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CAPITOLO 5

LA PRINCIPESSA DELLA FOSCHIA
≈ ♆ Percy ♆ ≈

Argo ci accompagnò fuori dalla campagna, nell'area occidentale di Long Island. 
Ero rimasto seduto tra Grover e Samira, la quale aveva lanciato un'occhiataccia ad Annabeth per averla fatta sedere accanto a me. Nascosi un sorrisetto.

<<Finora tutto bene, abbiamo fatto quindici chilometri e non abbiamo incontrato neanche un mostro>>

Samira si voltò e alzò le sopracciglia<<Ehi, vuoi davvero portarci sfiga?>>

<<Porta male dire queste cose, Testa d'Alghe>>si coalizzò l'altra.

Grover finse di non aver sentito la conversazione, mi sentì bloccato dai loro sguardi severi. Cavolo, sarebbe stata dura tenersele buone. Ma tra di loro, temevo più la mora.

<<Perché continui a chiamarmi Testa d'Alghe? Che ti ho fatto?>>

Sapevo di non stargli simpatico, eppure era la prima ad essersi fatta avanti e poi mi aveva stalkerato. <<Nulla ma noi non dovremmo andare d'accordo. I nostri genitori sono rivali>>

<<Perché?>>

<<Oh si, ti prego, diglielo>>sussurrò Grover, per poco non rise. 

<<Una volta mia madre ha beccato Poseidone e la sua ragazza che se la spassava nel tempo di Atena. Un enorme mancanza di rispetto!  Un'altra volta si sono contesi la supremazia sulla città di Atene, ovviamente ha vinto mia madre creando l'ulivo>>

<<Se avesse inventato la pizza, li avrei capiti>>suggerì.

Annabeth mi fulminò<<Piantala!>>

<<Piantatela tutti i due, se volevo un dramma mi bastava restare con Dioniso>>commentò Arrow.

Presi la palla al balzo, non sapevo neppure io perché volessi che lei parlasse di più, almeno con me. <<Giusto, perché ti adora tanto?>>

<<Chi ti dice che mi adora?>>

<<Ricorda il tuo nome>>

Grover ridacchiò<<È per il vino. È convinto che Sam possa aiutarlo a berne un po', ma Zeus non lo permetterebbe mai>>

<<Non a berlo, ma a credere di farlo>>lo corresse lei.

<<E come?>>continuai.

<<Sarebbe un'illusione, con la Foschia, Jackson>>. 

Continuava a chiamarmi così e onestamente mi avrebbe dato sui nervi se non fosse stato che da lei non suonava male, non era un insulto. L'obbiettivo della mia giornata sarebbe stato quello di farmi chiamare Percy, anche se avevo poche chance. 
Aveva già nominato quella foschia ma non avevo indagato, ero troppo concentrato sul tentare di portarla alla Casa Grande per farle accettare l'impresa. Un po' manipolatorio, forse ma ci ero riuscito.

<<La foschia, eh?>>

Si voltò di nuovo, i suoi occhi blu pensarono di sicuro che dovevo essere un asino ma non lo diede a vedere. <<E' una cosa molto potente, è ovunque, anche in questa auto.>>

<<Sì, leggi l'Iliade. La troverai in un sacco di situazioni.>>mi consigliò Grover.

<<Non ti sei mai chiesto come mai i mortali non vedono i mostri o elementi divini?>>mi domandò Annabeth, un po' seccata.

<<Non ne ho avuto il tempo, Sapientona>>

Sam passò uno sguardo da lei a me, per poi finire su Argo<<La Foschia viene generata ogni volta che elementi divini o mostruosi si mescolano col mondo mortale. Tu vedrai le cose come sono davvero dato che sei un mezzosangue ma i mortali no. Se estrarrai la tua spada, loro crederanno che sia un churros. È incredibile quanto siano inclini a negare ciò che hanno davanti>>

<<Quindi sono illusioni ottiche>>intrepretai, poi osai un po' : <<Tua madre è dea della foschia, giusto?>>

Mi aspettavo di essere incenerito ma il suo sguardo restò sulla strada, assurdo ma non riuscì neanche a vedere un'emozione sul suo volto. Era una maschera perfetta. Grover mi diede una gomitata, facendomi segno di stare zitto.

<<Sì, è per questo che pare che vi sia utile. Sono in grado di manipolare la foschia con facilità, non solo per nasconderci dai mortali>>

Ero sorpreso, voglioso di vederla all'opera. Avevo delle domande ma le tenni per me, o almeno non tutte. <<Quindi nessuno vedrà il tuo...Cassian?>>

<<No, agli occhi mortali è un corvo>>

Perché un corvo?  Mi chiesi. Erano inquietanti, permalosi e di nuovo inquietanti.  A ripensarci, mi risposi da solo. Avevo ormai capito di dover stare molto attento a quello che dicevo <<Che cos'è?>>

<<È il suo famiglio>>rispose Annabeth, per lei. 

