CAPITOLO 44
FACCIO A PUGNI CON LA VERITÀ
➶☽ Samira ☾➴
Non ero sicura di quello che sentivo.
Ero intorpidita, c'era un silenzio dentro di me che si agitava, come una schiuma che copriva la sabbia, tutto quello avevo provato sotto il cielo.
Mi sentivo diversa, come se la porta fosse socchiusa e non più serrata.
Lo sentivo, quel potere, quel qualcosa, stava facendo le fusa, giocava con me, fiero.
Io non mi sentivo fiera di me stessa.
Atterrammo nel parco di Crissy Field dopo il crepuscolo e non appena il dottor Chase scese, Annabeth corse ad abbracciarlo.
Una nausea si impossessò di me e mi staccai da Percy, fissando il volto incosciente di mio padre.
<<Hai fatto ciò che dovevi, Ragazza Rosa>> mi parlò mentalmente Cassian, volava sopra di noi. <<Non c'è nulla di cui ti devi perdonare>>
Gli stavo facendo del male, ancora. Il dolore era una valanga e avevo paura di finirci sotto troppo presto.
Mi alzai, lasciandolo sul sedile ma solo perché sentì qualcuno annaspare.
Zoe. Artemide la stringeva.
Con le gambe tremanti le raggiunsi, erano scese, sdraiandosi sull'erba e fui la prima a finire al suo fianco, seguita dagli altri.
<<Non può curarla con la magia?>> chiese Jackson.<<Lei è una dea>>
Sembrava turbata <<La vita è una cosa fragile, Percy. Se le Parche decidono di tagliare il filo, non c'è con molto che io possa fare. Ma posso tentare>>
Fece per posare la mano su fianco di Zoe, ma lei la prese per il polso. Si guardarono negli occhi e io iniziai a sentire qualcosa oltre il torpore. Avevo capito.
<<Ti...ti ho servito bene, mia signora?>> sussurrò Zoe.
<<Con grande onore>> rispose la dea, piano <<La migliore delle mie attendenti. Riposo. Finalmente>>
<<Posso provare a guarirti dal veleno, mia prode>>
Ma, in quel momento, credo che tutti comprendemmo che non era soltanto il veleno a ucciderla. Era l'ultimo colpo di suo padre e compresi che Zoe era pronta, perché si era preparata.
Avevo la gola secca <<Lo hai sempre saputo. Hai sempre saputo di essere tu>>
<<Sì.>> ammise.
Non volevo che morisse.
E odiavo ancora di più il fatto che la capissi.
Aveva scelto di salvare tutti noi e la furia di Atlante le aveva spezzato qualcosa dentro.
Talia stava piangendo.
Zoe le sorrise <<Mi dispiace per le nostre liti, saremmo state buone amiche>>
<<È stata colpa mia. Avevi ragione su Luke, sugli eroi, sui maschi...su tutto.>>
Mandai già un groppo in gola nel sentire il suo nome.
Annabeth mi strinse la mano e fui così sollevata per un secondo, perché mi era mancata tanto da non respirare.
<<Forse non tutti gli eroi>> disse, voltandosi verso Percy <<Hai ancora la spada?>>
Lui tirò fuori Vortice e gliela mise in mano. <<Sì>>
<<Hai detto la verità, Percy Jackson. Tu non sei affatto come... Ercole. Sono onorata che tu abbia questa spada.>>
<<Grazie>> le disse, commosso.
Fu quando si voltò verso di me che sorrise e rise, allungò una mano, togliendola da quella di Talia, me la mise sul viso, pulendola dalle lacrime che non sapevo ci fossero.
<<Arrow>> gemette <<Ero arrabbiata con te, perché volevo che fossi una delle mie frecce, non la sua. Ma...ma ho capito. Tu non sei la freccia di nessuno, sei di te stessa>>
<<Quando ti ho vista la prima volta, Zoe Nightshade, ho capito che volevo essere come te. Non l'ho mai detto ma tu mi hai cambiata. Mi hai reso chi sono>>
Era vero.
Quando l'avevo incontrata ero una ragazzina,ero arrabbiata col mondo, perché Ade mi aveva strappato mio padre.
Zoe mi aveva insegnato a tenere un arco, mi aveva parlato di controllo, della maschera che avrei dovuto indossare per sopravvivere.
Mi aveva davvero cambiata e provavo solo gratitudine, perché in quel modo mi ero salvata da me stessa.
<<Fammi una promessa>> tossì.
Mi avvicinai e lei strinse la presa, al punto che la mia fronte toccò la sua.
<<Tutto quello che vuoi>> mi si spezzò la voce.
<<Non dimenticare mai più ciò che sei>>
Quella frase l'avrei tenuta con me per sempre, così come i suoi occhi castani, così sollevati e in pace. Era così che, capì, volevo andarmene da quella vita.
Ade poteva fare del suo peggio nella mia morte, darmi la dannazione eterna, ma io sarei morta così: accettando tutto quello che ero stata e che ero diventata.
Zoe Nightshade riuscì di nuovo a cambiarmi.
Artemide pianse silenziosamente, proprio mentre la sua ancella sollevava lo sguardo verso il cielo stellato.
<<Le stelle>> bisbigliò <<Riesco di nuovo a vedere le stelle, mia signora>>
<<Si, mia prode. Stanotte sono splendide>>
La osservai sorridere, serena. <<Zoe...>>
<<Sarò una tua stella>> sussurrò ma non seppi mai a cosa si riferisse.
Fu l'ultima cosa che disse, che vide, che respirò.
Artemide portò le mani chiuse a coppa sopra la bocca di Zoe e pronunciò qualcosa in greco, poi un soffio di fumo argenteo esalò dalle labbra di Zoe.
Mi alzai, lasciando cadere la mano di Zoe sull'erba.
Fu in quel momento che il suo corpo tremò e svanì.
Scrutai il cielo, l'oscurità di cui facevo parte e vidi che le stelle erano più luminose, stavano formando un disegno che non avevo mai visto: una costellazione luccicante, che somigliava molto ad una ragazza con un arco, che correva per il cielo.
<<Che il mondo ti onori, mia Cacciatrice>> disse Artemide <<Vivi per sempre nel Cosmo>>
Dei, non potevo farcela.
Raggiunsi la slitta barcollando, il dolore mi tolse il fiato.
Cassian era appollaiato davanti a me, mi guardava.
<<Respira>> mi disse solo. <<Respira, Ragazza Rosa. Concentrati su questo>>
Chiusi gli occhi ed ubbidì, ma avevo il petto in fiamme.
