32. Madre
Aprii gli occhi, sbattendo velocemente le palpebre per il sonno. Mi appoggiai sugli avambracci per tirare su il busto e mi guardai intorno. Ero nella camera da letto di Levi, nel suo letto, sotto le coperte e con nulla addosso.
Allora non era un sogno... Pensai strofinandomi gli occhi. Non ero partita con Petra per la Nuova Zelanda ed ero rimasta per Levi, con cui poi avevo passato una notte stupenda.
Sorrisi al pensiero e mi stiracchiai, prima di alzarmi e vestirmi con qualcosa che avevo messo in valigia. A portare le valigie in camera era stato certamente Levi, forse poco prima.
Prima che potessi uscire dalla stanza sentii un leggero miagolio e, nel girarmi, vidi un gatto nero che mi guardava curioso, nel punto dove stanotte era Levi.
Mi avvicinai lentamente a quel gatto e allungai la mano verso il suo muso, che non si fece problemi a farlo sfregare contro le mie dita.
Rimasi così qualche secondo, per poi uscire dalla camera, seguita dalla palla di pelo. Davanti mi trovai Levi che, seduto a tavola a bere una tazza di tè, guardava il cellulare e, non appena mi vide, smise subito. -Se non ti fossi svegliata entro una decina di minuti, sarei venuto io a svegliarti.- Mi informò.
-Non ci tengo ad essere buttata giù dal letto una seconda volta.- Ghignai sarcastica.
Il corvino fece schioccare la lingua sul palato e sorrise nostalgico.
Sorrise.
Sussultai e fissai attentamente i lati delle sue labbra rivolte vero l'alto. Non l'avevo mai visto sorridere prima d'ora. Aveva sempre avuto la stessa espressione imperturbabile, fredda e a tratti seccata. Avevo capito fin da subito che era un uomo che non sorrideva mai, se non di rado. Ma quell'unico sorriso bastò a convincermi ancora di più del fatto che era bellissimo.
Dopo un po' il corvino mi notò fissarlo con insistenza e distolse lo sguardo, scomparendo nell'angolo cucina. Ma non abbastanza in tempo per non permettermi di vedere il rossore sulle sue guance. -Vuoi qualcosa da mangiare?-
-Un semplice tè mi va bene. Faccio io.-
-No, non ti preoccupare.- Mi fermò, invitandomi a sedere a tavola.
Non aggiunsi altro e mi sistemai sulla sedia dove prima era il corvino, vedendo il gatto sedersi davanti a me e fissarmi attentamente negli occhi.
Capii subito cosa voleva, così spinsi la sedia leggermente più indietro, così da permettere al gatto di fare un salto sulle mie cosce. Mi annusò per qualche attimo e si decise a sistemarsi comodo.
Sorrisi e passarono un paio di minuti prima che Levi tornasse con la mia tazza di tè.
-Vedo che si è già affezionata.- Notò, dando una carezza al pelo nero del gatto.
-È una femmina?-
-Sì. Kuchel.- Aggiunse dopo qualche attimo, sedendosi sulla sedia davanti alla mia. -Di solito non le piacciono gli ospiti e non si fa accarezzare tanto facilmente.-
Guardai Kuchel, prima di rispondere sovrappensiero. -Forse è perché ha sentito il tuo odore sulla mia pelle...-
Levi non disse nulla e lo vidi improvvisamente a disagio, così prese il suo cellulare e si alzò. -Dopo vuoi venire con me?-
-Dove?-
-A trovare mia madre.-
Mi volta verso di lui, che nel mentre era andato verso le scale. -Madre... Adottiva, vero?-
-Biologica. La vado a trovare tutti i fine settimana, da quando sono stato adottato e ho scoperto dov'è.-
Lo guardai ancora confusa prima di annuire con un piccolo cenno del capo.
Non disse altro, sparendo al piano di sotto e lasciandomi sola con Kuchel.
Forse si sono ritrovati ed ora sono in buoni rapporti... Pensai sorseggiando il tè ancora caldo.
Levi's pov.
Il corvino uscì di casa seguito da [T/n] e andò verso l'auto.
-Forse avrei dovuto indossare qualcosa di meglio, invece che questi jeans e sta felpa... E in più non ho niente da portarle.- Disse la ragazza guardandosi preoccupata.
-Non c'è ne sarà bisogno, vai benissimo così. Mia madre non è una donna che pretende troppo. Le bastano dei fiori.- Rispose impassibile Levi, nel mentre che si tirava fuori dalle tasche un pacchetto di sigarette e un accendino.
Fece per accendersi una sigaretta, ma nel girarsi vide l'espressione contrariata della [c/c].
-Cosa?-
-Potresti... Non fumare?- Domandò con un fil di voce, guardando la sigaretta che il corvino aveva tra le labbra.
Levi, in un primo momento, stava per chiederne il motivo, tuttavia si ricordò del padre della ragazza, e del suo cancro ai polmoni.
Senza attendere ulteriore tempo si tolse la sigaretta dalle labbra e la ripose di nuovo nella scatola, che si rimise in tasca insieme all'accendino. -Aiuta a rilassarmi.- Si giustificò in seguito, prima di salire in auto insieme a lei.
-È tutta una cosa psicologica, in realtà. Fa solo male. Non puoi provare le sigarette elettroniche?-
Levi ci pensò un attimo, prima di mettere in moto e rispondere. -Vedrò.-
Il corvino si fermò da un fioraio, prima di arrivare a destinazione e parcheggiare l'auto. Scese seguito da [T/n] e, lentamente, si avviò all'entrata, ma nel girarsi vide la ragazza guardarsi attorno con sguardo confuso e perso.
-Non... Non dovevi presentarmi a tua madre...?-
-Sì, seguimi.- Levi le allungò la mano, invitando la giovane ad afferrarla.
Lei ancora esitante strinse la mano al corvino che poté proseguire, stringendosi di più nel cappotto per il freddo.
Camminarono per un po', fino a fermarsi davanti ad una delle tante tombe, messa però in disparte rispetto alle altre.
Levi si inginocchiò davanti alla lapide e strappò via qualche erbaccia di troppo, pulendo poi i lati dalla neve e levando i fiori ormai appassiti e rovinati.
-Questi ti piaceranno di sicuro di più.- Disse, come se potesse parlare con quella che era la defunta donna. -Lei è [T/n]... È bella, vero?- Continuò, senza girarsi a guardare la [c/c] alle sue spalle.
-Come... Com'è successo?- Chiese poi con un fil di voce, quasi come se avesse paura di chiederlo.
Il corvino sospirò prima di iniziare a parlare, tenendo sempre lo sguardo fisso nella foto sulla lapide. -Kuchel Ackerman, mia madre... Era una prostituta in un miserabile bordello. I suoi genitori erano spariti chissà dove e suo fratello ignorava i suoi bisogni. Io sono semplicemente il frutto di una sua notte lavorativa... Nonostante questo mia madre non volle abortire e decise di crescermi con tutto l'affetto che aveva. Quei pochi soldi che possedeva e guadagnava, li usava per nutrire anche me e prendermi dei vestiti o libri di testo, per imparare a leggere e scrivere, finendo per non prendersi abbastanza cura di sé stessa. A causa di ciò, non fece in tempo a curarsi da una malattia e morì. Prese l'HIV e si ammalò di AIDS. Il pappone del bordello, non fece altro che etichettarla come "invendibile" e abbandonarla nella sua camera. Lei volle rimanere con me fino al suo ultimo respiro, nel suo letto accanto a me...-
Levi non sentì alcuna risposta dalla ragazza, così decise di andare avanti. -Siccome avevo sei anni all'epoca e il mio unico parente era il fratello di mia madre, mio zio Kenny Ackerman, fui affidato a lui, che aveva un lavoro ed un solido patrimonio. Tre anni dopo, però, venni trasferito in un orfanotrofio e mio zio arrestato. Non dirò i particolari, ma... Diciamo solo che non tutti le cicatrici che ho in corpo sono causate da quella caduta...- Si posò una mano sulla spalla, massaggiandosi come per farsi forza nel continuare. -Comunque, dopo i quattro anni passati in orfanotrofio, due dei quali con te, in ospedale incontrai Erwin Smith e suo figlio adottivo, Farlan. Venni così adottato da loro, insieme ad un'altra bambina abbandonata, Isabel. Mi diplomai, mi laureai ed entrai a far parte dell'agenzia di Erwin, dove lavoro ancora oggi.-
Passarono infiniti secondi di silenzio, finché [T/n] non aprì finalmente bocca. -E... Perché hai iniziato ad avere rapporti occasionali con prostitute sempre diverse? Hai detto che anche tua madre lo faceva, no? Non ti dava un certo effetto...?-
-Non saprei... Non volevo pensare alla mia infanzia, che tutti i giorni mi tormentava. E il peso dello studio all'Università si faceva sentire sempre di più. Una notte in un bar incontrai una escort, tre anni fa, e volli passare una notte con lei. Più avanti, continuai e presi il vizio di andare a letto con donne diverse almeno due o tre volte a settimana. Mi aiutava a non pensare troppo, per almeno quei piccoli e brevi momenti. E sinceramente preferivo quello al drogarmi e rovinarmi totalmente la vita.- Spiegò, lasciando trasparire nella voce rammarico e amarezza.
D'improvviso, Levi sentì cingersi il collo da [T/n], dietro di lui, in ginocchio. -Mi dispiace... Mi dispiace tanto...- Sussurrò, appoggiando la fronte alla nuca del corvino.
Quest'ultimo non rispose e si limitò a poggiare una mano su quelle della ragazza.
-Tua madre... Era molto bella.- La [c/c] alzò di poco il capo per poter guardare la foto di Kuchel sulla lapide.
