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CAPITOLO 22

COMUNQUE A ME GLI ZOMBIE
NON PIACCIONO.
➶☽ Samira ☾➴

Non pensavo mai a quella notte.
Ma da quando l'albero di Talia era stato avvelenato, i miei pensieri tuonavano, ricordandomi come tutto quello fosse iniziato.
Quella volta non potei sfuggire ai ricordi, perché non si può scappare dai propri sogni.
Stavo sognando proprio quella notte, i tuoni non erano prepotenti ma terrificanti, era come se il cielo stesso fosse spaventato.
Solo pochi giorni prima avevo dato di matto, avevo scatenato un'onda di potere, scoprendo che c'era una porta dentro di me. Mi aveva terrorizzato, così mi ero chiusa nella mia nuova cabina.
Avevo pianto la maggior parte del tempo, finché le lacrime non erano finite e c'era stato solo silenzio nella mia mente.
Qualcosa si era spezzato in me.
Samira Preston era stata spazzata via, la sua gentilezza e speranza nel poter trovare un posto sicuro, nel riavere i suoi amici.
Avevo perso mio padre, in un certo senso ed era stato un anno orribile. Avevo affrontato tutto da sola e avevo solo sette anni o quasi.
In quel silenzio dentro di me, avevo sentito il caos fuori, il dolore di un padre che ricordava la figlia.
Quello mi aveva spinto ad uscire, cosa che nessuno avrebbe osato fare per evitare di farsi arrostire da Zeus. Ma io sì.
Io sapevo, sentivo che dovevo correre. Ricordavo ancora la pioggia, pesante come mille lacrime.
Il cielo si illuminava di fulmini e tuoni, così avevo visto Estia.
Completamente asciutta, accanto al focolare lievemente acceso, mi aveva guardato tristemente e mi aveva detto:

<<È troppo tardi>>

Ma io mi ero messa a correre comunque, attraversando l'oscurità della foresta, verso l'entrata del Campo Mezzosangue.
Avevo capito, dall'avvertimento di Estia, che si trattava di semidei.
Quindi afferrai, passando per l'armeria, un arco con delle frecce, corsi mentre mi armavo e speravo che l'acqua non proibisse ad Apollo di aiutarmi ancora una volta.
Quando arrivavano nuovi semidei era Chirone che interveniva, ma non era da nessuna parte. Non era lì e percepivo la Foschia. Durante il primo anno, dopo essere stata reclamata, conoscevo perfettamente l'odore della nebbia e sapevo la differenza tra pura foschia e quando si mischiava con l'odore dei mostri.
E c'erano dei mostri. Ebbi la mia risposta quando udì un ruggito, la terra tremò e io guardai su, seguendo la luna piuttosto che pensare a cosa mi avvolgeva le scarpe bianche. Terra.

<<Aiuto!>>

Un satiro stava belando di dolore e un tuono illuminò delle figure, proprio sul confine.
Dove maledizione erano le sentinelle? C'ero solo io.
Imprecai in greco, mi usciva ormai naturale dopo aver passato mesi nella cabina undici.
Era troppo tardi, come aveva detto Estia, non facevo a tempo a tornare indietro per chiamare aiuto.
Quindi, da sola, mi feci coraggio e continuai a correre finché non udì un nome.

<<Talia!>>

Una voce maschile, mi affrettai fino a che non fui a quattro metri da loro.
Non li guardai, per non distrarmi e lo vidi.
Una gigantesca figura saltava a ritmo con i fulmini, era un ciclope.
Non ne avevamo mai visto uno, era orribile e non era solo, uno stava correndo dietro di lui, rincorrendo qualcun altro. Un altro semidio.
Mi girai di lato, avevo speso tutta l'estate precedente ad imparare a tirare con l'arco, fino a che mi erano venuti dei calli permanenti e il dolore alle braccia era sparito.

<<Ehi!>>gridai. <<Nessuno entra in casa mia senza il mio permesso!>>

Un respiro, poi un altro.
Il cielo si squartò in due, la luce del fulmine fu come il sole per me, illuminò il mio bersaglio.
Il ciclope mi guardò, dimenticando gli altri e scoccai.
Sentì la freccia cantare per me fino a che non fu lui a farlo. Lanciò un urlo, prendendosi il volto orribile fra le mani sporche.
L'avevo colpito all'occhio, avrei urlato di gioia se non fossi stata anche spaventata.

<<Chi sei tu?>>

Un ragazzino, più grande di me di almeno 2 anni, mi fissava inginocchiato. Fradicio e tremante, teneva fra le braccia una bambina bionda che era scossa dai singhiozzi, come se la trattenesse.
Lei aveva sicuramente la mia età, abbassai l'arco dato che l'altro ciclope correva ovunque nel tentativo di vedere qualcosa.

<<Samira Arrow>>mi presentai<<Scappate dentro>>

<<No!>>pianse la bambina<<Talia è lì fuori!>>

Talia.
Guardai il satiro, era troppo giovane per aver avuto una missione così impegnativa come portare tre semidei al campo. Lui si lamentò, aveva la caviglia rotta. <<Fi-figlia di Zeus>>

Mi aveva sconvolta quella rivelazione.
Sapevo che gli dei più potenti, nonché fratelli : Zeus, Poseidone e Ade, avevano fatto un patto. Era proibito avere figli mezzosangue, da almeno 50 anni.
Ecco perché c'erano i tuoni, ecco perché due ciclopi erano arrivati al campo, per lei.
Osservai il cielo, non ero una fan di Zeus dato che mi aveva dato la cabina, rendendomi diversa da tutti gli altri semidei.
Ma sua figlia non aveva colpe.
Guardai il cielo, come a rivolgermi a lui <<Ci penso io, Divino Zeus>>

<<No!>>gridò il satiro.

