
[ 07 - I feel kinda safe with her ]
"Credi di star iniziando a sentirti meglio?" Chiese la dottoressa Sanchez a Lydia, mentre la faceva accomodare nel suo ufficio per la terza volta in quella settimana. "Da quel che ho capito hai anche detto di aver ricominciato ad andare a scuola?"
"Non mi sento meglio." Lydia appoggiò il mento sulle ginocchia, che teneva strette al petto. "Ma è come... come se tutto fosse un po' più luminoso."
"Stai continuando a prendere i farmaci?" Domandò di nuovo la dottoressa, e la castana si limitò ad annuire in risposta. "Credi che siano quelli ad aiutarti maggiormente? Oppure sono le nostre sedute, e forse ne dovremmo programmare qualcuna di più durante la settimana?"
"No." La Martin deglutì sonoramente. "Ho solo... incontrato una persona."
"Oh" La Sanchez le rivolse un sorriso gentile. "Davvero?"
"Lei è stata davvero di grande aiuto per la mia guarigione." Ammise Lydia, la mano sinistra che non smetteva di arrotolare una ciocca di capelli. "Non so, è che mi sento più o meno al sicuro con lei."
"Perchè credi che succeda?" Chiese la donna più anziana, ottenendo un'alzata di spalle in risposta. "Non lo sai?"
"Tutto quello che fa è ascoltarmi." La castana deglutì una seconda volta, la testa che iniziava a farle male. "Non lo so."
"Hai continuato a scrivere nel diario che ti ho dato?" Chiese la dottoressa, e Lydia le rivolse uno sguardo colpevole. "Credo davvero che potrebbe aiutarti."
"Ci ho provato." Giurò la Martin. "Solo che... non so mai cosa dire."
"Posso capirlo." Annuì Sanchez. "E come stanno andando i tuoi incubi?"
"Sono sempre gli stessi, ma ultimamente riesco a riaddormentarmi se mi sveglio nel mezzo della notte." Diede un'alzata di spalle. "Credo di essermi fatta prendere dalla vita scolastica e tutto."
"Questo è un bene, Lydia." La donna rivolse un sorriso alla paziente, che arrossì leggermente. "Che mi dici del cibo, invece?"
"Va meglio." Rispose Lydia. "Mangio tre pasti al giorno e due merende."
"Quindi, fisicamente, ti stai sentendo meglio ora." Annuì la dottoressa mentre la castana continuava a fissarla. "Ma, psicologicamente, hai detto di star peggiorando?"
"Non lo so." Ripetè la Martin, più a se stessa che a Sanchez. "Non sto peggiorando... ma neanche migliorando."
"Poco fa hai detto che sembra tutto un po' più luminoso." La donna più anziana afferrò una penna facendo un cenno. "Cosa intendevi con quello?"
"Credo di starmi iniziando ad abituare a sentirmi così, e in un certo senso questo è confortante." Ammise la castana, provocando un borbottio da parte della dottoressa. "è un male?"
"È parte del processo, quello per superare un'esperienza traumatica." Sanchez fece un altro cenno con la testa. "Quand'è che tutto ciò che ti circonda inizia a peggiorare, secondo te?"
"Quando sento o leggo delle battute." Lasciò uscire Lydia con un sospiro, mentre continuava a fissare la donna di fronte a lei. "Ad esempio, quando vado su internet. Una volta ho visto un video con delle persone che imitavano le sparatorie nelle scuole e beffandosene, cavandosela alla fine con la scusa che 'serviva come battuta di chiusura per il nostro scherzo'. Lo so che gli altri non sono responsabili con i miei tipi di traumi, ma semplicemente non riesco a capire perchè un argomento del genere dovrebbe essere trattato come una presa in giro."
"Cosa diresti a quelle persone?" Chiese la dottoressa, sinceramente incuriosita.
La Martin alzò le spalle. "Solo che... è davvero difficile convivere con esperienze del genere."
"Diresti che non vuoi più vivere?" Continuò Sanchez, puntando gli occhi in quelli della paziente.
Lydia avrebbe voluto rispondere di sì.
"N-no." Scosse la testa, forzando un sorriso da rivolgere alla stessa donna che stava guardando con gli occhi pieni di lacrime. "Certo che no."
