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ยซ๐‘ซopo 'sto caso giuro torneremo a Olbiaยป, ma cosรฌ non fu per altri tre anni.

Piรน crescevo e piรน mi rendevo conto che Salvatore mi stesse prendendo in giro.

Avevo quasi diciotto anni e avevo anche visto piรน cose di mio fratello.

Non volevo fare l'uomo vissuto ma in quel lasso di tempo Salvo per quanto volesse proteggermi dalle cose orribili che stavano accadendo, entrambi sapevamo che Danewis non era come la nostra bella Olbia.

Era falsa, la cittร , i suoi cittadini.

Molto spesso in discoteca succedevano risse e se non fossero state quelle, molti ragazzi si avvicinavano guardandomi dritto in viso, spostavo i loro sguardi sul mio drink stretto tra le mani.

Sapevo che le pasticche erano le prime a esser ingerite.

Solo qualche settimana prima era morta una ragazzina di quindici anni per ecstasy anche se poi non s'era capito se l'avesse comprata lei - e la sua amica - o gl'avessero ficcata nel mistone di alcolici che aveva dentro il bicchiere.

Sopratutto per i minorenni costavano poco.

Gli spacciatori facevano sconti e li riconoscevo spesso sopratutto poichรฉ uno di questi una volta era mio amico: Adrien Dumas, che dopo aver scoperto di mio fratello sbirro non si faceva piรน vedere nelle discoteche vicine.

Piรน volte gl'avevano proposto di provare una droga nuova: la Makt.

Gli spacciatori andavano pazzi per quest'ultima sapendo che in altri paesi gl'incassi schizzavano.

Erano sempre gli stessi, sempre vestiti allo stesso modo: pantaloni da sciatore del colore sfosforescente dei paletti sulla superstrada, con cinghie che fluttuavano nell'aria su e giรน mentre si scatevano a ballare. Il petto a coprirlo dipendeva dalle stagioni, se abbinarci una semplice felpa nera o bianca o una canottiera dello stesso identico colore.

Come diceva Manuele: ยซloro avevano stileยป. Erano semplicemente dei cyber-punk tamarri, che scoperta!

Una nuova droga e si fomentavano cosรฌ tanto da non saper neanche che non era da fare in vena, o meglio, si poteva ma c'erano piรน probabilitร  di overdose.

Il nostro quartiere, infatti, anche se popolato da piรน discoteche era uno di quelli piรน malfamati e piรน pericolosi.

Novitร ? No, per niente.

Non erano mai successi particolari omicidi, suicidi o morti articolate da essere indagate a cui, io stesso ero fortemente interessato ma, spesso anche i miei vicini di casa morivano per overdose o picchiati a sangue per strada.

Ci fu un caso - a cui prese parte anche Salvatore per indagare - che girรฒ tutta Danewis in pochi giorni, tre anni prima.

La famiglia Mawish, abitava al piano superiore a noi.

L'unica figlia che avevano si chiamava Light: bimba scheletrica e dai capelli riccioluti e neri, soffriva di diabete.

A scuola veniva picchiata, i genitori erano entrambi tossicodipendenti mentre cercavano di trovare una soluzione alla sua malattia senza curarsi della loro.

Light definiva una malattia anche la loro. Constantemente ogni volta che la ragazzina si accorgerva che i genitori avevano appena assunto una dose, la loro pelle si screpolava, sopratutto quella di sua mamma sembrava cadesse a pezzi ogni volta che ne faceva una dose.

Light sapeva. Faceva finta di pensare fosse una medicina come diceva la madre.

A volte cambiava anche forma, colore o modalitร  d'uso.

Fino a che suo padre un giorno non uscรฌ di casa la mattina per accompagnare Light a scuola...

Tra l'altro, quella mattina li vidi entrambi ma mi curai solamente di salutarli senza fare domande. Mi accorsi solo dopo dei buchi che perseguivano i tatuaggi sul braccio dell'uomo.

Ralizzai solo quando arrivai a scuola perchรฉ mio fratello mi chiedeva esplicitamente di stare lontano da quel piano.

La madre la mattina stessa morรฌ per overdose da mix di cocaina e Makt.

La bambina venne affidata ai servizi sociali dopo aver scoperto che anche il padre era un tossicomane.

Salvatore rimase di pietra quando dovette entrare nella loro casa.

Per ammanettare e portare al centralino l'uomo dovette anche passare davanti ai miei e quelli Manuele Murtas di occhi, increduli, eravamo appoggiati con la schiena alla porta osservano la scena a braccia incrociate.

