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CAPITOLO 42

IL KARMA MI COLPISCE IN FACCIA
➶☽ Samira ☾➴

Ero agitata.
Più del solo, intendo. Mi sentivo un po' spaesata da quando eravamo arrivati a San Francisco, ero nervosa, stanchissima e affamata.
Mi sudavano le mani, avevo la gola secca e avevo un brutto mal di testa.
Pensavo che fosse perché stavo dormendo pochissimo, nel tentativo disperato di tenere Luke fuori dalla mia testa.
Ma più attraversavo la città e più sentivo la Foschia che mi impregnava la pelle, che mi chiamava.
Non volevo ma dovevo andare alla montagna della Disperazione, per Annabeth, però c'era qualcos'altro. Mi sembrava d'impazzire.
Alla fine, avevo deciso, odiavo San Francisco.
E odiavo dover conoscere per la prima volta il padre di Annabeth, mi aspettavo quasi che incarnasse il demonio, che avesse l'aspetto di un Dracula scadente.
Invece, portava un vecchio cappello da aviatore con tanto di occhialoni con degli occhialoni, gli faceva gli occhi deformati dalle lenti.

<<Salve, siete qui per consegnarmi gli aeroplani>>

Più lo guardavo e più volevo trasformarlo in un bruco, così quando sarebbe diventato una farfalla gli avrei tagliato le ali come aveva fatto con Annabeth.
Quante volte, negli anni, l'avevo abbracciata mentre piangeva per un padre che non era stato presente? Che aveva sempre dato più importanza alla sua nuova famiglia?
Forse non ero la persona più equilibrata, gentile e buona del mondo ma se qualcuno toccava una persona che amavo, che aveva imparato ad amarmi, allora volevo farla a pezzi.
Percy dovette capire cosa pensassi, perché mi diede una gomitata e si schiarì la voce <<Ehm, no, signore>>

<<Accidenti! Mi servono altri tre Sopwith Camel>>

<<Siamo amici di Annabeth>> sbottai. <<Sa, capelli biondi? È alta, occhi grigi, intelligentissima, leale e spesso invadente, indossa un cappellino di gusti discutibili e..oh! Dimenticavo! È sua figlia!>>

La mia sfuriata lasciò tutti in silenzio.
Talia si diede una botta in faccia, tirando le mani in basso come se avessi fatto qualcosa di male.
Lui mi fissò, interamente e io ricambiai l'occhiata.

<<Tu sei..Samira Arrow>> rifletté. <<E-entrate pure>>

Non mi aspettavo che Annabeth avesse parlato di me a suo padre, la cosa mi lasciò sorpresa.
Si erano persi di vista per anni e poi...non ero come Talia. Non pensavo di essere altrettanto importante da essere presentata.
Appena entrammo notai che non sembrava per niente una casa in cui si fossero appena trasferiti, c'erano un sacco di robot di Lego sulle scale e due gatti appisolati sul divano.
C'era un profumo di biscotti al cioccolato, stavo morendo di fame e quella era una tortura.
Sembrava una casa disordinata e felice, io non l'avevo mai avuta.

<<È successo qualcosa ad Annabeth?>>

Nessuno rispose di noi, stavamo attraversando il corridoio ma dall'occhiata che diede, capì la risposta. Fu allora che comparvero due bambini, si stavano distruggendo i giocattoli a vicenda.
Sapevo chi erano.

<<Bobby, non smontare i robot di tuo fratello>>

<<Bobby sono io! Lui è Matthew!>> protestò il bambino.

<<Matthew, non smontare i robot di tuo fratello!>>

<<Va bene, papà!>> sorrise l'altro.

Annabeth era stata gelosa dei gemelli, perché suo padre era sempre stato più vicino a loro, più dolce e comprensivo. Era perché erano i suoi figli in tutti i sensi?
La progenie di Atena nasceva da un'idea, per poi essere lasciata davanti alla porta di un uomo che lei reputava intelligente.
Non era intelligente se aveva ferito la mia Annie.
La figlia di Zeus mi afferrò un polso, aveva la mano bollente e mi lanciò uno sguardo serio.
Onestamente mi avrebbe spaventato di più vedere Cassian mangiarsi un gattino.

<<Sta calma, Cerbero>>

<<Trova un paragone migliore. Cerbero è un cucciolo dolce e coccolone>>

<<Non ha cercato di sbranarci l'ultima volta?>> bisbigliò Jackson.

<<Dettagli. Io sono peggio di Cerbero.>>

<<Sì, l'avevamo notato>> ridacchiò Zoe.