Mi accorsi definitamente che Annabeth era troppo protettiva con Samira, asfissiante e rispondeva a domande che non volevo fosse lei a rispondere. Probabilmente c'entrata con Atena, doveva per forza fare la secchiona. 

<<Il tu-tuo che?>>

Si morse un labbro<<Non è completamente il mio famiglio, lo sarebbe se rispettasse le regole dei famigli. Cosa che non fa>>

<<Per esempio?>>domandai ancora, ero consapevole di star forzando la conversazione ma presto saremmo scesi e addio serenità.

Finalmente si voltò verso di me<<I famigli erano mortali, poi trasformati in spiriti, che prendono forma animale. Sono considerati servitori di coloro che praticano la magia>>

<<E quali sono i famigli di tua madre?>>

<<Cani, rane e...puzzole>>rispose Annabeth.

Puzzole? Sul serio? Mi costrinsi a non ridere. Probabilmente stavo facendo troppo domande ma non era di cattivo umore, quindi mi spinsi in là.<<E perché il tuo non è un famiglio?>>

<<Non è mai stato un mortale. E' un uccello del lago Strinfalo, è un mostro>>

<<È un mostro?!>>sbottai.

Annabeth mise una mano sulla spalla di Sam, sembrava farlo spesso e gliela strizzò.
Mi accorsi che la mora non era abituata a parlare tanto, stava facendo già uno sforzo sovrumano.

 <<Mai sentito la storia di Ercole che con arco e frecce gli diede la caccia durante la sua sesta fatica? Li sterminò quasi tutti con dardi avvelenati. Non erano molto amichevoli, se vogliamo comprendere Ercole...>>

<<Ma non vogliamo>>obiettò Samira, di certo Mister Muscolo non gli stava simpatico. 

Il traffico nel Queens rallentò la nostra corsa. Quando arrivammo a Manhattan era il tramonto e forse stava per iniziare a piovere, di nuovo. 
Argo ci fece scendere alla stazione degli autobus dell'Upper East Side e la sola persona che salutò fu Samira, le fece l'occhiolino con tutti gli occhi. Quindi solo io le stavo antipatico?
Non ci pensai molto, soprattutto quando vidi un volantino. "Avete visto questo ragazzo?".
La mia faccia era spiaccicata sopra! Mi venne quasi un'infarto e quando Sam passò con la sua giacca di un fucsia chiaro, lo strappai via.
Non volevo che lo vedessero, ero già abbastanza svantaggiato, un peso per loro.
Era tutta colpa del mio patrigno, maledetto Gabe...

<<Stai pensando al tuo patrigno, vero?>>

Mi voltai, Grover mi fissava mentre si sfilava lo zaino.<<Come lo sai?>>

<<I satiri riescono a leggere le emozioni. Comunque, se vuoi saperlo, dovresti essere sollevato che tua madre abbia trovato Gabe. La sua puzza ha coperto la tua>>

Alzai un sopracciglio<<Grazie, c'è una doccia vicina?>>

<<Intendo dire che la sua puzza mortale ha mascherato il tuo odore da semidio. Tua madre lo sapeva, ha scelto lui per questo. Era una donna molto intelligente>>

Mia madre...sapevo che non era finita. Non era morta, era scomparsa tra le mani di quel Minotauro. Gli Inferi potevano restituirmela ed era il solo motivo per cui avevo accettato quell'impresa pazzesca.
Non me ne importava un fico secco di recuperare il giocattolo anti-stress di Zeus.
E forse non mi sarebbe importato neanche di quella profezia se l'Oracolo non avessero "Sarei tradito da qualcuno che ti chiama amico e non riuscirai a salvare ciò che più conta alla fine."
Chi di loro sarebbe stato? Mi domandai, mi tormentai.
Avevo scelto i miei compagni solo per quel verso.
Mi fidavo di Grover, anche se già in passato mi aveva mentito ; Annabeth aveva detto espressamente di essere mia nemica e Sam...di lei mi fidavo.
Perché? Perché non avrei mai cercato di essermi amica.

<<Io prendo il posto vicino al finestrino>>annunciò Annabeth.