Vidi sotto casa mia le fotocamere dai flash abbaglianti, cercare di avere un ricordo orribile di quell'uomo crudele sui giornali.

Danewis era cosรฌ.

Per quello Salvatore si rifiutรฒ piรน volte di cambiar casa, se avesse cambiato quartiere l'avrebbero solo che infamato.

Se un giorno non succedeva niente, c'era ancora quello seguente da superare.

E piรน io mi interessavo alla criminologia, piรน la mia stanza veniva tappezzata (a casa di Salvatore) di scandali, casi irrisolti e possibili omicidi vecchi come il cucco, e piรน Salvatore mi avrebbe mantenuto lontano da tutto quel mondo che ancora neanche lui aveva vissuto affondo.

Non avevo una casa stabile. Passare da quella di mia madre, a quella di mio padre ed infine mio fratello a volte era insopportabile e pure stressante. Avrei voluto abitare solo con Salvatore...

Avevo una stanza diversa per ognuno comunque,

Riempivo ognuna delle "mie" camere di diversi articoli, anche se, queste stanze seppur colme di giornali, erano diverse l'una dall'altra.

Quella dove abitava anche Salvatore, gli articoli avevo tappezzato un intero muro insieme a poster, dischi sparsi ovunque, libri e, fogli.

Il mio computer portatile con sulla pagina iniziale sempre aperta: Cerco Lavoro, Zona: Danewis.

Non era ordinata per niente, "ordinato" era l'ultimo aggettivo che Salvatore poteva usare per descrivermi.

Sulla scrivania v'era un posacenere con piรน di venticinque sigarette spente, schiacciate e fumanti all'interno, entrambi fumavamo per stress.

Salvatore per il lavoro, io perchรฉ non riuscivo a trovarlo.

Salvatore era molto meno accanito di me, che un pacchetto lo riuscivo a finire anche in un giorno se non meno.

Dietro la scrivania v'era una finestra, costantemente aperta.

Era Agosto e seppur il ventilatore stranamente era ancora funzionante, faceva caldo, quest'ultimo era posizionato proprio accanto al letto su un piccolo comodino che con la ventola puntava dritto sul materasso matrimoniale.

Lo zainetto nero lanciato sulla sedia era riempito solo da un astuccio e una amabile quaderno bianco su cui: o scrivevo appunti della mia mente - se no li scordavo - o cercavo di disegnare ma ne veniva fuori solo qualche scarabocchio, poichรฉ non ne ero capace.

Quello bravo era mio fratello, Salvatore.

Gl'era sempre piaciuta l'arte.

Architettura. Pittura... ma da qualche anno a questa parte non disegnava piรน troppo preso dal lavoro.

Molti dei suoi sketchbook erano rinchiusi in un cassetto in camera sua dove a volte, molto spesso quando ero piรน piccolo, mi rifugiavo per osservarli e toccarli.

Altri suoi disegni e illustrazioni invece erano attaccati per i corridoi della casa o sparsi per qualche armadietto ma erano tutti magnifici ai miei occhi.

ยซForse piรน di quelli di Botticelliยป aggiungevo, quando era in compagnia di Murtas e avevamo voglia di vedere i suoi disegni.

Tuttavia Salvatore aveva disegnato i tatuaggi che percorrevano il mio corpo, quasi tutti se non tutti.

Aveva messo sopratutto una particolare cura nel dragone che mi percorreva tutto il braccio sinistro fino al collo. Nero pece, con dettagli che per mesi avevano bruciato la mia pelle.

Era ricco anche di sfumature che, seppur avevano ferito i miei muscoli.

Ne era troppo contento poichรฉ quel simbolo era importante, tanto chรฉ aveva piรน significati.

ยซDomรฉยป Salvo sfiorรฒ la mia schiena nuda.

Ero cresciuto fisicamente ed ero piรน forte e muscoloso dall'ultima volta che ci eravamo visti. Ovvero una settimana prima.

Avevo la schiena un po' curva ed era seduto su un angolo del letto disfatto di mio fratello, mentre stavo riguardando alcune nostre vecchie foto e, pensavo al tanto tempo che era trascorso.

In una avevamo rispettivamente sette e quattordici anni e Maurizio, nostro fratello maggiore, ci teneva stretti sopra le sue ginocchia, sfiorai con le dita il suo viso.

La forma dei suoi occhi scuri erano esattamente uguali a quelli di mia madre mentre il naso appena rotto nella foto e le labbra erano quelle del padre.

Mi ricordavo benissimo come l'avesse rotto.

