CAPITOLO 23
LA MIA VITA SALTA IN ARIA
≈ ♆ Percy ♆ ≈
Non riuscivo a chiudere occhio.
Ci erano state assegnate delle amache sul ponte di coperta, ma non a tutti.
Clarisse aveva offerto a Sam di andare a cambiarsi nella sua cabina e non era più tornata. Non riuscivo a smettere di pensare alla nostra lite, a come ero esploso.
Annabeth me ne aveva dette di tutte colori quando Sam aveva seguito Tyson, dicendo che anche se avevo in parte ragione, non potevo parlare alla sua migliore amica in quel modo. E aveva aggiunto che non avrebbe permesso a me o a Luke di far tornare Samira come era prima, quindi dovevo sbrigarmi a chiederle scusa.
Non era proprio il mio forte.
Ero impazzito, forse perché su quella nave avevo provato di tutto, non avevo mai avuto così tanta paura in vita mia.
Ero andato fuori di testa e me l'ero presa con Samira, perché forse volevo farlo da un po', forse da un annetto.
Si era fatta sentire a malapena e poi aveva iniziato un'impresa insieme a noi solo perché voleva trovare Luke! Avrei strozzato Ermes.
Però, non avevo voluto ferirla in quel modo.
A volte mi sembrava che niente potesse farlo, mi dimenticavo della notte in cui era esplosa, del giorno dopo in cui l'avevo vista piangere. Nella mia mente era la ragazza più forte di tutti i tempi, spesso acida e con quella maschera terrificante.
L'aveva usata su di me, dopo avermi spinto a terra, quindi dedussi che fosse arrabbiata con me.
E se ne stava con Clarisse, alleanza o meno, quella era una bulla e non mi piaceva il suo trattamento speciale per Sam, era sospetto.
Voleva qualcosa in cambio, doveva avere a che fare con quell'idiota di suo padre.
No, non se ne parlava proprio. Dovevo andare a cercarla. Mi alzai, cercando di fare meno rumore possibile e la percepì.
Percepì la mia rabbia. Volevo dare un pugno in faccia ad uno zombie sudista, volevo trovare Luke e spedirlo al Tartaro con Crono, volevo urlare contro Clarisse e...avevo già provato tutto quello.
Invece di salire verso la cabina, mi avvicinai furtivamente al bordo della grata di ventilazione e sbirciai giù, nella sala macchine.
Clarisse era proprio sotto di me e parlava ad un'immagine che tremolava nel vapore delle caldaie: un omaccione vestito di pelle nera come un motociclista, con i capelli a spazzola.
L'avrei riconosciuto ovunque, serrai i pugni, era dio che detestavo di più : Ares.
<<Non voglio sentire scuse, ragazzina!>>ringhiò.
<<S-sì, padre>>
<<Non vuoi vedermi arrabbiato, vero?>>
Restai a bocca aperta quando Clarisse chinò la testa, non sembrava più una bulla arrabbiata e pronta a prendersela con tutti, particolarmente con me. <<No, padre>>
<<No, padre>>la imitò lui<<Sei patetica. Non voglio ripetermi di nuovo. Nessuno dovrà aiutarti, soprattutto non quel verme di Jackson. Nessuno tranne Samira Arrow>>
In effetti Clarisse si era infuriata quando gli avevamo chiesto dov'erano gli altri suoi compagni, dicendo che non ne aveva bisogno. Ma perché quello era fissato con Sam?
Era malvagio, un padre orribile ma con lei era stato quasi gentile.
<<Cosa...perché?>>
<<Non sono tenuto a risponderti. Ma...Ermes l'ha scelta per l'impresa, è la sua campionessa, anche se lui vuole premio diverso>>rispose, poi notò la sua bandana<<Te l'ha data per un motivo, per lanciarmi una frecciatina dopo l'anno scorso. Dovresti ringraziarla, ti ho scelta al posto dei tuoi fratelli maschi per questo>>
Lei alzò il capo<<Una frecciatina per te? No. Me l'ha data perché mi rispetta come guerriera. Siamo...potremmo essere amiche. Me l'ha detto lei>>
<<Tu non hai amici, tu hai degli alleati>>
<<Allora lasciami alleare con loro, la profezia dice...>>
<<NON MI INTERESSA COSA DICE LA PROFEZIA!>>ringhiò<<Tu ce la farai. Perché in caso contrario...>>
Alzò il pugno e anche se era una figura di vapore, Clarisse trasalì come se non fosse la prima volta.
<<Ci siamo capiti?>>
Lei non osò guardarlo in faccia, sembrava terrorizzata. Ero stupito. <<Sì, padre>>
Non volevo restare lì un secondo di più, non capivo cosa aveva visto. Ares era stato terribile con noi, ma quello non era niente in confronto a come aveva umiliato la sua stessa figlia.
Salì la scaletta, cercando aria fresca e cercai di non guardare gli zombie, erano piuttosto terrificanti ma loro non mi prestarono attenzione.
Erano più interessati ad una ragazzina che guardava l'orizzonte, seduta a prua con le gambe che penzolavano verso le onde.
Samira si era cambiata, indossava una maglia bianca e un paio di short chiari.
Le scarpe rosa erano abbandonate al suo fianco, come se volesse sentire l'acqua marina sui piedi nudi.
<<Pensi di fissarmi come quegli zombie ancora per molto?>>
Mi sfuggì un sorriso, mi rilassai un po' prima di avvicinarmi e sedermi poco dietro di lei.<<Sono davvero nei guai se mi paragoni agli zombie>>
Avevo trovato buffo, folle che fosse quasi impaurita di fronte ai non morti. Insomma, sua madre pratica la negromanzia, doveva avere un sacco di maggiordomi zombie. Ma a Sam non piacevano, riusciva a stupirmi in continuazione. Starle dietro non era facile.
<<Non dovevo dire quelle cose, in quel modo>>
<<Ma le hai dette, Jackson>>
Jackson. Quando eravamo soli mi chiamava Percy e ora stavamo tornando indietro di un anno, non mi andava affatto bene. Però me lo meritavo, voleva torturarmi.
