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21. Quella donna

Levi's pov. Poco prima
-Senti Levi, ti posso chiedere una cosa?-

-Chiedi.- Le rispose il corvino, non mostrando minimo interesse.

-Possiamo avere più...privacy?-

-Perché? Qui non va bene?- Alzò gli occhi a guardare la donna.

-È che continua a passare il tuo maggiordomo e...vorrei parlarti privatamente...- Abbassò la voce Naomi, sistemandosi una ciocca di capelli che recentemente si era tinta di blu.

Nessuno riusciva a spiegarsi quella sua decisione improvvisa, ma Levi non si faceva troppe domande sulla questione.
Semplicemente, si alzò dal divano con un sospiro di frustrazione, togliendo la povera Kuchel che dormiva beata sulle sue gambe.
Condusse Naomi verso la sala da pranzo e da lì, verso destra, aprì la porta della sua camera da letto. Entrò e fece entrare subito dopo la donna, chiudendo poco dopo la porta.

-Il fatto è che...- Lei si portò una mano a stringersi il gomito, facendo così una leggera pressione sul seno intravisto dalla scollatura della camicia blu. -In questo ultimo periodo mi sei sembrato strano da quel che ho potuto notare... Per esempio, alla cena di capodanno sembravi sovrappensiero.-

Il corvino si sedette sul bordo del letto, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Persino la signorina Tanaka era riuscita a notare lo sguardo di Levi perso nel vuoto, quella sera.

-E a te cosa importerebbe?- Domandò apatico.

La donna si girò a guardarlo, mordendosi il labbra inferiore. -A me importa di te, più di quanto pensi.-

Levi si passò una mano tra i capelli, massaggiandosi le tempie. Non era andato a letto più con nessuna prostituta, dopo l'ultima volta con [T/n]. E si sentiva troppo frustrato per continuare a parlare con la sua collega, o con chiunque altro. Nemmeno l'autoerotismo sembrava utile a qualcosa.

-C'entra... Una donna?-

-Non penso siano cazzi tuoi questi, Tanaka.- Rispose il corvino irritato.

Naomi girò due dita affusolate attorno al cordino nero legato al collo e, lentamente, si avvicinò a Levi per poi sedersi al suo fianco. Si portò una mano sul seno e si sbottonò di più la camicia.

-Io... Posso farti tornare di buon umore, se vuoi.- Sussurrò seducente la donna tirandosi giù la camicetta, mostrando il reggiseno nero di pizzo.

Levi rimase fermo a guardarla, assorto.
Continuava a pensare solo a quella ragazza dai capelli [c/c] e doveva trovare una distrazione che, in quel momento, aveva sotto i suoi occhi.
Voleva smettere di pensare a lei, al suo corpo e a tutto ciò che la riguardava. Anche solo per qualche minuto di piacere con un'altra ragazza.

Lasciò così che Naomi gli baciasse l'incavo del collo, mentre con le mani gli slacciava la cintura. Rimanendo immobile anche nell'attimo in cui le sue labbra toccarono le proprie, rubandogli il suo primo bacio.

[T/n]'s pov.
Mi fermai davanti ad una villa, credendo di essere finalmente arrivata. In foto, sembrava molto più piccola. E meno bella.
Mi cedetti qualche minuto per ammirarla, riprendendomi poco dopo.
Mi avvicinai all'entrata, quando mi feci prendere dall'ansia. E se non fosse stato in casa? E se non mi avesse voluto aprire?

Non aveva senso. Non ci sarebbe stato motivo di non volermi aprire la porta.

Titubante, suonai al campanello.

E se fosse con una donna?

Questo pensiero mi fece perdere un battito, prima che la porta si aprisse. A non farla aprire completamente, c'era una semplice catenella.
Fece capolino da quel piccolo spazio un uomo anziano, sulla settantina massimo.

-Ha bisogno di qualcosa?- Chiese, scrutandomi da capo a piedi.

-È qui che abita Levi Ackerman, vero?- Domandai per avere conferma che quell'uomo fosse solo il suo maggiordomo e non il proprietario.

