CAPITOLO 25
IN FONDO AL MAR...
≈ ♆ Percy ♆ ≈
<<Percy Jakcson!>>
Mi svegliai di soprassalto, tremante e sudato.
Samira mi teneva per le spalle, scuotendomi e sentivo uno strano bruciore sulla guancia sinistra. <<Mi hai dato uno sberla?>>
<<Mali estremi, estremi rimedi>>sospirò<<Non ti svegliavi più>>
Mi sedetti, l'amaca dondolava ancora e lei indietreggiò, notai che si era cambiata e forse un po' mi sentì sollevato. Vederla in vesti greche mi aveva distratto per tutto il tempo, anche Annabeth stava bene ma Samira...lei sembrava una dea.
Non ero riuscito a dirle la verità su Circe, sul fatto che lo avessi fatto per piacerle come se...non capivo cosa mi succedeva.
<<Hai fatto un incubo, non è vero?>> domandò.
Sbattei gli occhi un paio di volte, passandoci sopra le mani e più lo feci, più le immagini andavano e venivano. <<Credo...credo di aver sognato Talia>>
<<Tu hai sognato Talia?>>ripeté con voce piatta.
<<Eravamo sulla Principessa Andromeda, davanti al sarcofago di Crono. Lei mi ha detto che Luke andava fermato o che l'avrebbe fatto lei con l'egida>>
<<Come fai a sapere di quello scudo? Non è pos...>>si fermò.<<Il suo spirito era davvero lì, non avresti potuto saperlo sennò>>
<<Ha aperto il sarcofago e lui...è stato orribile ma io non non riuscivo a muovermi.>>
<<Chi ti stava trattenendo?>>
<<Tu>>realizzai<<Eri tu, eri lì>>
<<Non so di cosa stai parlando>>ribatté<<Non ho dormito stanotte>>
<<Parlo degli spiriti. In ogni visione che abbia mai avuto di Crono, ci sono i morti che mi proteggono, mi tengono fermo.>>
<<E quindi?>>domandò, forse si sentì come se la stessi accusando.
<<Quindi la prima volta che l'ho sognato è stata quando mi sono addormentato toccandoti, su quel tir>>commentò.
<<Guarda che mica sono stata qui a palparti mentre dormivi!>>
<<Non ti sto accusando di violare la mia mente>>
Incrociò le braccia<<Bene, perché non faccio queste cose>>
<<Lo so ma pensaci, se avessi lasciato un po' di magia attraverso i miei sogni?>>
Si morse il labbro, come faceva tutte le volte in cui stava pensando intensamente, legando puntini invisibili.<<Non so se sia possibile, Percy. Di solito devo toccare qualcuno e devo essere anch'io addormentata, quello di cui tu parli è un legame magico di cui non ho mai sentito parlare>>
<<Perché no? Io sogno Grover attraverso il legame empatico che condividiamo, dato che è il mio custode>>
<<Non sono mica una capra, Jackson>>commentò aprendo la porta<<E poi, ce ne dici se affrontiamo questo problema dopo un altro?>>
<<Quale problema?>>balzai in piedi.
<<Annabeth>>
La seguì subito, cercando di pettinarmi i capelli con le dita e quando arrivai sul ponte capì che cosa intendeva.
La nostra amica aveva tirato fuori una marea di cime e cercava di legarsi.
<<Ma che stai facendo?>>
<<Devi legarmi, Percy. Sam non vuole>>
<<Perché è un'idea stupida>>ribatté lei<<Dovremmo restare qui a tenerti d'occhio e potrebbero succedere delle cose pure a noi>>
<<Okay, rallentate.>>alzai una mano<<Traducete>>
Annabeth mollò una corda<<Ci stiamo avvicinando all'isola delle sirene e presto saremo nel raggio del loro canto.>>
Tutti sapevano le leggende delle sirene, il loro canto era così dolce che attirava i marinai verso la morte. <<Okay, non c'è problema. C'è un grosso tino di cera sottocoperta...>>
<<Lei vuole sentirle>>
<<Sì!>>esclamò Annabeth<<Dicono che le sirene cantino la verità su ciò che desideri. Se sopravvivi diventi più saggio. Quando mi ricapiterà l'occasione?>>
<<Mai, se crepi>>protestò l'altra.<<Non funzionerà, non diventerai più saggia>>
<<E tu come lo sai?>>domandai.
<<Perché, Jackson, le sirene sono mostri della persuasione. La persuasione non è reale, come gli specchi di Circe. Non cantano nessunissima verità>>
Aveva senso ma Annabeth scuoteva la testa. Era irremovibile, nessuno dei due avrebbe potuto fermarla.
<<Allora sarà un esperimento. Devo tentare, è la mia natura approfondire la conoscenza>>
Samira avrebbe fatto qualsiasi cosa per Annabeth, anche se non era d'accordo con lei. Si strinse la braccia al petto, persino io avevo una brutta sensazione ma quando annuì, mi arresi pure io.
Saremmo rimasti sul ponte, per tenere d'occhio la situazione, anche se non era sicuro.
Ordinai a una cima di avvolgersi attorno alla vita della bionda, legando all'albero di trinchetto.
<<Di più>>ordinò Sam<<Usa altre corde. Se si slega, è morta...siamo morti>>
Mi fece capire che si sarebbe buttata dietro di lei se fosse stato necessario. Ubbidì, immobilizzandola completamente e Annabeth sembrò notarlo. Non si sarebbe mai liberata da lì.
