7. your move
Song: It's Your Move
[Diana Ross, 1984]
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Oggi è giovedì 11 giugno. Ho ricevuto il mio diploma nemmeno una settimana fa ed io sono già qua a non fare niente, annoiandomi a morte. I miei genitori continuano a mettermi pressione per l'università, ma in questo momento voglio solo poltrire e non pensare a nulla, sinceramente.
E infatti sono sdraiata a pancia in giù sul mio letto, con le braccia a penzoloni al fondo del materasso e i piedi rivolti verso lo schienale, a guardare dalla TV in camera mia Oprah; come faccio praticamente tutte le sere alle nove in punto.
Sento il telefono squillare e mia madre rispondere, ma poco dopo la sento urlare dal piano di sotto.
«[T/n], il telefono! È Pieck.»
Sbuffo e prendo il telecomando per abbassare un poco il volume, mentre mi trascino sul letto per girarmi e raggiungere il telefono sul comodino. Rimango a pancia in giù e cerco di trascinare il telefono con me sul letto.
«Pronto?»
«Scusa se ti disturbo mentre guardi Oprah.»
«Perché, tu non lo stai facendo?»
«Non avevo molta voglia. Di che parla stasera?»
«Sta intervistando delle prostitute.» Dico con tranquillità, ma poco dopo sento dall'altro capo del telefono anche Pieck sintonizzarsi sullo show.
Ridacchio. «Ora sei improvvisamente interessata?»
«Chi non lo sarebbe!»
«Tranquilla, sto registrando tutta la puntata. Se vuoi ti presto la VHS poi.» Butto un occhio sul videoregistratore «Ma perché mi hai chiamato comunque? Solo per disturbarmi?»
«No, volevo chiederti se tu e Porko vi siete più visti.»
Mi mordo il labbro e mi giro a pancia in su a fissare il soffitto, pensierosa.
«Il tuo silenzio mi fa capire che è un no.»
«Ma perché dovremmo scusa?»
«Non siete amici ora?»
«Sì ma-» mi blocco, sbuffando «è complicato...»
Scommetto tutto quello che ho che Pieck sta trattendo una risata in questo momento.
«Sei tu che lo rendi complicato.»
Non le rispondo e di sottecchi continuo a guardare Oprah, cercando di seguire la puntata.
«Senti. Io te lo dico chiaramente a questo punto: se non sarai tu a fare la prossima mossa, Porko penserà che tu non lo ricambi e si stancherà.»
«Aspetta aspetta, ma di che stai parlando?» Mi alzo a sedere in tutta fretta, agitata.
«[T/n] te lo devo dire io che Porko ha una grossa cotta per te o ci arrivi da sola?»
Il fiato mi si blocca in gola e, subito, sono già ad obiettare.
Obiettivo: smontare la tesi di Pieck.
«Non ha una cotta per me!»
«Okay non ci sei arrivata da sola.»
«Gli piacevo prima, due anni fa. E me l'ha pure fatto capire che ora non gli piaccio più.» Le spiego, ripetendole chiaro e tondo le parole che mi aveva detto Porko quando era venuto a cena coi suoi genitori.
"per colpa di quello che provavo, Marcel" e bla bla bla.
«Ciò non toglie che non provi lo stesso anche adesso. Mica è così stupido da dirtelo in faccia, quando fino a poco tempo fa stavi con Reiner ed era convinto che tu lo odiassi ancora.»
«Me l'avrebbe fatto capire. Non mi ha dato nessun segnale inequivocabile che provi che io gli piaccio. Tutto quello che ha fatto fino a questo momento è comportarsi da amico.»
Mentre già mi sto compiacendo della mia antitesi, Pieck inizia ad argomentare la sua tesi.
«È venuto a vederti alla partita di tennis al posto di Reiner e poi ti ha caldamente consigliato di lasciarlo perché altrimenti ti avrebbe fatto soffrire; al prom appena l'ho chiamato non ha perso un minuto ed è corso da te, con due bottiglie di birra già pronte; ha minacciato Reiner di starti lontano e di non importunarti più in alcun modo; alla festa di Ymir ti guardava come un uomo nel deserto guarda un bicchiere d'acqua; infine ti ha portata via dalla festa mano nella mano e ti ha riaccompagnata a casa. Devo continuare?»
