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CAPITOLO 11

Circondati per la seconda volta!

In breve tempo ciascun membro della compagnia si ritrovò alla mercé di quelle orrende creature e, mentre cadevano in un sonno profondo e tormentato, i nani e la giovane raminga venivano avvolti da quelle bestie in delle spesse ragnatele.
Arya era di nuovo una bambina, sola e terrorizzata, in mezzo alle rovine di una città in fiamme, mentre la sua gente veniva trucidata dagli orchi. Davanti a lei il cadavere di sua madre, la donna che le aveva donato la vita, che l'aveva cresciuta, ora giaceva ai suoi piedi, morta per mano di Azog. I suoi occhi si riempirono di lacrime, mentre il colore delle fiamme che la circondavano passò da rosso intenso a nero pece ed il corpo senza vita di sua madre si trasformò in quello di suo fratello. No, non di nuovo. Non quell'incubo.

"Svegliati Arya. Svegliati."

Una voce, nella sua mente, fece sì che quelle terribili immagini iniziassero a sfumare.

"Svegliati Arya. Sii forte. Apri gli occhi"

Quella voce...Saphira! Arya aprì gli occhi ed iniziò a dimenarsi per strappare le ragnatele che l'avvolgevano. Quando finalmente ci riuscì, cominciò a cadere verso il basso: i ragni dovevano aver appeso i bozzoli che contenevano lei ed i suoi compagni ai rami degli alberi. Una volta a terra, Arya si ricompose velocemente, finì di sbarazzarsi delle ragnatele ed iniziò a liberare i suoi compagni. Fu allora che notò che non era l'unica sveglia.

"Bilbo!"

Esclamò verso l'amico che, come lei, stava tagliando le ragnatele che tenevano i bozzoli appesi ai rami.

"Arya! Sono qui! Dammi una mano!"

Rispose lui, sollevato di non essere più da solo. Uno ad uno, aiutati dalla giovane e dallo hobbit, tutti i nani uscirono dai bozzoli. Alcuni di loro erano già coscienti, mentre gli altri si dovettero riprendere velocemente, poiché, presto, i ragni si resero conto che le loro prede erano sveglie. Iniziò così un feroce scontro, i nani e la ragazza menavano fendenti e scagliavano frecce contro quelle terribili creature che, a loro volta, si abbattevano su di loro con zanne e pungiglioni. Arya ci mise poco a capire che il metodo più veloce ed efficace per battere quei mostri era colpirli alle zampe. Quando vide Fili e Gloin alle prese con le chele di un ragno non lontano da lei, la giovane si mise a correre e si lasciò scivolare sotto la bestia, tagliando con le sue spade le otto zampe, per poi rialzarsi in piedi dietro di essa ed infilare la lama destra nella sua schiena. I due nani la guardarono stupefatti mentre lei, soddisfatta, si guardava in torno alla ricerca della sua prossima vittima. La rabbia ed il rancore ribollivano nelle sue vene, aveva sofferto a causa di quei mostri, ricordando immagini che per lei erano più dolorose di un pugnale nel petto. Non osava immaginare quanto sarebbero durati quegli incubi se non fosse stato per Saphira, così come non osava chiedere ai suoi compagni se avessero avuto un'esperienza simile.
La compagnia se la stava cavando abbastanza bene contro i ragni, ma presto si resero conto che non erano gli unici nemici con cui dovevano avere a che fare.
Erano circondati, di nuovo, dagli elfi questa volta. I nani e la ragazza abbassarono le armi quando un giovane elfo biondo puntò la lama della sua freccia alla gola di Thorin.

"Non credere che non ti uccida, nano. Lo farei volentieri."

Il re dei nani, così come i suoi compagni, decise che era il caso di fare come richiesto. Arya osservò meglio l'elfo che teneva ancora l'arco teso nella direzione di Thorin. Biondo, occhi chiari, zigomi definiti, postura regale, doveva essere Legolas, il figlio di Re Thranduil, e principe di Bosco Atro. Arya aveva studiato gli alberi genealogici delle più importanti famiglie dei nani, degli elfi e degli uomini mentre era a Gran Burrone.

"Aaah!"

Un urlo alle sue spalle interruppe i suoi pensieri. Kili.

"Kili!"

Urlò a sua volta Fili, preoccupato per il fratello. Tutti si voltarono nella direzione da cui era giunto il grido del giovane nano e videro un elfo femmina correre agilmente in suo soccorso. Con movimenti veloci e precisi, l'elfa mise fuori gioco due di quelle orribili bestie, salvando la vita a Kili. Quando anche l'ultimo ragno cadde morto a terra, Legolas ordinò ai suoi uomini di perquisire la compagnia, per poi controllare lui stesso cosa Gloin portasse con sè.

"Ehi, ridammelo! E' una cosa privata!"

Protestò immediatamente il nano, quando l'elfo prese dalla tasca della sua giacca una piccola scatolina di metallo contenente i ritratti dei suoi familiari. Legolas li osservò con aria seria per poi rivolgersi nuovamente a Gloin.