<<Non siamo stati molto sulla stessa lunghezza d'onda ultimamente, eh?>>
Fece spallucce, guardando il mare, l'aria le sventolò i capelli e io venni invaso dal suo profumo di lavanda. In quel momento era più carina di quanto lo fosse stata con quel vestito rosa al Casinò. Il mare le donava.
<<No, infatti.>>
<<Non capisco perché, insomma...mi sembra che tu sia in sintonia con chiunque, tranne che con me>>
Mi ero un po' ingelosito. L'avevo spinta io ad aprirsi, a farsi degli amici ed ero poi rimasto sconvolto nel vedere quanto rapidamente ci fosse riuscita.
I ragazzi al campo la temevano ancora ma c'era anche ammirazione nei loro sguardi, come Pollux, come Clarisse, i fratelli Stoll.
Tutti erano pronti ad essere suoi amici, l'avevo vista in difficoltà ma se l'era cavata alla grande, come con Tyson. Con me però, non si comportava così, non era gentile, sorridente e accomodante. Non aveva una giustificazione per me per tutto.
Non come ce l'aveva per Luke.
<<Non è così>>
<<Vuoi che faccia la lista delle persone con cui hai parlato più di quanto tu abbia parlato con me in un anno?>>
<<È questo il problema? Parlo con altri semidei, come tu mi hai consigliato di fare e non ti va bene?>> domandò, la sua voce si fece dura<<Non ci sono cose più importanti a cui pensare?>>
<<No>>
Si voltò con sopracciglio alzato<<No?>>
<<Non mi va di continuare l'impresa così, con tutta la tensione. E...ho esagerato, quindi sono pronto a chiedere scusa per il modo in cui ho detto quelle cose>>
<<Ma non per quello che hai detto>>
Mi tirai dietro i capelli, nervoso<<Okay, io non credo che tu ci abbia quasi fatto uccidere. Ho pensato a quello che hai detto sugli amici da non abbandonare, anche quando sbagliano>>
<<E allora?>>
<<Lo capisco. Io non voglio rinunciare a Grover e tu non vuoi...>>
<<No, non paragonare te e Grover a me e...>>si interruppe<<Non farlo>>
<<Grover non ha tradito nessuno, in effetti>> Ahia. Non avrei dovuto dirlo, mi guardò malissimo, contraendo la mascella. <<Scusa, è stato un colpo basso.>>
Si voltò e non riuscì a vederle il viso, ma sembrò coprirsi la bocca con una mano mentre guardava il sole che si alzava sull'oceano mosso.
Quella frase sugli amici mi aveva colpito, perché mi sollevava sapere che se avessi sbagliato lei avrebbe trovato un modo per non abbandonarmi. Ma io non ero Luke, lui non aveva semplicemente sbagliato.
<<Ermes mi ha chiesto di partecipare all'impresa e come sai, non ne ero affatto entusiasta. Ero pronta a mandarlo al Tartaro ma...non era come mi aspettavo. Non era come Luke mi aveva detto, ho visto che era sincero e mi ha chiesto di fare un tentativo. Mi ha convinto e onestamente avrei dovuto capirlo. È il dio dei ladri, dei bugiardi. Sapeva quali corde suonare>>
Certo che aveva ragione. Non ci avevo pensato, Luke era bravissimo nel girare le parole dalla sua parte e doveva averlo imparato da suo padre. Era caduta nella trappola perché voleva caderci e si sentiva in colpa per questo. Avrei dovuto capirlo.
<<Mi dispiace, non avrei dovuto darti la colpa.>>
<<Tu...non avevi tutti i torti. Non ho pensato, volevo vederlo con miei occhi, volevo pensarci da sola. Non avevo nessun piano, pensavo che non servisse perché pensavo...credevo...che sarei riuscita a convincerlo a cambiare idea.>>mormorò piano<<So che credi io stia sbagliando, che siano illusioni le mie. Ma io conosco Luke. Non è una persona cattiva>>
<<Ma sta facendo cose cattive>>
Strinse i pugni, le sue unghie le segnarono i palmi e mi trattenni dal fermarla. Non riusciva ad aprirsi più di così e davo la colpa a Luke per quello
<<Vuoi sapere un segreto?>>si voltò lentamente, i capelli le coprirono la fronte<<Non mi sento in sintonia con nessuno da quando lui se n'è andato>>
Non ressi il suo sguardo, così sincero e triste.
Restammo in silenzio per un lungo momento, lei si spostò i capelli su una spalla e riprese fiato. Forse lo facemmo entrambi, non sapevo come parlare di Luke senza che uno dei due non andasse fuori di testa. La pensavamo in modo diverso, troppo diverso.
<<Neanche con Clarisse? Perché le hai dato la bandana? Per davvero>>
<<Non voglio qualcosa che non merito>>sospirò<<Ricevere un simbolo di Ares è un grande onore come guerriero. Ti protegge, certo ed è anche un segno di possessione. Tutto ciò che fai appartiene a lui, perché ti ha benedetto; quindi, dovrai vincere>>
Feci una smorfia al ricordo di quello che avevo visto <<Fingiamo che Ares conosca la parola onore. Perché non dovresti meritarlo?>>
<<Non sono una guerriera, Percy. Non ancora, quest'anno avrei iniziato ad allenarmi seriamente con Chirone, con degli adulti. So difendermi...>>grazie a Luke, stava per dire<<ma non fa di me una guerriera di Ares. Clarisse merita quell'onore, anche se spesso si comporta male>>
Avevo iniziato a capire perché. Lei era una bulla perché suo padre era il suo bullo, doveva comportarsi così perché glielo imponeva, perché se lo aspettava. Però non volevo che fosse una giustificazione, avrebbe potuto essere migliore ma aveva scelto di non diventarlo.
<<Quel spesso sembra sempre>>
<<Non siamo tutti come te, Percy. Non tutti hanno un genitore che è riuscito a salvare la situazione. Tua madre è meravigliosa, ti ama e conosce questo mondo, il tuo mondo. Ma altri devono affrontare tutto questo da soli, fin da bambini e queste cose cambiano il modo in cui cresce. Si indurisce, perché non si riesce più a distinguere le persone dai mostri>>
Iniziai a pensare che parlasse di sé, forse per questo le piaceva Clarisse, perché si ritrovava in lei ma come poteva quando lei aveva un padre mortale? In effetti sapevo pochissimo di lui, che lavorava in marina, che le aveva regalato un giubbino rosa e...basta.
