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𝐱.

Dopo una notte praticamente insonne, decido di alzarmi dal letto. Non vedo la brandina di Eddie vicino alla finestra, perciò deduco che si sia già svegliato. Non ho idea di dove possa essere andato, perciò esco dalla stanza e scendo le scale. Mi strofino gli occhi ancora impastati dal sonno con le mani, mettendo a fuoco a poco a poco.

-Mh...buongiorno, principessa- mi saluta Eddie, seduto al tavolo della cucina, intento a mangiare dei cereali direttamente dalla scatola.

-Buongiorno a te- gli rispondo, sedendomi accanto a lui -non ho mai mangiato i cereali in questo modo-

-Ma dovresti provare- replica lui, passandomi la scatola. Io la afferro e prendo un pò di cereali, iniziando a sgranocchiarli come sta facendo lui.

-Buoni, no?-

-Ti dirò, li avevo sottovalutati-

-Visto?- dice, sorridendo. Continuiamo a mangiare in silenzio, nonostante sia già quasi ora di pranzo.

-Ha chiamato qualcuno?- gli chiedo, solamente per spezzare il silenzio e non perché mi importasse davvero. So che se qualcuno avesse chiamato, Eddie me lo avrebbe già detto.

-No, nessuno. Ma ieri sera Dustin mi ha detto che sarebbero passati a pranzo-

-Sai se verrà anche Nancy?-

-Probabilmente-

-Spero di sì. Forse tu non la conosci, ma è davvero un genio quando c'è da risolvere un caso-

-Sa del Sottosopra?-

-Sì, praticamente da sempre-

Cala di nuovo il silenzio, durante il quale teniamo entrambi gli occhi bassi. Lancio un'occhiata all'orologio, sollevandomi quando noto che l'ora di pranzo è praticamente già arrivata.

-Preparo qualcosa da mangiare, altrimenti pranzeremo con latte e cereali- dico, alzandomi dal tavolo.

-Sai, non mi dispiacerebbe così tanto-

Mi avvicino al frigo con un risolino, aprendolo e cercando di pensare a cosa possa preparare. Ormai sono abituata a cucinare da sola, lo faccio ormai da molto tempo e non mi pesa affatto.

-Quindi sono queste le tue abilità nascoste, principessa?- mi chiede Eddie, mentre riempio una pentola d'acqua per cuocere un pò di pasta -Sai cucinare?-

-Perché ti interessa così tanto?-

-Semplice...- si ferma un attimo, come se fosse alla ricerca del termine più corretto -curiosità-

Continuo a cucinare indisturbatamente, fin quando sento il suono del campanello. Faccio per andare ad aprire, ma Eddie è più veloce di me e mi precede. Dalla porta spunta la testa di Dustin, seguito a ruota da Steve, Robin e, con mia grande felicità, anche Nancy.

Li saluto tutti con un sorriso, affrettandomi a sistemare il tavolo come meglio posso.

-Caspita, ti sei data proprio da fare oggi- dice Steve, sedendosi per primo.

-Molto apprezzato, se devo essere sincera- commenta Robin, guardando con occhi sognanti il piatto fumante che le sto portando.

-Beh, è il minimo che posso fare per voi. State rischiando molto per aiutarmi- rispondo, sedendomi tra Nancy ed Eddie. Guardo prima l'uno e poi l'altra, realizzando che non avevano mai avuto l'occasione di conoscersi, prima.

-Oh, ma voi due non vi conoscete...- dico, cogliendo l'attenzione di entrambi -Nancy, lui è Eddie Munson-

-Il ragazzo che state cercando di salvare da una condanna certa- aggiunge lui, iniziando a mangiare. Non riesco proprio a capire come abbia ancora spazio nello stomaco, dopo aver mangiato un'intera scatola di cereali.

-Esatto, proprio lui. E lei, Eddie, è Nancy Wheeler. La sorella di Mike-

-Molto piacere- lo saluta Nancy, per poi rivolgersi a me e andare dritta al punto.

-Bene, io...sono andata a parlare con lo zio di Eddie, ieri pomeriggio- dice, mentre il ragazzo accanto a me sgrana gli occhi.

-Mio zio?-

-Sì, e mi ha dato delle informazioni davvero importanti. Ha detto che ha visto il corpo di Chrissy, e ovviamente è sicuro che non sia stato tu ad ucciderla. Ma è stato colpito soprattutto dagli occhi, perché era come se...-

-Come se qualcuno glieli avesse risucchiati dall'interno- termina Eddie, continuando a mangiare a testa bassa.

-Proprio così. E mi ha anche detto che proprio questo fatto degli occhi gli ha riportato alla mente un vecchio caso di cronaca nera risalente agli anni cinquanta. Avete mai sentito parlare di Victor Creel?-

Tutti scuotiamo la testa, ansiosi di ascoltare il resto della storia.

-Bene, neanche io la conoscevo. Ma il signor Munson me l'ha raccontata: Victor Creel viveva con la sua famiglia, composta da sua moglie e i suoi due figli, più lui. Non si sa quale sia stato il fattore generante, ma sta di fatto che una notte Creel uccise sua moglie e sua figlia, mandando in ospedale l'altro bambino in condizioni gravissime. E indovinate? Entrambe le vittime avevano le ossa spezzate e gli occhi risucchiati via, proprio come Chrissy-

-E questo Victor Creel è morto o...- chiedo io.

-No, è ancora vivo. Ed è tenuto nel manicomio di Pennhurts, proprio qui ad Hawkins- risponde lei, per poi lanciare un'occhiata a Robin, dall'altro lato del tavolo -ed è per questo che io e Robin ci fingeremo delle studentesse di psicologia, che hanno davvero tanta voglia di incontrare il signor Creel-

Robin alza lo sguardo dal suo piatto, ormai vuoto.

-Sembra divertente. Ho sempre voluto parlare con un maniaco pluriomicida-

-Sai, a me non dispiacerebbe- commenta Dustin, facendo ridacchiare Eddie.

-Vi servo come autista o fate da sole?- chiede Steve, anche lui col piatto vuoto davanti.

-Crediamo di farcela- risponde Nancy -ora non mi resta che stampare tutti i documenti falsi, e credo che per domani mattina riuscirò a farci avere un incontro con Victor Creel-


***


Sono circa le sei del pomeriggio, e il sole fuori dalla finestre ha iniziato ad attenuare la sua luce. Non che la casa fosse molto illuminata dalla luce naturale, considerando che tengo tutte le tende chiuse, affinché nessuno possa vedere all'interno e magari scoprire Eddie.

-Se ne sono andati tutti?- chiedo a Dustin, mentre apro una lattina di Coca-Cola e inizio a berne un pò.

-Sì, Steve doveva accompagnare sia Robin che Nancy- mi risponde Dustin, adocchiando subito la mia lattina. -Ne hai un'altra?-

-Tieni- riapro il frigo, ne prendo una e gliela lancio. Lui la prende al volo, ringraziandomi.

-Dov'è Eddie?- mi chiede dopo un pò, iniziando a gironzolare per la cucina.

-E' uscito sul retro a fumare una sigaretta. L'ho fermato prima che andasse a farlo lì davanti- dico, indicando la porta d'ingresso. -Dal retro non si vede mai passare nessuno, figuriamoci a quest'ora durante le vacanze-

Dustin annuisce, continuando a bere dalla sua lattina. Quando ha finito, la accartoccia con un solo gesto e la lancia nella spazzatura, facendo centro.

-Ho chiamato mia madre, viene tra un pò. Ti dispiace se accendo la tv?-

-No, fai pure- rispondo, buttando anche io la mia lattina. Dustin sparisce oltre la porta, e in quello stesso momento Eddie entra nella stanza.

-Giuro che te ne comprerò un pacchetto, quando potremo uscire di qui- mi dice, indicando le sigarette che teneva tra le mani. A lui non ne erano rimaste, perciò gli avevo "regalato" il mio pacchetto.

-Non ce n'è bisogno- rispondo, con un gesto della mano -mettitele in tasca e scordati che te le abbia regalate-

Lui mi ascolta, riponendo il pacchetto nella tasca posteriore dei jeans. Poi alza lo sguardo su di me. Forse nota che addosso ho la mia maglia dell'Hellfire, perché sorride all'istante.

-Sai, pensavo che te ne fossi scordata- dice. Quando incrocio i suoi occhi, vedo che mi sta fissando da una distanza pericolosamente sottile.

-No, affatto- rispondo, abbassando senza accorgermene il tono della voce.

