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CAPITOLO 9

Conosco il tuo nome

La giovane raminga si svegliò a causa di uno strano rumore: api, api giganti. Cercò di alzarsi per vedere meglio, ma capì di essere bloccata, allora si voltò e vide il suo giovane nano biondo tenerle la vita in una presa ferrea.

"È ora di alzarsi dormiglione!"

Esclamò Kili spuntando dietro al fratello.

"Buongiorno Arya!"

"Buongiorno Kili."

"Ma si può sapere perché devi fare tutto questo chiasso già di prima mattina?"

Mugugnò Fili, voltandosi per rivolgere uno sguardo di rimprovero al fratello minore, ma tutto ciò che fece fu un'espressione buffa ed indecifrabile, alla vista della quale Kili scoppiò a ridere, seguito a ruota da Arya. Il biondo infilò il volto nella paglia sospirando.

"Ora ti ci metti anche tu?"

Chiese alla giovane, che non riusciva a smettere di ridere, fingendosi offeso, per poi cedere anche lui alla risata contagiosa del fratello.

"Che sta succedendo qui? Perché ridete tutti?"

"Niente Bofur, lascia perdere."

Affermò Kili.

"Forza ragazzi, vi aspettiamo davanti alla porta."

Aggiunse Gloin, avviandosi dietro Bofur.
Quando i tre giovani raggiunsero gli altri membri della compagnia, li trovarono intenti a discutere sul da farsi.

"Dovevamo darcela a gambe e filarcela dal retro."

Affermò Nori, cercando di non farsi prendere dal panico.

"Ehi tu! Io non scappo da nessuno, bestia o altro!"

Tuonò Dwalin.

"Non serve a nulla litigare. Non attraverseremo le terre selvagge senza l'aiuto di Beorn. Saremo catturati prima di arrivare alla foresta."

Li rimproverò Gandalf.

"Ora, questo richiederà una gestione delicata, dobbiamo agire con molta prudenza: l'ultima persona che lo ha spaventato è stata ridotta a brandelli."

Asserì lo stregone, avanzando verso la porta.

"Io andrò per primo e...ah Bilbo tu vieni con me."

Dichiarò poi, guardando lo hobbit, che era appena comparso da dietro Bombur.

"Oh, ehm, sei sicuro sia una buona idea?"

Chiese il mezz'uomo alquanto preoccupato.

"Sì, certo che lo è! E, ehm...Arya sarebbe meglio se venissi anche tu."

Aggiunse Gandalf, rivolgendosi alla ragazza che annuì.

"Voi altri invece restate qui e non comparite fino al mio segnale...e niente mosse improvvise o rumori forti. E non stategli addosso. E uscite solamente in coppia...no anzi Bombur tu vali per due quindi uscirai da solo.

Terminò lo stregone, prima di uscire dall'abitazione seguito dalla giovane e dallo hobbit.
Una volta fuori, Gandalf si schiarì la voce.

"Sei agitato?"

Gli domandò Bilbo un po' inquieto.

"Agitato?! Agitato, che sciocchezza."

Gli rispose lui con fare irrequieto.

"Buongiorno."

Esordì Gandalf, una volta arrivati vicino a Beorn.

"Buongiorno!"

Ripetè con un tono di voce leggermente più alto. Beorn smise di spaccare la legna e lo guardò.

"Chi sei tu?"

Gli domandò in tono grave.

"Sono Gandalf, Gandalf il Grigio."

"Mai sentito nominare."

"Ehm...sono un mago. Avrai sentito parlare del mio collega Radagast il Bruno?! Risiede al confine sud di Bosco Atro."

"E chi è quel piccoletto?"

Chiese Beorn, indicando lo hobbit e mettendosi sulla difensiva.

"Oh beh, lui sarebbe Mastro Baggins della Contea."

Spiegò subito Gandalf.

"Non è un nano, vero?"

"Ma no! No, lui è un hobbit di buona famiglia e di impeccabile reputazione."

Affermò lo stregone, dando una pacca sulle spalle a Bilbo che abbozzò un sorriso, tentando di nascondere il suo timore.
Poi Gandalf rivolse uno sguardo ad Arya.

"E lei è..."

"Conosco il tuo nome."

Affermò Beorn in direzione della giovane, che rimase stupita da quell'affermazione.

"Che cosa volete?"

Continuò il mutatore di pelle con fare burbero, spostando nuovamente il suo sguardo su Gandalf.

"Beh, semplicemente ringraziarti per la tua ospitalità. Avrai notato che abbiamo trovato riparo nel tuo alloggio, qui, ieri sera."