Sam alzò gli occhi al cielo<<Ma non mi dire, lo prendi sempre tu>>

Ebbi la sensazione che Samira la facesse vincere apposta, anche perché nascose un sorrisetto tutt'altro che crudele, bensì dolce. 
La bionda salì per prima e noi la seguimmo, attraversando il corridoio fino in fondo. Alla fine ci dividemmo, le ragazze da una parte e noi dall'altra. 
Non mentirò, mi sedetti apposta nel posto esterno, per due motivi : uno, era più facile scappare e due, imbarazzante ma vero, ero più vicino a Samira.
Sentì un tocco, una mano mi afferrò il ginocchio, attraversando lo spazio che ci divideva.
La mora non mi guardava, osservava in avanti ed era impietrita.
Anche Annabeth stava guardando e così scorsi una vecchiata. Indossava un abito di velluto, guanti di pizzo e un capello arancio. 
Appena alzò gli occhi scorsi la loro oscurità, sapevo chi era : la Doods.
Non era sola.
Mi rannicchiai sul sedile, fissando la mano della ragazza e lo smalto blu notte sulle unghie curate. Perché non mi mollava? Non che mi dispiacesse ma...

<<Shh>>

Mi girai verso di lei<<Non ho detto niente>>

<<Stai pensando, smettila>>

Aprì la bocca per chiedere se potesse leggermi nella mente, l'idea di terrorizzò ma la sua presa si fece più salda e mi accorsi che toccava anche Annabeth. 
Il suo sguardo era concentrato, fissato anche su altre due vecchiette. Una aveva il cappello verde, l'altra viola. 
Un simpatico trio di nonnine demoniache. 
Si sedette dietro l'autista e allungarono le gambe, bloccando l'uscita. 

<<Sono tutte e tre, Di immortales!>>bofonchiò Grover, in panico.<<Le tre Furie, i peggiori mostri degli Inferi.>>

<<Quanto puoi resistere?>>sussurrò Annabeth a Samira.

Lo capì allora, ci stava nascondendo con la foschia e sembrava essere in difficoltà, fuori allenamento. <<Nascondervi tutti? Non molto>>

<<Allora nascondi solo Percy.>>mormorò.

<<No, non vi abbandono>>protestai.

Samira guardò negli occhi la sua amica, vidi cieca fiducia finché non vidi quasi niente. Entrammo nel tunnel Lincoln, le luci sfarfallarono e le vecchiette non erano più sedute. No, stavano venendo verso di noi.
La mano della mora salì fino a prendere la mia, mi tirai in piedi con lei. 
Non eravamo invisibili, ma in quel momento non sapevo dire cosa fossimo. Almeno finché non vidi il mio riflesso nel telefono di un passeggiero, avrei gridato se avessi potuto farlo.
Ero un uomo, non un ragazzino e ridicolamente biondo.  
Mi voltai verso Sam, non vedevo cambiamenti ma scorsi che stava trattenendo il fiato, stringendo nell'altra mano qualcosa che sembrava una gemma.
Mi sentivo un codardo. Le tre ormai erano a pochi passi, mi spostai di lato per primo quando la Doods si fermò.
Annusò l'aria, ma non nella mia direzione, in quella di Sam. 
Lei strinse più forte la pietra, le nocche divennero bianche e lei era più rossa in viso, a furia di non respirare. Mi sentì più male per lei in quel momento, quindi la tirai verso di me, verso l'uscita. 
Fu lì che sentimmo un fruscio, entrambi ci fermammo e quando ci girammo vedemmo le Furie. Erano trasformate, furiose, più brutte di quanto pensavo potesse essere possibile.
I loro corpi erano scuri, raggrinziti, con ali da pipistrello e le loro borsette erano diventate fruste infuocate.
I passeggieri iniziarono a urlare ma non ebbi idea del perché, la foschia non si mostrava a noi.
Circondarono Grover e Annabeth, io non mi mossi. 
Mi girai verso Samira. 
La ragazzina lunatica, probabilmente asociale, che faceva di tutto per fingere di non provare nulla per nessuno. Fu lì che potei scorgere qualcosa, una parte di lei che doveva aver sotterrato da molto tempo.
Aveva paura e non avrebbe lasciato i suoi amici. 
Tolse la mano dalla mia, spezzando l'incanto e si buttò sull'autista, afferrò il volante e sterzò a sinistra. Io stesso finì scaraventato contro il finestrino di sinistra ma lei non mollò.
Combatté contro l'uomo, facendo oscillare il mezzo fino alla fine della galleria. 

<<Che stai facendo, ragazzina?!>>

Lei gli diede una gomitata sul naso, non feci neanche in tempo ad urlare che svoltò verso un'uscita del New Jersey. Erano tutti sballottati dietro di noi, le Furie non riuscivano a raggiungere Grover e Annabeth.
Finimmo in una di quelle strade di campagna del New Jersey, a pochi chilometri da NY.  Scorsi un bosco a sinistra e il fiume Hudson a destra.
Non potevamo continuare così per sempre, quindi tirai il freno d'emergenza.

<<Samira!>>

Lei lasciò il volante dopo che l'autobus emise un lungo gemito, compì un giro completo su sé stesso sull'asfalto bagnato, e così la semidea mi finì addosso.
L'afferrai per la vita e si strinse a me mentre il mezzo si schiantava fra gli alberi. 
Per un attimo non ci furono rumori, poi Arrow alzò le dita sulla mia maglia e mi guardò da vicino.

