These are the days of our lives [SPECIALE 1]
5 anni dopo.
Sarà stata la sesta volta che varcavo le tende di quel camerino e tornavo nella grande sala che ospitava altri centinaia di abiti da sposa. E dove tutti mi stavano aspettando per vedermi con quello che avevo addosso in quel momento.
Salii per l'ennesima volta sul piccolo piedistallo e mi guardai allo specchio. Mi morsi il labbro inferiore poco convinta della mia scelta e mi girai verso gli altri per una risposta. -Allora?-
Nessuno di loro fiatò per i primi attimi, tutti occupati a ispezionare l'abito. Petra fu la prima dei sei a parlare, tramite il cellulare di Adrien (ci teneva così tanto a partecipare alla scelta dell'abito che aveva ordinato ad Adrien di fare una videochiamata).
-È molto bello ma... Come dire...- In quel momento passò la sua coinquilina Nicole alle sue spalle e buttando un occhio veloce su di me si limitò a dire -Cara quell'abito fa cagare.-
Tutti ci mettemmo a ridere, così anche Eren parlò, guardando prima me e poi l'abito. -Non convince nemmeno me.-
-Non ti cade bene addosso. Perciò non ti risalta le forme.- Aggiunse Mikasa seduta al suo fianco, alla quale si aggiunse dopo Armin. -Forse ti stava meglio il secondo che hai provato.-
-A me piaceva molto il quattro invece.- Anche Adrien disse la sua opinione ed io sospirai sfinita.
-Non ricordo nemmeno di che abiti state parlando... Aaaah, è inutile! Di questo passo non troverò mai l'abito giusto. Faccio prima ad andare in pigiama!-
Tornai nel camerino e sbuffai. Ero esausta di guardare e provare abiti, cosa che stavo facendo da almeno tre ore, perciò mi stavo iniziando a convincere che non avrei mai trovato l'abito perfetto.
Mi sedetti sul divanetto, quando mia madre entrò e si mise al mio fianco.
-Sai- esordì dopo qualche secondo -Ricordo che anche io ho sudato sette camicie per trovare l'abito che facesse al caso mio. E anche io ero sul punto di buttare la spugna come te.-
Presi fiato dopo averla ascoltata. -È che... È dal ritorno dal Giappone, dove Levi mi ha fatto la proposta, che mi immagino l'abito perfetto. L'abito dei miei sogni. E sto iniziando a pensare che non esista. E che dovrò accontentarmi della seconda scelta come ha detto Armin.-
-Ma non devi avere fretta di trovarlo, tesoro.- Mi rispose lei prontamente e mi prese delicatamente le mani. -L'abito perfetto esiste per qualsiasi sposa. Basta cercarlo attentamente, a costo di girare decine di negozi!-
Abbassai gli occhi sull'abito che stavo ancora indossando e successivamente sugli abiti ancora da provare. Pensai ad Hanji, e a quanto avrà dovuto faticare per trovare il suo abito per sposare Erwin. E il giorno delle sue nozze era bellissima.
Ispirai, lasciai le mani di mia madre e mi alzai, buttando fuori l'aria dai polmoni. -Bene allora! Aiutami a provare gli altri.- Le sorrisi.
Il giorno dopo tornai in negozio insieme agli altri, ancora alla ricerca del mio abito.
Passarono così altre due ore, quando provai il penultimo abito tra quelli che avevo scelto e mi guardai allo specchio in camerino.
Trattenni il fiato appena mi vidi e lo stesso fece mia madre al mio fianco.
-Sei bellissima amore mio...-
Notai che gli occhi le stavano diventando lucidi e, nella gioia del momento, la strinsi forte a me, prima di uscire dal camerino.
Questa volta ero sicurissima fosse l'abito giusto e a dimostrarlo furono gli sguardi increduli di tutti appena mi videro.
-È tornata?! Brutto deficiente cambia telecamera che non vedo!- Sentii Petra urlare tramite il cellulare di Adrien e soffocai una risata.
-Mio dio [T/n]... Sei mozzafiato! Quando Levi ti vedrà arrivare sull'altare si sorprenderà di quanto la sua futura moglie possa essere tanto bella!-
Sorrisi a Petra e velocemente anche gli altri confermarono le sue parole.
