✥ 21.
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HANEUL'S POV
Avrei mentito se avessi detto che quelle parole, sussurrate con tono così suadente e mellifluo al mio orecchio non mi fecero effetto.
Ma dovevo controllarmi e non cedere alle tentazioni, che in questo caso era una sola e aveva i capelli biondi e fluenti e un sorriso mozzafiato.
Park Jimin era di sicuro la tentazione più irresistibile che avrei potuto avere avanti, ma dovevo avere il pieno controllo delle mie azioni e resistergli invece.
Quindi mi voltai verso di lui, tentai di non considerare il mio stupido cuore che accelerò il suo battito non appena vidi quanto il suo viso privo di imperfezioni fosse vicino al mio.
"Non ci provare." Mormorai, lanciandogli un'occhiataccia.
"MA PERCHÉÉÉÉ???" Lui si lamentò adottando una voce da bambino capriccioso, e cavolo se gli riusciva bene.
Forse perché in fondo in fondo, era un po' un bimbo capriccioso.
Jimin iniziò anche a sbuffare e mugolare e dovetti ricorrere a tutte le mie forze per non sorridere.
Maledizione, era troppo carino.
Sembrava gli avessi appena negato un pacco di caramelle, ma alla fine non riuscii più a contenermi e sorrisi nel vedere quella scenetta esilarante.
"Ah sorridi pure? Ti diverti a farmi soffrire?" Piagnucolò.
"Che c'è, non vedevi l'ora di venire a letto con me?" Gli chiesi mentre il mio viso assunse un'espressione maliziosa.
Jimin si immobilizzò; rimase fermo a fissarmi, i suoi occhi vagarono dai miei, alla mia bocca.
Trascorse qualche secondo prima che le sue labbra si distorsero per trasformarsi in un furbo ghigno.
"E me lo chiedi?" Ammiccò facendo l'occhiolino.
"Jimin-"
"Devo ancora farti capire che il sesso con me non sarebbe scadente, anzi..."
Con una presa salda il biondino afferrò il mio mento facendomi così alzare leggermente il viso verso il suo; percepii il suo pollice sul mio labbro inferiore, il polpastrello tastò e accarezzò con un movimento lento e sinuoso la carne rosea.
Jimin nel frattempo stava guardando le mie labbra come se quest'ultime fossero le due gemme più rare e preziose esistenti al mondo.
Sembrava che in questo momento le stesse ardentemente desiderando; deglutii, la pochissima distanza presente tra i nostri volti mi turbava e non poco.
"Te la sei legata al dito? Accidenti, non pensavo fossi così rancoroso..." Ridacchiai divertita, cercando di mettere l'agitazione da parte.
"Beh... tesoro, puoi attaccarmi su tutto tranne che sul sesso; soprattutto se ancora non hai provato il piacere di venire a letto con me."
Non ebbi il tempo di replicare dato che Jimin dopo quelle parole e dopo aver posato le mani a coppa sulle mie guance cominciò di nuovo a baciarmi dolcemente.
Piano piano però quel dolce bacio mutò; iniziò a diventare più spinto e passionale, le labbra di Jimin si mossero con foga sulle mie, egli sembrava così voglioso dei miei baci, del mio sapore, come se non riuscisse a starne senza.
E io non riuscivo a dirgli di no... perché cavolo, Jimin baciava benissimo.
Baciava da Dio.
Non che avessi baciato tanti ragazzi per essere in grado di fare dei paragoni, ma quei baci così intensi, così viscerali ogni volta erano in grado di farmi mancare il respiro.
Essi avevano il potere di farmi sentire le gambe più leggere, le sensazioni che le sue labbra riuscivano a donarmi mi facevano volare.
Cercai di riprendere quel poco di lucidità che mi era rimasta, e provai a fermare Jimin posando le mie mani sul suo petto scolpito.
Jimin si staccò, così facendo recuperai anche un po' d'aria poiché ne ero rimasta a corto.
Con calma regolai il mio respiro mentre Jimin mi rivolse un'espressione interrogativa, come se con lo sguardo mi stesse chiedendo come mai lo avessi fermato.