Avvertì una mano fredda sulla schiena, girai appena il viso sentendo Artemide e per la prima volta fui sollevata che fosse lei e non Apollo.
Apollo trovava sempre la gioia nel dolore, io non volevo nessuna gioia, volevo sentirlo quel dolore, volevo nuotarci e affogarci.
<<Perché non si sveglia?>> le chiesi.
<<A volte, le persone non sanno come affrontare la sofferenza, la loro mente non riesce a sopportarlo. L'Ammiraglio ha bisogno di riposo, i ricordi probabilmente torneranno ora>>
<<Come?>>
<<Quando hai trattenuto il cielo, eri vulnerabile e forse l'incanto è sparito. Forse ha perso i sensi per questo, in ogni caso, ora sa ciò che..>>
<<Ho fatto>> la interruppi di nuovo.
<<Che sei, che siete entrambi>> mi corresse. <<Devo salire sull'Olimpo ma voglio aiutarti. Io e te siamo sorelle nell'oscurità, entrambe arciere. Porterò l'Ammiraglio a casa, al sicuro.>>
<<Sul serio?>>
<<Sì. Non potrò portarvi con me ma vi manderò un aiuto>> promise.
<<Grazie>>parlò Percy.
Oh, bene. Erano tutti dietro di noi, avevano sentito tutto.
Lei annuì e salì sul carro, lanciò un'occhiata a Talia, che ricambiò e poi guardò me.
L'Olimpo ci aspettava.
Il carro incominciò a luccicare, ma come facevo col carro di Apollo, non distolsi lo sguardo dalla luce divina, lasciai che mi penetrasse nell'anima.
Ci fu un lampo argento ed ella sparì, insieme a mio padre.
E finalmente respirai.
<<Be', io continuo a preferire Atena>> bofonchiò il dottor Chase.
<<Papà, mi dispiace...mi dispiace che..>> balbettò Annabeth.
Lui l'abbracciò e mi fece un male cane.
<<Shh. Fa quello che devi, cara mia. So che tutto questo non è facile per te ma hai degli ottimi amici>>
Annabeth sorrise e annuì prima di lasciarlo andare.
Poi udimmo tutti un battito frusciante di grandi ali e vedemmo tre pegasi sbucare dalla nebbia.
Due bianchi e uno nero. Percy esultò <<Blackjack!>>
<<Ehi, capo! Sei riuscito a salvare la pelle anche senza di me?>>
<<È stata dura>> ridacchiò lui.
<<Ma perché tre? Siamo in quattro>> sbuffò Talia.
Blackjack alzò le spalle. <<Perché la Principessa la voglio portare io e anche il Capo>>
<<Come butta?>> dissero gli altri due pegasi.
<<Loro sono Guido e Timballo>> ci spiegò il cavallo nero. <<Sono tutti amici questi?>>
<<Sono amici, sì. Dobbiamo andare sull'Olimpo>> continuò Percy.
<<Tranne il mortale laggiù,vero?>>
Ispirai prima di rispondere, avevo i polmoni che bruciavano e cercai di contrarmi solo su quel dolore, come se potesse sotterrare l'altro, più profondo, come una voragine.
<<No, non verrà>> lo rassicurai.
Ne avevo abbastanza dei padri per un giorno.
Ma al dottor Chase non importava, si era innamorato dei pegasi e sorrideva, Annabeth lo abbracciò forte.
<<Tesoro, lo so che San Francisco è un posto pericoloso per te. Ma ti prego di ricordare che qui da noi avrai sempre una casa. Ti terremo al sicuro>>
Saltai sulla schiena di Blackjack, zitta e rigida.
Sapevo che sarebbe successo prima o poi.
Annie se ne sarebbe andata dal Campo Mezzosangue, avrebbe trovato una casa ma...se io non l'avessi avuta più?
No.
No, mio padre avrebbe ricordato e mi avrebbe amata di nuovo.
Potevo aggiustare le cose.
Percy si issò dietro di me, non disse una parola e io non mi mossi mentre mi avvolgeva con le braccia per tenere la criniera del pegaso.
Partimmo in silenzio, sorvolando la baia, puntando alle colline orientali e ben presto San Francisco non fu altro che una falce di luna alle nostro spalle, con qualche lampo di fulmine a nord.
A me non importava, tenni gli occhi sulle stelle, su Zoe, finché non vidi altro che nero e più che addormentarmi, ebbi la sensazione di svenire.
<<Lunetta, Lunetta, Lunetta>>
La sua voce era ovunque nella mia mente, era debole, ferita, triste ma era lì.
Luke.
Luke era lì, non potevo vederlo, forse non volevo ma allungai una mano nell'oscurità e trovai la sua. La riconobbi al tatto, era dura, i calli ben formati, grande e calda.
Quante volte l'avevo stretta solo per tornare a respirare?
Quella mano mi aveva tradito.
La mollai, spintonandolo via nell'oscurità.
<<Lasciami entrare>> mi supplicò.
<<Non sei reale>>
<<Sì, che lo sono.>>
Era vivo. Oh dei, era ancora vivo!
Il sollievo fu enorme, ma questo significava che...<<Come riesci a parlare con me...così?>>
<<Siamo legati, tu ed io. Ora devi solo guardarmi>>
Mi tentò, non potevo più fingere che non fosse nella mia testa.
Ma quando alzai lo sguardo non vidi niente.
Mi svegliai di soprassalto, le stelle erano meno visibili e Percy mi prese per una spalla. <<Ehi, tutto okay?>>
No. Nulla era okay.
Mi ero frantumata in milioni di pezzi per adattarmi ad un mondo che non era fatto per me.
Talia e Annabeth dormivano sui loro pegasi, esauste e noi andavamo velocissimi, e poco più avanti, un intenso bagliore color avorio mostrava New York.
<<Vuoi parlarne?>> mi domandò ancora, non osai girarmi.
Deglutì, stropicciandomi gli occhi. <<Di cosa?>>
<<Ti ho sentita nella mia testa, ero dentro la tua e..>>
<<Abbiamo un legame telepatico.>> spiegai <<Anche con Cassian ne ho uno>>
<<Ce l'ha avuto prima con me, Pesce Pagliaccio!>> gracchiò Cas.
<<Quindi percepisci quello che penso?>> domandò.
<<No. Devi farmi entrare, e viceversa.>> sussurrai.
<<E la storia dei sogni? Ero io che cercavo di parlarti?>>
No, era Luke.
Condividevo quel legame telepatico anche con lui.