<<Sei ferito?>>

Sembrava davvero interessata a saperlo, la preoccupazione nei suoi occhi mi fece arrossire violentemente. Eravamo spiaccicati su un vetro.

<<Tu sei la principessa della foschia>>

Mi donò un sorriso, come se si fosse accorta che era tutto okay<<Preferisco le Regine in realtà. Le principesse si fanno salvare ma le regine...>>

Non finì la frase ma sapevo benissimo cosa intendeva.
Oh sì, non ebbi problemi a crederle.
Le luci scattarono e le porte si spalancarono. Lei si spostò per prima e scoprì che le mie mani erano sudate, mi sentì così idiota. 
L'autista e i passeggieri ci passarono davanti, scappando terrorizzati. 
Le Furie ritrovarono equilibrio, scoccarono le loro fruste verso la figlia di Atena mentre Grover le bersagliava di lattine. 
Aprì la bocca, volevo distrarle da loro ma la mora mi diede un colpo sul petto e io caddi indietro, tra dei sedili. 

<<Chi non muore si rivede. E' il detto dei mostri?>>

La figlia di Ecate aveva parlato ad alta voce, sbirciai da sotto le poltrone e vidi la Doods voltarsi di scatto. 

<<Samira cara, da quanto tempo>>digrignò i denti.

Si conoscevano? Ne restai sbigottito. Soprattutto perché Annabeth alzò il pugnale e ne colpì una, che divenne un cumolo di ombra. Le restanti gridarono di rabbia ma non attaccarono, non quando non scorsero più la bionda. 
Non la vedevo più neanche io e ricordai il cappello. La rendeva invisibile.

<<Non direi, Alecto. Per me sono passati sei mesi. Per voi? Il tempo passa diversamente nel Tartaro?>>

Allora Annabeth attaccò ancora, prese per le spalle la Doods mentre Grover gridava per prendere la frusta dell'altra. Quella doveva bruciare, perché strillò.
Non mi importava cosa diceva o voleva Samira, non sarei rimasto a guardare.  Mi alzai di scatto, sfilando Vortice e la puntai in avanti.

<<Perseus Jackson. Hai offeso gli dei e morirai. Zeus ti distruggerà, Ade avrà il tuo spirito>>sibilò la mia ex insegnante di matematica.<<E tu, figlia di Ecate, mi divertirò con te>>

Samira sorrise<<Mettiti in coda>>

La Doods ringhiò ferocemente e io mi feci avanti<<Braccas maes vescimini!>>

Wow. Non sapevo da dove fosse uscito quella frase ma fu decisamente forte. Gli dissi qualcosa come "Mangiami le mutande". 
Sam non stava ridendo, mi fissava con la bocca aperta e un attimo dopo capì. Un tuono ruppe il cielo, tutto l'autobus tremò. Ops, Zeus doveva aveva ampliphon al massimo, mi aveva sentito.

<<Fuori!>>gridò Annabeth.<<Ora!>>

Non ebbi bisogno d'incoraggiamento questa volta, sapevo cosa sarebbe accaduto. Samira corse dietro di me,  verso la prima uscita mentre gli altri due prendevano quella del mezzo.
Finimmo tra l'erba, dove i mortali strillavano come foche sotto la pioggia e un turista con una bruttissima maglia hawaiana mi scattò una foto.

<<Gli zaini!>>urlò Grover.

BUUUUM!
I finestrini dell'autobus esplosero, i passeggeri scapparono dai vetri mentre il fulmine scoperchiava il tetto.
Cassian lanciò un verso, richiamando l'attenzione sul bosco e Samira tirò la sua amica per il gomito. <<Andiamo, stanno arrivando altri mostri!>>

Non mi fermai, corsi senza fiato dietro il non-famiglio. Sentivo le fiamme dietro di noi e vedevo l'oscurità che incombeva.
Mi accorsi allora che Samira era l'unica con lo zaino sulle spalle, non l'aveva mai tolto e correva rapida, sfrecciando come se volasse. Era allenata, mi accorsi e non fui il solo.
Annabeth le era dietro, la guardava con un sopracciglio alzato. Era come se Samira fosse preparata a scappare, come se sapesse meglio di tutti noi come comportarsi.
Quindi la seguimmo nella notte, con le sue All Star rosa bagnate.

☽ ♆ ☾ 

Sapere che gli dei esistevano era stato una consolazione, cosa che immaginavo aiutasse le persone ad avere fede. Perché quando credi in qualcosa, allora puoi dargli la colpa di tutto.
E lì, dopo che smise di piovere, mi resi conto di quanto volessi puntare il dito contro tutti loro.
Zeus aveva tentato di uccidermi davvero, mio zio era un sociopatico.