Ma io mi ero già messa a correre, il ragazzo aveva urlato qualcosa, forse il mio nome.
Non avevo salvato mio padre, non del tutto, dovevo salvare lei.
Dovevo fare qualcosa di buono.
Il ciclope che avevo colpito, grazie a gli dei, era troppo confuso e ferito per potermi vedere. Gridava come un pazzo, probabilmente il campo aveva sentito tutto.
Vedevo, grazie ai fulmini, il mostro alto sei metri.
Il mio obiettivo era rifare l'impresa, colpirlo all'occhio e trascinare via la semidea, anche tirandola per i capelli.
Ero decisamente troppo lontana, lei non la vedevo tra gli alberi.

<<Ti prego>>ansimai <<Aiutatemi, dea Ecate. Lei è sola, ti prego, madre>>

Ma quella notte non ricevetti nessuno aiuto dal mia madre.
E fu l'ultima volta che la considerai tale, che la pregai.
La ragazzina urlò disumanamente, come se fosse caduta e io corsi ancora di più, quasi vomitai dallo sforzo. Poi sentì i corni, finalmente il campo era in allerta, probabilmente le sentinelle erano state su un altro lato della barriera o erano fuggite per i fulmini.
Anche quello non lo seppi mai.
Non che mi importasse, io continuai a correre fino alla fine degli alberi, sola sotto la luna.
E quando uscì dalla boscaglia, quando mi trovai davanti alla pianura, vidi tutto.
Una ragazzina, di forse 15 anni, correva con una spada in mano, una giacca di pelle nera quando il ciclope sfuggì ad un fulmine.
Da vicino non ero d'aiuto, quindi mi preparai e mi fermai, tendendo la corda dell'arco.

<<Divino Apollo, non lasciarmi fallire>>

Fendetti l'aria, smettendo di respirare ma colpì il mostro sulla coscia, la sua pelle era dura ma sentì il colpo, gridò. Incoccai ancora, pregando e lo presi sul braccio.
Maledizione!

<<Guardami, mostro!>>lo supplicai<<Guarda me, non lei>>

Ma il Ciclope non si voltò neanche, voleva la figlia di Zeus.
Non la figlia di una dea minore come Ecate, non ero nulla in confronto.
Scocciai l'ultima freccia rimasta, colpì dietro il ginocchio destro e lì lo udì ruggire, prima che allungasse le enormi braccia e colpisse con violenza la ragazzina.

<<NO!>>gridai.

Il più grande tuono che avessi visto distrusse il cielo.
Non la prese ma la lanciò con una violenza brutale, fatale ad almeno 20 metri di distanza .
Lui, dato che stava cadendo col suo enorme peso, finì per rotolare ad almeno altri 20 metri di distanza.
Non c'era tempo, lui si sarebbe rialzato prima o poi, cercando di strapparsi le frecce e io corsi, mettendomi l'arco in spalla.
Mi sembrava di soffocare, tra la pioggia e il dolore delle gambe, della milza.
Ma mi tuffai nell'erba bagnata, al suo fianco.
La ragazzina era a pancia in su, la bocca aperta nel tentativo di respirare.
Aveva gli occhi di un blu meraviglioso, i capelli nerissimi. Aveva dei tagli sul volto, sulle braccia e i vestiti scuri.

<<Talia? Talia, figlia di Zeus? Sono Samira Arrow!>>mi chinai su di lei. <<Sono qui per aiutarti>>

Mi fissò, ansimando, non riusciva a parlare. Il mio cuore batteva all'impazzata, ero stata in infermeria l'anno prima, avevo imparato poco ma Chirone mi aveva sempre detto di non cedere al panico. Di osservare le ferite, ma io non ci riuscivo.
Ero terrorizzata, perché sentivo qualcosa che non avevo mai percepito.
Un'aurea, come una specie di foschia, che proveniva da lei e che voleva staccarsi.
Non lo sapevo allora, era la prima volta che percepivo uno spirito che si staccava da un corpo, mentre moriva.
Il suo sangue macchiava l'erba, poi le mie mani quando cercai di toccarle i capelli.
Mi guardò per tutto il tempo.

<<Andrà tutto bene, non ti lascerò sola.>>

Tuoni e lampi, alzai lo sguardo e lo vidi.
Il ciclope si stava staccando la prima freccia, ringhiando.
Non avevo altre armi, non avevo altre frecce che potessero uccidere un ciclope.
Avevo sette anni e non sapevo nulla dei miei poteri, solo che potevo perderne il controllo.
Non avevo imparato neanche ad usare la foschia.
Non ero un'eroina, non avrei salvato Talia.
Quindi feci la sola cosa che potevo fare, urlai al mondo : <<Aiuto! Qualcuno ci aiuti!>>

Non chiamai solo il Campo Mezzosangue, Chirone. Chiamai gli dei, Zeus stesso, mia madre.
Ma eravamo sole, abbandonate dalla nostra famiglia.
I corni continuavano a suonare, molto più vicini.
Dovevano aver trovato i due semidei e il satiro, ma quanto ci avrebbero messo a trovare noi due?
Il ciclope corse verso di noi e l'altro sbucò dalla foresta, barcollando.
Non era così che volevo morire, senza aver chiesto perdono a mio padre, senza aver affrontato Ade ma immaginai che l'avrei fatto presto.
Poi sentì la sua mano, Talia mi strinse le dita e non vidi paura nel suo sguardo, solo tanta tristezza.
Mi concessi di singhiozzare una sola volta, non sarei morta da vigliacca, piangendo per quei mostri.