Non so perché mentì <<Non lo so>>
Talia di destò sbadigliando e allungò una mano, senza guardare giù. <<Cavolo, è iniziato!>>
<<Il Solstizio d'Inverno>> sorrise Annie.
Aveva ragione, più ci avvicinavamo, più sentivo il potere concentrato sull'Empire State Building, passammo tra tuoni e fulmini.
Nell'oscurità del primo mattino, torce e fuochi facevano rilucere i palazzi abbarbicati alla montagna. Sull'Olimpo non si dormiva mai.
L'inverno sembrava non esistere, c'erano profumi di primavera e musica lieve, ci seguì fino a quanto atterrammo nel cortile esterno della dimora degli dei.
<<Buona fortuna>> ci disse Blackjack.<<Spero che non vi polverizzino>>
Annuì, scendendo per prima e quando Cassian volò verso di me, alzai il braccio e sussurrai la formula per diventare un braccialetto. Non era sicuro per un mostro stare sull'Olimpo, così era al sicuro.
Annabeth mi accarezzò il braccio.
<<Stai bene?>> le chiesi.
<<Credo che...che ci vorrà del tempo per capirlo. Ma ho capito molte cose. Se non c'è un motivo per cui morire, allora perché vivere?>>
<<Annie>> la tirai per la manica. <<Ti voglio bene, lo sai questo?>>
La sua espressione si addolcì <<L'ho sempre saputo>>
<<Non volevo...non volevo mentire a nessuno.>>
Parlavo di mio padre. Dovevo dirglielo, prima che fosse tardi.
<<Hai fatto tutto ciò che potevi>> mormorò <<Non sono arrabbiata, lo capisco.>>
Era tutto ciò che avevo bisogno di sapere.
La lasciai andare e la osservai muoversi, mi voltai un attimo verso la città divina, presi un altro respiro e anche se fece un male cane, rimisi la maschera di cui avevo bisogno.
Non sarei stata indifesa davanti agli dei.
Mai più.
Dodici trono enormi formavano una U attorno a un grande fuoco centrale, come erano disposte le cabine al campo.
Il soffitto scintillava di costellazione, vedevo ancora Zoe.
Tutti i posti erano occupati e gli dei erano altri quasi alti cinque metri.
Mi fermai tra Percy e Annabeth, quest'ultima era con Talia.
<<Benvenuti, eroi>> esordì Artemide.
Non ero un'eroina, odiavo quella parola.
Perciò mi limitai a guardarmi intorno, fingendo che fosse più interessante l'architettura e così notai Bessie e Grover. Una sfera d'acqua aleggiava al centro della sala e la creatura ci nuotava tranquilla.
Grover, dopo aver avuto il permesso, corse da noi e abbracciò subito il suo migliore amico.
<<Ce l'avete fatta!>>
Perché a me non sembrava così? Avevo la sensazione di aver fallito.
<<Eroi?>> ripeté Artemide.
La dea scese dal trono e divenne di dimensioni umane, i suoi nuovi capelli rossi mi fecero innervosire, ma quando i suoi occhi incontrarono i miei, seppi che mi stava dicendo che mio padre era al sicuro.
Non lasciai andare alcuna emozione, troppi mi guardavano. Però, avrei voluto dirle grazie.
<<Il Consiglio è stato informato delle vostre gesta, sanno che il Monte Otri sta risorgendo a ovest. Sanno del tentativo di Atlante e dell'esercito. Abbiamo votato per l'azione. Agli ordini del divino Zeus, io e mio fratello Apollo cacceremo i mostri più potenti. La divina Atena controllerà gli altri Titani e il divino Poseidone ha ricevuto il permesso di combattere contro la Principessa Andromeda. E quanto a voi, eroi...>> poi si voltò verso la sala. <<Questi mezzosangue hanno reso all'Olimpo un grande servigio. Qualcuno può negarlo?>>
Alzai gli occhi su Zeus, era serio nel suo completo, ma fissava solo sua figlia ed Era aveva i capelli intrecciati, l'espressione molto infastidita.
Guardai Poseidone, Efesto era proprio come l'avevo sempre immaginato: di brutto aspetto, con una gamba stretta e un po' deforme, la barba e con delle fiamme tra i baffi.
Ermes mi fece subito un mezzo sorriso, non furbo ma compassionevole, non volevo la sua pietà.
E quando incrociai lo sguardo di Apollo, lui mi fece subito l'occhiolino, con le cuffiette nell'orecchie.
Dioniso stava sbuffando, Ares invece stava affilando il coltello.
Passai all'altro lato. Demetra era proprio come immaginavo, bella e tutta vestita di verde, ma non era bella la metà di Atena, che sembrava così ferma, dura ed elegante.
E poi eccola.
Afrodite mi sorrise dolcemente, anche se notai il giudizio per il mio aspetto poco curato, sembrava felice di vedermi.
Io no, ero arrabbiata con lei.
Al Tartaro l'amore.
Ma quello per cui mi sentivo arrabbiata, è che c'erano molti altri in giro per la sala, tutti erano dei minori. Non conoscevo i nomi di tutti, ma sapevo che lei non c'era.
Mia madre non era lì.
Apollo si schiarì la voce. <<Devo ammettere che sono stati molto bravi...>>
<<Ehm sì, decisamente.>> lo interruppe Ermes, per evitare l'haiku <<Tutti a favore di non disintegrarli?>>
Alcuni sollevarono le mani ma
Ares sbatté le mani <<Non è giusto, quei due sono pericolosi. Sarebbe più sicuro...>>
<<Non ridurremo mio figlio in pezzettini>> lo interruppe Poseidone.
<<E nemmeno mia figlia>> protestò Zeus <<È stata brava>>
<<Anch'io sono molto fiera di mia figlia>> sorrise Atena.
Tutti erano molto fieri dei loro figli.
Ma io?
Dov'era mia madre? E avevo ancora un padre?
Non era giusto.
Avevo sacrificato così tanto.
<<AH!>> ringhiò Ares alzandosi<<Solo Ade ha mantenuto la parola, il che significa che quei due marmocchi sono pericolosi per la Grande Profezia.>>
Dal nulla, delle tralci di viti lo acchiapparono facendolo ricadere sul trono. Dioniso sbuffò. <<Ti prego, basta. Lascia i combattimenti per dopo, Ares. Atena? Pensi che sia saggio distruggerli?>>
<<Non esprimo giudizi, faccio notare solo il rischio.>>
<<Io non permetterò che vengano puniti!>> sbottò Artemide. <<Devono essere premiati>>
<<Bene, può andare. Ma il mostro almeno deve essere distrutto, siamo tutti d'accordo?>> chiese Zeus.
