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𝐱𝐢𝐢.

Mi tiro le coperte sul corpo, iniziando a sentire un pò di freddo, dopo che Eddie si è scostato dal mio corpo. Fa lo stesso anche lui, coprendosi fino a metà petto.

-Non sai...da quanto tempo stavo aspettando questo momento- dice, col respiro ancora affannoso.

-Pensa che io avevo perso le speranze- rispondo io, facendolo ridere. So bene che tra poco meno di un'ora mia madre sarà a casa, e so bene anche che dovrei quantomeno dare una sistemata alla mia camera. I nostri vestiti sono ancora sparsi sul pavimento e le coperte del letto sembrano essere state colte da un uragano. Eppure rimango sdraiata sul letto, socchiudendo gli occhi.

Eddie mi passa una mano intorno alla vita, attirandomi più vicino a lui. Io poggio la testa sul suo petto, ascoltando in silenzio i battiti del suo cuore che piano piano stanno rallentando.

-Credo che dopo essermi fatto perdonare abbia il diritto di farti quella famosa domanda- dice, giocherellando con una ciocca dei miei capelli -sai, il motivo per cui volevo parlarti-

-Mh, sentiamo-

-L'altro giorno, quando ero chiuso nel tuo armadio, ho trovato una foto- continua, senza mai lasciare i miei capelli -mi chiedevo perché la stessi nascondendo-

-Quale foto?- gli chiedo io, confusa. Inizio a ritornare indietro con la mente, cercando tra i miei ricordi quella foto. E ad un tratto capisco a cosa si sta riferendo.

-C'eri...tu, e vicino a te una bambina. Ti somigliava tantissimo, e mi sono domandato se fosse tua sorella-

Sento il sangue gelarmi nelle vene e spalanco gli occhi. Mi metto a sedere sul letto, cercando i miei slip sul pavimento. Quando li trovo, li prendo e me li infilo, per poi fare lo stesso con il reggiseno. Era bastata una singola parola per riportarmi alla realtà.

-Sì, è mia sorella- gli rispondo comunque, dandogli le spalle. Speravo con tutto il mio cuore che quel momento non arrivasse mai, eppure ora eccoci qui. Non si può sfuggire al passato, lo so bene, eppure io credevo di poterlo ingannare. -O meglio, era...mia sorella-

Sento il respiro di Eddie fermarsi, come se qualcosa gli fosse andato di traverso. Si infila anche lui i boxer e poi si avvicina a me, sfiorandomi la schiena con le dita. Sembra volermi abbracciare, ma allo stesso tempo non vuole farlo per paura che mi sgretoli tra le sue braccia.

-Vuoi...vuoi parlarmene?- mi chiede, con tono così delicato che stento a credere sia lui. Io annuisco, ricacciando indietro le lacrime che minacciano di sgorgare fuori. Ma non voglio rovinare quel momento, non adesso.

-Hai presente quando ti ho detto quanto mi ha tolto il Sottosopra?- gli spiego -Ecco, tra le tante cose, c'è anche mia sorella-

Eddie annuisce piano, poggiandomi una mano sul fianco e costringendomi a voltarmi verso di lui. Ma io tengo comunque gli occhi bassi, perché so che se avessi incrociato i suoi occhi sarei scoppiata a piangere.

-Quando è successo?- mi chiede, sempre lentamente e a bassa voce.

-Due anni fa. Io avevo sedici anni, mentre lei dieci. Sai, nonostante i sei anni di differenza che ci separavano, siamo sempre andate davvero d'accordo. Ci piacevano le stesse cose, a partire dai film a finire con la musica. Ed è qui che ritorna Killer Queen. Quella canzone...non era solo la mia preferita. Era la sua preferita, quella di Christine-

Lancio un'occhiata alla confezione del vinile, ricordandomi improvvisamente di quando eravamo andate a comprarlo insieme a mamma. Era così felice di tenerlo tra le mani. Eddie mi sta ascoltando in silenzio, annuendo di tanto in tanto.

-Due anni fa, come ti ho già raccontato, sono iniziati i primi "problemi" con il Sottosopra. Io, Dustin, Nancy, Mike, Lucas e un altro ragazzo, Jonathan, avevamo deciso di agire, di fare qualcosa. E io avevo vietato assolutamente a Christine di seguirmi, perché sapevo quanto stavo rischiando, quanto stavamo rischiando tutti. Ma, un giorno, Christine non mi ha ascoltato. Mi ha seguito con la sua bicicletta, senza che io me ne accorgessi. Di sera uno di quei mostri, che noi chiamiamo Demogorgoni, mi ha attaccato. All'inizio me la stavo cavando, perché Hopper, il capo della polizia, mi aveva dato un fucile. Ma quel mostro non ne voleva sapere di morire, e alla fine mi sono trovata senza colpi. Christine doveva aver notato prima di me che il Demogorgone stava per saltarmi addosso, perciò ha iniziato a correre e si è lanciata davanti a me. E il mostro...l'ha presa- finisco di raccontare, sentendo un macigno che non smuovevo da troppo tempo pesare nel mio petto.

Eddie fa scivolare la sua mano dalla mia vita fino al mio viso, poggiandomela sulla guancia. Inizia ad accarezzarmela con il pollice e, quando alzo lo sguardo per guardarlo, noto che anche lui sta cercando di trattenere le lacrime. Ed è quella visione che fa crollare tutte le mie difese.

Inizio a piangere davanti a lui, che poggia anche l'altra mano sull'altra mia guancia.

-No, Grace, non piangere- dice, la voce spezzata -ti prego. Christine non vorrebbe questo, ne sono sicuro-

-No, probabilmente inizierebbe a cantare e mi farebbe smettere- rispondo, sforzandomi di sorridere tra le lacrime.

-Aspetta...- mi lascia delicatamente il viso, si alza dal letto e si avvicina al mio giradischi. Prende il vinile di Christine, e lo fa partire. -Ecco, ora immaginati che sia lei a cantarla-

E ci riesco davvero, ad occhi chiusi, con le labbra tremanti.


***


-Grace, tutto bene?- mi chiede mia madre, con lo sguardo corrucciato. Io annuisco, sorridendole meglio che posso.

-Sì, tutto bene. Ho...ho trovato questa foto di me e Christine- le dico, porgendole la foto che mi aveva dato Eddie. Lei ci passa la mano sopra, come rivivendo in un attimo tutta quella giornata passata.

-Mi ricordo perfettamente quel giorno. Le avevi fatto tu questa torta- mi dice, indicandomela sulla foto -ti ricordi?-

-Sì- rispondo -ci avevo messo un giorno intero-

Mia mamma ride, passandomi una mano intorno alle spalle. -Ma ti era venuta davvero bene-

Rimaniamo a guardare la foto fin quando qualcuno non bussa alla porta. Mamma sembra stupita, e poggia la foto sul tavolo.

-Grace, aspettavi qualcuno?-

-No, nessuno- rispondo, anche io abbastanza confusa. Mamma va ad aprire, e davanti ci ritroviamo il ragazzo biondo che avevo visto in mensa, il giorno che ho conosciuto Eddie.

-Buonasera, signora- dice, sorridendo a mia madre -scusate se vi disturbo a quest'ora, ma vorrei parlare un attimo con Grace. Se non le dispiace, ovviamente-

-Oh...no, certo che no. Vieni, accomodati pure-

Guardando bene, vedo che dietro al ragazzo ce ne sono altri, che però non avevano proferito parola. Gli occhi del ragazzo incontrano i miei, e io mi sento raggelare. Ho un brutto presentimento, e spero tanto di sbagliarmi. Mamma mi fa segno di raggiungerlo in salotto, dopodiché ritorna in cucina e si chiude la porta alle spalle.

-Ciao, Grace- mi saluta lui -scusa se non mi sono presentato prima. Sono Jason, il capitano della squadra di basket-

-Come fai a conoscere il mio nome?- gli chiedo subito, rimanendo in piedi mentre lui si siede sul divano.

-Dritta al punto, eh? Beh, io e i miei amici stiamo cercando il responsabile della morte della mia ragazza, Chrissy Cunningham. Credo che tu ne abbia sentito parlare-

-Sì, ne ho sentito parlare- rispondo, annuendo -e mi dispiace tanto. Ma credo che stiate cercando la persona sbagliata-

-Se ti riferisci ad Eddie Munson, noi crediamo che sia proprio la persona giusta- replica Jason -e sappiamo che tu lo conosci, perché fai parte del suo club satanico-

-Sai, Jason, se fossi in te farei delle ricerche prima di aprire quella bocca. E' un club dove si gioca, non molto diverso dal tuo basket-

-Non è questo il punto. Munson era l'unico in quella roulotte insieme a Chrissy, quindi è per forza stato lui. Sai dove si trovi?-

-Non ne ho idea- rispondo immediatamente, incrociando le braccia al petto -non lo vedo da un pò, ora che mi ci fai pensare

-Ne sei sicura?-

-Tanto quanto tu sei sicuro di essere intelligente-

Jason sorride, e quel sorriso ha un qualcosa di davvero crudele. Si alza dal divano e si avvicina a me.

-Grazie del tuo tempo-

-Grazie di avermelo fatto sprecare-

Gli metto una mano sul petto e lo allontano da me, indicandogli la porta.

-Buona serata, Jason-

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