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CAPITOLO 33

UNA DOLCE DELUSIONE
➶☽ Samira ☾➴

Non ero ancora uscita dalla cabina.
Avevo le mani sulla porta da almeno venticinque minuti ma non riuscivo ad uscire.
Non avevo mai alzato la voce con Dioniso, né con Chirone ma qualcosa dentro di me si agitava, voleva uscire, voleva andarsene dal campo e dare la caccia a quella manticora.
Non riuscivo pensare ad altro che alla mia migliore amica.
Quante volte dovevo rischiare di perderla prima di imparare la lezione?
Da una parte c'era il letto, al piano di sopra, che mi sta chiamando. Dormire sembrava la soluzione, mi bastava chiudere gli occhi e scappare da quel mondo ma non ricordavo l'ultima volta che avevo dormito bene.
Mio padre mi aveva dato delle gocce, ma i miei sogni erano troppo agitati, avevo la sensazione che qualcuno mi stesse inseguendo, che cercasse di parlarmi e non potevo permetterglielo.
Così avevo iniziato a bere caffè, super zuccherato.
Non c'era tregua, non ero certa se l'incubo fosse quello ad occhi chiusi o ad occhi aperti.

Percy era sulle scale del mio portico da quasi venti minuti.
S

e fosse successo qualcosa avrebbe bussato ma dopo un po' iniziai a chiedermi se anche a lui non servisse tempo.
Presi un bel respiro e aprì la porta, Cassian era sul portico e la sua occhiata mi bastò per capire cosa pensasse.
Percy si alzò di scatto, mettendosi sull'attenti e quando mi guardò notai che era piuttosto accaldato.

<<Ehi>>dissi.

I suoi occhi percorsero la mia felpa grigia del campo, era invernale e non era esattamente mia. L'avevo presa dalle cose che Luke aveva lasciato nella cabina 11, per evitare che gli altri lo notassero avevo cambiato lo stemma arancio con uno rosa.
Gli incantesimi per cambiare colori erano facilissimi; sotto indossavo dei jeans strappati grigiastri e le mie solite All Stars.
Mi ero legata i capelli in una coda e la medesima l'avevo intrecciata, iniziavano ad essere troppo lunghi.

<<Ehi>>rispose, distogliendo lo sguardo per un attimo.

Non volevo litigare con lui, non volevo che pensasse che mi piaceva mentirgli.<<Ci sediamo?>>

<<Sì, certo, okay>>mormorò frettolosamente.

Ci sedemmo sugli scalini, io mi appoggiai al poggia mano con la schiena e mi strinsi le gambe al petto. <<Sei arrabbiato?>>

<<No, sono...confuso. Prima Ares, poi Ermes e ora sei la cocca di Apollo...>>

<<Non sono la cocca di nessuno>>sbuffai<<Ho fatto un giuramento, siamo legati dalla magia degli elementi del cosmo.>>

<<Chi altro lo sa?>>

<< Chirone, il Signor D, gli dei...credo>>

<<Annabeth e Luke?>>domandò.

Scorsi qualcosa nei suoi occhi, come se mi supplicasse di dirgli di no ma avevo promesso di essere più trasparente se fosse stato necessario.

<<Sì>> confessai.

Lo avevo raccontato ad Annabeth solo quell'estate, mi aveva pressato dicendomi che non eravamo davvero migliore amiche se ci tenevamo dei segreti. Così avevamo speso una giornata, lontane da Percy e Talia, nella Casa Grande e avevamo parlato a lungo.
Lei non si era arrabbiata, mi aveva stretto la mano e la sola cosa su cui avevo taciuto era la memoria di mio padre.
Ma Luke, a lui avevo detto tutto, ogni dettaglio del mio passato e di ciò che volevo, mi conosceva completamente.

<<Ma non lo hai detto a me>>

Mi sentì in colpa, perché non riuscivo proprio a dirgli ciò che voleva, perché avevo la sensazione che non avrebbe retto, che avrebbe smesso di guardarmi come se ci fosse qualcosa di buono in me.

<<Non è mai uscito fuori, Percy e poi...>>

<<Cosa?>>ribatté, si torse le mani con fare nervoso.

<<Un po' me ne vergogno. Ho visto più volte Apollo dei suoi figli. Io non dovrei piacergli, sono figlia della luna crescente, della notte, degli spiriti. E poi io non sono più solare, socievole come un tempo. Pensavo di averlo deluso, che fosse sparito per quello>>

E mi era mancato.
Dei, Apollo mi era mancato in un modo che non potevo spiegare a parole. Ma avevo sopportato perché avevo Luke e poi avevo chiuso nella mia mente la sua luce, quella del nostro legame per non pensarci più. A volte pensare uccide.