<<Mi dispiace>>le dissi.

I due ciclopi gridarono per la vittoria e mi parve che il tempo rallentasse.
Io mi chinai del tutto su di lei, coprendola col mio corpo, facendole da scudo e aspettai.
Aspettai la morte, continuando, ancora e ancora, a chiedere scusa.

<<Mi dispiace>>

<<SAMIRA!>>

Mi sveglia di soprassalto, sudata e il sole mi accecò. Sentì due mani sulle mie spalle ma io ero ancora in quel sogno, nel ricordo della parte peggiore di quella notte. <<Mi dispiace>>

<<Ehi, stai bene?>>

Sbattei gli occhi, l'ombra della testa di Annabeth me la fece riconoscere. Avevo la nausea e fui contenta di non aver fatto colazione o avrei rimesso.
Eravamo ancora sulla scialuppa e stavamo sfrecciando grazie a Percy, mi fissava da sopra la spalla della mia amica, mentre teneva il thermos.
Tyson era dietro di me, fischiettava imbarazzato.

<<Sono svenuta?>>

<<Sì e poi... stavi delirando>>bisbigliò lei. <<Stai bene?>>

<<Sì-sì, che è successo?>>

Lei si rimise seduta, io mi pulì la faccia arrossata e fu lì che ricordai.
Luke, Luke, Luke.
Vederlo così, all'improvviso, così presto, mi aveva sconvolta. Avevo praticamente perso la testa e gli ero corsa dietro, ripetendomi le parole di Ermes.
Guardai la scialuppa, ci eravamo calati in mare dopo che avevo tagliato le funi come una pazza.
Ricordavo e avrei voluto tanto non farlo.

<<Sei stata priva di sensi per due ore>>rispose Jackson, la sua voce era fredda<<Abbiamo tentato di chiamare Chirone con l'aiuto di Iride. C'era poco campo ma siamo riusciti a spiegargli tutto, sempre che abbia capito, perché noi non abbiamo capito niente>>

<<Però era preoccupato per te, Sam>>commentò lei.<<Voleva parlarti di qualcosa>>

Mi odiai, se non fossi svenuta per lo sforzo della mia magia, avrei potuto parlargli. Mi ero persa Chirone, le Sorelle Grigie, ero stufa di tutto quello e avrei tanto voluto colpire Ermes dritto in faccia per il suo consiglio super stupido.
Luke non voleva essere salvato e non avevo idea di come accettarlo.
Chiusi gli occhi, non volevo pensare alle sue parole, sarei scoppiata a piangere davanti a loro e sapevo che erano già abbastanza arrabbiati con me.
Tyson si alzò in piedi, spezzando quel silenzio a dir poco imbarazzante e indicò qualcosa.

<<Terraferma!>>

Mi sporsi, sembrava un lungo tratto di spiaggia costeggiato di alberi di lusso. C'erano barche da pesca o navi cisterna.

<<Quella è Virginia Beach!>>esclamò Annabeth<<Come ha fatto la Principessa Andromeda ad arrivare fino a qui? Sono almeno a...>>

<<Cinquecentotrenta miglia marine>>concluse Percy.<<Non chiedetemi come faccio a saperlo, non ne ho idea>>

Ma io avevo un'idea.
Mi alzai e mi sedetti davanti a lui, continuò a fissarmi come se fosse a disagio con me. Ci avrei pensato più tardi<<Dimmi, qual è la nostra posizione?>>

<<36 gradi, 44 primi di latitudine nord, 76 gradi e 2 primi di longitudine ovest>>rispose subito<<Cavolo, come faccio a saperlo?>>

<<Per via di tuo padre!>>esclamò Annabeth, entusiasta.<<Quando sei in mare hai un completo senso dell'orientamento>>

Lui fece una smorfia non molto entusiasta<<Come un GPS umano, fantastico>>

A quanto pare Annabeth mi aveva dato del nettare mentre dormivo, la maggior parte dei tagli si era richiusa. Mi sentivo ancora un po' scossa, ma non avevamo tempo da perdere e la situazione tra di noi era già abbastanza tesa.

<<Continuiamo a entrare nella Chesapeake Bay, conosco un posto in cui nasconderci>>commentò la ragazza.

Non feci domande, cosa che parve stranirla dato che mi lanciò un'occhiata. Ma tenni la bocca chiusa, avevo già combinato abbastanza guai.
Percy ubbidì alla figlia di Atena, che lo guidò verso la secca, dove l'acqua salata si tramutò in acqua dolce. Eravamo nella foce di fiume.
Attraccammo solo quando fummo in un'area paludosa, soffocata dalle erbaccia.
Percy richiuse il thermos e Tyson legò la barca. Mi guardai in giro, non era un bel posto, non era il Campo.
Dei, ricordai, avevo chiesto a Luke di venire con me, di farla finita e lui aveva chiaramente detto di no.

<<La prossima volta lo mangio se ti parla così>>

Saltai sul posto, afferrandomi il petto e gridai.

