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𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟑

(𝐹𝑒𝑙𝑖𝑥 𝑃𝑜𝑣)

"E ti presenti solo ora? Stupido".
"Hey che linguaggio! Come ti permetti".
"Mi hai abbandonato proprio quando mi serviva una tua risposta, dovevo presentarti ai miei amici, ora è colpa tua se mi credono matto".

Non risposi, mi sentii offeso dal suo modo sgarbato. Di certo se non avevo il libro sempre sottomano non è colpa mia no?
Ma secondo il tipo strano si.
E perchè mai dovrebbe dovuto presentarmi ai suoi amici-? Insomma era un libro, aveva seriamente degli amici-?
Così, dato che era sera, mi addormentai turbato.

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Mi svegliai la mattina seguente a causa delle cameriere che starnazzavano nei corridoi, tutte agitate per l'arrivo dei miei amici.
Grazie al mio fedele maggiordomo mi preparai in fretta e mi sistemai in salotto pronto ad accoglierli.

"Buongiorno Conte Kim, buongiorno Lord Yang" dissi sorridendo ai miei amici mentre i miei servitori si inchinavano al loro passaggio.
Appena le tutte le porte del soggiorno vennero chiuse mi fiondai ad abbracciarli "Kyah~ ciao ragazzi!".
Loro mi abbracciarono indietro affettuosamente.
"Allora, cos'è questa storia dell'esorcirsmo e di parole strane?" Mi chiese Jeongin.
"Ho trovato un libro parlante, è scortese ma mi piace".
Entrambi mi guardarono con uno sguardo sorpreso e confuso "Cosa significa esattamente-?".
"Guardate, non sempre funziona però" presi il quaderno a lo aprii, scrissi un saluto a Hyunjin e richiusi.
Attesi qualche secondo e lui rispose semplicemente con "Ciao", era chiaramente offeso.
I miei amici rimasero sorpresi e fissavano il quaderno con le bocche aperte.
"Ne voglio uno" disse Seungmin prendendolo in mano delicatamente: "così potrò finalmente insultare gli altri nobili e mandare maledizioni".
Jeongin glielo strappò di mano: "Vacci piano con questo, fortuna che è di Felix non potrei mai immaginare come sarebbe nelle tue mani".
Lo analizzammo assieme, le pagine giallastre che non finivano mai e la copertina rigida chiaramente nuova.

"Sai che ti dico? Dovresti farlo vedere dal mago in città" commentò infine Jeongin.
"Ma non era andato a Sydney?" Chiesi io.
"Si ma c'è il suo assistente" Rispose lui.
"Quello maldestro però, come si chiamava... Han Jisung mi pare" disse Seungmin "Io l'ho visto in città una volta, è carino ma è caduto 3 volte facendo cadere tutte le carte e i progetti".
Tutti e tre ci mettemmo a ridere e ci organizzammo per andare lì, sebbene Seungmin non era sicuro.

Quando arrivammo suonò una campanella che produceva un tintinnio dolce ma abbastanza forte da farsi sentire.
Dalle scale vidi un ragazzo scendere velocemente, aveva capelli castani un po' mossi e due guance paffutelle.
"Benvenuti alla bottega J.Y.P., il mio capo è fuori ma ci sono, come posso aiutarvi?" ci accolse con affetto e mi sentii contento di essere andato lì.
"Abbiamo un libro parlante, puoi farci qualcosa?" Disse diretto Seungmin.
Mentre il ragazzo analizzava il quaderno lo vedevo teso, penso avesse compreso che tutti e tre eravamo di una classe nobile mentre lui, beh... suppongo fosse un assistente in cerca di un tetto sulla testa.
"E in che senso è parlante?" Chiese.
Io gli raccontai tutta la vicenda, dei messaggi con Hyunjin.
Lui ascoltava interessato e curioso: "Mi mostri come funziona?".
Io cominciai a scrivere "Come stai? Sei ancora arrabbiato con me?".
Cercai di essere cortese sebbene fossi ancora amareggiato dalle sue parole del giorno prima.
Pensavo non rispondesse ma mi sbagliavo: "Sto bene, per tua fortuna i miei amici mi parlano se no avrei dato la colpa a te".
"Mi spiace, avevo degli impegni e non mi ero portato il quaderno".
Lui rispose: "Fa nulla".
Non so perchè mi scusai, anche perchè sapevo di non avere colpe ma forse è meglio così, sotto sotto quel ragazzo mi aveva colpito a volevo provare a diventare amici.
Sembra strano voler diventare amico di un quaderno? Si, lo so.

Han mi guardava sbalordito: "Non ho mai visto una cosa così... beh strana. Dove l'hai trovato?".
"È un regalo di mio padre, dice di averlo comprato in un negozio speciale ma non mi ha mai detto quale".
Han ci pensò su profondamente: "Non saprei proprio... tienilo, io faccio qualche ricerca intanto".

Tornai a casa, mio padre non era in casa come sempre e io mangiai con mia madre e le mie sorelle.
Dopo essere tornato in camera per dormire mi fermai a riflettere.
Presi il quaderno e delicatamente ci scrissi sopra:

"So che siamo partiti col piede sbagliato, ti va se proviamo a conoscerci meglio?"

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