Mi aspetto di vederlo sorridere o ridacchiare di nuovo, ma non succede. Cade invece il silenzio, e quel momento si dilunga sempre di più. L'attimo dopo sento la sua mano scivolare sul bancone della cucina, accanto a me. Incrocio i suoi occhi e vedo Eddie deglutire, il capo inclinato alla mia altezza.

-Sai, avevo intenzione di dirti che volevo parlarti, più tardi. Ma tu sei qui...adesso-

-Eddie- sussurro, e sento la sua mano scivolare sul mio polso.

-Sei qui e sei...così bella-

-Lo dici per via della maglia dell'Hellfire?-

Ride, senza smettere di guardarmi negli occhi. Ma non risponde alla mia domanda. Indietreggio lentamente, ma alle spalle ho il bancone. Gli poggio una mano sul petto, l'altra è ancora intrappolata nella sua stretta.

-Hai detto che volevi parlarmi...- tento, ma il suo corpo aderisce quasi del tutto al mio.

-Parlare?- sussurra, premendosi contro di me. -Non c'è bisogno di parlare-

Volto il viso contro la mia spalla, ma non serve a niente. Le sue labbra trovano lo stesso le mie, coprendole completamente.

Mi bacia contro il bancone della cucina, il suo corpo tra le mie ginocchia, e all'inizio è tutto così improvviso che mi manca il fiato. Poi inizio a ragionare, rispondendo al bacio col suo stesso, bruciante, desiderio. In uno schiocco tenue mi stacco da lui, e per un lungo e terribile momento Eddie rimane completamente immobile.

Non riesco a capire che effetto avesse fatto in lui quel ricambio. Ma l'istante dopo mi sento spingere nuovamente all'indietro. Urto di nuovo contro il bancone, ma non faccio neanche in tempo a prendere fiato che Eddie mi libera il polso, solo per salire con la mano fino ai miei capelli. Ci infila dentro le dita, reclinandomi il capo verso di lui.

Mi guarda con un ghigno tra il sorpreso e il divertito, poi avvicina le labbra al mio orecchio.

-Allora erano queste le tue abilità nascoste, principessa- dice, e un secondo dopo mi tira a sé e le sue labbra ritornano sulle mie.

Ed Eddie mi bacia. O io bacio lui, ci baciamo entrambi, ma non è questo l'importante. Mi bacia come se in quel momento fosse la sua sola ragione di vita, come se fosse la cosa che stava aspettando con più trepidazione. E forse è vero. Almeno per me.

Le sue dita lasciano i miei capelli, scendono sulle mie spalle, dietro il mio collo, mi toccano e mi stringono forte come se, da un momento all'altro, potessi dissolvermi. Questa volta sono io a stringergli i polsi, per fargli capire che non ho alcuna intenzione di andarmene.

Inizio a sfiorarlo anche io, con gesti incerti, ed è proprio quella delicatezza improvvisa che sembra farlo impazzire. Mi afferra un fianco, stropicciando la stoffa del mio pantalone, senza smettere di baciarmi. Eddie mi infila un ginocchio tra le cosce, incastrandomi contro di lui. Stringo le cosce intorno al suo ginocchio, e lui sembra incendiarsi.

Mi afferra le gambe per sollevarmi, e anche se riparata dal pantalone, riesco comunque a sentire i suoi anelli sulla mia pelle. Eddie mi stringe le cosce fino a farmi male, e rimango nuovamente senza fiato quando scivolo seduta sul bancone della cucina.

-Ce ne hai messo di tempo- gli sussurro all'orecchio, facendolo sorridere.

-Posso farmi perdonare- risponde, e in un attimo le sue mani sono alla base della mia maglia.

-Grace?-

Un rumore di passi sempre più vicino. Non ho neanche il tempo di ragionare, che con un salto scendo dal bancone. Dustin entra in cucina, frenandosi quando vede Eddie. O forse perché vede anche me con le guance arrossate, intenta a lisciarmi la maglia.

-Uhm...mia madre è arrivata- dice, con voce piena di imbarazzo.

-Giuro che ti uccido, Henderson- Eddie gli punta un dito contro, facendomi ridere tra me e me -ti uccido-

Inizia a rincorrerlo per tutto il salone, ma il ragazzino è più veloce e riesce a uscire di casa prima che possa prenderlo. Poi si volta di nuovo verso di me. Anche lui ha il volto arrossato, le labbra gonfie e i capelli leggermente scompigliati. E' così bello da farmi male.

-Dicevamo?-

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