33. Dovute presentazioni
[T/n]'s pov.
Arrivai sull'uscio della porta aspettando poi che Levi mi raggiungesse. Ero ancora scossa da ciò che successo poco fa, tuttavia tentavo di mascherare il mio turbamento a Levi e, successivamente, a mia madre. Sorrisi quindi a Levi per tranquillizzarlo, mentre lui guardava a terra e si sfregava le mano nervoso.
Rimase alle mie spalle e mi passò le valigie. -Tu saluta prima tua madre e spiegale la situazione.-
Trattenni un sorriso divertito nel vederlo preso dall'ansia. Anche se io non ero da meno, onestamente. Infatti dovetti accumulare tutta la forza di volontà che avevo, prima di alzare il braccio destro e bussare cautamente alla porta.
Ci fu un lungo silenzio, in cui potevo sentire solo il battito del mio cuore, prima che si sentissero dei veloci e leggeri passi avvicinarsi alla porta. L'inconfondibile camminata di mia madre.
La sentii girare la chiave nella serratura e aprire di poco la porta che, appena mi riconobbe, spalancò totalmente.
-[T/n]! Cosa ci fai qui? Ieri sera non avevi l'areo? L'hai perso?- Mi venne subito incontro e, prima che potessi dire qualsiasi cosa, mi strinse a sé, come se fossi stata via per settimane.
-Ho deciso di non partire, mamma... Sono rimasta.- Risposi ricambiando la stretta.
Appena finì l'abbracciò vidi mia madre sorridere, sembrando sull'orlo delle lacrime. -Sono contenta che tu abbia deciso di rimanere! Su, vieni dentro che fa freddo. Ti faccio una cioccolata!- Fece per prendere le mie valigie, prima che la fermassi delicatamente.
-Aspetta. Ho portato una persona che vorrei presentarti.-
Mia madre mi guardò confusa ed io mi spostai leggermente a lato, così che potesse finalmente vedere il corvino, che ancora non aveva notato.
-Ti spiegherò tutto dopo.- La rassicurai, mentre stringeva la mano a Levi.
Senza perder altro tempo entrammo in casa e mia madre andò verso le scale, urlando a gran voce il nome di mio fratello.
-Non è al lavoro oggi?-
-Siccome eravamo rimasti solo più noi due, si è fatto ridurre i turni. Mentre io ho lasciato uno dei due lavori che avevo. Ora faccio solo la cameriera.-
Sentii Armin scendere le scale di corsa, facendo così svolazzare da una parte all'altra il caschetto biondo. -Cosa c'è?-
Appena mi notò mi sorrise sopreso e mi venne incontro per abbracciarmi. -Ma non eri partita tu?-
Spiegai anche a lui di aver deciso di rimanere e successivamente buttò un occhio alle mie spalle, dov'era presente Levi. Cambiò così espressione sembrando, oltre che confuso, turbato.
-Allora... Lui chi è?- Interruppe il silenzio mia madre, rivolgendo uno sguardo a Levi, ora tirato in causa.
Feci un respiro profondo e mi girai verso di lui, prendendogli la mano per rassicurarlo. -Lui è Levi Ackerman. Il mio... Fidanzato...-
Non ne capii il motivo, ma mi fece uno strano effetto dire, anche solo pensare, che Levi era diventato il mio ragazzo. Non mi sembrava ancora vero.
Alla notizia, Armin irrigidì le spalle, mentre mia madre sorrise. -Oh, ma perché non ce l'hai mai presentato? Da quanto state insieme?-
Mi morsi l'interno labbro, non sapendo proprio da dove cominciare. Stava diventando tutto troppo imbarazzante, senza contare il fatto che Levi e Armin si conoscevano già.
-Mamma, possiamo parlare? In privato.- Aggiunsi, lasciando la mano di Levi, che però me l'aveva afferrata una seconda volta. Mi girai verso di lui, che pareva mi stesse pregando con lo sguardo di non lasciarlo solo in compagnia di Armin.