Pronunciando questa frase, lo stregone indicò con la mano l'abitazione e, a due a due, uscirono i loro compagni nani. Beorn li guardava con stupore e rabbia, fino a quando il suo sguardo non si posò su Thorin, che uscì per ultimo, allora la sua espressione cambiò: sembrava quasi curioso. Il mutatore di pelle si voltò verso la ragazza.

"Ti fidi di loro?"

Le chiese in un tono quasi cordiale. Arya annuì decisa e poco dopo si ritrovarono tutti quanti riuniti nella sala da pranzo per fare colazione.

"Così tu sei quello che chiamano Scudodiquercia?"

Iniziò Beorn rivolgendosi a Thorin, che annuì.

"Dimmi, perché Azog il Profanatore ti sta dando la caccia?"

"Tu sai di Azog, come mai?"

Intervenne Thorin, stupito, come sempre, nel sentire quel nome.

"La mia gente è stata la prima a vivere sulle montagne, prima che gli orchi scendessero dal nord. Il Profanatore ha ucciso quasi tutta la mia famiglia, ma alcuni li ha resi schiavi."

Rispose Beorn, mantenendo un tono di voce calmo e glaciale al tempo stesso. Solo allora i presenti si resero conto delle spesse manette di ferro che circondavano i polsi dell'uomo.

"Non per lavorare, capisci? Ma per sport: ingabbiare mutatori di pelle e torturarli pareva lo divertisse molto".

Continuò poi, con la stessa calma e freddezza, ma nei suoi occhi si poteva vedere tutta la sofferenza, tutta la rabbia che per anni si era portato dentro.

"Ci sono altri come te?"

Domandò cordialmente Bilbo.

"Una volta ce n'erano molti."

Rispose Beorn, questa volta lasciando trasparire un filo di amarezza nella voce.

"E...ed ora?"

Chiese lo hobbit.

"Ora ce n'è solo uno!"

Asserì l'uomo con fermezza, deciso a chiudere l'argomento. Un inquietante silenzio cadde nella sala, che fu però nuovamente spezzato dal mutatore di pelle poco dopo.

"Dovete raggiungere la montagna prima degli ultimi giorni di autunno."

"Prima che il Dì di Durin arrivi, sì!"

Affermò Gandalf, smettendo per un attimo di fumare la sua pipa e rivolgendo a Thorin uno sguardo preoccupato.

"Non avete molto tempo."

Replicò Beorn.

"Perciò dobbiamo attraversare Bosco Atro."

Spiegò allora lo stregone.

"Un'oscurità grava su quella foresta. Cose malvagie strisciano sotto quegli alberi. Io non mi ci avventurerei, se non per grande necessità."

Aggiunse il mutatore di pelle.

"Prenderemo la strada elfica. Quella zona è ancora sicura".

Asserì Gandalf.

"Sicura?! Gli Elfi Silvani di Bosco Atro non sono come i loro parenti. Sono meno saggi e più pericolosi."

Li avvertì Beorn, che conosceva ormai molto bene quelle terre. Nel frattempo, Thorin si era messo a camminare pensieroso.

"Ma non ha importanza!"

Continuò l'uomo, suscitando lo stupore di tutti.

"Che vuoi dire?".

Chiese allora Thorin, decisamente preoccupato.

"Quelle terre brulicano di orchi e il loro numero è in aumento e voi siete a piedi. Non raggiungerete mai la foresta da vivi."

Spiegò Beorn. Thorin fissò l'uomo con apprensione. Allora mutatore di pelle si alzò e si avvicinò al giovane re dei nani.

"Non mi piacciono i nani! Sono avidi e ciechi! Ciechi verso la vita di quelli che ritengo più miseri di loro."

Sentenziò l'uomo severamente.

"Ma gli orchi li odio di più! Che cosa ti serve?"

Domandò allora il mutatore di pelle, rivolgendosi a Thorin, finora rimasto impassibile, ma che adesso lo guardava grato.

"Dobbiamo andare veloci, quindi pony e cavalli. E di certo serviranno dei viveri."

Rispose con prontezza il giovane re dei nani.
Poco dopo tutta la compagnia si trovava sul retro dell'abitazione, intenta a sellare i pony, legando alla sella anche le coperte ed i viveri, dati loro da Beorn. Così Arya è Gandalf si avvicinarono al mutatore di pelle per ringraziarlo e, conoscendo lo stregone, per avere qualche chiarimento.

"Lascerete i miei pony prima di entrare nella foresta."

Asserì l'uomo con fermezza.

"Oh hai la mia parola."

Si affrettò a rispondere Gandalf. Appena terminata la frase, l'attenzione dei tre venne attirata da un gracchiare di corvi e da dei fruscii provenienti dagli alberi dietro di loro.