Il signor Chase si voltò verso di noi, ma solo dopo aver dato un'occhiata in cucina, dove arrivò una donna. <<Tesoro?>>

Eccola. La matrigna di Annabeth, si stava asciugando le mani in uno strofinaccio.
Era proprio come l'avevo immaginata: asiatica, magra, con i capelli sfumati di rosso, raccolti in una crocchia.
Era rossa. Quindi già la detestavo a morte.

<<Chi sono i nostri ospiti?>> chiese sorridente.

<<Oh, loro sono...ecco...>>

<<Frederich, hai dimenticato di chiederei nomi?>>

Non ero un tipo manesco.
Ma in quel momento provai un senso di nausea quando sentì la mancanza di Luke. Ero arrabbiata con lui, però sapevo per certo che avrebbe reagito nello stesso modo per Annabeth.

<<Zoe>> si presentò la Cacciatrice, con fare diplomatico <<Lei è Talia, Percy e come ha detto prima, Samira>

La donna si voltò di scatto verso di me, deglutì e seppi che aveva capito che, da come la guardavo, volevo tanto richiamare Cassian e farlo entrare in casa.

<<Siete qui per Annabeth?>>

Sperai che facesse una smorfia o che diventasse la matrigna di Cenerentola, invece aveva una smorfia tesa, in ansia. Preoccupata?

<<Sì, abbiamo bisogno di aiuto...lei è in pericolo>> parlò Talia.

<<Sarà meglio parlare nel mio studio>> commentò il signor Chase.

<<Vi porto qualcosa da mangiare? Sembrate stanchi>> propose la matrigna.

OH SI, TI PREGO.
Ma potevo accettare da mangiare dal nemico? Non era sbagliato per Annabeth?

<<Sarebbe molto gentile, signora, la ringraziamo>> sorrise Zoe.

Stavamo per salire le scale, Percy si mise apposta dietro di me, come per placcarmi, quando la matrigna si schiarì la voce, incrociando i miei occhi.

<<È un piacere conoscerti, Samira. Ho sentito molto parlare di te>> sorrise. <<So che hai una passione per i biscotti al caffè, qui non ne abbiamo ma...>>

Forse proprio perché era il nemico dovevo scroccare da lei?
Dei Santissimi, la fame mi stava facendo sbarellare, non ero molto lucida.

<<Ha del caffè normale?>>

<<Oh, sì... ma non sei un po' giovane per...>>

<<Per uccidere mostri, scendere negli Inferi, fare a botte con un ciclope?>> la interruppi.

Annuì ridacchiando, in imbarazzo<<Sì, hai ragione, porto subito un caffè, allora>>

Feci un respiro di sollievo. Mi sentivo...persa.
Ma c'ero quasi, ero vicina a trovare Annabeth, a salvarla, a sgridarla e poi abbracciarla.

<<Ha...ha un po' di pizza? Non mangiamo da tanto>> mormorò Percy.

Mi girai a guardarlo e lui mi fece l'occhiolino. Si era ricordato.
Oh dei, Sam, non guardarlo così!
Mi voltai di scatto e salì le scale dietro Talia, mentre la signora diceva che avevano avanzata un po', per fortuna.
Quando entrammo nello studio del Dottor Chase, restai sorpresa a quanto fosse identico a come Annabeth mi aveva raccontato.

<<Wow!>> esclamò Jackson.

La stanza era tappezzata di libri, ma furono i modellini da guerra ad attirare l'attenzione del gruppo. C'era un tavolo enorme pieno di carri armati, soldatini che combattevano su un fiume dipinto. C'erano vecchi biplani che pendevano con degli spaghi dal soffitto, erano inclinati in modo fenomenale.
Una sensazione fastidiosa mi attraversò, dovetti massaggiarmi il petto mentre pensavo a mio padre, alle ore che ci avevo messo per sistemare il studio il giorno in cui...in cui ebbe l'infarto.
Era in ospedale e mi era ovvio che non ricordava nulla di noi, di quello che eravamo, così dovetti far sparire tutto.
Le prove, per così dire, mi si spezzò il cuore a nascondere le armi di bronzo, le mappe, i libri, i quadri su sua madre, ogni singola traccia greca.
Lasciai solo il busto di Achille, perché glielo aveva regalato mio nonno.

<<Sto scrivendo un saggio sull'uso dei Sopwith Camel per colpire a bassa quota le linee del nemico.>> ci raccontò. <<Sono un professore di storia militare>>

Perfetto per Athena, dea della strategia.
Zoe storse il naso <<Le linee tedesche erano più lontane dal fiume>>

<<Come fai saperlo?>>

<<C'ero anch'io. Artemide voleva mostrarci quanto fosse orribile la guerra dei mortali, quella battaglia fu un inutile spreco>>

Il dottor Chase aprì la bocca, boccheggiando <<Tu...>>

<<Lei è una Cacciatrice>> lo interruppe Talia. <<Ma non siamo qui per questo>>

<<Hai visto i Sopwith Camel? Quanti erano? In che formazione?!>> chiese eccitato.