"Jimin... devo parlare con Yoongi prima. E tu con Kippeum." Spiegai, facendo un po' di difficoltà a causa del mio respiro ansante.
Una smorfia infastidita svolazzò sul suo viso non appena sentì il nome di Yoongi uscire dalla mia bocca, e cominciò a sbuffare.
"Fagli vedere il succhiotto che ti ho fatto, così capirà che non sei più di sua proprietà." Disse con un tono pregno di serietà.
Se Yoongi avesse visto il segno che Jimin mi aveva fatto sul collo poco fa, potevo considerarmi già morta.
Avrei dovuto parlare con Yoongi con calma... lo conoscevo bene, sapevo come avrebbe reagito.
L'avrebbe presa malissimo.
"Con questo vuoi dire che ora sono di tua proprietà?" Chiesi con un sopracciglio sollevato, curiosa di sentire la risposta che mi avrebbe rifilato.
Lui mi guardò con aria maliziosa; un sorrisetto arrogante decorava le sue carnose e piene labbra e si piegò flebilmente verso di me.
Potei sentire il suo caldo respiro solleticare il mio collo, mi morsi il labbro inferiore, lo tirai tra i miei denti poiché quando ero nervosa miravo sempre a torturare le mie povere labbra.
"Sei sempre stata mia." Sussurrò sensualmente al mio orecchio.
Cercai di restare lucida e di non perdere la testa per quel che mi aveva appena detto.
Ma sentii le gambe farsi sempre più deboli e le mie guance accaldarsi, diventando due palle roventi.
"Di Kippeum che mi dici?" Chiesi, in un vano tentativo di sviare l'argomento.
Alla mia domanda Jimin sospirò pesantemente, si voltò e letteralmente si spaparanzò sul mio letto.
"È più complicato... lo sai vero?" Mormorò.
"Lo so, sono sua sorella e-"
"Non è per quello. Cioè, anche ma... ci sono di mezzo pure i tuoi genitori; mi adorano."
Non aveva tutti i torti.
Se i miei non avessero saputo dell'esistenza di Jimin, il problema si limitava solo a Kippeum; e invece... ci trovavamo infilati in un bel casino.
"Già... ti adorano è dir poco.
Ti venerano come se tu fossi una divinità, probabilmente se ne avessero avuto la possibilità ti avrebbero già fatto una statua." Sbuffai.
"Ti prego non lo dire!" Esclamò con un tono lamentoso.
Jimin alzò il busto per sedersi sul mio letto, poggiò la schiena alla parete e mi rivolse uno sguardo sinceramente preoccupato.
"Vedremo di risolvere... tu prima parla col tuo ex, a Kippeum e ai tuoi ci penseremo poi."
Annuii, anche se non del tutto convinta... la situazione non mi tranquillizzava per niente.
Dopodiché il biondino si alzò in piedi e avanzò lentamente verso di me, notai immediatamente che i suoi lineamenti preoccupati erano già spariti, e il sorriso sfrontato e pieno di sé che aveva prima era tornato.
Mentre si avvicinava nuovamente alla mia figura corrugai le sopracciglia dubbiosa, il furbetto non me la raccontava giusta.
"Carino il maglioncino... sarebbe meglio senza però." Disse ammiccando.
"Jimin... dovremmo fare matematica." Ribattei io, tentando di evitare il suo sguardo.
Il bambino ricominciò a sbuffare come se gli avessi appena tolto dalle mani il suo giocattolo preferito.
Ma dovevamo davvero, i miei lo pagavano per queste ripetizioni e avrei dovuto far vedere dei buoni risultati prima o poi.
Se continuavamo a giocare e flirtare di sicuro i buoni risultati non sarebbero mai arrivati.
"Già... okay, prendi il quaderno e fammi vedere a che punto siete." Rispose dopo averci pensato un po' su.
Tirai un sospiro di sollievo e presi tutto il materiale scolastico per fare le ripetizioni, sperando che la matematica avrebbe alleviato un po' il calore che aveva preso possesso del mio corpo.
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"Oddio, possibile che non riesci a capire una formula così facile?"
"Ehi, non urlare!" Esclamai.
