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𝐢𝐯.

Per quasi tutto il tragitto fino alla scuola, io e Xavier non ci rivolgiamo la parola. Non saprei neanche di cosa parlare, dopo l'incontro con Bianca. Solo quando abbiamo già varcato l'ingresso, il ragazzo si ferma all'improvviso.

-Hai mai fatto scherma?- mi chiede, completamente di botto.

-Sì, qualche anno fa. Ma non sono sicura di esserne ancora capace-

-Domani ci sono le lezioni- continua lui -potresti venire. Anche se facessi schifo, prometto che non ti prenderò in giro-

Ci penso un pò, valutando i pro e i contro di quell'offerta. Ma che dico, sono troppo stanca per pensare.

-Va bene, farò un salto- dico alla fine, e Xavier reagisce con un gesto di assenso. Poi si guarda un pò intorno, visibilmente imbarazzato.

-Ricordi dove sono i dormitori, vero?- mi chiede dopo un pò. Io annuisco.

-In caso dovessi perdermi andrò a dormire vicino ad Edgar Allan Poe. Se mi troverai lì, domattina, saprai perché-

Lui ride, tenendo lo sguardo basso. Sembra essere incredibilmente interessato alle sue scarpe.

-Allora...a domani- dico, facendo per andarmene. Ma appena un attimo dopo la mano di Xavier mi avvolge il polso.

-Volevo chiederti scusa- dice, lasciandomi sorpresa.

-Per cosa?- chiedo, ridendo nervosamente. Sono arrivata a un punto tale di rimbambimento da non ricordarmi neanche cosa mi hanno fatto le persone?

-Per Bianca. Per la situazione in cui ti sei trovata. Mi sarei dovuto allontanare e basta- risponde lui, lasciandomi lentamente il polso.

-Xavier, non devi scusarti- cerco di rassicurarlo, sorridendo -non è colpa tua. Non hai fatto assolutamente niente di male-

-Anche se fosse, non sarei andato a dormire tranquillo senza chiederti scusa- continua, sorridendo debolmente. Finalmente alza gli occhi verso di me.

-Adesso ti senti meglio?-

-Decisamente-

-Bene, perché devi essere carico per domani, quando ti straccerò a scherma- commento, e lui alza le sopracciglia con aria sorpresa.

-Oh, davvero? Mi stai sfidando?-

-Proprio così, Thorpe. Ti sto sfidando- continuo, con il tono di una bambina che ha appena fatto un dispetto a suo fratello maggiore.

-E va bene, Hawthorne. Ci si vede domani- risponde, per poi voltarsi e incamminarsi verso la rampa di scale che porta ai dormitori maschili. Si gira solo un'altra volta, e io sono ancora ferma lì. Poi anche io raggiungo le scale e, arrivata nella mia stanza, tiro un sospiro di sollievo quando vedo che Bianca non è ancora tornata.

***

Per fortuna, mi sono addormentata così velocemente che non ho neanche sentito Bianca arrivare. Quando mi sveglio, invece, il suo letto è già vuoto.

Mi alzo per controllare che non sia in bagno, e mi viene quasi da piangere per la commozione quando vedo che non è neanche lì.

Apro l'armadio, dove è appesa la mia divisa. È composta da una giacca e da una gonna a strisce viola e nere, da un gilet viola, da una semplice camicia bianca e da una cravatta nera.

Mi aspettavo di peggio, commento tra me e me, buttando non molto delicatamente la divisa sul letto. Mi cambio velocemente, quando noto che sono già in ritardo. Non ricordo neanche che lezione dovrei avere, ma facciamo finta di niente.

Infilo dei collant neri e degli anfibi dello stesso colore, notando che il cielo si è scurito e non promette bene. Non c'è sole, perciò decido di lasciare i miei occhiali sul comodino.

Poi mi fiondo in aula, chiedendo scusa alla professoressa (chiunque lei sia) per il ritardo.

La lezione, per fortuna, passa molto velocemente. Mi è toccato sedermi vicino a una ragazza che non conoscevo, Enid Sinclair. Appena cinque minuti passati insieme, e ho già capito che saremmo andate molto d'accordo.

-Chi è la tua compagna di stanza?- mi chiede la stessa Enid, a lezione terminata.

-Bianca Barclay- rispondo, e lei rotea quasi impercettibilmente gli occhi al cielo. -La conosci?-

-Certo che la conosco. Come si fa a non conoscerla- risponde lei, svoltando bruscamente a destra. Io cerco di starle al passo, ma Enid è palesemente più veloce di me.

-Quindi sei una sirena come lei? Di solito mettono in stanza due ragazzi della stessa "specie"-

Questa domanda mi coglie alla sprovvista. Mi rendo conto solo in questo momento di non aver neanche minimamente accennato alla mia natura da vampiro. Enid, invece, mi ha rivelato quasi subito di essere un lupo mannaro.

-Ehm...no- rispondo -sono un vampiro-

Enid non ne sembra affatto sorpresa o colpita.

-Un vampiro? Che forza!- commenta, per poi ricominciare a camminare. Non mi ero neanche resa conto di essermi fermata nel bel mezzo del corridoio. Seguo la ragazza giù per le scale, fino ad arrivare al giardino appena sotto la scuola. Rimaniamo lì per un po', principalmente spettegolando di tutti quelli che ci passano vicino.

Solo dopo molto tempo lo sguardo mi cade sullo schermo del telefono, in particolare sull'orario. Sbianco improvvisamente. La lezione di scherma.

-Enid- dico, saltando subito in piedi -sai a che ora iniziano le lezioni di scherma?-

Lei controlla l'orologio, aggrottando la fronte.

-Tra cinque minuti- risponde -perché?-

Non le rispondo neanche. Inizio a correre su per le scale e poi dentro la scuola, cercando disperatamente gli spogliatoi. Quando finalmente li trovo e afferro una tenuta da scherma che sembra più o meno della mia taglia, mi riprometto mentalmente che più tardi avrei spiegato tutto ad Enid.

Entro nella grande sala allestita apposta per le lezioni, dove molti ragazzi si stanno già allenando. Il maestro mi rivolge un'occhiata annoiata, per poi ritornare a controllare i ragazzi che si stanno sfidando.

Sono così concentrata a guardare i due sfidarsi che neanche mi accorgo che qualcuno mi ha punto sulla schiena. Mi volto immediatamente, lanciando un'occhiataccia al fioretto che Xavier tiene in mano.

-È stato un colpo sleale- dico, mettendomi la maschera.

-Dovrai stare attenta, d'ora in poi- risponde lui, mentre il maestro ci nota e ci raggiunge. -Prometto che ci andrò piano-

-Oh, non pensarci neanche. Fatti sotto, Thorpe-

-En garde- esclama il maestro, e Xavier parte subito all'attacco. Riesco a schivare due colpi e pararne uno. Ma la quarta volta sono troppo lenta, e la punta del fioretto del ragazzo mi punge il fianco.

-Punto per Xavier- annuncia il maestro, mentre io mi rimetto in posizione. Non devo distrarmi.

-Scusa- commenta lui.

-Prova a scusarti un'altra volta e giuro che invoco il duello militare-

-Cosa ti ferma? Fallo-

-No, non vorrei rischiare di rovinare quel bel visino-

Appena il maestro fa segno, sono io a partire all'attacco. Xavier riesce a schivare e parare diversi colpi, ma dopo un po' riesco a coglierlo alla sprovvista. Lo colpisco dritto in mezzo al petto.

-Il punteggio è pari-

Mi tolgo la maschera solo un attimo per riprendere fiato.

-Bel visino?- chiede Xavier, cercando di riprendere fiato. Io neanche gli rispondo.

Poi la sfida ricomincia, e va avanti per svariati minuti. Fino a quando, ritrovandomi in ginocchio, riesco a centrare la gamba di Xavier.

-Celia ha vinto- commenta il maestro. Potrei dire di averlo visto leggermente colpito, ma se ne va così velocemente che non ho neanche il tempo di osservarlo bene.

Xavier si toglie la maschera, lasciandosi cadere a terra. Io lo raggiungo, ridacchiando. Poggio la mia maschera vicino alla sua e mi siedo anche io.

-E hai anche avuto il coraggio di dire che "non sapevi se ne eri ancora capace"- mormora, togliendosi i guanti. -Mi hai praticamente stracciato-

-Proprio così- commento, tirandogli un pugnetto sul ginocchio. -Ma ti offro una rivincita-

-A patto che, questo weekend, verrai con me alla Sagra del Raccolto- dice subito lui, impedendomi di aggiungere qualcos'altro.

-Se è solo una scusa per far ingelosire Bianca, puoi scordartelo- rispondo, ma lui resta serissimo.

-No, non è una scusa per farla ingelosire. Mi serve solo qualcuno con una buona mira per poter finalmente vincere uno di quei peluche che ci sono alle bancarelle. Sono anni che provo a portarmi a casa un panda-

Io rido, togliendomi i guanti.

-E va bene, affare fatto-

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