"Chi è questo, tuo fratello?"

Domandò con aria sarcastica.

"Quella è mia moglie!"

Esclamò Gloin con fermezza.

"E cos'è quest'orrida creatura? Un orco mutante?!"
Aggiunse l'elfo, mentre un ghigno si formava sulle sue labbra.

"Quello è il mio piccolino, Gimli!"

Replicò il nano indignato. L'elfo fissò Gloin con freddezza, sospirando, subito dopo notò la presenza di una giovane donna nel mezzo della compagnia di nani e si diresse nella sua direzione, Arya pensò per perquisirla.

"Gyrth in yngyl bain?"*

Chiese la giovane rivolgendosi all'elfo. Legolas rimase un po' stupito nel sentirla parlare in Sindarin, ma le rispose comunque, mentre si accingeva a requisirle l'arco e le spade.

"Ennorner gwanod in yngyl nan yrn"**. 

Affermò, un filo di preoccupazione malcelata si poteva percepire nella sua voce.

"Egain nar"***

Aggiunse l'elfo femmina che prima aveva salvato la vita di Kili, che si era avvicinata a loro per ascoltare la conversazione. Legolas si voltò per un momento nella sua direzione, dando così ad Arya la possibilità di nascondere meglio sotto il bustino la collana a cui era appeso l'Anello di Barahir: se lei aveva studiato le dinastie più importanti della Terra di Mezzo, probabilmente anche il principe lo aveva fatto, e avrebbe quindi potuto riconoscerlo.

"Avam maetha o dagro nan nai gwaith, hîr nin Legolas."****

Continuò poi la giovane, attirando nuovamente l'attenzione dell'elfo su di se, attenzione che però venne presto richiamata da una guardia che teneva in mano la spada di Thorin. Legolas la prese e la osservò attentamente.

"Echannen i vegil hen vin Gondolin. Magannen nan Gelydh."*****

Asserì poi con fierezza.

Dove l'hai presa questa?"

Chiese poi, rivolgendosi al re dei nani.

"Quella mi è stata data!"

Rispose Thorin con fermezza. Legolas lo fissò severamente prima di puntargli la lama alla gola.

"Non solo un ladro, ma anche un bugiardo!"

Affermò serio. A quel punto non c'era molto che Arya potesse fare per migliorare la situazione.

"Enwenno hain!"

Aggiunse quindi il principe a gran voce, rivolgendosi alle sue guardie, le quali cominciarono a prendere i nani per scortarli nelle celle del palazzo. L'elfo femmina, che era rimasta vicino ad Arya, la prese per un braccio, lo fece gentilmente però, come se cercasse di farle capire che stava semplicemente eseguendo gli ordini. La ragazza non oppose resistenza e si lasciò condurre all'interno del maestoso palazzo in legno che rappresentava il cuore di Bosco Atro.
L'elfa la fece entrare in una cella accanto a quella di Fili, per poi scortare Kili nella successiva.

"E non vuoi perquisirmi? Potrei avere di tutto nei pantaloni?"

Chiese improvvisamente il giovane nano all'elfa.

"O niente."

Rispose lei decisa, prima di spingerlo nella cella e chiuderla a chiave. Arya sorrise a quello scambio di battute, sospettava che l'amico si fosse invaghito della guardia e sperava che, in fondo, un giorno lei potesse ricambiare quei sentimenti.
Una volta rinchiusi tutti i nani nelle celle, questi iniziarono a scagliarsi con tutte le loro forze verso le sbarre, ma non c'era nessuna speranza di abbattere il metallo di quei cancelli. Arya sapeva che la loro unica possibilità di uscire da quei sotterranei era un accordo con Thranduil, ma era anche consapevole che Thorin non avrebbe accettato nessuna condizione. Fu allora che si ricordo che non tutti i membri della compagnia erano stati fatti prigionieri dagli elfi: Bilbo era ancora là fuori da qualche parte, quindi c'era ancora una speranza. La giovane riflettè allora sul fatto che, se anche fossero riusciti a fuggire dal palazzo, che non era esattamente un'impresa semplice, avrebbero avuto bisogno di un passaggio veloce per lasciare Bosco Atro e...

"Mio padre vuole vederti."

La giovane era talmente assorta nei suoi pensieri che non aveva sentito scattare la serratura della sua cella. Quando alzò lo sguardo verso la fonte di quelle parole, trovò Legolas ad attenderla.

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*I ragni sono morti?
**Sì, ma ne arriveranno altri.
***Diventano più audaci.
****Non vogliamo combattere o attaccare la tua gente, mio signore Legolas.
*****Questa è un'antica lama elfica.
Forgiata dalla mia gente.

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𝑺𝒑𝒂𝒛𝒊𝒐 𝑨𝒖𝒕𝒓𝒊𝒄𝒆
Hey, eccomi qui con un nuovo capitolo, spero vi piaccia.
Alla prossima, un bacio
Ely💗

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