Lo guardai, era innocuo, dolce e sì, era un mostro ma non era per questo era mostruoso.
Cassian era un esempio lampante.
<<No>> dissi.
Molti si voltarono verso di me, direi tutti ma fu Percy a sostenermi, mi sfiorò la mano e annuì. <<Non potete fare del male a Bessie!>>
<<Muuuuuu>>
<<Hai chiamato Bessie l'Ofiotauro?>> domandò accigliato Poseidone.
<<Papà, è soltanto una creatura marina, molto dolce.>>
<<Il potere di questo mostro è così notevole. Se i Titani dovessero rubarlo...>>
<<E se voi doveste ucciderlo, allora non sareste meglio di loro>> esordì.<<Non avete imparato niente? Controllare le profezie non funziona mai. Uccidere una creatura innocente è sbagliato e di scelte sbagliate qui ne sono state prese già troppe. Crono non ha forse divorato i suoi figli solo per quello che avreste potuto fare? E com'è andata alla fine?>>
Mi aspettai di essere fulminata a seduta stante, eppure guardai negli occhi il Re degli dei.
Cos'avevo da perdere ormai?
<<E i rischi? Crono sa fin troppo bene cosa accadrebbe se fosse mia figlia o il figlio di mio fratello uccidesse la creatura. Non possiamo lasciare un'opportunità del genere aperta>> rispose calmo, sorprendendomi. <<Talia compirà sedici anni appena sarà finito questo giorno, come dice la profezia>>
<<Deve fidarsi, divino Zeus. Deve fidarsi di loro>> intervenne Annabeth.
<<Fidarmi di un eroe?>> si scurì in viso.
<<No>> alzai il mento. <<Quanto potere in una parola così ridicola. I semidei non sono eroi, sono i vostri figli. Si fidi di questo, di ciò che avete generato, di ciò che fa parte di voi.>>
Artemide mi sorrise, mettendomi solo a disagio. << Sono ragazzi così giovani e hanno fatto così tanto, sono in grado di fare le scelte giuste. La mia fedele compagna, Zoe Nightshade, è salita in cielo. Mi occorre una nuova luogotenente. Posso avvicinarmi a te, padre?>>
<<Sì, vieni>>
Lei gli andò incontro, gli parlò all'orecchio, quando Percy mi afferrò il polso. Mi voltai a guardarlo, allarmata, era una presa forte.
Mi fissò e poi ispirò come se si stesse contrando, voleva parlare telepaticamente, così io feci lo stesso.
<<Non farlo>>
<<Non fare cosa?>> Era praticamente verde. <<Jackson, se mi vomiti addosso, ti trasformo nell'animale peggiore che mi viene in mente>>
<<Sì, no...Non farlo, non potrei sopportare che...non è tutto nero, okay? So che adesso sei giù, che credi di essere sola. Ma non è così! Puoi ancora sistemare le cose con...>>
<<Avrò una nuova luogotenente>> annunciò Artemide.<<Se accetterà>>
<<No, no>> parlò Percy.
<<Talia>> sorrise Artemide <<Figlia di Zeus, vuoi diventare una Cacciatrice?>>
Un silenzio riempì la sala e Annabeth sorrise, stringendo la mano dell'amica. Io feci un respiro di sollievo, stavo per avere un infarto divino.
Percy mi lasciò andare.
<<Lo voglio>> sorrise Talia, sicura.
Zeus sembrò preoccupato. <<Figlia mia, rifletti bene...>>
<<Padre, non compirò sedici anni e impedirò la profezia diventi mia. Mi schiererò al fianco di mia sorella Artemide e Crono non potrà tentarmi>> mormorò inginocchiandosi. <<Consacro me stessa alla dea Artemide. Volgo le spalle alla compagnia degli uomini.>>
Partì un applauso e ciò che più mi sorprese fu una risata.
Afrodite scoppiò a ridere, tenendosi il petto. <<Oh, menomale. Per un attimo ho pensato di strapparti i capelli se avessi scelto male, Artemide>>
Oh dei. Parlava di me e Apollo la seguì. <<Sarebbe stato divertente>>
<<So quali sono le regole>> gli rispose Artemide.
Talia si rialzò, ignorandoli e andò da Percy, che aveva ripreso colore e poi lo abbracciò.
<<Non ti dovrebbe essere proibito abbracciare i ragazzi?>> le domandò.
<<Sto rendendo onore a un amico. Non ho avuto pace dalla Collina Mezzosangue e finalmente ho una casa. Sarai un grande eroe>>
<<Grazie, Talia>>
Poi lei abbracciò Annabeth, stringendola forte. <<Sono fiera di te. Sei cresciuta così bene, sei così forte.>>
<<Sono cresciuta grazie al tuo sacrificio>> le rispose commossa.
<<Lo rifarei mille volte ancora>>
Grover singhiozzò e l'abbracciò in lacrime.
Quando si voltò verso di me, mi raddrizzai <<Non devi abbracciarmi>>
<<Sta zitta>>
Mi agguantò e mi strinse a sé così forte che sentì la forza immortale che ora scorreva dentro di lei. Poggiò una mano sui miei capelli e poi indietreggiò, poggiando la fronte sulla mia.
<<Non ti ho mai detto grazie, Sam>> si schiarì la voce. <<Quella notte, avresti potuto lasciarmi lì, sapevi che ero finita. Ma non lo hai fatto, hai detto che non mi avresti lasciata morire da sola e ci sei stata.>>
<<Non ti ho salvata>>
<<Sì che lo hai fatto.>> mi strinse le spalle. <<Ed ero furiosa con te per questo, perché credevo di non meritarlo, perché ti rivedevo in me. Ma ora ti vedo davvero, ti ho vista su quella montagna, tu sei una forza della natura, Samira Arrow. È così che mi hai salvato. Hai salvato la mia anima>>
Cercai di non commuovermi, ma le parole non mi uscirono, così annuì, lasciandola andare.
<<Bene!>> applaudì Artemide. <<Tornando alla creatura...>>
<<È pericoloso quanto il ragazzo, non dovrebbe esserci nessuno dei due>> ribatté Dioniso.
Lo guardai malissimo e credo se ne accorse ma Percy gli tenne testa. <<No, potete prendere voi Bessie, nasconderla in mare o dove sarebbe al sicuro, dovreste solo proteggerlo>>
<<E perché dovremmo fidarci di te?>> esordì Efesto.
<<Ho quattordici anni, mancano ancora due anni.>>
<<Due anni in cui Crono potrà usare per traviarti meglio, molte cose possono cambiare in due anni...molte persone>> parlò Atena.
