CAPITOLO 11
SEMIDEI STRAFATTI
≈ ♆ Percy ♆ ≈
Pensavo di già aver visto cose sorprendenti e di sapere come sarebbero state le prossime.
Ma vedere Samira Arrow scatenarsi sulla pista da ballo, trascinando anche altri sconosciuti, mi fece capire che mi sbagliavo.
Mi aveva spinto con lei all'inizio, ma ero stato troppo sorpreso per lasciarmi andare e lei era...non sapevo trovare una parola per quello che vedevo.
Me l'ero filata, agitato e dopo aver fatto snowboard sulla pista artificiale, ero tornato a cercarla. Annabeth mi aveva appena guardato, era presa a costruire città con degli ologrammi e Grover adorava giocare ad un giorno in cui erano i cervi a dare la caccia ai mortali.
Ma Sam danzava coi capelli che le volavano da tutte le parti, sudata e sotto gli occhi di un sacco di altri ragazzi.
Uno si avvicinò, vestito da Elvis e lì intervenni portandola via.
Non fu molto contenta ma stranamente non cercò di strangolarmi.
Iniziò a parlare a ruota libera, in un modo che non aveva mai fatto!
Forse lì iniziai a capire che qualcosa che non andava, ma dimenticai presto tutto quando intrecciò le dita con le mie e corse verso lo scivolo d'acqua.
Lo facemmo cinque volte, insieme! Ci capovolgemmo quasi tutte le volte e ridemmo finché non riuscimmo a rialzarci.
Non mi ero mai divertito così tanto in tutta la mia vita.
Alla fine, eravamo entrambi inzuppati ed eravamo tornati in camera per cambiarci, lei aveva mangiato ancora quei biscotti e mi aveva urlato di scendere.
La stavo aspettando ad un banco di poker quando mi resi conto che era già scesa, me ne accorsi perché sentì delle urla. Gente che gridava <<Sam! Sam!>>
Ed eccola di nuovo lì, era tornata alla pista, dimenticandosi di me.
Se ne stava a ballare "True Love", credo fosse di P!nk.
Perché gridava di amarla e le gente amava lei, era su un cubo e tutti le giravano intorno. Sembrava così libera e poi mi vide, le sorrisi quando mi guardò cantando: "Allo stesso tempo, voglio abbracciarti e voglio avvolgere le mie mani intorno al tuo collo. Sei uno stronzo, ma ti amo. Tu mi fai impazzire e mi chiedo perché sono ancora qui, o dove potrei andare!".
<<Oh>>sussultai.
Non sapevo se sorridere e limitarmi a diventare fucsia come il suo vestito.
Il suo vestito mi distrasse. Era davvero carina nel nuovo outfit, era acceso ed estivo, c'erano dei fiori stampati di bianco sulle maniche e la gonna, perfetta per le sue All Star preferite.
Lei era ciò che mi sembrava avere più senso in quel posto, mi bastava guardarla e mi dimenticavo di...davanti a me apparve il tizio di prima, il fan di Elvis.
Indossava un paio di jeans a zampa di elefante e una maglietta rossa con dei laccetti neri, aveva i capelli cotonati.
<<È una pupa spaziale>>mi disse, indicando la mia quasi amica.
Incrociai le braccia, ma chi parlava così? <<Ha dodici anni>>
<<Crescerà, posso aspettare per quell'angelo>>mi fece l'occhiolino.<<Sono Darrin, ha il moroso?>>
Per come era vestito Samira gli avrebbe riso in faccia<< Il che?>>
<<Il moroso, dai. Quella non è roba da matusa, non so se mi spiego>>
<<No, non ti spieghi>>gli lanciai un'occhiataccia.
Parlava come...non so, come se fossi io quello strano, come se fossi di un altro mondo. Fu lì che iniziai a guardarmi intorno, avevano tutti un certo stile ma non poteva essere una coincidenza.
I colori non erano poi così vivaci come prima e mi sentivo un po' stanco, come se fossi stato in piedi per giorni.
Mi sentì strano di nuovo, ma questa volta non guardai Sam con l'obbiettivo di godermi la vista.
Rideva, saltava e abbracciava una ragazza...quello non era da lei.
Samira era una solitaria, era acida con chiunque si avvicinasse troppo e sembrava detestare il contatto fisico. Lei non sembrava mai felice.
Qualcosa non andava in lei, in tutti noi.
<<Che anno è?>>
Darrin smise di lanciare sguardi a Sam<<La canzone? Non so, credo sia nuova>>
<<No, nella vita vera.>>
Mise una mano sul pento sporgente<<Ehm...è il 1977!>>
<<No>>risposi. <<Dico sul serio>>
<<Va bene, amico>>mormorò<<Vado da solo a stendere la pupa in rosa>>
Non potei dire niente, andai in panico.
