
xiii.
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13. ❲ ANNA DAI CAPELLI ROSSI ❳
Belly chiamò Jeremiah;
ci sedemmo sul marciapiede mentre aspettavamo l'arrivo del nostro tassista personale.
Dopo un lasso di tempo che sembrava interminabile finalmente vedemmo due automobili avvicinarsi a noi.
"Perché due macchine? Jer si è sdoppiato?" sussurrai mentre ci alzavamo da terra, cercando di non far cadere il telo.
"Spero non sia quello che penso" bofonchiò Taylor.
"Ragazze state bene?" Jeremiah scese dall'auto scura venendoci incontro; da quella rossa scese Conrad, con una busta di plastica in mano.
"Che ci fai tu qui?" domandai a colui che era la causa di tutto.
"Nicole, me l'ha detto lei" si avvicinò ancora porgendomi la busta, che sembrava contenere i nostri vestiti.
"Vado io con Conrad. Devo parlargli" avvertii silenziosamente le due ragazze mentre ci vestivamo dietro al telo mantenuto dai due ragazzi. Queste ultime annuirono.
Una volta vestite, entrammo tutti nelle rispettive auto: mi sedetti accanto a Conrad, chiusi la portiera e allacciai la cintura. Mi posizionai con le gambe accavallate e le braccia incrociate.
Partimmo ed io abbassai il finestrino beandomi del vento che mi accarezzava il volto.
"Hai i capelli bagnati, con tutto questo vento potrebbe venirti un'influenza" disse tranquillamente come se non fosse lui la causa dei miei capelli umidi.
Se non avesse inviato il messaggino, a quell'ora probabilmente sarei stata nel bagno gigante della lussuosa barca di Nicole ad usufruire di un asciugacapelli.
"Hai combinato un casino. Ti avevo detto di dirle che non eri interessato a lei, ma ovviamente tu non ascolti mai" sbuffai ignorando la sua affermazione.
"Non ho voglia di ascoltare le tue prediche in questo momento" strinse la presa attorno al volante.
"Conrad, ti giuro che-"
Non mi lasciò finire, accese lo stereo sbuffando e alzando il volume al massimo.
Avvicinai la mano a quest'ultimo, sfiorando per un secondo le sue dita. Abbassai un po' il suono.
"Con chi andrai al ballo?" domandò dopo un attimo di silenzio.
Mi colse di sorpresa, per diversi fattori ma soprattutto perché neanche io sapevo con chi andarci.
"Dean" improvvisai.
Si girò per un attimo nella mia direzione e mi squadrò, poi tornò a guardare la strada davanti a se.
"Pazzesco" fece una smorfia.
"Con chi dovrei andarci, secondo te?" domandai ironicamente.
"Con tutti tranne che con quel tipo" pigiò il dito sulla radio per cambiare canzone.
"Ho già deciso ormai" mi impuntai guardando fuori dal finestrino.
"Fermati" dissi poi. Mi guardò stranito
"Ho detto fermati"
"Che succede?" accostò e si girò verso di me.
"Cosa c'è? Nel messaggio hai detto che volevi parlarmi. Fa pure, di ascolto"
"Ne parleremo domattina" sembrava esausto.
"Dimmelo subito. Altrimenti scendo e torno a piedi, tanto adesso le scarpe ce le ho" lo sfidai. Tolse la sicura alle portiere.
"Vai pure" mi incitò ghignando.
"Pensi che non abbia il coraggio di farlo?"
"Penso che tu sia una stronzetta viziata dai capelli rossi. Ho detto che ne parleremo domani" continuò pronto a mettere in moto.
"Sei proprio un idiota" borbottai. Slacciai la cintura e aprii lo sportello per poi scendere dall'auto. Chiusi con molta forza la portiera e iniziai a camminare a passo veloce.
"Eleanore, torna dentro!" gridò seguendomi con l'automobile. Gli feci il dito medio e continuai a percorrere la strada, a piedi.
"Se non ti fermi scendo e ti riporto in macchina con la forza" mi avvertii ma feci finta di non sentire. Canticchiavo una canzone per non ascoltarlo.
Improvvisamente sentii mancare la terra sotto ai piedi: quella specie di troll sottosviluppato mi aveva appena presa in braccio e mi stava riportando in auto.
"Pensavi che non avessi il coraggio di farlo?" mi scimmiottò. Mi morsi il labbro cercando di non ridere; in fondo dovevo essere arrabbiata con lui.
"Ti imbratterò la tavola da surf, Fisher"
☾
Inutile, non riuscivo a prendere sonno.
Dopo il rientro in casa, Conrad si era smaterializzato ed io dopo una doccia e un'ora in cui mi giravo e rigiravo nelle lenzuola, ero ancora sveglia all'una di notte.