<<Tre Benevole in un colpo>>disse Grover.

Eravamo stati zitti per tutta la corsa, finché non eravamo stati abbastanza lontani da poter riprendere fiato. Ci mettemmo a camminare ma sempre a passo veloce, Annabeth aveva preso il timone e Samira si stringeva nella sua giacca rosa.

<<Ce ne saremmo sbarazzati tranquillamente se Percy non avesse messo bocca>>commentò Chase.

<<Che volevi che facessi? Che restassi a guardare mentre vi facevano a pezzettini?>>

<<Siamo addestrati, tutti e tre. Tu no, non avevamo bisogno della tua protezione>>

Iniziai a capire perché mio padre non sopportasse Atena. Grover sospirò<<Le lattine...il mio zaino...>>

<<Ne ho un po' io, ricordi?>>parlò la mora, si tolse il suo e cacciò la mano dentro, quasi tutto il braccio e ne tirò fuori una.

Gli brillarono gli occhi nocciola e l'afferrò con la bocca quando gliela lanciò<<Grazie, Sam!>>

<<Oh sì, grazie, Sam! Ti avevo chiesto di portare Percy fuori e guarda...>>

<<Ehi, non stressarmi>>la interruppe alzando una mano<<Ho tentato di farlo ma, per gli dei, non ci credo che lo dicendo, Jackson non è da biasimare. Le ha tenute occupate mentre tu le sgozzavi come capre>>

<<Oh dai>>commentò il satiro, offeso.

<<Scusa, metafora sbagliata>>

Ero io a non crederci, mi aveva dato ragione contro la sua migliore amica? Annabeth non approvò <<Sai cosa intendo. Se lui muore l'impresa muore con lui!>> 

<<Non mi va di morire>>commentai.

<<Bene, allora piantala di provocare gli dei>>

Samira annuì, di nuovo dalla sua parte. Era stato breve ma intenso<<Oh concordo. Quel fulmine ci avrebbe incenerito tutti, potevi risparmiartelo>>

<<Ma...oh>>sbuffai.

<<Dimmi un po', quando hai conosciuto Alecto?>>chiese Annabeth, ero contento che avesse cambiato discorso.

Samira si irrigidì<<Oh, ehm...è passato un sacco di tempo.>>

<<Sei mesi fa era il Solstizio d'Inverno, Sam>>mormorò<<Perché non me l'hai detto?>>

<<Perché veniamo tutti attaccati da qualche mostro mentre siamo fuori>>

<<Sì ma non dalle Furie.>>disse Grover, con la lattina tra i denti.

<<La Folgore è stata rubata al Solstizio>>dissi io.<<Pensavano che fossi stata tu?>>

Probabilmente in quel momento mi odiò per aver avuto un raro lampo di genio ma non capì perché.  Con l'altra, forse, mi fece guadagnare punti<<Perché non me lo hai detto?>>

<<Perché non sapevo della Folgore. Mi ha attaccato e basta, l'ho uccisa prima che potesse finire di dire ciao, non volevo che lei attirasse l'attenzione di...>>si fermò, di chi? <<Il punto è che ho ricollegato tutto sull'autobus e non sapevo come dirlo>>

Non la conoscevo abbastanza, ma Annabeth sì.<<Oh dei, Sam. No, noi non avremmo mai pensato che fossi stata tu. Io non ti avrei mai accusata di una cosa del genere>>

<<Mai>>concluse Grover dolcemente.

Pensai che mi ero decisamente perso qualcosa, perché si aspettava che l'accusassimo di essere la ladra di fulmini? Ero confuso ma saggiamente tacqui, Annabeth l'abbracciò e Sam rispose solo un attimo dopo.
Mi accorsi, dispiaciuto, che non sembrava abituata alle dimostrazioni di affetto.
In effetti, mi chiesi se avesse una famiglia.
Mia madre non mi aveva mai fatto mancare un abbraccio, a volte mi stritolava così tanto che dovevo scappare.
In quel momento avrei fatto di tutto per riavere le sue braccia strette intorno a me.
Non volevo pensarci, non con loro con me. 
Annabeth andò avanti con Grover, discutendo di chissà cosa. Mi avvicinai a Samira, i capelli bagnati le si stavano arricciando sulle punte.

<<Ehi>>mormorai, che stupido.<<Il sasso a cosa serve? Te l'ho visto stringere prima>>

Stranamente mi diede una risposta completa<<Il sasso è una gemma e la gemma è un talismano di sangue. Cioè posso usarlo solo io, serve per nascondere il mio odore, funziona solo per qualche minuto. Lo assorbe e lo trattene.>>

Allora non le chiesi dove l'aveva preso o perché le servisse così tanto, ne parve sollevata.
Camminammo in silenzio, a parte qualche imprecazione quando qualcuno inciampava in quel maledetto buio. 
Iniziavo a pensare di assillare Samira per sapere che avesse portato del cibo, sembrava che il mio stomaco stesse componendo una sinfonia.