Corsi alle macchinette e osservai i giochi, erano datati ma altri erano nuovissimi. Chiesi a diverse persone, erano quasi tutti della mia età e rispose di essere lì da poco, se con poco intendevano 1983, 1993.
Annabeth! Lei era più intelligente e avrebbe capito. La trovai sembra a costruire edifici, sembrava in trance.
<<Dobbiamo andare, muoviti!>>
La scrollai e mi guardò davvero seccata<<Andare? Ma di cosa stai parlando? Ho appena innalzato le torri>>
<<Questo posto è una trappola>>
<<Questo posto è il migliore che esiste!>>
Sbuffai e la presi per le spalle con più forza, girandola verso di me<<Gli Inferi, la nostra impresa!>>
<<Ma che...>>
Poi pensai improvvisamente al tir, a Sam che diceva che sarebbe impazzita per...<<Ragni! Ragni giganti e pelosi!>>
La sua smorfia cambiò improvvisamente, si fece scioccata e capì di avercela fatta. La lasciai andare e balzò in piedi<<Dei del cielo, da quanto siamo qui?>>
<<Non lo so, dobbiamo trovare Grover. Sam potrebbe ucciderci>>
<<In che senso?>>
<<Capirai quando la vedrai>>mormorai, con lo stesso tono che aveva usato prima della battaglia delle bandiere.
Non fu difficile trovare Grover, non si era mosso per quanto? Almeno io avevo fatto un sacco di cose. Stava uccidendo persone con un sorriso sadico<<Muori, mortale! Muori, stupido e odioso individuo inquinante>>
<<Grover!>>urlammo.
Si voltò di scatto, puntandoci il fucile ma Annabeth glielo sfilò poco impressionata.<<È ancora il mio turno>>
<<Sì, infatti, Guardiano>>disse lei<<Talia, Pan>>
Due parole gli fecero posare le mani sulla bocca<<Bee-Dooov'è Samira?!>>
Mi voltai e indicai la pista super affollata. Ci affrettammo a raggiungerla ma avevo la sensazione che lei mi avrebbe odiato quando saremmo usciti, quando saremmo tornati nel mondo.
<<Come la smuoviamo da lì?>> domandò Grover.
<<Io...non so nemmeno se vorrei. Sembra felice, non l'avevo mai vista così.>>
Avevo pensato che Grover esagerasse un po', ma Annabeth era super razionale e questo mi fece capire quanto seria fosse la situazione di Sam. <<Mai?>>
<<Mai, mai>>
Mi girai verso la musica, stava ballando con una ragazza e faceva tante piroette mentre l'abito si alzava. Pensai che Apollo non si sarebbe mai potuto perdere quello spettacolo, era così piena di vita, così caotica.
Era quella la versione di lei che volevo conoscere, trovare e restare lì mi avrebbe risparmiato la fatica.
Lì saremmo stati più felici<<Perché dovremmo interromperla? Andiamo anche noi.>>
<<Percy, no! Concentrati. Dobbiamo andare a Los Angeles, da tua madre!>>
Mia madre? È brutto dire che fu una fatica ricordarmi il suo nome...Sally Jackson.<<Giusto, allora che parole possiamo usare?>>
<<Io...io non lo so>>disse e capì che era sconvolta da questo, non sapeva come salvare la sua migliore amica.
Grover mi guardò<<Vai tu, noi la prendiamo appena la porti qui. È meglio non attirare l'attenzione>>
<<Lei attira sempre l'attenzione>>mormorò Annabeth.
In realtà mi parve che nessuno dei due volesse intromettersi ed essere responsabile di strapparla via da qualcosa di buono, dopo tanto tempo. Volevano che lo facessi io perché tanto ero già un fastidio per Sam, sarei stato un buon cattivo.
Codardi, pensai.
Entrai diretto e quando Darrin girò intorno a lei, gli passai davanti e afferrai la mano di Samira.
Lei si girò di scatto, fermandosi e mi gettò l'altro braccio al collo, mi parve di soffocare di caldo.
<<Dobbiamo fare un altro gioco ora>>
<<Sì, aspetta, Percy. Lei è...oh come ti chiami?>>
Si sporse verso la ragazza dai capelli mori, forse aveva la nostra età.<<Bi...>>
La interruppi<<Mi hai chiamato Percy, vedi che non stai bene?!>>
Mi guardò male, parecchio male ma in attimo tutto passò.<<Io sto bene, non stavo così bene da un sacco!>>
<<Non è reale, Sam. Hai detto di riconoscere le illusioni, perché sono troppo belle per essere vere. Te lo ricordi? Lo hai detto a Medusa>>
<<Una medusa? Andiamo all'acquario più tardi?>>
Oh ma dai <<Medusa, il mostro. Hai provato pena per lei, l'ho visto. Le hai creduto quando ha detto di essere una sopravvissuta e credo che sia perché credi di esserlo pure tu>>
<<Perché sopravvivere quando si può vivere?>>sbatté gli occhi innocentemente, come se proprio non capisse.