<<Non avrei pensato nulla del genere ma non capisco, perché lo hai fatto?>>

<<Percy>>sorrisi imbarazzata<<Ero una bambina di sei anni e come tutte le bambine sognavo un Peter Pan che mi salvasse dai mostri per vivere grandi avventure. E lui è arrivato dal nulla, divertente e gentile. Non ho saputo resistere, volevo conoscere il mio mondo perché quello mortale era così riduttivo e ordinario. Durante il viaggio mi ha fatto volare, ridere e ballare>>

<<Ballare? È per lui che balli?>>

<<Sì e no. Non molti sanno che Apollo se suona, essendo dio della musica, ha la capacità di portare chiunque alla più grande pace e felicità che posso immaginare. Lui suonò per me e io non ebbi incubi per giorni, mi sentivo solare e serena. E' uno dei ricordi più felici della mia vita e poi tutto è crollato. Non ero più felice, non ero più la bambina della cabina 11. Volevo solo i miei genitori, volevo tornare a casa. Sono scappata dal campo, immagino lo saprai e lui era lì ad aspettarmi. >>

<<Lo sapeva, sapeva che eri stata riconosciuta e della cabina 0>>

<<E' il dio delle profezie>>sbuffai<<Ero completamente sola, Percy. Tutti mi si erano rivoltati contro ed ero spaventata, arrabbiata e triste. Volevo solo tornare a casa da mio padre. Così lui mi parlò, mi disse di credere in me stessa, mi disse di vivere. Mi diede un arco e quando feci centro mi mostrò che ero in grado di fare tutto, persino da sola. Scelsi il marchio per tanti motivi. Perché ero arrabbiata con mia madre, perché il mio potere si era risvegliato e ne avevo paura. Perché non ero la principessa di nessuna storia ma la cattiva in quella degli altri, avevo bisogno di sapere di avere qualcuno dalla mia parte. Il sole, colui che conosce lo spazio, che non riesce mai a raggiungere la luna.>>

Sospirò<<Come tu non riuscivi a raggiungere tua madre>>

<<Sì. Mi ha resa forte, Percy. Mi ha riportata a Washington e sì...le cose sono peggiorate ancora prima che tutto si fermasse. Ma il marchio di Apollo guarisce la mia anima con la musica, guida ogni mia freccia, mi scaldava ogni volta che qualcuno pronunciava il mio nome, così ho sopportato.>>

La notte in cui mi riportò a casa fu quella in cui Ade venne a trovare mio padre con l'Elmo dell'Oscurità. Quella notte persi tutto, anche se avevo il marchio di un dio.

<<Arrow. Samira Arrow, freccia>>capì.

<<Era ora, buongiorno, pesciolino!>> cantilenò Cassian.

Annuì<<Quando la prima volta mi portò al Campo Mezzosangue, trovai Chirone ad aspettarci. Pensavo di essere quasi morta per aver guidato il carro, ci eravamo schiantati nella foresta e anche se mi ero spaventata a morte...avevo riso fino a piangere. Chirone chiese il mio nome, ma non sapevo se potevo fidarmi di un mezzo cavallo, mio padre...non volevo metterlo in mezzo. Così Apollo, con la sua passione per le parole, mi chiamò Freccia. Da lì Samira Arrow>>

<<E l'oro a cui si riferiva Artemide?>>

Sembrava sorpreso che io raccontassi tutto, come se non credesse che stessi confessando quello che voleva sapere. Avevo tralasciato dei dettagli, ma lui non lo avrebbe mai scoperto.

<<Oh, quello accadde prima. Una notte ebbi dei brutti incubi, così mi alzai per andare in cucina ma in salotto...davanti al camino, trovai due frecce. Una argento, una oro. Avevo sei anni, non sapevo quello che stavo facendo. Mi chiamavano, pensai di star ancora sognando e... volevo prendere quella argento perché mi sentivo affine. Ma vidi il mio riflesso, la luna alla finestra e qualcosa dentro di me provò un rifiuto, credo. Ma l'oro era l'opposto, era vivo e solare. Appena presi in mano quella freccia qualcuno bussò alla porta, andai ad aprire e Apollo era lì, il Carro in mezzo alla strada.>>

<<E tuo padre? Ti ha lasciato volare via con un estraneo?>>

Sì. Volevo dirgli, quando bussarono alla porta corsi a svegliarlo e insieme trovammo il dio. Papà mi disse di andare, che sarebbe andato tutto bene e che ero pronta, che sarebbe stata una bella estate. Non mi aveva certo detto che sarebbe stata l'ultima volta in cui sarei stata felice.

<<Ecco...Apollo lo aveva incantato>>mentì<<È stato meglio così>>

Cassian gracchiò contrariato<<Bugiarda>>

<<Per chi?>>

<<Per lui>>ammisi.<<Lo sai, mio padre ha una vita impegnata, lavora venti ore al giorno ed è bravo in quello che fa. Sta meglio lontano da questo mondo>>

Ma io no, vorrei dirgli e forse lui riesce a sentirmelo pensare.

<<Lo hai chiamato? Gli avevamo detto che saresti tornata domani ma la vedo dura>>

Sospirai<<Sì, non ha risposto. Uso un telefono protetto, me lo ha dato Chirone ma forse è perché alle Hawaii c'è un fuso orario diverso, forse dorme o è in riunione. Tu hai sentito tua madre?>>

<<No, o meglio...potrei. Poseidone mi ha lasciato delle dracme nella fontana della mia cabina ma non ho avuto il coraggio di chiamare>>

Mi sporsi<<Vuoi che lo facciamo insieme?>>

Percy mi guardò negli occhi, la luce del mattino gli illuminava le iridi verde acqua e mi accorsi che l'inverno gli stava bene, i colori più chiari, il naso un po' più rosso.
Stava diventando...carino. Bah, ma a cosa pensavo? Lui era solo...era Percy.