<<Va tutto bene con tuo padre? Non ne parli mai>>
Si irrigidì e mi fissò per un secondo prima di aprire la bocca, stava per dire qualcosa quando scattò la sirena.
<<Ci siamo! Siamo all'ingresso>>urlò uno zombie.
Clarisse comparve dal nulla, feci fatica a guardarla dopo quello che sapevo. Mi alzai in piedi mentre Samira si allacciava le scarpe. <<Ingresso?>>
<<Del Mare dei Mostri>>rispose la figlia di Ares.
I miei sensi nautici le diedero ragione, ci trovavamo al largo della costa settentrionale della Florida, avevamo navigato per tutta la notte e la nave doveva essere stata così veloce grazie alla magia del dio della guerra. Di certo non lo avrei ringraziato.
Annabeth sbadigliò, ignorando Tyson dietro di lei e fissò prima Sam e poi me, le feci un cenno come a dirle che avevamo parlato.
Anche se non so se avessimo sistemato davvero quello che non andava.
Le macchie scure all'orizzonte assunsero contorni più definiti. A Nord, un grosso cumolo di rocce spuntava dal mare come un'isola mentre a sud ne apparve un'altra come una tempesta in arrivo.
Il cielo e il mare ribollivano abbastanza da far alzare Sam, sembrò preoccupata.<<E' quello che credo?>>
<<Un'uragano?>>chiesi.
<<No>>rispose Clarisse<<Cariddi>>
Annabeth sussultò<<Sei matta?!>>
<<È l'unica via d'accesso, bisogna passare in mezzo a Cariddi e a sua sorella Scilla>>
<<Aggiriamole!>>protestai.
Samira scosse la testa<<Non si può. Se cercassimo di aggirarle, ci comparirebbero di nuovo. È necessario attraversarle>>
<<E le Rocce Simplegadi? Giasone l'ha usato come altro passaggio>>mormorò Annabeth.
La figlia di Ares alzò le spalle<<Le rocce non si distruggono con i cannoni ma i mostri....>>
<<Sei matta>> ripeté.
<<Guarda e impara, Sapientona. Facciamo rotta per Cariddi!>>
Sam si coprì il viso<<Perché non posso mai starmene a casa?>>
Il motore gemette, il fasciame di ferro tremò e la nave cominciò ad accelerare e questo non piacque a Tyson.
Mi avvicinai alla figlia di Ares, voleva dimostrare decisamente qualcosa ma non per questo dovevamo crepare.
<<Cariddi risucchia il mare, non è così la storia?>>
<<E poi lo risputa fuori, sì>>disse lei.
<<E Scilla?>>
<<Abita in una caverna, se ci avviciniamo troppo, calerà le sue testa da serpente e comincerà a strappare i marinai dalla nave>>
<<Allora scegli Scilla! Andiamo tutti sottocoperta e tiriamo dritto>>proposi.
<<No!>>insistette<<Se Scilla non avrà il suo pasto con le buone, potrebbe ingoiare tutta la mia nave. In più è troppo alto per essere un buon bersaglio, i miei cannoni sparano in perpendicolare. Cariddi invece se ne sta seduta al centro del gorgo, la rispediamo al Tartaro!>>
C'era un baccano assordante, come lo sciacquone più grande della galassia.
Ogni volta che il mostro inspirava, la nave tremava e sobbalzava in acqua, ma quando espirava ci sollevavamo e venivamo colpiti da onde di tre metri.
Cercai di cronometrare il gorgo, Cariddi si ci metteva tre minuti a risucchiare e distruggere tutto nel raggio di mezzo miglio.
Gli zombie si affaccendavano con tutta calma, con lo sguardo di Samira addosso.
<<Il motore non sta bene>>disse Tyson<<La pressione. Bisogna aggiustare i pistoni>>
Prima che potesse spiegarsi meglio, lo sciacquone cosmico ripartì con un potente boato e la nave sobbalzò in avanti, caddi letteralmente addosso a Sam.
<<Oh dei! Piantala di salirmi sopra, Jackson!>>
In effetti, era la terza volta, iniziava ad essere molto imbarazzante. Rotolai su un fianco e mi alzai barcollando, le offrì una mano, l'afferrò mentre la tiravo su coi suoi lunghi capelli che volavano da tutte le parti. <<Sempre a lamentarti>>
Mi fece la linguaccia, poi mi tolse la mano dalla mia.
<<Portiamoci sulla linea di fuoco! Preparate i cannoni di dritta!>>
L'elica ingranò la retromarcia, cercando di rallentare la nave, ma continuammo a scivolare verso il centro del vortice. Uno zombie si precipitò da Clarisse <<Le caldaie di stanno surriscaldando, signora! Scoppieranno>>
<<Ci mancava questa>>sbottò Sam.
<<Ogni tanto potresti essere positiva, sai?>>
<<Ogni tanto potresti stare zitto, sai?>>
Preferivo queste battute, come un anno fa, piuttosto che lo sguardo che mi aveva rifilato nella capanna. Quindi le sorrisi finché Clarisse gridò<<Allora scendete ad aggiustarle!>>
<<Non possiamo, il calore ci farebbe evaporare! Stiamo entrando nel vortice troppo in fretta, preparatevi a morire>> rispose uno zombie.
Tre, due, uno...
<<Davvero?!>>sbottò Samira<<Solo perché siete già morti per una causa persa, non significa che noi dobbiamo fare la vostra fine!>>
Si voltarono tutti verso di lei, raddrizzandosi in modo così inquietante che persino Clarisse aprì bocca. <<Giusto, sei Figlia di Ecate, devono servirti>>
I morti sentivano di doverle ubbidire, Ade e Caronte l'avevano chiamata Principessa.
