ᴇɪɢʜᴛ
𝒂𝒎𝒐𝒓𝒆 𝒎𝒊𝒐 𝒂𝒊𝒖𝒕𝒂𝒎𝒊 ~ 𝑃𝑖𝑒𝑟𝑜 𝑃𝑖𝑐𝑐𝑖𝑜𝑛𝑖
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Levi in un primo momento rimase immobile sulla sedia, a chiedersi se doveva andare ad aprire o meno. Si chiedeva chi potesse essere, non aveva detto a nessuno dov'era andato.
Il bussare alla porta non cessò e il corvino si alzò e andò ad aprire. Chi si trovò davanti lo lasciò sorpreso ma, soprattutto, innervosito.
«Come mi hai trovato, dannata quattr'occhi.» Levi fu tentato di chiuderle la porta in faccia, ma Hanji con forza e tenacia si fece spazio ed entrò in casa.
«Bel modo di accogliermi dopo che mi sono fatta tutti questi chilometri per arrivare fino qua. Mi devi un sacco di soldi in benzina sai?»
«Non ti ho chiesto di venire. E per quel che mi riguarda potresti anche andartene.» Si girò, pronto a tornare in sala da pranzo.
«Non sei stato tu a chiedermi di venire.»
Dal tono di voce della bruna, Levi capì a chi si stava riferendo e rabbrividì un poco.
«Hai capito bene. Mi ha chiesto- anzi no, mi ha praticamente pregato di venirti a cercare, e sapeva per certo che ti avrei trovato qui. E non si sbagliava a quanto pare.»
Levi non disse inizialmente nulla, ma riprese ad allontanarsi e tornò in sala da pranzo, sedendosi a tavola davanti alla macchina da scrivere. Sentì i passi di Hanji seguirlo lentamente.
«Perché sei qui? Vuoi convincermi a tornare?»
«Una specie. Sai bene cosa devi fare.»
«Non tornerò.»
A giudicare dallo sguardo di Hanji, la donna si aspettava una reazione così e di certo si era preparata a fare i salti mortali per accontentarti. Sia perché eri una sua amica, ma anche perché l'avevi pregata per due giorni di farti questo enorme favore.
«Va bene, va bene. Capisco che tu possa sentirti umiliato e "offeso" perché non ricambia i tuoi sentimenti, ma mica puoi incolpare lei, ti pare?»
«Ti sembra che io la stia incolpando?»
«Sembra che tu voglia punirla, quindi sì.»
«Punirla?» Levi alzò un sopracciglio, interdetto.
«Te ne vai dalla serata che doveva essere tra le più belle della sua vita, la abbandoni e non ti vuoi nemmeno presentare al suo matrimonio. Tu che dici? È ovvio che inconsciamente tu voglia punirla.»
«Non voglio punirla. Mi sentirei un pezzo di merda anche solo al pensiero.»
«E allora perché lo stai facendo?»
Hanji si era avvicinata ed ora aveva poggiato i palmi delle mani sulla traversa della sedia di fronte a Levi, dall'altra parte del tavolo, e lo guardava. Levi dal canto suo sembrava spazientirsi sempre di più.
«Voglio allontanarmi da lì. Voglio andarmene e basta.»
«Intendi dire che vuoi lasciarti tutto alle spalle?»
«Esatto.»
La sua risposta non sembrò piacere molto ad Hanji, che s'incupì.
«Non è scappando che risolverai i tuoi problemi.»
«Non sto scappando.»
«E come descriveresti quello che stai facendo?»
«Voglio solo-» Levi si bloccò per un momento. Si stava inalberando, se ne stava rendendo conto. Fece un respiro profondo, e riprese. «Voglio dimenticare tutto e farmi una nuova vita. Non voglio più ripensare al passato. E basta.»
«Ma cosa credi, che basti cambiare continente per cancellare la propria storia?»
«Lo farò bastare.»
A quanto pare fu l'ultima frase detta da Levi a far scoppiare Hanji, che finora sembrava trattenere le sue emozioni per mantenere un tono calmo.
«Santo cielo Levi davvero vuoi abbandonare tutto per una storia d'amore non riuscita? Per una cazzo di friendzone?! La vita va avanti! Anche se tutto non va come vorresti, o come avevi previsto, tu non puoi fare reset e ricominciare il gioco! La vita non si ferma per darti il tempo di abituarti alla realtà o per crearne una nuova, e non ti resta che accettarla così com'è! Per quanto ti sembra che tutto vada a puttane c'è sempre una via d'uscita e c'è sempre un modo per migliorare le cose, devi solo avere la forza di farlo.»
La bruna riprese fiato, sfinita dal suo discorso, e fissò Levi in silenzio. Per tutto il tempo lui non aveva aperto bocca e l'aveva guardata apparentemente freddo, ma dopo sentì una punta di vergogna nel suo animo. Sentirsi dire quelle parole così dure ma così dolorosamente vere l'avevano agitato, mettendolo in uno stato d'angoscia e disagio. Hanji parve accorgersene e si rizzò senza staccare gli occhi da lui. Il suo sguardo però s'era rilassato un poco, quasi addolcito o in pena nei suoi confronti.
«Bene, quello che dovevo dirti l'ho detto. Ora sta a te la scelta. Sabato troverai anche me al negozio d'abiti da sposa, in corso Karaness. E spero di trovarti anche io lì.»
Allora Hanji girò e tacchi e uscì dalla sala da pranzo, ma prima di uscire di casa si rivolse un'ultima volta a guardare il corvino, che ora non trovava più la forza di alzare gli occhi dalla macchina da scrivere.
«Come ti ho già detto la vita andrà avanti, con o senza di te. E devi scegliere, se fermarti a logorarti per il resto della tua vita oppure rialzarti e proseguire!»
Levi un attimo dopo sentì i passi della bruna allontanarsi e la porta aprirsi e chiudersi qualche istante dopo. Lui rimase tutto il tempo seduto su quella sedia, incupito a pensare. E dopo minuti, se non ore, posò le dita sulla macchina da scrivere e digitò delle parole che da tempo aveva dimenticato, e che solo in quell'istante gli erano tornate alla mente.
«Levi. non devi aver paura di amare qualcuno. Amare è un sentimento talmente nobile, profondo e meraviglioso. L'amore è il nutrimento della nostra vita, è ciò che ci fa respirare. Non avere paura di provare un sentimento tanto forte, perché è proprio quello a dirti "sei vivo".»
Quelle parole gliele avevi dette proprio tu, non molto tempo dopo la morte di sua madre. Levi non era sicuro di poter ricominciare a vivere come prima, di potersi rialzare e combattere. Avevate così iniziato a parlare ed eravate giunti a parlare dell'amore. A quel tempo Levi sapeva già di provare qualcosa di forte per te, ma non di amarti. E non sapeva se dopo la morte della madre sarebbe ancora stato capace di amare qualcuno
«Anche se tua madre non c'è più, questo non significa che il tuo amore per lei ora sia vano. Il tuo amore rimarrà per sempre, ed è giusto così. Ed io penso... che proprio per questo devi continuare a vivere, per nutrire questo sentimento e tenerlo stretto al tuo cuore. Solo così sarai capace di amare ancora. Non distruggendo il tuo amore passato e che ormai ritieni doloroso, ma tessendolo ancora di più fino ad espanderlo verso l'esterno.»
Levi staccò l'ultimo foglio dalla macchina da scrivere e dopo averlo unito agli altri, li rilesse tutti uno ad uno. Il ricordo di quelle tue parole aveva fatto nascere in lui un sentimento nuovo, positivo. Rileggere tutti quei pensieri ora provocava in lui un calore immenso al cuore, mai provato prima d'ora. Era come se solo mettendo su carta il suo dolore potesse esorcizzarlo e trarne un insegnamento. E allora, diede una risposta alla domanda che si era fatto prima dell'arrivo di Hanji.
No, non gli andava bene rinunciare a tutto questo.
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Levi tentava di ricacciare indietro il suo ansioso disagio, mentre con lunghe falcate imboccava corso Karaness, dove si trovava il negozio di abiti da sposa. Era in orario, forse in anticipo di qualche minuto, ma non aveva molta importanza. O forse sì. Levi non ci capiva più nulla, la sua testa era un cumulo di pensieri, ripensamenti e domande continue. Se prima si diceva di potercela fare, un attimo dopo si diceva che sarebbe stato meglio non venire. Eppure continuava a camminare, impettito e con le mani affondate nelle tasche del cappotto, fino alla porta del negozio. Gli ci vollero una manciata di secondi per fare ordine nella sua mente e sollevare il braccio per afferrare il corrimano e aprire, facendo tintinnare la campanella sopra la sua testa.
Il negozio era di grandi dimensioni, e aveva più stanze e più corridoi, per questo appena entrò la prima cosa che vide fu solo il bancone con la cassa e una dipendente a sorridergli e a dargli il benvenuto.
