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Always: comunque vada con te [FINALE ALTERNATIVO 3]

Questo è l'ultimo finale alternativo! In qualche modo si ricollega allo speciale su Naomi, perciò se non l'avete letto andate a darci un'occhiata♡

Levi si arrampicò sul ramo più basso della grande quercia. Quando abbassò lo sguardo, vide la piccola [T/n] che cercava di seguirlo a ruota, ma lui la fermò.
-Ti ho detto mille volte di non salire, e non salirai nemmeno questa volta.-
-Perfavore! Non è giusto, voglio salire anche io!-
-Ho detto no.-
-Allora scendi e giochiamo! Facciamo una gara!-
[T/n] continuò a lamentarsi, fino a quando Levi non perse la pazienza e le urlò contro.
-SEI SORDA O COSA?! TI HO DETTO CHE TE NE DEVI ANDARE, IDIOTA!-
La bambina lo guardò per un momento e, con gli occhi gonfi di lacrime, corse via senza farsi più vedere.
Levi più tardi scese dall'albero ed era intenzionato a chiederle scusa per averle gridato addosso e farle capire una volta per tutte perchè non aveva voluto farla salire. Tuttavia non la trovò da nessuna parte e sentì dalle maestre che era uscita dall'orfanotrofio mentre stavano facendo delle consegne, senza che nessuno se ne accorgesse. Quando seppe che era stata investita e che ora si trovava all'ospedale, Levi continuò a sperare che si riprendesse e tornasse da lui. Ma poco tempo dopo la maestra Nifa venne ad annunciare a tutti che la bambina era stata adottata, così morirono le speranze del ragazzino. La sua stanza venne liberata e di [T/n] non seppe più nulla.

Se Levi non avesse perso la memoria.

[T/n]'s pov. 24 dicembre
Se si potesse descrivere quel giorno, sono sicura che i nostri vicini lo descriverebbero con una sola parola: urla.
Infatti mi stupivo di come non avessero ancora chiamato i vigili, con tutto il casino che stavamo facendo io e la mia sorellastra. Ed essendo la nostra villa piuttosto grande, in qualche stanza c'era il rimbombo e allora i suoni erano più forti del normale, e la nostra lite molto probabilmente la si poteva sentire anche a due isolati di distanza.

-Sei solo una stronza, Naomi!- Gridai talmente forte da sovrastare la sua voce. -Perchè ci godi tanto a trattarmi male?! Sono tua sorella!-

-No no no cara mia, noi non siamo affatto sorelle. Vorrei ben ricordati che mio padre ti ha adottato da uno schifoso orfanotrofio. Quindi tu non hai niente a che vedere con me e con MIA madre!-

Naomi girò i tacchi e si allontanò. Ero già stanca di averla in casa per le vacanze di Natale, ma sarebbe rimasta per almeno altre due settimane ed io dovevo conviverci. Anzi, questa lite non era nemmeno la peggiore che avessimo mai avuto. In quelle peggiori, Naomi mi urlava sempre "Vorrei tanto che quel giorno l'autista di papà ti avesse investita a morte."

Ma sapevo che tutta quella sua rabbia nei miei confronti era data dalla gelosia, in fondo. Nostro padre, dopo avermi adottata, mi portava quasi sempre con sé nei suoi viaggi di lavoro così da non lasciarmi a casa, perché sapeva che sua moglie non mi avrebbe mai trattata bene. Infatti non mi aveva mai vista di buon'occhio ed anzi era positivo che per lei stessi via di casa il più possibile. Non mi aveva mai sopportata e non lo nascondeva di certo. Naomi invece stava sempre a casa, da sola o con la mamma. E questa era la ragione del suo pessimo carattere nei miei confronti.

Decisi che anche la vigilia di Natale sarei uscita di casa per prendere un po' d'aria, prima del ritorno dei nostri genitori per il cenone. Era la prima volta dopo tre anni che riuscivamo a fare una cena in famiglia, nonostante non ne fossi totalmente felice.
Mi misi gli airpods nelle orecchie e, appena partì la musica, iniziai a camminare per un po'. Uscii da Karaness e arrivai a Trost con l'autobus, volendo stare il più lontana possibile da casa. Non ero del posto perciò non sapevo bene dove stessi andando, essendoci stata solo un paio di volte con mio padre in diciotto anni.
Ma continuavo a camminare, talmente sovrappensiero da non far caso nemmeno a dove stessi andando, limitandomi ad ascoltare la musica e a canticchiare sottovoce.

-Let us be always, always, through the highs and the lows, we'll be always.-

Levi's pov.
"Mi chiedevo tu come stai. È un po' che non ti sento ormai."

Levi stava ascoltando distrattamente la radio mentre guidava, diretto al lavoro. Si stava chiedendo per quanto ancora avrebbe continuato con quella routine, con quei giorni sempre tutti uguali e vuoti.