<<Ricordate, non slegatemi, per nessun motivo, anche se vi supplico. Avrò voglia di buttarmi e di affogare>>
<<Tranquilla, sono più tentata di buttare Jacskon in acqua>>
Le diedi una gomitata <<Grazie, eh>>
<<Tanto non puoi affogare, Ariel>>
<<Ariel, sul serio?>>
Annabeth rise<<Sam detesta le rosse>>
La bionda smise di ridere finché non scorse, prima di noi, una costa rocciosa. Non ci pensai due volte a correre a prendere la cera, la modellai i tappi con le dita, sperando che bastasse a proteggerci.
<<Sicuro che non ti ammalieranno?>>
Sam stava parlando con Cassian, che gracchiò qualcosa che la fece ridere. <<Tutto a posto?>>
<<Sì.>>mormorò prendendo due tappi<<Che tocco di classe>>
<<Ammettilo, non vedi l'ora di metterli per non sentirmi più>>
Samira rise, mi godetti quel momento finché non si interruppe, tornando improvvisamente seria<<Non sai quanto è vero, Jackson>>
Dei, era fuori di testa ma risi anch'io, rilassandomi.
Lei mosse la labbra, cercando di dire qualcosa ma non la sentì, così alzai il pollice e quando toccò a me, dissi :
<<Strega>>
Mi beccai un pugno sul braccio abbastanza forte da farmi indietreggiare, spalancai gli occhi. Capì che non mi aveva sentito ma aveva letto il mio labiale, mi massaggiai il braccio mentre raggiungevamo il timone e Annabeth.
Il silenzio era innaturale, sentivo il sangue che mi pulsava nella testa.
Quando notai le rocce frastagliate, che uscivano da una nebbia familiare, ordinai alla Vendetta della Regina Anna di aggirarle.
Foschia, era ovunque sopra l'acqua.
Mi girai verso la scogliera, non vedevo mostri ma tantissimi resti di navi. Dovevamo andare più veloci.
E poi Annabeth si tirò in avanti, sgranò gli occhi ed iniziò ad aprire la bocca, non la sentivo ma sapevo che stava chiamando noi.
La sua espressione era chiara : doveva andare. Era una questione di vita o di morte.
Distolsi lo sguardo verso Samira, mi concentrai sulle sue scarpe fucsia, sul numero delle sue perle e poi...era pallida, gli occhi lucidi e i pugni chiusi, così chiusi che fui sicuro di vedere un alone scendere sui suoi polsi.
Fissava Annabeth, come se stesse fisicamente soffrendo per non aiutarla a liberarsi.
La raggiunse e per un secondo pensai che l'avrebbe fatto, invece no, la tenne ferma e stava cercando di dirle qualcosa che non capì.
Odiai quelle sirene, quella musica e avrei voluto prendere Vortice, ma come si può combattere contro una canzone?
Fu allora che la sua migliore amica le diede una testata.
AHIA!
Sam cadde all'indietro, penso che imprecò perché si tenne la testa sbattendo i piedi per l'esasperazione. Stavo per aiutarla quando una figura di bronzo planò sopra la mia testa, facendomi piegare e atterrò di fianco a lei.
Cassian iniziò ad aprire il becco, che gli prendeva? Non sapeva che non potevamo sentirlo?
E in effetti, Samira non sembrava proprio sentirlo o vederlo.
I suoi occhi era puntati oltre il bordo del parapetto, fissava l'isola.
Cercai di chiamarla lo stesso <<Sam?>>
Poi ricordai.
Quando avevo cercato di usare i miei poteri contro Scilla, all'ingresso dei Mare dei Mostri , avevo fatto cilecca. E se la Foschia che infestava l'aria fosse come quell'acqua?
Ci misi troppo a pensare, a ragionare perché improvvisamente Samira si tolse i tappi.
<<Samira, no!>>
Mi gettai verso di lei, come Cassian, ma fu sorprendentemente veloce e acchiappai solo l'aria.
Fu troppo tardi.
Si tuffò di testa, il mare la divorò e io gridai a squarciagola.
L'uccello volò per cercarla e mi voltai verso Annabeth, non poteva liberarsi ed era al sicuro lì.
Non avrei lasciato Samira, mai.
E mi tuffai.
L'impatto con l'acqua fu tutt'altro che piacevole, era freddissima ma il mio corpo reagì prima della mia mente. Ordinai alle correnti di plasmarsi attorno al mio corpo, creando un potente flusso che mi spingesse verso la mia amica.
Tornai in superficie e vidi Samira, era in trance, il viso piegato in una smorfia di dolore e se ne accorse appena quando un'onda la investì, scaraventandola fra due scogli aguzzi.
No, no.
Non ero abbastanza veloce così.
Mi immersi sotto lo scafo affondato di uno yacht e dovetti impegnarmi al massimo per combattere le correnti nemiche, che volevano spingermi negli abissi, dove c'era una baia a mezzaluna.
Mezzaluna.
Una sola parola e tutto il mio corpo si concentrò, la mia mente prese il controllo sul mio potere e io sapevo che esisteva sola una cosa nel mare, una sola cosa e dovevo riaverla.
Percepì Samira ancora prima di scorgerla.
Non sapevo dire se fosse una nuotatrice esperta, non ne avevamo mai parlato ma in qualche modo aveva oltrepassato le mine e gli scogli. Era quasi arrivata alla spiaggia nera.