<<Madre!>> esclamò Annabeth, esasperata.
<<È solo la verità, bambina, è una pessima strategia tenerli in vita>>
<<Ha ragione>> dissi.
<<COSA?!>> sbottò Percy guardandomi.
<<SAMIRA!>>urlò Annabeth.
<<Non puoi dire sul serio!>> continuò Grover.
<<Avete finito?>> domandai con tono annoiato. Tornai a guardare la dea. <<Ha ragione, divina Atena. Le persone cambiano, due anni? Possono cambiare radicalmente, possono peggiorare o diventare migliori. Parlo per esperienza. Ma se c'è un'eccezione alla regola, quello è Percy Jackson.>>
Afrodite batté le mani. <<Sì, continua, tesoro, su!>>
Mi schiarì la voce, era decisamente pazza. <<Lui è irritante, logorroico e molto spesso ingenuo..>>
<<Sam, così non mi aiuti!>>
<<Visto? Irritante>> lo indicai. <<Ma Percy Jackson è anche leale, un combattente eccezionale, impara in fretta, vede sempre e solo il bene nelle persone, e giusto per essere chiari, questo non ha niente a che fare con voi. Non è un eroe perché è figlio del mare, di un dio. Ma perché è figlio di sua madre. Lui è diverso, non deluderà l'Olimpo>>
Regnò il silenzio per un po'.
Poi Poseidone si alzò stringendo un tridente gigantesco, non sembrava poi tanto offeso per averlo sminuito. <<Concordo pienamente. Io garantisco per il ragazzo e la creatura>>
<<Non lo porterai in mare!>> sbottò Zeus, allungando un fulmine tra le dita.
<<Va bene! Allora costruirò un acquario sull'Olimpo, Efesto mi aiuterà>>
Zeus si sedette di nuovo, passò gli occhi su tutti noi e poi sospirò. <<Tutti a favore?>>
<<Sì>> disse un coro.
<<Abbiamo raggiunto la maggioranza!>> decretò il Re<<Renderemo onore a questi eroi, per oggi. Ce la celebrazione del trionfo inizi!>>
☽ ♆ ☾
≈ ♆ Percy ♆ ≈
Esistono le feste, e poi esistono le feste pazzesche, fantasmagoriche, straordinarie.
Dopodiché esistono le feste dell'Olimpo. Non c'era termine per definirle.
E Samira si stava perdendo tutto quanto.
In pochissimo tutto era iniziato, con nove muse che suonavano musica che poteva piacere a tutti, con Dioniso che per la prima volta rideva. Era insieme ad una bellissima donna e io seppi, guardando i capelli castani e gli occhi azzurri, che era Arianna.
Il momento in cui mi ero accorto che Sam non era più di fianco a me, era stato solo quando gli dei si erano avvicinati per congratularsi.
E...puff, lei non c'era più.
Apollo mi aveva sussurrato: <<Non puoi aspettarti che tutte le frecce facciano centro>>
Onestamente? Non avevo capito che cosa cavolo significasse.
Annabeth e Talia si erano cambiate, non so quando, la prima stava ballando con una divinità minore e rideva, mentre la seconda ascoltava Artemide.
Sembravano felici.
Ma dov'era Sam?
Volevo parlarle, chiederle la verità su suo padre. Avevo così tante domande su come era riuscita a toglierli la memoria, su come fosse riuscita a sopportare tutto da sola da quando aveva sei anni.
Entrai nei corridoi del palazzo, era tutto imponente e bellissimo, dovetti concentrarmi per non lasciarmi trasportare dalla meraviglia.
<<Ho detto no!>>
Riconobbi subito il tono fermo e folgorante di Zeus, mi girai in tempo per notare un enorme porta socchiusa.
Non credevo ai miei occhi.
Zeus, Ade e Poseidone stavano facendo una riunione segreta.
Ade non era stato alla riunione, prima.
<<Tu non l'hai vista questa volta.>>brontolò Ade<<C'era qualcosa di spezzato in lei>>
<<Ma se la detesti!>>
<<Certo! Ho dovuto vederle un seggio negli Inferi per colpa di Persefone e Demetra!>>sbottò<<Però... conosco il dolore delle anime. Le influenza col suo potere, rende il mio lavoro impossibile! >>
C'era solo una dea che veniva definita socia di Ade e Regina degli Inferi.
La divina Ecate, la madre di Sam.
<<Non potremo gestirla per sempre, fratello. Non è solo una dea. È più antica di noi, dell'Olimpo e conosce Crono molto più di quanto voglia ammettere.>> disse mio padre, sospirando.
<<Credi che non me lo ricordi? Ma abbiamo un patto e non oserà infrangerlo rischiando la mia ira su...>>
<<Forse sì>>lo interruppe Ade<<Non è più una bambina, un simbolo lontano da sfruttare e controllare>>
Samira era molto più di questo, ognuno di noi era più di questo.
<<Ha degli alleati tra gli dei>>commentò mio padre.
<<So gestire benissimo la mia famiglia>>
Come no, avrei voluto dire. La sua famiglia era un casino.
<<Afrodite sarà la prima ad allearsi con nostro padre se osassimo toccare la sua protetta.>>continuò Poseidone. <<Soprattutto dopo che le si è rivelata.>>
<<Non mi ha neppure chiesto il permesso!>> brontolò Zeus.
Afrodite che proteggeva Samira? Non ci avrei mai creduto se non l'avessi sentito con quel tono serio. Che cos'era successo in quella limousine?
<<Ares non potrà che seguirla>>continuò Ade.
<<E Apollo è ossessionato da Samira.>> disse mio padre. <<È legato a lei da un marchio>>
Be', a quanto pare non era solo una mia idea. Il Re dei morti sembrava divertirsi a stilare una lista<<Ermes sarà un problema, i suoi figli sono troppo legati alla ragazzina. Soprattutto quel piccolo traditore>>
<<Dioniso e Artemide votarono per lei allora...>>
<<Ho capito!>>tuonò Zeus. <<Mi avete stufato!>>
Ma io lo capì dopo di lui.
Oh mamma.
Samira Arrow poteva scatenare una guerra civile fra dei.
Poseidone sospirò stanco<<Allora cedi, fratello, se hai compreso. Ecate ha commesso un crimine. Sono d'accordo ma non stiamo punendo lei, non più, stiamo punendo una figlia che ormai non ha più una famiglia>>
<<Non è ancora detto>>
<<Sì, invece. Il suo segreto è venuto alla luce, presto Dylan Preston si sveglierà e ricorderà tutto. In questo momento dobbiamo stare attenti, perché è ora che lei sceglierà chi essere. L'oscurità è a portata di mano>>
<<Ecate ci tradirà>> commentò Ade<<L'ennesimo no, l'ennesimo divieto e lei odia te, Zeus. Più di tutti.>>
Giusto. Sam mi aveva detto che Circe le aveva accennato a questo.