«Come posso aiutarla?»
Quella domanda risuonò un paio di volte nelle orecchie di Levi, prima che trovasse la risposta da dare.
«Devo incontrarmi con qualcuno.»
La dipendente fece solo un cenno col capo facendo intendere di aver capito, e tornò ai suoi affari.
Quasi inconsciamente Levi si diresse verso il centro del negozio e si guardò intorno.
"È stato un errore, devo tornarmene a casa." Pensava un momento.
"Ormai sono qui, mi sono detto di venire e sono venuto. Non posso e non voglio tirarmi indietro." Pensava un momento dopo.
Per fortuna a porre fine ai suoi pensieri ci pensò una voce che giunse alle sue spalle.
«Levi?»
Il corvino si girò e trovò gli occhi di Petra puntati sui suoi con sincero e grande stupore.
«Sei davvero venuto...»
Levi non la vide entusiasta, e si pentì subito di essersi presentato.
«In realtà...»
Stava per dire che era stato un errore e stava per ripercorrere i suoi passi, quando Petra a piccoli passi gli si avvicinò e gli afferrò le mani. Levi sussultò e si scompose un poco, soprattutto dopo le parole di Petra.
«Grazie.»
Gli sorrideva, sinceramente felice di vederlo, e Levi capì di essersi sbagliato.
«Vieni, mancano ancora gli altri. Sei il primo ad arrivare.»
Il corvino non capiva se esserne sollevato o meno, ma alla fine si convinse di esserlo. Sarebbe stato più facile senza troppi sguardi addosso. Seguì perciò Petra fino ad una stanza che si apriva con un grande arco, dov'era posto un divano di fronte ad uno specchio posto lungo tutta la parete. Accanto c'era una porta che nascondeva un'altra stanza dove ci si cambiava d'abito.
«Vado a vedere un attimo.» Petra fece segno al corvino di aspettarla, ed entrò in quella stanza.
Non poté sentire le loro voci, ma non passò molto tempo prima che tu uscisti dalla stanza al seguito di Petra. Quando i tuoi occhi incontrarono quelli di Levi, fu questione di un solo attimo. Vi guardaste come non vi eravate mai guardati, come se vi vedeste per la prima volta dopo tanti anni. Indossavi un lungo abito bianco, con il bustino stretto e la tradizionale gonna ampia. E non importava se quello era il tuo stile o meno, perché sembravi proprio una principessa e Levi quella visione di te non la dimenticò mai.
Ebbe appena il tempo di provare un dolore nostalgico al petto, quando ti avvicinasti velocemente a lui e gli avvinghiasti le braccia attorno al collo. Levi ricambiò quel caldo abbraccio, sentendo per la prima volta una sensazione diversa e nuova al tuo tocco. Quasi ne valesse la pena di provare quel piccolo dolore per te.
«Sei bellissima [T/n].» Riuscì a dire, sentendo già la propria spalla inumidita dalle tue lacrime. Ora il tuo nome aveva un suono del tutto nuovo, come se prima di quel momento si fosse dimenticato ormai da tanto tempo di quanto lo rendeva felice pronunciarlo.
«Sei tornato.» Rispondesti tu in un mormorio appena udibile.
Sì, ne valeva la pena di provare quel dolore, perché era nullo in confronto alla felicità che provava nello stare al tuo fianco e nel saperti felice almeno quanto lui.
Levi aveva capito una cosa in questo lungo viaggio. Che lui ti amava. Che tu amavi Petra, ma che amavi anche lui. E quel sentimento era grande, più di qualsiasi altro Levi potesse mai immaginare di ricevere. E d'ora in poi l'avrebbe tenuto ben stretto, dandogli l'importanza che meritava.
𝑭𝒊𝒏𝒆
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𝐑𝐢𝐧𝐠𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐜𝐡𝐢 𝐞̀ 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐚𝐭* 𝐟𝐢𝐧𝐨 𝐪𝐮𝐚, 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐚 𝐬𝐩𝐞𝐫𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐩𝐢𝐜𝐜𝐨𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐯𝐢 𝐬𝐢𝐚 𝐩𝐢𝐚𝐜𝐢𝐮𝐭𝐚 𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐧𝐞 𝐬𝐢𝐚𝐭𝐞 𝐫𝐢𝐦𝐚𝐬𝐭* 𝐝𝐞𝐥𝐮𝐬*.
𝙸𝚜𝚊𝚋𝚎𝚕𝚕𝚊ꨄ︎
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