<<Sì, va bene>>

Si alzò per primo e mi offrì una mano, la presi e quando mi tirò verso di sé finì subito nell'erba, troppo vicina a lui.
Percy deglutì visibilmente e mi lasciò andare, come se scottassi, poi mi fece un cenno.
Non ero ancora entrata dentro la sua cabina, avevo visto solo l'atrio.
Mentre ci avvicinavamo, lasciando Cassian agli affaracci suoi, studiai meglio la casa di Poseidone.
Era una cabina lunga, massiccia e bassa, con le pareti esterne di pietra grigia e porosa, costellate di frammenti di conchiglie e corallo. Era semplice, di una bellezza in cui ti sentivi pulita, abbracciata dal mare.
Percy tenne la porta aperta per me, la prima cosa che notai fu l'odore salmastro.

<<Che c'è?>>

<<Niente, mi ero dimenticata del profumo del mare che c'è qui dentro>>gli sorrisi, era piacevole.

<<Nella tua che profumo c'è?>>

<<Lavanda>>

Alzò le sopracciglia<<Ha senso, anche tu sai di lavanda...cioè, non che ti abbia annusato ma...>>

<<Ho capito>>risi.

Lui annuì tre volte, riuscivo a sentire il peso dei suoi pensieri, la loro intensità ed ero maledettamente curiosa. A cosa pensava? Cosa lo preoccupava?
Mi dimenticai di tutto quando scorsi le pareti che luccicavano come il guscio di un'ostrica e c'erano sei letti a castello con le lenzuola di seta.

<<Tu quanti letti a castello hai?>>mi domandò.

<<Nessuno>>

Alzò un sopracciglio<<Come nessuno?>>

<<Ogni letto ha la sua stanza personale. Io ho la mia e nelle altre non entro mai>>

Non avevo mai fatto entrare nessuno, a parte Cass, nella mia cabina. Ma sapevo che era la più diversa da tutte, perché la magia era in ogni parete, sedia e libro.

<<Non è giusto. Io non ho una camera tutta mia qui e fidati che dopo Tyson, me la merito. Russa come un trattore>>

Indicai la fontana d'acqua salata, era il dono di suo padre<<Se ti ha regalato quella, probabilmente avrai una stanza tua se lo chiedi gentilmente. Non è poi così difficile, la cabine nel campo vengono create con la magia del dio a cui appartengono.>>

<<Ci proverò, non ne avevo idea>>

Mi guardai ancora in giro, c'era dei vasi pieni d'acqua con anemoni e piante fosforescenti e degli ippocampi di bronzo appesi con dei fili al soffitto. Mi sarebbe piaciuto dormire lì, almeno sapevo di non trovarmi davanti uno o due spiriti davanti alla mia libreria.
Lui andò alla fontana ma io trovai il suo letto, era chiaramente suo dato che era disfatto e sopra la testata c'erano delle foto.
Sally, Grover, Annabeth e io? Ce n'era una di Washington, l'aveva scatta mio padre.

<<Oh quella è...me l'aveva mandata Annabeth>>

Non volevo metterlo in imbarazzo, lo trovai un gesto carino, così annuì e tornai al suo fianco mentre apriva una finestra e la luce fredda creò un arcobaleno nel vapore.

<<Oh Iride, dea dell'arcobaleno, accetta la mia offerta>>

Percy gettò la dracma nell'acqua e quella scomparve, poi fece una smorfia. Non parlai, non ricordava il nome di sua madre? Si morse le labbra, poi sospirò.

<<Mostrami Tyson>>chiese<<Alle fucine dei ciclopi>>

<<Tyson?>>domandai.

Alzò le spalle, come se non sapesse perché lo aveva fatto. Il suo fratellastro comparve dopo uno scintillio. Era circondato dal fuoco ed era piegato su un'incudine e martellava una spada incandescente.

<<Tyson!>>lo chiamò Percy.

Ma quello niente, c'era troppo rumore nella fucina tra il fuoco e il metallo.
Mi sporsi e con la poco calma che avevo gridai <<TYSON!>>

Percy frenò una risata.
Il ciclope si voltò di scatto, col suo unico occhio spalancato e mostrò ad entrambi un sorriso ingiallito. Sembrava in forma, meglio di come stavamo noi.

<<Percy! Sam!>>

Mollò la spada e ci venne incontro, d'istinto indietreggiai mentre l'immagine scompariva e poi tornava, con lui nella visuale.

<<Non siamo davvero, è un messaggio-Iride>>gli disse il fratellastro.

<<Oh, certo, lo sapevo>>commentò imbarazzato.

<<Come stai?>>chiesi<<Com'è il lavoro?>>

Raccolse la spada in fiamme <<Tyson ama il lavoro! Guardate, l'ho fatto io!>>

<<Fantastica!>>gli sorrise Percy.<<Senti...parli molto con papà?>>

Ero piuttosto confusa sul motivo di quella chiamata ma non feci domande, l'avrei scoperto da sola. Il ciclope smise di sorridere<<Non molto. Ha da fare con la guerra>>

<<Che vuoi dire?>>domandai.

Sospirò amareggiato<<Vecchi spiriti marini rompiscatole. Aigaitos. Oceano, questi qui>>

Si riferiva agli immortali che avevano governato gli oceani all'epoca dei Titani, io e Percy si scambiammo un'occhiata d'intesa. Se Crono era tornato, di certo voleva portare fuori dal Tartaro i suoi fratelli.

<<Posso fare qualcosa?>>domandò Jackson.

<<Stiamo armando le sirene. Servono un migliaio di spade entro domani>>

<<Non so se mi fiderei delle sirene>>borbottai.