-Sì. È un'altra sua collega di lavoro?-

La sua puttana, sir.

-Sono...un'amica...- Dissi incerta e strinsi con forza le mani fino ad affondare le unghie nella carne, maledicendo poi quella fottuta vocina che non la smetteva di tormentarmi, come se fosse una seconda coscienza. -Ho bisogno di parlare con Levi urgentemente.-

Il maggiordomo mi guardò per un altro po', chiudendo di nuovo la porta.
Prima di rassegnarmi, sentii il rumore della catenella e vidi la porta riaprirsi.
Entrai con uno sguardo di gratitudine e mi pulii le scarpe sullo zerbino.

-Vado a chiamare il signor Levi.- Fece lui, avvicinandosi alle scale a sinistra.

Non ebbi però il tempo di guardarmi intorno che sentimmo una porta sbattere al piano di sopra e dei passi veloci avvicinarsi.

Guardai le scale da cui vidi scendere un attimo dopo Levi, bloccandosi un paio di scalini prima per fissarmi scosso.
Aveva l'orlo della camicia fuori dai jeans, di cui si stava sistemando la cintura, mentre il colletto spiegazzato e sbottonato.

-[T/n]...?-

Non feci caso al suo stato e ripensai a tutto quello che era appena successo, sentendo le lacrime salirmi agli occhi. Mi venne d'istinto di corrergli incontro e stringerlo tra le mie braccia, per non allontanarmi mai più da lui.

Infatti, feci due passi per raggiungerlo, tuttavia mi bloccai non appena i miei occhi si posarono in cima alle scale, alle spalle di Levi. Vidi una donna molto affascinante dai capelli blu scendere un paio di scalini e fermarsi, mentre distrattamente si sistemava e abbottonava la camicia anch'essa blu. Mi soffermai su di lei per qualche attimo e mi rivolsi di nuovo al corvino, capendo tutto.

Un'altra sua collega...

Le mie labbra si socchiusero per dire qualcosa, ma rimasero immobili in quello stato. Ero come bloccata sul posto.

Nel mentre, Levi si era girato verso la donna dietro di lui e poi ancora verso di me. -[T/n] cos-

-Scusate se vi ho disturbato.- Lo interruppi, sforzandomi in un sorriso. -Non era mia intenzione. Ero solo venuta a trovarti per sapere come stavi, ma vedo che va tutto bene.-

-Aspetta un secondo-

-Non devi spiegarmi nulla Levi, davvero. Ora meglio se vada.- Le mie labbra iniziarono a tremare.

Prima di poter sentire anche solo una sillaba in più dal corvino, girai i tacchi e aprii la porta, uscendo con fare tranquillo. La verità è che dentro ero ferita. Come se mi avessero pugnalata con un coltello al cuore.

Mi chiusi la porta alle spalle ed iniziai a correre dopo aver superato il giardino della villa, dalla direzione da cui ero venuta. Mi chiesi perché correvo tanto. Avevo paura che Levi mi seguisse? E che motivo avrebbe avuto di farlo...
Avevo capito finalmente tutto. Ebbi conferma di quello che provava Levi per me. Ero soltanto il suo giocattolo preferito, da cui alle volte piaceva però variare. E quel giorno, anzi, quando mi passò davanti agli occhi con un'altra prostituta in auto con lui, si era stancato di me. Perché non è divertente giocare sempre e solo con lo stesso giocattolo. Dopo un po', diventa noioso.
Era molto semplice come andavano le cose. Lo sapevo già, in fondo, tuttavia averne la conferma mi provocava un forte dolore.

Arrivai ad un punto in cui fui costretta a fermarmi per mancanza di forze. Il cuore non riusciva a pompare abbastanza sangue e per un momento temetti di svenire.
Caddi sulle ginocchia e mi tenni ad un palo della luce, cercando di riprendere fiato. Mi portai l'altra mano sul cuore, non sapendo però se mi faceva male più per la corsa o per Levi.

Alzai i occhi al cielo, non appena mi ripresi. C'erano dei nuvoloni grigi in lontananza, che non promettevano nulla di buono. In più, il Sole stava per tramontare.