"Siamo qui da un'ora e mezzo e su sette esercizi che ti ho fatto fare, ne hai fatto solo uno giusto... solo uno! Dai Haneul, non sono esercizi tanto difficili..." Jimin si lamentò sbuffando a dismisura.
"Forse sei tu che spieghi male." Provai a difendermi.
"Forse sei tu che non capisci."
"Mi stai dando dell'ignorante?"
Lo fulminai con lo sguardo e gli tirai un leggero scapellotto dietro la nuca, lui cominciò a ridere.
Stronzo.
"Però sei carina dai. Un'ignorante carina." Disse mandandomi un bacino volante.
"Non pensare di salvarti così.
E poi ho problemi solo in matematica, nelle altre materie vado benissimo!"
"E appunto non riesco a capire il motivo di questi problemi... sono esercizi facilissimi!"
"Non per me."
Jimin stava per rispondere ma si zittì all'istante.
Alzò la mano e la fermò a mezz'aria, con gli occhi mi ordinò di far silenzio e appena sentii il portone di sotto aprirsi capii subito.
"Dovrebbe essere tornata mia madre dal supermercato." Sussurrai.
Inclinai la testa di lato confusa quando Jimin in neanche mezzo secondo afferrò il suo cellulare, precedentemente situato sulla mia scrivania e controllò l'ora.
"È passata un'ora e mezza buona... mh, bene."
"Cosa vuol dire quel 'bene'?" Chiesi, anche se forse avevo una vaga idea.
"Niente, un'informazione che mi fa comodo per il futuro." Rispose lui facendo l'occhiolino.
"Credi che ogni volta che verrai a farmi ripetizione, mia madre se ne vada a fare la spesa?" Chiesi ridendo.
"Mai dire mai."
Sorrisi e presi il quaderno ma mi bloccai quando mia madre iniziò a sbraitare dal piano di sotto.
"Ragazziiiiii scendete un attimo???"
"Ti avverto, mia madre non è capace di parlare normalmente." Borbottai.
"Sì... me ne sono accorto."
Scendemmo e andammo ad aiutare mia madre dato che più che la spesa, sembrava avesse fatto le scorte come se dovessimo restare rintanati in casa per sempre.
"Anche se non avete fatto due ore piene, come prima lezione può bastare... Haneul mi dai una mano con la cena? Tra poco arriva anche tuo padre."
Annuii mentre continuavo a mettere i vari prodotti al loro posto.
"Com'è andata? È senza speranza?" Anche se ero girata sentii benissimo mia madre parlare di me con Jimin.
"Mamma!" Esclamai scocciata, nel frattempo Jimin se la rideva come un matto.
"C'è taaaaanto lavoro da fare." Ribatté il simpaticone.
"Scusa?" Chiesi leggermente offesa, e anche mia madre iniziò a ridacchiare divertita.
Ma questi due si erano messi d'accordo per prendermi in giro?
"Scusami ma ho solo detto la verità. Devi fare un bel po' di esercizi cara." Disse lui alzando le spalle, emisi uno sbuffo in risposta.
"Sono contenta di vedere però che andate d'accordo. Sapevo che queste ripetizioni vi avrebbe avvicinati. Sembrate già più in confidenza!" Esclamò mia madre tutta sorridente.
E che confidenza... quante cose che non sai mamma.
Jimin sorrise, sicuramente dentro di sé avrà pensato la stessa cosa che avevo appena pensato io.
Io invece continuai a tenermi impegnata togliendo la spesa dalle buste, per evitare di rispondere.
"In fondo siete cognati, dovete andare d'accordo."
Oddio, non lo ha detto davvero.
Internamente pregai che questa conversazione imbarazzante finisse subito.
Mi voltai verso Jimin, ci lanciammo delle occhiate indecifrabili; anche lui adesso sembrava un po' più a disagio rispetto a poco fa.
"Posso fare qualcosa?" Chiese, probabilmente stava cercando di sviare il discorso e dirigerlo verso un'altra parte.
"Ma no, tu sei un ospite... accomodati pure sul divano, guarda un po' di tv."
Jimin annuì e si avviò verso il salotto, lasciandoci in cucina da sole.
Mia madre si avvicinò a me e mi dette una gomitata sul fianco.