<<AH! PER LE SOTTANE DI AFRODITE!>>sbottai<<Non mi piace, smettila di farlo o ti stacco il becco!>>

Era un problema, uno gigantesco.
Cassian era nella mia testa, non aveva mai fatto nulla del genere ma la sua voce mi graffiava i neuroni, era come avere un concerto di metallica nel cervello. Ed era terrificante! Addio privacy.
Percy e Tyson mi fissarono, come avevano fatto sulla nave.
Annabeth passò lo sguardo da me a Cassian, che volava in cerchio sopra di me<<Che succede fra voi due?>>

<<Abbiamo un legame telepatico, diglielo! Sei così potente che magari potresti anche entrare nelle loro menti e controllarli...>>

<<Nulla, Cassian è affamato! È meglio che non vi dica le cose che vuole mangiare e come>>

Prima regola: non volevo che i miei amici avessero paura di me.
E poi dubitavo di avere un nuovo super potere dal niente, forse era una cosa temporanea, forse era qualcosa che solo lui era in grado di fare dato che era un mostro.
Il punto era che non volevo nessuno nella mia testa, era già abbastanza ciò che c'era.

<<Era solo un consiglio il mio, Ragazza Rosa >>rise lui.

Sbuffai, non sapevo neanche rispondergli senza usare la voce.
Coprimmo la barca, per non attirare l'attenzione, con dei rami e alla fine seguimmo Annabeth.
Restai davanti a Percy e Tyson, dietro la bionda, per evitare uno straccio di conversazione.

<<Eccoci>>

Inclinai la testa<<Quello che sarebbe?>>

<<Un rifugio mimetizzato>>

Davanti a noi c'erano un mucchio di rovi ma dopo un po' che guai notai un cerchio intrecciato, che creava una porta. Annabeth l'aprì e io la seguì perché non avevo scelta.
L'interno poteva ospitare al massimo quattro persone, e Tyson occupava due posti. Era un po' stretto.
Le pareti erano impermeabili, ricoperte di materiale vegetale, come un capanno di un nativo americano e in un angolo c'era tutto ciò che serviva per andare in campeggio.
Mi sembra giusto dire che io odiavo il campeggio, durante l'impresa dell'anno prima era stato in incubo tra zanzare, rumori notturni e Grover che russava come un tosaerba.
C'erano sacchi a pelo, coperte, un frigo portatile, una lampada al cherosene e c'erano dei giocattoli per semidei : giavellotti di bronzo, una faretra piena di frecce, una spada corta e una scatola di ambrosia.

<<Lo avete costruito tu, Luke e Talia>>mi resi conto.

Lei si voltò verso di me, lasciando cadere lo sacca<<Sì, te lo ha detto lui?>>

Be', per forza, avrei voluto dire.
Tu no, Talia era un albero, restava solo lui ma ero troppo a disagio per fare battute acide. <<Sì>>

<<E non verrà qui a cercarci?>> domandò Jackson.

<<No, ne abbiamo costruiti un'altra dozzina e dubito che si ricordi o che gliene importi>>

Certo che gli importava, pensai. Il mio Luke era da qualche parte.
Mi ritrovai gli occhi dei due addosso, così io puntai Tyson.
Lui mi sorrise, dondolando e a quel punto Percy si schiarì la voce<<Tyson, vorresti fare in esplorazione?>>

<<Non c'è niente la fuori>>protestai.

Mi serviva qui, come distrazione, come supporto.
Mi ignorò beatamente <<Magari trovi un negozietto, ho una voglia matta di ciambelle>>

<<Ciambelle!>>ripeté con zelo<<Tyson cerca le ciambelle nel bosco!>>

Feci per seguirlo fuori, era pericoloso lasciarlo andare così ma Percy si mise davanti alla porta.
Cassian era sul tetto, sentivo gli artigli e sperai che non entrasse nella mia mente, di nuovo.

<<Dobbiamo parlare>>mormorò Annabeth.

Guardai prima uno e poi l'altro, mi sentì un po' in trappola, placcata.

<<Wow, Atena e Poseidone si alleano per la prima volta e lo fanno contro Ecate?>>

<<A cosa diavolo stavi pensando su quella nave?!>>sbottò Jackson, posando le mani sui fianchi.

Non avevo pensato.
Quando avevo visto i due mostri puntare i giavellotti su Annabeth, Percy e Tyson, avevo solo agito. Ma non ero stata in grado, fisicamente, di fare del male a Luke.
Lui lo sapeva, forse l'aveva usato contro di me.
La parte peggiore è che continuavo a non essere arrabbiata con lui, piuttosto ero furiosa con me stessa, ero stata così debole.

<<A quale parte ti riferisci? Quella in cui vi fate beccare mentre state origliando o dove nomini Ermes?>>

Aveva rovinato tutto.
Me ne resi conto in quel momento, forse avrei convinto Luke a fermarsi, a ripensarci se non avesse nominato la persona che lui odiava di più al mondo.

<<Oh, certo, è colpa nostra. Tu gli sei corsa dietro!>>

<<Perché?>>lo interruppe lei<<Qual era il tuo piano? Volevi ascoltare i loro piani di guerra o stavi aspettando che Luke fosse solo?>>

Mi irrigidì e Percy batté le mani sulle cosce<<Volevi parlare da sola con lui, vero?! A lui non importa di te, vuole il tuo potere e non permetterò di...>>

<<Tu, semidio da cinque minuti, non permetterai cosa?>>

Sapevo essere cattiva, faceva parte del costume di Samira Arrow.
Forse era il mio modo di proteggermi, mi sentivo attaccata, braccata come un'animale ferito.
Volevo così tanto piangere dopo il mio fallimento con Luke, dopo aver rivissuto quello con Talia.
Perché non ne facevo mai una giusta?

<<Non è colpa tua, non tutti si possono salvare >>mormorò Cassian, nella mia testa.