-Certo, andiamo in cucina.- Fece mia madre, non capendo, ma andando comunque verso la cucina.
Mimai uno "scusami" con le labbra a Levi, prima di lasciargli definitivamente la mano e seguire mia madre. Mi dispiaceva lasciarlo da solo con Armin, ma avevo bisogno di spiegare con calma e ordire la situazione a mia madre. Non volevo più mentire.
-Cosa vuoi dirmi?-
-Senti mamma, in verità Levi prima di diventare il mio ragazzo, l'ho conosciuto circa tre mesi fa... Quando facevo...- Non riuscii a concludere la frase, tuttavia lei sembrò capire.
Rimase in silenzio e iniziò a girare per la cucina, con sguardo rabbuiato. -Come puoi essere così ingenua e irresponsabile? Quell'uomo ti ha pagata per portarti a letto. E tu con che testa ti sei messa con lui?!- Alzò il tono di voce, questa volta guardandomi.
Non fui capace di mantenere quel contatto visivo e dovetti guardare altrove. Ma sapevo che, anche se voleva esserlo, non era veramente arrabbiata. Era solo preoccupata per me, non voleva che soffrissi e che Levi mi facesse del male. Ma ormai avevo capito che non era come Christopher. Aveva dimostrato di amarmi veramente.
-Mamma, ti ricordi quando da piccola parlavo di quel bambino dell'orfanotrofio?- Chiesi facendomi forza nel guardare negli occhi mia madre. -Era lui. Ho scoperto che era lui. La collana, il carillon... Erano suoi.-
-Ne sei sicura...?- Domandò dopo qualche attimo.
-Certo. Sono ormai convinta che sia così. E inoltre... È grazie a lui se sono ancora viva.-
Mia madre mi squadrò interrogativa ed io le raccontai tutto, tralasciando ovviamente le cicatrici. Siccome ero l'unica a cui Levi l'aveva raccontato, volevo rimanesse solo una cosa tra me e lui.
In seguito, mia madre si mise a sedere a tavola, appoggiandosi una mano sulla fronte. -Come puoi esserne così convinta? Inoltre tu non ricordi nulla.-
-Me l'ha dimostrato.- Le risposi semplicemente. -Devi credermi.-
Mia madre distolse lo sguardo da me e rimase in silenzio, appoggiandosi al tavolo con il gomito destro.
-Io lo amo.- Dichiarai con fermezza, facendo di nuovo alzare gli occhi di mia madre, che li portò ai miei. -Lo amo veramente, ne sono convinta. E... Sento che con lui potrò essere felice.-
La donna sospirò alzandosi da tavola e venne verso di me. -Capisci che non mi posso fidare di lui. Almeno per il momento.- Disse poggiandomi le mani sulle spalle. -Ma non posso nemmeno dirti con chi puoi o non puoi stare, dopotutto. Sei un'adulta ormai, puoi fare le tue scelte anche da sola.-
Sorpresa fissai intensamente i sinceri occhi azzurri di mia madre, senza dir nulla.
-Mi ci vorrà un po' prima di poter accettare la vostra relazione. E nel mentre ho paura che ti possa far soffrire in qualche modo. Non voglio assolutamente che ti succeda qualcosa.-
-Lo so mamma. Ma io mi fido di lui.- La abbracciai improvvisamente, volendo solo sentire quel rassicurante calore materno che lei aveva sempre saputo darmi.
-Ah, se l'avessi presentato a tuo padre... Avrebbe già preso il fucile da caccia del nonno.-
-Probabile.- Risi con lei divertita, per poi tornare all'entrata.
Levi ed Armin erano rimasti esattamente come li avevamo lasciati, in assoluto silenzio, senza incrociare l'uno lo sguardo dell'altro.
Sorrisi al corvino per tranquillizzarlo, mentre Armin fu sollevato nel vederci tornare. Nostra madre invece andò davanti a Levi e, dopo averlo squadrato da cima a fondo, sorrise. -Felice di fare la tua conoscenza Levi. Io mi chiamo Claire.-
Mia madre aveva sempre avuto la particolare dote di capire al volo, da delle semplici espressioni e sguardi, le intenzioni o il carattere delle persone. Esattamente come aveva fatto con Petra. Solo che, certe volte, le risultava difficile. Era successo per esempio con Christopher, ma con Levi sembrò diverso. Anzi, non avevo totalmente tradotto la reazione di mia madre, ma sembrava positiva. Capivo quando un suo sorriso era falso, al contrario di questo.
-Signora Arlert.- Esordì Levi dopo poco, afferrandomi la mano. -Io amo veramente sua figlia. La amo con tutto me stesso, non ho ma provato sentimenti simili per nessuno finora, eccetto lei. Potrà non fidarsi di me, non la biasimerei in questo caso... Ma le prometto che non oserei mai far del male o far soffrire, volontariamente, [T/n]. È troppo importante e preziosa per me.-
Fissai Levi attonita, che non aveva staccato nemmeno per un momento gli occhi da quelli di mia madre, stringendo ancora di più la mia mano.
-E mi scusi se mi intrometto, ma [T/n] tempo fa mi aveva raccontato dei vostri problemi economici, così la prego di accettare il mio denaro per aiutarvi.- Concluse, chinando leggermente la schiena in avanti.
Armin e mia madre rimasero a guardarlo senza saper cosa dire, mentre io tentavo di farlo alzare.
-Levi, ma che stai dicendo?- Non mi aspettavo che dicesse una cosa del genere in questo momento. Certo, tempo fa si era proposto di pagare le cure mediche a mio padre, ma niente di più.
-Ti ringrazio molto, mi sento lusingata dalla tua offerta. Ma non credo di poter accettare nemmeno un centesimo.-
-Sembra quasi che tu voglia comprarti il nostro affetto, messa così.- Aggiunge Armin a testa bassa, con una nota di astio alla fine.
-So che può sembrare così... Ma non è assolutamente mia intenzione. Desidero aiutarvi il più possibile.-
Mia madre gli credeva ma, allo stesso tempo, rimaneva ferma della sua idea. La conoscevo fin troppo bene.
-Capisco, grazie davvero. Tuttavia non posso accettare i tuoi soldi. Noi... -Disse, girandosi verso Armin. -Noi adesso ce la caveremo da soli...-
Mio fratello non poté fare altro che annuire, mentre Levi non poté dire altro.
Poco dopo Levi salutò Armin e mia madre e decise di andare. Lo accompagnai fino all'auto e rimanemmo per qualche secondo lì fuori senza dir nulla.
-Senti, ti devo chiedere una cosa.- Disse lui, portandosi una mano alla nuca.
-Dimmi-
-Tra due settimane, sabato 24 per la precisione, ci sarà il matrimonio tra Erwin e la sua fidanzata.-
-Erwin...?-
-Sì mio... Mio padre adottivo.- Disse con titubanza, togliendo la mano dalla nuca e portandosela alla tasca della giacca. -Si sposa con una sua collega e volevo chiederti se volessi venire... Come mia fidanzata, ovviamente.-
Levi sembrò notare il mio stupore improvviso, così si girò e aprì la portiera dell'auto. -Se non vuoi venire, non fa nulla.-
-No! Nel senso, sì! Cioè- Balbettai, non riuscendo a spiegarmi. -Sì, voglio venire!-
Il corvino si voltò verso di me e rilassò lo sguardo. -Allora ti farò sapere. Avverto Erwin.-
Annuii e, prima che facessi il primo passo, ci pensò Levi, avvicinandosi al mio volto e lasciandomi un bacio sulle labbra.
Riaprii poi gli occhi e li puntai su quelli grigi di Levi a pochi centimetri da me. Non disse nulla, limitandosi a salire in macchina.
Rimasi a guardarlo allontanarsi e, non appena sparì imboccando una via tornai dentro casa.
"Non ho nulla da mettermi per il matrimonio..."
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