<<Non farmene una colpa>>sbuffò, poi li guardò con un'autorità che le avevo visto avere solo negli Inferi<<Muovetevi, o giuro sugli dei che vi farò giocare per l'eternità con Cerbero!>>
Strillare servì, perché tutti presero a correre per cercare di tenerci in vita e Annabeth fece una smorfia soddisfatta. Pensai che Ares doveva aver detto alla figlia di lasciarsi aiutare da Sam per il potere che aveva sui morti. Era utile, perché non potevano disubbidirle.
<<Tyson aggiusta!>>
Clarisse lo guardò incredula<<Tu?>>
<<È un ciclope, è immune al fuoco e conosce la meccanica>>spiegò Chase.
<<Allora vai!>>
Samira si aggrappò ad una parete, per non scivolare quando mosse una mano per prendere Tyson. Si guardarono, lei sbatté gli occhi come se stesse pensando a qualcosa ma lui le sorrise, confortandola <<Tyson torna subito dalla sua amica>>
<<Sei sicuro?>>gli domandai.
<<È l'unico modo, fratello>>
Mentre lo guardavo scendere con il marinaio mezzo incenerito la nave sobbalzò e vidi Cariddi.
Nessuno riuscì a pensare ad altro, era sconvolgente.
Era a pochissimi metri di distanza, in un turbine di nebbia, fumo e acqua. La prima cosa che scorsi fu la scogliera : un dirupo nero di corallo con un fico abbarbicato sulla cima, un assurdo dettaglio di serenità in un vortice di disperazione.
Vidi la creatura solo quando aprì la bocca enorme, con le labbra mollicce e i denti verdi di muschio e grossi come scialuppe.
La cosa più assurda è che i denti avevano l'apparecchio, strisce di metallo corroso e ricoperto da pezzi di pesce, resti relitti e spezzatura.
Cariddi era l'incubo di ogni dentista.
Proprio in quell'istante tutto il mare che aveva intorno fu risucchiato : quali, banchi di pesce e un calamaro gigante. Provai ad allungare una mano, a controllare l'acqua ma non sentivo niente, non riuscivo neanche a concentrarmi.
<<Fuoco!>>gridò Clarisse.
Tre raffiche furono sparate nelle fauci del mostro, una si portò via la punta di un incisivo, un'altra scomparve nella sua gola e l'ultima colpì l'apparecchio, tornando indietro e strappando la bandiera di Ares.
Direi che qualcosa significava.
<<Ancora!>>
I capicannonieri ricaricarono, ma era inutile.
Finché le vibrazioni del ponte cambiarono, il ronzio del motore si fece forte e costante. Persino Annabeth sorrise per il sollievo quando iniziammo ad allontanarci <<Tyson ce l'ha fatta!>>
<<Dobbiamo restare vicini al mostro!>>sbottò Clarisse.
Mi aggrappai alla ringhiera mentre la nave lottava contro il risucchio. Cariddi chiuse la bocca e con la stessa velocità, la riaprì sputando un muro d'acqua e vomitando qualunque cosa non fosse commestibile.
Un'onda alta almeno dodici metri ci rigettò indietro e Samira strillò come aveva fatto nel tunnel dei brividi dell'amore.
Annabeth si tenne stretta a lei, mentre un'onda di dodici metri ci riportava indietro. Il pavimento fece un rumore bruttissimo e il marinaio di prima corse fuori <<Il motore sta per scoppiare!>>
<<Dov'è Tyson?!>>domandai.
<<Ancora giù, lo sta tenendo insieme>>mi rispose<<Dovremmo abbandonare la nave>>
<<No!>>protestò Clarisse.
<<Non abbiamo scelta, signora. Lo scafo si sta spaccando! Non può...>>
Non finì mai la frase. Con una rapidità micidiale, qualcosa di marrone e verde giunse dal cielo, prendendo il capitano e trascinandolo via.
<<Scilla!>>gridarono Sam e Annabeth, all'unisono, indicando qualcosa.
Mi voltai ma non riuscì neanche a vedere il muso della creatura, solo un lampo di scaglie e zanne. Tolsi il cappuccio di Vortice e cercai di trovare l'equilibrio, indietreggiai mettendomi davanti alla ragazze per evitare che le prendesse.
<<Alle scialuppe!>>urlò la figlia di Atena.
<<Non ci porteranno abbastanza lontani, finiremo sbranati>>le rispose Clarisse.
Sam sembrava fuori di sè <<No dai, io non merito di essere sbranata!>>
<<Dobbiamo tentare!>>
Imprecò di nuovo, capì che si fidava di Annabeth più di quanto avesse paura<<Va bene, facciamolo. Percy, il thermos>>
Avevano ragione ma...<<Non posso lasciare Tyson>>
Clarisse, non che mi sorprendesse, accettò l'idea perché Samira l'aveva detto e tutti gli zombie corsero verso le due scialuppe di salvataggio. I mostri non si fermarono, cercarono di prenderne alcuni.
Diedi il thermos a Samira, stringendole la mano sinistra con cui lo prese<<Vai sulla seconda barca con Annabeth, io vado a prendere Tyson>>
<<No, no. Percy, il calore ti scioglierà!>>
<<Gli amici non si abbandonano, non l'hai detto tu?>>le sorrisi<<Clarisse, sai cosa fare>>
Glielo stavo dicendo con gli occhi: "ricorda la nostra alleanza".
Sam passò uno sguardo da me a lei e prima che potesse dire qualcosa, la figlia di Ares iniziò a strattonarla, spingendola dalla parte opposta.
<<Percy!>>
Mi si strinse il cuore ma la ignorai, scesi ogni scalino con Vortice. Corsi verso la sala macchine, ma all'improvviso i miei piedi non toccarono più terra.
Stavo volando verso l'alto, avevo il fianco della scogliera a pochi centimetri dalla faccia.
Scilla mi stava preso per lo zaino e mi stava sollevando verso il suo covo, senza pensarci due volte sferrai un colpo di spada all'indietro e riuscì a infilzare l'occhio giallo del mostro.
Il medesimo mollò la presa, gridai per il terrore mentre ero in caduta libera.
Rispetto all'arco dell'anno prima, dove 'era Sam con me, in quel momento provai una paura irrazionale. Mi trovavo ad una quarantina di metri da terra e in quel momento la CSS Birmingham esplose.
La nave saltò in aria e brandelli di ferro volarono in ogni direzione, come ali infuocate.
<<TYSON!>>urlai.
Sentì un boato e vidi la chioma di Annabeth, stava usando il thermos per fare allontanare le scialuppe ma io cadevo ancora, ancora e ancora.
Mi pizzicarono gli occhi, il senso di colpa e il dolore mi portarono giù con loro quando la mia caduta rallentò.
Alzai lo sguardo vedendo la sola e unica Samira Arrow, si teneva in piedi grazie ad Annabeth che le stringeva la vita con la mano libera. Sam aveva le braccia distese nella mia direzione, come aveva fatto sulla crociera per trattenere Tyson.
Ma Tyson non c'era più, non sarebbe più tornato. Fu l'ultima cosa a cui pensai prima che il mare mi accogliesse in un abbraccio e per la prima volta rimpiansi di non poter affogare.
☽ ♆ ☾
Respirare faceva male.
Quando spalancai gli occhi, in preda ad un bruciore persistente nel petto, vidi per prima cosa una chioma bagnata e castana che si muoveva come una bandiera.
<<Sam?>>
Lei abbassò lo sguardo di scatto e lessi così tanto sollievo nei suoi occhi blu che mi lasciò sorpreso. Ci misi qualche istante a rendermi conto di essere sdraiato con la testa sulle sue gambe.
Ero su una scialuppa, c'eravamo noi due e Annabeth, che comparve alla mia destra.
<<Mi dispiace, Percy>>sussurrò la mora.
Tyson.
Mi alzai da lei, non sentivo di meritare il suo calore, né quello sguardo dispiaciuto. Mi girava la testa, quindi dovette sedermi di nuovo, chiusi gli occhi e mi coprì il volto.
<<No, no>>
<<Forse è ancora vivo>>continuò Annabeth<<I ciclopi sopravvivono al fuoco ed è figlio del mare. Entrambe le cose possono averlo salvato>>
Mi voltai verso Sam<<Tu non dovresti saperle queste cose?>>
<<Non sono figlia di Ade, non posso vedere se una persona è effettivamente morta. Percepisco gli spiriti e posso convocarli dopo che hanno trovato il loro posto negli Inferi...è complicato da spiegare>> rispose tirando indietro i capelli umidi, sembravano quasi neri.
<<Complicato?>>
<<Te l'ho detto, non ho ancora imparato certe cose>> si strinse le spalle.
Non era giusto. Tyson era morto per salvarci e l'unica persona che avrebbe potuto dirmi qualcosa non ne sapeva niente <<Avresti dovuto impararle>>
<<Percy!>>mi riprese Annabeth, aveva uno sguardo serio.<<Non dare la colpa a Sam, lei ti ha salvato>>
Non riuscì a dirle grazie e lei non parve aspettarselo.
Stetti in silenzio, guardando il colore dell'acqua, era di un verde più brillante e capì che si trattava del Mare dei Mostri.
Sapevo dove dovevamo andare, sapevo che eravamo a centotredici miglia marine nord quarta nordovest dalla nostra destinazione.
Ma non per questo mi sentivo meno perduto.
Clarisse e i suoi zombie erano stati spinti da un'altra parte, chissà dove si trovassero grazie al thermos di Ermes, ormai vuoto.
Avevamo ancora la bottiglietta multi-vitamine di Ermes, grazie a Cassian che aveva preso lo zaino di Sam. Ma per il resto, avevamo perso tutto.
Avevamo perso anche tanto tempo, avevamo un giorno per trovare Grover, da quello che avevo capito dai miei sogni.
<<Mi dispiace>>disse la bionda, dopo un po'<<Mi sbagliavo su Tyson, okay? Vorrei poterglielo dire>>
Sam sembrò sorpresa ma io ero arrabbiato. Ora lo capiva? Ora che era morto?
Non volevo andare fuori di testa, non di nuovo ma sentivo di essere una bomba.
Sentivo di essere dannatamente da solo, ognuno aveva i suoi motivi per essere lì ma solo Tyson era venuto per me. Sam voleva riavere Luke, Annabeth voleva salvare Talia.
Non volevano ammetterlo ed ero stufo di tutti quei misteri, di dover aspettare per ricevere delle risposte.
<<Qual è la profezia di Chirone?>>
Annabeth storse le labbra<<Percy, non dovrei...>>
<<Chirone ha promesso agli dei di non dirmelo. Ma tu non hai promesso nulla, vero? Dimmelo, Annabeth. È mio diritto saperlo>>
<<La conoscenza non è sempre una buona cosa>>mormorò Samira<<Stai molto meglio senza le risposte che cerchi>>
Sapevo benissimo che stava parlando di sé stessa. Gli dei erano interessati a lei, non aveva neanche mai provato a chiedere perché o come mai avesse quel potere o come mai le avessero fatto costruire una cabina.
No, lei non voleva sapere la verità ma io sì.
La bionda annuì<<Completamente d'accordo>>
<<Tua madre è la dea della saggezza!>>sbottai.<<Dovresti diffondere la verità, non negarla!>>
<<Non è così semplice, Testa d'Alghe!>>
<<Ah no?! Mi sembrava semplice quando hai fatto di tutto per entrare nella mia impresa, l'anno scorso. Volevi gloria, avventura e l'avrei ancora, grazie a me. Il minimo che puoi fare è dirmi la verità sulla mia profezia>>
<<Non prendertela con Annabeth perché in realtà ce l'hai con te stesso>>mormorò Samira, il tono glaciale.
Non ce l'avevo con me stesso o forse sì, Tyson era morto e io lo avevo trattato come se fosse un problema, non mio fratello.
Ma come poteva dirmi una cosa del genere? Dopo come lei si comportava? Non credevo che Samira fosse un'ipocrita.
<<Come fai tu?>>la imbeccai.<<Tu te la sei presa col mondo per anni solo perché odi te stessa...>>
Non mi aveva mai guardato in quel modo, con quella rabbia insana<<Attento, Jackson. Prescelto o no, tre anni sono lunghi e potresti non arrivare a sedici anni>>
Era arrabbiata, finalmente.
La sua apatia era molto più spaventosa, ma non la vedevo arrabbiata da molto tempo, forse non l'avevo neanche mai vista furiosa. Anche se Luke aveva detto qualcosa sul fatto di non farla mai arrabbiare sul serio, di certo non avrei preso più consigli da lui.
Volevo litigare, volevo sentirmi dire che era colpa mia e ferirla fu così facile che non mi odiai ancora di più.
<<In cosa vuoi trasformarmi questa volta?>>
Il suo petto si mosse come se avesse appena ricordato di dover respirare, una scintilla di furia attraverso i suoi occhi blu, mi parve di vederci dentro delle fiamme argentate, come stelle che prendevano vita per esplodere, per travolgermi.
Dai, volerlo urlare. Dai, dimmi che è cola mia. Fammi male.
Ma lei fece una smorfia amara, la sua rabbia scomparve così velocemente che pensai che la foschia dovesse avermela fatta immaginare.
<<Menomale che volevi risolvere la tensione, per il bene dell'impresa. Menomale che eri dispiaciuto per essere stato uno stronzo>>
<<Okay, basta!>>sbuffò Annabeth.<<Smettetela. Percy, ogni volta che gli eroi vengono a sapere il proprio futuro, cercano di cambiarlo e non funziona mai>>
<<Perché?! Che cosa farò a sedici anni di così importante?>>
Annabeth stritolò il suo berretto yankee <<Non conosco la profezia per intero. So solo che mette in guardia da un mezzosangue figlio di uno dei Tre Pezzi Grossi : il prossimo che arriverà a compiere sedici anni.>>
<<Per questo Zeus, Poseidone e Ade hanno stretto il patto di non generare più figli dopo la Seconda guerra mondale>>aggiunse Samira.
La fissai sbigottito<<Tu lo sapevi?>>
<<L'ho immaginato. Sai, io ce l'ho un cervello>>ribatté<<Quale altra ragione poteva spaventare gli dei più potenti che esistano?>>
<<Ma perché? Perché dovrebbero avere paura?>>
<<Perché quell'eroe deciderà il fato dell'Olimpo. Lui o lei prenderà una decisione che salverà o distruggerà l'Età degli Dei>>
Cercai di far sedimentare quell'informazione ma, nonostante fossi il figlio di Poseidone, mi venne la nausea. Samira sospirò così forte che la sentì<<Crono non ti ha ucciso perché gli saresti utile se ti unissi a lui>>
<<Ma se Luke ha provato ad uccidermi!>>
<<Solo perché è un seguace non significa che la pensi come lui su tutto>>
Alzai le sopracciglia<<Lo stai giustificando proprio ora?>>
<<Io non sto..>>si fermò, irrigidendosi<<Lasciare stare.>>
Si stava chiudendo di nuovo e sapevo che era colpa mia ma provavo così tanta angoscia, lutto e rabbia. E lei lo sapeva, lo percepivo, invece di assecondarmi, mi puniva trattandomi con accondiscenza.
<<Non seguirei mai Crono, non io>>la imbeccai.
Lei neanche si voltò, ma Annabeth sbuffò<<Ascolta. Non ci sono altri mezzosangue, figli dei Tre Pezzi Grossi. Talia...credevamo fosse lei ma è caduta in battaglia, quindi ora tocca a te>>
<<Tocca a me? Perché gli dei non mi uccidono? Sarebbe più sicuro farmi fuori>>
<<Infatti>>bisbigliò Samira.
<<Grazie>>
Lei non si girò, così Annabeth continuò<<Non lo so, Percy. Immagino che alcuni di loro vorrebbero eliminarti ma probabilmente hanno paura di offendere Poseidone. Vogliono sapere chi diventerai>>
Mi sembrava assurdo che una sola persona potesse avere una simile scelta da fare. Non volevo la fine degli dei ma forse non volevo neanche che fosse una scelta mia.
Non avevo idea della persona che sarei diventato, perché non sapevo neanche chi fossi in quel momento.
<<Terra>>sussurrò Sam.
Annabeth la guardò con uno sguardo preoccupato finché non seguimmo entrambi il suo sguardo. La bionda fece un respiro di sollievo <<Siamo vicini alla terra!>>
E infatti, non troppo in lontananza, c'era una linea azzurra e marrone. Sembrava quasi un'isola apparsa dal nulla, con una piccola montagna al centro e uno stupefacente gruppetto di edifici candidi, una spieggia disseminata di palme e un porto pieno di uno strano assortimento di imbarcazioni.
Sottomarini, yacht, canoe, velieri e mezzi di ogni epoca e tipo.
La corrente ci stava trasportando proprio in quel paradiso tropicale.
Cassian spiccò il volo, come a dire che avrebbe fatto un giro di esplorazione mentre noi ci avvicinavamo tanto da sentire la sabbia sotto la scialuppa.
A scendere per prima fu Samira, entrò nella schiuma mentre la seguivamo e tiravamo la scialuppa.
Stavamo fissando quel posto, in silenzio, sembrava così pieno di pace.
<<Siamo morti?>>domandai.<<E siamo nelle Isole dei Beati?>>
Samira borbottò qualcosa come : <<Se così fosse, io non dovrei essere qui>>
Non mi ero mai chiesto cosa sarebbe successo a lei o ad un figlio di Ade, se fossero morti. Insomma, i loro genitori governavano negli Inferi, non potevano aggirare la morte?
Non glielo chiesi, perché ogni passo nella sabbia mi ricordò quali cose le avevo detto.
<<Benvenuti!>>
<<PER LE CORNA DI EFESTO!>>sbottò Sam, saltando sul posto.
Be', tecnicamente Efesto aveva le corna, dato che Afrodite lo tradiva.
Ci stavo ancora pensando mentre fissavo una donna con una cartellina, apparsa anche lei dal nulla. Assomigliava ad un'assistente di volo: tailleur azzurro, trucco perfetto e capelli raccolti.
<<È la vostra prima volta qui da noi?>>volle sapere.
Non sapevamo cosa dire, onestamente. Dove diavolo eravamo? Samira si tirò indietro i capelli umidi e scompigliati <<Sì, esatto>>
<<Siete venuti nel posto giusto, pare vi serva!>>sorrise e non sembrava un'insulto mentre ci fissava<<Vediamo...serve un restyling totale del look per il giovane gentiluomo>>
<<Un che?>>chiesi.
Continuò a scrivere, ignorandomi. Poi indicò Annabeth con la penna<<Un bendaggio alle erbe per la signorina>>
<<Perché?>>
<<E direi..>>alzò gli occhi su Sam, la fissò con uno sguardo ammirante.<<di lei si occuperà C.C prima del party hawaiano. Venite, prego>>
C.C ?
Eravamo abituati alle trappole, iniziavano sempre bene, come con Medusa. La seguimmo, io mi affiancai a Sam, che fissava tutto con attenzione<Potrebbe essere come al Casinò, non dimenticare che..>>
<<Lo so>>
Non riuscì a ribattere, non quando non mi degnò di uno sguardo e accelerò il passò. Forse mi ero sbagliato, era arrabbiata con me, solo che era anche dispiaciuta per Tyson. Magari per questo non mi aveva ancora trasformato in un anguilla.
Qualsiasi cosa io facessi, alla fine, sbagliavo sempre con Samira.
Annabeth mi lanciò un'occhiata, almeno lei metteva da parte la lite per il bene dell'impresa, ma dopotutto era lei quella razionale del gruppo.
Quel posto era incredibile, ovunque c'era marmo bianco e acqua azzurra.
Il Casinò Lotus era stato fantastico per un ragazzino ma era questo era un sogno, più per Samira che per me o Annabeth.
Osservai la mora, la bocca schiusa, il modo in cui si tirava giù la maglia per sembrare più adatta a quel luogo.
Cassian volò sulle nostre teste, gracchiando qualcosa e Samira si voltò, quando seguì il suo sguardo notai un sacco di animali addomesticati. Tartarughe, leopardi, uccelli e tutti se ne stavano tranquilli ai piedi delle ospiti donne.
Arrivammo in una grande sala la cui parete frontale era una vetrata unica, perciò sembrava non avere fine.
Sentì una voce, una donna stava cantando e quando girammo l'angolo apparve dal nulla.
Era seduta un telaio delle dimensione di un grosso schermo tv, le mani che intrecciavano i fili colorati. L'arazzo era fenomenale, sembrava una cascata d'acqua che arrivava fino alle nuvole.
A Tyson sarebbe piaciuto.
<<È meraviglioso>>disse Annabeth, la sua adorazione aveva senso, Atena aveva creato l'arazzo.
Ella si voltò e restai sorpreso dalla sua bellezza feroce.
Avevi i capelli mori ma abbastanza scuri da sembrare neri, se non fosse stato per il filo oro che le illuminava le ciocche. I suoi occhi erano verdi, eppure, quando si alzò, parvero quasi blu.
Non sembrava neanche reale, un'illusione.
Fece un sorriso, fu strano, perché ebbi la sensazione di conoscere alla perfezione quel sorriso. Quella scintilla cruda negli occhi, erano tutto familiare ma non l'avevo mai incontrata.
Non stava guardando me o Annabeth, che aveva parlato.
Fissava Samira e Samira fissava lei.
<<Lei è C.C?>>domandò Sam, con tono mellifluo.
Sentì qualcosa e solo quando mi voltai verso un angolo vidi delle gabbie piene di animaletti che squittivano. Dovevano essere dei porcellini d'india.
Però ero troppo concentrato su Samira, non parlava mai così, soprattutto non con me.
<<Sono io>>
<<Piacere>>mormorò l'altra mia amica, poi ci indicò<<Annabeth, Percy e Samira>
La donna continuò a guardare Sam, nonostante fece un cenno di ringraziamento all'altra. A quel punto la mora si tirò indietro una ciocca di capelli ribelli, alzò il mento <<Noi ci conosciamo?>>
<<Non ancora, tesoro>>
<<Non ancora?>>domandai, confuso.
L'incanto sparì.
C.C mi lanciò uno sguardo di disapprovazione, mi sentì in colpa, come se volessi piacerle. <<Illa, porta la signorina Annabeth a fare un giro, vuoi? Affidala alle ragazze, ci sarà da fare un lungo lavoro>>
<<Un lungo lavoro? Cos'ho che non va?>>domandò la bionda.
Mi aspettavo che Sam prendesse le sue difese ma non lo fece<<Non ti preoccupare, qui al centro benessere possiamo fare magie!>>
<<E la signorina Samira?>>domandò a voce bassa Illa.
<<Ho grandi idee per lei, un viso così magnifico non mi è mai capitato>>
<<Non direi magnifico, signora>>arrossì Sam, lanciami un'occhiata.
<<Sei ancora giovane ma sarai presto magnifica, ti aiuterò io a sprigionare la tua vera essenza>>commentò<<Illa accompagnala nella stanza della vasca, un bel bagno per rilassare i nervi. Nel frattempo mi occuperò di Percy.>>
Spalancai gli occhi <<Io?>>
<<Sì, mio caro. Farò in fretta>>poi guardò Samira <<Mi ringrazierai dopo>>
Una parte di me non voleva affatto restare solo con lei, Annabeth cedette per prima ma Samira mi guardò più a lungo, stavo per chiederle di restare ma lessi il suo sguardo, "Sono ancora arrabbiata con te, cavatela da solo".
Mi aveva dato dello stronzo, eppure io avevo detto cose più cattive. Quando mi voltò le spalle, sentì di non essere mai stato più solo in vita mia.
Quando se ne furono andate, la signora mi afferrò per le spalle e mi sistemò davanti ad una parete di specchi.
<<Il primo passo, Percy, è ammettere che non sei felice così come sei>>
Aveva ragione. Non ero felice di essere un semidio, di essere figlio di Poseidone, perché se fossi stato abbastanza forte avrei potuto salvare Tyson, essere un amico migliore per Grover, per Sam e Annabeth.
Ma io non ero così e vedevo ogni difetto di me stesso.
<<Non voglio essere così>>
Lei sorrise<<Posso aiutarti. Posso cambiarti, renderti ciò che dovresti essere.>>
Lo specchio cambiò, come per magia.
