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54. La pantera rosa

AGGIORNAMENTO A SORPRESA DEL VENERDÌ!
Prima di proseguire nella lettura accertatevi di aver già letto il capitlo di martedì, perché è davvero importante.


54. La pantera rosa



Claire's Pov


II mese di gennaio è volato lasciando spazio ad un febbraio freddo e alla neve, che cade copiosa sulle case di Parigi. Gennaio è andato via ma le questioni in sospeso ancora no.

Gli omicidi in città devono ancora essere risolti dalla polizia, Rooney ed io ci fissiamo come se volessimo andare l'uno dall'altro, ma senza avere mai il coraggio di farlo; infine c'è la questione dello scoprire dove è sepolto mio padre.

Finalmente quest'ultima faccenda si risolverà molto presto. Infatti mentre aspetto Roxy, che si sta finendo di preparare, mi sto dirigendo in camera di mia madre per trovare il certificato di morte di mio padre.

Spero solo che non lo tenga nascosto da qualche parte chissà dove, perché ne ho bisogno ora, non posso più aspettare altro tempo. Di chiedere direttamente a mia madre non ci penso nemmeno. Tanto mi direbbe che non sono pronta per visitare la tomba di mio padre e tante altre cose, che reputo solo delle scusanti.

Questo pomeriggio mia madre ha il turno in ospedale e Chanel invece è in bagno a farsi la doccia, e lei è una che trascorre tanto tempo sotto il getto d'acqua calda.

Ho via libera e nessuno mi fermerà.

Mi guardo intorno come se qualcuno potesse spiare, nonostante il corridoio sia deserto. Raggiungo la porta della camera di mia madre e di Chanel, poggio la mano sulla maniglia, e dopo un profondo respiro la abbasso aprendo la porta.

Entro a passo lento e quasi ho paura, che mia madre si sia smaterializzata improvvisamente dall'ospedale per ritornare di nuovo a casa.

Per fortuna il mio cervello mi ricorda che questa è solo una delle tante fantasie che mi ha contagiato Jade.

Le persone non possono materializzarsi e smaterializzarsi su questo mondo.

Non sono Hermione, sono Claire.

Dopo aver assodato ciò, avanzo nella camera ordinata quasi a livelli psicopatici, ai livelli di mia madre.

La scrivania è completamente vuota apparte per un computer portatile poggiato al centro di essa, e un portapenne all'angolo del ripiano. Le lenzuola del letto matrimoniale non hanno una sola piega, stessa cosa per le federe dei cuscini.

Corro verso il comò ed inizio ad aprire l'ultimo cassetto. Mia madre non potrebbe mai nascondere qualcosa nel primo cassetto di un mobile.

Sarebbe troppo banale.

Ahimè dopo qualche secondo sono costretta a ricredermi: nell'ultimo cassetto si trovano dei sex toys che presumo siano di Chanel.

Che diamine.

Lo richiudo con uno sbuffo e poi apro il penultimo cassetto fino ad arrivare al primo, e ogni volta che controllo in una cartellina se si trova il certificato di morte di mio padre, risistemo di nuovo tutto al suo posto.

Non sia mai che mia madre venga a scoprire che ho rovistato tra le sue cose.

Dopo circa dieci minuti di indagini posso costatare che nel comò non c'è quello che cerco.

A passo felpato raggiungo l'armadio ed inizio ad aprire i cassettoni, dove anche qui non trovo il documento del quale necessito. Passo a controllare tra i vestiti con una certa frustrazione.

Dove ha nascosto quel certificato?

Inspiro ed espiro. Non devo perdere la calma o sarà peggio.

Mi dirigo verso il letto matrimoniale ed inizio a controllare nelle federe dei cuscini, ma nemmeno qui riesco a trovare nulla, stessa cosa sotto al materasso.

Niente di niente.

E se ciò che cerco non si trovasse qui?

La mia riflessione dura ben poco, perchè viene sostituita dal panico.

Sento dei passi provenire dal corridoio. Sicuramente è Chanel che ritorna dal bagno.

Potrei starmene tranquilla e far finta di niente, e dire che sono entrata in camera sua solo per... per...

Il mio istinto mi suggerisce che è meglio nascondermi sotto al letto.

Ammetto che non vedevo l'ora di farlo. Nei film sembra troppo divertente.

Lo potevano fare un po'più alto questo letto però.

La mia supposizione è giusta: qualcuno è entrato nella stanza.

Dovrebbe essere Chanel.

Dalla mia visuale riesco a vedere solo delle gambe scoperte e dei piedi nudi.

Le sue unghie sono laccate di rosso: okay, non è mia madre (il mio cervello mi ricorda che è impossibile smaterializzarsi).

Chanel si dirige verso l'armadio, ma riesco a vedere solo le due ante che si aprono.