Rimango ammutolita, non riuscendo a spiccicare mezza parola.
Confutazione: piaccio a Porko.
Odio quando Pieck ha sempre ragione.
«Oh mio dio gli piaccio!» Sono presa dal panico e mi alzo dal letto, iniziando a girare in tondo. A momenti rimango impigliata nel filo e mi cade il telefono per terra.
«Pieck io gli piaccio oh cazzo che devo fare?!»
Pieck scoppia a ridere.
Odio quando Pieck si prende gioco di me in questo modo.
Odio Pieck un po' troppo spesso ora che ci penso. Chissà perché sono ancora sua amica.
«Fatti avanti e basta! Per quanto ne sa lui, a te non piace e quindi lui non ha già speranze di mettersi con te. Quindi sei tu che devi convincerlo del contrario.»
«Aspetta un momento.» La blocco, fermando anche i miei passi avanti e indietro dal letto, con in una mano il telefono e nell'altra la cornetta spiaccicata sul viso. «Tu stai parlando partendo dal presupposto che anche a me piaccia Porko. Chi ti ha detto che a me piace Porko?»
Silenzio.
«[T/n]. Non aprire questa parentesi.»
Roteo gli occhi e li poso sul televisore, dove Oprah sta continuando a intervistare le sue quattro ospiti.
«Quindi cosa devo fare? Non so se troverò mai il coraggio di fare la prima mossa.» Mormoro, non convinta che Pieck mi abbia sentita.
«Be', Porko ti ha già spianato il terreno, quindi non dovrebbe essere difficile. E poi se sei riuscita a dargli un bacio sulla guancia, riuscirai a dargliene anche uno sulle labbra. Devi solo spostare la tua linea di tiro di pochi centimetri.»
Okay, mi sta di nuovo prendendo in giro.
Decido di salutarla e riattacco, riportando il telefono sul comodino. Mi butto poi sul letto e guardo un altro po' il soffitto, sovrappensiero.
«Insomma, ho già avuto un ragazzo. Quindi perché ora con Porko sembra così difficile?» Commento, come se qualcuno all'infuori di me mi stesse ascoltando.
Mi giro e guardo Oprah, corrucciata.
«Oprah aiutami tu.» Sospiro, aspettando una risposta dalla conduttrice che, però, non arriva.
Il giorno dopo passa noioso, come tutti gli altri, fino alle quattro di pomeriggio.
Sto infatti ascoltando MTV in sottofondo mentre leggo il Vanity Fair che mi sono comprata questa mattina, quando mia madre irrompe in camera mia. Senza bussare, come al solito.
Mi posa una pila di VHS sulla scrivania e si porta una mano sul fianco.
«Puoi perfavore portare queste dalla madre di Porko? Me le aveva imprestate il mese scorso.»
Quasi mi cade la rivista dalle mani e mia madre, pensando che non abbia voglia, sta già per portare via il tutto e andare lei. La fermo catapultandomi su di lei e afferro le cassette.
«Vado io!»
Lei, con leggera perplessità, esce dalla mia camera ed io inizio a prepararmi. È forse un segno? Forse Oprah ha ascoltato le mie preghiere ieri sera ed ora ha incaricato mia madre di mandarmi a casa di Porko con una motivazione valida.
È la mia occasione.
Mi vesto in fretta e furia e mi do una sistemata ai capelli e alla faccia, mettendo un filo di trucco per nascondere le occhiaie (non ho quasi chiuso occhio stanotte pensando a Porko).
Prima di ritirare le VHS nel mio zaino ci do un'occhiata per pura curiosità.
West Side Story
Casablanca
Vacanze Romane
Peggy Sue si è sposata
Via col vento
Roteo gli occhi con un sospiro e ritiro tutto, afferrando subito dopo il mio skateboard. Esco così di casa, imbocco Fulton St. e in soli due minuti sono già arrivata davanti casa dei Galliard. Guardo il condominio, composto da più case a due piani tutte in fila, e con sottobraccio lo skate sto per bussare, ma lo sconforto prende il sopravvento e inizio a girare intorno alla casa a vuoto, titubante.
"La 23th strada è molto più bella della mia... accidenti." Penso guardando le diverse case tutte in fila lungo la 23th.
"No basta. Ora busso, entro e vado da Porko."