Allora mi voltai verso lo specchio alle mie spalle per guardarmi ancora e dovetti coprirmi la bocca per soffocare i singhiozzi, segno che a momenti mi sarei messa a piangere.
"È il mio..."
Tre mesi dopo.
Appena la parrucchiera se ne andò, dopo aver dato un ultimo sguardo ai miei capelli, mi fissai allo specchio e il mio battito cardiaco iniziò ad aumentare in maniera spaventosa.
-Sto per sposarmi. Mi sto per sposare. Tra meno di quaranta minuti starò camminando verso l'altare. Oh mio dio.- Mormorai mentre facendo avanti e indietro per la stanza.
"E se qualcosa andrà storto? E se gli invitati fossero in ritardo? Se le fedi fossero andate smarrite? Oddio potrei inciampare sull'altare!"
Prima che andassi nel più totale panico, qualcuno bussò alla porta e subito dopo cercare di aprirla. -Sono io.-
Come un razzo mi precipitai verso la porta e mi ci buttai sopra. -Ma che diavolo ci fai qui?! Non puoi vedermi, porta male!-
-Credi veramente a 'sta cazzata?-
-Ho già paura che possa accadere di tutto, non voglio rischiare...-
Sentii Levi sbuffare e, quando pensai se ne fosse andato, riprese a parlare. -Sei sicura di voler fare questo passo?-
Il mio cuore lentamente diminuì i battiti e mi appoggiai alla porta, sentendo Levi fare lo stesso. -Certo che ne sono sicura. E tu?-
-È da prima che ti facessi la proposta che ne sono sicuro. Ho il timore che tu possa avere dei rimpianti, tutto qua.-
Sorrisi, conscia che non potesse vedermi. -Temi che dopo cinque anni io possa ancora avere rimpianti? Sai che ti amo, e la cosa che voglio più al mondo in questo momento è sposarti. Mentirei se ti dicessi che non sono spaventata, ma allo stesso tempo sono al settimo cielo all'idea che tra poco sarò su quell'altare con te.-
Non lo sentii rispondere e iniziai a pensare che se ne fosse andato veramente questa volta, ma Isabel tolse subito i miei dubbi in merito.
-Levi che cazzo ci fai lì?! Non puoi parlare con la sposa prima della cerimonia!-
Scoppiai a ridere nel sentire Isabel e Levi gridarsi addosso e, appena la più piccola lo ebbe mandato via, le aprii la porta.
-Pronta?- Sembrava più esaltata lei che io. -Guarda chi è finalmente arrivata!-
Vidi Petra spuntare da dietro le spalle di Isabel e subito le saltai addosso, senza minimamente badare all'abito o ai capelli appena acconciati.
-Non ti abbraccio da più di due anni, [T/n]! Sono così contenta che finalmente sia arrivato questo giorno!-
Appena ci staccammo Petra mi tenne le mani e, nel guardarmi da capo a piedi, qualcun altro si presentò alla porta.
-Si può?-
Corsi ad abbracciare anche Eren, seguito poi da Mikasa, Armin, la mamma e infine Adrien. E potei giurare di non aver mai visto la corvina così felice.
Guardai tutti e improvvisamente sentii gli occhi pizzicare, cosa che fece impanicare Petra più di tutti.
-Il trucco il trucco!-
Nell'aiutarmi a fare aria agli occhi, mi misi a ridere. Stavo per sposarmi. A momenti sarebbe stato il giorno più importante della mia vita.
Ad accompagnarmi all'altare fu Armin. Sentivo le gambe tremolanti e deboli come la gelatina e pensavo che sarei potuta svenire da un momento all'altro. E l'avrei fatto se non ci fosse stato Armin al mio fianco.
-Tutto bene?-
Annuii lentamente e sorrisi, facendo qualche respiro profondo.
-Papà... Sarebbe al settimo cielo. Sarebbe emozionato almeno quanto te.-
Ebbi un tuffo al cuore al pensiero di papà e mi feci forza per girare l'angolo e apparire sotto occhi di tutti, che si voltarono sulle sedie per guardarmi raggiungere l'altare.
Dopo aver sorriso a qualcuno come mi aveva detto Petra, posai gli occhi su Levi, che non mi toglieva i suoi di dosso. E in quel momento, mentre gli sorridevo dolcemente, sentivo di essere la donna più felice del mondo. Finalmente ero lì. E stavo per sposare l'uomo che più di tutti amavo.