Poi la foschia sparì, proprio nel momento in cui Sam aprì le braccia per nuotare, forse lo fece senza rendersene conto perché fu così che le vidi : le sirene.
Erano uno stormo di avvoltoi grandi quanto persone, con le piume nere e sporche, gli artigli grigi e i colli rosa e rugosi.
Altro che Ariel con le sue belle canzoni.
Cercai di guardare i loro visi, erano umani ma continuavano a cambiare all'impazzata.
Non sentivo nulla ma vedevo che stavano cantando.
Così capì, Samira non era stata attratta dalla musica ma dalla magia nella Foschia, come al Casinò e come al Centro Benessere.
"Oh papà" pensai, "dimmi che non è come sembra."
E poi qualcosa sembrò cambiare.
Tyson? Era lì, con Grover, mamma, Chirone, persino Poseidone.
Tutte le persone che mi mancavano, di cui avevo bisogno in quel momento.
Era una cosa bellissima, mi sentivo a casa.
Mi sorridevano rassicuranti, invitandomi ad andare da loro.
Da loro e non da...mi sforzai con tutto me stesso per resistere e di nuovo ripetei un nome nella mia testa, come una canzone.
Samira, Samira, Samira.
Lei nuotava ancora, freneticamente, aveva la bocca aperta come se gridasse.
Sapevo che non dovevo permetterle di uscire dall'acqua, era lì che loro la volevano perché la Foschia era molto più potente, perché lì l'avrebbero presa.
Il mare era il mio unico vantaggio. Mi aveva sempre protetto, in un modo o nell'altro.
Forse il Mare dei Mostri non ubbidiva del tutto a mio padre ma avrebbe obbedito a me perché nessuno, mai e poi mai, mi avrebbe separato da Samira Arrow.
Non mi ero mai sentito più potente e determinato, ogni corrente mi spinse sempre più vicino alla figlia di Ecate. Le afferrai saldamente la caviglia e tutto cambiò.
Vidi ciò che vedeva lei ma non c'era pace, rassicurazione.
Io avevo visto amore, famiglia e gentilezza.
Davanti a me c'era solo uno spettacolo di dolore, morte e l'acqua stessa era rossa, era come nuotare nel sangue.
Mi accorsi che Samira non nuotava per la foga di avere qualcosa di bello, come Annabeth sembrava desiderare, sembrava completamente disperata.
Cercai di trattenerla, lei mi notava appena, fissava in avanti e tutte le forme si delinearono, terrorizzandomi a morte.
Sentivo il fondale sotto di noi tremare, era scuro come il terriccio e proveniva dalla costa.
Era come se ci fosse qualcosa di vivo che stesse inghiottendo il Campo Mezzosangue.
Riconoscevo la riva, persino i profili delle cabine che si vedevano oltre gli alberi caduti ed erano sotterrate di terra. Una terra scura come la notte che si alzava, come onde e divorava ogni centimetro della nostra casa.
In tanti correvano verso l'acqua, sanguinanti e riconobbi Clarisse che tirava Annabeth, ma entrambe finivano sotto il terreno.
C'erano così tanti morti, i fratelli Stoll, Silena, Chirone, il Signor D, un tizio dai capelli biondi e Cassian disteso accanto a lui.
Poi Sam iniziò a calciare, quasi colpendomi in faccia, le bolle che uscivano dalla sua bocca potevano ucciderla. Cercai di afferrarla anche con l'altra mano, verso la vita ma questo ebbe solo la conseguenza di mostrarmi qualcos'altro.
C'era un uomo, inginocchiato sui sassi, una mano sul cuore.
Avevo già visto quell'uomo, in televisione e con la stessa divisa della marina americana. Mia madre aveva zittito Gabe una volta, dopo un incidente di una portaerei.
Più lo guardavo e più ricordavo il suo nome.
Ammiraglio Preston.
Non sentivo Samira ma...in qualche modo mi sembrò di sentirla gridare esattamente nella mia mente:
<<PAPÀ!>>
Suo padre lavorava per il Presidente degli Stati Uniti? E perché un mortale era al campo?
Non era reale, certo che non lo era, eppure lei ci credeva e toccandola mi sembrava di farlo anch'io.
Però non potevo lasciarla.
Soprattutto quando apparvi io.
Stavo trascinando Will, proprio accanto ai piedi dell'Ammiraglio, dove c'era una donna...non era una donna, avevo già visto una figura simile. Era una Nereide.
Stavo cercando di aiutare suo padre, perché eravamo gli unici vivi e Samira mi colpì al petto con una pedata, cercò di combattermi, come se si fosse resa cosa di non essere più vicina di prima.
Resistetti, anche quando dovetti guardare me stesso essere inghiottito dalla terra.
Lei ruggì, mi sembrò di sentirla nella mia stessa testa <<PERCY!>>
<<Sono qui!>>cercavo di dirle, potendo parlare in acqua.
Non servì a niente.
Voleva raggiungere suo padre, che si trascinava a riva finché non apparve l'ultima persona che mi aspettavo di vedere.
Luke.
Luke Castellan aveva una ferita sul fianco e cercava di tirare l'Ammiraglio, quando si accorse che lui non si muoveva, che era rivolto a faccia in giù.
Strinsi la presa su Samira, afferrandola per la vita e lei si dimenò più di prima.
