𝐱𝐢𝐱.
Mi premo immediatamente le mani sulla bocca, frenando l'urlo che stava per uscirmi dalle labbra. Rimango ad osservare impotente Jason e i suoi amici nuotare nel lago, mentre Eddie cerca disperatamente di azionare il motore della barca. Quando si rende conto che non ci riuscirà, inizia a remare convulsamente.
Sento un ronzio indistinto nelle orecchie, e lacrime di preoccupazione e ansia iniziano a rigarmi le guance. Capisco che Jason sta per raggiungere Eddie, e mi spezzo un'unghia nel tentativo di aprire la finestra. Non ce la farà. Non ce la farà...
Quando vedo uno dei ragazzi dietro Jason sprofondare in acqua, credo quasi di essermelo immaginato. Mi avvicino al vetro per vedere meglio, e quando il corpo del ragazzo vola fuori dall'acqua per poco non perdo l'equilibrio.
Sento le urla di Jason e gli altri e vedo Eddie smettere di remare.
-Patrick!- sento urlare, un attimo prima che le sue ossa inizino a spezzarsi. Rimango a guardare, la bocca asciutta e tutto il corpo tremante. Quando ricade in acqua, senza vita, Jason e gli altri sono già scappati via. Eddie barcolla all'indietro, cadendo in acqua e rimanendo lì a galla.
Il dito dall'unghia spezzata inizia a farmi davvero male, ma continuo comunque a cercare di aprire la finestra. E non la smetto fin quando Eddie ritorna a casa, bagnato fradicio e con un'espressione di puro terrore in volto.
-Lo...lo hai visto anche tu, vero?- mi chiede, la voce tremante. Io annuisco, cercando di ignorare il rivolo di sangue che ha iniziato a colarmi dal dito.
-È la stessa cosa che è successa a Chrissy, non è così?- gli chiedo, perché quella domanda mi stava assillando dal momento stesso in cui Patrick era volato in aria. Eddie annuisce.
-Ed era la stessa cosa che stava per succedere a Max- aggiungo, lasciandomi andare contro la parete. Mi circondo le ginocchia con le braccia, poggiandoci la testa. Eddie mi raggiunge, notando subito il mio dito ferito.
-Hai veramente cercato di aprire la finestra anche se sapevi che era chiusa?- mi chiede, sfilandosi una bandana nera dalla tasca dei jeans. La strizza per bene, creando una piccola pozza d'acqua ai suoi piedi.
-Mi sono fatta prendere dalla paura- cerco di giustificarmi, mentre Eddie mi prende la mano e mi avvolge la bandana attorno al dito, stringendomela per fermare il fiotto di sangue.
-Sei sicuro che Jason se ne sia andato?- gli chiedo, una volta che la medicazione è finita.
-Sì, sicurissimo. L'ho visto correre a gambe levate insieme ai suoi, sparendo nel bosco. Ma questo non vuol dire che siamo al sicuro-
Mi stringe la mano, facendo attenzione a non farmi male. So già cosa ha intenzione di fare, eppure non lo anticipo.
-Dobbiamo andarcene da qui. Una volta superato lo shock ritornerà. Ora sa esattamente dove siamo-
-Mi ha visto?-
-Spero di no-
Rimaniamo in silenzio per alcuni minuti, rimanendo ad ascoltare il suono dell'acqua del lago. Poi Eddie si alza, e io lo seguo dopo pochi secondi.
-Il mio walkie talkie è andato- mi dice, estraendolo dalla tasca e lanciandolo su un tavolo lì vicino -si è riempito d'acqua. Me ne serve un altro-
-E dove lo troviamo un altro walkie talkie?-
-Ci penseremo domani mattina. Ora devi riposare. È stata una giornataccia per entrambi-
***
Nella casa ci sono due camera da letto. Una con un letto singolo e un'altra con uno matrimoniale. Eddie inizia a sistemare le lenzuola di quest'ultimo, pescando poi due cuscini dall'armadio poggiato al muro. Ci stendiamo entrambi sopra le coperte, con tutti i vestiti addosso. Nel momento stesso in cui la mia testa si poggia sul cuscino, sento un'incredibile stanchezza piombarmi addosso.
Eddie sbadiglia distrattamente, per poi piegarsi su di me e lasciarmi un bacio sulla fronte.
-Buonanotte, principessa- dice, e dopo pochi attimi sta già dormendo. Ma il suo sonno non è lo stesso sonno tranquillo che aveva quando dormiva nella mia stanza, sulla brandina. È un sonno agitato, preoccupato, di qualcuno che sta attraversando dei brutti incubi.
Senza neanche rendermene conto, scivolo lentamente verso di lui, fin quando la mia schiena incontra il suo petto. Il suo respiro sembra fermarsi. Poi sento le sue mani sotto di me, incastrate tra il materasso e il mio corpo, a stringermi in una presa delicata e salda allo stesso tempo.
Mi volto verso di lui, permettendo alle sue mani di incontrare perfettamente la mia vita. Nel silenzio più totale, riesco a sentire persino il battito del suo cuore. Mi ritrovo ad appoggiare la guancia sulla sua testa, ad occhi socchiusi, prima di addormentarmi.
***
Quando, la mattina dopo, mi sveglio, Eddie non è accanto a me. In un primo momento mi preoccupo, poi riesco a mettere a fuoco la stanza e lo vedo intento a smanettare con un walkie talkie.
-Buongiorno- lo saluto, stiracchiandomi.
-Buongiorno a te- risponde, senza smettere di guardare l'oggetto che ha tra le mani.
-Dove lo hai trovato?- gli chiedo poi, indicandolo con la testa.
-Era nella sacca di un operaio- mi spiega -che stava facendo dei lavori qui vicino-
-Poverino- commento, ridacchiando -immagina la sua faccia quando non lo troverà più-
Anche Eddie ridacchia, molto probabilmente immaginandosi la scena nella sua mente.
-Appena sei pronta andiamo a Skull Rock. Non ci viene mai nessuno, è un buon posto per rimanere nascosti per un pò-
-Skull Rock?- ripeto -Lo stessa Skull Rock dove Steve invitava delle ragazze per...beh, non voglio continuare-
-Non ho idea di cosa tu stia dicendo. Ma penso di sì-
-Bene- mi alzo dal letto e mi riallaccio le scarpe -andiamo-
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