La strinsi ancora più forte, i suoi occhi blu si fermarono sulle mie mani, come aveva fatto mentre cercava di non farmi cadere dall'arco. Il ricordo delle sue urla, di come si aggrappasse a me nei momenti in cui aveva paura mi fece capire quanto non volessi lasciarla sola.
Non avevo mai incontrato nessuno come lei.
<<Me ne vado con te o non me ne vado affatto>>
Il suo sorriso scintillò<<Bene, restiamo per sempre.>>
Annabeth..Grover...non ricordai dove li avevo lasciati. Lei mi tirò per il polso e lo usò per fare una giravolta, non sentivo nemmeno la canzone. Non volevo andare via, capì che non era il cibo o il posto a tenermi lì ma quello che potevo avere.
Potevo ballare con lei, per sempre.
<<Qui non può trovarmi>>canticchiò sopra un'altra canzone. <<Tik Tok! Non fermarti. Salta, DJ, fai esplodere...>>
Trovarla? Ritornai di nuovo alla realtà.
Da chi è che scappava? Quello era reale, era vero e forse era questo che Annabeth non voleva fare. Per svegliarla da quel posto dovevo trovare ciò che la spaventava di più.
Farlo con i due era stato facile, ma adesso mi sentì cattivo.
<<Ti troverà>>
Si fermò improvvisamente, i suoi occhi blu si scurirono e il suo sorriso svanì come se non fosse mai esistito.
La Sam che danzava, che rideva e aveva dei sogni, non esisteva più davanti a me.
Mi lasciò andare, come se la mia pelle fosse ustionante e il rossore delle sue guance divenne pallido.
<<Jackson>>
Niente Percy, pensai.
Si guardò intorno, riconobbi vergogna nel suo sguardo prima che potesse scorgere Annabeth e scattare verso di lei.
La seguì, un po' nervoso quando la bionda le afferrò i polsi <<Stai bene?>>
<<Dov-dove siamo?>>
<<In una trappola, forse da giorni... devi concentrati per uscire>>le disse<<Andiamo>>
Grover mi guardò, come a farmi la stessa domanda ma io alzai le spalle, immaginai che sentisse cosa provavo. Non volevo pensarci più, volevo solo uscire da quella trappola infernale per finire davvero negli Inferi.
Sam fu la prima a muoversi verso l'uscita, Annabeth sembrava molto preoccupata per lei e non le toglieva gli occhi di dosso, capì quando vidi che si teneva la testa.
Emicrania?
Improvvisamente un fattorino, lo stesso che ci aveva fatto entrare, si presentò di nuovo davanti a noi. Aveva un sorriso gigantesco e capì che non voleva lasciarci andare.
<<Siete pronti per le carte platino?>>
<<No, grazie>>mormorai.
Lui puntò gli occhi di Samira, che scuoteva il capo e sbatteva gli occhi, che le prendeva? Io ero lucido ma lei sembrava combattere interiormente per resistere.
<<Ma abbiamo un piano nuovo, pieno di meraviglie! Signorina Samira, ne vuole una? Una carta per essere felice? Libera? >>
Le mostrò la carta argentata e lei la fissò intensamente, strinse i pugni e persino io sentì la musica della pista alzarsi di più. Che stava succedendo? Arrivò un altro fattorino, un altro ancora e tutti avevano una carta di credito.
Mi resi in quel momento che la canzone era più alta per un motivo, l'aveva già vista muovere le dita in quel modo.
<<La festa non inizia finché non entro io>>ripeté Sam, con la cantante, avanzando.
Era piuttosto intonata, non me n'ero reso conto. A malapena la vedevo in faccia, essendole dietro ma avevo una brutta sensazione. I fattorini si irrigidirono.
<<Beee>>mi afferrò un braccio Grover<<È arrabbiata>>
<<Che..>>
Prima che me rendessi conto Samira, a ritmo con la musica, alzò la mano sinistra e una folata di energia colpì il fattorino che era arrivato per prima. Quello volò brutalmente verso l'uscita, il secondo si mosse per saltarle addosso ma lei gli afferrò il polso, lo girò e usò l'altra mano per colpire il braccio. Egli urlò, glielo aveva rotto.
Ero sconvolto, neanche Clarisse mi aveva aggredito in quel modo.
<<Dovremmo aiutarla?>>
<<No>>mi zittì Annabeth<<Corriamo>>
Sam scattò in avanti, era davvero furiosa e questo la rendeva anche un po' inquietante mentre lanciava un fattorino contro il bancone della reception, cantando: <<Combatterò finché non vedremo la luce..>>
Corse con noi, liberandosi il campo ogni volta che cercavano di fermarci. Perché non aveva combattuto così prima? Con la Chimera? Be', forse lì aveva avuto paura con la madre dei mostri ma in quel momento si lanciò a terra, colpendo con un calcio le gambe dell'ultimo.