Mi convinco a tornare a bussare e ad aprirmi è la madre di Galliard, che mi accoglie con un caldo sorriso.
«Sono venuta a riportarle queste VHS.» Le spiego entrando in casa.
«Sei stata molto gentile. Posale pure lì, sul tavolo.»
Mentre faccio come mi ha detto noto le mie mani tremare, ma le nascondo prima che lei possa vederle.
«C'è... C'è Porko in casa?»
«Ah no, è fuori. Ma dovrebbe tornare presto. Vuoi fermarti a prendere un tè mentre lo aspetti?»
"Dì di no e torna domani."
"Se te ne vai adesso domani che scusa avrai per tornare?"
Le mie due parti del cervello litigano tra loro due ed io decido di annuire con un sorriso appena accennato.
La signora Galliard mi fa sedere in salotto e mi dice di fare come se fossi a casa mia, mentre lei prepara il tè. Io, ancora con le mani che tremano come foglie, afferro il telecomando e mi sintonizzo su MTV, nel tentativo di rilassarmi. Dopo un breve intermezzo pubblicitario partono gli Wham! e mi metto a guardare George Michael che balla sul palco cantando "wake me up before you go-go", cercando di distrarmi dal pensiero che a momenti arriverà Porko e che dovrò fare qualcosa.
La canzone sta per finire quando arriva la signora Galliard con un vassoio contenente la teiera piena di tè bollente, due tazzine e biscotti per accompagnare. La ringrazio e iniziamo a bere, parlando del più e del meno e commentando le buffe movenze di George Michael alla TV.
«Ti vedo agitata, tutto bene?»
«Mh? Sì sto bene, perché?» Faccio finta di nulla, ma la risposta della signora Galliard mi devasta.
«Continui a girarti verso la porta. Devi dire qualcosa di importante a Porko?»
«Eh?! N-no! Niente di importante, volevo solo salutarlo!» Tento di difendermi, ma la madre di Porko è sveglia e capisce subito cosa sta succedendo. Tuttavia non dice altro e riprende il suo tè.
Non molto tempo dopo sentiamo la porta d'entrata aprirsi e due voci distinte salutarsi.
Una è quella di Porko.
L'altra è di una ragazza.
La madre di Porko si alza per andare all'entrata ed io la seguo, col cuore che mi balza in gola non appena guardo cosa succede.
Porko saluta la bella ragazza con un bacio sulla guancia, sorridendole come non l'avevo mai visto sorridere. È sinceramente felice e prima che me ne accorga, ho ricominciato a tormentarmi le dita.
Mentre anche la madre di Porko la saluta, lui nel girarsi mi vede e mi costringo a sorridere, seppur io sia tremendamente a disagio.
Vorrei sparire.
«[T/n]. Che ci fai qui?» Mi raggiunge sorpreso, in attesa che io gli dia una risposta.
«Sono venuta a riportare delle VHS a tua madre e...» chiudo gli occhi, in cerca delle parole da usare «e volevo parlarti un attimo, se non ti dispiace.» mi stringo le dita tra le mani, mordicchiandomi l'interno guancia ansiosa.
Porko mi guarda ancora leggermente confuso, ma annuisce e facendo un cenno alla madre per salutarla mi fa strada verso il piano di sopra.
Apre la porta di camera sua ed entra per primo, facendomi poi spazio.
«Nessun "prima le signore?"»
«Perché tu sei una signora?»
Alzo gli occhi al cielo, ignorando la sua battuta. «Spiritoso.»
«Allora? Di cosa volevi parlarmi?»
Porko mi guarda dall'alto in basso con un piccolo ghigno e le mani affondate nelle tasche dei jeans, aspettando che io gli dica qualcosa.
«Io volevo... volevo chiederti se-» le parole mi muoiono in gola e mi schiarisco la voce, cercando una via d'uscita da questo mio pasticcio.
«Mi presti un disco?»
«Vuoi un mio disco?» Mi chiede perplesso, non sembrando nemmeno sicuro di aver capito bene.
«Sì. Insomma alla festa di Ymir hai insinuato che io sono chiusa mentalmente per quanto riguarda la musica rock, hard rock e heavy metal, quindi sono venuta a chiederti se mi presti un disco di uno di questi generi per poterti dimostrare che mi sto aprendo a questo genere di musica.» Finisco il mio articolato discorso senza più fiato nei polmoni, dopo aver parlato così velocemente che dubito che Porko abbia capito mezza parola.