Mi alzai a fatica, ignorando il dolore alle gambe e la testa che mi pulsava. Mi guardai intorno, non sapendo cosa fare e dove andare.
Intravidi poco distante una fermata del bus e in un primo momento pensai di tornare a casa.

Ormai Christopher se ne sarà andato...

Stavo per raggiungerla, quando i miei occhi si posarono dall'altra parte della strada, su una cabina telefonica.
Infilai una mano nella tasca dei jeans. Trovati!

Attraversai la strada e camminai versi la cabina, non avendo più l'energia per correre. Entrai ed infilai le monete che avevo avanzato al bar. Premetti poi i numeri, attenta a non sbagliare, e lasciai squillare.

-Petra?-

Levi's pov.
Levi dal piano di sopra sentì la porta d'entrata sbattere violentemente e Pixis sospirare. -Oh buon Signore...-

Si chiuse poi in camera sua e si buttò a peso morto sul letto.

Dopo che [T/n] se n'era andata, il corvino aveva mandato via anche Naomi, senza fare, tantomeno iniziare, più nulla.

Per farsi mezz'ora di tragitto, [T/n doveva avere una buona ragione, dopotutto. Forse perché continuava ad ignorarla e quello era l'unico modo per parlargli. O forse le era successo qualcosa. Quel coglione con il ciuffo rosso le aveva fatto qualcosa?

Eppure, [T/n] non sembrava tanto contrariata o portare più rancore verso di lui, mentre se lo scopava.

Nella mente del corvino riaffiorò quell'odiosa immagine dei loro corpi nudi appiccicati l'un l'altro. Continuava a tormentarlo e ad assillarlo e cercò di tornare alla visita improvvisa della [c/c] poco prima.

Perché nel vedere Tanaka ha reagito così? Le ha dato fastidio che fosse a casa mia? Ne sembrava quasi ferita... Ma perché avrebbe dovuto esserlo...?

Gli venne poi in mente un'ipotesi, che però scacciò immediatamente.
Insomma, bastava conoscerlo. L'aspetto ed il fisico non gli mancavano, certo. Ma quale persona sana di mente si sarebbe innamorata di un tale stronzo? Specialmente, una ragazza come [T/n].

Il corvino sentì bussare alla porta di camera sua.

-Apri.-

Pixis non si fece attendere a lungo e mise un solo piede nella stanza, rimanendo sull'uscio. -Mi scusi se mi permetto, ma quella ragazza di poco fa, aveva qualcosa a che fare con la sua frustrazione?-

-Perché secondo te?-

-L'ho pensato notando il modo in cui l'ha guardata.-

Levi capì che non doveva sottovalutare l'intuito di Pixis, non poteva nascondergli nulla.

-Puoi preparare la cena, per favore?- Sviò il discorso, rimanendo a fissare il soffitto anche quando il maggiordomo chiuse la porta.

[T/n]'s pov.
-Allora, ricapitolando tutto quanto dall'inizio alla fine.- Iniziò Petra, formando un cerchio immaginario con le mani davanti a sé. -Quando te ne sei andata dal bar in cui lavora tuo fratello e, hai appena scoperto, la sorella di Levi, sei tornata a casa dopo la chiamata di Christopher e lì, ti sei ribellata, gli hai spruzzato lo spray al peperoncino negli occhi e sei fuggita. Dico bene?-

Annuii con il capo.

-A quel punto sei andata a casa di Levi, a Karanes, non sapendo dove altro andare ed avendo il cellulare scarico per chiamarmi. Hai visto Levi in compagnia di una donna, che presumi essere una sua collega, quindi sei scappata via e mi hai chiamata da una cabina telefonica per avvertirmi che entro poco saresti arrivata a casa mia e di aspettarti alla fermata del bus vicino alla via 13. Questo è tutto?- Disse, riprendendo fiato dopo il lungo discorso.

-È andata così.- Affermai, stringendo la tazza di tè caldo tra le mani.

Petra mi guardò rattristata e si sedette sulla sedia di fronte a me. -E perché sei scappata appena hai visto quella donna con Levi?-

-Io- Iniziai, fermandomi subito dopo non sapendo che dire.

-Tu...cosa?- Mi incitò Petra a continuare.

-Io...non lo so...-

-Non è così.-

Alzai lo sguardo, puntandolo sui suoi occhi.

-Lo sai il perché, ma non vuoi ammetterlo.-

-Ed anche se fosse? Non fa più differenza...- Abbassai di nuovo gli occhi, fissando il liquido nero nella tazza.

-Ti avevo detto di stare attenta e non affezionarti troppo a lui... Prendere a cuore un cliente non porta mai a nulla di buono. Sopratutto, quando di mestiere fai la prostituta...-

In quel momento, qualcuno bussò alla porta e Petra si alzò per andare ad aprire.

-Adrien!- Disse appena aprì la porta e vide la persona davanti a sé, che subito abbracciò. -Entra pure!-

Si fece spazio nel monolocale un ragazzo dai capelli rossi e gli occhi celesti. Indossava un maglione blu con la scritta black e con al collo una collana d'oro. Dall'orlo nero della felpa, si vedeva una maglietta bianca più lunga sotto. Portava poi dei pantaloncini neri che gli arrivavano fino alle ginocchia e sotto degli ulteriori pantaloni aderenti. Infine, ai piedi portava delle scarpe alte bianche.

-Oh [T/n], questo è Adrien, un mio caro amico. L'ho conosciuto in un night club.-

Il ragazzo mi sorrise e mi venne incontro con la mano tesa in avanti. -Piacere di conoscerti, [T/n].-

-Piacere mio.- Gli strinsi la mano, mantenendo una certa distanza.

-[T/n], io stasera avevo in mente di andare a mangiare fuori con Adrien e un'altra amica, per poi andare in discoteca. Magari incontrerò qualche nuovo cliente.- Si mise accanto a me.

-Va bene...- Risposi a voce bassa.

-Vuoi venire?-

-Scusa, ma non sono una tipa da discoteca.- Sorrisi malinconica, al pensiero dell'ultima volta in cui andai in una discoteca, a 15 anni.

-Non farti pregare! Vieni a mangiare con noi e poi vieni a divertiti! Per non pensare a tutto quello che è successo oggi, no?-

In fondo, poteva essere un'idea. Non mi avrebbe fatto male una serata in discoteca, probabilmente.
Avevo bisogno di divertirmi. Di non pensare. Di distrarmi per una sera da tutto. Da Levi.
Pensare solo a me stessa solo questa volta.

-Okay, verrò con voi.- Dissi convinta.

Petra gioì felice ed io bevvi gli ultimi due sorsi di tè che erano rimasti.

-Aspetta che ti dò dei vestiti da mettere.- Petra corse verso l'armadio.

Mentre frugava nell'armadio e nei cassetti, Adrien mi si avvicinò. -Da quanto tempo vi conoscete tu e Petra?-

Mi girai verso di lui, che mi scrutava con i suoi occhi celesti. Solo in quel momento, notai che i capelli dietro la nuca erano neri, mentre alle orecchie aveva dei piercing, un paio di una forma abbastanza strana.

Prima di rispondere, ci pensai sù qualche secondo. Non ricordavo precisamente quando incontrai la prima volta Petra. Forse, non era stato nemmeno due mesi prima. Com'erano accadute così tante cose in soli due mesi scarsi...?

-Da nemmeno due mesi. Tu?-

-Da quasi quattro anni ormai...- Sospirò.

Facevo fatica a fidarmi subito di qualcuno, dopo Christopher. Ma siccome era amico di Petra...

-Tieni, vatti a cambiare in bagno. Dopo chiama i tuoi per avvertirli che non torni a casa per cena e che torni domani mattina dopo il lavoro, poi andiamo.- Mi porse dei vestiti.

Annuii. Il mio cellulare era ancora a caricare sul comodino, quindi avrei usato quello di Petra.