"È davvero carino però."
Eh beh... come darle torto.
"Molto..."
"Tua sorella ha fatto il colpaccio questa volta." Mia madre sussurrò per non farsi sentire da Jimin.
Il colpaccio... il vero colpaccio lo avrebbe ricevuto Kippeum tra un po'.
Mi sentivo in colpa; okay, Jimin doveva parlarle perché era lui il suo ragazzo, ma io ero sua sorella... anch'io avrei dovuto darle spiegazioni.
Era giusto che lei le ricevesse.
Alla fine sapevo che dovevo parlare anche con lei, oltre che con Yoongi.
Dopo un'oretta arrivò anche mio padre, che salutò tutti e andò immediatamente a farsi una doccia.
Mio padre ci impiegava sempre poco in bagno, infatti non passò molto tempo e quando lui aveva finito, le pietanze si trovavano già tutte in tavola.
Ci sedemmo e con mia sorpresa Jimin si mise al mio fianco; pensavo si sarebbe seduto di fronte, poi però notai che era stata mia madre a cambiare posto mettendosi appunto davanti a me.
"Com'è andata la prima lezione oggi?" Chiese mio padre, desideroso di far conversazione.
"Ci saranno molti esercizi da fare." Rispose Jimin.
"Ma... ehi! Smettila di dire che sono senza speranza!" Sbuffai, ma un piccolo sorriso spuntò dalle mie labbra.
"Non ho detto che sei senza speranza, ho solo detto che ci saranno molti esercizi da fare." Ribatté lui ridendo.
"È una mia impressione, o sembra che andiate più d'accordo?" Chiese mio padre, il suo sguardo pungente scrutò con più attenzione sia me che Jimin.
Oh cavolo, era così evidente?
No... così non andava bene.
Sia io che Jimin ci guardammo, non sapevamo come rispondere questa volta.
Ma per fortuna intervenne mia madre.
"Devono vedersi tre volte alla settimana, ad un certo punto dovevano smettere di litigare e provare ad andare d'accordo no? Disse, e sia io che Jimin annuimmo, concordando con le parole di mia madre.
"Non abbiamo mai litigato, semplicemente non ci conoscevamo bene." Jimin puntualizzò.
"Beh, sono contento che ora parliate tra voi senza problemi." Disse mio padre.
Quando lo vidi sorridere tirai un sospiro di sollievo.
Se mio padre era di buonumore, lo ero anch'io... lo eravamo tutti.
Dopo quel breve scambio di parole riprendemmo a mangiare, ma sobbalzai non appena sentii la mano di Jimin posarsi sulla mia coscia sinistra.
Cercai di non farci caso e continuai a consumare la cena.
Però ad un certo punto quella mano si mosse, iniziò ad accarezzare dolcemente la mia coscia, a massaggiarla; Jimin col dito poi disegnò dei cerchi immaginari e avevo già capito cos'avesse intenzione di fare.
Lo fulminai con lo sguardo cercando di non farmi vedere dai miei, che fortunatamente non ci stavano prestando attenzione, erano troppo intenti a mangiare.
Ma Jimin se ne fregò totalmente dell'occhiataccia che gli avevo lanciato, dato che continuò tutto tranquillo a mangiare e a stuzzicarmi.
Il ghigno presente sulle sue labbra era un chiaro segno che il biondino si stesse divertendo, e anche molto.
Afferrai la sua mano e la spostai, sperando che così lui potesse capire che non era proprio il momento adatto per lasciarsi andare a certe effusioni.
E invece no, sembrava non capirlo perché la sua mano si posò di nuovo sulla mia gamba.
Questo ragazzo si divertiva a provocarmi.
Percepii una sensazione calda colpire le mie gote, rapidamente si propagò su tutto il mio viso; quel calore aumentò quando la mano di Jimin si avvicinò al mio interno coscia.
Okay... mi stavo eccitando.
Lui, mi stava eccitando.
Strinsi le cosce, così facendo bloccai la sua mano tra le mie gambe, ma soprattutto speravo che in questo modo potesse diminuire quella voglia che stava nascendo all'interno del mio corpo.
E quella voglia era situata in particolare su un punto preciso del mio corpo.