<<Oh-oh!>>esclamò Grover<<Lo sentite?!>>

Lo sentimmo tutti e iniziammo a vedere anche la luce. Forse era il paradiso, forse eravamo morti sull'autobus ma una radice, che per poco non mi fece cadere addosso a Samira, mi ricordò che ero ancora goffamente vivo.
Fare figuracce davanti a lei, ormai, stava diventando un abitudine.
Non sapevo neppure se esistesse un paradiso greco o come si chiamasse, dovevo chiederlo ad Annabeth prima o poi.
In ogni caso, il profumo di cibo caldo e ipercalorico era reale. Da quando ero al Campo mangiavo cose super sane, una dieta di formaggio, verdura e cose per restare in forma.
Come facevano a non impazzire senza sfogarsi su una bella pizza extra large? Ci credevo che erano tutti stressati, forse Zeus doveva andare da McDonald's.

<<Viene da lì>>

Seguimmo la bionda e vedemmo, una volta sbucati su una strada deserta, un distributore di benzina in disuso. Non era un fast food ma sembrava uno spaccio, con un magazzino rettangolare pieno di statue. 
Cercai di leggere la scritta a neon, il corsivo era illeggibile per me, figuriamoci a neon rosso.
Assottigliai il mio sguardo, nel tentativo di capirci una beata cosa e forse attirai l'attenzione su Samira.
Mi si affiancò con cautela, il suo braccio sfiorò il mio<<Da zia Em, l'emporio dei nanetti da giardino>>

Ero consapevole che come tutti i semidei era dislessica, neanche Annabeth riusciva a leggerlo ma lei ci riuscì. Volevo, dovevo, sapere come.

<<Come hai fatto?>>

<<Vivo nel mondo esterno il resto dell'anno>>mi ricordò.<<Tantissima pratica, tantissime emicranie e tantissime imprecazioni>>

Mi resi conto che era la prima volta che passavamo tanto tempo senza discutere o senza che mi rifilasse una battuta esasperata. Sperai di iniziare a starle simpatico.
Ci avvicinammo e in effetti riconobbi degli orribili nanetti da giardino, come facevano a piacere certe cose alla gente?  Sembravano vivi, che ansia.
Annabeth incrociò le braccia<<Sembra aperto>>

<<Snack-bar>>mormorai con voce sognante.

<<Snack-bar>>ripeté Samira, con lo stesso tono e prendendo sotto braccio la sua amica.

Chase si rilassò<<Sam, hai ancora tutti soldi?>>

<<Certo>>

Grover scosse il capo<<Siete matti? Questo posto è assurdo>>

Lo ignorammo tutti e tre. La fame ebbe la meglio, forse avrei mangiato quelle gambette da capra se mi avesse fermato.
C'erano un sacco di statue : bambini, animali, perfino un satiro di cemento con un flauto sulla bocca. 

<<Bee-bee!>>belò<<Quello sembra mio zio Ferdinand>>

<<Piantala>>commentò Annabeth<<Dei, non hai fame?>>

<< C'è odore di cheeseburger >>concordò Samira, bagnandosi le labbra.

<<Io sono vegetariano.>>ci ricordò.

<<Ma se mangi le enchiladas al formaggio e lattine di alluminio>>ribattei.

Mi guardò piuttosto male<<Dai, andiamo via. Queste statue mi stanno guardando e c'è puzza di mostro>>

Poi la porta si aprì, come per magia ma quando guardai la figlia di Ecate, vidi che era altrettanto sorpresa.
Apparve una donna mediorientale, con indosso un vestito nero che la copriva totalmente. La sua testa era avvolta dai un velo, non le si vedevano neanche gli occhi.
Però, in qualche modo, sapevo che era bellissima. 

<<Bambini, è tardi per andarsene in giro tutti soli.  Dove sono i vostri genitori?>>

<<Sono...ehm..>>iniziò Annabeth.