<<Annabeth è stata rapita>> dissi, in modo un tantino brusco.

L'atmosfera gelò.
Lui abbassò le spalle e annuì <<Raccontatemi tutto>>

Non lo feci io, dei, come potevo? Mi sentivo ancora in colpa.
Così lo fece Percy, fu bravo, meticoloso e gentile. Perché lui era una persona gentile, io no.
Afrodite si sbagliava, eravamo l'opposto dell'altro.
Quando arrivò la signora, quasi mi lanciai sulla sedia della scrivania per la fame che mi stava uccidendo, avevo i crampi.
Mi sedetti per prima, ovviamente, seguita da Percy, che restò in piedi, dietro di me.

<<Signore, ci serve un mezzo fino il Monte Tamalpais.>> disse Zoe.

<<Vi ci accompagno, faremo prima conil mio biplano, ma c'è posto per due>>

<<Cavolo, ha davvero un biplano?>> domandò Percy, meravigliato.

<<Sì, lo tengo al parco di Crissy Field. È il motivo per cui mi sono dovuto trasferire qui. Il mio sponsor è un collezionista privato.>>

<<Andrà benissimo una macchina e senza di lei. È troppo pericoloso>> aggiunse Talia.

Lui aggrottò la fronte <<Aspetta un minuto, signorina. Annabeth è mia figlia, pericoloso o meno, io...io non posso starmene...>>

<<Perché no? L'ha sempre fatto>> dissi.

<<Sam>> mi riprese Percy. <<Forse...>>

<<Non fingi di provare stima per me>>

<<Perché dovrei fingere? Non provo stima per lei. Annabeth è la mia migliore amica, è la cosa più vicina ad una sorella che abbia mai avuto. Lei l'ha delusa, tante di quelle volte che sono stata io a raccogliere i suoi pezzi.>> risposi. <<Ora vuole seguirla, è un po' tardi, non crede?>>

<<Sì, mi sarei dovuto comportare meglio. Non lo nego ma non è stato facile per nessuno e ultimamente sto cercando di rimediare.>>

Sapevo che era un brav'uomo, Annabeth mi aveva scritto tante e-mail, raccontandomi che andava meglio ed ero contenta per lei.
Solo che io...io non ero come mio padre. Io non potevo dimenticare.

<<Ultimamente>> ripetei <<Perché prima no? Lasciare una figlia per sette anni da sola andava bene prima?>>

<<È fuggita>>

Strinsi i pugni, avevo le gote rosse da quando mi sentivo arrabbiata. <<Lei non l'ha cercata. Non ha combattuto per lei, non si è preso cura di lei. Era solo una bambina, e ha dovuto affrontare il mondo da sola.>>

<<Sam>> mormorò di muovo Percy, mi prese per le spalle.<<I vetri>>

Mi voltai, quelli stavano tremando.
Ero io? Certo che sì.
Feci un respiro profondo.

<<Lo so, ci faccio i conti da anni>> sospirò lui.<<Mi ha parlato molto di te. Anche di voi, Talia e Percy ma tu...quando è tornata a casa non la smetteva di parlare della figlia della dea Ecate. Di come vi foste protette a vicenda. Sai, una volta, abbiamo litigato per qualcosa di sciocco e mi ha minacciato dicendo che mi avresti trasformato in un chihuahua>>

<<L'avrei fatto, se me l'avesse chiesto>> dissi seria.

Lui deglutì.
Talia si voltò verso di me <<Nel senso che lo hai fatto davvero?>>

<<Una volta, con una figlia di Demetra. Faceva la bulla, mi aveva stancata, l'ho trasformata in un barboncino. Chirone mi ha costretta a farla tornare come prima>>

Percy mi strinse la spalla<<Perché non me lo avevi detto?>>

<<Avevo nove anni. Annabeth rise fino a piangere e poi...in realtà fu lei a convincermi a sistemare tutto.>> ammisi alzando le spalle <<Annabeth è sempre stata...la mia coscienza>>

Senza di lei, come facevo?
Luke aveva riso e poi mi aveva detto che avevo fatto ciò che si meritava, non gli piaceva che allungava troppo la lingua con me. Quella semidea mi aveva dato del mostro.
E quante volte mi ero ripetuta la stessa cosa? Troppe.