Mi girai verso di lui e lo beccai a sghignazzare nascosto dietro al bicchiere di vetro.
I miei invece continuarono a parlare delle rispettive giornate di lavoro, meno male che erano distratti.
Dato che non erano concentrati su di noi ne approfittai, e con cautela mi avvicinai all'orecchio del biondo.
"Finiscila, altrimenti te la taglio quella mano... se non qualcos'altro."
Detto questo, gli diedi una leggera e rapidissima pacca proprio sul suo membro, per fargli un dispetto.
Ma sgranai un poco gli occhi quando sentii subito il suo rigonfiamento contro il palmo della mia mano.
Era eccitato anche lui... forse molto più di me.
Jimin si voltò verso la mia direzione, il gesto appena compiuto lo fece sorridere maliziosamente.
"Dai, toccalo un'altra volta." Mi provocò con un sussurro.
Arrossii violentemente; come poteva chiedermi una cosa del genere a tavola, con i miei seduti lì accanto a noi?
"Sei un maniaco." Dissi con un filo di voce.
"Io? Chi è che ha appena posato la mano sul mio uccello?"
Avvampai ancor di più se possibile e gli detti subito un pizzicotto sulla coscia, Jimin ridacchiò divertito.
"Ah Jimin."
Ci voltammo entrambi verso mio padre all'istante, avevo il cuore bloccato in gola poiché temevo che avesse appena scorto qualcosa della nostra conversazione... non avrei saputo come definirla.
Strana... anzi no, avrei corretto l'aggettivo usando piccante.
"Si avvicinano le vacanze di Natale, tu hai qualche impegno in programma?"
"No... starò a casa con i miei amici, non potrò nemmeno vedere i miei, saranno fuori per lavoro."
"Ah bene, perché noi ogni anno a Natale passiamo qualche giorno nella nostra baita in montagna, se vuoi venire anche tu... ovviamente ci sarà anche Kippeum.
La tua presenza ci farebbe piacere."
Spalancai gli occhi... e ora?
Con la coda dell'occhio guardai Jimin, vedendo che aveva gli occhi sbarrati pure lui.
Bel casino.
Per i miei andava tutto a gonfie vele tra mia sorella e Jimin, quando in realtà non si parlavano da quasi una settimana.
Sarebbe stato davvero imbarazzante, tutti e tre sotto lo stesso tetto.
Considerando anche il fatto che Kippeum ormai sapeva com'era stato realmente il primo incontro tra me e Jimin.
Certo non sapeva proprio tutto, per di più era all'oscuro anche dell'uscita al bowling.
Mi sentivo davvero in colpa, ma che ci potevo fare se mi piaceva Jimin?
Avevo provato a stargli alla larga, ma non ci riuscivo.
Semplicemente non potevo stare lontana da lui.
Era come se ormai fossi legata a lui, attraverso un filo.
Mi resi conto che, anche se quella cena al ristorante non fosse mai esistita, io avrei fatto lo stesso la conoscenza di Jimin, ovvero il giorno precedente in discoteca.
Chissà... magari il nostro incontro era predestinato.
"Grazie mille per l'invito, ci penserò... vi farò sapere." Jimin rispose educatamente, mostrando un dolce sorriso sia a mio padre che a mia madre.
Quest'ultima si sciolse come se lei fosse un pupazzo di neve e fuori ci fossero quaranta gradi all'ombra.
Finimmo di consumare la cena con calma, e una volta pronti accompagnammo tutti e tre Jimin alla porta.
"Allora ci vediamo lunedì okay?" Gli chiese mio padre tendendogli la mano.
"Certo, a lunedì."
Jimin prontamente gliela strinse, dopodiché salutò mia madre allo stesso modo.
Poi si voltò verso di me e lo vidi piegarsi leggermente; indietreggiai spaventata, ma era impazzito?
Voleva baciarmi davanti ai miei?
Lo guardai lanciandogli un'occhiata interrogativa, lui mi sorrise.
"Volevo solo darti un bacio sulla guancia, mica ti mangio." Sussurrò morbidamente.
Certo, che stupida.
Mica poteva baciarmi sulla bocca di fronte ai miei genitori.