-Sì... Era bellissima...- Levi strinse di più le mani di [T/n], nel sentire uno straziante dolore al petto. Reprimere per anni tutti quei sentimenti e quelle emozioni, l'aveva portato a provare dolore ogni qualvolta pensasse alla madre. A causa del suo passato, aveva sempre oscurato tutta la sofferenza, la solitudine, l'angoscia e la disperazione che aveva sempre provato, dietro ad uno sguardo di inespressività e freddezza. Ma lui si diceva abituato a tutto questo, ormai.
-Levi...- La voce della ragazza interruppe i suoi pensieri. -Ti prometto di non abbandonarti più... Non ti lascerò più andare... Se ci siamo rincontrati e l'universo ha fatto di tutto e di più per far accadere coincidenze ovunque pur di farci restare insieme ancora una volta... Significa che era destino... E non ho intenzione di andare contro al nostro.-
Il dolore del corvino venne ben presto rimpiazzato da uno stupendo calore al cuore, che non gli provocava altro che gioia. Non aveva mai creduto al destino. Ma, dopo le parole di [T/n], ci avrebbe ripensato più volte.
-Dovresti tornare da tua madre e tuo fratello.- Disse poi, appena ritornarono alla macchina ed entrarono. -Ti rimetto i bagagli in auto e ti riporto a casa.-
La [c/c] non si girò nemmeno a guardarlo e non proferì parola.
-Oltretutto, devi ancora finire il liceo e dare l'esame di maturità.-
-Lo so... Non so nemmeno se faccio ancora in tempo, però... Forse ho già superato il limite massimo di assenze. E poi...-
-Cosa?- Chiese Levi, dopo che [T/n] si era interrotta.
-Non voglio tornare a Shiganshina. E nemmeno a Trost.-
Non ci volle molto per Levi a capirne le motivazioni, così la guardò comprensivo. -Non lasciare che delle persone che nemmeno conosci ti buttino giù, di nuovo. Ignorali e va avanti.-
-Dici così come se io non avessi cercato di ignorare tutto e tutti per un mese consecutivo, fino ad adesso. Come se non fossi arrivata all'impensabile pur di non doverli più sopportare.- Disse lei con tono sarcastico, ma con una nota finale di tristezza.
-In che senso l'impensabile? Che cosa intendi?-
-Lascia perdere.- La [c/c] rispose dopo qualche attimo d'esitazione, girandosi poi verso il finestrino. -Come vedi, sono ancora qua, quindi non c'è bisogno di rimuginarci su.-
-Non prenderla tanto alla leggera!- La rimproverò Levi, non riuscendo però a trattenere la preoccupazione.
Non vedendo la ragazza voltarsi, tantomeno rispondere, strinse il volante nella mano sinistra e sospirò frustrato. -Non provarci mai più. Qualunque cosa accada, non farlo. Aggrappati a qualsiasi cosa pur di convincerti a non farlo! Non... Non voglio perderti di nuovo... Questa volta per sempre.- Concluse tenendo lo sguardo basso, tentando di trattenere la paura che nutriva al solo pensiero.
Se l'avesse persa una seconda volta, avrebbe perso del tutto la lucidità e si sarebbe spinto a tutto pur di riaverla. Ora che l'aveva finalmente ritrovata, non l'avrebbe più lasciata andare.
-Oltre alla mia famiglia, Eren e Mikasa... L'unica persona su cui posso aggrapparmi in questo momento sei tu.- Disse la ragazza con un fil di voce, sembrando sull'orlo delle lacrime.
-Io non ti abbandonerò più, d'ora in poi, [T/n]. Quindi se dovesse succedere qualsiasi cosa, vieni da me. Che sia giorno o notte, non importa. Vieni da me e basta.-
La giovane non aggiunse altro e annuì con il capo, così Levi mise in moto e fece retromarcia per uscire dal parcheggio.
[Skip Time]
Prima che la ragazza scendesse dall'auto prendendosi i bagagli, si girò verso Levi. -Forse sarebbe il caso che... Ti facessi vedere da mia madre e mi fratello...-
-Intendi che dovrei presentarmi...?- Domandò incerto, cosa che fece sorridere divertita [T/n].
-Ormai mio fratello sa chi sei. E mi ha pure detto che eri passato qualche tempo da per cercarmi.- Gli sorrise una seconda volta, inarcando le sopracciglia.
Levi non confermò nulla, girandosi dalla parte opposta e aprendo la portiera. -Ma tua madre... Cosa le dovrei dire?-
-Farò tutto io, non ti preoccupare. Le dirò dell'orfanotrofio, del carillon e della collana.-
-Il carillon?- Levi sussultò. -Ce l'hai tu allora...-
Prima che [T/n] potesse rispondergli, il corvino la fermò. -Ma sono contento che ce l'abbia tu. Te l'avevo prestato da ascoltare quando c'era il temporale e quando ti sentivi sola... Quindi tienilo tu.-
La ragazza sorrise genuina si allungò verso di lui, scoccandogli un bacio sulla guancia. -Grazie.-
Il corvino si affrettò così a scendere dall'auto per non dover mostrare il rossore sul suo volto. -Andiamo ora.-
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