<<Capisco, pensi di doverla proteggere da tutto, anche da me e lo ammiro. Ma, mia cara, non farò gli stessi errori. È mia figlia e me ne prenderò cura, è quello che dovrebbe fare ogni padre e come so aver fatto il tuo con te>>

Ogni padre.
Non era vero.
Mio padre aveva smesso di proteggermi, di conoscermi, quando avevo sei anni.
Ero stata sola da allora.
Ma era colpa mia, avevo fatto qualcosa di orribile per salvarlo, perché avrei dovuto meritare che fosse lui a prendersi cura di me e non io di lui?
In quel momento era alle Hawaii, per lavoro, e non lo sentivo da allora, non aveva risposto alle mie chiamate.
Quella frase però mi colpì come avrebbe fatto un pugnale nella schiena, dovetti distogliere lo sguardo da lui per guardare fuori.

<<È tardi, meglio andare>> mormorai, alzandomi.

Zoe si alzò subito<<Sì, giusto>>

<<Andate già via?>>

La signora Chase era davanti alla porta, probabilmente aveva sentito tutta la discussione ma non provai imbarazzo. Io proteggevo ferocemente le persone che amavo, avrei detto le stesse cose ad Atena se me la fossi trovata davanti.
Anche se...lei aveva aiutato Percy per sua figlia. Mia madre...no, basta autocommiserarmi per i genitori che avevo.

<<Devono andare sul Monte Tam, li accompagnerei ma...a quanto pare non c'è posto per i mortali>>

Ignorai l'occhiata che mi lanciò, non mi interessava sembrare cattiva.
La moglie non parve offesa, annuì <<Allora sarà meglio che si sbrighino>>

<<Giusto! Le mie chiavi...>>

<<Oh, Frederich, perderesti anche la testa se non la chiudesse sempre in quel tuo capello da avviatore! Le chiavi sono appese al gancio vicino alla porta d'ingresso>>

<<Giusto!>>esclamò ancora.

Oh Atena, pensai, sul serio?
Andai per prima verso il corridoio, con dietro Percy e insieme scendemmo le scale, odiai il fatto che quella casa sembrava così bella, quella di una famiglia felice.
Il dottor Chase diede le chiavi a Zoe, aprendo la porta per indicare una Volkswagen decapottabile gialla nel vialetto.

<<Samira?>>La rossa mi fissò, contorcendosi le mani<<Salverai Annabeth?>>

Deglutì<<A qualsiasi costo>>

<<Allora, dille che questa è sempre la sua casa, per favore. Ricordaglielo>>

Sentì gli occhi del padre addosso, anche di Percy, e mi sentì subito a disagio.
In quel momento capì la cosa più importante e anche quella che mi fece più male: io e Annabeth non eravamo uguali.

<<Glielo dirò>> promisi.

Non salutai nessuno, né mi girai indietro, tirai dritto verso l'auto cercando di fare lunghi respiri e di cacciare via le lacrime. Non volevo essere triste, volevo essere arrabbiata.
Era più facile.

☽ ♆ ☾

<<Ma non possiamo andare più veloci?>>

Talia si stava lamentando come se non ci fosse un domani, cosa piuttosto possibile nella nostra situazione. Zoe si stava innervosendo <<Non posso controllare il traffico>>

<<Mi sembra di sentire mia madre...e mi riferisco a tutte e due>> commentò Percy, di fianco a me.

<<Chiudi il becco!>> rispose all'unisono.

Di solito avrei ridacchiato per l'ironia di tutto ma non ci riuscì, ero troppo agitata dall'arrivare in tempo e da una brutta sensazione al petto.
Zoe zigzagava in mezzo al traffico del Golden Gate, e solo quando il sole stava calando riuscimmo ad arrivare nella contea di Marin e uscire dall'autostrada.

<<Perché c'è odore di pastiglie per la tosse?>> chiese Jackson.

Alzai le spalle, non sapevo di che odore stesse parlando. <<Io non sento niente>>

<<Ti ci sarai abituata con Cassian. Sono eucalipti.>>

<<Oh, sì, Cas adora masticarne le foglie.>>

<<Sì, soprattutto i draghi.>>

Talia guardò in cielo, dove il mio mostro volava senza problemi.
Era in grado di essere più veloce di una auto della F1. <<Sul serio?>>

<<Credimi, se avessi l'alito dei draghi, anche tu ne mangeresti>>

Non ribadì che avesse ragione, non quando capì che lei si sbagliava.
Non sentivo l'odore di eucalipto perché sentivo solo la Foschia.
Era ovunque sul Monte Tamalpais, alias Monte della Disperazione.

<<Tutto okay?>>

Mi voltai verso Percy, aveva gli occhi fissi su di me<<Starò meglio quando tutta questa impresa sarà finita e potrò aprire i miei regali di Natale>>

<<Ho come la sensazione che non tornerai a San Francisco>>

<<Mai più>> giurai. <<E questo posto... dovrebbero farlo sparire>>

<<A me non sembra male>> sbuffò Talia. <<Non capisco il suo nome>>

Zoe si schiarì la voce<<Dopo la guerra fra i Titani e gli dei, molti Titani furono imprigionati e puniti. Crono fu fatto a brandelli e gettato nel Tartaro. Il suo braccio destro, il genere che guidava le sue armate, fu rinchiuso lassù, sulla vetta, dietro il Giardino delle Esperidi>>

<<Il Generale>> ripeté Percy.