Percy era furioso, forse perché aveva avuto paura e non lo biasimavo. Non avevo mai visto tanti mostri ma la mia mente rivedeva il volto di Luke, quel sorriso crudele che metteva in mostra la cicatrice.

<<La versione di Luke a cui ti stai aggrappando non esiste più.>>mormorò Annabeth.<<Il ragazzino che mi ha salvata, con cui ho costruito questo fortino. Il ragazzino di cui entrambe eravamo amiche non c'è più. Ha scelto di distruggerei i nostri genitori>>

I nostri genitori erano dei santi? No.
La voce di Luke era stata così armoniosa, una canzone che conoscevo perfettamente, che mi ripetevo nelle notti più oscure. Aveva ragione, questo mi faceva male, mi destabilizzava.

<<Insieme ci prenderemo tutto quello che dovrebbe essere nostro, il cielo, le stelle, anche la luna! Loro cadranno, come siamo caduti noi per tutta la vita.>> aveva detto.

Gli dei non erano buoni genitori, Ermes era stato convincente ma alla fine dov'era stato quando Luke aveva bisogno?
Dove maledizione era mia madre quando Talia era in fin di vita fra le mie braccia? Tredici anni e non si era mai fatta vedere.
Forse lei meritava di cadere, di perdere potere ma...non sarei riuscita a farlo, a distruggere il mondo per il desiderio di distruggere lei. Quindi da che parte stavo?

<<Ha letteralmente ammesso di aver mandato dei mostri a rapirti! Ha avvelenato Talia>>aggiunse Percy

Talia.
Ero rimasta scioccata, come aveva potuto fare una cosa del genere? Eppure non riuscivo ad accettarlo. Luke non lo avrebbe mai fatto...ma lo aveva ammesso.
Il mondo si era capovolto e io stavo penzolando a testa in giù, aggrappata ai ricordi.
Quindi sì, ero disperatamente aggrappata a Luke e non sapevo come mollare la presa, perché sarei caduta in un baratro senza fine.
Da sola.

<<Quello che non merito è che il mio migliore amico mi tradisca>> gli avevo detto.

<<Io non ti sto tradendo>>

<<Allora lascia stare il campo e lasciare stare la guerra. Tantalo ci ha esiliati, non potrò tornarci ma...ma verrò con te, ovunque. Se significa che tutto questo finisca>>

<<Non posso>>

Sospirai, mi sembrava di annegare.
Volevo solo tornare alla mia cabina, volevo un abbraccio di mio padre o sentire la mano di Chirone sulla mia spalla.
Mi batteva forte il cuore ma continuai a concentrarmi sulla conversazione.

<<Abbiamo scoperto di Crono>>cambiai argomento<<Se non fossimo stati lì nessuno lo saprebbe...>>

<<Non stiamo parlando del Re dei Titani, Sam. Stiamo parlando di te>>commentò Annabeth<<Eri pronta a lasciare noi, il campo, la tua vita, per lui! Per farlo rinsavire, per fermarlo>>

<<Cosa ci sarebbe di sbagliato in questo?>>domandai stringendo i pugni.

<<Noi meritiamo la tua lealtà, di avere la precedenza!>>intervenne Percy, rosso di rabbia.<<Lui ha attacco il campo, ha fatto mandare via Chirone. E a te ha fatto di tutto! Ti ha mentito, voleva rapirti e poi ti ha manipolata durante tutto l'anno...>>

<<Nessuno mi ha manipolata, Jackson!>>

Vero?

<<Sapevo che ti saresti fatta valere, che avresti dimostrato potere, astuzia, leadership>> aveva detto Luke.

Ma io mi sentivo usata, una stupida che era caduta in trappola.
Avevo minacciato Tantalo come aveva detto, avevo soccorso i semidei, mi ero messa in mostra.
Lo sapeva, mi conosceva fino a quel punto.
Luke era stato il mio mondo per sei anni, il mio migliore amico, l'unico che sapesse tutto di me.
Avevo praticamente perso mio padre, non avevo avuto nessun altro e nessuno voleva comunque avvicinarsi a me. Me n'ero assicurata, però lui era rimasto.
Come potevo voltargli le spalle? Lasciarlo andare? Dire che era mio nemico?

<<Voleva ucciderci!>>strillò Percy<<E tu...tu hai bloccato Tyson>>

Avevo la gola secca <<L'ho fatto per evitare che gli facesse del male>>

<<Che facesse male a chi? A Tyson o a Luke?>>

Non aprì bocca, come una stupida! Non lo sapevo, non ne avevo idea. Era stato istintivo.
Distesi i muscoli delle mani, stavo morendo di caldo e quel rifugio era diventato decisamente troppo piccolo.

<<E se dovessi scegliere tu? Se dovessi scegliere tra me e Crono? Chi sceglieresti?>> gli avevo domandato.

Credevo di sapere cosa avrebbe detto, di avere la vittoria in tasca.
E invece avevo letto la vera risposta nei suoi occhi e mi aveva fatta in mille pezzi.

"Lui".

La porta del potere tremò, quello che c'era oltre bussò e io mi costrinsi a indossare la mia maschera, che era come una serratura.
Chirone, mi concentrai su di lui : "Concentrati, non lasciarti influenzare. Tu non sei il tuo potere. Pensa a qualcosa di piccolo, qualcosa che può contenerlo."