Arrossii per aver pensato a tutt'altro e mi riavvicinai; Jimin mi dette un veloce bacio sulla guancia, e appena ricevetti quel gesto così puro e innocente, percepii le farfalle svolazzare e fare festa dentro il mio stomaco.
"Buonanotte piccola." Ammiccò sottovoce al mio orecchio.
Le mie guance si scaldarono ancor di più, la mia frequenza cardiaca aveva iniziato ad aumentare fortemente.
Per fortuna il suo tono di voce fu così basso che i miei non riuscirono ad udirlo.
Jimin molto garbatamente diede la buonanotte anche ai miei, e uscì chiudendosi la porta alle sue spalle.
"Allora, Jimin spiega meglio del professore? Hai già cominciato a capire qualcosa?" Mio padre mi interrogò subito.
Se spiegava meglio?
Era pure più severo!
Mi urlava contro appena facevo uno sbaglio, quindi sempre... e poi mi distraeva.
Ma come facevo a concentrarmi con quello che faceva battutine perverse ogni minuto?
Incredibile come quel maledetto riuscisse a trovare il doppio senso in qualsiasi cosa e no, non stavo esagerando.
Il livello di perversione di Jimin superava addirittura quello di Yoongi.
E Yoongi se ci si metteva era moooolto perverso.
"Sì, spiega abbastanza bene." Risposi.
"Papà, quando hai intenzione di ridarmi il cellulare? È passata una settimana ormai!"
Feci il mio solito sguardo da cucciolo che usavo sempre per ottenere qualcosa.
Cercai di intenerirlo... ma fu del tutto inutile.
"Per ora lo tengo io."
"Papà, il cellulare mi serve!" Mi lamentai un po' scocciata.
"Domenica non ti sei comportata bene! Te ne sei andata quando ti avevo proibito di uscire e sei stata fuori quasi tutta la giornata. Ovviamente scommetto che eri con quel tipo!" Esclamò.
"Papà... tu non lo avevi trattato bene." Dissi con un filo di voce e mantenendo lo sguardo abbassato, poiché l'ultima cosa che volevo fare era discutere nuovamente con lui.
Ma sospirai malamente quando mio padre evitò di rispondermi; mi diede le spalle e se ne andò in salotto, si sedette comodamente sul divano mentre io rimasi lì di fronte alla porta, come un'imbecille.
Bene, bello quando in una famiglia il dialogo e la voglia di chiarirsi erano presenti.
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Era domenica.
Oggi sarebbe dovuta venire Kippeum, di solito la domenica tornava a casa per il pranzo, quindi ero tesa.
E spaventata pure, perché oggi l'avrei affrontata dopo tutto quel che era accaduto settimana scorsa.
Ero conscia che questo momento sarebbe dovuto arrivare prima o poi, ma adesso che era davvero giunto era tesa come una corda di violino.
Ovviamente non le avrei parlato delle ripetizioni o altro, ma le avrei spiegato come mai avevo fatto finta di non conoscere Jimin quando me lo aveva presentato quella volta al ristorante.
Feci dei respiri profondi, speravo in una conversazione civile e matura.
Anche perché ero sempre andata d'accordo con mia sorella, le poche volte in cui avevamo bisticciato erano avvenute quando eravamo piccole, e i motivi erano delle vere e proprie stupidaggini.
L'ultima fetta di torta, l'ultimo biscotto, il canale della tv... sì insomma, delle cavolate.
Sentii suonare il campanello, segno che Kippeum era arrivata.
Scesi le scale e vidi che mia sorella stava salutando i nostri genitori.
Nell'esatto momento in cui lei si voltò verso di me rabbrividii; Kippeum con gli occhi mi gelò con lo sguardo, ero praticamente appena diventata un blocco di ghiaccio.
Fantastico.
"Ci mettiamo a tavola? È già tutto pronto!" Esclamò mia madre.
Silenziosamente ci dirigemmo verso la tavola apparecchiata; l'atmosfera era davvero pesante e colma di tensione, e sicuramente i miei avevano notato che Kippeum aveva evitato di salutarmi.