<<C'è una tempesta>> disse Talia, sporgendosi.

Zoe trovò i miei occhi nello specchietto. <<Come ti senti?>>

<<Sto bene, non iniziare>>

<<Perché?!>> intervenne subito Percy.

<<Ricordi che hai detto che ero strafatta al Casinò Lotus?>> domandai.

Lui si voltò, deglutendo. <<Sì>>

<<Qui potrei andare in overdose>>

Gli indicai fuori, così lui guardò sopra le distese verdi, si vedeva persino il mare.
C'era una tempesta, vero, ma non era nulla di naturale. Le nuvole grigie turbinavano ancora più fitte sopra la montagna.

<<Guardate!>>esclamò ad un tratto.

Mi sporsi quando mi tirò a sé, indicando la fine della curva.
Anche Talia si girò, ma non vedemmo niente <<Cosa?>>

<<Una grande nave bianca. Attraccata vicino alla spiaggia, sembrava da crociera>>

<<Luke è qui>>

Quando la figlia di Zeus mi lanciò un'occhiata capì che sperava che non fosse vero, ma non avrei mentito. Ma la verità era innegabile.
La resa dei conti era vicina, le sue due ex migliori amiche erano lì per fermarlo, chi avrebbe ceduto fra di noi?

<<Avremo compagnia, l'esercito di Crono>> sospirò Zoe.

Ad un tratto Percy mi afferrò il polso e io sentì uno strano fastidio alla nuca mentre Talia gridava a squarciagola <<Ferma la macchina, fuori!>>

Zoe non protestò neppure mentre l'auto frenava di colpo, l'auto fece due testacoda prima di fermarsi sul ciglio della scogliera.
Un attimo stavo strillando e quello dopo Percy aprì lo sportello e mi trascinò fuori, infine ci fu solo un...BUUUUM!
Il lampo di un fulmine fece esplodere la Volkswagen del dottor Chase come una granata giallo canarino.
Probabilmente saremmo stati ammazzati dalle schegge se non fosse stato per Talia, che si era messa davanti a noi col suo scudo.
La strada era piena di pezzi, rottami e il cofano fumante stava ruotando su sé stesso.
Tossì, appoggiando la testa sulla spalla di Percy, che era sopra di me e...era sopra di me?!

<<Stai bene?!>> mi chiese.

Boccheggiai, mi stava tenendo la faccia come se volesse controllare di persona e allora una sensazione di ansia e confusione mi pervase. Annuì e lo spinsi indietro, facendolo cadere sull'asfalto e l'attacco di tosse seguendo mi salvò dall'imbarazzo.

<<E per la mano di un genitore, un altro dovrà perire>> citò Talia, si alzò furibonda <<Maledetto! Vuole distruggere me? Me?!>>

<<Ehi, piantala di urlare!>> gridai.

Mi coprì le orecchie, scuotendo la testa per far andare via il rumore e Zoe fece lo stesso.
Percy sembrava stare meglio, così rispose per me <<Quella non era una folgore di Zeus, impossibile>>

<<E allora di chi era?>>

<<Zoe ha pronunciato il nome di Crono..>>

<<Oh dei, magari non farlo neanche tu!>> sbottai.

Percy alzò le mani <<Oh giusto>>

<<Ma perché non può mai essere facile?>> sbuffai mentre la Cacciatrice mi tirava su.

Zoe annuì <<Dai, manca poco. Siamo vicini e dobbiamo fare piano, potremmo svegliare Ladone>>

Dall'altra parte della strada, la nebbia si raccoglieva salutandomi e io non potei che andargli incontro. Era un bisogno.

<<Foschia>>sussurrai.

La attraversai ancora prima di Zoe, mi immersi in essa mentre la voce di Percy scompariva, e ciò che apparve davanti mi fece quasi sorridere. Quasi.
L'erba era più fitta, il tramonto disegnava una fascia rossa sangue sul mare.
La cima ora era più vicina, circondata da un turbine di nuvole temporalesche e di potere allo stato puro.
C'era solo un sentiero nero davanti a me, snodato e pieno di ombre e fiori.
E tutto ciò che vidi tu il giardino più bello che avessi mai visto.

<<Non potevi aspettare?>> chiese Percy, arrivando dietro di me.

<<No>> ammisi.