Restai a bocca aperta, quello ero io ma era la versione di forte e affascinante di Percy Jackson, atletico, senza imperfezioni, abbronzato, più alto e affascinante.
Ero io, ma senza difetti.
<<Wow>>
<<Ti piace?>>sorrise di più.<<Piacerebbe anche a Samira, sai?>>
Arrossì in un modo vergognoso.<<Sam?>>
<<Ho visto come la guardi, certe cose non mi sfuggono. Desideri che lei ti veda in quel modo?>>
Non sapevo di cosa stava parlando ma in qualche modo sapevo la risposta. <<E dove sarebbe la fregatura?>>
Si mosse verso un bancone mentre i porcellini si agitavano, lanciandosi contro la gabbia. Erano davvero affamati.
C.C. prese un bicchiere d'acqua e ci mise dentro una bustina con una polvere magenta, il miscuglio cominciò a scintillare. Quando finì sembrava un milk-shake alla fragola, il preferito di Sam.
<<Nessuna. Bevi questo integratore, per iniziare>>continuò, con voce morbida.
<<È normale che non ci siano altri uomini?>>
Annuì<<Ci sono, li incontrerai presto>>
<<E le mie amiche?>>
<<Annabeth starà bene e Samira starà ancora meglio, lei ha più bisogno di me di quanto sappia>>mormorò<<Dovrò aggiustare in lei quello che è spezzato>>
<<Spezzato?>>
<<Riconosco un cuore a pezzi quando lo vedo>>sospirò.<<Vuoi o non vuoi essere la versione migliore di te quando ti vedrà di nuovo? Vuoi farti perdonare? Non vuoi che scelga te?>>
Mi si seccò la bocca, me, me e non Luke...presi il bicchiere e lo mandai giù in un sorso.
Sembrava proprio un milk-shake alla fragola, era freddo, eppure mi apparve caldo quando lo mandai giù, finché il mio stomaco non ne risentì. Sentì un dolore fortissimo.
Mi piegai in due, lasciando cadere il bicchiere che cadde a pezzi.
<<Che cosa mi ha dato?!>>
Mi guardai le mani, avevo gli artigli! Mi spuntò del pelo sulla faccia, sotto la maglia e sentì i miei denti troppo pesanti. Mi sentivo restringere.
<<Ciò che volevi per essere ciò che dovresti essere>>mormorò calma<<Vedi, tu vuoi il meglio di Samira. Giusto? Il meglio che puoi fare per lei è sparire>>
Provai a urlare ma in un orribile lampo affondai in una caverna di stoffa buia. Ero sepolto dalla mia maglietta, provai ad uscire ma delle mani giganti mi afferrarono.
Provai a chiedere aiuto ma uscì solo <<Squiiit, squiiit>>
Lei mi portò di nuovo davanti allo specchio e il terrore che provai per poco non mi fece svenire. Ero un cavolo porcellino d'india.
Mi accarezzò<<Gli uomini sono dei maiali, Percy. Una volta li trasformavo in maiali veri e proprio, ma puzzavano ed erano ingombranti. Così ho scelto i porcellini, alcuni di loro sono qui da trecento anni. Ma questa volta è diverso. Non ti ho trasformato perché sei un uomo e lo meriti. È un dono!>>
Uno dono? Quella era...oh dei, davanti a me avevo la maga Circe.
<<Sì, sono io>>rispose, come se potesse sentire tutto quello che dicevo o pensavo<< E tu sei una debolezza, un ostacolo e la liberò da te prima che sia troppo tardi.>>
Samira.
La voce di Luke mi rimbombò nelle orecchie. <<Come se lei avesse bisogno di te.>>
<<Ho atteso così a lungo che qualcuno come me mi trovasse, sono stata tanto sola e il mio dovere è rendere gli altri ciò che sono. Sai cosa significa Samira? È un nome molto antico, antico di tremila anni. Ha una marea di significati, nell'antica lingua persiana, voleva dire "compagno notturno". Quando tu la chiami Sam, in realtà significa notte>>
Notte. Ecate era la dea della notte, della mezzaluna.
<<Samira porta con sé un significato potente che è stato custodito da generazioni, è un nome sacro e raro. Gli dèi lo sanno, per questo ognuno di loro sceglie una definizione.>>mi spiegò<<Dimmi, Percy, lei non è forse misteriosa, coraggiosa, resiliente, intelligente? Afrodite una volta mi disse che chi porta quel nome dovrà essere obbligatoriamente bella e graziosa. Lei lo è, vero?>>
"Lasciala in pace!" squittì ma ancora niente, lei rideva più forte e di conseguenza mi strinse più forte. Dovevo avvisare Annabeth, dubitavo di riuscire a trovare Sam data tutta questa attenzione che Circe aveva per lei.
<<Non le farò del male, è sufficientemente brava a farsene da sola. Sai qual è il mio significato preferito del suo nome? È "Brezza, vento". Un sinonimo di nebbia o...foschia>>
Lei sapeva che era figlia di Ecate, ma come? Squittì più forte e la graffai, lei mi strinse come punizione. Stavo soffocando e così mi spinse a forza dentro la gabbia, potei finalmente respirare ma non persi tempo. Cercai di tuffarmi dalla porticina ma sbattei la faccia... o il muso.
<<Io farò sì che lei diventi ciò che è destinata, sarà così ineluttabile e bellissima. Gli dei si pentiranno, Zeus si pentirà per aver fatto soffrire nostra madre e di certo tu, un maschio, non ti metterai in mezzo. Lei non ha bisogno di te. >>i suoi occhi divennero più blu e io capì<<Samira ha solo bisogno di sua sorella>>
✶ ANGOLO AUTRICE ✶
Benvenuti!
Siamo finalmente nel pieno dell'avventura.
TYSON, PATATINOOOO, DOVE SEI?!!!
Abbiamo incontrato due mostri leggendari e adesso la famosissima Circe. Ammetto di avere un debole per lei, quindi ho voluto darle molto spazio in questi due capitoli.
Per voi sono troppo lunghi i capitoli?
Commentate, votate e seguitemi sui social come Tik Tok e Instagram (THE STORIES OF HOPE).
Un bacio, semidei!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro