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𝐱𝐯𝐢.

( grace's pov )


-Dobbiamo assicurarci che Jason e i suoi non ci seguano- dice Steve, non appena entriamo in casa mia. Subito mia madre fa capolino dalla cucina, lo sguardo corrucciato.

-Qualcosa non va, ragazzi?- ci chiede, e io, Steve, Dustin, Lucas e Max scuotiamo contemporaneamente la testa.

-Oh, Steve...- dice poi, non appena vede il ragazzo. Si avvicina a noi, con un gran sorriso sul volto. -Che bello vederti qui-

-Anche per me è bello, signora Barlow-

-Oh, ti prego, sai che puoi chiamarmi Ellie. Ci conosciamo da tutta la vita-

-Noi andiamo in camera mia, mamma- la interrompo io, sapendo che altrimenti la sua conversazione con Steve sarebbe durata per molto tempo ancora. Mia madre si volta verso di me, senza smettere di sorridere.

-Certo, tesoro- acconsente -ma, se volete, potete rimanere a cena, dopo-

-Grazie tante, signora- risponde subito Dustin -io ci sto-

-Per me va bene- continua Steve, annuendo -ho sempre adorato la cucina di casa Barlow-

-Io...dovrei tornare a casa- dice Lucas, grattandosi nervosamente la testa -mia sorella è da sola, perché i miei genitori non ci sono, e io...-

-Tranquillo tranquillo, sarà per un'altra volta- lo rassicura mia madre, stringendogli la spalla.

-E tu, Maxine? Resti con noi?-

Max alza lo sguardo su mia madre, sorpresa. Forse non pensava che il suo invito fosse anche per lei.

-Grazie dell'ospitalità, Ellie, ma sono davvero troppo stanca- risponde alla fine, sforzandosi di sorridere. E io, che so tutto quello che ha passato quel giorno, non posso che capire le sue parole. Anche mamma, per fortuna, sembra comprendere bene.

-Non importa, e comunque avevo intenzione di venire da tua madre, un giorno di questi. Per salutarla. Ti porterò un pezzo della mia crostata-

Le rivolge un ultimo sorriso, poi si volta indietro e torna in cucina. Io mi giro verso gli altri, con un'urgenza che mi si legge in viso. Tutti la colgono al volo, e iniziamo a correre per le scale. Arriviamo in camera mia, che Eddie non ha lasciato proprio in ordine. Il vinile di Killer Queen continua a girare a vuoto, segno che prima lo stava ascoltando, e la confezione è sul mio letto. Mi affretto a rimetterla a posto, per permettere agli altri di sedersi. Dustin, Lucas e Max prendono posto sul mio letto, mentre Steve incrocia le gambe e si siede per terra, ai piedi di Dustin.

-Allora- dico, prendendo la sedia della mia scrivania e mettendomi davanti a loro -secondo me dovremmo agire stasera. E ci dovranno essere anche Nancy e Robin. No Dustin- mi affretto a dire, quando vedo il ragazzino alzare una mano per prendere parola -non ti lascerò venire con noi-

-E' troppo pericoloso- aggiunge Steve, beccandosi un'occhiataccia di Dustin.

-E neanche voi- continuo io, rivolgendomi a Max e Lucas. -Cercheremo di risolvere tutto noi-

I due ragazzi non sembrano avere nulla da ridire. Ma Dustin continua a lamentarsi per la scelta fatta.

-Oh, andiamo ragazzi! Conosco Eddie da più tempo di voi, è ovvio che voglia aiutarlo!-

-Sì, ma tu non ci sei andato a letto insieme- mormora Steve, facendomi strabuzzare gli occhi.

-STEVE!-

-Cosa? Ho detto solo la verità-

-Ah, quindi avevo ragione!- esclama Dustin, puntando un dito verso Lucas -Te lo avevo detto!-

-Ragazzi, credo che ci siano cose più importanti di cui parlare- mi volto verso Steve, bruciandolo con lo sguardo. -Non è vero, Steve?-

Lui alza le mani, in segno di resa.

-Riprendiamo il discorso, se non vi dispiace- riprendo, tirando un lungo respiro -dobbiamo andare a casa di Victor Creel. Dobbiamo trovare degli indizi, qualcosa, qualunque cosa-

-Io posso aiutarvi- interviene Max, la voce sottile. È solamente a quel punto che capisco che sarò costretta a portarla con me, insieme a Dustin e Lucas.

-Merda- sbotto -dovremmo andare tutti, a questo punto-

-Ecco, grazie- commenta Dustin.

Mi volto verso Steve, che mi stava già guardando.

-Steve, ci serviranno delle torce. Una per ciascuno di noi. Quello che ho in mente è di cercare di entrare in contatto con Vecna-

-Hai praticamente in mente di buttarti tra le sue braccia? Esattamente nel suo "covo"?- chiede Lucas, evidentemente molto spaventato dall'idea.

-Credo sia la via più diretta. E credo che dovremmo fare in fretta, perché Eddie è davvero in pericolo...-

-Allora dividiamoci-

Ci voltiamo tutti verso Dustin, che guarda fisso un punto davanti a sé. Lo guardo con le sopracciglia aggrottate.

-Vuoi dire che...-

-Sì, voglio dire che dovremmo separarci. Prendere strade diverse. Un gruppo a casa di Victor Creel e un altro da Eddie-

Rimango per un attimo a riflettere, torturandomi le dita. In effetti, l'idea ha davvero senso. Lancio uno sguardo a Steve, che annuisce in silenzio.

-Va bene- decreto alla fine -tu, Max e Lucas andrete con Robin e Steve. Io e Nancy...-

-Non se ne parla- mi interrompe Steve.

Lo guardo con sguardo confuso.

-Come sarebbe a dire non se ne parla?-

-Vengo io con te. Devo assicurarmi che non ti succeda nulla-

Mi ammorbidisco appena per le sue parole, facendomi sfuggire un sorriso.

-Ok allora. Io e Steve andremo da Eddie. Dustin, Max e Lucas con Robin e Nancy a casa di Creel. Tutti d'accordo?-

Nessuno obbietta. Tutti annuiscono. Prendo un grande respiro, controllando velocemente l'orario sull'orologio.

-Non ci resta che provare-


***


Stare a tavola con mia madre e far finta che tutto vada normalmente è una delle cose più difficili che abbia mai fatto nella mia vita. E parlo dopo aver nascosto per giorni un ragazzo in casa mia.

Per tutta la durata della cena, io, Dustin e Steve cerchiamo di parlare il meno possibile tra di noi, temendo che potesse scapparci qualcosa in merito a quello che stavamo per fare. Perciò tutto quello che facciamo è parlare con mia madre, che sembra davvero felicissima di avere quegli ospiti.

-Come va col lavoro, Steve?- chiede ad un tratto, portandosi alla bocca un pezzo di polpettone.

-Alla grande- risponde lui, che è già alla sua seconda porzione. -Ho trovato una collega fantastica, perciò non mi risulta neanche pesante-

-Ah, sì? Chi è?-

-Si chiama Robin, forse non l'hai mai vista-

-No, in effetti non la conosco-

-Mi ha invitato a casa sua, stanotte- butto fuori io, totalmente di botto -per...un pigiama party-

-Un pigiama party?-

-Sì, un pigiama party-

Dustin e Steve si voltano verso di me, confusi. Dopo gli spiegherò che tutto ciò che ho detto mi è uscito fuori al momento e non era affatto programmato.

-Ci sarà anche Nancy- aggiungo, sapendo che il suo nome era una garanzia. Mamma si fida cecamente di lei.

-Oh, allora va benissimo- risponde infatti, sorridendomi.

La cena finisce abbastanza tranquillamente. Poi Dustin e Steve salutano mia madre, che li abbraccia entrambi.

-Mi raccomando, venite a trovarci quando volete- gli dice, lasciando ad entrambi una fetta della sua crostata. Li saluto anche io, in un modo così falso che quasi mi viene da ridere. In realtà mi stanno aspettando entrambi sul retro, in macchina di Steve.

Faccio per uscire di casa, col borsone che avevo preparato in mano, ma mamma mi ferma stringendomi un polso con le dita.

-E'...successo qualcosa?- le chiedo, con mille campanelli d'allarme che iniziano a suonarmi nella testa. Ha visto qualcosa in camera mia? Il vicino le ha detto del furgone di Eddie? Ha sentito qualcosa delle nostre conversazioni?

-Oh, no tesoro. Al contrario- mi risponde, sorridendo. Mi rilasso immediatamente, ma nascondendo comunque il mio sollievo. -In questi giorni ti vedo più...felice. Non so se siano i tuoi amici, o qualcos'altro, ma sappi che questa cosa riempie anche me di felicità-

Le sorrido sinceramente, stringendole la mano intorno al mio polso. Sento dentro di me il senso di colpa divorarmi il cuore. Vorrei semplicemente dirle tutto. Raccontarle di Eddie, di quello che stava succedendo, di chiederle persino dei consigli su come agire. Ma tutto ciò che riesco a fare è rispondere al suo abbraccio.

Mi lascia un bacio sulla fronte, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Poi mi augura la buonanotte, mi raccomanda di chiamarla appena posso, spegne le luci e va in camera sua. Quando mi chiudo alle spalle la porta di casa, inizio a sentire uno strano senso di nausea invadermi. Non sono abituata a mentire, non è da me. E' una cosa che ho sempre odiato, perché so come può corroderti il cuore fino all'osso.

Le gambe stanno per cedermi, se non fosse per le luci della macchina di Steve che iniziano a rischiarare la strada. E' il segnale luminoso che abbiamo ideato per farmi capire che era pronto. Ho la sensazione che lo stia facendo già da un pò, perché pian piano iniziano a diventare sempre più insistenti.

Chiudo la porta a chiave, poi apro il borsone e prendo il giubbino di jeans di Eddie, che era rimasto dentro l'armadio. Me lo infilo velocemente, coprendo un pò il logo dell'Hellfire Club sulla mia maglia. Lancio un'ultima occhiata alla mia casa, prima di iniziare a correre sul retro per raggiungere Steve e Dustin.

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