Mandai un semplice messaggio a Dean in cui gli ordinai letteralmente di accompagnarmi al ballo, non avrei accettato una risposta negativa.
La risposta arrivò subito nonostante l'orario; mi chiesi cosa ci facesse ancora sveglio, ma infondo non mi importava più di tanto.
«Certo principessa,
tutto ciò che il suo cuore desidera:*!»
Indossai le Airpods, probabilmente un po' di musica mi avrebbe aiutata a trovare il sonno.
Stava quasi funzionando se non fosse stato per l'arrivo di una notifica:
pensai che l'artefice fosse Dean, lo stavo già maledicendo, ma quando aprii l'applicazione vidi che mi ero sbagliata, per una volta
«Sei sveglia?»
Il mittente di codesto messaggio era il signorino Conrad Fisher
«No, sto beatamente dormendo.»
Digitai per poi inviare;
la risposta non tardò ad arrivare
«Raggiungimi in piscina.»
Sembrava più un ordine che una richiesta. Bulletto dei miei stivali.
Non avevo nulla da perdere, ormai il sonno era andato via.
Scesi dal letto, posai le cuffie nella custodia ed indossai le ciabatte.
Cercando di non fare rumore aprii la porta e scesi al piano di sotto.
"Mi hai fatto venire qui a quest'ora della notte, spero tu abbia una ragione valida" dissi a bassa voce un volta raggiunto il ragazzo.
"Alla fine gliel'ho detto, a Nicole. Che non la vedo, in quel modo" si strinse nelle spalle.
"Ci mancherebbe, hai aspettato fino all'ultimo. Hai prima incasinato la vita a tutti e poi hai deciso di fare qualcosa" gli puntai il dito contro.
"Mi dispiace. Avevi ragione tu" tentennò.
"Come sempre d'altronde" mi pavoneggiai, prendendo l'elastico nero che portavo sempre al polso, legando i capelli in una crocchia disordinata.
"Pace?" mi guardò sorridendo e porgendomi la mano
"Tutti dicono che siamo stati una squadra formidabile" continuò.
"La maggior parte del lavoro l'ho fatta io. Comunque..." sospirai
"Pace" alzai l'angolo destro della bocca stringendogli la mano.
"L'ultima volta che eravamo qui da soli, non è finita bene" mi ricordò.
"Riferimenti alla caduta in acqua di quel mitico 4 luglio" ridacchiai alternando lo sguardo da lui al mare.
"Adesso hai un po' sonno?" mi domandò mentre si stiracchiava.
"No" portai la testa all'indietro chiudendo gli occhi con fare esasperato.
"Bagnetto in piscina?" propose dandomi una spintarella.
"Ottima idea Connie" poi però ci pensai un attimo
"Non ho il costume, e neanche tu" aggiunsi osservando sia il mio fantastico pigiama, ma anche i suoi indumenti.
"Ci sediamo sul bordo e lasciamo i piedi a penzoloni in acqua" scrollò le spalle sedendosi.
"D'accordo" lo seguii.
Eravamo uno affianco all'altro. Osservavo il nostro riflesso dall'acqua della piscina.
"Prima, in macchina, quando ti ho chiamata stronzetta viziata dai capelli rossi, non lo pensavo davvero" disse cautamente. Alzai lo sguardo su di lui, che a sua volta osservava i suoi piedi, sembrava trovarli particolarmente interessanti.
"Serata delle scuse? Già che ci siamo, mi dispiace per averti chiamato idiota e averti mandato a quel paese" cominciai
"E anche per averti chiamato mentalmente troll sottosviluppato" mi morsi il mignolo della mano destra, cercando di non ridere. Inizialmente sembrava visibilmente irritato da quel soprannome affibbiatogli, ma poi si rilassò ed emise un suono simile ad una risatina.
"Non sei così male, Wyse" commentò.
"Sei tu che avevi intenzione di odiarmi ancor prima di conoscermi" lo guardai chiudendo gli occhi in due fessure.
"Ti confesserò una cosa, mia cara Anna dai capelli rossi: odiarti risulterebbe difficile a chiunque. Hai una personalità molto particolare. In senso positivo" disse tutto d'un fiato, e questa volta lo fece incatenandomi con lo sguardo.
"Peccato che non ho i fazzoletti a portata di mano, mi sto per commuovere" feci finta di asciugare una lacrima
"Vedi? Sto piangendo a dirotto!" bisbigliai facendolo ridere.
"Mi permetti di fare una cosa?"
"Prova a spingermi in acqua e giuro che ti ammaz-"
Mi interruppe, non mi lasciò concludere la minaccia, e lo fece poggiando le sue labbra sulle mie.
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🌙
capitolo dedicato interamente
ai due protagonisti!
cosa ne pensate?
se vi è piaciuto, come sempre,
lasciate un commento ed
una stellina!<3
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