Non l'avevo mai vista usare capacità fisiche, neanche al campo, manipolava la foschia e basta, senza neanche un'arma.
Iniziai a pensare che non le servisse, non quando l'uomo tirò un urlo sbattendo il nasone sul suo piede.
<<Tik Tok, stronzo>>mormorò lei. Wow!
Annabeth la tirò su e corremmo come pazzi fino alle porte di vetro, ci lanciammo fuori senza fiato.
Nessuno ci seguì ma lì, ad aspettarci, c'era Cassian.
Se ne stava appollaiato, gracchiando qualcosa a Samira e lei lo guardò così male che dovetti distogliere lo sguardo.
<<Quanto tempo siamo stati lì?>> domandò Grover.
Mi misi dritto<<Andiamo a scoprirlo>>
☽ ♆ ☾
Scoprire la verità fu piuttosto sconvolgente.
Nessuno seppe cosa dire finché Samira non sbottò con imprecazioni e calpestò arrabbiata il pavimento. Sapevo come si sentiva: presa in giro.
E se avevo capito bene, le era successo in passato e non era andata bene.
Cinque giorni.
Eravamo rimasti lì solo poche ore e invece erano stati cinque giorni.
Stavamo camminando verso il centro, Cassian continuava a stridere e la sua padrona si tratteneva dal rispondergli. Chissà che cosa le diceva, forse le stava ridendo dietro.
<<Avrei dovuto capirlo, sono una figlia di Atena>>mormorò Annabeth<<Mangiatori di Loto>>
Non ricordavo molto dell'Odissea, ma sapevo che mio padre detestava Ulisse. Grover scosse il capo amareggiato<<Ci hanno fatto dimenticare l'impresa>>
<<Erano pieno di segnali, sono stata cieca!>>
<<Non è colpa tua>>le disse Sam, anche se non guardava nessuno di noi in faccia da un bel po'.
La indicò<<Persino sul tuo vestito ci sono fiori di loto!>>
<<Brucerò questo dannato vestito, okay?>>sussurrò, stringendo le cinghie dello zaino.<<Anche se è stupendo>>
<<Be', anche tu eri stupenda>>disse Grover sottovoce.
Samira si voltò verso di noi, era davanti di un passo e guardò il satiro con un sopracciglio<<Io..cosa?>>
<<Be', è vero. Sam, eri felicissima>>mormorò super cauta Annabeth.
<<Lo eravamo tutti, mi sembra>>
Presi la palla al balzo<<Non come te. Mi hai dedicato anche True Love>>
<<Io non ti ho dedicato True Love, figurati>>
<<Oh si, mi indicavi e..>>
<<Oh dei>>si nascose il viso con le mani.
<<In pratica ormai è la nostra canzone>>dissi sporgendomi, per guardarla oltre la bionda.
Volevo farla ridere.
Tirò giù le mani, era tutta rossa e la cosa mi divertiva parecchio<<Ora ti strangolo, Jackson!>>
<<Lo dicevi pure nella nostra canzone!>>
<<Annabeth!>>esclamò più forte.
<<Basta, Percy, lasciala in pace!>>sbottò dandomi una gomitata<<Sam non ha colpe di quello che è successo>>
<<Non ho detto questo, Sapientona. Ma era più in trance di noi>>le ricordai.
Non potevo dimenticarmelo, non lo avrei mai fatto.
Sam alzò le spalle, confusa<<Ho mangiato i fiori come voi ma...>>
<<È accaduto prima>>le dissi<<Appena siamo entrati, non avevi ancora mangiato niente>>
<<So io perché>>rispose Grover<<È molto raro ma è probabile che sia a causa della foschia stessa. Tu sei nata dalla foschia.>>
<<E allora?>>
<<La foschia lì dentro era incantata. Richiamava le anime che volevano perdersi, coloro che avevano bisogno di lasciarsi andare.>>
<<Io...questo non ha nulla a che fare con me>>
Annabeth le sorrise dolcemente<<Forse, in ogni caso la foschia era impregnata del profumo dei fiori di loto, e Sam, è normale che tu fossi molto più...>>
<<Strafatta>>finì lei in panico, sbattendo le mani sui fianchi.
Non fu quello a sorprendermi<<In che senso sei nata dalla foschia?>>
<<Tecnicamente Foschia e Magia>>commentò, alzò un sopracciglio<<Perché quella faccia?>>
<<Non sei nata come le persone normali?>>
Annabeth mi guardò molto più male di Sam, il che era grave<<Cosa vorresti dire, Testa d'Alghe? Se è per questo i figli di Atena nascondono da idee, vengono portati direttamente alla porta dei loro padri>>
Ero sbigottito ma Grover mi fece cenno di stare zitto, prima che una delle due mi tagliasse la testa come era accaduto a Medusa. Onestamente tenevo al mio collo.
Cassian gracchiò una volta ma, giurerei, che fosse una risata.
<<Ti trasformerò in un topo se continui così, Cas>>disse lei, indicando il volatile.<<Mi farò un famiglio solo per farti mangiare>>
Nessuno di noi osò dire niente, anche quando attraversò la strada senza dire una parola e finì in una piazzetta di taxi gialli. Sembrava sapere cosa fare, almeno uno di noi aveva un piano.
Salutò l'autista, un uomo di mezz'età, che ci fissò un attimo prima che ella aprisse una portiera.
<<Los Angeles>>
Non avevamo abbastanza soldi per una corsa del genere<<Sono duecento kilometri>>
<<Ma lei può farlo, o no?>>insistette con voce calma, ferma.
<<Sì ma è necessario un pagamento anticipato>>
Sam alzò una gamba e tirò fuori una carta di credito verde dalla scarpa. La carta del casinò, nessuno di noi ne aveva più una ma lei la teneva fra le dita saldamente. Accidenti.
Lui la fissò un po' dubbioso ma a quel punto Grover era già seduto di fianco al tizio, Annabeth entrava da sinistra.
La ragazza dall'abito rosa gli consegnò la carta<<Controlli>>
Ci sporgemmo tutti mentre lui strisciava e il tassametro prese a vibrare, le luci a lampeggiare. Alla fine, dopo il segno del dollaro, apparve il simbolo dell'infinito.
Fu a quel punto che lei entrò e io pure, chiudendo la portiera.
L'uomo si girò verso Sam, che era in mezzo a noi, e gli cadde il sigaro di bocca con faccia sconvolta e sognante <<Quale parte di Los Angeles, Vostra Altezza?>>
<<Il molo di Santa Monica>>rispose Annabeth per lei.
Lui annuì e partì, mentre Grover cercava la mia mano per darmi il cinque. Io continui a fissare Sam, che si tirava il vestito sulle ginocchia.<<Che c'è? Io non cammino fino a Los Angeles>>
<<Quando...come?>>balbettai.
<<Per te mollo una carta di credito se me ne danno una?>>
Annabeth rise sonoramente<<Ti ho mai detto quanto amo il tuo essere avara?>>
<<Ehi, non sono avara. Io risparmio>>precisò.
<<Come Christmas Carol>>
<<Perché ti ho fatto leggere quel libro? Perché?>>sbuffò, nascondendo un minuscolo sorriso.
Ma non avrai mai e poi mai dimenticato quelli grandi, felici e liberi che aveva fatto in quel casinò. Non mi dimenticai della sua paura, chi la stava cercando? L'avevo visto nei suoi occhi, non era solo paura ma puro terrore.
Il tachimetro del taxi non scese mai sotto i centocinquanta per tutto il deserto del Mojave.
Inizialmente avemmo un sacco di tempo per parlare, del Casinò e ogni tre per due Grover enfatizzava il fatto che Ade fosse il colpevole di tutto.
Avevo fatto un sogno sul tir, uno molto più complicato e avevo visto un trono, i ricordi erano vaghi dopo il casinò ma qualcuno parlava di un fallimento e la voce non sembrava quella di un dio.
Volevo parlarne con loro ma dopo due ore e mezza Grover svenne dal sonno e Annabeth crollò sulla sulla spalla di Sam.
La guardai, di fianco a me, irrigidirsi e spostarla verso il finestrino.
Mancava un'altra ora e mezza all'arrivo e non ero poi così stanco da lasciare l'autista guidare senza nessuno sveglio.
<<Posso chiederti una cosa?>>
Mi uscì la frase ancora prima di pensarla o di decidere di parlare. Lei sospirò, le mani strette al vestito.
<<Se proprio devi>>
<<Wow, ora sei tornata in modalità acida?>>chiesi, la stavo provocando un po' ma solo perché la preferivo arrabbiata che zitta.
<<Era questa la tua domanda? Puoi averne solo una, Newyorkese>>
Aveva sempre un modo diverso di chiamarmi, almeno Annabeth si limitava a Testa d'Alghe.
Presi coraggio, non è che non mi fidassi di lei ma per tutta la vita mi avevano dato del pazzo per quello che vedevo.
Avevo imparato a non parlarne più.
<<No, ecco, io...faccio questi sogni terribili. Incubi così vividi da sembrare reali, c'è un burrone e cerca di trascinarmi dentro ma degli spiriti mi trattengono. E c'è questa voce super cattiva, mi parla e dice che vuole risorgere. Ecco, la domanda è: li fai anche tu? So che Chirone lo aveva detto.>>
<<No, dei, mica faccio incubi del genere.>>rabbrividì, brutto segno.
<<E che incubi faresti tu?>>
Lei abbassò gli occhi sulle scarpe rosa e poi abbassò la voce.
Intensi che l'autista non ci poteva sentire da un pezzo.
<<Jackson, mia madre è la Dea della Foschia. Lei nasconde i mostri agli umani, io stessa respiro e sono fatta di Foschia. Chirone non parlava di sogni simili ai tuoi, vedi...io ho delle capacità che ho scelto di non sviluppare ma di scoprire come fermare. Creo degli scudi>>
<<Scudi per gli incubi?>>
Le credevo, Grover aveva detto che faceva di tutto per starsene per conto suo.
Volevo che continuasse a parlare, ad aprirsi perché era la sola che davvero capivo quando mi spiegava il mondo greco.
Ma iniziai a pensare che quegli scudi fossero anche contro le persone e non solo per i mostri.
Forse a volte anche le persone possono essere dei mostri.
<<Dopo essere stata reclamata i miei poteri si sono amplificati e non potevo dormire, ogni volta che chiudevo gli occhi vedevo, sognavo il velo. Ero connessa e in balia della nebbia, al punto che vedevo cosa facevano davvero i mostri, dov'erano e quello che sentivano i mortali o altri semidei. Ho visto cose...ecco, il punto è che non facciamo gli stessi sogni. Se vuoi un consiglio, non chiamarli sogni ma visioni. Se quella voce torna significa è reale.>>
<<È tornata in realtà. Be' prima ero insieme a Talia, credo ma dopo sono tornato al baratro ma quella voce non parlava con me, non so con chi...non sembrava un dio. Parlavano di come stesse andando bene la loro vendetta e il servo...sembrava un po' spaventato, aveva fallito in passato. Non l'ho visto, erano entrambi invisibili ma lui ha visto me. Non so come, prima non l'aveva capito...>>
<<Quando l'hai sognato?>>
<<Nel tir>>
Lei divenne improvvisamente catatonica<<Quando mi sono appoggiata a te?>>
<<Che ne so? Dormivo e perché...>>
Si voltò e mi interruppe, più curiosa<<Lui ti ha visto e poi?>>
<<Poi mi ha mostrato mia madre e scheletri, mostri, un trono d'oro. Era terrificante, un incubo vero e proprio>>sospirai.<<Chi potrebbe essere? Ade?>>
<<Ade non vive in un baratro ma in un castello col riscaldamento a manetta. Probabilmente hai visto il suo trono, dato che ha tua madre>>pensò<<Ma continua a non avere senso per me>>
<<Dal primo momento ti sei opposta alla colpevolezza di Ade, perché ti piace?>>
<<No, io lo odio quello!>>esclamò tutta rossa <<Scusa, cioè...non cerco di giustificare Ade, non lo farai mai. Credo solo che sia strano. Alecto continuava a chiedere dove fosse qualcosa>>
<<Esatto, se non cercava me forse cercava la Folgore. Perché cercare qualcosa che dovresti avere?>>
<<A meno che il suo ladro non sia riuscito ad arrivare agli Inferi. Deve aver fallito, come hai sentito tu. In ogni caso, tutti sanno dove stiamo andando>>
<<E questo non dovrebbe assolvermi?>>le domandai<<Perché andare negli Inferi quando ho già la Folgore?>>
Distolse lo sguardo e da così vicini capì che lei sapeva benissimo perché ma quello che avrebbe risposto non sarebbe stata del tutto la verità.
<<Per minacciarlo>>
<<Minacciarlo per riavere mia madre>>aggiunsi.
<<Sì, certo>>rispose infine.
Si stava bloccando di nuovo, maledizione! Prima di andare negli Inferi dovevo essere certo che lei non si tirasse indietro, c'era troppo in ballo e per quanto fosse brava a ballare, sembrava anche una bomba orologeria rosa.
<<Non sei arrabbiata perché non l'ho detto prima?>>domandai.
<<Non sono nella posizione di accusare qualcuno di mantenere dei segreti se ne ho anch'io>>
<<Almeno lo ammetti>>mi sfuggì.
<<Il fatto che tu sappia che ho dei segreti non significa che io debba dirteli>>mormorò in tono più duro.
<<Neanche se riguardasse l'impresa?>>
Sospirò di nuovo, come se fosse la sola cosa che poteva lasciare andare<<Non voglio mentirti, Jackson.>>
<<Allora non farlo>>
Glielo stavo chiedendo esplicitamente e forse era troppo stanca per poter essere davvero acida come aveva fatto i primi giorni, per potermi allontanare con un colpo solo.
Non sapevo cosa stesse pensando, ma sembrava farlo intensamente e il tempo continuava a scorrere, prolungando il nostro silenzio.
Non parve imbarazzante, il che mi sorprese, mi sentivo quasi a mio agio nel silenzio con lei.