<<Combattono contro i vecchi spiriti che proteggono la nave cattiva>>

Restai un passo indietro a Percy, sperando non vedesse la mia smorfia. Non volevo sapere se avessi capito bene ma il mio amico sì<<La Principessa Andromeda?>>

<<Sì, la nascondono e la proteggono da tutte le tempeste di papà, sennò l'avrebbe già sbriciolata>>

<<Sbriciolarla non sarebbe male>>

Quando lo disse, io distolsi lo sguardo appena si voltò, non volevo fulminarlo e sembrare più colpevole. No, ovviamente non mi andava che la nave su cui era Luke facesse la fine del Titanic.
Ero arrabbiata con lui e anche parecchio ma non lo volevo morto. Mai e poi mai.
Forse avrei potuto aprire il discorso con Talia, ma non ci riuscivo.
Lei non lo conosceva come me, non aveva visto com'era cambiato, non sapeva tutto ma io sì.
Io sapevo ogni virgola della sua vita, come lui della mia.

<<Ma non preoccupatevi, la nave cattiva sta andando via>>

<<Via?>>deglutì.

<<Nel Canale di Panama! Molto lontano>>

Perché portare una nave da crociera fin laggiù? L'ultima volta stava addestrando i suoi, dato che non aveva avuto il Vello, quindi aveva un piano nuovo di zecca.
Me lo avrebbe detto se l'avessi trovato? E io volevo trovarlo?
Trovare lui significava trovare Annabeth, forse era il solo modo che c'era.

<<Voi? State bene?>>domandò poi.

Non mi scomodai a mentire, Percy si grattò i capelli<<Sì, Campione, grazie. Siamo al campo, qui c'è la neve>>

<<Neve! E Annabeth? È li?>>

Mi irrigidì. Non mi andava di dirgli una bugia, non quando Tyson mi trattava come una specie di eroina. Una volta aveva detto, urlando nella mensa, che ero la sua seconda cosa preferita dopo il burro d'arachidi. E lui adora il burro d'arachidi.
Percy aveva riso finché non gli avevo dato uno scappellotto.

<<No, non è qui adesso>>risposi alla fine.

<<Oh uffa. Dì ad Annabeth che Tyson dice ciao!>>sorrise<<Oh, devo tornare al lavoro perché il capo si arrabbiata. Poi ci vediamo, vero?>>

<<Certo>>mentì di nuovo<<Presto, Ty>>

<<Samira è la mia migliore amica!>>urlò girandosi, a chissà a chi.

Percy sorrise, come se si fosse rilassato<<Potresti parlare con papà..>>

<<Devo andare!>>esclamò coprendosi le orecchie, dopo un rumore assordante<<Buona fortuna, Fratello!>>

Prima che potessimo dire altro, l'immagine sparì e noi restammo lì, fissi davanti all'acqua.
Soli ma insieme.

<<Stai bene?>>gli domandai.

Annuì, ma era ovvio che fosse una bugia<<Sono solo stanco. Tu? La spalla?>>

<<Come nuova>>

Non avevo dimenticato il modo in cui aveva stretta, in cui aveva lottato per me.
Mi tirai indietro la coda, Percy continuò a fissarmi, immerso nella propria testa e aprì la bocca tre volte. Attesi, che cavolo doveva dire?

<<Ci vediamo a cena>>disse ad un tratto.

Restai sorpresa di quel congedo.
Una volta avrei fatto un respiro di sollievo, potendo liberarmi di lui per stare per conto mio ma ci restai...dì immortales, ci restai male.
Annuì<<Certo, a dopo>>

Andai verso la porta e lui mi seguì, pensai che volesse dire qualcosa ma serrò le labbra. Non avevo idea di che gli prendesse, ma non volevo costringerlo a dire nulla.
Con me non lo aveva fatto, quindi avrei rispettato i suoi tempi.
Ma il tempo non era mai stato mio amico.

☽ ♆ ☾

Era stato un pomeriggio strano per me.
Di solito appena potevo mi rinchiudevo nella mia cabina, prendevo un libro e lo leggevo sul letto, accedendo un disco in vinile di Taylor Swift.
Ma dato che non volevo ancora chiudere occhio, ero andata in giro, per stancarmi, per calmarmi.
Avevo incontrato Nico al poligono, ero stata diverse ore a colpire il bersaglio senza mai sbagliare, sotto gli occhi dei fratelli Stoll.
Nico stava con loro, gli avevo detto di non fargli scherzi o io li avrei fatti a loro.
E poi, contro ogni previsione, ero finita nella cabina di Ares.
Alla ricerca di Clarisse La Rue.
Ma uno dei suoi fratelli, che mi aveva fissato senza uscire dalla struttura, mi aveva detto che era stata mandata in missione da Chirone e che era dispersa da due mesi.
Dato che non aveva voluto dirmi altro, me n'ero andata via sbattendo i piedi.

<<Che diavolo significa che è dispersa?!>>sbottai.

<<Chi è dispersa?>>

Talia se ne stava appoggiata ad un albero, una gamba piegata sul tronco e la maglia arancio coperta da un giacchino di pelle nera.
Aveva l'aria leggermente minacciosa, autoritaria ma a me l'autorità non aveva mai provocato paura, al contrario...mi piaceva sfidarla.

<<Clarisse>>

<<Sarebbe la figlia di Ares che bullizza Percy?>>

Ebbi l'istinto di guardarla male. <<Non lo bullizza più. Gli sta antipatico, quindi lo punzecchia>>

<<Perché la difendi?>>

<<Perché non la conosci e non mi piace quando si parla dei miei amici>>

Ahia.
Ero davvero amica di Clarisse, Percy non avrebbe apprezzato quella conversazione.