Annabeth cambiò atteggiamento<<Percy...>>

<<Potevamo morire tutti per colpa tua!>>

Tutti.
Come quando ero esplosa nel bosco, potevo ucciderli, potevo distruggere il Campo Mezzosangue. Come la prima volta, in cui avevo avuto un attacco di panico davanti alla mia cabina.
Ecco perché avevo tenuto tutti lontano, ero io il nemico, ero io la minaccia.

<<Percy!>>lo sgridò lei.

La porta si spalancò proprio come fece la bocca di Jackson, vidi rimpianto nei suoi in tempesta.
Tyson entrò, guardandosi tutti come se fossimo noi quelli strani e non lui che era tornato con un pacchetto di paste.
Improvvisamente ebbi una fame folle, erano vere e proprie ciambelle.
Annabeth sospirò <<Dove le hai prese? Siamo in mezzo al nulla. Non c'è niente qua attorno per almeno...>>

<<Centro metri>>concluse lui<<C'è un Monster Donut proprio dietro la collina>>

<<Un Moster...>>iniziai allarmata.

Ma Tyson mi porse il sacchetto<<Le ho prese rosa. Ciambelle rosa per la mia amica rosa e triste>>

Era così che mi vedeva? Rosa e triste? La presi, piuttosto a disagio.

<<Grazie, amico beige e allegro>>

Lui rise sonoramente, non riuscì a ricambiare dopo la sfuriata di qualche minuto prima. <<Ehm...mi fai strada? Voglio comprare un pacco di Oreo>>

<<Sì!>>

Percy era ancora in silenzio, non volevo neanche guardarlo in faccia.
Una parte di me era furiosa per quello che aveva detto, era stato crudele, avrei voluto strozzarlo e trasformarlo in un verme blu.
Ma l'altra parte di me sapeva che aveva ragione, ero stata irresponsabile, immatura e fin troppo emotiva. Non sarei dovuta correre dietro Luke, da sola e non avrei dovuto...dei, non avrei dovuto fare molte cose.
Tyson uscì, Annabeth aprì la bocca per dire qualcosa ma gli uscì solo il mio nome<<Sam...>>

Non volevo litigare, perché se l'avessi voluto avrei detto di tutto.
Mi ero allenata per anni per diventare un mostro, avevo imparato ad essere più brutale di Cassian per allontanare gli altri.
Misi un piede fuori, sapevo che mi stavano fissando entrambi, quindi dissi la sola cosa che mi venne in mente.

<<Pensavo che essere amici significasse non abbandonare l'altro, anche quando l'altro sbaglia.>>

Annabeth abbassò la testa e Percy mi guardò negli occhi, la bocca schiusa e lo vedevo dispiaciuto ma non osò dire niente.
Così uscì, aprì la scatola e mi infilai in bocca la prima ciambella, meravigliosa.
Annabeth e Percy non ci seguirono subito, forse per parlare di quello che era successo e a me non importò.

<<Tyson>>bisbigliai<<Mi dispiace per quello che è successo, per averti...trattenuto.>>

Finì la ciambella prima che rispondesse, la porta della capanna si aprì dieci metri dietro di noi.
Non mi voltai. <<Luke è tuo amico?>>

Non mi aspettavo quella domanda, così semplice e così dannatamente complicata.
Non riuscì ad evitare di rivedere il suo volto, poco prima di tagliare i cavi, mi aveva chiamato come se fosse scioccato da me.
Cosa si aspettava? Che avrei lasciato morire Annabeth, Percy e Tyson per unirmi a lui? Eppure...forse ci aveva lasciato andare troppo facilmente. O forse era tutto nella mia testa, speravo che ci avesse aiutati, che ci fosse una parte di lui che sapeva di star sbagliando.
Mi mancava la mia vita, prima di Percy era tutto più facile.
Avevo molto meno da perdere, avevo Luke e mi bastava.
Alzai gli occhi per non lasciare uscire le lacrime <<Io...non lo so più.>>

<<A Tyson dispiace>>

Nessuno mi aveva detto che gli dispiaceva per me, nessuno capiva quanto fosse doloroso. Dovevo essere arrabbiata, pronta a vendicarmi, erano tutti pronti a dirmi come dovevo sentirmi. Luke compreso e non era giusto.

<<Sono buone?>>domandò dopo un po', quando ormai i due erano dietro di noi.

Mi costrinsi a sorridere<<Magiche!>>

Gli porsi la scatola aperta, probabilmente Annabeth era a bocca aperta ma non me ne importò proprio. Lui ne mangiò una in un boccone, wow.
Continuai a mangiare finché, dopo cento metri, vedemmo davvero un negozio nel nulla.
Ci nascondemmo dietro a degli alberi a scrutare l'edificio nuovo di zecca, con le vetrine illuminate, il parcheggio vuoto e una stradina che portava alla foresta.
Le lettere appese erano gigantesche, come aveva detto Tyson.

MONSTER DONUT

<<Brutta storia>>mormorò Annabeth.

C'era un orco da cartone animato che prendeva a morsi la "O".

<<Shrek di solito è un mostro buono>>

<<Non esistono mostri buoni.>>

Cassian gracchiò <<Non so se offendermi o no>>

<<Ma Tyson è un mostro buono>>si lamentò il ciclope.

Lo ignorò, guardandomi <<Resta un mostro, ecco perché è riuscito ad entrare. Dei, questo posto non dovrebbe essere qui>>

<<Perché no? Monster Donut non vuole che è negozio di mostri, è una catena. C'è uno anche a New York>>

<<E a Washington.>>ammisi, guardando in avanti<<Annabeth ha ragione, probabilmente è un nido e...>>

<<SIIII>>

Cassian si tuffò verso la porta, mi sporsi <<Cas...dove...vieni subito qui!>>

<<Ho fame! >>strillò.<<E non provare a offrirmi una di quelle cose, sono un mostro vero... voglio carne, carne cotta al sangue!>>

<<Conto fino a tre>>

Tyson rise, non gli domandai se capisse cosa Cassian dicesse. Non volevo saperlo. Alla fine il mio mostro atterrò ai miei piedi, imprecando in greco.

