59. Si tratta di tuo padre
59. Si tratta di tuo padre
(*sigla della pantera rosa*)
Scorro gli occhi sotto al titolo rimanendo impietrito.
Nome: Cesar
Cognome: Lambert.
Cesar Lambert: il padre di Claire.
Perché diamine mio padre sta facendo delle ricerche su di lui?!
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"Cosa stai facendo?".
Alzo gli occhi dal foglio puntandoli su mio padre, che stringe un bicchiere d'acqua in una mano.
"Cosa significa questo?" gli chiedo voltando il foglio verso di lui.
"Cose di lavoro" si avvicina a me.
"Questa è la fedina penale del padre di Claire!".
"Quindi?" inarca un sopracciglio. "Che t'importa?".
"Mi importa! E ora spiegami... perché stai indagando su suo padre?".
Lui rimane in silenzio per un po' poi riprende a parlare. "A te non frega il perché, a te frega solo che si tratta del padre di quella Lambert".
"Anche se fosse?" domando acido. "Ora voglio sapere cosa c'entra Cesar Lambert con gli omicidi di Lucas e Sarah" poggio il foglio sul tavolo, dando poi un pugno su quest'ultimo.
Mio padre mi invita a sedermi, ma rifiuto incrociando le braccia al petto risoluto nel voler sapere tutto, dettaglio per dettaglio, quello che ha scoperto e tutte le sue ipotesi riguardo i casi. Lui si siede al suo posto vicino alla tavola, mentre io lo fisso impaziente. Sospira e poi inizia a raccontare.
"Rooney" rivolge gli occhi su di me. "La famiglia Lambert è pericolosa. Tu non puoi nemmeno immaginare cos'è che l'avvolge".
"Cosa intendi? Spiegati meglio" socchiudo le palpebre.
"Cesar Lambert, come sai, è il padre di Claire, ma in realtà lui non ha mai fatto parte della sua vita." e questo lo so. "Venne denunciato per omicidio, ma alla fine non venne mai stato carcerato, questo perché non c'erano prove a sufficienza per poterlo accusare".
"E... ed era vero? Aveva ucciso...?" domando incredulo.
"Non posso dimostralo ma sì, lui aveva ucciso diciotto anni fa, ne sono sicuro... e ha lasciato la stessa firma del killer che è in circolazione in questo periodo. Dopodiché è andato via, si sarà trasferito altrove, ma ora è ritornato. Lui è il killer di diciotto anni fa, su questo non piove".
"Come sai tutte queste cose, se anni fa eri semplicemente un poliziotto?" gli chiedo confuso e allo stesso tempo incredulo per le varie rivelazioni.
Il padre di Claire un killer omicida... non posso crederci.
"Grazie al vecchio investigatore di polizia che c'era anni fa, Perrin, è stato lui ad aiutarmi a trovare questo" picchietta le dita sulla fedina penale di Cesar Lambert.
"Ha aiutato?".
Sospira. "Non più di tanto. Risultano solo delle aggressioni in età adolescenziale, ma niente che si avvicini all'omicidio" si riprende il foglio riponendolo nella cartellina. "Ma io di Perrin mi fido, lui stava sulla strada giusta, stava investigando su Lambert ed io continuerò il suo lavoro".
"Papà... io penso che il killer sia-".
"Il killer dei cuori solitari, si è lui" sospira. "Ed è il padre di Claire Lambert".
Se solo penso agli occhi tristi di Claire, a quando mi ha raccontato di quanto avesse il desiderio di conoscere finalmente il padre, mi sento un peso sul petto. Cosa proverebbe se sapesse cosa sia suo padre? Le cadrebbe il mondo addosso, e tutte le sue certezze si disintegrerebbero in un nano secondo insieme al briciolo di speranza che possiede ancora.
Ma se nessuno gli raccontasse la verità? Per lei potrebbe essere pericoloso, non conoscere con chi potrebbe avere a che fare.
Devo dirle tutto a costo di farla soffrire, è per il suo bene.
"So a cosa stai pensando, Rooney" mio padre mi smuove dai miei pensieri. "Non è una buona-ROONEY!"
Non lo lascio nemmeno finire di parlare, perché corro verso l'ingresso, afferro la mia giacca ed esco di casa per racimolare qualche informazioni dalla madre di Claire, prima di parlare con Claire.
Forse sono ad un passo dallo scoprire, chi è davvero il killer dei cuori solitari.
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Picchietto la suola della scarpa sullo zerbino fuori la porta di casa Lambert aspettando, che qualcuno mi venga ad aprire dopo aver suonato il campanello. Respiro ed inspiro profondamente. Un peso sullo stomaco si fa sentire come un enorme masso di pietra. E se stessi sbagliando? Se fosse meglio farmi gli affari miei? Ma no. Devo parlare con Bridgette, per sapere se Claire potrebbe essere in pericolo o meno. Non mi interessa, che stamattina abbiamo litigato, non mi interessa perché per ora è più importante la sua sicurezza anziché il rancore.
Il mio flusso di pensieri viene interrotto dalla porta che si spalanca rivelando la madre di Claire che mi saluta.
"Buonasera, signora-".
"Bridgette, chiamami Bridgette".
"Sì, Bridgette" mi correggo. "Posso entrare?" le domando cercando di guardare alle sue spalle.
"Certo, ma ora Claire sta riposando... entra, entra" si sposta lateralmente per farmi spazio ed io la supero.
"Comunque non devo parlare con Claire, sono venuto per lei" la guardo mentre chiude la porta.
"Oh, davvero?" chiede confusa. "Beh... allora vieni, vieni" si affianca a me e mi guida verso il divano.
Ci accomodiamo e rimaniamo in silenzio per un paio di minuti, finché la signora Lambert non rompe il ghiaccio.
"Vuoi qualcosa da bere, da mangiare?".
"Oh no, no grazie" tossicchio.
"Come preferisci" si accomoda meglio sul divano voltando il busto verso di me. "Di cosa volevi parlarmi, Rooney? Devo dirti che mi fa ancora un certo effetto vederti così grande" ridacchia. "Ti ricordo ancora come un marmocchio".
Inarco gli angoli delle labbra in un sorriso di circostanza. "Già..." deglutisco.
Come diamine gli chiedo se il marito è un serial killer, che è scappato via lasciando lei e la figlia da sole?
"Allora?" mi incita.
"Bridgette..." la guardo negli occhi. "Le posso fare una domanda... abbastanza personale?".
Lei si muove un po'sul divano. "Beh... di cosa si tratta?".
Faccio un gran respiro. "Il suo... ex marito".
La signora Lambert rimane come pietrificata. Gli occhi, che solitamente sono pallidi, ora sono più scuri, le labbra dischiuse. Di scatto si alza dal divano, poi si avvicina alla finestra allontanandosi da me.
Non dovevo dirlo, lo sapevo.
"Mi scusi... non era mia intenzione... se non me ne vuole parlare io-".
"Rooney" si volta verso di me. "Non-c'è-niente-di-cui-parlare" scandisce ogni minima parola. "Niente, perché mio marito è deceduto anni fa".
"No, non è vero" socchiudo gli occhi su di lei. "Questa è la stessa cosa che ha rifilato a Claire".
"Scusami?" inarca le sopracciglia.
"Suo marito è vivo" mi metto in piedi. "Non mi menta!".
"Come ti permetti-".
"Signora Bridgette, suo marito è vivo ma è scappato, però molto probabilmente è ritornato di recente, e lei lo sa bene" mi avvicino a lei.
"Tu" mi punta un indice contro. "Cosa sai?" in poche falcate mi fronteggia.
"So..." deglutisco e cerco di avere la testa alta anche se l'insicurezza mi mangia vivo. "Che... che lui ha ucciso, suo marito ha ucciso, anzi, uccide".
I tratti del suo viso divengono ancora più rigidi di prima. "Tuo padre sta investigando su di lui?".
"Sì, lui pensa che il killer che è in circolazione, sia suo marito".
"Lui non è mio marito!" sputa veleno. "...Non più, almeno" deglutisce.
"Claire lo sa?".
"Certo che lo sa" socchiude minacciosa gli occhi su di me.
"Eppure gli ha nascosto per diciotto anni che fosse vivo, non mi sorprenderei che gli nascondesse anche chi è in realtà suo padre!".
"Non osare parlarmi così" mi trafigge con gli occhi. "Non hai il diritto di giudicare come ho cresciuto mia figlia, per giunta da sola. E per tuta informazione..." mi squadra da capo a piedi. "Le ho detto che su padre è un uomo pericoloso, ma Claire come al solito-".
"Claire cosa?" la sua voce mi fa voltare verso la porta, che divide il corridoio dal salotto. "E tu cosa ci fai qui?" mi chiede scrutandomi con ostilità.
Claire's Pov
Sono stata tutto il pomeriggio in camera mia, per rimuginare sulla lite avuta con Rooney stamattina, ed ora, me ritrovo quest'ultimo dinanzi. Di nuovo.
"Claire-".
"Vattene" incrocio le braccia al petto.
Si avvicina a me. "Claire, devi sapere-".
"Vattene" lo fisso negli occhi. "Per favore" deglutisco.
In poche falcate è a pochi centimetri da me. "Devi sapere, tu devi sapere" mi dice con urgenza.
Lancio uno sguardo preoccupato a mia madre, non capendo cosa stia succedendo.
"Rooney, fa' come ti dice" interviene lei.
Il ragazzo la ignora. "Devo raccontarti-".
"Non voglio sapere niente da te!" sbotto.
"Si tratta di tuo padre".
Rimango impietrita, le gambe molli. Indietreggio di un paio di passi alternando gli occhi tra lui e mia madre.
"Cosa? Cosa vuoi dirmi?" socchiudo gli occhi su di lui.
"Claire, ti prego siediti" interviene mia madre raggiungendomi.
Mi prende per un braccio per accompagnarmi vicino al divano, e una volta seduta affianco a lei, Rooney prende a parlare.
"Claire, tu sai che lui è pericoloso, vero?".
Mia madre ha contagiato anche Rooney con questa follia.
"Anche tu con questa storia?!" scatto in piedi. "Voi siete malati" indico lui e mia madre. "E tu mamma, hai fatto venire qui Rooney per convincermi che- anzi, hai raccontato una cosa del genere-".
"Non è andata così" riprende a parlare il rosso. "Sono venuto di mia spontanea volontà, dopo aver scoperto una cosa che hai il diritto di sapere. E ora, siediti per favore" sospira.
Con controvoglia mi accomodo di nuovo sul divano incrociando le braccia al petto, mia madre che mi accarezza un braccio.
"Claire... tu non hai creduto a tua madre, quando ti ha rilevato che tuo padre è in realtà un uomo pericoloso. Ora, non so perché hai deciso di non crederle, ma fidati se ti dico che ha ragione da vendere. Claire..." si inginocchia davanti a me fissandomi negli occhi. "Tuo padre non è pericoloso, ma di più. Mio padre-".
"Cosa tuo padre?!" domando acida.
"Lui sta investigando su tuo padre... forse è lui il killer-.
"Cosa?!" sbotto. "Mio padre non è un killer! E poi con quali prove, eh? avvicino il mio viso al suo strattonando la presa di mia madre. "Con quali prove sta investigando su di lui?! Che bastardo!"
"Claire, calmati ti prego" mi dice piano mia madre.
"Calmarmi? Lui" indico Rooney. "Sta accusando-".
"Non lo sto accusando, ti sto solo dicendo che c'è un'alta percentuale che il killer dei cuori solitari sia lui".
Mia madre al mio fianco si irrigidisce, mentre io, con gli occhi iniettati di rosso gli dico "Come fai a dire questo?".
Lui scruta insistentemente i miei occhi. "Mio padre è riuscito a farsi dare delle informazioni dal vecchio investigatore di polizia, che anni fa aveva investigato su di lui perché era stato denunciato per omicidio. Questo stesso omicidio ha la stessa firma di quello che ha ammazzato Lucas e Sarah, e questo investigatore Perrin ha sempre pensato che fosse statp tuo padre".
"Mio padre?" deglutisco.
Non sto capendo. Non può essere possibile tutto questo. Non sono la figlia di un killer, non posso esserlo.
"Sì, Claire" dice mia madre. "Purtroppo è così".
La fisso negli occhi sperando di trovare in essi la menzogna, ma sembra mi stia dicendo la verità.
"Purtroppo è vero..." i suoi occhi divengono lucidi. "Purtroppo..." le scende una lacrima.
"Mamma..." mormoro.
"Claire..." mi chiama Rooney poggiandomi una mano sulla mia. "Questa è la verità, seppur la dura realtà".
Non ci credo. Mia madre mi sta mentendo ancora. Lo ha fatto una volta, perché non dovrebbe rifarlo? Ma soprattutto...
"Chi mi assicura che tuo padre non stia bleffando?" gli chiedo acida.
Rooney sta per ribattere, ma interviene mia madre "Questa è la verità. Tuo padre mi ha conquistato con i bei regali e con le belle cene, ma poi la sua vera faccia non ha faticato mostrarsi a distanza di poco tempo. È diventato violento, anzi, lo è sempre stato ma lo nascondeva, o almeno nascondeva questo suo lato davanti a me. Ma poi..." la sua voce diventa un sussurro. "Poi... ha iniziato a picchiarmi".
Il sangue mi si gela nelle vene, le mie gambe e le mie mani iniziano a tremare, il mio sguardo impietrito è fisso sull'espressione vuota di mia madre. Rooney, ancora inginocchiato a i miei piedi, mi stringe forte la mano poggiata sulla mia gamba.
"Una volta..." riprende a parlare. "Ho rischiato anche di... di perderti".
"Cosa intendi?" le chiedo con le lacrime che minacciano di uscire.
"Ero..." abbassa lo sguardo sulle sue dita, che inizia a torturare. "...incinta di te... e lui... lui mi ha... spinta per le scale. Non esisteva un perché, a parte il fatto che te ed io non eravamo graditi nella sua vita" rialza gli occhi su di me.
Ripenso a tutte le cose brutte che le ho sputato addosso, quando mi ha rilevato della pericolosità di mio padre. Come ho potuto essere così cattiva con la persona, che in realtà non ha fatto altro che proteggermi da un mostro così riprovevole. In questo momento, sembra che una parte di me si stia inclinando sempre di più e che mi stia trafiggendo il cuore.
"Perché..." Rooney si rivolge a mia madre. "Non lo ha mai denunciato?".
"Avevo paura" abbassa lo sguardo sulle sue mani tremanti. "Avevo paura di commettere un errore, ma l'unico sbaglio che ho commesso è stato non fargliela pagare per tutto il male che ci ha fatto" mi prende una mano. "Scusami..." alza gli occhi su di me. "Scusami... se non te ne ho mai parlato ma-".
"No" la blocco, una lacrima mi riga una guancia. "Scusa..." deglutisco. "Scusami tu, io-io non avrei dovuto dirti certe cose, non-".
Stoppa le mie parole attirandomi in un abbraccio bisognoso, così piangiamo una sulla spalla dell'altra mentre Rooney stringe ancora la mia mano.
Spazio noce suprema
Eccomi qui con l'aggiornamento del martedì!♥️
EH SÌ! TUTTI GLI INDIZI RICADONO SU CESAR! Oramai lo avevate capito quasi tutti, però attenti perché c'è ancora tanto da scoprire. Vi do solo un consiglio: non fatevi ingannare🏃♀️
Questo capitolo è stato abbastanza pesante, lo so. Però è importante perché abbiamo fatto maggiore chiarezza sulla situazione tra Bridgette e suo ex marito, che sembra essere il killer dei cuori solitari.
Vi anticipo che il prossimo capitolo sarà un pov di Cesar, in particolare sulla sua adolescenza. Non vedo l'ora di farvelo leggere, perché mi piace tantissimo!
Per maggior disagi seguitemi su Instagram (@ graffiandoilcielo)
A venerdì♥️
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