"Perchè il tempo ha preso tutto e ha preso anche il nostro amore. Vorrei parlarti come prim-"

Svoltato l'angolo, inchiodò immediatamente appena vide una ragazza che stava attraversando senza guardare. Vide anche lei fermarsi all'improvviso, spaventata, perchè per poco non la mise sotto.

"Razza di..."

Levi scese dall'auto per gridarle addosso, furioso, ma appena la vide in faccia si fermò. Questo diede il tempo alla ragazza di togliersi un auricolare e borbottare delle scuse.

-M-Mi scusi! Non mi ero accorta che il semaforo era rosso...!-

Detto ciò quella ragazza si voltò e corse via, mentre Levi rimase a fissarla profondamente scosso e con in testa l'immagine di quegli occhi [c/o].

"[T/n]...?"

[T/n]'s pov.
Mi tolsi gli airpods e li rimisi apposto, ancora spaventata per ciò che era appena successo. Ero stata una stupida ad attraversare la strada senza nemmeno guardare, ma ero talmente sovrappensiero che non ci avevo fatto nemmeno caso. Avevo proprio un dono per farmi investire probabilmente...
Feci per tre volte il giro dell'isolato, non sapendo minimamente dove andare, per poi alzare gli occhi al cielo e notare l'insegna di un bar. Mi avvicinai e ci buttai velocemente un occhio dentro, prima di decidermi ad entrare per passare il tempo; non volevo ancora tornare a casa.
Andai verso il bancone, quando mi venne in mente che forse mi ero dimenticata il portafogli a casa, così abbassai il capo per controllare, continuando però a camminare.

-Ci vediamo Armin- oh, scusa!-

Alzai lo sguardo e scansai appena in tempo un ragazzo bruno e una ragazza asiatica. Mi voltai e feci un paio di passi indietro, pronta a porgergli io stessa le scuse, quando colpii qualcosa dietro di me, che sentii cadere e rompersi.
Mi girai di nuovo e, abbassando gli occhi, vidi un vassoio con sopra due bicchieri, per fortuna vuoti, ma rotti in mille pezzi.

"Merda merda merda..." Continuai ad imprecare mentalmente, ma la cosa peggiore è che quando sollevai gli occhi notai a chi avevo fatto cadere il vassoio: il ragazzo che poco prima mi stava per investire.
Non avevo mai provato il così forte desiderio di sparire, di dissolvermi sotto tutti quegli sguardi puntati su di me, ma dovetti mentalmente darmi uno schiaffo in faccia per prendere in mano la situazione e chinarmi per raccogliere tutto, iniziando a sparare una raffica di -Scusa, perdonami, mi dispiace, ti prego di scusarmi non volevo- e via dicendo.

Quel ragazzo si piegò davanti a me e mi aiutò, senza dire stranamente nulla, mentre io ero troppo mortificata per anche solo alzare gli occhi a guardarlo, e continuavo a blaterare tutte quelle scuse.

-Non fa nulla. Per fortuna erano vuoti e sporchi, lascia stare.- Con estrema tranquillità prese dalle mie mani ciò che era rimasto e mi invitò a sedermi ad un tavolo, ma quella sua disarmante calma mi mise ancora più a disagio.

Andai comunque a sedermi, perché ormai era troppo tardi per scappare via. Ero mortificata. Prima mi stavo per far investire ed ora avevo combinato un casino, tutto con lo stesso ragazzo.
Per fortuna venne a prendere il mio ordine un altro ragazzo con un caschetto biondo e dei meravigliosi occhi azzurri, che in modo estremamente gentile mi rincuorò dicendomi che si rompeva qualcosa tutti i giorni e che non dovevo preoccuparmi. Inoltre tornò lui a portarmi il cappuccino che avevo ordinato, molto probabilmente per non farmi sentire in imbarazzo con l'altro cameriere, e lo ringraziai felicissima.

Rimasi al tavolo per un po', messaggiando con la mia migliore amica Isabel per raccontarle la doppia figura di merda che avevo fatto in nemmeno un'ora.

>Spero per te che almeno non sia carino🤡

Con la coda dell'occhio diedi un fugace sguardo a quel ragazzo, tornando subito dopo a rispondere a Isabel.

            >È bellissimo. Da toglierti il fiato.
>E sembra avere una corporatura capace di farti a pezzi se solo volesse.😀

>👁👄👁
>Mi spiace bro, sei una testa di cazzo😔🤚🏻💔

>Sì lo so non c'è bisogno che tu me lo dica vaffanculo😡

Continuai a parlarci fin quando qualcuno non si sedette al mio stesso tavolo, di fronte a me, e d'istinto alzai il capo. Perplessa, vidi il cameriere della doppia figura di merda che mi guardava dritto negli occhi e sentii l'imbarazzo di prima tornare.
Non avevo il coraggio nemmeno di chiedergli perché si fosse seduto al mio tavolo, ma d'improvviso mi fece una domanda che mi lasciò ancora più confusa di prima.

-Tu ti chiami [T/n], vero?-

Lo guardai titubante per qualche secondo, prima di trovare le parole. -Sì... Ci conosciamo?-

Era una domanda stupida da fare, perché se ci fossimo conosciuti me ne sarei accorta prima purtroppo. Tuttavia guardandolo meglio il suo volto mi diceva qualcosa, in particolare quei suoi sottili occhi grigi. Ma proprio non riuscivo a ricordare.

-Hai passato due anni della tua infanzia all'orfanotrofio di Shiganshina, giusto?-

Mi stavo iniziando ad inquietare, perchè non riuscivo a capire come potesse sapere che ero orfana, e lui parve notarlo. Si scusò e fece per alzarsi, ma lo fermai per guardarlo meglio. Cercai di trovare il nesso tra lui e il mio periodo in orfanotrofio e, come un fulmine a ciel sereno, mi venne un'illuminazione.

-Le...Levi? Tu sei Levi?- Boccheggiai.

Lo vidi sorprendersi e subito dopo annuì.
Il mio imbarazzo sparì da lì a poco e ancora piuttosto spaesata sorrisi. -Non ci posso credere che sia veramente tu! M-ma quando... Quanto tempo è passato...?-

-Dodici anni.- Rispose all'istante, quasi come se ci avesse pensato tutto il tempo mentre ero seduta al tavolo.

Pensai allora al mezzo incidente e ai bicchieri rotti di prima. -Perchè non me l'hai detto? Insomma, per strada oppure poco fa...-

-Non ero sicuro fossi tu. Perciò ho voluto aspettare. Ma non sembri cambiata di una virgola...- Osservò, facendo percorrere lo sguardo su di me, cosa che mi mise un poco in soggezione.

-Nemmeno tu, ora che mi ricordo.- Gli sorrisi, e iniziarono a tornarmi in mente i nostri momenti passati assieme, seppur pochi e disconnessi tra loro, dato che ero troppo piccola all'epoca per ricordarmi ancora tutto. E parlandone, così discorrendo, arrivammo all'ultima volta che lo vidi.

-Non ricordo di averti salutato prima di andarmene...-

-Avevamo litigato, diciamo.- Mi iniziò a spiegare ciò che era successo, dalla lite sotto la quercia fino all'incidente.

-Non mi feci nulla di grave, per fortuna. Mi portarono all'ospedale per un veloce controllo e venne fuori che chi mi aveva investita, era l'autista del famoso regista Shoto Tanaka.-

-Che decise di adottarti.-

Abbassai lo sguardo alle sue parole, fissando la mia tazza vuota. Me n'ero andata senza nemmeno salutarlo o fargli sapere dove poteva trovarmi uscito dall'orfanotrofio. Mi venne così in mente di domandargli quando venne adottato e da chi, sperando poco tempo dopo di me.

-Io... Io non sono stato adottato.- Mi parlò di come, compiuti i diciotto anni, gli fu dato del denaro per qualche periodo, il tempo per trovare un lavoro e una sistemazione. Vidi nei suoi occhi l'amarezza nel parlarmi di ciò, e non riuscii a fare a meno di dispiacermi terribilmente per lui.

-Ora lavoro in questo bar da circa due anni. La paga non è molta, ma abitando da solo in un piccolo appartamento, riesco a viverci e a permettermi di possedere un'automobile. Perciò me la cavo.-

Rimasi in silenzio a guardarlo e lui di tutta risposta voltò lo sguardo da un'altra parte. -Non guardarmi così.-

-Così come?-

-Come se ti facessi pena.-

-Non provo pena. Provo un enorme dispiacere, perchè so che meritavi una vita migliore di questa.- Trovai la forza di mantenere gli occhi su di lui nel dirgli ciò, ma lo vidi solamente rabbuiarsi di più.

Sentii il mio cellulare vibrare nella tasca del mio cappotto e lo presi per vedere la notifica appena arrivata.

>Mamma è già a casa e papà sta per tornare. Sbrigati.

Naomi e la sua solita gentilezza. Sospirai e mi accorsi che si era quasi fatto buio, così mi scusai con Levi e gli dissi che dovevo tornare a casa.

-Se vuoi ti accompagno. Il mio turno è finito prima.- Si alzò con me dal tavolo e mi seguì mentre andavo a pagare.

"È durato così poco il suo turno...?"

Stavo per rispondergli che non serviva, ma lui si era già voltato per dire ad un suo collega di avvertire che aveva avuto un imprevisto e doveva tornare a casa.