Samira fece un sorriso, uno che non avevo mai visto,  avrebbe fatto tenerezza a chiunque<<Siamo orfani>>

<<Orfani?>>chiese con aria dispiaciuta, la sconosciuta<<Oh, poveri cari. Non posso crederci>

<<Abbiamo perso il convoglio del circo. Il direttore ci aveva detto di aspettarli al distributore nel caso ci fossimo persi ma non c'è nessuno.>>la spalleggiai<<E abbiamo tanta fame>>

<<Dovete entrare! Io sono zia Em, accomodatevi pure nel retro. C'è un area di ristoro>>

Noi entrammo ma sentì Annabeth chiedere a Samira dove avesse preso quella bugia, lei disse che se avesse guardato un po' di tv lo avrebbe saputo. 
La ringraziammo quasi tutti, Grover no. 
Il magazzino era pieno di altre statue, ma erano tutti vestiti in modi diversi, di epoche diverse e non sembravano tanto felici. 
Pensai che ci volesse un giardino molto grosso per farci stare almeno una scultura, erano a grandezza naturale. 
Pensandoci meglio, sarebbe stato facile darmi dell'idiota per essere entrato nel negozio di una sciroccata col burka. 
Ma avevo fame e la cosa mi rendeva ancora più impulsivo, e poi per la prima volta entrambe le ragazze erano d'accordo con me.
L'area era delineata da un bancone da fast food, un dosatore di salse e in pratica ogni ben di dio. 

<<E' così bello che non sembra vero>>sussurrò Annabeth.

Samira si girò di scatto, scuotendo la testa come per togliersi qualcosa dai capelli. Guardò lei, poi me e infine Grover. Non sembrava più tanto a suo agio. 

<<Accomodatevi>>ci invito zia Em.

<<Fantastico>>esultai.

La Principessa della Foschia tornò di nuovo in modalità apatia, che le prendeva? 

<<Davvero? Tutto questo è per noi?>>

<<Certo, Samira. Tutto ciò che desiderate>>

Che strano, avevo pensato, conosceva il suo nome ma avevo così fame, non riuscivo a pensare ad altro.  Iniziammo a mangiare, persino Grover si arrese ma la mora guardò solo la cucina. Dovetti tirarla per la manica per farla sedere, le passai un milkshake alla fragola. 
La guardai assaggiarlo, non mi sorrise ma continuò a guardarmi, come se fosse sorpresa della mia scelta. Avevo indovinato grazie al colore.
Il rosa le stava bene ma i miei pensieri svanirono quando zia Em tornò con altre patatine fritte.

<<E così vende nanetti da giardino>>esordii.

<<Oh sì ma anche animali e persone. Di tutto! Anche su ordinazione, ho molte richieste>>raccontò<<Anche se una volta vendevo di più, da quando hanno costruito l'autostrada c'è poco traffico>>

Samira continuava a guardarla con quell'espressione, quella che mi aveva riservato quando l'avevo chiamata strega. Non fu molto educata e non capivo perché, sembrava una signora gentile ma la mia compagna di viaggio la fissava come se fosse un puzzle da risolvere.
Annabeth mangiava tranquilla, le gote rosse.

<<Allora>>iniziò la mora, con uno strano tono<<le statue le fa lei?>>

<<Certo che sì. Un tempo mi aiutavano le mie due sorelle ma sono morte, ormai e zia Em è rimasta sola. Ho solo le mie statue, per questo le faccio, mi tengono compagnia>>

Provai pena per lei ma non durò molto perché Samira mi calpestò un piede. La tregua che mi aveva concesso, capì, era terminata e non sapevo neanche che avessi combinato! Me ne stavo lì a mangiare, zitto zitto. 
Mi accorsi però, guardando sotto il tavolo, che l'altro piede aveva colpito Annabeth.
Le due amiche si fissarono mentre Arrow continuava a comportarsi in modo strano, facendo strani cenni. <<Due sorelle?>>

<<E' una storia terribile. Non adatta ai bambini>>commentò triste.<< Una donna cattiva era gelosa di me, tanto tempo fa, quando ero giovane. Avevo un fidanzato e questa donna cattiva voleva dividerci. Provocò un orribile incidente e le mie sorelle vivevano con me, io mi salvai ma loro no. Dovetti pagare un prezzo molto alto>>

Annabeth aveva smesso di mangiare, mi accorsi ed era sbiancata. Aveva la stessa espressione dell'altra, anche Grover aveva una patatina in mano ma non osava mangiarla. 
Io non li capivo, e poi quello strano ero io? Mi sentivo le palpebre pesanti. 

<<Ehi>>mi chiamò la mora, a risvegliarmi furono le sue mani. Erano sulle mie spalle.<<Forse dovremmo andare, magari il direttore sta venendo a prenderci>>

<<Sì, vero. Sicuramente ci stanno cercando.>>

Zia Em guardò la bionda<<Hai dei bellissimi occhi grigi, Annabeth. Numi del cielo, ne è passato di tempo dall'ultima volta che ho visto occhi come i tuoi.>>

Quando si chinò per accarezzarla, quella balzò in piedi. Grover la imitò e Samira strinse la presa sulla mia felpa, mi tirò per il cappuccio. Mi alzai sbuffando.
Non volevo proprio andare via, non volevo fare proprio nulla nella vita. 