"Quel vestitino.. uff... dove ho messo quello lì zebrato...? ECCOLO!".

Mi trattengo dal ridere poggiandomi un palmo della mano sulla bocca.

Dopo qualche secondo si abbassa verso una pila di scatole di scarpe, che è affiancata all'armadio. Da uno scatolo sfila delle calzature con un tacco chilometrico. Quando si avvicina al letto il mio cuore perde un battito, ma per fortuna si siede semplicemente sul materasso per infilarsi le scarpe.

"Le mie piccoline".

Faccio un sospiro di sollievo.

Dopo un paio di minuti sento il ticchettio delle scarpe di Chanel allontanarsi sempre di più dalla stanza. Solo quando questo diviene un suono sordo, esco fuori dal mio nascondiglio strisciando sul pavimento.

Manco fossi la pantera rosa.

Quando sono in piedi la prima cosa che guardo è la pila delle scatole di scarpe.

E se il certificato di morte di mio padre fosse nascosto in una di queste?

Mi affretto a controllare.

Utilizzo la tecnica di prima: controllo prima nella scatola sotto a tutta la pila.

Al proprio interno ci sono delle calzature da ginnastica. Sono sicuramente di mia madre. Assottiglio gli occhi notando che sotto a queste, sul fondo della scatola, c'è qualcosa.

Svuoto la scatola e mi rendo conto che si tratta di una cartellina arancione.

Questa già l'ho vista una volta in questa camera. Il simbolo in alto a destra di un triangolo con un'aspirale al suo interno mi rimase impresso.

La prendo tra le mani, la poggio sul pavimento e poi la apro.

Al suo interno c'è un solo foglio sul quale c'è scritto in alto e al centro: "Certificato di morte".

Leggo la data del decesso: "16 Febbraio 2002".

Due mesi prima della mia nascita.

In poco tempo rimetto apposto lo scatolo dove stava prima, piego il foglio in quattro parti, lo infilo nella tasca degli jeans, controllo il corridoio, e quando vedo Chanel entrare nel bagno, esco dalla stanza.

Ritorno in camera mia dove Roxy mi aspetta seduta sul letto.

Appena mi vede si alza di scatto. "Lo hai preso?!".

Gli faccio segno di abbassare la voce e poi chiudo la porta alle mie spalle.

"Sì!" sfilo il foglio dalla tasca.

"Ci siamo quasi allora..." viene verso di me e mi stringe in un abbraccio.

"Ci siamo".

\\\

Sono circa dieci minuti che Roxy ed io siamo sedute nella sala d'aspetto del comune, qui potranno darmi le informazioni delle quali necessito.

Tra le mani tengo stretto un mazzo di crisantemi, i fiori che porterò sulla tomba di mio padre per omaggiarlo.

Quando viene il mio turno entro in uno degli uffici insieme a Roxy.

"Buongiorno" saluto cordiale l'impiegata.

"Buongiorno signorine, sedetevi pure" la donna di mezza età ci indica le due sedie difronte alla sua scrivania.

Roxy ed io facciamo come ci dice, ed io poggio il mazzo di fiori sulle mie gambe.

"Allora?" l'impiegata incrocia le dita delle mani. "Cosa posso fare per voi?".

Le spiego brevemente la situazione. La donna annuisce, e dopo essersi assicurata che sono effettivamente la figlia del defunto, grazie al mio documento d'identità, inizia a smanettare sulla tastiera del computer.

"Nome e cognome di suo padre?" mi chiede fissando lo schermo.

"Cesar Lambert".

"Data di nascita?".

"Uhm..." controllo sul certificato. "6 maggio 1975".

"Di morte?".

"16 Febbraio 2002".

La donna picchietta le dita sulla tastiera e pochi secondi dopo inarca le sopracciglia. Sbatte più volte le palpebre e si acciglia a fissare lo schermo del computer.

"Signorina, mi potrebbe ripetere il nome di suo padre, cortesemente?".

"Cesar Lambert".

L'impiegata smanetta ancora sulla tastiera e subito dopo la sua espressione diviene confusa. Si aggiusta gli occhiali sul naso e poi sospira.

"Signorina, lei è sicura di tutti i dati che mi ha fornito siano corretti?" abbassa gli occhiali fissandomi con le sopracciglia inarcate.

"Io..." mi muovo sulla sedia. "Sì, sì certo... guardi lei stessa se vuole" le porgo il certificato.

Do un'occhiata preoccupata a Roxy, e lei risponde a questa accarezzandomi il braccio e facendomi segno di rilassarmi.

"Signorina, questo certificato di morte è falso".

"Che?" spalanco gli occhi.

"Cosa?" domanda Roxy con enfasi.

"Sì, è falso" la donna si abbassa e si rialza ripetutamente gli occhiali sul naso, fissando il documento.

"E lei come fa a dirlo?" corrugo le sopracciglia.