"Siamo sorvegliati."

Dichiarò lo stregone con aria preoccupata.

"Sì!"

Confermò Beorn.

"Perché ora? Perché il Profanatore striscia fuori dalla sua tana ora?"

Chiese Gandalf, dando voce anche ai pensieri della giovane al suo fianco.

"C'è un'alleanza tra gli orchi di Moria e lo stregone a Dol Guldur."

Spiegò l'uomo.

"Sei sicuro di questo?"

Domandò lo stregone, sorpreso e spaventato da questa affermazione.

"Branchi sono stati visti riunirsi lì. Ogni giorno di più, sempre di più."

Li informò Beorn, anche lui alquanto irrequieto.

"E cosa sai di questo stregone? Quello che chiamano il Negromante."

Intervenne allora Arya, memore della conversazione avuta con Radagast tempo addietro.

"So che non è quello che sembra. Creature malvagie sono attirate dal suo potere. Azog gli rende omaggio."

Replicò Beorn, sempre più turbato.

"Gandalf, perdiamo tempo!"

Il rimprovero di Thorin, già in groppa al suo pony, giunse alle orecchie della giovane e dello stregone, che iniziarono allora ad avviarsi verso la compagnia.

"C'è dell'altro!"

La voce preoccupata di Beorn li richiamò, facendoli voltare.

"Recentemente si è sparsa la voce che i morti sono stati visti deambulare vicino alle colline alte di Rhudaur".

Arya guardò il mutatore di pelle sconcertata.

"I morti?!"

Esclamò la giovane con un timore crescente.

"E' vero! Ci sono tombe su quelle montagne."

Dichiarò Beorn.

"Sì! Sì, ci sono tombe lassù!".

Affermò pacatamente Gandalf, destandosi dai suoi pensieri. Il mutatore di pelle si guardò attorno irrequieto, per poi posare nuovamente lo sguardo sul suo interlocutore.

"Io ricordo un tempo in cui un grande male governava queste terre, un male potente abbastanza da resuscitare i morti. Se quel nemico è tornato nella Terra di Mezzo gradirei che tu me lo dicessi!"

Asserì l'uomo con fermezza.

"Saruman il Bianco dice che non è possibile! Il nemico è stato distrutto e non farà mai ritorno"

Replicò lo stregone con convinzione.

"Saruman si sbaglia, non vuole vedere la realtà!"

Sentenziò Arya decisa. C'era sempre stato dell'astio tra il maggiore degli Istari e la raminga: lei lo riteneva superbo ed accecato dal potere, mentre lui sosteneva che la ragazza, così come suo fratello, fosse solo un'orfana troppo spaventata dal suo passato per prendere in mano le redini del suo futuro.

"E Gandalf il Grigio che dice?"

Domandò allora il mutatore di pelle, rivolgendosi allo stregone, ma quest'ultimo non seppe proprio rispondere a quella domanda: troppo dubbi assillavano la sua mente, l'ipotesi che Sauron fosse tornato, però, non era di certo da sottovalutare.

"Andate ora, finché avete luce."

Suggerì poi l'uomo, intuendo i pensieri del suo interlocutore.

"Aspetta!"

Arya si rivolse a Beorn un'ultima volta prima di andare.

"Come sapevi chi ero?"

Chiese curiosa.

"Voci girano su di te, la leggenda della Madre dei Draghi ha ormai raggiunto tutti gli angoli della Terra di Mezzo."

Arya annuì, consapevole di non poter nascondere il suo nome ancora a lungo, e di non poter ignorare il suo destino.

"I tuoi draghi mi hanno salvato una volta. Vi sono debitore."

Continuò lui. Arya lo guardò stupita e preoccupata al tempo stesso. Se i suoi draghi si fossero fatti notare troppo sarebbe stato un problema: se fossero stati avvistati vicino alle città degli uomini, la gente avrebbe avuto paura di loro, incapace di riconoscere a distanza una creatura dall'aspetto spaventoso ma pura di cuore. E l'uomo, quando ha paura, è portato a compiere gesta orribili.

"Il tuo segreto è al sicuro con me, se questo è ciò che desideri, ma ora andate."

Asserì Beorn. Arya annuì, segno di ringraziamento, e seguì Gandalf verso gli altri compagni.

𝑺𝒑𝒂𝒛𝒊𝒐 𝑨𝒖𝒕𝒓𝒊𝒄𝒆
Eccomi qui, in ritardo come al solito, ma spero che mi possiate perdonare e che il capitolo vi piaccia.
Alla prossima, bacio
Ely💗

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