Presi una gomitata nello stomaco, persino in faccia, finché mi riempì di calci gridando come se fosse impazzita.
Ma non era impazzita, era come se ci fosse un canale tra di noi, più stringeva la presa e più sentivo quello che provava e vedevo ciò che lei vedeva.
Disperazione, angoscia, senso di colpa.
Dei, mi sembrava di morire.
Ma Luke era l'unico rimasto.
Era lì che le tendeva la mano e sembrava terrorizzato. Piangeva, guardandosi le spalle.
Persino io, che lo odiavo, pensai che non meritasse di morire in quel modo.
Samira mi diede una gomitata in bocca, sentì il mio labbro rompersi, il sangue mischiarsi all'acqua. Fece un male infernale.
Lei continuò a dimenarsi, pugni e calci.
In qualche modo sapevo cosa Luke le stava dicendo <<Aiutami, ti prego. Non lasciare che mi prenda. Solo tu puoi salvarmi.>>
Samira aprì la bocca iniziando a gridare e improvvisamente capì che stava bevendo l'acqua, il suo petto sussultò una volta, poi due e la sua presa divenne meno forte.
Stava annegando.
Il mio mondo si fermò, non saremmo mai tornati in tempo alla nave e se fossimo emersi la musica e le sirene ci avrebbero uccisi.
Potevo ucciderla così ma avevo una sola idea.
La girai verso di me, nonostante gli spasmi e l'abbracciai.
Ordinai alle onde di portarci verso il basso.
Ebbi un déjà-vu.
Noi due che cadevamo dall'arco.
Trenta metri, sessanta metri e sapevo di dover stare attento, perché potevo sopportare più pressione di Samira, le sue bolle generarono della schiuma intorno a noi.
Lei smise di muoversi contro di me.
Ero disperato, dovevo assolutamente tenerla in vita.
Schiuma? Bolle...Eravamo abbastanza lontani dalla foschia, dalle sirene.
Così ordinai al mare di salvarla, immaginai tutte le bolle che esistevano e che si unissero per noi.
Ci fu una sorta di turbine bianco e mi sentì formicolare ovunque.
Quando tornai a vederci meglio, anche la gravità era cambiata. Io e Samira eravamo appoggiati ad un'enorme bolla d'aria e in qualche modo io ero sopra di lei.
La presi per le spalle e mi tolsi di fretta i tappi, pensai di farle la respirazione a bocca a bocca ma probabilmente mi avrebbe ucciso.
<<Sam?!>>
Lei spalancò gli occhi, facendomi tirare un urlo di spavento e mi spinse indietro, si girò sul fianco e iniziò a sputare tutto il mare che aveva mandato giù.
Tossì così forte che dovetti metterle una mano sulla schiena, stava tremando e non sapevo che fosse per lo shock o per il freddo.
<<Samira?>>
Lei si voltò lentamente e mi sentì come mai prima d'ora. Sollevato tanto da mettermi a piangere.
I suoi occhi erano rossi, gonfi ma erano di nuovo i suoi.
L'incantesimo si era spezzato e anche qualcosa dentro di lei.
Non sentivo più ciò che provava, come se anche quel legame a cui mi ero aggrappato fosse svanito.
Sentivo una porta, riuscivo quasi a vederla nella mia mente.
Lei continuava a fissarmi, le labbra strette in un morso violento.
<<Sono stata io?>>ansimò.
Mi toccai la bocca, c'era un rivolo di sangue e bruciava ora che era fuori dall'acqua. Probabilmente mi avrei avuto un bel po' di lividi senza nettare <<Non è stata colpa tua>>
Ma leggevo il suo sguardo "Sì, è colpa mia. Li ho lasciati morire".
<<Non era reale>>le dissi.<<Io...penso che fosse la Foschia. Grover aveva detto che dato che fa parte di te, può farti degli effetti strani se contaminata>>
Non mi ascoltò, restò seduta, le ginocchia attaccate al petto, le braccia distese e le mani sulle scarpe. Le sfiorava, ancora e ancora. Dondolandosi appena.
Mi piegai, non potevamo stare lì ancora a lungo, c'era un banco di barracuda e qualche merluzzo curioso che ci fissava.
<<Sam>>
<<St-Sto bene>>sussurrò, le dita le tramavano così tanto che dovetti afferrarle.
Era congelata, gli occhi erano ancora immersi nelle allucinazioni di quelle sirene.
Le avevano mostrato la morte di tutti coloro a cui teneva, io sarei impazzito al suo posto.
Ma forse, il fatto che fosse silenziosa, i palmi ancora feriti per la prese della unghie, mi fece capire che non era la prima volta.
Le parole di Circe mi torturarono :<<Non le voglio fare del male, se ne fa abbastanza da sola>>.
Mi guardava ma non mi vedeva davvero, quindi allungai le dita sui suoi polsi, fino ai gomiti.
Per un secondo pensai che saremmo potuto rimanere lì, nessuno ci avrebbe trovati, saremmo potuti crollare insieme.
Non avevamo avuto tempo di metabolizzare, non avevamo mai tempo di fare nulla e alla fine andavamo avanti e basta.
<<Da quanto non piangi?>>
Sgranò gli occhi rossi e io con lei, l'avevo davvero detto ad alta voce? Mi sentì un vero idiota, eppure guardandola mi resi conto che la mia domanda non era affatto stupida.