Ci sedemmo, ma quando cominciammo a mangiare i miei vollero iniziare una conversazione con mia sorella e ovviamente tra i tanti argomenti di cui trattare, scelsero proprio quello.
"Jimin ti ha parlato delle ripetizioni?"
Certo, era ovvio.
Ma i miei non potevano mangiare rimanendo in silenzio?
No, probabilmente stavo chiedendo troppo.
"Ripetizioni?" Kippeum ripeté un po' spaesata, sicuramente Jimin non le aveva detto niente.
"Sì, Haneul ha problemi in matematica e ho chiesto a Jimin se poteva darle delle ripetizioni, dato che lui è molto bravo in quella materia." Spiegò mio padre.
Kippeum mi rivolse una veloce occhiata, notai che sospirò pesantemente mentre posò il suo sguardo sul fondo del suo piatto.
Rimasi immobile nell'osservare i movimenti di mia sorella, stavo sudando freddo... la tensione era palpabile.
"Sì, me lo ha detto." Pronunciò a bassa voce.
Jimin l'aveva informata?
Di già?
Mi sembrava strano, dato che ieri lui aveva detto che non parlava con lei da sei giorni.
"Kippeum? Tutto bene?" Le chiese mia madre.
Mia sorella velocemente annuì e riprese a mangiare la sua porzione di pasta.
Mi sentivo sinceramente uno schifo, mi dispiaceva vedere Kippeum in quelle condizioni.
Mi piaceva Jimin, e tanto ma... forse era meglio lasciarlo perdere.
Non volevo vedere mia sorella soffrire ulteriormente, e Jimin non solo aveva intenzione di lasciarla, ma voleva anche iniziare a frequentare me.
In realtà non ne ero sicurissima, non avevamo toccato l'argomento ma da come parlava ieri mi sembravano quelle le sue reali intenzioni nei miei confronti.
Certo, era iniziato tutto perché c'era molta attrazione fisica da parte di entrambi, ma sapevo che c'era altro.
Sentivo che non sarebbe stato solo sesso con lui.
Ma mi spaventava pensare a quella famosa parola che iniziava con la A.
Mi spaventava perché Kippeum era terribilmente innamorata di Jimin, ed era questo quello che mi spingeva a frenare.
"Ah Kippeum, abbiamo invitato Jimin a passare qualche giorno in montagna con noi. A te va bene vero?" Chiese mio padre.
Mia sorella lo guardò, il suo viso era sbiancato appena udì quelle parole.
Vidi gli angoli della sua bocca alzarsi leggermente.
"Certo... ha già accettato?"
"Ha detto che ci farà sapere."
"Farà sapere a voi... tra poco parla di più con la mia famiglia che con me." Sussurrò.
Deglutii, sentire quelle parole mi fece male; percepii una stretta colpire il mio petto.
Subito dopo Kippeum sollevò lo sguardo, lo posò su di me.
Certo... sapevo che non si stesse riferendo alla nostra famiglia in generale ma in particolar modo a me, ne ero pienamente conscia.
"Eh?" Fece mia madre, che fortunatamente non aveva capito cosa avesse appena detto mia sorella, dato lei che aveva usato un tono di voce bassissimo.
E meno male che non aveva sentito.
"Nulla." Replicò lei, continuando poi a mangiare come se davvero non avesse detto niente.
Concluso il pranzo, aiutai mia madre con le faccende domestiche.
Avevo intenzione di parlare con Kippeum oggi ma forse era meglio di no.
Non solo non mi aveva rivolto la parola, ma le pochissime volte che aveva posato lo sguardo su di me sembrava che stesse cercando di darmi fuoco.
Quindi pensai che fosse meglio aspettare.
Dopo aver finito di pulire salii le scale; avevo informato i miei che dovevo ancora terminare alcuni compiti per domani, quindi mi diressi nella mia stanza.
Dopo una decina di minuti però, sentii bussare alla porta.
"Avanti."
Il mio cuore si fermò quando vidi Kippeum entrare in camera mia.
Mi stava guardando con uno sguardo terribilmente serio e glaciale... freddo.
Chiuse la porta spalle e ci poggiò la schiena sopra.
"Haneul, possiamo parlare?"
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