Un ragazzo di sedici o diciassette anni circa se non piรน grande, stava iniziando ad infastidire Salvatore senza un buon valido motivo.

Mio fratello, infatti, sorrideva mentre io spensierato giocavo con qualsiasi cosa mi trovassi davanti agli occhi lucidi e neri.

ยซSei peperinoยป

Fatto sta' che a un certo punto, questo tipo si era avvicinato a Salvatore pensando che stesse sorridendo a lui.

Maurizio si stufรฒ di guardare quella situazione e decise di reagire.

Lo prese per la spalla e lo girรฒ verso di sรฉ. Il ragazzo che punzecchiava Salvatore -se ne stette zitto e cercรฒ di non rispondere davanti agli occhi e le orecchie mie, il minore. In realtร  fosse stato solo, l'avrebbe spintonato con forza verso il suolo e gli avrebbe detto: ยซFatti i fottuti cazzi tuoiยป.

Ma non poteva. C'ero io piccolo e Salvatore anche...

ยซC'รจ qualche problema?ยป chiese invece, infastidito guardandolo dritto negli occhi.

Il ragazzino si guardรฒ intorno, forse per cercare una piccola via di fuga ma si ritrovรฒ solo le enormi spalle di Maurizio davanti alla vista.

Eppure una via di fuga c'era.

Eravamo in parco giochi e Salvatore era certo che quel ragazzo abitasse al palazzo affianco. L'erba era di uno sgargiante verde mela e gli alberi erano mossi da un venticello lento e rinfrescante, i cani a passeggio e, le persone con loro non si accorsero neanche della lite che stava accadendo.

Tuttavia comunque, Salvatore sapeva anche che il ragazzino andasse a scuola con lui ed era francese ma non aveva idea del suo nome e da dove venisse precisamente.

Alla fine quest' "infame" - come oggi lo chiamerei io - gli lanciรฒ un pugno cosรฌ forte sul naso che questo, riuscรฌ a scappare e, Salvatore, volendo partire ad inseguirlo si ricordรฒ subito dopo che non mi avrebbe potuto lasciare da solo.

Lo lasciarono andare.

Cristo Santo, lo lasciarono andare!

Col sangue al naso e me in braccio Maurizio, volle ritornare a casa.

Seppur fosse stato un ragazzo di sedici anni, subito dopo scoprirono giocasse a basket e che la massa di muscoli non mancasse per niente.

Ricordare quella storia mi fece venire un ennesima vampata di calore.

Era cosรฌ caldo che stavo aspettando Manuele mezzo nudo.

Forse il mio migliore amico, aveva trovato un lavoro che faceva al caso loro.

Io e Salvatore ci guardammo negli occhi.

ยซDevo andare... ti ho lasciato la cena in frigo, se c'รจ qualcosa chiamami, okay?ยป, mi mise la mano sulla nuca e la avvicinรฒ alle sue labbra stampandogli un piccolo bacio a cui indietreggiai ma quello, fece finta di nulla, mi salutรฒ e sparรฌ dietro la porta.

Qualche venti minuti dopo arrivรฒ Manuele Murtas sostando dentro il veicolo dai finestrini abbassati sotto il palazzo e suonando il clacson.

Scalpitava in tutti i modi per farmi capire di essere lรฌ e di non farlo aspettare piรน di tanto.

Non avrebbe potuto guidare quella macchina, primo motivo perchรฉ era di suo padre e non voleva che la loro droga, puzza di alcol e mani sudice inquinassero e rovinassero la bellissima Moona.

Il padre di Murtas aveva messo da parte tanti di quei risparmi per quasi trent'anni pur di prendersi quella macchina. Per poi aver avuto un imprevisto, un colpo di fortuna.

Era una Camaro Chevrolet del 1969 e, il secondo motivo - per cui era vietato guidarla per lui - era che aveva compiuto diciotto anni solo da pochi mesi ma, Manuele era sempre stato abbastanza menefreghista, soprattutto per quanto riguardava i genitori.

Ovviamente un po' di buon senso nei confronti di Moona l'aveva: la curava come se fosse veramente sua e le dava attenzioni proprio come il padre.

Scesi le scale velocemente.

Quando non stavo piรน nella pelle facevo spesso questa cosa.

Appena fui vicino alla macchina, aprii lo sportello con energia.

Avevo gli occhi nocciola di Manuele Murtas puntati addosso, una sigaretta a coprire le labbra carnose, facendomi notare il suo sguardo diretto sulle mie braccia, scoperte a lasciare che tutti i tatuaggi trasalissero alla vista di ognuno.