<<L'ho notato>>

Quella scintilla di rabbia scemò, volevo disperatamente distruggere qualcosa ma avevo finito quasi tutte le frecce del campo e i miei pugnali avevano fatto a pezzettini quattro manichini, tanto che Beck mi aveva pregato di smetterla.

<<Senti>>mi schiarì la voce<<Mi dispiace per quello che ti ho detto, non ce l'avevo con te.>>

<<Ho notato anche questo.>>

Okay, non mi piaceva il fatto che notasse tante cose, era un comportamento leggermente altezzoso, proprio come suo padre. Ma evitai di sbatterglielo in faccia.

<<Chiedere scusa non è il mio forte e ti prego, non dirmi che hai notato anche questo o è probabile che cercherò di trasformarti in qualcosa>>

Le sfuggì un sorriso<<Già. Nemmeno io avrei dovuto prendermela con Percy, non è stata colpa sua o tua. È che per me è un po' difficile ricordare che sono passati sette anni, per me Annabeth è ancora una bambina che devo proteggere.>>

<<Lo capisco>>ammisi, restando ferma per non avvicinarmi alla foresta.

<<Io non ho avuto qualcuno che mi proteggesse, sono cresciuta...>>

<<Da sola?>>finì<<Sì, lo so>>

Talia fece un sorriso triste, amaro<<Tu mi piaci, ragazza magica e allo stesso tempo ti detesto.>>

<<Faccio quell'effetto a molti, ragazza elettrica>>

<<Non vuoi sapere perché?>>domandò, tirandosi indietro i capelli neri.

<<Illuminami, dovresti saperlo fare>>ribattei sarcastica.

<<Tu mi ricordi me. Sola, arrabbiata, abbandonata dalla proprio madre, ossessionata da cosa cambiare, convinta che il mondo è andato avanti senza di te.>>

Volevo obiettare, dirle che non ero e non provavo niente del genere ma non riuscì a farlo.
Non era poi così sbagliato. <<Hai dimenticato il fascino divino, il sarcasmo nero, la passione per All Star. Abbiamo in comune pure quello>>

Già, le sue erano nere.
Talia ridacchiò<<Vero, non dimentichiamo le All Star.>>

<<Be', se detestarmi ti aiuta...bene, fallo.>>

<<Ma non voglio. Non voglio essere così>>confessò.<<Non voglio...assomigliarti>>

AHIA.
Incassai il colpo, forse perché le credevo. Nemmeno io sarei voluta essere me.

<<Grazie>>

<<No, scusa...intendo dire che voglio essere migliore del mio passato. Voglio andare avanti, voglio trovare uno scopo, una vita che abbia un cavolo di senso.>>

Annuì<<Hai parlato con il Grande Capo?>>

<<No. Preferisce essere il Grande Capo che mio padre>>

Sussultai, restando molto sorpresa e lo notò. <<Non avevo idea che ce l'avessi con lui, ti ha...ti ha tenuta in vita. E forse non sono la persona migliore a dirlo ma è più di quanto molti dei abbiamo fatto coi loro figli>>

<<Ecate?>>domandò diretta, senza peli sulla lingua.

<<Non ha mai fatto bel niente per me, non mi ha salvata e non si è mai fatta vedere. Quindi fidati, il tuo genitore divino non è poi così terribile>>

Non so perché stessi difendendo Zeus, lo avevo incontrato una volta e non era stato tanto brutale. Preferivo Poseidone e sopra tutti Apollo, ma mia madre? Lei era la peggiore.

<<E i mortali?>>

<<Cosa?>>deglutì.

<<Tuo padre com'è?>>

Mi sembrava di avere un gruppo in gola<<È una brava persona.>>

<<Mia madre non lo era. Sai, sono tornata a cercarla a settembre e ho scoperto che è morta a Los Angeles. Lei beveva troppo e pare che un paio di anni fa ha avuto un incidente stradale. Era ossessionata da Zeus, voleva diventare immortale, voleva tutto tranne me. Così sono scappata , avevo dieci anni e immagino che il resto lo sai>>

Mi si gelò il sangue. <<Sì, lo so. Mi dispiace, Talia. Non è giusto>>

<<Non scegliamo noi i nostri genitori, scegliamo cosa possiamo fare...e vorrei ringraziarti>>

Mi sentì a disagio, non meritavo nessun grazie, per niente e non lo avevo mai voluto. Avevo persino fatto di tutto per non essere definita un'eroina dagli dei.

<<Non ti ho salvata. Non dirmi grazie>>

<<Io...>>si fermò, guardandomi negli occhi<<Hai protetto Annabeth, tu eri lì quando io non c'ero. E qualsiasi cosa sia successo con Luke, nemmeno lui è stato solo grazie a te>>

Avevo preso il suo posto.
Ecco cosa pensava, ecco perché mi detestava ma non riusciva neanche ad essere davvero arrabbiata.

<<Da cosa lo hai capito?>>

<<Quando Dioniso lo ha nominato, il tuo sguardo ha detto tutto ciò che devo sapere. E se ti cerca, se ti vuole al suo fianco, anche questo dice abbastanza>>

Distolsi lo sguardo, premendo le dita sul marchio invisibile di Apollo, come se questo potesse richiamarlo a me.