Non mi fido.

"Signorina" la sua voce ha una nota infastidita. "Guardi" dice un po'più gentile. "Ci sono delle incongruenze nei caratteri di scrittura: il certificato è falso".

"Ne è sicura?" chiede Roxy.

La donna ripete per l'ennesima volta la non validità del benedetto documento, che due ore fa ho rubato dalla stanza di mia madre.

Come può essere non valido? Come è possibile?

Mia madre ha fatto un certificato falso? E perchè avrebbe dovuto?

"Non può essere" mi alzo dalla sedia e faccio il giro della scrivania. "Mi faccia vedere. Inserisca di nuovo tutti i dati sotto i miei occhi. Mi serve sapere più informazioni possibili su di lui".

"Signorina le ho detto che-".

"Inserisca".

Ignoro l'occhiataccia della mia migliore amica, e fisso attentamente lo schermo del computer mentre la dipendente del comune digita nuovamente i dati.

Con mia delusione la ricerca non porta nessun risultato.

"E questo cosa vuol dire?" mormoro tra me e me.

"Da dove lo ha preso, questo?" la donna picchietta le sue unghie sul foglio.

"Era in casa... lo ha fatto mia madre suppongo" fisso un punto indefinito dell'ufficio.

"Capisco...".

"Cosa significa tutto questo? Potrebbe essere possibile che... mio padre... sia... vivo...?" Una speranza nasce dentro di me.

"No, signorina" interviene la donna ma la sua voce oramai la sento ovattata. "Magari sua madre possiede, oltre a questo certificato falso, anche quello autentico. Adesso non so perchè avrebbe dovuto far scrivere un certificato falso, ma magari...".

Il resto della frase non la sento nemmeno perchè i pensieri, che si accavallano l'uno sull'altro nella mia mente, sono troppi.

Ragionandoci su, e facendo due più due non è difficile capire perchè mia madre ha fatto un certificato falso.

Lei non ha mai voluto farmelo conoscere, mio padre.

Magari lui è vivo ma mia madre sta facendo di tutto per impedirmi di vederlo.

Afferro, con poca delicatezza, il foglio sulla scrivania, mi riprendo il mazzo di fiori ed esco dall'ufficio senza salutare la donna.

Subito dopo sento i passi di Roxy dietro le mie spalle, ma non mi interessa. Continuo a camminare a passo felpato verso l'uscita dell'edificio, mentre alcune persone si volano per fissarmi interrogativi.

"Claire! Fermati!".

Uscita dal comune, lancio per terra i crisantemi ed inizio a pestarli con la suola della scarpa.

Li avevo comprati con tutto l'amore di questo mondo, e mia madre ha distrutto anche quello.

Con tutta la forza che mi rimane schiaccio il mazzo di fiori mentre trattengo le lacrime, che minacciano di solcare il mio viso.

"Claire" percepisco le mani di Roxy poggiate sulle mie spalle.

"Ecco!" mi volto rabbiosa verso di lei. "Ecco perché non voleva dirmi dove era sepolto. Ecco! Ecco perché! Lui è vivo, lo deve essere per forza!".

"Cosa vuoi fare ora?".

"Andare da quella donna che mi ha mentito per anni".

\\\

"Faccia più attenzione, signorina" mi rimprovera un infermiere.

"Ficcatevelo su per il culo sto' 'signorina'" mormoro tra me me rabbiosa.

"Claire mantieni la calma, ti prego" mi dice piano Roxy che carca di mantenere il mio passo felpato.

La ignoro continuando a camminare nei corridoi dell'ospedale dove lavora mia madre.

Ora mi sentirà. Sì che mi sentirà.

Mia madre lavora su questo piano, il primo.

Inizio ad aprire a raffica le camere dove le persone malate sono ricoverate.

"Claire!" Roxy cerca di allontanarmi dalle porte ma io la spingo via.

"Signorina!" Mi chiama una dottoressa che è appena uscita da una delle stanze. "Non può fare questo!" Mi rimprovera.

Spintono la donna e subito dopo noto,
a pochi metri di distanza da me, mia madre uscire da una stanza con indosso la sua divisa blu. Le vado incontro senza pensarci due volte.

"Claire, cosa ci fai qui?" mi chiede con una nota di stupore nel tono di voce. "Roxy ciao, cosa-".

"Adesso tu mi spieghi" le metto il certificato davanti agli occhi. "Cosa cazzo è questo".

Spazio noce suprema

Ciao❤

Praticamente solo Claire ancora doveva capire, che il padre forse è ancora vivo e vegeto ahahah.

Maaa... aspettiamo cosa avrà da dirci Bridgette su questa questione.

Il prossimo capitolo è abbastanza lungo quindi lo dividerò in due parti.
La prima parte sarà piuttosto pesante, ma la seconda...

...beh... beh.

A presto🙈♥️






































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