Talia e Zoe mi affiancarono, ma solo l'ultima sembrava aver visto un fantasma.
Aveva gli occhi lucidi, come se stesse soffrendo e allo stesso tempo fosse felice, conoscevo bene quel tipo di dolore.
Ma il suo sguardo si schiarì quando apparve un drago enorme, proprio dietro ad un grande e bellissimo melo immenso, i cui rami scintillavano di pomi d'oro.
Erano allettanti e avevano un buon profumo.

<<I pomi dell'immortalità. Il dono di nozze di Zeus a Era>> ci ricordò Talia.

Non ebbi l'istinto di raccogliere un frutto, non perché c'era un vero drago attorcigliato attorno, ma perché la Foschia intorno a me era molto più invitante.
Il drago in questione non era come me lo aspettavo, era molto più terrificante.
Aveva il corpo da serpente, grosso quanto un razzo spaziale e luccicava di scaglie ramate. Aveva più teste di quante riuscissi a contarne, come se qualcuno avesse fuso insieme un centinaio di pitoni micidiali.
Era addormentato, fu solo allora che sentì un canto magnifico, innaturale con voci che venivano dal fondo di un pozzo.
Nessuno di noi sfoderò le proprie armi, Zoe ce lo proibì con lo sguardo e resistetti solo quando delle figure si materializzarono, erano quattro giovani donne.
Indossavano tutte un candido chitone greco, la pelle color caramello e lucidi capelli neri.
Dei, assomigliavano tutte a Zoe ed erano tutte belle quanto lei.

<<Sorelle>> esordì.

<<Non vediamo alcuna sorella>> rispose gelida una <<Vediamo dei mezzosangue e una Cacciatrice. E ciascuno di essi morirà presto>>

<<Ah, carina>> ironizzai.

<<Noi non moriremo>> mormorò Percy, con tono sicuro, troppo sicuro.

<<Perseus Jackson>> disse una. <<Non vedo come tu possa essere un problema>>

<<Non lo sono>>

<<Loro credono che tu lo sia, per lei>>

Ovviamente indicarono me. <<Perché sempre io?>>

<<Loro ti temono, Samira Arrow e forse hanno ragione, sei una minaccia per tutti coloro che ti si avvicinano.>>

Ahia.

<<Wow, te lo eri preparata prima?>> chiesi <<Perché onestamente la tua frecciatina fa schifo>>

<<Non ho finito. Le persone che sono più in pericolo sono anche quelle più vicine al tuo cuore. Il figlio di Poseidone, la figlia di Atena, loro sono le catene che ti trattengono.>>

Sbuffai<<Giusto per capire, Zoe. Posso trasformare le tue sorelle stronzo in vermi? >>

<<Ci sto pensando>> sussurrò lei.

<<Sono scontenti che tu non ti sia liberata, non pensavano che ti facessi trattenere dal tuo destino o da...un eroe. Alcuni credevano che l'avresti ammazzato>> parlò un'altra.

<<Sono stata tentata negli ultimi anni...>>

Percy sussultò<<Ehi!>>

<<Ma preferisco tenermelo>>

<<Be', detto così va meglio, eh. Grazie, credo>> ribatté sarcastico.

<<È un peccato aver deluso così tante persone ma siamo qui per restare>> commentò Talia.<<Non vogliamo farvi del male>>

Sorrisi<<Io sì. Vi farò molto male. O vi togliete dalla mia strada, o vorrete diventare mortali per far finire il dolore>>

<<Un po' inquietante, Sam>>sussurrò Jackson.

Zoe avanzò<<Come avete detto, Samira è una minaccia. Credetele, dovete solo farci passare>>

<<Ti ucciderà, lo sai. Non puoi competere con lui>>

<<Non m'importa, Artemide deve essere liberata>>

<<Tu non detieni più alcun diritto in questo luogo. Non dobbiamo fare altro che svegliare Ladone>> disse un'altra.

<<Non mi farà alcun male>>

<<No? E che ne sarà dei tuoi cosidetti amici?>>

Poi Zoe fece la cosa più stupida di sempre. <<Ladone, svegliati!>>

<<Oh, brutta idea! Bruttissima idea!>> gracchiò Cas.

Il drago si mosse, luccicando come una montagna di monetine. Le Esperidi strillarono e iniziarono a scappare, quella più irritante fulminò Zoe. <<Sei impazzita?>>

<<Non hai mai avuto coraggio, sorella. È questo il tuo problema>>

Il drago si contorceva, dibattendo le sue teste, con e lingue che saggiavano l'aria. Zoe si fece avanti, mentre cercava di attirare la sua attenzione e io le afferrai le spalle.