<<Quindi non sto impazzendo?>> decisi di chiederle<<Per i miei incubi, anche se sono diversi dai tuoi?>>
<<Siamo semidei, siamo tutti pazzi e strafatti, a quanto pare >> mormorò più morbida<<Anche se tu lo sei un po' di più>>
<<Oh, lo so, okay? Il ponte e il tunnel, giocare al casinò...con te combino sempre un casino>>
<<Tutte e tre sono state idee tue. Io volevo starmene in pista>>
<<Ti ho vista, sì>>
Mi resi conto che non era il momento giusto per punzecchiarla, arrossì ancora.
<<Possiamo solo fingere che non sia accaduto?>>
No, ero certo che neanche Annabeth e Grover volessero dimenticare. <<Perché? Ci siamo divertiti, cosa c'è di male in questo?>>
<<Ogni volta che ci lasciamo andare, non so se hai notato, finiamo in una trappola. L'arco, l'emporio...>>
<<Vero ma ce la siamo cavata. Tu hai messo k.o. chiunque al casinò. A proposito, perché non hai combattuto così anche la Chimera?>>
<<È diverso...mi sono innervosita>>ribatté, se quello per lei era innervosirsi, com'era quando si arrabbiava davvero? <<Non mi piace essere illusa>>
<<Oh be', è quasi finita>>le dissi<<Sarai sollevata di sbarazzarti di me>>
Non si mosse di un solo centimetro, ma la mascella si contrasse come se le facesse male aprirla<<Non vedo l'ora.>>
<<Bugiarda>>
Si voltò di scatto, immaginai che non le capitava spesso di essere imbeccata o solo contraddetta. Forse perché si isolava o perché le persone la temevano al campo, dopo quello che avevo visto al Casinò sapevo anche perché.
<<Ti stai divertendo>>la provocai<<Ti sta piacendo da matti e credo che ti piacerebbe essere l'eroe per una volta>>
<<Ero strafatta di fiori, Jackson.>>mi ammonì.
<<Eri felice>>la corressi.
Mi diede un calcio, non me lo aspettavo ma le sorrisi, lei fece di tutto per resistere e forse fu uno di quei momenti in cui non m'importo affatto dei suoi segreti. Saremmo andati negli Inferi insieme, quanti altri potevano vivere un'esperienza simile con qualcuno?
Le cose erano cambiate. Il motivo per cui l'avevo fatta venire con me, nell'impresa, non aveva più senso. Chiunque mi stesse per tradire, non volevo che fosse lei.
Se non avrebbe ammesso di essere mia amica neanche dopo quello...be', sarebbe stato imbarazzante.
Vedemmo entrambi un cartello che diceva: confine della California, 12 miglia.
<<Sicura di non voler dormire?>>le chiesi, dopo il terzo sbadiglio.<<Non ti disegnerò dei baffi, promesso>>
Sembrava che l'idea di dormire così vicino a qualcuno fosse un'idea troppo intima per lei, era andata in panico sul tir.
<<Non sono stanca>>mentì.<<Dormi tu, ma non prometto di non disegnarti un pesciolino stecchito sulla fronte>>
La presi leggermente sul serio, era capace di farlo<<Sì, ecco...penso che resterò sveglio allora>>
☽ ♆ ☾
Santa Monica.
Era una spiaggia identica a quelle dei film, a parte il tanfo.
C'erano un sacco di giostre, costeggiate da alte palme e barboni che ci dormivano sotto.
Prima ancora di salutare l'autista, Samira era scattata verso la sabbia, alzando l'abito e correndo verso la schiuma del mare.
Ci era entrata, inzuppando le scarpe rosa. L'avevo guardata, per un lungo minuto, alzare il viso verso il sole e fare un respiro così lungo che pensai lo avesse trattenuto dal Campo Mezzosangue.
Non mi ero mai reso conto che le piacesse il mare, in realtà non sapevo neanche se piacesse a me più di tanto.
Prima di essere riconosciuto non avevo mai pensato all'acqua come una parte di me, non avrei creduto a nessuno che mi avrebbe detto di essere figlio di Poseidone. Ma eccomi lì, pronto ad incontrarlo.
Pronto ad entrare in acqua.
Samira mi guardò, i suoi occhi blu si schiarirono, col tramonto sembravano pieni di fuoco celeste. Non disse nulla, si limitò a respirare mentre io scendevo, passo dopo passo, nell'acqua.
Annabeth urlò qualcosa, credo ma quando ebbi la testa sotto, non sentì altro e dopo qualche secondo, aprì la bocca, riuscì davvero a respirare.
Fu una bella sensazione, così andai avanti, verso il largo. Vedevo tutto, nonostante le tenebre, percepivo il fondale, i ricci sulla sabbia, vedevo le correnti.
Qualcosa mi toccò il piedi, per poco non strillai per tornare a galla, quando mi accorsi che era un bestione di squalo mako.
Mi strofinò il muso addosso, mi venne da ridere perché immaginai Sam urlare a squarciagola come aveva fatto nel tunnel.
Afferrai la sua pinna e lo squalo sfrecciò in avanti, era talmente veloce che mi resi conto appena di quanto avessimo nuotato, ero adagiato su un fondale bianco, sotto di me c'era una fosse oceanica.
La superficie era almeno a quaranta metri di distanza, la pressione avrebbe dovuto schiacciarmi ma stavo bene, mi sentivo a casa.
Per un secondo, nonostante fossi grato a Grover e Annabeth, volli che con me ci fosse solo Samira.
Poi apparve un alone luminoso, la voce mi chiamò mentre mi si avvicinò fino a vedere una donna dai capelli neri, con un abito di seta verde, che cavalcava uno stallone marino.
Lei smontò dalla sella ed entrambe le creature svanirono, lasciandoci soli.
<<Sei arrivato lontano, Percy Jackson. Bravo>>
Mi inchinai, imbarazzato<<Lei è la donna che mi ha parlato nel Mississippi>>
<<Sono una Nereide, uno spirito del mare.>>mormorò, poi guardò oltre me, forse fino alla riva<<So, dunque, che sei insieme a lei. È un bene che tu l'abbia scelta>>
<<Ann..no, Samira? Come la conosce?>>
<<Non la conosco, figliolo. Mia sorella maggiore la conosce>>mormorò, le nereidi non avevano cinquanta sorelle?!<<Sarebbe potuta venire al mio posto, ma le nostre cugine d'acqua dolce, le Naiadi hanno sostenuto la mia di forza vitale. Onorano il Divino Poseidone, anche se non servono la sua corte>>
<<Perché lui non è qui?>>mi limitai a chiedere, forse troppo direttamente.
<<Non giudicarlo male, si trova sull'orlo di una guerra e non può aiutarti direttamente. È proibito. Ecco perché sono qui, per portarvi un dono.>>
Tesi la mano, quando alzò la sua e mi mostrò quattro perle bianche.<<Cosa sono?>>
<<So del vostro viaggio verso il regno di Ade. Pochi sono sopravvissuti, come Orfeo, che aveva la musica dalla sua; Ercole, con la sua grande forza; Houdini, che poteva liberarsi anche dal Tartaro. Tu possiedi questi talenti?>
<<Io..no, signora. Sono solo io e...e i miei amici>>
<<Loro sono un tesoro per te. Si può avere un solo talento negli Inferi, un tesoro.>>mormorò, non ci capì una mazza. <<In ogni caso, queste vi aiuteranno. Quando vi troverete nel momento del bisogno, lanciala ai tuoi piedi e ciò che appartiene all'Oceano, all'Oceano farà ritorno>>
<<Grazie ma..non capisco. Cosa significa che posso avere solo un tesoro, un talento?>>
Guardò ancora dietro di me, come se pensasse di essere osservata da qualcosa ed iniziò ad indietreggiare. <<Il destino non è inevitabile come si crede, ti ha trovato ma tenterà di lasciarti. Il destino è un dono, è un talento, non tutti ne hanno uno così acceso. Ade cercherà di ingannarti, può vedere i tuoi dubbi, le insidie della tua mente. Abbandona quelle incertezze per il tuo cuore, fidati del tuo cuore e abbi fede, mio giovane eroe.>>
Cercai di parlare, di fermarla mentre arretrava fino all'oscurità ma quando feci un passo in avanti, lei era già scomparsa e tutto ciò che avevo era la certezza che il mio destino, qualunque fosse, mi stava aspettando a riva.
✶ ANGOLO AUTRICE ✶
Ciao, campeggiatori!
Ne sono successe di cose!
Per prima cosa, spero che vi sia piaciuto lo spazio dedicato a Las Vegas, io adoro questa parte e volevo dare a Sam l'occasione di viverla a pieno. Ma volevo anche mostrare qualche lato in più, come il fatto che sa essere piuttosto vendicativa.
Sono anche contenta di aver fatto confessare Percy sui suoi sogni, credo che ne avesse bisogno e che dire dell'ultimo incontro con la dea marina?
Vi ho lasciato tanti indizi!
Spero che li teniate a mente per il futuro, perché saranno fondamentali.
Ci siamo, in pratica, stiamo per scendere negli Inferi! E finalmente scopriremo a cosa serve la bandana di Ares, perché lei detesta Ade e che legame Ecate ha con i morti!
Tenetevi pronti, la discesa sarà lunga e difficile.
Ma non c'è niente che un semidio non possa fare.
Votate con una STELLINA, so quando non lo fate! Seguitemi sui Social, metto diverse anticipazioni, soprattutto su Tik Tok e Instagram. (THE STORIES OF HOPE).
Un abbraccio, semidee e semidei!
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