***
Lydia aveva gli occhi stanchi quando entrò in casa di suo padre, incuriosita e inquieta per aver trovato la porta aperta senza aver visto prima una macchina nel parcheggio. "Papà?"
In quel momento Rue corse giù dalle scale, le mani ricolme di gioielli vari. Alla vista dell'amica sembrò congelarsi. Lydia sbattè ripetutamente le palpebre. "Rue, cosa stai facendo?"
"Mi dispiace." La riccia scosse la testa. "Non puoi capirmi."
La Martin richiuse la porta dietro di sè, lo sguardo ancora esausto. "Sei nei guai?"
"Fa così male." Ammise Rue, afferrandosi un fianco. "Ho bisogno di andare da Fez."
"Qualcuno ti ha fatto del male?" Chiese Lydia preoccupata mentre tentava di avvicinarsi all'amica, che tuttavia indietreggiò. "Perchè hai preso tutti i gioielli miei e della mia matrigna?"
"Anche gli orologi di tuo padre." La riccia inspirò profondamentre, chiudendo gli occhi. "Non volevo farlo, ma ho dovuto."
Lydia però continuava a sentirsi usata, e ciò la ferì. "Hai bisogno di soldi?"
Rue annuì e l'amica abbassò lo sguardo. "Metti giù quella roba. Poi dovresti andare al banco dei pegni e faresti solo casino. Ho dei contanti."
La Bennet lasciò cadere i gioielli su un tavolino di fianco a loro e nel frattempo Lydia si diresse alla cassaforte che stava nel corridoio e digitò il codice d'apertura. Il labbro iniziò a tremarle quando aprì lo sportelletto, di spalle all'amica. "A che cosa ti servono questi soldi?"
"Non preoccuparti per questo." Disse Rue inspirando profondamente. Sembrava che stesse avendo grandi difficoltà a respirare. "Lydia, dobbiamo sbrigarci, sul serio."
La Martin tirò fuori dalla cassaforte un paio di mazzette di banconote. "Sono abbastanza?"
La riccia le afferrò, espirando quasi con forza. "Sei davvero una brava persona. Mi piaci sul serio."
Lydia però rimase a fissarla con uno sguardo ferito. "Te ne stai andando? Senza spiegarmi nulla?"
"Non posso." Rue zoppicò verso l'uscita. "Fidati di me."
"Rue." Disse la liscia quasi con un lamento mentre l'amica camminava verso il portone principale, per poi uscire lasciandolo spalancato. "Rue!"
"Ti spiegherò presto ogni cosa." Promise la Bennet, provando a salutarla da sopra la spalla ma fallendo miseramente.
Lacrime amare scivolarono lungo le guance di Lydia mentre raggiungeva il portone, guardando Rue zoppicare verso il tramonto color zucchero filato, senza avere idea di cosa volesse l'amica. Nonostante tutto, anche se piaceva davvero a Rue ed era sua amica, la Martin era stata usata di nuovo ed era stata derubata dall'unica vera amica che aveva. E tutto ciò la feriva.
Sbattè la porta con forza, chiudendola, e capì che aveva bisogno di allontanarsi da quella casa più in fretta che poteva.
SPAZIO AUTRICE
ciaoo, come state?
volevo solo dire che incredibilmente mi è tornata la voglia di aggiornare questa ff, quindi niente ecco qua per voi il nuovo capitolo:)
in questa parte l'autrice (e anch'io, in quanto traduttrice, sono d'accordo) ci teneva a specificare che una cosa veramente sottovalutata di Euphoria è che fa vedere com'è davvero essere un tossico-dipendente, e che ciò costringe a volte a chiedere soldi anche le persone che si amano di più, come fa la nostra Rue con la povera Lydia. infatti, voleva anche far notare che per quanto il litigio fra Cassie e Maddie sia interessante ecc, è anche abbastanza triste vedere come la gente si concentri solo su quello e non sulla dipendenza di Rue, che sarebbe anche l'argomento centrale della serie e non andrebbe trattato con superficialità.
detto questo, se vi è piaciuto il capitolo commentate e lasciate una stellina, e ditemi pure se vi sta piacendo la storia in generale, pk il vostro parere è importante per me e in realtà non mancano troppi capitoli alla fine<3
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