<<Non conta più. Ha preso Annabeth, ha superato un limite che non voglio varcare>>

<<Ma potresti farlo, per lui, credo che potresti>>

Era così chiaro che quello che sentivo per Luke era inspiegabile? Ero così arrabbiata, così vogliosa di esplodere, perché aveva cercato di uccidere Percy, perché aveva preso Annie, perché aveva preso qualcosa da me.
Tutto ciò che facevo era sfuggirli, non volevo pensare a lui, non volevo sognarlo.
E se mi fossi trovata su quel confine?
Avrei preso la sua mano e mi sarei voltata a cercare Percy Jackson?
All'improvviso suonò la campana, feci un respiro di sollievo.
Grazie agli dei.

<<È ora di cena>>ricordai<<Devo andare>>

Lei non aggiunse altro, i suoi occhi elettrici mi stavano dando la scossa e dovevo muovermi.
Mi sentì un po' una vigliacca, però non ero pronta per quella conversazione.
Così andai dritta alla mensa, ormai mi ero abituata a sedermi al tavolo di Poseidone dato che Chirone o il Signor D si era svegliato a mettere un tavolo per la cabina.
A volte credevo che ci fosse un motivo, ma che nessuno volesse dirmelo.

<<Ciao>>

Mi voltai di scatto, ormai già seduta, trovando Percy che gongolava in piedi.
Fissava la lunga panca di legno.

<<Hai qualche conto in sospeso con la panca?>>

<<N-no! No, scusa...sono sovrappensiero>>

Percy si era sempre seduto alla mia destra, sempre ma in quel frangente fece il giro del tavolo e si sedette davanti a me. Cercai di pensare che non ci fosse niente di strano, mi concentrai sul resto della sala.
Nico era al tavolo con i Fratelli Stoll, Talia da sola a quello di Zeus ma l'unica tavola che sembrava divertirsi sembrava quella di Artemide.
Sembravano così felici, Zoe sembrava la mamma delle ragazze mentre sedeva a capotavola alzando il bicchiere. Bianca si divertiva un mondo a giocare a braccio di ferro.
Sembrava aver trovato la sua famiglia, dimenticando che ce l'aveva a pochi passi.
Non sapevo più cosa pensare di lei.
La regola del campo era di non mischiare le cabine, io mi sedevo con Percy per miracolo ma Talia mi faceva un po' pena.
Mangiammo patatine e wustel in silenzio, ogni tanto Jakcson mi lanciava un'occhiata ma poi distoglieva lo sguardo.
Volevo trasformarlo in una rana blu per quanto mi irritava.
Ma cercavo di essere più matura, quindi tirai fuori dalla tasca un offerta per lui, appena era tornato dal braciere per la sua, dedicata a suo padre.

<<Tieni>>

Appoggiai un sacchettino di plastica sul tavolo, lui lo fissò con un mezzo sorriso.<<M&M?>>

Presi l'altro e glielo spinsi in avanti.

<<Li ho già divisi, blu per te e il resto per me>> spiegai, i suoi occhi restarono fissi sui miei<<Che c'è? Ho qualcosa in faccia? Mi sono sporcata col ketchup?>>

Percy rise debolmente, rischiarendosi la gola

<<No, sei perfetta.>>mormorò <<Grazie, Sam>>

Perfetta.
Mi sentì piuttosto in difficoltà, quando sentì un calore alzarsi dal collo fino alle guance.
Lui prese il suo sacchettino, completamente blu e iniziò a mangiare mentre io facevo lo stesso, mi andavano bene tutti i colori.

<<Allora...C'è qualcosa che devi dirmi?>>

Alzò di botto la testa, i capelli neri gli lasciarono appena la fronte scoperta e aveva gli occhi sgranati, era lui ad arrossire adesso. <<Io? A te?>>

<<No, al fantasma dietro di me. Sì, Percy, a me>>mormorai sarcastica.

<<Non c'è niente che devo dirti>>

<<Capisco che tu possa avercela con me per Apollo, ma se è così dimmelo, non voglio che mi guardi in questo modo o che mi eviti...>>

<<Non ce l'ho con te e non ti sto evitando>>

<<Ma ti comporti..>>mossi una mano indicandolo del tutto<<così>>

<<Così? Io sono così>>

<<Sei strano>>

Alzò le spalle<<L'hai sempre saputo>>

<<Okay, sei più strano del solito. In modo irritante>>

Sospirò pesantemente <<Samira, non sono arrabbiato con te. Capisco quello che hai fatto e perché non me lo hai detto, capisco alla grande. Sono solo stanchissimo e preoccupato per Annabeth dopo il sogno...>>

<<Quale sogno?>>

<<Oh, no...non era una visione ma solo un sogno>>

Scattai in avanti e gli afferrai il polso<<Quale sogno, Jackson?>>

Guardò le mie dita, lo smalto nero, poi tornò ai miei occhi. Sperai che fosse per quello che era strano.

<<Ho sognato Annabeth che gridava contro Luke, era in lacrime e lui...era diverso. Se fossi stato lì lo avrei preso a schiaffi ma sembrava in difficoltà, le stava dicendo che non c'entrava nulla, che non era stato lui>>

<<A fare cosa?>>

<<Non lo so. Luke diceva che avevo rapito qualcuno ma senza il suo consenso, che Crono aveva dato l'ordine ad un semidio nuovo. Credo di averlo visto in fondo alla caverna, sembrava avere un anno più di noi, aveva i capelli ricci e castani, una giacca con dei disegno gotici sopra>>raccontò<<Annabeth era incatenata a terra e cercava di lanciarsi su Luke, diceva che era un traditore e che tu l'avresti odiato>>

<<Io?>>

Annuì<<Ha detto che non l'avresti perdonato e...per quanto mi dispiace ammetterlo, lui sembrava pentito. Le ha detto che non era colpa sua e che era troppo tardi. Tutto qui>>

Tutto qui mica tanto.

