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CAPITOLO 21

LUNA P.O.V

Vari giorni dopo, a casa di Luna e John

“George, no! Il solletico no!”, quasi urlai, tra un misto di risate.

“Lo so che ti piace!”, disse lui ridendo e continuando a solleticarmi.

Eravamo sul mio letto, George era venuto per stare un po’ con me e aveva portato anche la chitarra.

“Georgie...”, dissi tra le risate, “suoniamo un po’?”.

“Certo!”.

Lui prese la sua chitarra (l’aveva portata in “caso di necessità”) e io invece il mio basso.

“Mi piace molto il tuo basso, sai?”, esclamò guardando lo strumento.

Era rosso e aveva due effe sui fianchi. Lo collegai ad un piccolo amplificatore e suonammo qualcosa, niente in particolare.
Pezzi di canzoni, improvvisazioni, tutto ciò che ci passava per la mente.

Ci divertimmo molto ma poi, improvvisamente, entrarono in camera John e Paul, con un atteggiamento preoccupato e triste.
Sul volto di John si vedevano evidenti chiazze bagnate, come se avesse pianto.

“Ciao Paul, ciao John”, li salutai.

“Ciao Luna, ciao George”, rispose Paul piano, “possiamo parlarti un attimo?”.

“Certo… ma George?”. Paul guardò John e lui mosse di poco la testa su e giù, consentendo al più piccolo di rimanere.

John si sedette sul letto e mi indicò di sedermi sulle sue ginocchia. Paul, dopo aver chiuso la porta, si mise alla mia sinistra vicino a John mentre George accanto a me e mio fratello, ma dall'altra parte.

“Oggi…”, iniziò John ma la sua voce si spezzò con un singhiozzo.

“Senti Luna”, prese parola Paul, “tua madre era andata con John a camminare e…”, con quelle parole mi si gelò il sangue, “... e lei… è stata investita… davanti agli occhi di John, qui vicino a casa di vostra zia Mimi. Alla guida dell’auto c’era un uomo ubriaco, John ha visto che aveva la divisa da agente della polizia. Il… il suo corpo è stato scaraventato a terra e…”, Paul iniziò a singhiozzare come John.
George era molto teso e non riusciva a tenere ferme le dita.

“E morta, Luna”, disse John seccamente.

Ci fu silenzio.

Il mio cervello cercava di elaborare tutto ciò che mi era stato detto. Abbassai la testa e sentii una cascata di lacrime scendere dai miei occhi.

“Perché?!”, dissi tra i singhiozzi. John mi abbracciò e mise la sua testa sulla mia spalla. Sentivo la mia maglietta bagnarsi, ciò significava che anche John stava piangendo silenziosamente.
Con la coda dell’occhio notai che anche sulla guancia di George stava scendendo una lacrima. Ci fu silenzio, si sentivano solamente singhiozzi.

Il tempo sembrava non passare mai. Mi sentivo a pezzi, avevo perso una parte di me stessa.

“Dov’è Mimi?”, chiesi dopo molto tempo, con un fil di voce.

“All’ospedale, non tornerà a casa stasera…”, rispose John.

Sembrava come se si fosse calmato. Ho notato che stava stringendo la mano a Paul. “… e visto che siamo qui, possiamo parlarvi con un po’ di privacy…”, continuò facendo grandi respiri per calmarsi, “… ti ricordi Luna quello che ti ho detto quella sera?”.

“Si, John… ma George no…”, dissi asciugando le ultime lacrime che mi scorrevano sulle guance. George fece una faccia confusa.

“Uhm… hai ragione. Sai George, credo che hai due amici omosessuali”, disse John, rompendo quell'atmosfera triste.

Anche io fui sorpresa, non avevo idea che quel ragazzo che John amava era Paul! Qualche sospetto mi era venuto ma non da farmi arrivare a una conclusione plausibile.
Ma sono comunque felicissima per mio fratello! È una notizia che mi ha ridato un po’ di coraggio, dopo quello che mi hanno detto riguardo a mia, anzi, nostra madre.

“Cioè… aspetta… voi due state insieme? E… cioè… è bellissimo! Non me l’aspettavo!”, esclamò George.

“Hai qualcosa in contrario, Harrison?!”, ringhiò John scherzosamente, dopo essersi ripreso dallo shock di prima.

“No, assolutamente! Sono veramente contento! E spero che siate felicissimi insieme…”. Paul sorrise e abbracciò George, ringraziandolo.

“Questo non lo deve sapere nessuno, avete capito?”, disse John con aria seria.

“Certo John, non uscirà una sola parola dalle nostre bocche, non è vero George?”, risposi.

“Certo! Staremo muti!”, esclamò il ragazzo più giovane e scoppiammo a ridere.

Era incredibile come la tristezza fosse passata velocemente.

I giorni successivi andammo al funerale, mi sentivo molto triste, ma ero sicura che la mamma stava sempre lì, a proteggerci, sempre.

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