
viii.
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8. ❲ ACQUA E CHIARO DI LUNA ❳
Quel quattro luglio sembrava davvero infinito.
Dopo essermi allontanata dalle ragazze decisi di fare un bagno in piscina, dato che lo spazio circostante era vuoto.
Mi serviva un po' di tranquillità.
Tolsi il vestito di cotone restando in costume. Mi tuffai e iniziai facendo qualche vasca.
Forse però nuotare non fu proprio una buona idea:
uscii di corsa dall'acqua non curandomi neanche delle mie amiche che se stavano andando via, andai alla svelta nel giardino sul retro e vomitai in un bidone situato dietro dei cespugli. Mi accasciai sul terreno passandomi una mano sulla fronte bagnata.
"Eleanore? Sei tu?"
"Mh. Forse tre bicchieri di quel margarita associati alle vongole non sono stati una buona idea" mi alzai aggrappandomi al bidone, strizzando gli occhi.
"Ma che succede oggi?! Belly che cade insieme a mia madre spiaccicando la torta per terra, tu che vomiti dietro un cespuglio, la scoperta del tradimento di Steven..." Conrad si passò la mano fra i capelli con fare frustrato.
"Okay, ho captato il messaggio" lo ammutolì aprendo gli occhi e poi strizzandoli cercando di acquisire nuovamente una visione a trecento sessanta gradi
"Perché sembri una cotoletta impanata?" chiesi guardandolo con le palpebre spalancate, alludendo al fatto che fosse ricoperto di sabbia.
"Ero in spiaggia" rispose avvicinandosi
"Ti senti meglio?" mi poggiò una mano sulla spalla, provocandomi la pelle d'oca.
"È una doccia quella? Il cloro sulla pelle mi provoca fastidio" indicai una cabina doccia per esterni, in legno bianco, distraendomi da quelle sensazioni.
"Serve solo per sciacquarti in modo molto generale, non toglierti il costume che sei in giardino, ti ricordo" mi raggiunse restando però fuori dalla doccia.
Cliccai il pulsante per attivare lo scorrimento dell'acqua; lasciai che scorresse lungo il mio corpo, togliendomi di dosso il cloro della piscina e i pensieri su Conrad che si trovava a petto nudo di fronte a me.
"Chi ha tradito chi, scusa?" domandai quando mi tornò in mente il discorso che stava facendo prima.
"Steven ha baciato Taylor alla festa di Nicole" rispose posando lo sguardo sulla mia figura.
Mentre osservavo i suoi occhi, mi accorsi che avevano un colorito leggermente più chiaro, in quel momento, l'azzurro riprendeva davvero il colore dell'oceano.
"Cazzo" mi portai le mani sugli occhi: l'acqua era diventata d'un tratto bollente provocandomi bruciore su tutto il corpo
"Basta acqua per oggi, prego è tutta tua" uscii rubando l'asciugamano che teneva in mano. La portai alla faccia e la tamponai sugli occhi.
Nel frattempo Conrad era di spalle sotto l'acqua che rideva per la mia comicità: avevo per sbaglio impostato l'opzione dell'acqua calda.
"Perché non mi vuoi qui? Dimmelo avanti" mi poggiai con la spalla destra al legno bianco, stavo anche per far cascare una tavola da surf poggiata lì vicino.
"Ti sembra una conversazione da fare mentre mi tolgo la sabbia dal corpo?"
"Ah questo tuo brutto vizio di rispondere con le domande" mi staccai e lentamente feci finta di scontrare la testa col muro. Ripetutamente.
"Se vuoi procurarti un trauma cranico, continua pure a sbattere la testa vicino il legno" sorrisi, perché in un certo senso, si stava preoccupando per me. Oppure il margarita era ancora in circolo nel mio corpo.
"Così me ne torno in Inghilterra"
"Prego. Prosegui pure" come non detto.
"Stronzo" dissi per poi allontanarmi da lì.
"Aspetta!" uscì correndo. Mi girai trovandomelo di faccia. Inclinai il capo e socchiusi gli occhi in due fessure
"L'asciugamano è mia" sorrise. Che bambinone.
"Invece no, tu hai rubato la mia ed io rubo la tua" camminai all'indietro alzando il braccio e scuotendo l'asciugamano. Vidi che stava sorridendo e aumentando il passo, senza pensarci due volte usai una delle mie migliori qualità e sfrecciai via, correndo dentro casa. Mi barricai in camera e nonostante Conrad continuasse a bussare, non demorsi e lasciai la porta chiusa.
☾
Il pomeriggio passò in fretta, dopo essermi fatta una doccia per bene ed essermi cambiata con dei vestiti asciutti mi ero messa ad aiutare i ragazzi che stavano riordinando la zona della festa.
"Sei stato un vero stronzo con papà oggi, potevi essere un minimo gentile" disse Jeremiah a suo fratello, mentre gettava alcune lattine, in una busta di plastica.
"Potresti non parlarne davanti a lei?" mi indicò con la testa.
Lo guardai ormai rassegnata e roteai gli occhi, schiacciando rumorosamente col piede l'ultimo palloncino rimasto e buttai poi i residui nella spazzatura.
"Ormai è di famiglia, posso parlare di qualunque cosa io voglia davanti a lei" mi difese Jeremiah.
"Ragazzi ho ancora un po' di mal di testa, ho finito di sistemare qui, torno su in camera. Se vi serve altro chiamate" dissi.
Ci ero rimasta male alla sua affermazione, ma di cosa mi sorpresi? Cosa potevo mai aspettarmi da Conrad.
Faceva un passetto avanti nei miei confronti? Cinque minuti dopo ne faceva settanta all'indietro. Quella situazione stava diventando esasperante.
"Vuoi che ti porti un'aspirina?" si offrì Jer ma declinai gentilmente la sua offerta dandogli un bacio sulla guancia per poi entrare in casa, senza salutare l'altro fratello, che ci osservava.
Passai il resto del pomeriggio rintanata in stanza; scesi raggiungendo gli altri, quando il sole tramontò, e Cousins fu avvolta dall'oscurità; l'unica cosa a fare luce in spiaggia erano i fuochi d'artificio che stavano accendendo i ragazzi.
Jeremiah si stava dando alla pazza gioia.
"Sì! È incredibile!" esultò quest'ultimo osservando il cielo
"Quello è stato il più bello finora" continuò osservando i giochi di luci verde che fluttuavano in aria.
Sorrisi vedendolo così allegro, al contrario suo, il fratello di Belly sembrava davvero giù di morale.
"Che succede Steven?" gli domandai.
"Shayla è venuta a sapere di Taylor" rispose chiudendo gli occhi.
"Che cazzo" commentò Jer.
"La cosa peggiore è che non sembrava neanche arrabbiata, sembrava che non le importasse. Ha detto che tra noi non c'è niente" continuò Steven.
"E ci hai creduto?" domandò retoricamente Jeremiah.
"Io ti direi di andare da lei e parlarle" gli consigliai.
"Hai fatto una cazzata amico, però..."
"Puoi provare a rimediare" completai la frase di Jer, che mi schiacciò il cinque. Ottimo team.
Iniziò ad arrivare il sonno, sbadigliai. Silenziosamente, per non interrompere la loro accesa conversazione, girai i tacchi e me ne tornai a casa.
Arrivai al lato della piscina e guardando verso il pontile, notai una figura, quella di Conrad. Le gambe si mossero da sole, portandomi ad attraversare quelle assi di legno e a fermarmi vicino a lui.
"Che bella la mezza luna" osservai sporgendomi per vederla meglio. Alzai il naso verso l'alto, respirando l'aria di mare.
"Sì, bellissima" acconsentì.
Mi girai verso di lui con la testa inclinata.
"Non ti capisco. Certe volte ti prenderei a sberle" dissi scuotendo il capo e distogliendo lo sguardo.
"E il resto delle volte?" chiese e questa domanda ambigua portò immediatamente i miei occhi nei suoi.
Schiusi la bocca per dire magari qualcosa di cui il giorno dopo mi sarei pentita ma quel poco di buon senso che mi era rimasto mi fermò.
"Non ti sopporto. Sei sempre così scontroso e mi tratti da schifo, nonostante questo però io cerco sempre di instaurare un buon rapporto. E sai perché?" feci una breve pausa, lui continuava ad ascoltarmi
"Perché tra un mese me ne andrò e non ci rivedremo più; vorrei tornare in Inghilterra con un bel ricordo di questo posto e delle persone, e di te Conrad? Sinceramente non avrò un bel ricordo di te se continui di questo passo. Ma giustamente, non credo ti importi" conclusi il mio discorso al chiaro di luna con una risata amara, distogliendo lo sguardo dalla sua figura e portandolo sui fuochi d'artificio.
Sentii un sospiro da parte sua.
Mi alzai sulle mezze punte e feci leva sulle braccia e mi sedetti sulla ringhiera in legno, cercando di trovare il giusto equilibrio per non cadere. Scrocchiai il collo.
"Che ti dice il cervello?" mi rimproverò.
"Non essere drammatico, andrà tutto bene" chiusi gli occhi beandomi della brezza leggera.
"Se morirò mi avrai sulla coscienza" disse per poi seguire i miei gesti. Ci ritrovammo seduti vicini con le gambe a penzoloni.
Mi girai e lo osservai, sorrisi senza sapere bene perché. Ad un certo punto si girò beccandomi a fissarlo.
"Mi dispiace" sussurrò avvicinandosi leggermente.
I nostri volti erano vicinissimi, riuscivo a sentire il suo respiro sulle labbra.
"Hai bevuto un altro Belly's special?" commentai impercettibilmente. Alzò l'angolo destro delle labbra
Quella tensione mi impediva di restare ferma, cercai un modo per tornare con i piedi sul pontile, ma poggiai male il piede sul legno e persi l'equilibrio cadendo in acqua, trascinando per sbaglio, Conrad con me.
Non riuscivo a risalire, vedevo tutto nero, l'acqua mi era finita nei polmoni.
Non riuscivo a respirare.
Mi dimenavo cercando di tornare a galla ma senza risultati, quando ad un certo punto due braccia mi cinsero il busto portandomi in superficie.
Non appena misi la testa fuori dall'acqua imboccai quanta più aria possibile e mi girai verso Conrad, che mi aveva appena salvata.
"Dovrei darti lezioni di nuoto" mi canzonò mentre io ero ancora stretta a lui, piccole onde si infrangevano sui nostri corpi.
"Grazie" dissi puntando gli occhi nei suoi.
"Non c'è di che, Norry"
"Che cavolo è successo?" alzammo le teste e sopra che ci osservavano c'erano Jeremiah insieme a Belly, che finalmente si era ripresa dallo stato di alcolismo in cui era. Io e il biondo ci girammo nello stesso momento e scoppiammo a ridere.
"Menomale che avevi detto basta acqua per oggi" mi scimmiottò facendo aumentare la mia risata.
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