Stavo per fermarlo, ma mi bloccò. -È già buio e non voglio che torni a casa da sola. Ti accompagno in macchina.-

Non convinta, pagai comunque e uscii insieme a lui, ringraziandolo. Mi fece salire in macchina, una piccola fiat 500, ma che luccicava talmente tanto da sembrare nuova di zecca; gli dissi il mio indirizzo e partì.
Dopo un quarto d'ora eravamo già arrivati e avevamo passato il tempo in assoluto silenzio. Avremmo potuto dirci un sacco di cose, dopo tutto quel tempo che non ci vedevamo, ma nè io nè lui avevamo aperto bocca purtroppo.

Appena parcheggiò davanti casa mia stavo per salutarlo, ma scese con me ed io sentii salire uno strano senso di colpa. Sapevo di non poter fare nulla al caso, ma notare come all'apparenza io avessi tutto e lui niente mi fece terribilmente male. Lui però non parve mostrare rancore o invidia nei miei confronti, ma anzi sembrava più interessato a me piuttosto che a casa mia.

Ricambiai il suo sguardo e ricordai all'improvviso che l'unica ragione del perchè ricordavo ancora qualcosa di lui, era appesa al mio collo.

-Questa era tua, vero?- Velocemente abbassai di poco il colletto della mia giacca e tirai fuori la mia collana, con appeso un ciondolo che raffigurava un angioletto. -Non ricordavo me l'avessi regalata tu fino ad adesso.-

Parve sorpreso e la fissò a lungo. -L'hai tenuta allora.-

-La indosso sempre. È molto bella... Se la rivuoi-

-No. Tienila.- Avvicinò una mano per toccare il ciondolo, ma nel farlo le nostre mani si sfiorarono e un brivido mi passò lungo la spina dorsale.

Stemmo in silenzio per un po', sotto la fioca luce del lampione, e vidi un fiocco di neve cadere sul marciapiede, seguito da un altro e un altro ancora.

-Domani cosa fai?- Gli domandai prima di salutarci.

-Credo nulla. Ho la giornata libera, quindi la passerò a casa.-

Mi morsi il labbro, dondolandomi sulla punta dei piedi. -Incontriamoci di fronte al bar in cui lavori. Alle 14.-

-Non passi il Natale con la tua famiglia?-

-Preferisco passarlo con te.- Ammisi senza pensarci due volte; mio padre il giorno dopo sarebbe ripartito ed io in alternativa avrei dovuto passare la giornata con mia madre e Naomi.

-Grazie di avermi accompagnata.- Continuai, siccome dopo avermi detto che ci sarebbe stato non aggiunse altro. -Ci si vede... allora.-

Annuì e feci un passo verso di lui per lasciargli un bacio sulla guancia, senza però allontanarmi subito dal suo volto.
Lo vidi guardarmi negli occhi, prima che abbassasse lo sguardo sulle mie labbra, e non passò molto prima che accadesse l'inevitabile. Non capii nemmeno chi di noi due fece il primo passo, forse entrambi, ma poco importava a quel punto.
Non fu un bacio carico di passione e desideroso di più contatto. Le nostre labbra si muovevano lentamente e dolcemente, cercandosi l'un l'altre, come se per tutto quel tempo non avessero aspettato altro se non quell'istante, mentre la mano di Levi si posò sulla mia guancia. Sentii la sua incertezza nel baciarmi e mi allontanai, fissandolo negli occhi.

-Non... non lo volevi anche tu?-

-No non è questo. Lo volevo ma...- Finì in un mormorio, chinando la testa, mentre io rimasi confusa e poco dopo forse capii.

"Era la prima volta che baciava una ragazza...?" Pensai, riuscendo a stento a trattenere un sorriso al pensiero.

-Dovresti entrare. La neve sta aumentando.- Mi fece notare ed io annuii soltanto.

Lo salutai con un veloce cenno di mano e, attraversato il giardino, entrai in casa senza più voltarmi.
Mi appoggiai alla porta e chiusi gli occhi, ancora senza fiato e col cuore in gola.

-Chi era quel ragazzo che ti stavi limonando davanti casa?-

Aprii gli occhi e guardai Naomi, appoggiata allo stipite dell'arco che apriva il nostro salotto, intenta a bere un bicchiere di vino bianco.

-Solo... Un vecchio amico.- Sorrisi alle mie stesse parole e andai verso camera mia, lasciando Naomi probabilmente dubbiosa.

*Spazio Me*
Spero che anche quest'ultimo finale alternativo vi sia piaciuto come i precedenti. Ero indecisa su due titoli quindi ho scelto di unirli in uno solo. Sono due canzoni: "Always" di Isak Danielson e "Il tuo nome- Comunque vada con te" di Ultimo.

P.s. Il prossimo sarà l'ultimo speciale, oltre che l'ultimo capitolo (forse diviso in due parti). E, ve lo spoilero già, sarà su Petra (e Adrien).

*Levi la porta via*

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