-Hai mai mangiato al ristorante giapponese?- Mi chiese il rosso.

-No.-

-Cosa?!- Urlò Petra, sconvolta.

-Non ne ho mai avuto l'occasione...- Feci spallucce.

-Non sai cosa ti sei persa in tutti 'sti anni.- Rise di gusto Adrien.

Narratore esterno
Naomi entrò in un piccolo bar, quello di Trost dov'era solita andare, e si sedette ad un tavolo. Era furiosa. Quella ragazzina li aveva interrotti. Era ad un passo dal persuadere totalmente Levi, e quella stupida mocciosetta li aveva interrotti con il suo arrivo. E questo la faceva imbestialire come non mai.
"Il fascino ed il carisma possono far diventare una donna potente, se usati nel modo corretto." Questo le ripeteva sempre la madre, che lei aveva sempre ammirato fin da piccola e preso come punto di riferimento. Con i suoi consigli era riuscita a persuadere decine di uomini ed in quel modo arrivare in alto nell'ambito lavorativo e ottenere un nome.
Aveva messo gli occhi su Levi già da tempo. Non solo per il suo aspetto e carattere schivo, ma anche per il fatto che sapeva che Erwin era troppo lontano per lei. Senza contare il fatto che stava con Hanji ed ora si stavano per sposare.
Ma Levi era diverso, lui sembrava quasi "immune" al suo aspetto e fascino. Quindi, per mesi e mesi aveva provato e cambiato varie tecniche su di lui. Era persino arrivata a farsi una tinta ai capelli. Aveva provato di tutto. Doveva averlo, così da essere promossa e arrivare in cima alla piramide. Ma nulla era sembrato funzionare, fino a quel momento. Il momento in cui era riuscita a prenderlo alla sprovvista, approfittando di quel lampo di debolezza. E non avrebbe mai perdonato quella stronzetta per aver rovinato tutto quel lavoro.

Mentre era immersa nei suoi pensieri, un altro ragazzo entrò nel bar, furibondo, e si andò a sedere allo sgabello davanti al bancone.

-Io la uccido quella piccola puttana.- Sibilò al cellulare.

Naomi tese l'orecchio per ascoltare meglio. Adorava spiare la vita altrui.

-Non mi è ancora passato totalmente il bruciore agli occhi. Sì, questo è sicuro. [T/n] avrà quel che si merita.-

Al pronunciarsi di quel nome, Naomi saltò sull'attenti. Levi, appena vide la ragazza davanti all'entrata, aveva pronunciato quello stesso nome.

-Sì, le metterò per tutte Shiganshina.-

Quel posto di merda? Pensò la donna. Non si sarebbe stupita troppo se una ragazzina come quella, vivesse nella povertà e non fosse nulla. Piuttosto, non si spiegava come fosse riuscita ad avvicinarsi così tanto a Levi.

-Okay. Ci risentiamo.- Disse risoluto il ragazzo biondo, chiudendo la chiamata.

Ordinò poi una birra alla spina e iniziò a picchiettare le dita sulla superficie in legno del bancone.

Naomi, dopo aver riflettuto un po', si alzò dal tavolo, si sbottonò leggermente la camicetta e andò a passo sicuro verso il ragazzo.

-Offro io.- Disse al barman, non appena posò la birra davanti al biondo, sedendosi sullo sgabello affianco al suo.

Lui si girò e la squadrò da capo a piedi, soffermandosi sulla scollatura.

-Grazie.- Le sorrise con un velo di malizia.

Fin troppo facile... Commentò mentalmente la donna.

-Ascolta, conosci una ragazza coi capelli [c/c], occhi [c/o] che si chiama [T/n]?- Andò subito al succo della questione.

Gli occhi color nocciola del ragazzo si chiusero in due fessure. -Sì, perché?-

-Be', sai... Ho un conto in sospeso con lei...- Avvicinò la mano al boccale di birra, percorrendone il bordo con l'indice. -E credo di condividere il tuo stesso odio e disprezzo nei suoi confronti. Forse...ti posso aiutare.- Concluse con sguardo malevolo.

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