<<Se l'era meritato dopo l'ultimo tradimento!>>
<<Samira tentò di salvare la tua Talia. Ha salvato Percy, in molte occasioni, lo ha fatto oggi!>>disse mio padre<<Non è colpevole dei peccati della madre. Potremmo lasciare correre per una sola volta. Una sola>>
<<Non mi fido di Ecate, tu si?>>
<<Mi fido del suo amore per sua figlia.>>
Ade fece una smorfia <<Bah! Cosa ci importa dell'amore?! È un'arma, dobbiamo tenerle buone entrambe. Sapete ciò che ha fatto sulla montagna, quella era rabbia. La volete contro di voi? Diamogli un contentino e tornerà a cuccia>>
<<Non è una bestia, Zeus>> lo rimproverò mio padre.
<<Se c'è una cosa che abbiamo imparato su quella montagna è che Samira Arrow sta crescendo e con lei il suo potere. Ha sollevato il cielo, in un modo che Atlante che è un Titano non è mai riuscito a fare.>> borbottò Zues.<<Ha scelto la maledizione e il cielo l'ha lasciata andare, è qualcosa che non credevo sarebbe mai potuto accadere.>>
Mio padre alzò gli occhi al cielo<<Fratello...>>
<<Ecate non vuole una figlia ma potere. Non sarò io a darglielo!>>
<<Allora si vendicherà! Se dice a Crono la verità e lui lo dice alla ragazza, tutto sarà perduto.>>
<<Non possiamo uccidere Samira Arrow ma ucciderò tutti i suoi mezzosangue!>>ringhiò Zeus.<<Finché Ecate non si piegherà di nuovo!>>
Ecate aveva altri mezzosangue? Questo significava che Samira aveva dei fratelli non riconosciuti, ma non al campo perché sennò li avrebbe reclamati.
Qualcosa non tornava.
Se i figli di Ecate non erano ammessi, perché Samira sì?
<<Zeus, non è saggio. Hai sentito la profezia di Delfi, il verso che ha rivelato sulla ragazza. La Profezia Perduta è cominciata, è stata a contatto col cielo ormai.>>
<<E non ha paura di te>> rise Ade. <<Lo hai notato, vero? Ho ascoltato quello spettacolino, non ha paura di nessuno di noi.>>
Zeus si sedette, sembrava furioso ma anche esasperato, stanco.
Come potevo dirlo a Sam?
Ne avevamo passate di tutti i colori in quei giorni, era già a pezzi.
<<Non posso farlo.>> sospirò il Re <<Ho sottovalutato Ecate una volta, ha agito alle nostre spalle e ha tentato di tenere tutto nascosto, ci ha traditi quattordici anni fa. La ragazza è cresciuta lontana da lei ed è diventata forte, leale nei nostri confronti. Farle incontrare sua madre è un'incognita troppo pericolosa e neanche il Fato potrebbe controllare le conseguenze se Ecate mi disubbidisse>>
<<Stai scegliendo la tua prossima nemica>> sbottò Ade, nervoso.
<<Preferisco Ecate come nemica, che Samira Arrow>> si alzò.
Cosa?
Zeus aveva paura di Sam? Ma Ecate era una Titanessa, una dea, era capace di riportare in vita i morti, di entrare nelle menti, di fare quasi qualsiasi cosa!
La riunione parve finita e mi tirai indietro, mi costrinsi a nascondermi nella balconata davanti, dando loro le spalle e guardando il panorama stupendo.
<<Ti ho visto, Perseo>>
Mi irrigidì e mi girai, cercando di sistemare i vestiti puliti. Lui era ancora con la sua veste, fermo e col viso fisso su di me <<Papà, ciao, come va? Non ti avevo visto>>
<<Quanto hai sentito?>>
Mi aveva beccato, non che non potessi aspettarmelo da un dio. Mentire non aveva senso, così mi voltai di nuovo verso il panorama, essere rispettoso era l'ultimo dei miei pensieri.
<<Abbastanza>>ammisi<<Non volevo spiarvi, cercavo Sam ma ho trovato voi.>>
<<Immagino che il Fato stia ridendo>> borbottò affiancandomi <<In ogni caso, non è come immagini>>
<<So quello che ho sentito>>
<<No, Percy. Non lo sai>>
<<Cos'ha fatto Ecate?>>domandai schietto. <<E quale sarebbe la sua punizione?>>
<<Una meritata>>
<<Papà...>>
<<Non capiresti, figliolo. Non saresti oggettivo, anche solo perché sei infaturato di Samira...>>
<<Cosa?>>indietreggiai.
<< Chiunque può vedere cosa c'è nel tuo cuore ogni volta che la guardi. Che sia un dio, un mostro o un mortale>>rispose.
Tranne lei, pensai.
Va bene, ormai non lo negavo più, avevo capito ciò che provavo per lei nel momento in cui l'avevo vista sorreggere il cielo, solo per me.
Ero cotto, stracotto.
<<Non puoi dire a qualcuno che non crede di poter essere amato, di amarlo. Non ti crederà.>>mormorò.
Accettare consigli d'amore da lui era l'ultima cosa di cui avevo bisogno quel giorno, aveva lasciato mia madre dopotutto. Ma...ma era mio padre e non lo odiavo.
<<Sì, forse è così. Ma non dovrei tentare?>>
<<Non se è prematuro. Percy, forse tu sei pronto per lei ma hai pensato che magari lei non è pronta per te?>>
Ahia.
Lui era un dio, noi eravamo mortali e non avremmo avuto tutto il tempo del cosmo.
Eppure...eppure io volevo buttarmi, lanciarmi in quello che provavo e averla subito, solo perché avevo avuto un'illuminazione.
Ma se lei non l'avesse avuta?
