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Capitolo 1. There's glitter on the floor after the party









Clara
" Ti prego Ness, ripetimi il motivo per cui dovrei andarci" chiesi a mia sorella, mentre lei intingeva un pennello ampio e morbido in una confezione che conteneva della cipria in polvere libera.
Lei avvicinó il pennello al mio volto.
" Perché è l'ultimo giorno dell'anno, meriti di uscire e di festeggiare insieme ai tuoi amici"
Nei giorni precedenti avevo ripreso la mia vita con regolarità, eccezion fatta per il lavoro, che avrei iniziato la settimana successiva.
Tutto sembrava essere tornato alla normalità, come se quei nove mesi trascorsi in una struttura fossero improvvisamente svaniti, come se non ci fossero mai stati.
Non avevo però pensato all'eventualità di uscire e rivedere le persone con cui trascorrevo il mio tempo prima del ricovero.
Persone con cui avevo condiviso momenti di felicità e risate prolungate capaci di farti venire le lacrime, ma che nei miei momenti di sconforto erano sparite dalla mia vita, lasciando solo il vuoto.
Quando mia sorella mi presentò un'occasione per rivederli, non espressi un grande interesse.
Sul mio volto si era dipinta una smorfia che dimostrava il poco entusiasmo che quell'evento mi suscitava.
Improvvisamente sentii un sapore acidulo risalire il mio esofago, fino a raggiungere la mia gola e a chiudermela.
" Ness, non avrebbe più senso che ci andassi tu? Io posso rimanere qui a fare compagnia alla mamma e a prendermi cura di Sakura"
Sakura, il mio piccolo gatto rosso passò tra le mie caviglie e saltó sulle mie gambe.
Si appollaiò in grembo e iniziò a cercare la mia mano destra, aspettando che io lo accarezzassi.
Gli accarezzai il capo e con la mano percorsi la linea della sua spina dorsale, affondando le dita nel suo folto pelo fulvo.
Sentivo la voce squillante di Ines risuonare per tutta la stanza, mentre faceva un discorso elencando tutte le motivazione per cui avrei dovuto accompagnarla alla festa.
" Clara ti prego, ti scongiuro, vieni con me"
Riflettei su ciò che sarebbe pututo accadere quella sera, quando captai un particolare che fino a quel momento mi era sfuggito.
" Aspetta un momento, hai appena detto che si tratta di una festa in maschera?"
" Si. Vedrai, nessuno ti riconoscerà con una maschera sul volto"
Alla fine, colta da un'ondata di adrelina causata da quella nuova esperienza, accettai su due piedi.
" Ottimo, ho già scelto il vestito che indosserai"
Mi si formò un groppo alla gola.
Ines notò la mia espressione sconcertata.
Non esponevo il mio corpo in quel modo da anni.
Il ricordo del periodo in cui ero in sovrappeso, in cui amavo indossare degli abiti e delle gonne e quando i miei compagni si divertivano a giudicarmi per il mio peso mi investì improvvisamente, portando con un sé tutta la malinconia provata negli ultimi anni.
Abbassai lo sguardo e osservai i pantaloni larghi e la felpa di tre taglie in più che indossavo.
Mentre stringevo un polso con la mano sentii un'unica lacrima solcarmi il viso.
" Clar, sai che il mio obiettivo non è metterti in difficoltà, scusami tanto, non volevo che questa situazione ti creasse del disagio, perdonami"
In quel momento mi resi conto che ciò che mi sorella stava facendo era giusto.
Mi stava spronando ad andare avanti.
Se mi fossi rifiutata di indossare quell'abito avrei dimostrato che ancora una volta stavo perdendo la mia battaglia.
Che i miei pensieri negativi stavano nuovamente prendendo il sopravvento.
Scossa da un'improvvisa forza risposi.
" Non mi hai messo in difficoltà, non preoccuparti àngel"
Lei mi guardò e accennó un piccolo sorriso.
" Quindi, cosa aspetti a mostrarmi questi fantomatico abito?"

Osservai il vestito appeso sulla gruccia.
Era un abito piuttosto corto, di velluto nero, che molto probabilmente era decisamente aderente.
In quel momento esitai.
Fissai gli occhi di Ines, colmi di speranza e andai in bagno per cambiarmi.
Lo indossai e osservai la mia figura allo specchio.
Restai immobile mentre osservavo la mia immagine riflessa.
Ricordai i tempi in cui mi guardavo allo specchio e stringevo quella carne in eccesso, quasi sperando che se la avessi stretta tra le dita, lasciando segni con le unghie, sarebbe scomparsa, come se potessi strapparmela di dosso.
Tornai a concentrarmi sulla mia figura, sperando di riuscire a non fare sfuggire alcuna lacrima che avrebbe rovinato il trucco che mia sorella aveva attentamente fatto.
Il vestito nero mi fasciava il corpo, lasciando scoperte le gambe, che erano in parte coperte dagli alti stivali neri che mi arrivavano fino a metà del polpaccio.
L'immagine di me stessa era notevolmente cambiata negli ultimi mesi. Da un perdita improvvisa di peso ero riuscita ad aumentare di peso di parecchi chili, anche grazie agli integratori che ero costretta a bere durante il periodo delle cure nella struttura.
Focalizzandomi sulla mia figura mi resi conto di quanto stessi meglio.
Stavo trovando lentamente la pace e la stabilità di cui necessitavo.
Il mio corpo era quasi in perfetta salute e io avevo intorno delle persone che mi volevano bene.
In quel momento mi feci una promessa che ero del tutto intenzionata a mantenere.
Per nessuno motivo avrei mai cercato di cambiare il mio corpo. Mi sarei limitata solamente a cambiare la mia mentalità, imparando ad amarmi.

Quando uscii dal bagno l'unico rumore che riuscivo a sentire era il ticchettio dei miei tacchi sul pavimento.
Ness era già pronta e mi aspettava davanti alla porta di ingresso.
Indossava un abito di seta vermiglia che le stava d'incanto, abbinato a dei tacchi neri con dei lacci che le risalivano la caviglia e il polpaccio.
Teneva sotto braccio una pochette nera, mentre attendeva trepidante.
Quando mi notó gli angoli della sua bocca si arricciarono e formarono quel suo inconfondibile sorriso.
" Sei stupenda, Clar"
" Anche tu Ness"
" Però ora siamo in ritardo"
Salutai Sakura velocemente e uscii dalla casa.

Appena scesi dall'auto mi resi conto del trambusto che proveniva dal luogo di fronte a noi.
L'edificio era moderno, con delle enormi vetrate e con le pareti color antracite.
Sul viale che portava alla porta d'ingresso era steso un lungo tappeto rosso che ricordava l'atmosfera che si respirava alle première dei film, quando le celebrità sfilavano davanti ai paparazzi con indosso abiti particolari progettati appositamente da noti stilisti.
Mi incamminai sul viale, ma prima di entrare mia sorella mi bloccò.
" Aspetta, ti sei dimenticata un dettaglio fondamentale" disse, porgendomi una maschera nera che doveva essere tenuta per mezzo di una sottile asta di legno.
La posizionai ed entrai nell'edificio.
Un odore pungente di alcool invase le mie narici.
Arricciai il naso e mi feci strada tra le persone, seguita da mia sorella.
Molti stavano discutendo, mentre altri stavano semplicemente seduti su alcuni divanetti neri di pelle posizionati in ogni angolo della sala.
Sulla destra vi era un bancone dove venivano servite le bevande e dove vi erano degli sgabelli, dove alcune persone si erano accomodate e dove stavano parlando allegramente.
Dagli altoparlanti si sentiva della musica soffusa che riscaldava l'ambiente.
Mia sorella venne intercettata da una ragazza che indossavano un abito verde oliva di seta e che portava una maschera del medesimo colore.
" Clar, lei è la mia amica Hayley" disse Ines.
Salutai la ragazza con un cenno della mano che lei ricambiò.
" Clar, ti da fastidio se vado con lei?"
" No, per nulla. Divertiti"
Rimasta definitivamente sola decisi di andare al bancone per prendere un drink che avrei bevuto seduta su un divanetto in un angolo.
Era comunque una prospettiva migliore rispetto a quelle che avevo immaginato.
Mi feci strada tra la folla e prima che riuscissi a raggiungere il bancone sentii qualcuno sbottare e improvvisamente ero bagnata da capo a piedi.
Chiusi di istinto le palpebre e scossi la testa.
" Oddio, mi dispiace tanto" disse una voce baritonale alle mie spalle.
" Davvero, mi dispiace tanto, posso fare qualcosa per aiutarti?"
" Tranquillo, hai già fatto abbastanza" dissi, dirigendomi verso il lato opposto della sala, dovevo avevo constatato che ci fossero i bagni.
Entrai in quello femminile e dopo qualche secondo mi accorsi di non essere sola.
Un ragazzo era fermo davanti alla soglia della porta.
Era molto alto, aveva i capelli rasati, sulla cute era rimasto solamente un sottile strato di capelli d'un colore chiaro, simile al biondo cenere.
Mi focalizzai sul completo nero che portava, la camicia bianca con le maniche arrotolate sugli avambracci, i muscoli messi in risalto dal tessuto quasi trasparente, le vene evidenti che gli percorrevano e avvolgevano quelle toniche braccia, i bicipiti che guizzavano da sotto quello strato così sottile, il petto messo in risalto, le gambe avvolte da un pantalone con la piega, elegante ma non eccessivamente, che metteva in risalto dei quadricipiti degni del loro nome, i pantaloni che arrivavano fino a poco più sopra della caviglia, lasciando scoperti solo pochi centimetri di tessuto all'altezza del collo del piede.
Venni improvvisamente catturata da quelle gemme chiare che erano i suoi occhi, due iridi color acquamarina, titubanti e attente, con delle leggere sfumature color tormalina nella parte più interna e profonda, contornate da due sopracciglia definite.
Continuai a percorrere i lineamenti del suo volto, perdendomici come se insieme formassero un intricato labirinto.
La linea della mandibola ben definita, il pomo d'Adamo che si alzava e si abbassava ritmicamente, il profilo irregolare del suo naso, con una leggera sporgenza nella parte centrale, le gote leggermente arrossate, probabilmente a causa dell'alcool, la pelle ambrata che riusciva quasi ad emanare calore da metri di distanza, la fronte leggermente sporgente e l'attaccatura alta dei capelli.
Quando mi resi conto di essere rimasta immobile mentre lo fissavo arrossii.
" Sei davvero sicura che non ci sia nulla che possa fare?" Mi chiese.
In quel momento mi resi conto che era il ragazzo che mi aveva versato il drink addosso poco prima.
" Non penso, visto che tutto ciò che devo fare è asciugarmi il vestito" dissi, strofinando un pezzo di carta umido sul vestito, sapendo che non sarebbe servito a nulla, visto che il velluto aveva già assorbito il liquido.
Lui fissò il pavimento, come se avesse un dubbio che lo affliggeva e che lo bloccava.
Alla fine avanzó con delle falcate incerte verso di me.
" Cosa stai facendo?" Gli chiesi.
" Ti aiuto"
" Sai che questo è il bagno delle donne? Tu non puoi stare qui"
" È per una buona causa, per le buone cause tutto è concesso"
Lui azionò il getto dell'aria calda di quel bagno estremamente lussuoso e io cercai di asciugare alcune parti dell'abito alla bell e meglio.
" Scusami tanto ancora, non volevo"
" Tranquillo, non è nulla di grave"
" Vuoi che ti paghi la tintoria o altro?"
" Non preoccuparti, sei già stato fin troppo gentile"
" È il massimo che io possa fare. Almeno se non posso fare nulla per aiutarti, permettimi di offrirti qualcosa da bere"
Rimuginai per qualche secondo sulla sua proposta e alla fine accettai, visto che non avevo nessun altro con cui stare.
" D'accordo, questo te lo concedo"
Uscimmo dal bagno e riuscimmo a raggiungere il bancone.
" Che cosa desiderate?" Ci chiese una ragazza al bancone.
Appena vide il ragazzo accanto a me rimase incantata.
" Un Margarita ,tesoro, e un..." Disse, guardando nella mia direzione.
" Un Martini" conclusi.
La ragazza si girò verso il bancone e iniziò a preparare i cocktails.
" Quindi, ragazza misteriosa, come ti chiami?"
" Lo scopo della serata non è proprio parlare senza sapere le nostre identità? Ci perderei il gusto se tu sapessi già come chiamo"
" Almeno il tuo nome posso saperlo?"
" Clara"
" Messicana?"
Annuì.
" Bellissimo nome, Clara".
Sorrise, mentre ripeteva quel nome con uno spiccato accento americano a cui ero ormai abituata ma che a mia volta non avevo.
" E tu, invece, come ti chiami?"
" Drew"
" Bene Drew, quindi suppongo che prima che mi versassi il tuo drink addosso tu stessi parlando con qualcuno, magari con qualche tuo amico o con una ragazza, quindi, hai abbandonato tutto ciò per salvare una povera ragazza completamente bagnata proprio per colpa del tuo drink?"
" Fidati, i miei amici in questo momento non staranno sentendo la mia mancanza. Vedi, quel ragazzo là in fondo" disse, indicando un ragazzo in fondo alla sala, rivolto di spalle, intento a parlare con un rossa alta quasi quanto lui.
" Lui è il mio amico Chase. Dici che sente la mia mancanza in questo momento?"
" Non mi sembra"
" Il biondino dall'altra parte è Rudy. Lui sta parlando con la sua ragazza, quindi fidati che nessuno sente la mia mancanza"
" E poi, cosa ci devo fare, ho un debole per le ragazze che probabilmente vorrebbero sbottare contro di me per diverse ragioni"
" E tu, ragazza misteriosa, eri qui da sola?"
" Sono qui con mia sorella, ma adesso lei è con una sua amica, quindi si, sono da sola, non che mi dispiaccia"
" Persona solitaria?"
" Abbastanza"
" Non posso dire lo stesso di me, ma ti comprendo"
" Non mi conosci nemmeno, come puoi comprendermi?"
" Il tuo modo di fare qualunque cosa dice molto su di te. Certo, solamente se chi ti guarda è un osservatore attento, che presta attenzione ai dettagli. La tua postura è insicura quando sei in compagnia di qualcuno, ma quando sei da sola , o per lo meno, pensi di essere sola, è più rilassata. Arricci il naso quando qualcosa non ti piace. E potrei continuare l'elenco ma non ti annoio con i dettagli"
Arrossii violentemente.
Speravo che le luci soffuse occultassero il rossore delle mie guance.
La ragazza di prima ci porse i nostri drink.
Notai che vicino al suo drink vi era un bigliettino ripiegato.
" Cos'è quello?" Chiesi, indicando il biglietto.
" Non ne ho idea. Vuoi avere l'onore di aprirlo?"
Annuii.
Lui me lo porse e io lo aprii.
Il biglietto riportava un numero di telefono scarabocchiato.
" Ti ha lasciato il suo numero" annunciai.
Lui lo prese e lo lancio nel bidone della spazzatura accanto a noi.
" Ma così le spezzerai il cuore" dissi.
" Sicuramente non la avrei chiamata anche se avessi avuto il numero registrato"
Bevvi un sorso del mio Martini.
" Ami anche spezzare i cuori, oltre a salvare le damigelle in difficoltà?"
" Amo più salvare le damigelle , solitaria, anche se non probabilmente non avrei mai usato quel termine fiabesco. Visto che mi sembri molto intelligente devi essere laureata, non è così?"
" Si, sono laureata in economia. Tu lo sei?"
" Ormai da qualche anno. Anche io in economia"
" In che senso da qualche anno? Quanti anni hai?"
" Ah ah ah, ricordati dello scopo di questa serata, parlare con qualcuno senza sapere la sua identità, lo hai precisato tu stessa prima"
Mi maledissi mentalmente per aver detto qualcosa di simile.
A quel punto sentii la musica di un lento uscire dagli altoparlanti.
Mancava sempre meno alla mezzanotte e quello era il momento in cui le coppie ballavano un lento.
Mi trovai impreparata, visto che non avevo alcun partner.
" Vuoi concedermi l'onore, solitaria?" Mi chiese Drew, porgendomi la mano.
La afferrai e dopo qualche secondo mi ritrovai in mezzo alla sala.
Una mano si posò sul mio fianco, provocando un brivido che mi percorse la schiena.
L'altra strinse la mia.
Incerta su cosa fare, iniziai a ballare nel modo migliore in cui riuscivo, evitando attentamente di pestargli i piedi.
Mi resi conto solo in quel momento della bravura che Drew dimostrava nel ballo.
" Anche un ballerino provetto, noto"
" Aggiungerei alla lista anche pieno di sorprese ed estremamente attraente"
" Si, lo è decisamente" pensai.
" E anche modesto" aggiunsi.
" Ovviamente, modesto è il mio secondo nome"
Lui mi fece volteggiare e in quel momento mi sentii al sicuro, come non lo ero mai stata.
L'atmosfera accogliente del luogo, la musica soffusa, le luci quasi del tutto spente e la fiducia che riponevo in Drew in quel momento contribuirono a farmi rilassare per la prima volta dopo parecchio tempo.
Alla fine del ballo ci ritrovammo a pochi centimetri di distanza.
Riuscivo a sentire il suo respiro sulle mie labbra, il suo profumo speziato, con delle note legnose facilmente riconoscibili, con dei lievi sentori di cannella e menta.
Non riuscivo a distogliere gli occhi dalle sue labbra gonfie e arrossate che durante la serata non mi erano mai parse così familiari e invitanti.
Vidi il conto alla rovescia iniziare su un maxischermo, mentre tutti contavano ad alta voce.
" Esprimi un desiderio, può darsi che si avvererà" disse.
Vorrei solamente passare un'altra sera con te, la prima di una serie infinita. Anche se so che non succederà mai.

Spazio autrice
Ciao, come state? Probabilmente è uno dei capitoli più lunghi che io abbia mai scritto, ma lo amo. Fatemi sapere cosa ne pensate. Spero che vi piaccia <3

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