<<Un nido di che?>>chiese Percy, a nessuno in particolare.

Annabeth sbuffò<<Non ti sei mai chiesto come facciano i negozi di franchising a spuntare così in fretta? Un giorno non c'è niente e quello dopo c'è un fast-food, uno o dieci. Sono repliche esatte, si moltiplicano perché sono tutte...>>

<<Collegate alla forza vitale di un mostro>>terminai.

<<Ci credo, allevano..>>si interruppe.

<<Cosa?>>domandammo in coro.

<<Non fate mosse improvvise. Voltatevi lentamente>>

Odiavo le scene del terrore dove c'era decisamente qualcosa di orribile dietro di protagonista e quello non si girava finché un t-rex non gli mangiava la testa.
Mi voltai, sentendo prima lo strusciare di una creatura tra le foglie e poi lo vidi. Aveva un corpo che si contorceva in tutte le direzioni, aveva diversi colli con diverse teste da rettile. La pelle era dura e coriacea e sotto ogni gola c'era un bavaglio con scritto BABY MONSTER DONUT.

<<È un'idra>>realizzai.

<<Ne hai già incontrata una?>>mi domandò Percy, impallidito.

<<Sì>>

<<Come l'hai fatta fuori?>>

<<Non l'ho fatto>>confessai<<Sono scappata a gambe levate>>

Annabeth mise una mano sulla mia spalla<<Oh dei. È stata al rifugio>>

Una delle bocche aveva un pezzo di plastica di una sacca gialla, ci girammo tutti verso Tyson. Aveva lasciato la sua lì e quindi stava seguendo il nostro odore, il ciclope alzò le mani e indietreggiò imbarazzato quando schiacciò un bastone.
Oh-oh.
L'idra si voltò con tutte le sue sette teste e io guardai le ciambelle, maledizione. Le lasciai a terra e afferrai i miei pugnali.

<<Sparpagliamoci!>>gridò la bionda.

Lo facemmo, ogni di noi si tuffò in una direzione diversa mentre la bestia sputava un arco di liquido verde.
Tyson finì sulle ciambelle, sbuffai. <<Eh ma porco cane>>

Percy era già in piedi, Vortice fra le dita e questo catturò l'attenzione del mostro, molti odiavano la vista del bronzo celeste. I due iniziarono a combattere, Jackson se la cavava bene, anche se sarebbe potuto diventare una pozzanghera di melma.
Menomale che non gli tagliò...

<<No, Percy!>>strillai.

Troppo tardi.
Percy Idiota Jackson mozzò una delle teste e quelle rotolò nella testa. Dal mozzone uscì parecchio sangue finché la carne iniziò a gonfiarsi come un palloncino, facendo ricrescere due teste.

<<Sei un'idiota!>>sbottai.

<<E come facevo a saperlo?!>>

<<Tu non sai mai niente!>>

Forse era il panico, la stanchezza e la lite di prima ma ero anche convinta di quello che dicevo. Aveva avuto un anno per studiare quali mostri esistessero, ma non sapeva ancora nulla del nostro mondo.

<<Hai appena aperto un altro Monster Donut da qualche parte!>> infierì Annabeth.

<<Sto per morire e tu ti preoccupi di questo?!>>le urlò lui.

<<Uccidiamo quella cosa e basta>>proposi.

Jackson schivò dell'acido<<E come?!>>

<<Col fuoco! Ercole usò il fuoco!>>ci spiegò Chase.

<<Ercole, sempre Ercole>>ringhiò Cassian nella mia testa. <<Lo odio quel tipo>>

Una delle teste si avventò su di me, parai i denti con un pugnale ma non potei fare altro finché Tyson non comparve tutto rosso di rabbia<<Lascia stare i miei amici!>>

Caddi all'indietro quando il ciclope si avventò sull'idra, a furia di pugni riuscì a fare indietreggiare il nemico ma non abbastanza.
Era quasi impossibile fermare un'idra e non avevamo il fuoco.

<<Scusa ma tua madre non ha una torcia? Non puoi accendere il fuoco con la magia?>>mi domandò Percy.

Lo guardai malissimo<<Hai ragione, certo, perché non ci ho pensato prima? Oh, giusto! Perché non sono un dannato accendino!>>

Non potevamo fare molto con otto teste, nemmeno io con la mia magia sapevo come cavarmela. Almeno finché non sentì uno strano rumore. Ciuf-ciuf-ciuf.
Bene, mi mancavano le allucinazioni.

<<Che cos'è questo rumore?!>> esclamò la bionda.

<<Motore a vapore>>disse Tyson.

<<Cosa?>>

Mi girai verso il fiume, Percy e Tyson coprirono me e la figlia di Atena. Il rumore era più forte, vicino, c'erano voci...una voce femminile <<Laggiù, preparate il cannone trentadue!>>

<<Sono troppo vicini, signora>>le rispose qualcuno, una timbro più vecchio.

