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12. Chiarimenti

-ORA SPIEGAMI CHE CAZZO FACEVI!- Il castano entrò nell'appartamento di Petra per primo, sbraitando.

-Non urlare! C'è gente che dorme in 'sto condominio!- Lo rimproverai e chiusi la porta alle mie spalle.

-IO NE DUBITO!- Urlò ancora. -Insomma, tu eri lì e... E stavi- DIO!- Si mise a girare per l'appartamento, formando un cerchio immaginario.

Eren era sempre stato una testa calda. Prima di agire, non pensava molto. Era impulsivo e testardo. Nessuno riusciva a domarlo. Quando qualcosa gli dava sui nervi, lo dava ben a vedere. Diventava irascibile. E difficilmente si riusciva a calmarlo, finché non decideva lui di pacarsi.

-Ora cerca di calmarti!- Mi avvicinai a lui.

-Come puoi dire di calmarmi?! Tu eri in quella via a-a fare-

-A fare la prostituta?- Lo precedetti, guardandolo dritto negli occhi.

-SÌ CAZZO! PORCA PUTTANA!- Continuò a girare nel suo cerchio immaginario, con la testa fra le mani.

Sbuffai e lo presi di forza per il colletto. -Adesso tu ti siedi, ti calmi e mi lasci spiegare!- Lo buttai malamente sul letto.

Dopo qualche minuto a lasciarlo calmare, tra imprecazioni e bestemmie (cose che sua madre non sapeva dicesse), iniziai a parlare. -È per aiutare la mia famiglia, Eren...- Lo guardai dall'alto al basso.

-Perché non avete abbastanza per vivere bene e Simon necessità delle cure mediche?...-

-Esatto... Non voglio che papà muoia... Voglio essere utile a lui e alla mia famiglia.-

-E fare la prostituta alla via 13 pensi che possa aiutare? Inoltre mio padre si era offerto di pagarvi le cure mediche!-

-Lo sai com'è fatto mio padre, è troppo orgoglioso. Ha già accettato più volte i vostri soldi, o come dice lui "carità", e non ha intenzione di accettarne altra. E facendo la prostituta ho già guadagnato un bel gruzzoletto da dare ai miei a fine mese.- Aggiunsi.

-Oh Cristo...- Si passò le mani sulla faccia. Non sbraitava più come prima, ma era ancora sconvolto dalla notizia. -Da quanto tempo lo stai facendo?-

Temporeggiai, prima di rispondere. -Da due settimane. Tutti i fine settimana.-

-Ecco perché eri sempre stanca il sabato e la domenica... Non era a causa della discoteca. Tu la notte stavi in quella via e... E-

Ad interromperlo, fu il mio cellulare che cominciò a suonare. Lo tirai velocemente fuori dalla borsa, leggendo il nome sul cellulare. Anzi, la frase...

-Levi...- Dissi in un sussurro.

-Chi è Levi?- Si intromise Eren, alzandosi dal letto per avvicinarsi a me.

-Tu stai zitto e non ti muovere. Arrivo subito.- Corsi in bagno e mi ci chiusi dentro.

-Pronto?-

-Mi spieghi dove diavolo sei?-

-Scusa, ma ho avuto un imprevisto e non posso venire. Ci vediamo la prossima volta.-

-È un tuo cliente?!- Gridò Eren dall'altra parte della porta, di nuovo, scandalizzato.

-Chi era?-

-L'imprevisto.- Feci un respiro profondo per non avere un esaurimento. -Senti: ti spiegherò tutto, ma ora devo andare!-

Non aspettai nemmeno una sua risposta che chiusi la chiamata ed uscii dal bagno. In quell'istante sentii un dolore lancinante alla pancia, a cui però cercai di non dare troppo peso per il momento.

-Sì, era un mio cliente abituale, okay?- Ammisi. Sapevo che un'altra bugia a quel punto non avrebbe retto.

-Come cazzo ti è venuto in mente di dargli il tuo numero?!-

-È una storia lunga che forse ti racconterò in un altro momento. Ora c'è una cosa più importante! Tu non devi dire ad anima viva che in realtà mi prostituisco, capito?-

-Come?- Chiese per avere conferma.

-Tutti devono ancora credere che io il sabato e la domenica notte lavori nella discoteca di Trost!-

-Quindi a parte me nessuno sa la verità?-

-A parte i miei clienti e Petra, una prostituta che mi ha aiutata ad entrare nel giro e che vive in questo monolocale, no.- Gli spiegai velocemente.

-Invece di fermati ti ha aiutata?!-

-EREN!- Alzai anche io il tono di voce. -Tu non devi dirlo a nessuno!-

Rimase zitto ed immobile a guardarmi. -Non puoi chiedermi questo...-

-Invece te lo chiedo. Lo so che ai tuoi occhi è una cosa sbagliata vendere il proprio corpo per soldi e ti fa schifo il solo pensiero che io, la tua migliore amica, faccia la puttana e che degli sconosciuti mi scopino. Ma cerca di capirmi. Ora questo è l'unico modo che ho per guadagnare e lo faccio in buona fede. Quindi ti supplico Eren, non dirlo a nessuno. E non cercare di impedirmelo o di farmi cambiare idea, perché non ci riuscirai. Io continuerò a fare la "troia" il fine settimana, fino a quando mio padre non avrà i soldi necessari per la chemioterapia e le altre cure!-

Ripresi fiato dopo il lungo discorso che gli avevo fatto, con ancora gli occhi rossi nel tentativo di trattenere le lacrime.

Eren mi fissò negli occhi e probabilmente capì che non poteva veramente fare niente per fermarmi.

-Sei proprio uguale a me... Determinata e testarda come sempre...- Sorrise malinconico e si sedette sul bordo del letto, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.

Sospirai, sedendomi accanto a lui. -Grazie di tenere la bocca chiusa... Ora, tocca a te darmi una spiegazione plausibile.-

Vidi il suo volto arrossire mentre continuava a giocare con il suo braccialetto portafortuna che gli avevo regalato per il suo decimo compleanno.

-Ti ricordi della scommessa che Mikasa ha nominato l'ultimo giorno di scuola, durante la pausa pranzo?- Si irrigidì.

Mi diedi un ceffone in fronte. -Non dirmi che per quella scommessa dovevi scoparti una prostituta...-

Si grattò la nuca, visibilmente a disagio. -Ho scommesso con quello che incontro tutte le estati, nel villaggio vacanze e al mare, Jean.-

Persi un battito alle sue parole. -J-Jean?-

-Sì, l'ultima volta che avevamo parlato di lui fu due anni fa, ricordi?- Mi guardò con la coda dell'occhio per un attimo. -Comunque, messaggiavamo in privato su instagram, più che altro per insultarci a vicenda come al solito. E ad un certo punto mi ha detto che la scorsa notte è stato con una prostituta e ha scommesso che io non sarei mai riuscito a scoparmene una.- Si passò una mano sui capelli castani, mordendosi il labbro inferiore per il nervosismo.

Continuai a non dire nulla, finché non mi guardò stranito. -Che ti prende?-

-N-niente! Sono solo... basita per il fatto che tu abbia accettato una scommessa del genere. Hai tantissime ragazze a scuola che ti sbavano dietro, dopotutto.- Mi sforzai di fare una risata e mi alzai per prendere un bicchiere d'acqua. -E poi, hai Mikasa.- Ghignai.

-Lo sai benissimo che Mikasa la vedo solo come una sorella.- Mi ammonì. - E la differenza tra le prostitute e quelle che mi corrono dietro è che quest'ultime sono anche galline.- Fece una risata pure lui.

Finii di bere e mi girai verso di lui, che mi fissava con insistenza.

-Perché mi fissi in quel modo?-

-Nulla.- Distolse lo sguardo, iniziando a guardare il pavimento con le goti leggermente arrossate.

-Che ti era venuto in mente?- Corrucciai la fronte.

-È quel completo- Indicò con lo sguardo quello che indossavo.

Rimasi ammutolita, incrociando le braccia al petto e mi girai un po' di lato. -Non ci pensare nemmeno.- Chiusi gli occhi in due fessure. -Credevo che la cotta per me ti fosse passata da un pezzo!-

-Appunto, ma sono pur sempre un maschio! Ho degli istinti anche io, sai?- Si girò verso di me, completamente imbarazzato.

Ci guardammo per infiniti secondi, fin quando non mi avvicinai a lui. -Okay, prima che succeda qualcosa di indesiderato e di cui ci pentiremo, come è già successo, vattene via!

Lo feci alzare per un braccio con la forza.

-Ma siamo rimasti amici, quindi si potrebbe rifare.-

-Assolutamente no.- Lo trascinai fino alla porta, buttandolo fuori.

-Nemmeno un pomp-

-NO!- Gli sbattei la porta in faccia.

Prima che potessi fare qualunque cosa, bussò.

-Cos'altro c'è?- Riaprii quel tanto che bastava per guardarci.

-Scherzavo.- Ghignò. -E comunque, dovrei dimostrare a Jean che sono stato a letto con una prostituta, quindi possiamo fare una foto in una posizione spinta sul letto senza fotografarti il volto?-

Sbuffai. -Non vorrei ritrovarmi con un ulteriore problema nei tuoi pantaloni che tu cortesemente mi chiedetesti di risolvere. E poi posso dire io a Jean che tu sei stato a letto con me quando lo rivedrò.- Gli risposi, rendendomi conto solo in un secondo momento delle mie parole.

-TU COSA?!-

Perché non riesco a tenere la bocca chiusa...

-La foto la facciamo un'altra volta ci vediamo la sera della vigilia ciao!- Dissi tutto d'un fiato e gli richiusi la porta in faccia.

Lo sentii imprecare e bestemmiare e sguainare minacce rivolte a quel povero ragazzo di Jean.

Mi posai una mano sugli occhi, strofinandomeli.

Il mio migliore amico aveva appena scoperto che di mesterie facevo la prostituta alla Via del Sesso. Ero nella merda... Ma finché lui avesse tenuto la bocca chiusa, nessun altro ne sarebbe venuto a conoscenza.

Mi diressi in bagno con gli stessi dolori alla pancia avuti poco prima e, appena mi sedetti sulla tavoletta del water, ne scoprii il perché.

-Porca merda...- Sussurrai, osservando quel rosso vermiglio sulla carta igienica che tanto odiavo vedere.

Levi's pov.
Il corvino era da ormai mezz'ora nella camera d'hotel, a girarsi i pollici ascoltando per l'ennesima volta Bohemian Rapsody dei Queen.
Arrivato alla via non aveva visto [T/n] quindi decise di chiamarla, leggermente preoccupato anche se non voleva ammetterlo. Aveva sentito una voce maschile ovattata, per poi sentirsi riattaccare la chiamata in faccia.
Ed era da quella chiamata che continuava a domandarsi dove fosse, ma sopratutto, con chi fosse e cosa stesse facendo.
Era con un altro cliente? Non era alla via ad aspettarlo perché era andata via con quello? Avevano fatto sesso?
La testa di Levi continuava a riempirsi di domande a cui non sapeva rispondere, rimanendone frustrato e paranoico.

Andò nella rubrica del cellulare e premette il numero di [T/n].
Era indeciso se chiamarla o meno. Se chiederle una spiegazione o lasciare perdere.
Il suo pollice era a pochi millimentri dal tasto per far partire la chiamata, ma all'ultimo momento spense il cellulare buttandolo dall'altro lato del letto.
Si passò una mano sui capelli corvini e abbassò lo sguardo sulle coperte.
Fino a quando non sentì il cellulare suonare e si girò di scatto verso esso. Repentino lo prese e lesse "Mocciosa" sul display.

-Pronto?- Rispose dopo qualche secondo.

-Hey...-

-Adesso mi puoi spiegare cosa cazzo è successo?- Chiese subito.

-Mentre ti stavo aspettando, ho incontrato alla via Eren, il mio migliore amico...-

Levi pensò subito potesse essere quel ragazzo con i capelli castani e gli occhi verdi nelle foto a casa di [T/n] e sul display del suo cellulare.

-Quindi com'è andata a finire?-

-Abbiamo scopato di nuovo.- Disse seria nella voce.

Levi non rispose, rimanendo stranamente infastidito dalla sua risposta.

-Sto scherzando eh.- Anche se non poteva vederla, Levi era sicuro stesse ghignando.

Ma non gli era ancora ben chiaro quel di nuovo.

Comunque sospirò, alleggerito. -Puoi rispondermi seriamente, cazzo?-

[T/n] sbuffò. -Lui non dirà niente a nessuno ed io continuerò a prostituirmi.-

-Ora dove sei?-

-Da Petra, lei è ancora con chissà chi.-

-Ti vengo a prendere?- Il corvino guardó l'orologio, notando che era già l'1:30.

-Meglio di no.-

-Perché?- Alzò un sopracciglio.

Dato che non ricevette risposta, stava per chiederglielo una seconda volta. Ma non ebbe nemmeno il tempo di dire una sillaba che gli rispose. -Fausto.-

-Cosa?-

-Il ciclo, Cristo! Mi sono arrivate!- Specificò in un lamento.

Levi si posò una mano in fronte, sfregandosi poi gli occhi.

-Quindi è meglio non vedersi per le prossime notti, finché non sarà finito il periodo.-

Il corvino si morse l'interno labbro inferiore. -Va bene. Avvertimi quando ci sarai di nuovo.-

-Certo.-

Nessuno dei due aggiunse altro, lasciando che la chiamata continuasse in silenzio per qualche secondo.

-Allora... Alla prossima.-

-Sì. Alla prossima...- Rispose Levi.

Sentì poi [T/n] chiudere la chiamata un paio di secondi dopo, quindi fece lo stesso e posò di nuovo il cellulare.

Si sdraiò ed iniziò a guardare il soffitto.
Avrebbe potuto benissimo ritornare alla via e portare nella sua camera un'altra donna, ma non lo fece.
Forse perché aveva sonno. Non aveva voglia. Oppure la realtà dei fatti era che lui non voleva portarsi un'altra ragazza a letto se non [T/n].

"Abbiamo scopato di nuovo." Pensò un'ultima volta, prima di cercare di addormentarsi.

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