Ancora confuso e dubbioso, almeno apparentemente, annuisce con la testa e va verso la libreria per cercare tra i suoi dischi. Mentre è girato, io mi porto entrambe le mani al viso, soffocando con tutta me stessa un urlo.
"Vorrei uccidermi!"
Mi levo le mani appena in tempo, quando Porko torna da me con un vinile.
«Toys in the attic degli Aerosmith. Penso possa piacerti, o almeno è un buon modo per iniziare ad avvicinarti al genere.»
Annuisco lentamente, con le sopracciglia inarcate per fingermi sorpresa mentre guardo la copertina del disco. «Wow. Fico. Lo ascolterò.»
Continuo a rigirarlo tra le mani e Porko si china un poco per cercare di incrociare i miei occhi.
«Tutto apposto?»
«Mh? Sì perché?» Di nuovo, fingermi sorpresa è la mia arma di difesa.
«Non so. Mi sembri strana.»
Ridacchio per nascondere il mio visibile disagio. «No, sto bene! È che ho preso un tè con tua madre poco fa e... sai. La teina! Mi agita un po', come la caffeina. Sai che teina e caffeina sono la stessa cosa? Hanno solo il nome diverso, ma la composizione chimica è identica! Voglio dire non è incredibile? Oddio quello è un Sega Master System?!»
Con ancora il vinile tra le mani mi piego sulle ginocchia per guardare la console sulla mensola sotto il televisore, consapevole della figura di merda che sto facendo. Non so più di cosa parlare e il pensiero di quella ragazza mi ha completamente fatto dimenticare perché sono venuta qua in principio.
«Sì... è quello. [T/n] sicura di stare bene?»
Sento la sua voce alle mie spalle titubante, se non addirittura preoccupata.
"Sono proprio un'imbranata..." Inizio a perdere le speranze e mi rialzo in piedi, tornando a guardare Porko.
«Sì sto bene... Scusa credo di essere un po' su di giri, tutto qui. Stavo solo pensando a una cosa.»
«A cosa?»
Sto per dire che non è importante e di lasciare perdere, ma una parte del mio cervello ha la fantastica idea di prendere in mano la situazione e pensare "sai cosa? fanculo, se devo andare a fondo almeno fammelo fare bene."
«Quella ragazza con cui sei arrivato... chi era? Voglio dire, non mi interessa se sei fidanzato o meno» evito di guardare Porko in faccia, mentre continuo questo mio delirio mentale senza accorgermi che lui sta cercando di fermarmi.
«[T/n]»
«Quelli sono cavoli tuoi era solo per capire, me lo sono chiesta tutto qui»
«[T/n]»
«Insomma non è per farmi gli affari tuoi se non vuoi dirmelo non importa era solo curiosità la mia-»
«È mia cugina.» Alza un poco la voce per fermare la mia parlantina e ci riesce, perché ora lo sto guardando con gli occhi fuori dalle orbite.
«Tua- tua cugina...?»
Annuisce. «Si chiama Marie. Ci è venuta a trovare da San Jose per un paio di giorni.»
«Ah.»
«Ed è sposata. Il marito ora è a casa con il figlio di due anni.»
Lo fisso, senza la minima idea di cosa dire.
Altro che imbranata. In questo momento vorrei scavarmi la fossa da sola.
Mi gratto la testa, non sapendo più cos'altro dire o fare per mettermi in imbarazzo. Tengo il capo chino e mi guardo intorno, quando sento la voce di Porko chiamarmi.
«Era questo che ti preoccupava tanto? Pensavi che lei fosse la mia ragazza?»
Aggrotto le sopracciglia, reprimendo il forte impulso di piangere. Sono sempre stata uno schifo a controllare le mie emozioni. E di sicuro, ora starà pensando che mi abbia dato di volta il cervello.
E avrebbe anche ragione.
«No. Te l'ho detto era solo curiosità.» Inizio a pensare che se piacessi a Porko, a quest'ora avrebbe già capito che ricambio i suoi sentimenti. Qualunque idiota l'avrebbe capito. E invece lui sta lì a guardarmi, come se fossi ubriaca, senza dire nulla. A questo punto, mi sembra più che chiaro che io non gli paccio.