<<Andiamo, è già tardi>>aggiunse il mio migliore amico.

<<Vi prego, cari. Mi capita così di rado di passare un po' di tempo con dei bambini. Prima di andare, mettetevi in posa per me! Farò una foto, sarete i miei modelli>>

Annabeth si spostò da un piede all'altro, sembrava quasi in asia<<No, meglio di no. Siamo minorenni>>

<<Ma sì, certo che possiamo>>commentai.<<Che male c'è?>>

Samira mi strinse le unghie nella spalla ma continuò a sorridere alla donna<<Ti faccio male io se non la pianti di parlare, Jackson>>

<<Non c'è niente di male, ha ragione Percy. Forza, cari, mettetevi in posizione>>

Eravamo in fila, proprio davanti a lei. Ci divideva solo il tavolo e Grover continuava a guardare dietro<<Assomiglia davvero a zio Ferdinand>>

<<Ci vorrà solo un attimo. Percy, caro, non vuoi abbracciare Samira?>>domandò, mentre si toglieva il velo. Ero curioso di vederla in viso.

<<Sì, va bene, certo>>

Mi avvicinai ma lei mi puntò i suoi occhi blu addosso quando tentai di farle scivolare la mano sulla vita.<<Provaci e ti taglio le mani>>

<<Ma perché?>>domandai, arrossendo. Sull'autobus non era stato un problema, iniziavo a pensare che avesse una seconda personalità.

<<Perché devi svegliarti>>

Mi sembrava di esserlo<<Sempre gentile, Samira>>

<<Dico davvero, svegliati. Guarda attraverso>>mi sussurrò.

<<Attraverso cosa?>>

<<Ma quello è zio Ferdinand!>>urlò Grover.

Annabeth si infilò il suo berretto, diventò invisibile<<Non guardatela in faccia!>>

Accadde tutto velocemente, il caos piombò senza preavviso. Non mi sentì più stanco ma me ne resi conto dopo, Grover finì su una panchina ma io andai a sbattere contro la strega. 
Con mia enorme, imbarazzante sorpresa, mi ritrovai Samira sopra. 
Non sopra sopra, era chinata su di me, mi copriva il viso con le braccia e i suoi capelli erano una tenda tra me e il pavimento.

<<Scappate!>>gridò il satiro.

Guardai oltre essi, scorsi i sandali di zia Em e poi delle dita mi sfiorarono i capelli, Samira si tese e mi tenne fermo. Quelle dita erano strane, sembravano artigli freddi.
Poi si posarono sulle ciocche della ragazza e udì uno stridulo, non era niente di mortale. 

<<Dimmi, bambina, cosa mi ha tradito?>>parlò con Samira.

Spostai il viso, mettendomi meglio e il mio naso sfiorò la guancia calda della mora. Sarei andato in iperventilazione in circostanze normali ma non in queste. La sua mano scivolò nella mia tasca e mi diede Vortice.

<<L'incantesimo per attirare i semidei. Me la cavo con le illusioni e...>>rispose lei<<Quando le cose sono troppe belle, di solito, è perché non lo sono. >>

Detto questo, Sam mossa le mani all'indietro, tenendo gli occhi chiusi e lo stesso vento che aveva usato sulla spiaggia, quando la vidi per la prima volta, colpì zia Em.
Lei tirò un urlo e finì oltre il tavolo, con violenza.
La mora si alzò da me e mi guardò male, come se fossi un deficiente e non mi offrì un mano.

<<Vuoi restare lì e metterti in posa per morire?!>>

Annabeth era nascosta dietro una statua terrificante, ci chiamava saltando mentre guardava da un riflesso. Seguì il medesimo, vidi una di quelle sfere di vetro ornamentali da esterni. 
Zia Em si stava alzando, era una figura scura e non aveva più un cappello.
I suoi capelli si contorcevano in colori verdi, sembravano serpenti.
Serpenti, mi dissi, statue...oh no.

<<È Medusa>>realizzai.

Samira mi spinse verso altre statue <<Ma dai?!>>

ANGOLO AUTRICE

Eccoci, in un nuovo capitolo! 
Siamo proprio all'inizio, lo so, quindi sembra tutto nuovo ma l'avventura è ufficialmente iniziata. 
Ne accadranno delle belle e spero che vi piaccia l'idea che mi sono fatta su Medusa, rispetto ai libri. Cosa ne pensate di Sam per adesso? 
Commentate, votate e seguitemi su tutti i social.
Ricordate che io vedo che non mettete la stellina, è importante per me! Vi pregooo.
Potete trovarmi su Tik Tok e Instagram col nome di THE STORIES OF HOPE mentre su YouTube mi chiamo proprio FANGIRL TV, come qui.
Vi mando un abbraccio, semidei.
Ci vediamo il prossimo giovedì. 

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