L'ultima volta che l'avevo vista in lacrime era stato davanti alla sua cabina, l'estate precedente ma la tristezza che avevo visto non era niente paragonata a quello che vedevo ora.
Strinse i pugni, tremando leggermente più forte e ricordai quella notte.
Luke l'aveva tradita e lei era esplosa...esplosa, come se avesse trattenuto qualcosa dentro di sé per tanto tempo. Forse era questo il problema, si proibiva di provare qualcosa.
Mia madre diceva sempre che piangere era una cosa sana, l'avevo sempre guardata male, eppure aveva sempre ragione.
<<Lascia andare tutto>>
Si tirò indietro dalle mie mani<<Cosa?>>
<<È il tuo potere, vero? Lo senti?>> domandai riafferrandola, non rispose<<Ogni volta che succede qualcosa di brutto, non ti permetti di sentirlo e col tempo il tuo potere ha preso il controllo. È successo questo la prima volta e anche l'anno scorso?>>
Non aprì bocca.
Non lo avrebbe mai ammesso, perché forse neanche lei se n'era accorta. Non ne avevo idea, Samira Arrow restava un mistero ma dopo quello che avevo visto...forse anch'io avrei preferito restare solo piuttosto che perdere tutti gli altri.
Forse anch'io, al suo posto, cercherei di combattere per un amico che non sono pronto a lasciare andare.
Le avrei dimostrato che Luke non meritava la sua lealtà ma non era quello il momento.
<<Non prendermi a schiaffi, okay?>>
Non rispose neanche quella volta, nessuna battuta, nessun mezzo sorriso. Quella non era la mia Sam e l'idea di tornare sulla nave, di essere l'ennesima persona che lasciava che lei affogasse...no, non lo avrei permesso.
Aveva detto che ero stato la sua soluzione e lo sarei stato ancora.
Così, lentamente, posai le mani sulle sue spalle e mi chinai per abbracciarla.
Si irrigidì come un pezzo di metallo, però non mollai, anche se le sue ginocchia ci separavano troppo per aiutarla a lasciarsi andare.
<<Non è stata colpa tua, Sam>>ripetei. <<È giusto lasciare andare il dolore, non ti renderà meno forte>>
La sua testa cadde sulla mia spalla, mi immersi nei suoi capelli bagnati e mossi, profumavano di sale marino e lavanda. <<Percy...>>
<<Non è stata colpa tua>>
Fu scossa da un singhiozzo e io chiusi gli occhi, mi veniva da piangere.
Per Tyson, per Grover, per Crono e ciò che poteva fare al mondo, per Samira.
<<No, no>>ansimò.
Mi spinse via ma serrai le braccia, non mi sarei tirato indietro.
Essere un semidio aveva degli aspetti grandiosi ma in quel momento non c'era niente di grandioso. Eravamo solo dei ragazzini.
Le sue mani si sollevarono sulla mia maglia e un attimo dopo le sue braccia mi cinsero il collo.
Sapevo cosa fare, in un modo che non sapevo come spiegare.
Ogni volta che eravamo stati troppo vicini ero andato in iperventilazione, però sembrò così naturale in quel momento.
La sollevai con un movimento fluido, le sue gambe si sciolsero e mi strinse forte, nascondendo la testa nella mia maglietta.
I suoi singhiozzi erano così forti che mi scossero nel profondo, probabilmente furono un richiamo per le balene e per qualsiasi creatura nel mare.
Al Tartaro i pesci, pensai.
Ordinai loro di smammare, semplicemente pensandolo e loro ubbidirono, disperdendosi.
<<Non è colpa tua>>le ripetei.
Le accarezzai i capelli e lei singhiozzò ancora, e ancora, pianse per entrambi. Pianse per chissà quante cose, per Luke, per sua madre, forse per qualcosa che riguardava suo padre.
Ed io avevo bisogno di un abbraccio, perché ero spaventato e non avevo più la minima idea di ciò che stavo combinando.
Credevo che sarebbe stato più facile quell'estate ma nulla stava andando bene.
Avevo lasciato morire Tyson, lo avevo deluso e lo avevo trattato come se non fosse stato mio fratello.
Grover era ancora in pericolo, il campo, Talia...come potevo aiutarli se non riuscivo ad aiutare me stesso?
E Samira, che mi abbracciava, piangendo lacrime vecchie di anni, come poteva sopportare tutto quello da sola? Le avevo promesso che avremmo affrontato tutto insieme, ed ero lì con lei ma...
<<Sei qui con me>>disse.
Mi irrigidì, anche se non la lasciai andare.
Per un secondo pensai che fosse una coincidenza, ma un secondo dopo fu Samira ad irrigidirsi, si tirò indietro e sgranò gli occhi.
C'era un grossissimo pesce davanti alla bolla, era di un bianco accesso con sfumature nocciola sulle pinne. Aveva gli occhi a palla, persino la bocca sottile era aperta ma ciò che lo rendeva pazzesco è che era gigantesco.
<<Perché quello mi fissa?>>
Okay, era molto inquietante.
Per poco non risi ma le sue guance erano troppo rosse, era esausta e mi faceva tenerezza. Osservai il pesce, avevo detto a tutti di smammare ma...prima quello non c'era. L'avrei visto un pescione di tre metri, doveva pesare almeno 1000 kg.