<<Non lo so>> deglutì. <<È per questo motivo che Ecate è lontano da sua figlia, perché non è pronta?>>
<<Mio fratello ha buone ragioni per non fidarsi di lei o della sua progenie>>
<<Non è giusto! Sam crede che sua madre se ne freghi, che non l'ami, che sia crudele. Invece...>>
<<La ama, come una madre, come ogni dio ama i propri figli.>> mi interruppe. <<Stiamo lontano da voi perché è la cosa giusta, non quella più facile. Non è implicato che lo capiate. Ecate è una dea ma ha anche un grande lato oscuro come Titanessa, Percy. Bramare potere è nella sua natura e se anche una parte di lei è sinceramente leale a sua figlia, l'altra vuole solo controllarla. Devi credermi>>
<<Perché? Tutti vi comportate come se lei fosse una minaccia o....non so, diversa>>
<<Lo è. È una minaccia, è diversa, è speciale. Non è una semidea come tutti voi>>
<<Non è una minaccia! Mi ha salvato la vita su quella montagna, ha scelto di sorreggere il peso! Ha intrappolato Atlante...>>
Distolse lo sguardo da me<< La Maledizione può essere inflitta solo sui Titani. Tu hai scelto di sorreggere il peso del cielo, lo hai retto perché sei coraggioso, hai un buon cuore e sei un vero eroe. Onestamente sono sorpreso che anche Luke sia riuscito a sorreggerlo>>
<<L'ha fatto davvero, quindi>> realizzai, avevo avuto qualche dubbio.
<<Lui è un caso... interessante.>> mormorò.
<<È morto>>
<<È sopravvissuto in qualche modo e sta diventando potente. Tutti voi state diventando più forti e soprattutto Samira>>
<<Suo padre è figlio di una Nereide, di una tua Nereide. Questo non la rende...>>
<<Una mia protetta?>> domandò. <<È più complicato di così. Teti è potente, mi è molto leale e come ricorderai, fu la madre di un grande eroe>>
Vero! <<Achille>>
<<Sì. Non c'è nulla di semplice in questa storia e non ci sono risposte che posso darti. Noi non siamo i nostri genitori, dimentichi che lo so dato chi è mio padre. Ma adesso, devi mantenere il segreto, se le dirai ciò che hai udito, cosa credi che accadrà?>
<<Non posso mentirle!>> sbottai.
<<Ha appena visto morire due amiche, l'uomo che l'ha cresciuta e per cui lei ha sacrificato ogni cosa è sul bordo del precipizio. Ha perso il controllo sull'unica cosa che aveva e sua madre non è qui neppure questa volta. È sola e arrabbiata. Puoi immaginare il trauma? Puoi immaginare cosa accadrebbe se sapesse?>>
Niente di buono.
Sam era buona ma non ero cieco, sapeva essere molto vendicativa.
Avevamo bisogno di essere uniti, soprattutto con gli dei per fermare Crono e se le avessi detto la verità mi avrebbe lasciato? E se avesse seguito Luke per rabbia?
Dei, non potevo permetterlo.
<<Lo capisco e lo odio>>
<<Lo so, figliolo ma questo è più grande di noi. Più grande di te. Crono vuole separarvi, pensa quante volte ci è riuscito>> continuò, lo guardai interrogativo. <<Conosce il tuo difetto fatale, ma non quello di Samira, per questo usa te contro di lei...>>
<<Di che stai parlando? Il mio difetto fatale?>>
<<Rammenta il passato. In ogni impresa qualcuno a cui tenevi ti è stato portato via, tua madre, il tuo migliore amico e la tua amica. In tutti i casi, Samira ti ha seguito. Hai dimostrato a Crono che il tuo difetto fatale è la lealtà, Percy. Tu non sai quando è il momento di limitare le perdite. E ne hanno avuto la conferma per tutto quello che hai fatto per Samira. Per lei, sacrificheresti il mondo.>>
<<Io...non...>> balbettai.
<<Samira non ha ancora lasciato segni del suo punto debole ma di certo tu ne fai parte. Conoscere te, significa avere un ascendente su di lei e questo perché è possessiva, la sua moralità è grigia, è imprevedibile e tu...tu la rendi debole>>
<<Papà...>>
<<Ora devi proprio andare, se devi trovare ciò che stai cercando>>
Il suo sguardo si spostò verso il basso e io vidi Samira, stava uscendo dal Tempio.
Ma dove stava andando?
Quando mi girai, mio padre era svanito, niente che non mi aspettassi.
Non aspettai e corsi fuori.
<<Maledizione, perché non poteva piacermi una ragazza che non è pazza?>>
<<Perché non sarebbe amore allora>>
<<Cosa?>>
Qualcuno mi afferrò per un polso e la mia vista divenne bianca, finché sbattendo gli occhi non mi trovai sulle gradinate dell'entrata.
Una donna bellissima mi lasciò andare, aveva lunghi capelli biondissimi ed era...era straordinaria.
<<Corri, Percy, su, non lasciartela scappare>>
<<Forse lei non vuole restare>> mormorai.
<<Nessuno ha mai combattuto per lei, nessuno l'ha mai amata tanto da restare, da capire, da sceglierla. Si è sentita sempre molto sola, incompleta e...>> fece una smorfia triste <<So cosa significa. Ma lei ha detto che sei l'eccezione alla regola, allora sii l'eccezione. Lotta per lei, resta, comprendila, sceglila. L'amore è pazzo, è complicato ma sarà sempre più potente di qualsiasi cosa>>
Le credetti.
Le credetti così tanto, con tutto il cuore, che riuscivo a sentire ciò che provavo per Sam, era lì, era sempre stato lì.
<<Grazie, divina Afrodite>>
Lei mi sorrise ancora e io corsi, sentendo la risata della dea dell'amore mentre inseguivo il mio amore.
Samira camminava verso Blackjack, si teneva la tunica bianca alzata, sbuffando inferocita, mentre in spalla teneva lo zaino.
<<Ehi!>>
Si voltò solo all'ultimo e dei, povero il mio cuore.
Indossava una tunica bianca, con uno strascico rosa, una cintura dorata le stringeva tutta la pancia, slanciandola e metteva in mostra i sandali alla schiava dorati.
Aveva i capelli castani ondulati, con un fermaglio in stile olimpico ed era truccata.
<<Do-dove vai?>> mi ripresi.
<<Al Campo Mezzosangue, capo>> commentò il pegaso.
<<Guarda come mi ha conciato quella stalker!>> sbottò nervosa Sam, alzando un braccio e notai un bracciale a forma di serpente. Parlava di Afrodite.
<<Per me...cioè, per me stai bene>>
<<Non sei il primo a dirmelo>>
<<Chi è stato il primo?!>> mi feci avanti <<E l'ultimo?>>
Si girò a guardarmi come se fossi pazzo e forse lo ero, ma che mi era preso? <<Eh?>>
<<No, intendo... se ti ha dato fastidio posso..>>
<<Proteggere la mia virtù e onore?>> ribatté con gli occhi socchiusi.
