " Oggi va un po' così..."
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— Diamine, ti rendi conto? Mi aveva messo quello schifo di anello nello zaino.
— Scusa, disse il mio migliore amico distratto, dicevi?
— Mi spieghi cos'è che ti distrae così tanto?
— Scusa, ti giuro che non mi distrarrò più.
— Lasciamo perdere, io pensavo che fossi un braccio destro fedele, invece sei una vecchia protesi che cade a pezzi.
— Areum, aspett-
— So già che stai per dirmi ancora una volta che hai avuto dei problemi. Aigo, non si può parlare con te.
— Mi stai prendendo in giro? Il tono del mio migliore amico era improvvisamente cambiato, sembrava molto innervosito.
— Scusa? Ho sognato o hai appena osato alzare il tono con me?
— Non hai sognato un bel niente! Mi sono rotto le scatole! Pensi solo a te. Come mi sento io non è mai importante per te! Abbiamo tutti dei problemi, io incluso. Non esisti solo tu.
— Ma che diamine hai?
— Guarda, lasciamo perdere.
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— Dai Areum, mi disse dolcemente mia madre, prova a mangiare un po'.
— Non ho fame.
— Dai tesoro, non fare così. Jimin era arrabiato-
— E ne aveva tutto il diritto, il mio gemello si aggiunse alla conversazione, avrei avuto la stessa reazione. Non è lui ad avere torto.
— Te, è meglio se non parli. Se vivessimo soli ti avrei già accoltellato e seppellito in giardino.
— Ciò non toglie il fatto che ti stia bene, così impari a crederti l'ombelico del mondo.
— Mamma! Non gli dici niente?
— Basta tae!
— Che peste, sbuffò il mio gemello incrociando le braccia.
— Prima o poi deciderà di parlarti di nuovo, no? I migliori amici non possono rimanere separati tanto tempo.
— Ma quale migliore amico? Non voglio più sentir parlare di lui!
— Mamma, Taehyung si intromise di nuovo, ti avevo detto che mandarla in adozione prima dell'arrivo della pubertà sarebbe stato meglio. Non ci pensai due volte prima di afferrare il telecomando e rincorrere il mio gemello per picchiarlo. Mamma! Ferma questa pazza!
— Ho capito, sospirò nostra madre alzandosi dal divano ed ignorando il mio tentato omicidio, mangerò da sola questa sera.
— No, mamma! Non lasciarmi solo con questa pazza!
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Quella mattina, per la prima volta, non ci fu Jimin ad aspettarmi per andare in classe con me. Il che significava che non aveva l'intenzione di fare la pace con me.
— Areum.
No, non era lui.
— Juna, se Jimin vuole comunicare con me, sarebbe meglio se lo facesse direttamente. Ho orrore dei piccioni viaggiatori, senza offesa.
La ragazza mi fissò qualche secondo senza dire nulla. Incominciai a chiedermi se era perché aveva visto il brufolo che avevo miserabilmente tentato di camuffare con il fondo tinta. Eh già, le ripercussioni delle mestruazioni non risparmiavano neanche me.
— Ah, ma io non sono venuta per questo.
— Oh, vuoi per caso essere il mio nuovo braccio destro? Mi dispiace, ma al momento non-
— E non sono venuta neanche per questo...volevo parlarti del motivo per il quale è assente.
— Ah, perché non è venuto a scuola oggi?
— È in classe con te e non ti sei accorta della sua assenza? Ero venuta perché magari stavi piangendo per lui e forse avevi bisogno di qualcuno per consolarti, ma vedo che stai bene.
— E perché diamine avrei dovuto piangere per lui?
— Bene, io vad-
— Non così in fretta! La afferrai per il braccio impedendole di andarsene. Anche lui aveva un brufolo sulla fronte come me? È per questo che non è venuto?
— Scusa, devo proprio andare.
La guardai confusa mentre se ne andava nella direzione opposta.
— Areum.
— Che c'è? Chi è che mi chiama anco- Oddio! Hoseok! Che schifo! Vai via!
Potrei star per perdere un volo per Los Angeles e camminerei comunque. Ma quando vedevo Hoseok, persino una come me si metteva a correre. Prima di conoscerlo non sapevo neanche di esserne capace. Non osate trattarmi di pigra, avete mai provato a correre con il peso di una quarta di reggiseno?
— Aspetta, il ragazzo si mise a correre a sua volta e riuscì a raggiungermi in una decina di secondi. Pur facendo un metro e settantadue, le mie gambe non sono abbastanza lunghe per sfuggirgli. Devo dirti una cosa.
— Ok, hai tre secondi? Uno, due, tre! Tempo scaduto, ciao!
— Potrai dire a Jimin che sono molto dispiaciuto per lui?
— Se hai il fiato di corrermi dietro, non ti costa nulla andare da lui in persona e parlargli.
Ero talmente presa dall'evitarlo che non avevo neanche prestato attenzione a quel che aveva detto.
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Quella giornata fu orribile: avevo un brufolo sulla fronte, stavo morendo dal dolore che mi provocavano i crampi, i miei capelli erano grassi e come se non bastasse, il mio ex braccio destro era diventato più popolare di me. A scuola non si fece che parlare di lui tutto il giorno.
E per di più la gente non la smetteva di indicarmi continuando a parlare di lui. Iniziai a chiedermi se magari non lo avessi aggredito e poi seppellito in piena crisi di sonnambulismo.
— Areum.
— Taehyung, sono innocente.
— Ma di che diamine parla?
— Jungkook, aprendo gli occhi vidi che eravamo soli in classe, ma che-
— Sono le cinque e dieci, ti sei addormentata durante la lezione di matematica, io sono rimasto a studiare.
— Ah, va bene, mi alzai guardandolo a malapena e mi misi lo zaino in spalla. Cia-
— Non così in fretta.
— Che vuoi? Vai piuttosto da Eunmi, visto che è lei la voce della verità.
— Ma la finisci?
— E perché dovrei? Il mio principe azzurro si mette contro di me difende una ragazza che conosce da meno tempo. Come dovrei sentirmi?
— "Il tuo principe azzurro"?
— Sì Jungkook. Sarai pure un genio, ma quando si tratta di renderti conto di una maledettissima evidenza sei proprio lento di comprendonio. Adesso, ti lascio, devo ritrovare il corpo di Jimin, mi sa proprio che-
— Che cosa?
— Aigo! Lasciami parlare! Ieri ero talmente arrabbiata con lui che ho l'impressione che non sia venuto per causa mia.
— Che cosa stai cercando di dire?
— Che forse non è venuto perché l'ho picchiato?
— Areum, non puoi essere seria, sospirò il ragazzo che mi piaceva.
— Ti giuro che stavo andando a cercarlo per chiedergli scusa.
— Ma allora sei veramente stupida. Come puoi non aver fatto attenzione ad una cosa del genere?
— Jungkook, gli dissi minacciosamente, sai meglio di me cos'è successo l'ultima volta che hai detto questa cosa, non vorrai mica-
Senza darmi il tempo di finire, si mise lo zaino in spalla e mi trascinò di corsa fuori dall'aula tenendomi per il polso.
— Lasciami! Mi spieghi cosa vuoi fare?
— Areum, sei la sua migliore amica! Disse senza rispondere alla mia domanda continuando a trascinarmi di corsa fuori dalla scuola.
— "Ero"! Ieri mi ha parlato malissimo!
— Certo che sei veramente egocentrica!
— Almeno non hai detto che sono ladra e bugiarda, grazie.
— E sei anche narcisista.
— Potresti dire anche bella già che ci sei.
Nel mezzo della nostra corsa per strada incontrammo Taehyung che ci seguì correndo anche lui.
— La sto portando lì, disse Jungkook a mio fratello che sembrava aver capito.
— Tae, dovresti cambiarti il cerotto sulla fronte invece di seguirti.
Ammetto di non essere stata molto docile con quel telecomando.
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— Qualcuno mi spiega che diamine ci facciamo all'ospedale?
— Hai detto che volevi chiedergli scusa, no? Dopo più di dieci minuti che lo teneva, Jungkook mi mollò finalmente il polso. Se ritorni qui senza averlo fatto, puoi stare certa che non ti rivolgerò mai più la parola.
— Non sarebbe meglio se le spiegassi la situazione? Chiese Taehyung.
— Capirà da sola. Adesso entra.
— Jimin? Era la prima volta che lo vidi così. Era seduto con lo sguardo vuoto e triste rivolto sui piedi, sembrava che aver dormito, i suoi occhi erano talmente gonfi a causa delle ore che sembrava aver passato a piangere. Dire che non mi si spezzò il cuore nel vederlo con quell'espressione, sarebbe una bugia. Perché è qui?
— Areum, se tu prestassi un minimo di attenzione agli altri invece di stare sempre a dormire o a guardarti allo specchio, noteresti tantissime cose. Come la poca discrezione con la quale Eunmi ha messo l'anello nel tuo zaino, ma adesso non siamo qui per parlare di questo. E adesso vai da lui.
Che infame! Sapeva che ero innocente, voleva soltanto provarmi che non facevo attnezione agli altri, anche se direi che alla fine mi è servito di lezione.
— Jimin. Non appena il mio migliore amico alzò la testa e mi vide, si mise in piedi e gli saltai letteralmente addosso. Scusami per non essermi accorta del fatto che stessi male.
— Sono io a doverti chiedere scusa. Ieri ero in tutti i miei stati perché stava male. E purtroppo stamattina non ce l'ha fatta, ed è morta.
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