<<Ma che stai facendo?!>> sbottai. <<Non sei più un Esperidi, cercherà di ucciderti>>

<<Cassian ti ha mai fatto del male?>>

<<No ma..>>

<<Lui è il mio Cassian>> mi sorrise. <<Nessuno di noi potrebbe mai sconfiggerlo. Lo terrò occupato mentre costeggiate il bordo del giardino. Salite sulla montagna, fintando che io rappresento la minaccia maggiore, dovrebbe ignorarvi>>

<<Dovrebbe non è molto rassicurante!>> esclamò Percy.

<<Non c'è altro modo>>

Ladone aprì le sue bocche e il suono di un centinaio di teste che sibilavano all'unisono mi fece venire i brividi, per non parlare dell'alito acido.
Talia si lanciò sulla sinistra mentre Percy mi spingeva a destra, Zoe andò nel dritto.

<<Sono io, piccolo mio. Zoe è tornata.>> la sentì dire.

Ladone scattò in avanti, poi indietro e alcune bocche si chiusero.

<<Un tempo mangiavi della mia mano, ti piace ancora la carne d'agnello?>>

Lui la capiva, però non mi fidavo, volevo anche tornare indietro. Invece seguì il percorso, scorgendo un unico sentiero roccioso che saliva fino alla vetta nera della montagna. La tempesta turbinava e roteava, manca poco e saremmo riusciti a uscire dal giardino, quando Cassian gracchiò ferocemente.
Mi voltai in tempo per vedere Ladone scattare in avanti, cercando di azzannarla ma duemila anni di addestramento le permisero di sopravvivere.
Non potevo lasciarli lì. Non come Bianca.
Sfilai i miei pugnali, cambiandone la forma e fu allora che Zoe mi vide: <<No, scappa>>

La distrassi, perché lui le azzannò un fianco ed ella gridò.
Talia usò il suo scudo, così potei usare la Foschia come un corridoio per tenerlo lontano da Zoe, la medesima corse proprio verso di noi.
Il drago non cercò di seguirci, soffiò forte e restò intorno all'albero.
Quando fummo al sicuro, circondati da macerie, mi voltai e sentì di nuovo un canto ma non era come quello di prima.
Mi vennero i brividi. Era un canto funebre.

<<Le rovine del Monte Otri>> bisbigliò Talia.

<<Brutto segno, non erano qui prima>> concordò l'altra.

<<Cos'è il Monte Otri?>> mi domandò Percy, affiancandomi.

Mi destai dalla musica per guardarlo. <<Il monte-fortezza dei Titani. Nella prima guerra, Olimpo e Tri erano le due capitali rivali del mondo, Otri poi fu... Zoe, sei ferita!>>

Me ne accorsi solo perché aveva la mano sul fianco, così scattai in avanti.

<<No, non è niente>>

<<Fammi vedere>>

<<Ho detto che non è niente, Samira>>protestò. <<Dobbiamo continuare>>

Avevo ancora una brutta sensazione, ma aveva ragione, dovevo trovare Annabeth.
Annuì, a disagio, stringendo i pugni quando Talia si schiarì la voce. <<Stavamo dicendo...Otri si sposta nello stesso modo dell'Olimpo. Esiste sempre ai margini della civiltà ma il fatto che sia questa montagna, è un pessimo segno>>

<<Perché?>>

<<Questa è la montagna di Atlante>> mormorò Zoe, l'espressione disperata <<Il luogo dove sorregge... sorreggeva la volta del cielo.>>

Eravamo arrivata sulla vetta.
A pochi metri di distanza, le nuvole grige roteavano in un denso vortice, creando un imbuto che quasi toccava terra...quasi, perché invece poggiava sulle spalle di una ragazza di dodici anni coi capelli ramati e una vesta argentata a brandelli.
Era Artemide, le gambe incatenate ad una roccia.
Ricordai il sogno di Percy, non stava sollevando una caverna ma il tetto del mondo.

<<Mia signora!>>

<<Fermi, è una trappola!>> alzò la testa e giurai che i suoi occhi trovarono me per prima. <<Dovete andarvene>>

Aveva la voce tirata, era zuppa di sudore e non aveva mai visto soffrire una dea prima di allora, non ce la faceva più.
Zoe però non l'ascoltò, esplose in un singhiozzo e corse da lei, cercando di strapparle le catene.
Non resistetti.
Mi fece avanti, quando sentì Cassian nella mente <<Non siete soli, Ragazza Rosa>>

<<Ah, che scena toccante>>

Quella voce.
Ci voltammo, il Generale era lì, nel suo completa di seta e al suo fianco c'era Luke.
Luke, che era pallido, dimagrito e teneva Annabeth sotto tiro, con Vipera sotto la gola.
No, dei, no.
Però il solo sguardo che la mia migliore amica mi stava mandando era: SCAPPA.