Era nervosa<<Sai difenderti benissimo, lo so. È solo che tu adori ballare e la festa è iniziata e..>>
<<Ricordami perché stiamo festeggiando>> io tentai di trovare una risposta ma non ci riuscì. <<Esatto, non lo sai.>>
Rivolse il viso al sole, le baciò lo sguardo come avrei voluto fare io.
<<Ha importanza? Dovremmo tentare di divertirci, come ragazzi della nostra età e non dovresti essere qui da sola...>>
<<E dove dovrei essere?>> chiese, il tono fermo e apatico. Era una domanda seria.
<<Tu...>> deglutì.<<Vuoi tornare da tuo padre?>>
<<È casa mia. Tornerò ma non prima di aver fatto una cosa>>
Non so perché l'idea non piaceva.
Volevo farle un'unica domanda : Perché non me lo hai detto? Perché non ce l'hai detto?
Aveva cancellato la memoria a suo padre, senza sapere come, aveva cancellato tutto ciò che lo rendeva sé stesso, un semidio.
Volevo scuoterla con forza e chiederle tutto.
Ma quello non sembrava il momento giusto, sembrava quasi pronta a esplodere in mille pezzi, non so cosa la tenesse insieme.
<<Cosa?>> ripetei, guardandola montare Blackjack.
<<Bianca è morta>> mi ricordò. <<Nico sta aspettando di scoprire se è morta o viva, mentre qui tutti bevono e ballano, facendo festa.>>
Oh dei. Aveva ragione.<<Vengo con te>>
<<Non è necessario,m>>
<<Sì, sono io che ho fatto la promessa.>>
Mi issai dietro di lei e questa volta, quando le afferrai la vita, riconobbi la sensazione di calore e sollievo che provai.
La mia cotta era stratosferica!
Blackjack si lanciò subito in cielo, stranamente in silenzio e quando uscimmo dal Monte Olimpo, dritti verso New York, realizzai che faceva piuttosto freddo per lei, vestita così.
La strinsi più forte, scaldandola e non si lamentò, in realtà non parlò finché non riuscimmo a vedere il New Jersey.
<<E Annabeth?>> mi venne in mente <<Dovevamo dirle...>>
<<No, le ho già detto dove andavo. Lei tornerà a San Francisco, vivrà lì durante l'anno>>
Mi dispiaceva per lei, perché voleva essere felice per la sua amica ma allo stesso tempo non sapeva come. Annabeth aveva ritrovato suo padre e lei forse aveva perso il suo.
Sam non disse altro e io cosa potevo dire?
Ehi, tua madre ti vuole bene tutto sommato ma Zeus la tiene lontana da te, perché c'è questa profezia perduta che ti riguarda e quindi hanno paura ti vederti sbarellare. Oh giusto, ho questa cotta per te che è mastodontica, vuoi avere un appuntamento con me?
Atterremmo al Campo Mezzosangue, ancora innevato.
Sam rabbrividì e in rigoroso silenzio scese, poi liberò Cassian dal suo braccialetto e si guardò intorno.
Nico, come cavolo potevo guardarlo negli occhi?
<<Chiediamo a Chirone se...>>
<<No>> mi interruppe <<So dov'è. Lo percepisco>>
Aspetta, cosa? Lei andò proprio verso la baia, con passo sicuro. <<Come fai a percepirlo?>>
<<Non...non lo so, ci riuscivo anche con Bianca. Non te lo avevo detto?>>
<<Direi di no>>
Arrivammo proprio sul confine della foresta, che si apriva sulla baia e lì, seduto a riva c'era un ragazzino con una felpa nera, la testa bassa.
<<Nico?>> lo chiamai.
Balzò in piedi, guardandoci con una smorfia <<Che è successo ai vostri capelli?>>
<<Lunga storia>> dissi.
<<Nico, dobbiamo parlare>>
<<Dov'è Bianca?>>
Dovevo dirlo io. <<Mi dispiace tanto>>
Lui restò in silenzio e io iniziai a raccontare, gli dissi ogni cosa, ogni particolare e quando terminai, Samira tirò fuori una statuina.
Gliela porse. <<Voleva che avessi questa, ha detto che era l'unica che ti mancava>>
Lui l'afferrò ma i suoi occhi neri restarono su di me.
<<Avevi promesso di proteggerla.>>
<<Nico, ci ho provato. Ma ha scelto di sacrificarsi per tutti noi, l'ho pregata ma..>>
<<Lo avevi promesso!>> gridò.<<Non mi sarei mai dovuto fidare di te, i miei incubi avevano ragione!>>
Sam si fece più avanti <<Quali incubi?>>
<<Ti odio!>> mi urlò contro, lanciando a terra la statua. <<L'hai lasciata morire, l'ho visto. È nelle Praterie degli Asfodeli, di fronte ai giudici, è sotto processo proprio adesso.>>
<<Come fai a saperlo?>> gli chiesi.
Ad un tratto Samira mi afferrò il polso, i suoi occhi luccicarono e sentì Cassian strillare da qualche parte, un attimo dopo lei aveva i suoi pugnali rivolti dietro di noi.
Tirai fuori Vortice e mi trovai davanti quattro scheletri.
<<Nico, scappa!>> gridai.
<<Non mi fido di te!>>
Poi Nico urlò, tappandosi le orecchie e lei lo afferrò, abbracciandolo mentre gridava in preda ad un attacco di panico.
Io combattei, Cassian mi aiutò ma le urla dietro di me mi terrorizzavano.
<<Andate via!>>
Il terreno rimbombò, poi si aprì mentre balzavo indietro e i quattro ci caddero dentro.
Ci fu solo silenzio mentre le fiamme baciavano la terra e quando mi voltai, vidi Nico spingere via Sam. Poi si voltò verso di me.
<<Ti odio, vorrei che fossi morto!>>
Poi si mise a correre e avrei voluto seguirlo ma Sam mi afferrò una gamba, tirandomi giù <<Lascialo andare>>
<<Che cos'è successo?>> domandai.
<<So perché riesco a percepirlo>> mormorò, poi alzò la statuina.
Quando guardai ciò che teneva in mano mi resi conto che quella faccia mi era familiare.
Era una statuina di Ade, Signore dei Morti. Padre di Nico e Bianca.
✶ ANGOLO AUTRICE ✶
Lo so, un capitolo molto lungo ma non potevo fare altrimenti per rientrare nel numero giusto di capitoli. Sono già tanti!
Cosa ne pensate di tutte queste novità?! Il prossimo capitolo sarà traumatico.
Un bacio, semidei!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro