𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐗𝐈𝐈𝐈. 𝐋𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚
https://youtu.be/7qy7ZBXhWX8
Diego se n'era andato da più di dieci minuti quando Blake decise di tornare alla lettura e far sì che il silenzio fra lui e il giovane Berrywhite perdurasse. Non aveva nulla da dire, ecco ciò che pensava, ma in tutta franchezza una cosa che lo infastidiva c'era eccome.
«Non mordo, sai?» disse alla fine, il tono di voce neutrale e calmo, forse fin troppo tale. «Checché possa dirne Diego, non sono un prigioniero qua dentro e se proprio devi star lì a fare il cane da guardia, allora puoi andare altrove a fare quel che più ti pare e piace.»
Qualche secondo più tardi, però, comprese di aver sprecato il proprio fiato e allora scelse di lasciar perdere e di concentrarsi sul libro.
Ammetteva di esser stato il primo, sino a quel giorno, ad aver indetto quella specie di legge del silenzio fra sé e Berrywhite, ma quasi sempre si era almeno degnato di rispondere a Lysander quando questi gli aveva domandato qualcosa.
Faccia pure come crede, pensò. Non si disturbò neanche ad aggiungere mezza parola in più. Se Lysander ce l'aveva magari con lui e con Diego per via di ciò che quest'ultimo aveva detto mezz'ora addietro, allora il signorino avrebbe dovuto altresì ricordare che lui avesse scelto di limitare l'atteggiamento del collega e fargli capire di dover smetterla di abbaiare contro l'albero sbagliato.
Come al solito, tuttavia, Lysander aveva una sua personale narrativa da portare avanti, una visione tutta sua della realtà e rimaneva loro fedele.
Non si sognava minimamente di discutere di nuovo con un ragazzino. Aveva trentun anni suonati e ben poca voglia di sprecare fiato per una causa persa in partenza.
Lysander, dal canto proprio, appena lo aveva sentito rivolgergli la parola dopo giorni, anzi settimane intere, di laconiche repliche e gelide occhiate, entrambe le reazioni pari all'iniziale e snervante silenzio dietro al quale Blake si era barricato, per poco non era esploso.
Un mese intero passato a ignorarlo quasi sempre ed era così che quell'uomo sperava poi di cavarsela?
Cercò di contare fino a due, cinque, nove, ma non giunse mai a pronunciare nella propria mente il numero dieci.
Si allontanò dalla finestra e si diresse verso l'altro lato della stanza fino a quando non si ritrovò a un metro e mezzo di distanza dal letto. «Fino ad ora sei stato prigioniero solo e unicamente del silenzio che tu stesso hai imposto a tutti e due, ed io non ho fatto altro che rispettare la muraglia che hai deciso di innalzare contro di me» disse poi, scegliendo una buona volta di affrontare la faccenda in modo diretto. «A volte sembri non tollerare neppure la mia presenza e credimi, Blake, questo l'ho notato eccome. Non sono stupido come tu e Diego pensate. Se taccio e incasso, lo faccio perché discutere non mi porterebbe beneficio alcuno.»
Lo snervava che Syders continuasse a tacere e a lasciarlo parlare a ruota libera, quasi come lo stesse mettendo alla prova per chissà quale ragione. Era così, poi, o era solo lui a esser diventato paranoico?
«Stai facendo di tutto e di più per farmela pagare. Lo stai facendo e solo perché, per una volta, sono stato sincero fino in fondo e mi sono aperto con te su un argomento che mi stava a cuore. Credevo avresti capito il mio punto di vista!»
Non che avesse preteso poi di venire addirittura spalleggiato, ma neppure guardato come se avesse pronunciato le peggiori bestemmie contro l'umanità o dichiarato di voler indulgere in una terribile nefandezza. Aveva unicamente espresso la volontà di riportare indietro dalla morte la persona che amava, ma in fin dei conti neppure era sicuro che Tobias fosse realmente morto. Non sapeva ancora niente e ovviamente preferiva pensare che il peggio non si fosse verificato.
Gli dispiaceva che Blake avesse preso per il verso sbagliato quanto detto sul conto di Diego, ma Lysander, neppure per un secondo, aveva parlato al solo scopo di offendere Rivagni, anche se col senno di poi, dopo ciò che era stato costretto a sentire proprio una mezz'ora addietro, volentieri ne avrebbe dette di cose riguardo a quell'uomo. Cose tutto tranne che gentili.
«Sei davvero un uomo strano, Blake, lo sai? Ti inalberi se capti anche solo vagamente il sentore di omissioni o bugie, e poi ecco che ti arrabbi quando ottieni la verità che tanto sembra starti a cuore.»
In tutta franchezza avrebbe voluto chiedergli se a essere il vero problema fosse lui in sé per sé e non ciò che diceva o non diceva.
Blake, appena aveva udito il ragazzo iniziare a parlare, aveva avuto il buonsenso di lasciar da parte il libro. Subito aveva capito che il momento dell'esplosione finalmente fosse giunto e così era successo. Ad ogni buon conto, non lo sorprendeva che fosse di colpo diventato lui il cattivo, quello impegnato a demolire crudelmente l'autostima del povero e innocente Lysander.
Proprio non capisce, vero?
«Io sarei quello strano?» fece ironico, arcuando le sopracciglia scure. «Tu vieni qui a sparare fesserie sul conto di un uomo che a malapena conosci e con evidenza disprezzi, fesserie per colpa delle quali persino Diego rischierebbe il collo se solo qualche idiota spargesse in giro la voce, anzi il vago e remoto sospetto, che lui sia uno stregone dedito alla magia nera, e il sottoscritto, ora, dovrebbe persino tollerare la tua semplice vista?» Se solo non lo avesse sfiancato fare qualche metro di prova con la protesi, volentieri sarebbe scattato su per prendere a sberle quello sciocco.
«E per tirare acqua al tuo dannato mulino basato sì e no su una congettura, sull'incerto destino toccato al tuo Tobias, ti sei permesso di chiedermi se non mi sia mai passato per la mente di voler riavere con me la donna che amavo. Quella stessa donna che una sera trovai morta nel mio appartamento. Era stata selvaggiamente picchiata e abusata, le avevano inchiodato le mani al pavimento ed era chiaro che avesse sofferto fino all'ultimo istante di vita. Quella donna portava in grembo il figlio che mai sono riuscito a veder nascere né a conoscere. Era l'amore della mia vita e non ho goduto neppure del lusso di poter ripensare a lei con un sorriso. Ogni volta che la sento nominare, ogni volta che io stesso torno a ricordarla, tutto ciò che riesco a vedere e a rimembrare è il suo cadavere martoriato. È sempre ciò che ho visto mentre tu te ne stavi lì, proprio vicino a quella finestra, a chiedere a me se non avrei desiderato anche solo di rivedere un'ultima volta la mia compagna, la madre di mio figlio.»
Talmente era in preda alla collera da non avvertire neanche il bisogno di piangere, di esternare il dolore che ancora provava a distanza di anni. Era furioso, sdegnato, e neppure si disturbava a celarlo.
«Quasi due mesi fa mi chiedesti cos'era successo a Lorayne e adesso che lo sai, saresti cortesemente pregato di non tirare mai più in ballo la mia defunta compagna pur di avere ragione nel bel mezzo di una discussione.»
Lysander fece un passo indietro come se quanto udito fino ad allora lo avesse investito anche sul piano fisico, non solo psicologico. Per quanto addolorato, Blake gli aveva offerto un'autentica finestra nel passato attraverso cui osservare e quasi vedere coi propri occhi un momento terribile, un evento del quale chiunque fosse incappato nell'amore mai sarebbe voluto divenire il protagonista e impotente spettatore. Tanto era stato crudo e diretto il breve racconto da lasciarlo di stucco e spiazzato. «I-Io non... non credevo che... non volevo...»
«Già» gli fece eco Syders, tagliente e sardonico. «Tu non credevi, tu non volevi...! È facile parlare a posteriori e ancor di più fare la figura dei mentecatti quando si capisce che magari, là fuori, c'è di peggio del vivere con nell'animo la flebile speranza di poter rivedere chi si ama.»
Cercò di raffreddarsi, metaforicamente parlando, e di ricordare che aprire il cuore alla rabbia non avrebbe giovato alla situazione e neppure al suo stato d'animo.
Quel che davvero lo indispettiva era che Lysander, tra una chiacchiera e l'altra, neppure per un secondo avesse messo in conto di dover prima adoperarsi, magari, per rintracciare qualcuno che non sapeva nemmeno se fosse deceduto oppure no. Quel Tobias poteva appartenere ancora al mondo dei viventi e quell'idiota di un Berrywhite se ne stava lì a progettare sin da subito il modo e il momento opportuno per farlo tornare dalla morte. Magari, si disse l'Assassino, era lui lo stupido, ma fino a prova contraria si era soliti concedere il beneficio del dubbio a una questione come quella del giovane schiavo andato disperso. Non si poteva subito partire dal presupposto che avesse tirato le cuoia e bisognasse agire di conseguenza!
«Il punto non è che tu sia stato sincero o meno. Proprio non vuoi capire il nocciolo, vero? I tuoi erano ragionamenti che non stavano né in cielo né in terra, Lysander, e io ho soltanto provato a riportarti alla realtà. Ammesso e non concesso che Tobias sia morto, e nessuno ha mai detto che lo sia, il tuo desiderio di riportarlo indietro risulterebbe nient'altro che egoista, insensato e pericoloso.»
Lysander, dall'essere scosso, dispiaciuto e angosciato, passò alla difensiva e al voler battersi pur di difendere la propria causa: «Cosa ci sarebbe di così egoista nel volere che la persona che amo torni in vita o comunque riavere con me Tobias, nel caso non fosse morto?»
«Nessuno qui ha detto che ci sia qualcosa di sbagliato nel rivolere con te Tobias, dannazione!» sbottò Blake, esasperato. «È ciò che saresti disposto a fare nel caso non fosse più in vita a essere aberrante, Lysander! Non è una scelta che spetta a noi fare, lo capisci? Voler controllare la morte e la vita è da egoisti e da sciocchi! Nessuno può riuscirci fino in fondo, men che meno tu!»
Iniziava sul serio a chiedersi se magari non parlasse una lingua stramba che il marmocchio, per ovvie ragioni, non riusciva a comprendere. Non era possibile che lui continuasse ad affermare un determinato concetto e Berrywhite, invece, a replicare come se neppure lo avesse udito.
«Non è questo ciò che fanno gli Assassini ogni giorno? Non rubano il lavoro alla morte?»
L'Assassino fu a tanto così dall'alzarsi e farlo al solo scopo di afferrare per i vestiti il ragazzo e sbatterlo al muro. Consapevole di non esser ancora in grado di arrivare a compiere una simile prodezza, si limitò a trapassarlo con un'occhiata che forse era assai peggiore di uno spintone o di un pugno dritto sul naso. «Sai cosa intendo. Non fare il furbetto proprio con me, Lysander Berrywhite. Non ci provare, mi senti?»
Il Mezzelfo incrociò le braccia e roteò gli occhi. Sotto la guida di Diego pareva esser diventato più sfrontato e deciso, meno timoroso di dire la propria e di mostrarsi insofferente, se contraddetto o infastidito. «Stai cercando di dirmi che da qualche parte era... non saprei, scritto che Tobias dovesse morire e che dovrei accettare la cosa senza fare niente?»
Blake lo fissò e si chiese come mai Lysander dovesse travisare sempre le sue parole. «Spero davvero che tu lo stia facendo apposta di non afferrare il punto.» Un lungo e profondo respiro. «Hai ragione solo su una cosa: devi accettare che le cose siano andate così. Quel che è fatto è fatto e non si possono cambiare gli eventi per un semplice capriccio, senza nemmeno sapere quale potrebbe essere il prezzo di questa scelta, specialmente perché non hai la certezza di quale sia stata la vera sorte di Tobias! Prima tenta di rintracciarlo, se non altro. È questo che sto provando in ogni maniera a dirti, proprio come feci un mese fa!»
Quella storia, si disse, prima o poi lo avrebbe fatto diventare matto.
Sbuffò tra sé come una locomotiva e abbandonò la schiena contro il cuscino, passandosi due dita sugli occhi. Aveva detto ciò che doveva e non intendeva aggiungere altro. Era Lysander a dover recepire una buona volta il messaggio.
In effetti Lysander aveva finalmente compreso il punto di vista dell'Assassino, eppure qualcosa continuava a sfuggirgli e a stonare. «Va bene, poniamo che Tobias non fosse più fra di noi e io volessi riportarlo qui, fra le mie braccia, pur sapendo di dover pagare un prezzo alto, a te cosa te ne importerebbe? Siamo onesti, Blake: sembra quasi che da quando tu abbassasti quel coltello risparmiandomi, tu e le persone a te vicine siate incorsi in una disgrazia dopo l'altra, nemmeno aveste offeso gravemente in qualche modo gli dèi. Sono una spina nel fianco per tutti voi sin da quando è iniziato tutto e sarebbe solo un bene se io trovassi la mia strada, specie se lontano da Versya.» Sospirò, allargò le braccia e le fece ricadere lungo i fianchi, perplesso e sfiancato. «Diego mi odia, lo ha fatto capire in ogni modo possibile e immaginabile, e tu... anche se all'inizio sembravi voler aiutarmi, essere dalla mia parte... è palese che la pensi come lui. Non mi vuoi qui né tantomeno nella tua vita. Cosa cambierebbe, per te, se io un domani finissi per mettermi nei pasticci con un Negromante o meno? Te lo dico io, Blake: assolutamente niente.»
Quella domanda agli occhi di Blake parve insidiosa proprio come quella posta da Diego e tanti altri all'inizio, ovvero perché avesse salvato Lysander.
Non c'era una vera risposta e non aveva neppure voglia di trovarla. Troppi giri mentali, troppo tempo sprecato e poca sostanza.
Forse... forse di nuovo aveva reagito in maniera esagerata quando aveva punito col silenzio Lysander per aver osato chiamare in causa Lorayne. No, in realtà non aveva usato il silenzio solo e soltanto a mo' di arma e scudo, ma anche al fine di evitare di discutere di nuovo con il ragazzo, eppure era servito a poco o a niente.
Qualcosa in Berrywhite era in ogni caso cambiato. Aveva intravisto tale cambiamento un po' alla volta, un giorno dopo l'altro, e quella era una nuova sfaccettatura di Lysander. Forse, anzi, sempre era stato a quel modo. In fin dei conti lui non si era mai preso sul serio il disturbo di conoscere a fondo il Mezzelfo.
Aveva mantenuto le distanze per proteggere Morgan e Rowan dal rimanere infine scottati non appena quel ragazzino se ne fosse andato per la propria strada, ma non era servito a granché; pensava di aver fatto ammansire un minimo Diego spergiurandogli che non appena Lysander avesse appreso l'arte degli Assassini, non avrebbero più sentito parlare di lui, ma di nuovo nulla era mutato. Diego odiava più che mai quel ragazzo, glielo si leggeva negli occhi.
Pensava che la scelta di addestrare Berrywhite lo avrebbe salvato da eventuali sensi di colpa e rimorsi, e poi ecco che una sera quest'ultimi lo avevano soverchiato e infine condotto nella stanza di un Sanatorio.
Se solo fosse stato un credente, avrebbe sul serio iniziato a pensare che gli dèi appositamente scegliessero di ritorcergli contro ogni scelta compiuta, ogni pensiero formulato, al fine ultimo di divertirsi mentre lo osservavano dibattersi nell'intricata ragnatela di eventi che, senza saperlo, lui stesso aveva contribuito a tessere.
Quel che al momento non gli era in ogni caso chiaro, era se Lysander stesse solamente fingendo di essere distaccato e freddo o se stesse soltanto seguendo le orme del suo improvvisato mentore. Stava lì a guardarlo, in attesa di una risposta. Magari sapeva di averlo messo in difficoltà oppure, invece, non se ne era reso conto o se ne infischiava.
«Cosa vuoi che faccia, esattamente? Cosa vuoi che dica?» Anziché rispondere, pose a propria volta al ragazzo una domanda che sapeva di stanchezza e confusione. Non sapeva più per quale verso prendere Lysander e spesso aveva provato la sensazione di dire o fare sempre la cosa sbagliata. Andava avanti a quella maniera sin dalla notte in cui Berthan era stato assassinato. Sin da allora erano andati avanti a suon di fraintendimenti, perciò sì, voleva che fosse Berrywhite a dirgli come comportarsi, dato che credeva di aver sul serio esaurito ogni risorsa.
Era soprattutto consapevole di non essere un uomo col quale a volte fosse facile aver a che fare e di risultare talvolta un rompicapo e Lysander, in fondo, già aveva avuto abbastanza di che rompersi il capo. Era meglio, dunque, trovare un punto d'incontro prima che la faccenda finisse davvero per prendere una piega peggiore di quella attuale. Blake conosceva bene se stesso, la propria indole, e basandosi su quanto aveva visto fino ad allora poteva dire ormai con certezza che sarebbe stato un male permettere ad essa di scontrarsi con quella di Lysander.
La domanda del Mezzelfo, oltretutto, era lungi dall'esser ingiustificata o priva di senso. Cosa gliene sarebbe importato, in effetti, se quel giovane apprendista Assassino avesse finito per mettersi nei pasticci?
Cosa gliene importava di Lysander Berrywhite in primo luogo, anzi?
A lungo andare, con quelle tiritere, gli sarebbe venuto un gran mal di testa, parola sua.
«Ascolta... non parliamone più, va bene? Basta. Se è questo quello che intendi fare, allora... quali che siano le tue intenzioni, io non sono nessuno per fermarti. Hai ragione tu: scelte del genere spettano a te e a nessun altro. Che le cose vadano come devono andare» decretò. Non intendeva rispondere alla domanda di Lysander perché in fin dei conti non aveva una vera risposta da propinargli e preferiva sorvolare la faccenda.
Non voleva arrivare a inimicarselo e rimanere in tensione con quel ragazzo non avrebbe giovato a nessuna delle parti. Si odiava già da solo e in ogni caso era inutile pensare al futuro quando quest'ultimo era incerto e nebuloso. Magari Berrywhite avrebbe pensato meglio al da farsi e si sarebbe deciso, piuttosto, a rintracciare con metodi ortodossi Tobias senza ricorrere a loschi espedienti. Magari, se anche fosse saltato fuori che lo schiavo fosse davvero venuto a mancare, Lysander si sarebbe rassegnato e, come tutte le persone normali, avrebbe affidato il proprio cuore spezzato al medico più sapiente e antico che mai fosse esistito: il tempo.
Lo svantaggio, la vera e propria sfortuna di Lysander, erano la giovane età e l'ingenuità. Poteva mascherare ogni cosa dietro a un'apparente aria da sbruffone quanto lo desiderava, se lo faceva sentire più al sicuro da minacce esterne, ma non si smetteva mai di essere innocenti di punto in bianco e quel ragazzo aveva ancora tanto da imparare. Non erano sufficienti un paio di mesi per trarre determinate lezioni dalla vita e ci sarebbero voluti anni prima che egli avrebbe finalmente cominciato a capire che non fosse possibile piegare la realtà alla propria volontà né aspettarsi che tutto andasse sempre secondo i piani. A volte non si poteva far altro che gettare le armi, chinare la testa e proseguire il cammino, per quanto male potesse fare e avrebbe fatto.
Poteva esser cambiato quanto lo desiderava, ma nei suoi occhi Blake riusciva ancora a veder far capolino lo spaurito diciannovenne che aveva conosciuto un paio di mesi addietro; quella persona fragile e spezzata fra il vivere e il lasciarsi andare, la stessa che con lo sguardo chiedeva tanto al prossimo, persino troppo. Quella sì che sarebbe stata, spesso e volentieri, la più grande fragilità di Lysander. Lo sarebbe stata fino a quando il Mezzelfo non avesse deciso di lasciarsela alle spalle e fortificarsi sul serio.
Per il momento, con evidenza aveva ancora il brutto vizio, la pessima abitudine, di fare affidamento sul prossimo e sotto sotto era come un agnellino: bastava mostrargli qualche filo d'erba o fiore commestibile, parlargli in maniera sommessa, ed ecco che subito trotterellava in avanti, ingenuo come pochi e vulnerabile fino a tramutarsi un pericolo per se stesso e per gli altri senza rendersene conto. Riponeva fiducia in un mondo che da poco aveva iniziato a conoscere sul serio. La vita fuori dalla gabbia era ben diversa e Lysander stava facendo i conti con tale verità un giorno alla volta.
Tutto ciò Blake lo pensò soltanto, ma non osò dirlo ad alta voce perché temeva di venire di nuovo frainteso da Lysander. Lysander che, come tutti quelli che erano appena usciti dal tortuoso tunnel dell'adolescenza e si trovavano sospesi fra il mondo dei fanciulli e quello degli adulti, agiva guidato dalle emozioni e dagli stati d'animo, anziché fidarsi della logica e del raziocinio. Era impulsivo ed emotivo e questo, rifletté Blake, sia lui che Diego non lo avevano preso in considerazione. Loro che non avevano mai potuto permettersi di indugiare nell'infanzia e si erano visti costretti a crescere anzitempo avevano finito per travisare quel ragazzo e il suo modo di vedere la realtà.
Un tipico errore da Assassini, era proprio il caso di dirlo.
«Sì, chiudiamola qui» fece allora Berrywhite, a sua volta sfiancato. Era chiaro che quella turbolenta situazione avesse logorato anche lui.
Proprio come accadeva dopo che un violento temporale aveva cessato di scagliare la propria collera sul mondo, giunse di nuovo il silenzio e, ancora una volta, fu Syders a infrangerlo: «Io... penso di aver esagerato ed essermi comportato peggio di quanto avrei voluto o dovuto. Ultimamente ho badato solo alla mia rabbia, a ciò che ho passato nelle carceri e, in generale, a me stesso. Ho fatto tutto questo dimenticando quanto difficile da accettare possa essere ancora tutto ciò che si è verificato nell'arco di appena un paio di mesi. All'inizio mi era ben chiaro, ma poi... poi, scioccamente, ho scordato un'altra cosa: neppure in cinque lunghi anni trascorsi nella Scuola, da ragazzo, riuscii ad accettare la mia sorte. Mai l'ho fatto e, nel profondo, mai lo farò».
Adesso era lui a girare attorno a un concetto a suon di parole e solo perché era sempre stato poco bravo a metterle assieme. Spesso era incapace di spiegare ciò che sentiva dentro, ciò che pensava, e lo frustrava profondamente.
«L'unico momento in cui ho ricordato tante, troppe cose che mi hanno trasformato nell'uomo che oggi sono? La sera stessa nella quale ti dissi di scappare. La verità è che non volevo che tu facessi la mia stessa fine e quando... quando ti udii parlare della speranza, di come non ne vedessi alcuna, per quanto la cercassi in giro, mi sono reso conto di aver pensato spesso, negli ultimi tempi, una cosa molto simile. Non volevo che una persona già abbastanza provata dalle cattiverie altrui, da un padre crudele e un uomo come Berthan, affrontasse quel che a me era toccato di affrontare in passato. Temevo che entrare nel mio mondo sarebbe stato per te il colpo di grazia e non volevo il tuo sangue sulle mie mani.»
Era lui, ora, a non voler guardare neppure per sbaglio Berrywhite.
«In pochissimo tempo la tua esistenza si è ribaltata in ogni modo possibile e immaginabile. Sei stato allontanato dalla casa in cui eri nato e cresciuto, separato da una persona che ti era molto cara e gettato ai piedi di Berthan come un pezzo di carne viene consegnato a una belva da sfamare. Tuo padre ha avuto più a cuore l'oro e le gemme preziose del tuo benessere, proprio come i miei genitori tenevano di più al far quadrare i conti che a un figlio che non si sono fatti problemi, poi, a rimpiazzare. Il tuo piccolo mondo è andato in pezzi in pochi istanti, Lysander, e infine, una notte come tante altre, mentre presenziavi a uno di quei tediosi e sordidi festini dell'uomo che ti teneva prigioniero come un animale, ecco che vedi comparire uno spiraglio nel quale intrufolarti per fuggire e avere una vita migliore, ma... come ho detto e ridetto, le cose mai vanno come vorremmo che andassero. A me importava di eseguire il mio lavoro alla lettera, a te di assicurarti che Berthan non avesse più mezza occasione per metterti le mani addosso. I nostri interessi si sono scontrati e purtroppo l'esplosione è avvenuta, puntuale come un dannato orologio.» Blake fece un'altra pausa. «Ero talmente ansioso di non combinare altri casini da aver dimenticato che, al contrario mio, tu non avresti potuto beneficiare di anni di tempo per abituarti al mondo degli Assassini. Io e Diego abbiamo preteso troppo, specialmente il sottoscritto, e ci siamo curati troppo poco di come te la stessi passando davvero tu.»
Era lui l'uomo fatto e finito e a lui spettava di comportarsi come un adulto e di ammettere apertamente i propri errori.
Finalmente trovò il fegato di sollevare gli occhi su Lysander e non fu una gran cosa scorgere nelle iridi dorate del ragazzo lo stupore. Non si era aspettato un simile passo da parte sua e questo sì che era un bel pugno nello stomaco. A furia di voler mostrarsi umano a tutti i costi, per semplice paradosso aveva finito invece per comportarsi in modo disumano. Che ironia.
«Scusa per prima e... in generale per tutto quanto. Sono stato un egoista, ingiusto e troppo severo, e mi rendo conto che non te lo meritassi affatto.» Ecco. Finalmente lo aveva detto. «Grazie per quello che stai facendo per Rowan e per mio figlio. Non ne avevi il dovere né la responsabilità, ma lo stesso hai scelto di prenderti cura di entrambi e questo non lo dimenticherò, credimi. » All'ultima frase scelse di accostare un debole sorriso.
Sapeva bene perché odiasse se stesso. Si detestava per aver sigillato il destino di Lysander, anziché dissuaderlo dall'avverarsi, e tra qualche anno a venire, inevitabilmente, del bravo ragazzo che Berrywhite era al momento sarebbe rimasto ben poco oppure, peggio ancora, un uomo afflitto e amareggiato verso la vita e la propria persona avrebbe preso il suo posto.
Sarebbe diventato come tutti loro: spezzato, corrotto, incattivito dai sensi di colpa che, come Blake aveva predetto al ragazzo la sera in cui aveva tentato di farlo fuggire da Versya, per uno come Lysander sarebbero stati atroci, un immenso peso da portarsi appresso.
Che cosa gli assicurava che così sarebbe stato? Aver appena visto il Mezzelfo, proprio in quel preciso momento, ammorbidire lo sguardo e tornare a essere il solito. Era ancora là dentro, celato da quegli abiti neri da Assassino e da un atteggiamento in apparenza deciso e sfrontato.
Era lì, ma per quanto ancora?
Syders si umettò le labbra. Esitò prima di tendere al ragazzo una mano come sempre si faceva per ristabilire la pace o, almeno, una tregua. Berrywhite, a sua volta dando prova di un po' di buona volontà, gliela strinse. «Devi promettermi una cosa, però. Io e Diego continueremo a insegnarti tutto ciò che occorre sapere sul far parte della Confraternita, ma in cambio ti chiedo di mantenere la promessa in questione. Dimmi che lo farai o che almeno ci proverai.»
Lysander corrugò la fronte. «Sarebbe?»
Senza interrompere la simbolica stretta di mano per far sì che potesse suggellare anche l'imminente promessa, l'uomo continuò: «Non permettere a niente e a nessuno di cambiare ciò che sei. Non dare modo né al Direttore né a nessun altro, neppure a me o a Diego, di uccidere chi sei realmente. L'Organizzazione e questo schifo di mondo faranno sempre di tutto per rendere anche te un reietto, ma tu dovrai lottare e reagire. Chiaro, ragazzo? Lotta e fallo con il cervello, scegliendoti le battaglie con attenzione. O così o il coraggio che hai mostrato riconsegnandoti a Perisyan diventerà avventata stupidità. Hai un buon cervello, Lysander, quindi usalo con criterio e sfruttalo.»
Gli premeva che il ragazzo comprendesse alla perfezione le sue parole e non indugiasse in eventuali dubbi.
«Io so bene di che parlo, credimi. La Scuola degli Assassini manomette il tuo modo di pensare, di agire, di guardare il mondo che hai di fronte. Ti insegna in un battito di ciglia a odiare e a portare rancore verso tutto e tutti, e io non voglio che tu impari questa lezione. Faranno di tutto per inculcartela, ma tu respingila e continua a dar ascolto alla tua di testa.»
In fin dei conti il concetto era semplice: fare di tutto per non esser domato fino in fondo oppure imboccare la strada che lo stesso Blake aveva intrapreso anni prima per convenienza, per paura e sì, anche per riassaporare la libertà, benché fittizia.
Lysander deglutì a fatica.
Non solo era una promessa tanto grande quanto gravosa, quella, e difficile da mantenere, ma sentiva di averla in minima parte già infranta da ben due mesi, prima ancora di averla fatta. In cuor proprio sapeva di non essere lo stesso di prima. V'erano momenti nei quali stentava a riconoscersi, lui che fino a tempo addietro aveva in teoria ripudiato la violenza e poi, in un attimo di follia o di disperazione, aveva ucciso un uomo con un semplice coltello da portata.
Aveva temuto gli Assassini come il resto della popolazione, e ora eccolo lì, passato dalla parte di coloro che terrorizzavano il prossimo e ne divenivano spesso i boia.
Due mesi addietro, pensò amareggiato e in colpa, furente con se stesso, il suo mondo era ruotato attorno a Tobias, al suo dolce Tobias che avrebbe ritrovato ad ogni costo, ma questo non gli aveva impedito di scrutare con un po' troppo interesse, con marcata avidità di particolari, la persona che adesso si trovava a pochi centimetri da lui. Un uomo che era l'esatto opposto di Tobias da ogni punto di vista, a parte, forse, per quanto concerneva l'indole che, in ambo i casi, era benigna e più incentrata spesso sul benessere altrui.
Blake era oggettivamente un bell'uomo e professare il contrario sarebbe stato da ipocriti, ma dopo aver visto l'occhiata che gli aveva scoccato quello stesso giorno e per giunta spronato dalle velenose osservazioni di Diego, aveva messo bene in chiaro tante cose. Lysander, benché indispettito e oltraggiato dalle insinuazioni di Rivagni che gli avevano mancato di rispetto, allo stesso tempo aveva incassato l'occhiata disinteressata e neutrale di Syders come si era soliti accusare un colpo sotto la cintura. Non aveva senso e lo sapeva bene, ma era avvilente sapere per certo che lui guardasse Blake in maniera ben differente da quella in cui Syders guardava lui.
Molte cose le aveva capite su se stesso dopo aver avvertito un fastidio pressoché ingiustificato quando, una mattina, lui e Diego erano andati a far visita al collega di Rivagni e avevano visto Syders in compagnia di Nym, l'amica di Fiammetta a propria volta votata per professione al prendersi cura del prossimo. Per un secondo gli era sembrato che fra quei due vi fosse fin troppa intesa per trattarsi di una nascente e semplice amicizia e tale pensiero gli aveva causato in bocca un retrogusto amaro.
Nym, secondo quanto affermato da Fiammetta una sera, parlava spesso di Blake e sempre in termini molto, molto benevoli; parlava bene di lui e appariva alquanto interessata alla sua persona e ad eventuali aneddoti sul suo conto.
Benché a Lysander importasse ancora di Tobias e di ritrovare quest'ultimo, non riusciva comunque a rimanere indifferente a quell'Assassino che, con evidente mancanza di consapevolezza, sapeva attirare l'attenzione e mantenerla su di sé con snervante spontaneità. Era il colmo. Era sfibrante.
Tentò di mantenere con lui il contatto visivo, ma fallì. «Io... cercherò di fare del mio meglio e di mantenere la promessa» replicò alla fine. Per miracolo riuscì a frenarsi dal trattenere con le dita la mano di Blake appena scivolata via dalla sua presa.
«Per ora mi farò bastare questo» sentenziò l'Assassino prima di squadrare con aria vagamente perplessa il ragazzo. «Ho detto qualcosa di strano? Sei... uhm...», gesticolò. Aveva l'impressione di aver messo a disagio Berrywhite e non riusciva a capire cosa avesse potuto dire o fare per ottenere tale risultato.
Il Mezzelfo trasecolò con evidenza, ma lo stesso si sforzò di apparire il più normale possibile. «Oh, no, no! Stavo... stavo solo...»
Mai fu più sollevato e felice di rivedere Diego che, non appena si fu chiuso la porta alle spalle, camminò fino al capezzale dell'amico e posò sul comò una piccola scodella bianca dotata di un coperchio fatto del medesimo materiale. «Scusa se ci ho messo un po', comunque... vedi di mangiare o farò la stessa cosa che mi tocca fare a volte con Aurora, ovvero imboccarti, e tu non vuoi che lo faccia, giusto?»
Blake sbatté le palpebre e fissò con aria un po' istupidita l'amico. «Uhm... ripetimi di nuovo dove sei stato nell'ultima ora e mezzo?»
Diego roteò gli occhi. «Ad assicurarmi di tornare con qualcosa che avrebbe tentato il tuo stomaco, scemo.»
«In che senso, scusa? Voglio dire...»
I due lanciarono una breve occhiata a Lysander che se ne andò dicendo che sarebbe andato a parlare un secondo con Fiammetta.
Rivagni inarcò un sopracciglio. «Sembra scombussolato. Che hai combinato, stavolta?»
«Proprio niente. Ho solo chiarito con lui la situazione e abbiamo siglato, per così dire, una tregua.» Syders mosse una mano per scacciare la questione. «Sul serio, dove sei stato?»
Diego, dunque, scoperchiò la ciotola e rivelò il contenuto di essa: pareva semi-liquido e corposo, ornato qui e là di pezzi di carne fumante e dall'aria, in effetti, squisita. L'odore era invitante e così pure l'aspetto in sé per sé. Familiare, pensò Blake. «Spezzatino di lepre» spiegò l'Arciere. «Una volta mi dicesti che una delle poche cose che rimembri di tua madre è che fosse solita cucinarlo per invogliarti a mangiare quando non stavi bene o eri giù di corda, se non erro, e date le circostanze...!» Fra l'indice e il medio che aveva sollevato poco prima fece la propria comparsa un cucchiaio. «Adesso, per piacere, mangia e non fare storie. Non sono tua madre e non mi faccio problemi a fustigarti, sia ben inteso.»
Blake sogghignò sardonico. «Credimi, quel vecchio demonio di mio padre rimediava a meraviglia alle cosiddette mancanze di sua moglie.» Decise di prendere il cucchiaio e la ciotola in mano. «Comunque... non mi risulta che nelle cucine del Sanatorio siano soliti servire ai pazienti della selvaggina. Sei forse andato a caccia, di' un po'?» Malgrado avesse solo voluto scherzare capì di aver colto nel segno. L'espressione scocciata del collega, ben mirata a celare l'imbarazzo, non lasciava spazio a dubbio alcuno. «Zitto e mangia, Syders. Se non lo fai, riporto indietro tutto e ti becchi l'avena. A te la scelta, compare.»
«D'accordo, d'accordo. Non posso di certo dire di no, visto che hai scelto di corrompermi con la nostalgia.»
Diego, mentre con enorme sollievo osservava l'amico iniziare a mangiare, pian piano, lo spezzatino, non poté far a meno di dire una certa cosa: «Non farti troppe illusioni. Non riuscirà a mantenere quella promessa. È impossibile rimanere gli stessi, una volta che l'Organizzazione ha affondato gli artigli, e lo sappiamo entrambi.»
Blake si bloccò e fissò attonito il confratello. «Aspetta, ma... stavi forse origliando?»
«Certo che no! Sono tornato, vi ho sentiti parlare e ho voluto aspettare! Non farti strane idee!» replicò di getto Rivagni, infastidito e più scontroso del consueto. «Tsè! Origliando! Per chi diamine mi hai preso, di' un po'?»
Consapevole che avrebbe avuto poco senso insistere, l'altro Assassino posò sul mobile accanto al letto la ciotola e ignorò l'occhiata penetrante di Diego. «So che non ha senso il disturbo che continuo a prendermi per lui. So che non ti va a genio che io abbia la tendenza a difenderlo, ma in fin dei conti è ciò che ho giurato e spergiurato di fare a Perisyan, no? In quanto mio apprendista, Diego, ho delle responsabilità verso di lui e non posso permettermi altri strafalcioni» disse subito dopo. «Lys non è come noi, lo sai. Non è stato strappato dalle braccia dei suoi genitori quand'era solo un bambino né ha sopportato per anni l'addestramento da bestie che è stato riservato a me e a te. Molte tappe ha dovuto bruciarle per forza ed è un aspetto che prima o poi ricadrà sul suo futuro come Assassino. È fragile, continua a esserlo pur dopo tutto quel che è successo, e questo mi preoccupa.»
«Se è fragile, allora imparerà a non esserlo» decretò Diego, intransigente come al solito. «Abbiamo fatto quello che potevamo per dargli una mano. Tu ci hai quasi rimesso le penne, accidenti! Più di così non possiamo fare. Ormai le cose stanno così, inutile guardarsi indietro o sperare che il ragazzino resti com'è. È inevitabile che un giorno sarà tale e quale a me e a te!» Sbuffò tra sé stizzoso. «Certe volte sembri nato ieri, parola mia!»
«Avevi ragione tu, Diego. Non tollero la sola idea di esser stato io a condannarlo alla vita da Assassino. Dicevi che non lo avrei sopportato e così è stato, così sarà per sempre. Se solo... se solo fossi stato magari più crudele e convincente, quella sera, a quest'ora si troverebbe altrove, di nuovo libero e lontano da qui. È chiaro che io abbia detto o fatto qualcosa per spingerlo a tornare sui suoi passi e a rinunciare alla libertà, e incolpo me stesso e nessun altro per questo. Vorrei... che mi avessero ucciso sin da subito. Se solo lo avessero fatto, lui sarebbe andato per la sua strada e niente mi convincerà mai del contrario. In un modo o nell'altro la colpa è stata di nuovo mia.»
Ora che la rabbia si era dissipata, ecco che la marea, ritirandosi, aveva lasciato dietro di sé le spoglie di un rimorso che mai sarebbe scomparso.
Blake tenne gli occhi bassi. Non voleva mostrare all'amico le lacrime che campeggiavano in essi.
«Non ne faccio mai una giusta. Non importa quanto ci provi, finirò sempre per fare casino e basta. È come se tutto remasse sempre contro di me, che le mie intenzioni siano buone o meno.»
Diego sospirò. Magari non poteva vedere il viso del collega recare i tipici segni del pianto, ma aveva le orecchie fin troppo buone per non cogliere certe sfumature nella sua voce.
«Non sempre si può essere perfetti o fare quello che gli altri si aspettano che facciamo, e comunque lo hai aiutato lo stesso. Hai fatto ciò che potevi pur trovandoti in una posizione che avrebbe scoraggiato chiunque altro dall'osare di nuovo con l'Organizzazione. Agire per il bene altrui è nella tua natura e in tutta sincerità... posso arrabbiarmi e urlarti contro, posso scagliarti addosso accuse insensate, ma darei non so cosa pur di avere un briciolo del tuo fegato, Blake. Porca puttana, non hai ceduto neppure un secondo mentre quelli ti strapazzavano. Ti hanno spezzato una gamba e neanche dopo un dolore del genere hai detto a Perisyan ciò che sapevi sulla fuga del ragazzo. Ti rendi conto di quanto coraggio ci voglia per una cosa del genere? Non posso dire se avrei cantato o meno come un usignolo, ma a un certo punto me ne sarei sbattuto di tutto e avrei dato loro quel che volevano. Fidati quando ti dico che non avrei resistito come hai fatto tu.»
Blake fu costretto a tergersi il volto dalle lacrime, visto che iniziava a sembrargli fin troppo affollato. «Coraggio? No. La mia è stata stupidità, anzi testardaggine. Coraggio un cazzo, Diego. Ho quasi rischiato di rendere Morgan davvero un orfano e di lasciare Rowan alla mercé di una città che l'avrebbe divorata viva. Non si può essere coraggiosi quando si ha da perdere ciò che io ho quasi perduto. Devo imparare a tenere la testa bassa, una buona volta, e arrendermi. Capire che non posso comportarmi da bravo essere umano, essere un Assassino e intanto anche un padre e un fratello che ha l'obbligo morale di pensare a due vite innocenti. Qualcosa devo lasciarlo andare per forza, la verità è questa.»
«Dimentichi che ci sono io a guardarti le spalle. Non devi rinunciare a un bel niente!» gli ricordò Diego.
«Una volta o l'altra andrà male e neppure tu potrai fare qualcosa per scongiurare il peggio. Le cose non possono continuare così.»
«E allora che vorresti fare? Diventare un Assassino anche dentro e dire addio per sempre a quel briciolo di umanità e di luce che ti resta nel cuore? Tanto varrebbe morire, per uno come te, scusa se te lo dico!»
«Beh, ci sono andato vicino lo stesso.»
«Allora fa' in modo che non accada di nuovo e resta chi sei davvero. Ma non capisci, Blake? È la tua umanità a tenere al sicuro Morgan e Rowan, a renderti la persona cui vogliono bene! Pensi sul serio che tua sorella si sarebbe affezionata a te se fossi stato un emerito bastardo insensibile come il sottoscritto? Pensi che sarei stato in grado di essere un padre decente e un compagno degno di tale nome se prima non avessi visto te alle prese con Rowan e poi con Lorayne?
Come a voler fuggire dalla discussione, Blake riprese in mano la scodella e tornò a mangiare. Aveva lo stomaco chiuso a tripla mandata, ma sempre meglio sforzarsi di ingollare del cibo, seppur controvoglia, del continuare una conversazione da cui era certo sarebbe uscito ancora una volta sconfitto. Per quanto lo riguardava, avrebbe lasciato il proprio futuro alla sorte e alle sue molteplici vie da percorrere. Avrebbe semplicemente scelto una di esse e al resto ci avrebbe pensato il tempo.
Diego non capiva. Nessuno capiva e lui era stanco di spiegare sempre il proprio punto di vista. Era stufo di parlare e di non venire mai ascoltato sul serio.
Malgrado l'opinione non del tutto concorde di Fiammetta e persino del dottore che aveva sin da prima dell'intervento al Sanatorio preso in cura Blake, quest'ultimo aveva scelto di far finalmente ritorno fra le mura domestiche non solo per riabbracciare il figlioletto e tornare a dare una mano alla sorella, nonché a vegliare su ambo i ragazzini, ma anche perché, se non altro, si sarebbe annoiato di meno a casa propria.
La compagna di Diego, nel tentare di convincerlo ad aspettare almeno un'altra settimana prima di congedarsi dal Sanatorio, gli aveva parlato con franchezza e detto di temere che lui avrebbe preso alla leggera la propria salute e sarebbe subito tornato a compiere sforzi tutt'altro che ammissibili. Blake, nel profondo, non se l'era sentita di reputare le sue preoccupazioni infondate visto che a Perisyan sarebbe importato ben poco del fatto che, malgrado i miglioramenti, la strada da percorrere fosse ancora piuttosto lunga e difficoltosa.
Diego aveva dunque deciso di saggiare il terreno con il Direttore stesso e aveva fatto ritorno riferendo che Perisyan avesse concesso a Syders un altro po' di tempo per stabilizzarsi. Naturalmente, aveva specificato Rivagni con malcelato disgusto nei confronti del loro superiore, quella decisione era stata presa unicamente per tutelare la reputazione della Confraternita e del suo prestigio sul campo, entrambi già messi a dura prova dai recenti avvenimenti. Consentire a Blake di tornare al lavoro anzitempo avrebbe incluso l'alto rischio di ottenere risultati scarsi o mal eseguiti per fin troppi motivi.
Per una volta la grettezza di Perisyan era tornata utile a qualcuno all'infuori dello stesso individuo in questione, evento pressoché miracoloso e degno di nota.