<<Forse parlavano di Clarisse, lei è scomparsa>>

Percy scosse il capo<<No, parlavano di un maschio.>>

Sospirai più forte e cercai di trattenermi dal battere la testa su tavolo, poteva andare peggio di così?
Perché dovevano mettersi a rapire gente? E Luke...si pentiva, era una cosa buona, no?
Io non mi sentivo meglio.

<<Forse non era una visione.>>

Alzai gli occhi su di lui<<Cosa te lo fa pensare?>>

<<Luke>>ammise.

<<Le persone possono pentirsi dei propri errori, Percy>>

Ci guardammo per un lungo secondo, come una gara di sguardi ma avevo la sensazione che fosse così solo per me.
Volevo chiederli perché non aveva voluto dirmelo prima, ma non ci riuscì, sarebbe stato da ipocrita.
Alla fine Chirone prese la parola e distolsi lo sguardo, notando che Dioniso non c'era.
Forse avevo esagerato con lui, non avrei dovuto prendermela con un dio.
Ma dall'estate precedente cercavo solo qualcuno con cui prendermela, persino a scuola avevo avuto i miei guai.
Più del solito, intendo.
E volevo bene a Chirone, non avevo voluto ferirlo.
Non volevo ferire nessuno, neppure Percy e sembrava che lo facessi ogni volta che si apriva il discorso di Luke.
Ci alzammo da tavola, il coprifuoco iniziava prima in inverno e un tempo avrei adorato l'opportunità di rifugiarmi al sicuro, nella mia cabina.

<<Percy?>>

Si girò verso di me, sulla soglia della mensa <<Sì?>>

<<Non è cambiato nulla tra di noi, vero?>>

Lo fece di nuovo, mi fissò intensamente e pensando in modo altrettanto intensamente.
All'improvviso, battendo le ciglia, mi parve di non avere lui davanti ma una specie di oblò nautico.
Quando sbattei gli occhi di nuovo, quello era sparito e trovai l'espressione dolcemente delusa di Percy.

<<Non cambierà mai nulla tra di noi>>

Non sembrò una promessa, il genere che mi calmava, che mi scaldava. Sembrava quasi una verità triste, sbagliata e quando schiusi le labbra, nessuna parola ebbe il coraggio di uscire, o meglio, l'unica che non avrei voluto dire se ne infischiò.

<<Bene>>

Bene? Oh ma porco toro della Colchide, che problemi avevo?
Si avvicinò prima che potessi accorgermene, con le mani in tasca, e quando si allungò mi diede un rapido, umido bacio sulla guancia.
Per il Tartaro.

<<Buonanotte, Sam>>

Mi aveva dato un....? Sulla guancia? A me?

<<Notte, Percy...>>

Ma lui se n'era già andato.
Mi dovetti girare per accorgermene, lo fissai quasi correre per le Olimpiadi verso le cabine, superando dei figli di Efesto.
Ma che cosa era successo? Posai le dita dove sentivo ancora le sue labbra.

<<Pulisci la faccia con la candeggina!>>

Sussultai, quasi gridai per la voce inaspettata di Cassian nella mia testa. Mi avrebbe fatta impazzire.

<<Chiudi il becco, Cassian o te lo faccio sparire!>>sbottai.

Ora avevo davvero voglia di chiudermi nella mia cabina, lontana da tutti quei casi umani o...mezzi umani.
Il sole era ormai tramontato, questo alleggerì la tensione nelle mie spalle ma non riuscì andare nella raduna.
Camminai parecchio, non andai nella foresta nonostante Cassian fosse con me e dopo un po' raggiunsi la "Riva Maledetta."
La chiamavo così da dopo la Baia delle Sirene, dove avevo visto la distruzione del Campo Mezzosangue.
Restai seduta, con i piedi nell'acqua fredda, fino a non avere i brividi.
Fino a capire, dall'altezza della luna calante, che ero stata lì per ore.
Se Dioniso o Chirone mi avessero beccata mi avrebbero messa in castigo, non perché fossi stata fuori ma perché dovevano essere ancora arrabbiati con me.
Tutti sapevano che giravo di notte.
Così, per evitare di dover lavare la mensa o l'anfiteatro o le stalle, tornai indietro.
Cassian imprecò, poco prima di volare verso la mia cabina, più lontano da me.
Capì solo allora, col braciere alla mia sinistra, il perché.

<<Quanti dei in un giorno>>mormorai<<È un po' troppo anche per i miei gusti>>

Estia fece un sorriso quando mi voltai.
Avevo un aspetto nuovo, sembrava più grande di me di cinque anni ma era ancora castana, il viso a cuore e gli occhi nocciola.

<<I tuoi gusti stanno cambiando, mi pare>>

<<Non così tanto. Allora...altre frasi fatte sul destino?>>

L'ultima volta che l'avevo vista, avevo il controllo sul mio mondo e poi non si era più fatta vedere, forse era stato un sollievo per me, fino a quel momento.

<<E' così che vedi i miei avvertimenti?>>

<<Ti mostri a me, Divina Madrina, solo per dirmi cose inquietanti>>

Fece una risata piena, innocente <<Dunque, credi di aver capito l'ultimo?>>

<<Percy. Mi stavi avvisando che stava giungendo nella mia vita per...be', per complicarmela>>

<<Oh, come sono belle le cose complicate! Non credi? Belle, speciali e profetiche>>

<<No! No!>>indietreggiai<<Ci rinuncio, te la puoi tenere la tua profezia!>>

Me lo ero cavata con Apollo, non potevo cascarci con lei.
Mi resi conto, in quel frangente, che non avevo mai detto a Percy di Estia.
Mi sentì in colpa, lo avrei fatto al momento giusto.

<<E se questa fosse la chiave che cerchi?>>

Mi guardai intorno<<Detesto le chiavi, adoro le serrature>>

<<Ne convengo. Le chiavi sono uno dei simbolo di Ecate>>mi ricordò.<<Ma questa potrebbe aprire la porta che ti condurrà da chi ti è stato preso.>>

Annabeth.

<<Tu non sei l'Oracolo, come conosci questa profezia se non è stata ancora dettata?>>

<<Ne conosco un verso, uno che l'Oracolo non detterà ai tuoi amici ma io sì, voglio aiutarti, Samira>>

Per Annabeth avrei fatto qualsiasi cosa.
Anche accettare delle parole che non ero pronta a sentire.

<<Va bene, aiutami>>

Estia mi sorrise gentilmente, era sempre stata così gentile con me ma nei suoi occhi immortali trovai anche dispiacere.

<< Se il suo destino sceglierà, una verità infausta svelerà.
Il cielo ascenderà sotto la figlia caduta, quello sarà l'inizio della profezia perduta.>>

Il vento che percepì fu una benedizione, mi sentivo andare a fuoco dalla tensione e l'aria notturna mi sostenne.
Non avevo idea di quello che quei versi significavano, ma provai un'autentico terrore.
Non mi dicevano come salvare la mia migliore amica.
Chiusi gli occhi all'ultima parola, sapendo che non avrei mai dimenticato il modo in cui l'aveva detto e quando li riaprì, Estia non c'era più.
C'ero solo io, sola come lo ero sempre stata.
Barcollai fino alla cabina, pregando che niente mi fermasse, mi sentivo ubriaca di confusione.
Corsi su per gli scalini e quando toccai la maniglia, quella mi diede il permesso di entrare, la luce all'interno si attenuò dal solito lilla.
Non molti sapevano che la mia cabina era abbastanza magica da avere stanze che apparivano e scomparivano in base alla necessità, che avevo una biblioteca con qualsiasi diavoleria.
Ma la mia preferita era quella nella mia stanza, che raggiunsi correndo su per le scale, fino alla fine del corridoio sulla porta che avevo dipinto, abbastanza male, per ricordare le stelle dello spazio.
Quando entrai mi scaraventai sul letto a mezza piazza, il piumino era freddo e...duro?
Imprecai perché dovevo, volevo prendere a sberle qualcosa, mi dava fastidio tutto, il mondo intero!
Mi girai e sotto la pancia trovai un pacchetto dalla carta dorata, mi tirai su di botto, riconoscendo il fiocco, tagliato come una freccia per indicare l'apertura.
Come quando ero bambina, stracciai la carta, gettandola in giro mentre prendevo il cofanetto di cartone, girandolo fra le dita.
C'era un post-it attaccato sopra, di un giallo fluo.

"Visto che dovevo farmi perdonare,
credo che qui troverai ciò di cui hai bisogno.
-Il tuo Divino, Figo, Apollo".

<<Oh non ci credo!>>

Quello era il nuovo album di Taylor Swift, così nuovo che non era ancora uscito! La data era prevista per diversi mesi dopo ma Apollo, in qualche modo, era riuscito ad averlo.
Per me.
Lo strinsi al petto, chiudendo gli occhi e mi rilassai.

<<Sempre il regalo perfetto, grazie.>>

Tutti gli anni, appena tornavo a casa per il mio compleanno, trovavo sul letto un disco in vinile.
Era una tradizione, ed era anche un messaggio.
Quelle canzoni restavano con me per un anno, erano così adatte da sembrare profetiche.
Amavo Taylor Swift grazie ad Apollo, al suo primo regalo.
La tecnologia era un problema per i semidei, ma quella non era per niente tecnologia.
La prima cosa che avevo voluto in quella cabina era un giradischi, mio padre era un collezionista di dischi, quindi ero abituata al suono, ad usarli.
Volevo un pezzo di lui con me.
Il mio, che Luke aveva rimediato magicamente, non era un giradischi ma un grammofono e lo aveva dipinto di fucsia.
Era piuttosto vecchio, ma sapeva parlare direttamente alla mia anima.
Così passai la notte ascoltando Taylor Swift.

ANGOLO AUTRICE

Ciao, semidei!
In questo capitolo siamo venuti a conoscenza di un bel po' di informazioni, alcune forse ve le aspettavate ma era giusto che le spiegassi. Ovviamente, più avanti, tutti diventerà ancora più chiaro, perché ci sono ancora tanti segreti che la nostra ragazza nasconde.
Percy ha qualche problemino? Chissà perché....ehehehe.
In ogni caso, Sam non può stare dietro i misteri di tutti, ha proprio bisogno di una dormita e di Taylor. Come me.
Commentate, votate e seguitemi! Le cose stanno per diventare sempre più intense e romantiche.
Per altre anticipazioni seguitemi anche sui social come YouTube, Instagram e Tik Tok (THE STORIES OF HOPE).
Un abbraccio, ci vediamo al campo!

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