«Senti, è meglio che io vada adesso. Grazie del disco, stasera me lo ascolto e domani te lo riporto.»
«[T/n] io...»
Un raggio di speranza mi riempie il cuore per un istante, quando però Porko grattandosi il ponte del naso scuote un poco la testa, ripensandoci.
«No niente. Come non detto.»
Mi stringo il disco tra le mani. «Già. Allora ciao.»
«Ciao.»
Giro i tacchi e apro la porta per uscire. La chiudo lentamente alle mie spalle con ancora la speranza che mi fermi, ma questo non succede e il rumore secco della serratura rieccheggia in corridoio.
Appoggio la testa sulla porta, cercando di non fare rumore, e sospiro profondamente.
Delusa e, in cuor mio, del tutto affranta, scendo le scale e vado verso l'entrata, infilando nello zaino il disco per prendere lo skate sotto braccio.
«Vai già?» La signora Galliard mi raggiunge, guardandomi con dispiacere.
«Si è fatto tardi e avevo promesso a mia madre di aiutarla con una cosa.» Accampo la prima scusa che mi è venuta in mente, ma lei mi dice di aspettare un istante.
«Ho fatto una torta ieri sera, te ne do qualche fetta da portare a casa.»
La ringrazio e la aspetto all'entrata, quando mi rendo conto che la radio è accesa e sento una canzone risuonare dal salotto.
It's your move
I've made up my mind
Time is running out
Riconosco la voce di Diana Ross e vado verso il salotto per sentire meglio.
Make a move
'Cause we can't go on
I want you to know
It's your move
Your turn to go
È forse il destino che mi sta mandando un messaggio?
"No, è solo Pieck sotto forma di Diana Ross che mi sta minacciando di darmi una mossa."
Oppure è Oprah sotto forma di Diana Ross che è venuta in mio soccorso, come le avevo chiesto.
"No molto più probabile Pieck." Mi rispondo mentalmente, occupata in una conversazione con il mio cervello.
I'm giving up on trying
To sell you things you ain't buying
Una scarica elettrica mi attraversa la spina dorsale e d'improvviso, colma di energia, mi convinco a non perdere più tempo.
Butto zaino e skate a terra e torno verso le scale, superando la signora Galliard.
«[T/n] ma dove corri?»
«Ho dimenticato una cosa!» Le urlo mentre già sto salendo le scale, con talmente tanta fretta che quando arrivo in cima sono senza fiato.
Arrivo nuovamente davanti alla porta di Porko, ma non ho neanche il tempo di bussare che lui riapre la porta, incrociando subito gli occhi coi miei.
Forse mi ha sentito salire le scale. O forse ci ha ripensato anche lui e stava cercando di raggiungermi. Non m'importa più.
Ci guardiamo una manciata di secondi in silenzio e nel momento in cui lo vedo aprir bocca per dire qualcosa, lo blocco subito senza pensarci ulteriormente. Gli afferro infatti il viso e mi alzo un poco sulle punte per raggiungerlo e unire le nostre labbra, in un bacio che mi toglie il respiro.
Mi allontano bruscamente, in modo per nulla romantico o sensuale, ed ora tutto ciò che rimane di quel meraviglioso attimo siamo io e lui, a guardarci io imbarazzata e lui imbambolato, senza spiccicare parola per i primi istanti.
Decido quindi che è arrivato il momento di dileguarmi sul serio, ma prima dico qualcosa di talmente stupido da pentirmene l'attimo seguente.
«È stata Diana Ross a dirmi di farlo.»
E, senza aggiungere altro, scappo via. Corro giù per le scale con il rischio di cadere e rompermi qualche osso, ma per fortuna arrivo sana e salva alla porta d'entrata. La signora Galliard è ancora lì ad aspettarmi, visibilmente confusa, ma ignorandola riprendo zaino e skate, afferrando poi il contenitore di biscotti.
«Saluta-»
«Sì le saluterò mamma e le dirò di fare un salto il prossimo sabato ora devo andare arrivederci!»
Non perdo nemmeno tempo a saltare sullo skate e corro a per di fiato verso casa mia.
Odio Pieck.
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*Spazio Me*
Nel caso che questa canzone vi ricordi qualcosa, ecco qui quel "qualcosa":
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