15 anni dopo le nozze.
Appena aprii la porta di casa, non feci in tempo a chiudermi la porta alle spalle che il cane mi saltò addosso, abbagliandomi felice ed elettrizzato nel rivedermi.
-Okay okay, almeno fammi posare le valigie.- Ridacchiai, scansandolo delicatamente per liberarmi le mani.
-Ti sarei venuto a prendere io all'aeroporto, non era un disturbo.-
Alzai gli occhi da terra e li posai su Levi, fermatosi di fronte a me.
-Non potevi lasciare i ragazzi a casa da soli a lungo. Mi ha riaccompagnata Adrien, giacché era di strada per tornare a casa sua.-
Mi tolsi le scarpe e gli andai incontro, facendomi cingere i fianchi per dargli un lungo bacio.
-Avrei chiamato la babysitter per Simon. Ad ogni modo, com'è andato il soggiorno a Wellington?-
Non feci in tempo ad aprir bocca che sentimmo qualcuno scender giù per le scale di corsa.
-Mamma!-
Subito mi piegai sulle ginocchia per accogliere mio figlio in braccio e sollevarlo in aria, nonostante stesse diventando troppo pesante data la sua età (e la mia).
-Amore mio eccoti qua!- Lo riempii di baci su tutto il volto. -Hai passato bene questi due mesi senza di me oppure~ cos'è questo?!- Guardandolo meglio, notai un piccolo bernoccolo spuntargli in testa. E capii subito che aveva cercato di coprirlo con i capelli.
-È caduto perchè corre per le scale.- Mi rispose Levi, tirando un'occhiataccia a Simon.
Tuttavia lui sviò subito l'argomento e iniziò ad elencarmi tutte le cose che aveva fatto in mia assenza con papà, come andare al Luna Park o a prendere il gelato tutte le sere (e qui mi girai verso Levi per rimproverarlo con lo sguardo).
Mentre Simon continuava, arrivò anche Angelica, che con tono zittito mi salutò.
-Che succede? Non sei contenta che sia tornata tua madre?- Posai Simon per terra, lasciando che andasse in sala.
-Non sono arrabbiata con te, ma con papá.- Incrociò le braccia al petto lei, fulminando il diretto interessato con gli occhi.
-Ne abbiamo già parlato, Angelica. Con i voti che hai preso a scuola nell'ultimo mese, non ti aspetterai di uscire.-
-Ho studiato tutto il fine settimana per la verifica di domani e sono certa che andrà bene! Tu non vuoi che io esca con le mie amiche perché sai che ci saranno anche dei ragazzi!- Replicò subito lei.
-Non è per questo.-
Per tutta risposta, Angelica sbattè il piede sul pavimento e si rivolse a me. -Mamma, digli qualcosa! Tra un'ora dovrei vedermi in centro con degli amici!-
-Sono appena arrivata, dio mio.- Sospirai, portandomi una mano alla fronte. -Allora. Se hai studiato, puoi uscire. E devi tornare entro le 18. Ma ti avverto, se torni con un altro quattro a casa non rivedrai più nè il cellulare nè la luce del sole per un intero mese.- Le puntai il dito contro, poi mi rivolsi a Levi. -E tu, smettila di usare la scusa della scuola per non farla uscire con dei ragazzi.-
Dopo la mia risposta, Angelica mi corse incontro per abbracciarmi e corse in camera sua a prepararsi, mentre Levi mi fissò contrariato.
-Non guardarmi così.- Gli andai incontro per lasciargli un bacio. -Forza! Sono già le 11 e bisogna preparare ancora tutto per la cena di stasera, perciò datti una mossa e chiama la governante. Io vado a salutare la piccola peste.- Così avevo soprannominato la nostra terzogenita.
Arrivarono finalmente le 18 e, oltre al ritorno di Angelica, iniziarono ad arrivare tutti gli ospiti che avevamo per cena.
I primi furono Isabel e Farlan, con loro figlio di nove anni, e la prima mi tempestò di domande sul mio soggiorno a Wellington da Petra, insieme ad Adrien. La stessa domanda mi fu posta da mia madre ed Armin e infine da Eren e Mikasa.
Gli ultimi ad arrivare furono i genitori di Levi, Erwin ed Hanji, insieme alla loro figlia appena ventenne, e poco dopo ci mettemmo a tavola.
Simon aveva solo un anno in meno rispetto al figlio di Isabel e Farlan, perciò andavano molto d'accordo e giocarono insieme al nostro cane per tutta la sera. Mentre Angelica passò la maggior parte del tempo a chiacchierare con la zia, avendo le due solo sei anni di differenza.
Durante i miei due mesi di assenza, Armin aveva avuto una promozione, divenendo il capo del settore informatico dell'agenzia di Erwin. E Mikasa ed Eren sorpresero tutti, con l'annuncio della gravidanza della corvina. Se Mikasa, anni fa, non avesse iniziato a frequentare Adrien, molto probabilmente Eren non si sarebbe reso conto dei suoi sentimenti per lei, e non si sarebbero mai sposati.
A fine serata, quando tutti se ne andarono, mandai Simon a letto e seguii Angelica in camera sua per parlarle.
Dopo una decina di minuti, andai in camera mia, dove trovai Levi seduto su bordo letto a guardare la piccola dormire nel suo piccolo letto. Siccome aveva ancora paura del buio e di rimanere da sola, la facevamo dormire ancora in camera da noi.
-Tra tre mesi fa due anni.- Osservò Levi quando mi sedetti al suo fianco. -Stanno crescendo troppo in fretta...-
-E noi stiamo invecchiando troppo in fretta. Tra non molto tu farai 45 anni amore.- Lo presi in giro.
Lui non rispose e allora continuai. -Angelica ha finalmente avuto le sue prime mestruazioni. Ecco perché la vedevi "strana" in questi ultimi giorni e più suscettibile.
-Lo sospettavo.- Sospirò, distogliendo gli occhi della bambina. -Ragione in più per non farla più uscire con dei ragazzi.-
-Non credo che per adesso ci sia questo rischio. Poco fa mi ha detto che crede di avere una cotta per una sua amica.-
-Sia ringraziato il cielo, una bella notizia. Speriamo solo rimanga di questa idea.-
Nel vederlo commentare felice, non potei trattenermi dal ridere. -Ha solo 14 anni, Levi. Ha ancora tutta la vita davanti per crescere e capirsi appieno. E nel caso lei rimanga su questa strada- Mi fermai, indicando il lettino. -c'è ancora lei.-
-Non mi ci far già pensare.- Si portò le mani al volto e si sdraiò a peso morto sul letto.
Sorrisi divertita per le sue ansie da padre e passati un paio di secondi mi posizionai a carponi sul suo corpo. Avvicinai il volto al suo, aspettando che si togliesse le mani dal viso e, come credevo, non mi fece attendere molto, così potei iniziare a baciarlo.
Quasi urlai dalla sorpresa quando capovolse i ruoli e riprese a baciarmi con più foga, passando le mani lungo tutto il mio profilo.
Avremmo volentieri continuato, se non fosse per qualcuno che bussò alla porta della nostra camera.
-Torna a dormire.- Levi si girò velocemente, non curandosi di chi fosse tra Angelica e Simon, e tornò a me.
-Non ci riesco, posso dormire con voi?-
Se fosse stata Angelica, avrebbe subito capito e con un verso schifato sarebbe tornata in camera, ma per sfortuna di Levi era il più piccolo.
Riuscii con non poco rammarico a spostare Levi da sopra di me e ad avvertire Simon che poteva entrare.
Lo vedemmo entrare e come una scheggia fiondarsi sotto le coperte, al centro del materasso (l'ultima volta che aveva dormito sul lato, Levi per svegliarlo l'aveva buttato giù), appena un lampo illuminò la finestra e un forte tuono fece rabbrividire sia Simon che me.
-Siamo alle solite. È proprio uguale a te.- Mi rammentò Levi, accompagnando il tutto con un leggero sorriso.
Lo guardai con un medesimo sorriso e ci sistemammo anche noi sotto le lenzuola.
Di anni ne erano passati parecchi da quei giorni, al mio ultimo anno di scuola. Venti per la precisione. E ne sarebbero passati ancora tanti. Perciò avrei vissuto ogni singolo giorno al meglio, cosicché, ormai ad un'età avanzata, non avrei avuto alcun rimpianto. E già l'avere come marito Levi, tre meravigliosi figli e parenti e amici sempre al mio fianco, rendeva la mia vita ancora più importante e speciale.
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