<<Luke>> ringhiò Talia. <<Lasciala andare>>

<<Non è una decisione che spetta a me, Talia. Ma è bello rivederti>>

Lei gli rispose con uno sputo.
Il Generale ridacchiò <<Alla faccia dei vecchi amici. E tu, Zoe? Ne è passato di tempo. Come sta la mia piccola traditrice? Ucciderti sarà un piacere>>

<<Non rispondere, non lo sfidare>> disse la dea.

<<Aspettate un secondo, lei è Atlante?>> domandò Percy.

<<E così anche il più stupido degli eroi riesce finalmente a capire qualcosa. Sì, sono Atlante, il Generale dei Titani, il terrore degli dei. Congratulazioni, ti ucciderà fra un momento, quando avrò finito con questa spregevole ragazzina>>

<<Non le farà niente>> si oppose, sorprendentemente, Talia.

<<Non ti intromettere, figlia di Zeus. È una questione di famiglia>>

<<Di famiglia?>> aggrottò la fronte Percy.

<<Sì>>confermò Zoe, cupa <<Atlante è mio padre>>

Restai a bocca aperta.
Sapevo che era figlia di un Titano ma non di questo Titano <<Be', cazzo>>

<<Samira!>> sbottò Annabeth.

Dei, quanto mi era mancata.
Le sorrisi, facendole l'occhiolino.

<<Prima di tutto. Nessuno dà dello stupido a Percy Jackson, tranne me.>> mormorai facendomi avanti, la Foschia venne subito da me. <<Secondo, terrore degli dei? Ah, ma per piacere! Terzo, sul serio, Zoe? Questo sociopatico, pelatone con il complesso d'impotenza è tuo padre? Quarto, rapire Annabeth è stato un errore, perché ho avuto molto tempo per immaginare a come farvi a pezzi>>

<<Luke sapeva che lo avresti detto, Samira Arrow>>

Guardai Luke, aveva la mascella contratta, lo sguardo spento. Che gli stava succedendo?
Chiuse gli occhi e Annabeth boccheggiò, come se sapesse qualcosa e non sapesse come dirmelo.

<<C'è un odore che non dovrebbe essere qui>> continuò Cassian. <<È una trappola>>

<<Ma va?>> pensai.

<<No, è una trappola per te>>

Per me?
Perché tutto doveva tornare a parlare di me? Ero solo la figlia di Ecate.

<<Sam>> mi chiamò Percy, aveva Vortice in mano. <<Insieme?>>

Alzai le spalle, attirando il mio potere <<Sarà divertente>>

<<Mmmh>> fece Atlante, compiaciuto. <<Lo sarà di certo. Vedi, Samira Arrow, è risaputo che i problemi delle figlie, siano sempre derivati dai loro rapporti con i padri. Come va col tuo?>>

Cosa?

<<Arrenditi>> mormorò Luke, sembrava una supplica. <<Prima che sia troppo tardi>>

Come osava chiedermelo? Lui si era arreso, lui si era lasciato spezzare ma io no.
Io non avrai dato la mia rabbia, il mio potere ad un mostro.
Il mondo era più importante di quello che provavo per mia madre, forse non l'avrei capito senza l'impresa con Percy, Annabeth e Grover.
Forse le cose sarebbero potute andare diversamente, ma ormai era così. Io ero così.

<<No>>

Il Generale fece un ghigno malefico <<Allora sappi questo: tutto quello che succederà, da adesso in poi, sarà colpa tua. Potevi evitarlo, potevi salvarlo, ma hai fatto di nuovo una scelta patetica ed egoista, perché sei patetica ed egoista. Tutto questo sarà colpa tua>>

Cosa? Ma che di stava parlando?
Il silenzio di tutti mi smosse qualcosa, o forse era la Foschia, che si muoveva a sipario intorno a me. Cassian fece un lamento.

<<Sammy?>>

Quella voce.
L'avrei riconosciuta tra miliardi, la sentivo dentro di me fin dal giorno in cui ero nata. L'unica che mi avesse calmata, fatta ridere e anche fatta piangere.
Percy aveva gli occhi sgranati, mi fissava in panico, con gli occhi lucidi e quello resto reale ciò che stava per accadere.
Quando mi voltai, vidi incatenato e circondato da diversi draghi scheletri, la persona per cui avevo sacrificato tutto, di cui mi ero presa cura dall'età di sei anni.
La ragione di tutto ciò che ero diventata.

<<No>> gemetti, lasciando cadere i pugnali. <<Papà>>

ANGOLO AUTRICE ✶

MA CIAO!
Allora, vi avviso che i prossimi capitoli saranno davvero traumatici e lunghetti. Accadranno tante cose e mi si spezza il cuore saperlo.
Colpo di scena finale? Boom.
Cosa ne pensate? Scrivetemelo nei commenti, seguitemi sui social per le altre anticipazioni.
Un abbraccio, semidei.

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