<<Maledetti eroi! Fuoco a volontà, capitano!>>

Quella voce, la conoscevo.
Annabeth gridò qualcosa ma c'era un sacco di rumore, Percy si voltò e in quel momento vidi l'idra tirare indietro i colli per sputare acido.
Mi mossi rapida, saltando addosso a Jackson con tutto il mio peso.
Rotolammo a terra e forse fu una fortuna, perché all'improvviso ci fu un boato da cui il ragazzo mi coprì col suo corpo.
BUUUM!
Un lampo bianco, una colonna di fumo e l'idra esplose alla nostra destra inondando quasi tutti di un'orribile poltiglia verde che iniziò lentamente ad evaporare.

<<Sam...>>

Eravamo vicini come lo eravamo stati alcune volte, durante la prima impresa. I suoi occhi erano davvero preoccupati, mi studiò per un attimo e poi tornò a guardarmi il viso.

<<Grazie>>

Avrei voluto sorridergli e fare una battuta, ma non ci riuscì quando ricordai cosa mi avesse detto. "Potevamo morire tutti per colpa tua".
Lui si irrigidì, come se avesse visto qualcosa nella mia faccia che lo metteva a disagio.
Sapevo cos'era, usciva spesso senza che me ne rendessi conto: la mia maschera.

<<Ti sta troppo addosso il Pesce Pagliaccio!>> gracchiò Cassian, atterrando alla mia sinistra.<<Digli che gli strappo i capelli se...>>

Incastrai le caviglie sotto le sue e usai le cosce per fare leva, Percy spalancò gli occhi per la sorpresa quando capovolsi i nostri corpi con un movimento fluido.
Fui io sopra di lui e gli permisi di guardarmi per un altro secondo, prima che mi alzassi cercando aria fresca.
Non gli porsi una mano, lo avrei fatto qualche ora prima ma dopo la lite non riuscivo a sopportare di più. Lui restò lì mentre mi avvicinavo al fiume, la nave più strana che avessi mai visto ci stava raggiungendo.

<<Grazie per l'aiuto, eh>>

Cassian rispose senza ironia <<Prego>>

Tyson saltellava di gioia di fronte al mezzo che procedeva bassa nell'acqua come un sottomarino, con il ponte laminato di ferro. Al centro c'era una torretta trapezoidale con delle feritoie per cannoni su ogni lato. Sembrava tipo un incrociatore da combattimento della Guerra Civile.
Mio padre avrebbe fatto una descrizione molto più accurata della mia. Una bandiera svolazzava con un cinghiale e una lancia sul campo rosso.
Oh, dei...anzi, dio. C'era un solo dio che conoscevo, fan di quelle creature e una sola figlia, in grado di vantarsene.

<<Clarisse>>

La ragazza aveva i capelli ricci raccolti, alzò una mano sul cannone. Sembrava davvero una pericolosa eroina.

<<Arrow.>>mi salutò, fece un sorriso identico a quello di Ares <<Sapevo che dovevi esserci tu qui>>

<<Come?>>

<<Il tuo mostro>>

Cassian non mi degnò di considerazione mentre Annabeth si avvicinava per prima, Tyson sembrò un po' a disagio e Percy la guardò torvo.

<<Be', grazie per il salvataggio>>mormorai.

Mi beccai diversi sguardi sorpresi e Clarisse se li godette<<Salite a bordo, prima che ci ripensi>>

Non volevo restare lì per un minuto di più, non con un negozio di mostri dietro di me. Quindi fui la prima a salire, riprendendo il mio zaino e fu lì che li vidi.

<<OH PER TUTTI I MORTI DI ADE!>>

Praticamente afferrai il braccio di Tyson, come una fifona. <<Samira?>>

<<Tutto ma gli zombie no, gli zombie no!>>

Ce n'erano dappertutto, tutti i membri della ciurma erano morti. Non solo lo percepivo dalle loro anime, che non mi spaventavo affatto, erano i loro volti. Erano orribili, verdi e pieni di ferite.
Annabeth si coprì le labbra con una mano<<Mi ero dimenticata che non ti piacciono>>

<<Ma sei figlia di Ecate>>mormorò Percy.<<Dea della negromanzia>>

<<E allora?>>sbuffai fulminandolo, spostandomi da Tyson <<Non devo essere un cliché.>>

Clarisse arrivò davanti a noi, rise ferocemente incrociando le braccia e questo non piacque a Percy. Che la guardò come se fosse proprio Ares e poi tornò a me <<Siamo stati negli Inferi>>

<<Comunque a me, gli zombi non piacciono>>

Mi avevano sentita tutti, uno cercò di fare un sorriso d'incoraggiamento ma non aveva denti e per poco non sobbalzai. Mio padre e i suoi stupidi film horror!

<<Loro non sono male>>alzò le spalle Clarisse e poi guardò Percy<<Ho visto vivi più stupidi>>

<<Guardati Breaking dead, poi ne riparliamo>>

<<Abbiamo molto di cui parlare>>

Prima che me ne accorgessi, Clarisse La Rue mi prese sottobraccio trascinandomi via dai miei amici e quando m girai per guardarli, tutti a bocca aperta, scorsi la bandana rosa che le avevo dato.
La teneva tra i capelli e mi domandai se Ares volesse benedirmi ancora una volta.
Non con la bandana ma con sua figlia.

ANGOLO AUTRICE

Ciao! Capitolo un po' lungo, eh?
Lo so ma non volevo separare tutto questo, mi dispiaceva troppo!
Il rapporto tra Sam e Percy sta avendo dei brutti scossoni, ma entrambi hanno le loro ragioni, per voi chi ha ragione?
Fatemi sapere! Seguitemi sui social come Tik Tok e Instagram (THE STORIES OF HOPE).
Un bacio, semidei!

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