<<Non ci credo>>
Passò uno sguardo confuso e intimidito da me a lui, strinse la mia maglia.<<Non credi a cosa?>>
<<È un Mola Mola!>>dissi. Non sapevo neanche come facevo a saperlo.<<Che coincidenza!>>
<<Dovrei sapere cosa vuol dire?>> domandò.
Le tirai indietro una ciocca bagnata<<Lo chiamano Pesce Luna>>
Tirò indietro il collo, fissandomi imbronciata dopo aver guardato prima l'enorme creatura e poi me.<<Non ho capito, mi paragoni a questo bestione?>>
<<È il pesce osseo più pesante del mondo e ha una particolarità che lo distingue dal resto dei pesci: non ha squame! Per proteggere il tuo corpo, secerne un muco che ha la capacità di lubrificare la pelle. E anche se non sembra, ha delle mascelle super forti>>
Wow, sapevo un sacco di cose.
<<Sì, anch'io e posso mordere>>
Ecco la mia Samira, le sorrisi.<<Allora dovrebbe essere il tuo pesce preferito>>
<<Ma è così strano...>>
<<È un pesce che non prova paura, perché i predatori non possono fargli niente e possono solcare qualsiasi mare, oceano, da soli.>>
<<Da soli>>ripeté.
Lui continuò a fissarci, finché non capì che intenzioni aveva. Stava per mettere in giro la voce, per tutto il mare, che il figlio di Poseidone se la faceva con la figlia di Ecate sul fondo della baia delle sirene.
Oh cavolo.
<<Ora ti riporto sulla nave>>le dissi.<<Sei pronta?>>
I suoi occhi blu, quasi violetti per la luce del mare, attraversarono i miei. Forse non era necessario che la stringessi a me, ma il mio corpo aveva già preso la sua decisione.
Non sapevo cosa stesse pensando ma immaginai che l'idea di affrontare di nuovo il mondo, fingendo che quello non era successo, le passò di mente.
Non mi minacciò di non dirlo a nessuno e questo mi fece sentire bene, perché significava che si fidava di me.
Però, uscendo dall'acqua, entrambi dovevamo riprendere il ruolo di semidei. Probabilmente lei più di me.
<<Va tutto bene>>le dissi.<<Tu reggiti a me>>
Di nuovo non parlò, allungò le mani facendole salire dal mio petto fino a cingermi il collo. Mi strinse più forte, posando la testa sotto il mio mento e E dei, l'annusai come un maniaco.
Era il profumo più buono del mondo!
Il Pesce Luna mi fissò, come a dire "Tu sei un caso disperato, amico".
Ordinai alla corrente di guidare il nostro bizzarro sottomarino d'aria attraverso gli scogli e il filo spinato.
La bolla ovattava i rumori, quindi non sentivamo le sirene e il mio obiettivo era seguire la nostra nave, cercando di allontanarci dalla portata d'orecchio del canto.
Quando questo accadde, ci feci emergere, la bolla scoppiò e il peso di Samira mi piombò addosso, la completa gravità per poco non mi fece perdere la presa.
Ordinai a una scaletta di corda di calarsi sul fianco e poi spinsi Sam ad afferrarla, le andai dietro fino a risalire a bordo.
Non sentivo i canti e quando mi voltai, vidi Annabeth piegata su sé stessa, ancora legata.
Samira barcollò, doveva avere le gambe deboli e con un gesto della mano, ordinò a Cassian di tagliare le corde.
Annabeth cadde addosso all'amica, stringendola forte e restai a guardare, sorpreso, di vedere la somiglianza e la contraddizione di ciò che avevo davanti.
La figlia di Atena piangeva silenziosamente, nessuna disperazione e Samira l'accarezzava come se lei non avesse vissuto qualcosa di orribile.
Come riusciva a fare finta di niente?
<<Stai bene?>>le domandò.
Sam si staccò e notai che stava tremando <<Sì-sì, sono un po' infreddolita.>>
La Vendetta della Regina Anna stava spingendo al massimo, il vento era troppo fresco per lei.
<<Ti ammalerai>>le dissi, io ero ancora asciutto<<Giù ci sono delle coperte>>
Samira aiutò Annabeth ad alzarsi e dopo uno sguardo che non capì, annuì e si diresse verso le scale. Cassian planò e la seguì, gracchiava in modo cauto ma non sentì nessuna risposta da parte di Sam.
Non mi sentivo stanco come avrei dovuto, forse perché mi sentivo meglio.
<<Non avrei dovuto farlo>>
Mi girai verso Annabeth, era pallida, non piangeva ma vedevo il rimpianto.<<Ascoltare?>>
<<Sì. Mi sono fatta prendere dalla tentazione e per poco non morivate. Se fossimo stati tutti sottocoperta questo non sarebbe accaduto>>
Pensai di mentire, dicendo che non era vero ma non mi andava di dire una bugia, tanto non mi avrebbe creduto.
<<Spero ne sia valsa la pena>>
<<No>>ammise e io strinsi i pugni.
Poi però pensai a Sam, lei aveva visto delle cose orribili, quindi anche Annabeth<<Mi dispiace. Deve essere stato...terribile>>
<<Terribile? Era bellissimo, bello da stare male>>
La scrutai<<Di che stai parlando?>>
<<Le sirene non cantano nulla sulla saggezza, usano la persuasione. Sam aveva ragione, ci mostrano cosa vogliamo, come lo vogliamo e..>>
<<Non penso proprio>>
Mi fissò<<Hai tolto i tappi?>>
<<Li ho tolti dopo.>>
<<Come fai a saperlo allora?>>
Arrossì. Non avevo detto a Samira che avevo visto ciò che aveva visto lei.<<Non volevo farlo. Io...sono andato nel panico, ho afferrato Sam e ho visto ciò che le sirene le stavano mostrando. E fidati, nessuno vorrebbe una cosa simile>>
Lei fece un cenno verso il timone, entrambi demmo un'occhiata verso le scale dove Samira era sparita.
Quando fummo abbastanza lontani mi chiese di raccontarle tutto.
Quando finì avevo il mal di testa per la confusione, mi appoggiai alla ruota e abbassai la testa, era stato davvero traumatico vedere il Campo Mezzosangue essere distrutto.
<<Non ha senso, Percy.>>
Sbuffai, le avevo ripetuto quella parte tre volte <<Ti ho detto quello che ho visto>>
<<No, non hai capito. Le sirene attraggono le vittime facendogli vedere le cose che desiderano di più o a cui tengono di più, i più belli e intimi desideri, come ti ho detto, come hanno fatto con me>>
Mi girai<<Con te?>>
<<Io...sì. Mi hanno mostrato il mondo che vorrei, la vita che vorrei. Avevo ricostruito Manhattan, era meglio dell'Olimpo stesso.>>le brillava gli occhi<<E come c'erano i miei genitori, mia madre, Talia, Sam...e Luke>>
Figuriamoci.
<<Sulla Principessa Andromeda ti ha detto che avresti potuto ricostruire il mondo, deve averti intrigato parecchio>>
Non si offese<<Il mio difetto fatale è la hybris>>
<<Quella robaccia beige che mangiano i vegetariani?>>
<<No, Testa d'Alghe. Quello è hummus. La hybris è peggio>>
<<Cosa c'è peggio del hummus?>> domandai, iniziavo a non capirci una mazza.
<<Hybris significa tracotanza, superbia fatale, Percy. Pensare di riuscire a fare le cose meglio di chiunque, perfino degli dei>>
<<E tu ti senti così?>>
Lei abbassò lo sguardo<<Non ti senti mai come se il mondo fosse davvero un gran caos? E se potessimo davvero ricominciare? Niente guerre, niente compiti delle vacanze?>>
Intrigante, eppure avevo già sentito qualcuno parlare così.<<Ti ascolto>>
<<L'Occidente rappresenta un sacco delle cose migliore l'umanità abbia mai fatto...ecco perché l'Olimpo è ancora in circolazione. Ma se ci pensi, è grazie a noi e così si inizia a pensare "Se potessi radere al suolo tutto questo, io saprei rifarlo meglio".>>
<<Luke la pensa così, tu no. Hai rifiutato subito la sua offerta>>
<<Perché non potrei mai tradire mia madre ma...Percy, ci sono molte cose che non sai, che non hai visto>>
Guardò di nuovo le scale, forse pregava che lei non arrivasse.<<Stai parlando di Sam>>
<<Tu non hai pensato al perché la vuole con sé?>>
<<Be', hai visto che potere allucinante ha>>
<<Anche tu sei potente ma non ha provato a reclutarti>>ribatté<<L'ho tenuta d'occhio quest'anno, pensavo che avessi ragione, che avrebbe tentato di rapirla>>
Ecco perché Annabeth era andata a Washington, mi ero ingelosito per niente. La stava spiando.<<E?>>
<<E casa sua è ricoperta di incantesimi. Ogni porta, ciuffo d'erba, ogni finestra. È involabile>>commentò.<<Non ti sembra strano?>>
Feci un respiro di sollievo <<No, lei è una...strega o maga o come si dice>>
<<Oh Santi Nubi. Non le hai urlato ieri che avrebbe dovuto imparare di più?>>
Sì, spalancai gli occhi. Come aveva eretto incantesimi simili se non li aveva imparati? E io che pensavo di aver scoperto molto di più su di lei, quel giorno. <<Suo padre può centrare qualcosa?>>
<<No>>
<<Ne sei sicura?>>chiesi<<Annabeth, ho visto la sua faccia. So chi è e sono piuttosto certo che lo sai pure tu>>
Sbuffò<<Va bene, sì. A nove anni trovai le schede di Chirone sui semidei, quando lessi il nome di suo padre corsi a chiederle spiegazioni. Non fece una piega>>
<<Cosa ti disse?>>
<<Che non voleva far attirare l'attenzione su di lui.>>spiegò<<I mostri possono prendersela anche con chi amiamo, Percy. Aveva senso>>
<<E non ti ha detto...ecco... che lui non sa niente del nostro mondo?>>domandai.
Sam me lo aveva confessato la sera prima. Mi fissò come se stesse pensando di prendermi a sberle<<Di che stai parlando?>>
<<Lui non sa cos'è Samira, non sa di Ecate.>>
Mise una mano sulla bocca<<E l'ha detto a te?>>
<<Ho sentito Circe e lei parlarne e poi...quando glielo chiesto ha confessato>>commentai, come se l'avessi costretta.
Sembrò un colpo basso da darle. Mi dispiaceva, se Grover si fosse comportato così mi sarei offeso di brutto.
Dei, prima Luke e ora Sam, di certo Annabeth non stava bene.
Iniziò a camminare avanti e indietro, vedevo gli ingranaggi della sua mente mettersi in moto.
<<Luke deve saperlo, onestamente credo che con lui non abbia segreti>>
Mi sentì a disagio<<Non puoi saperlo>>
<<Non so un mucchio di cose, a quanto pare>>sospirò<<E le sirene...loro invece sapevano. Sono amanti della bellezza, ma se ciò che hai detto è vero, allora pur di attrare la loro preda hanno cambiato completamente natura. L'hanno attirata con la paura...non ha senso>>
Alzai le testa al cielo, sospirando<<Medusa>>
<<Che?>>
<<Non ti ricordi che Sam ha capito subito che era un'illusione perché, a detta sua, sa che quando le cose sono troppo belle...>>
<<Non sono vere>>finì.<<Le sirene usano la persuasione, certo ma riescono ad adattarsi a chiunque. Mostrano loro ciò che più lo spingerebbe a rischiare, come la felicità nel mio caso. È una scoperta pazzesca!>>
<<Annabeth!>>
<<Sì, giusto, scusa. È terribile.>>mormorò, le sue spalle però si rilassarono rispetto alla tensione simile.<<Però, chi non aspirerebbe alla felicità?>>
<<Qualcuno che non vuole essere felice>>
Ci guardammo, sembrava sorpresa che ci fossi arrivato prima di lei ma dopotutto non aveva dovuto abbracciare Samira, singhiozzante e a pezzi.
Mi dispiaceva per il loro rapporto, avevano bisogno di parlare, ma nessuna delle due volevano affrontare la situazione di petto.
<<La distruzione del campo è la sua paura?>>cambiai argomento.
<<No, Percy. Hai detto che c'era un terremoto>>
Scrollai le spalle <<Sì, e quindi?>>
<<Quindi le sirene hanno visto il suo difetto fatale, come io ho visto il mio>>
<<Sì, a proposito, cosa sarebbe esattamente sto difetto fatale?>
Mi guardò come se fossi scemo. <<Tutti gli eroi ne hanno uno. È una caratteristica particolare, che fa parte della nostra natura. È ciò che ci ostacola, ci trattiene o ci fa perdere il controllo, a volte è proprio il motivo per cui facciamo ciò che facciamo>>
<<Sam sa del tuo?>>
<<Sì.>>disse<<e anche Luke, lo hanno capito prima di me>>
<<Okay ma la terra sarebbe il suo difetto fatale? Questo non ha senso. Allora i ragni dovrebbero essere il tuo>>
<<Sì, insomma...non lo so. Però i ragni sono i nemici di mia madre, quindi è normale che abbia paura. Mentre Samira no. Ecate è la dea della negromanzia, il terreno è parte di lei. Capisci? Forse si tratta di Taphefobia>>
<<La paura dei tappeti?>>
<<No, Testa d'Alghe! La paura di essere sotterrati vivi. Lei ne è terrorizzata da sempre, questo me l'ha detto lei>>commentò sicura.
Improvvisamente mi ricordi della notte in cui era esplosa davanti a me e Luke, le mani immerse nella terra e il modo in cui si era messa a gridare.
Quando tutto era finito non c'è più terra visibile, sembrava esserci sorta la roccia al suo posto.
E all'Arco, quando eravamo saliti in ascensore, aveva detto che le ricordava una bara.
<<Percy, però devi mantenere il segreto. Sul mio difetto fatale e su quello, probabile, di Sam. Sapere il difetto fatale di un semidio...è un'arma che tutti i mostri vorrebbero>>
Annuì sicuro. Non avrei mai detto a nessuno una cosa del genere.
Eppure...<<Qual è il mio?>>
<<Non saprei. Ma dubito che tu voglia conquistare il mondo>>
<<No, sarebbe un incubo per me!>>
Rise debolmente <<Bene, un pazzo in meno da fermare>>
Nessuno dei due aggiunse qualcosa, forse perché non saremmo riusciti a sdrammatizzare di più.
Annegai nei miei pensieri, le parole di Annabeth mi avevano scosso. Rimpiansi la bolla subacquea, dove ero stato con Samira, perché lì il mondo era sembrato troppo lontano per farci del male.
I miei occhi vagarono per ore finché non vidi, in lontananza, un altro tratto di terra, sembrava un'isola a forma di sella con le colline fitte di foreste, le spiagge bianche e i prati verdi-proprio come nei miei sogni.
Sapevo dov'ero.
30 gradi e 31 secondi latitudine nord, 75 gradi e 12 secondi di longitudine ovest.
Eravamo arrivati al covo del ciclope, da Grover.
✶ ANGOLO AUTRICE ✶
È decisamente uno dei miei capitoli preferiti di seeeempre!
Se siete arrivati fin qui oggi, grazie mille! Posterò più spesso due capitoli il giovedì, tanto che ho tanto materiale pronto!
Cosa ne pensate?
Abbiamo letto un paio di cose interessanti.
Primo, Annabeth è fuori come un balcone.
Secondo, Samira è stata richiamata dalle sirene non con il desiderio ma la paura.
Terzo, chi era il biondo con l'arco nella visione?
Quarto, il padre di Sam è un pezzo grosso e ora i suoi amici sanno che lui non sa.
Finalmente abbiamo sentito parlare dei difetti fatali! Quale sarebbe il vostro?
Spero vi sia piaciuto! Seguitemi sui social come Instagram e Tik Tok (THE STORIES OF HOPE), per altre anticipazioni!
Ci vediamo giovedì prossimo, semidei!
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