Passai una mano tra i miei capelli neri, sedendomi lasciai cadere le mani sopra i pantaloni cargo blu notte colmi. Rivolsi un mega sorrisone al mio migliore amico, che non sorpreso di vedermi cosรฌ attivo, accese il motore della macchina.

Ero comunque molto piรน euforico del normale.

ยซDa oggi... mio caro, Manuรฉ, lavoriamo per... Jon Sislak!ยป pronunciai il nome del cliente quasi urlando.

Parevo pazzo agli occhi di Murtas, quasi sicuramente...

Manuele non mi aveva mai visto cosรฌ eccitato, soprattutto, dopo aver trovato un altro lavoretto part-time. D'altronde, doveva essere un lavoro come tutti gli altri, no?

Accellerรฒ uscendo dalla via.

Le casette a schiera erano ben tenute anche se si sapeva alcune fossero dei piรน grandi criminali di Danewis, o almeno noi due lo pensavamo.

Pitbull e Rottweiler proteggevano alcuni cancelli abbaiando cosรฌ forte che mi toglievano la voce, mentre sono sicuro che Manuele mi stava giร  iniziando ad ignorare.

Forse ero logorroico... forse.

Superammo il Distretto dove vivevo.

Il conducente era desideroso di sapere altre informazioni da me, fremeva quasi quanto me, sollevai lo sguardo prima verso di lui poi, sull'asfalto grigio.

ยซSai almeno chi cazzo รจ Sislak, eh fra?ยป domandai afferrando lo zainetto. Prima non visto da Manuele Murtas e lo aprii.

Tirandone fuori un articolo di giornale di un giorno prima e leggendone il titolo.

ยซ"JON SISLAK PRESENTA AL PUBBLICO LA SUA PIร™ GRANDE INVENZIONE DOPO, L'OPERA"ยป, mi interruppi, alzando le sopracciglia folte mentre l'altro sollevรฒ gli occhi al cielo. Aspettรฒ un continuo che arrivรฒ dopo nemmeno due secondi, ยซCapisci Manuรฉ? Lavoreremo per un ricco, miliardario, egoista e egocentrico del cazzo... non sei contento anche tu?ยป, quasi urlai e, Murtas corrugรฒ la fronte.

ยซPerchรฉ dovrei esserlo se dobbiamo lavorare per un sociopatico di merda?ยป domandรฒ seriamente senza togliere gli occhi dalla strada.

Eravamo arrivati improvvisamente ad un semaforo, avevano svoltato per la First Road e ora stavano per entrare nel Distretto della Hivrey.

ยซPerchรฉ solo per aver ripulito una cazzo di piscina e averla riempita di cloro, ci darร  tanti bei soldoniยป.

Scattรฒ il verde.

ยซQuando entri nella Hivrey devi prendere la Ghallagard e poi la Firmanยป, dopo questa indicazione di direzione. Murtas mi guardรฒ ancora piรน stupito e, ancora una volta, corrugando le sopracciglia per poi ritornare sulla strada.

Il lavoro mi aveva entusiasmato cosรฌ tanto che, il tragitto da casa mia a quella di Sislak, era stato cosรฌ semplice da ricordare a memoria.

Non vedevo l'ora di prendere quei maledettissimi soldi ma per Manuele Murtas era strano...

Perchรฉ per pulire una piscina, Jon Sislak avrebbe dato cosรฌ tanti soldi?

C'era qualcosa che puzzava, ma io ero ingenuo e... forse un po' troppo impulsivo.

ยซDa quando ti sei ingoiato l'intera cartina geografica di Danewis?ยป domandรฒ scherzando e sorridendo, provocando una contagiosa risata che mi fece quasi strozzare con il fumo della sigaretta.

Guardai poi fuori dal finestrino abbassato, appoggiando un gomito sopra quest'ultimo.

Il tragitto si rifletteva nei miei occhi scuri, vidi l'Hivrey sparire e far spazio al quartiere Firman.

ยซPiรน che altro รจ facile da ricordare, dopo la Ghallagard se invece della Firman prendi la Festucky arrivi alla polizia municipale, dove lavora Salvoยป.

Poi, finalmente vidi la villa alla fine del Quartiere Firman esterdersi, occupava un buono spazio. Era enorme praticamente.

Parcheggiammo la macchina proprio davanti alla villa quasi altezzosa e rimanendo a bocca aperta per buona parte del tempo, scendemmo sbattendo gli sportelli della Camaro.

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