Malgrado ciò, da un lato Blake invece avrebbe tanto voluto udire parole ben differenti uscire dalle labbra di Diego. Dopo un'altra settimana di permanenza al Sanatorio era tornato a casa e ora eccolo là, alle prese con il terzo giorno trascorso fra le mura domestiche e con quella voglia malsana di occupare la mente e il proprio tempo in un modo qualsiasi, tutto pur di non esser costretto a starsene fermo e a riposo.
Neppure gli era stato dato il tempo di riabbracciare Rowan e il piccolo Morgan, il quale era migliorato tanto da poter stare fuori dal letto per un po' di tempo, che la ragazzina aveva lasciato di sasso il fratello non appena gli aveva categoricamente proibito di compiere qualsivoglia sforzo. Non c'era stato verso di farle cambiare idea e, peggio ancora, aveva trovato degli alleati convinti nella signora Fresyan e in Lysander. Lysander che, non appena faceva ritorno dall'addestramento con Diego, per quanto stanco trovava sempre e comunque la forza necessaria a far venire i nervi a fior di pelle a Blake.
L'Assassino sospirò pesantemente fra sé e rinunciò a cercare di rimettersi a dormire. Si era di nuovo svegliato di soprassalto dopo l'ennesimo incubo e da allora aveva passato inutilmente tre lunghe ore a cercare di riaddormentarsi e di calmarsi, senza ovviamente riuscirci.
L'alba, però, era giunta e come al solito scelse di alzarsi e di farsi un bagno veloce sia per calmarsi sia perché era di nuovo sudato come se avesse trascorso tutta la notte a sfebbrare come un dannato.
Alla malora gli incubi. Gli Assassini non potevano sognare, certo, ma si parlava di sogni, non degli incubi che invece erano comuni fra le loro fila. La solita fregatura nello stile dell'Organizzazione, peste a tutti quanti loro.
Mezz'ora più tardi fu per l'uomo un po' complicato, uscire dalla vasca e, nel farlo, evitare di scivolare per via della gamba artificiale che di tanto in tanto dava segno di non essersi del tutto stabilizzata. Secondo Diego ci sarebbe voluto un po' alla protesi per conoscere, in un certo senso, il proprio possessore e viceversa, ma in tutta franchezza Blake iniziava ad averne abbastanza e a credere che persino in quel frangente gli fosse toccato un destino beffardo.
Tirò un sospiro di sollievo solo quando poté finalmente tornare a sedersi sul proprio letto e iniziare a vestirsi dopo aver preparato, la sera prima, gli abiti. Inutile dire che non fossero quelli da Assassino.
Stando ben attento a non compiere movimenti troppo audaci, Blake indossò i pantaloni ai quali seguì la camicia che venne infilata dentro di essi. Non appena ebbe allacciato gli ultimi bottoni si concentrò sugli stivali e sulla consueta giacca lunga fino al ginocchio. Definita per l'esattezza "prefettizia" e scura come il resto degli abiti, esclusa la camicia, la buona creanza avrebbe imposto a qualsiasi uomo di frapporre fra di essa e quel che vi si trovava sotto un bolero, per non parlare poi del fazzoletto da infilare con cura nel colletto. Blake, tuttavia, non era di alta levatura sociale e in ogni caso mai aveva badato molto alle consuetudini della moda. Più era pratico e meglio era, sempre era stato questo il suo detto personale.
Era già tanto, in fin dei conti, che avesse a lungo andare assimilato e abbracciato lo stile versariano nel vestire che differiva non poco da quello di Alysteria. Laggiù, per quel che poteva rimembrare, vigevano consuetudini che definire meno complesse sarebbe stato ingiusto, certo, ma decisamente più rustiche e cupe, tanto che lì a Versya certe lingue velenose le avrebbero definite selvatiche o rozze.
L'unico retaggio che recava ancora addosso di Alysteria era la tendenza a legarsi i lunghi capelli intrecciandoli e abbellendoli, a volte, con dei fermagli, tanto per fare un esempio. Benché meno accurato rispetto a Rowan che invece era un'esperta, non era del tutto ignorante circa quella pratica e se aveva chiesto a Fiammetta di dare una mano a sua sorella era solo perché lì a Versya le acconciature fossero molto diverse da quelle alysteriane.
A voler essere del tutto onesti, aveva continuato a prendersi cura sul serio del proprio aspetto, con reale volontà di apparire ben più che semplicemente dignitoso, solo fino a quando non si era ritrovato, una mattina, a dover ripulire dal pavimento il sangue di Lorayne e fare i conti con il lutto e con l'umiliazione dell'indossare vesti rosse a mo' di scherno e castigo. Da allora in avanti... beh, aveva badato alla propria esteriorità il minimo sindacale.
Scoccò un'occhiata un po' scontenta al bastone adagiato contro il bordo del letto. Lo stesso letto che le circostanze lo avevano costretto a tornare a occupare e a usare visto che altrimenti Lysander avrebbe trascorso l'eternità intera a tediarlo, a ripetergli che nelle sue attuali condizioni dormire scomodamente avrebbe potuto influire sulla sua ripresa e altre balordaggini che solo da parte di Fiammetta o Nym Syders era disposto a tollerare.
In quanto all'uso del bastone, ammetteva che senza di esso la sua vita sarebbe stata di gran lunga più complicata, ma lo aveva messo in crisi tornare a casa e rivedere la signora Fresyan in compagnia del suo, di bastone. Usarlo lo faceva sentire vecchio, poco importava che non fosse affatto la verità, e v'erano momenti come quello in cui non ce la faceva a ignorare pensieri di tale tenore.
Alla malora Diego e le sue chiacchiere da vecchia chioccia, si disse, imponendo a se stesso di trovare piuttosto supporto nelle mani che fecero leva sul materasso e gli diedero la spinta per alzarsi e mettersi in piedi. Sorrise di sbieco tra sé e sé rendendosi conto di essere più stabile rispetto ai giorni precedenti. In barba a Rivagni e alle sue esagerazioni, così come a Lysander e a Rowan che a volte gli scoccavano occhiate bieche non appena lo beccavano a cercare di deambulare senza appoggiarsi ad alcunché. Camminava benissimo, altro che storie!
Pensò questo appena un paio di secondi prima di allontanarsi di neppure pochi centimetri dal letto e divenire vittima di un malaugurato caso che, quasi a mo' di beffa, rese di nuovo incerta la sua stabilità e lo fece capitombolare a terra come un cervo appena nato.
«Ah, vaffanculo» si lamentò mentre invano provava ad allontanarsi dall'assito. Talmente era frustrato che si ritrovò a battere un pugno sul pavimento prima di maledirsi a mente. Di quel passo avrebbe svegliato gli altri e...
«Ma che... Blake, cosa stai combinando lì a terra? E a quest'ora, poi!»
Il suo umore peggiorò in maniera considerevole come ebbe modo di udire tali parole venire esclamate da un Lysander appena sopraggiunto e subito accorso.
Aveva dimenticato che Berrywhite fosse solito svegliarsi più o meno a quell'ora per poter poi recarsi alla Scuola per l'addestramento.
L'Assassino contò fino a cinque, ma al tre: «Sai com'è, ormai io e il pavimento condividiamo un rapporto speciale e proprio non riusciamo a stare l'uno senza l'altro!»
Mosse una mano per mandare in silenzio a quel paese il ragazzo. Odiava a morte quando le persone ponevano domande del genere in situazioni tutto fuorché confuse. Come se vi fosse il bisogno impellente di chiedere a un uomo il motivo per cui si trovasse a terra, anziché in piedi!
Per pura e buon vecchia testardaggine volle fare da sé per tornare su, ma ottenne scarsi risultati. Col cavolo, però, che a trentun anni avrebbe permesso a chicchessia di manovrarlo come un infante o un vecchio decrepito. Ne aveva abbastanza!
Il giovane Mezzelfo sospirò. Gli si era accovacciato accanto per accertarsi che non si fosse fatto male. «So che odi fartelo ripetere, ma... devi portare un po' di pazienza, Blake. Te lo hanno detto tutti e...»
Syders gli rifilò un'occhiata delle proprie in tralice, riducendolo in un secondo al totale mutismo. «Devi portare un po' di pazienza, Blake» lo imitò con la voce appositamente falsata fino a risultare ridicola e squillante. «Ma sta' un po' zitto! Il pulcino che dà lezioni di vita al gallo, è il colmo!»
Lysander si impose di celare al meglio il sorriso divertito che minacciava di spingergli verso l'alto gli angoli della bocca. Non poteva far a meno, di tanto in tanto, di trovare quell'uomo buffo quando si inalberava così. «Non ti sto dando lezioni di alcun tipo. Il mio è un consiglio e, come ti dicevo poco fa, non sono il primo a ripetertelo.» Alzò gli occhi al cielo. Suo malgrado, da quando aveva pressoché chiarito le cose con Blake, non poteva far a meno di mostrarsi con questi indulgente quando egli, proprio come in quel preciso istante, era tutt'altro che facile da approcciare e coi nervi a fior di pelle. «Vuoi che ti aiuti?» gli chiese con garbo e con calma.
Ancora una volta Blake diede retta all'orgoglio e alla testardaggine: senza rispondere tenne con ostinazione gli occhi puntati sul pavimento e ben lontani da quelli del Mezzelfo. Sapeva bene, dentro di sé, che tornare in piedi per conto proprio gli avrebbe richiesto uno sforzo maggiore e tutto il resto, ma farsi dare una mano da chicchessia era ancora peggio. Non che fosse umiliante, ma lo faceva sentire di nuovo alla mercé altrui, vulnerabile. Odiava quella sensazione.
Lysander fece per rimettersi su e lasciargli un po' di intimità e anche di spazio, tuttavia cambiò idea quasi all'istante. Tornò in piedi, certo, ma poi tese una mano all'uomo per offrirgli sempre un minimo di aiuto, ma senza essere troppo invasivo. Una cosa che aveva capito ormai alla perfezione di Blake era che fosse molto affezionato alla propria sfera personale che mai andava invasa. «Su, afferrala. Sempre che tu e il pavimento davvero non abbiate instaurato qualche strano legame!» Si trattenne dal ridere vedendo lo scetticismo campeggiare sul viso di Syders. «Credimi, sono più forte di quanto dia a vedere. Posso farcela.»
Blake, pur senza fidarsi un granché, scelse di farlo contento e fece come gli era stato detto. Anche se farsi aiutare lo infastidiva, sapeva di dover comunque darsi un freno e sforzarsi di credere che Lysander fosse in buona fede.
Rimase in ogni caso sbalordito nel constatare che il ragazzo non avesse affatto esagerato né sparato una scemenza. Prova ne era che si trovava di nuovo ritto sulle gambe. «D'accordo», disse lentamente, «a questo punto ho la certezza che Diego sia in realtà un'entità superiore».
Lys sbuffò e roteò gli occhi. «Mi ha semplicemente spiegato, anzi ricordato, che discendo per metà da un popolo di creature forti, resistenti e testarde. Mi pare che un giorno mi abbia detto che dovessi smettere di comportarmi come se fossi stato un umano qualsiasi e di entrare in sintonia con le mie origini elfiche o... qualcosa di simile, credo! È rimasto un pochino di sasso, proprio come me, quando ho iniziato a provare concretamente di avere dentro di me il dono della magia. Stiamo affrontando la novità proprio in questi giorni.»
L'Assassino, suo malgrado, sorrise di sbieco. «Glielo dicevo, io, che avevi dei poteri. Non voleva darmi ascolto, quel testone.»
«E come facevi a esserne così sicuro?»
«Beh, sei un Mezzelfo, no? Gli Elfi hanno sempre delle capacità innate e fuori dal comune. È pressoché la prassi.»
«Sembri molto informato su di loro» osservò poi Berrywhite. «E ricordo che non ti sei scandalizzato affatto non appena hai capito che ero un Notturno.»
Blake si strinse nelle spalle. «Beh... diciamo che mi è capitato di incrociare un paio di Elfi, da ragazzino» ribatté vago, non sentendosela affatto di dissotterrare di nuovo la storia di Sylvar. «Parlandoci ho scoperto tante cose sulla vostra specie. È per questo che sono riuscito a rifilare quella spiegazione a bruciapelo al mio collega, il primo giorno del tuo addestramento.» Capendo di aver inavvertitamente catturato l'attenzione e la curiosità del ragazzo e conscio di non aver molto altro da fare, fece un bel respiro e agitò una mano. «Forza, sotto con le domande, signore incontrastato dei quesiti.»
Lysander sbuffò una risata. «Mi chiedevo se... ti avessero detto qualcosa sul conto di quelli come me. Insomma, i Mezzelfi.»
Syders rifletté. «Beh... mi venne spiegato che gli ibridi, come venite anche definiti voi Mezzelfi, tendono a invecchiare normalmente più o meno fino ai vent'anni. Tu ne hai diciannove e dunque sei ancora un adolescente, secondo i loro canoni. Dai venti in poi, fino ai novanta, verrai ritenuto un giovane adulto, e...»
«Aspetta, cosa? Novanta?» squittì esterrefatto Berrywhite, fissandolo con gli occhi che parevano esser diventati il doppio più grandi del consueto. «Insomma, sapevo che i Mezzelfi fossero più longevi di un umano, ad esempio, ma...»
«Oh, credimi, è solo l'inizio! Dai novantuno ai trecentottanta entrerai a far parte del mondo degli adulti fatti e finiti, e poi... beh... arriverà l'anzianità, in teoria, ma sembra che siate capaci di vivere per sempre, ammesso e non concesso che non andiate a cacciarvi in qualche pasticcio e finiate per rimetterci la vita.»
Lysander sbatté le palpebre, stordito. «Oh, cielo» biascicò. «Ma, quindi... vedrò tante persone a cui tengo e terrò, in futuro, morire un po' alla volta.»
Blake si strinse nelle spalle. «Se farai amicizia con altri Elfi, questo non accadrà. Quanto agli umani o altre specie tutt'altro che immortali, si sa quale sorte comune ci attende. È la vita, Lysander, e comunque è inutile che tu stia a pensarci adesso. Potresti persino arrivare a vedere giorni migliori di questi per il mondo e non è poca cosa. Pensa a quanto ancora potrai fare, scoprire e vivere! Fossi in te ne sarei felice.»
«Oppure passeranno i secoli e sarò ancora un Assassino» mormorò il giovane Mezzelfo, decisamente amareggiato.
«Ne dubito. Una delle poche cose che so, ragazzo, è che prima o poi tutti i regni cadono e così accadrà probabilmente anche a Versya e al suo regime. Le cose non potranno andare avanti sempre a questa maniera e tu, con un po' di fortuna, sarai lì per goderti lo spettacolo.» Blake gli diede una lieve pacca sulla spalla e poi si sporse per afferrare il bastone. «E ora credo proprio tu debba iniziare a prepararti o chi lo sente, poi, il Gufo. Odia i ritardatari.» Sperava solo di non aver impressionato Lysander rivelandogli quel retroscena sul conto dei Mezzelfi, perché di sicuro non era stata quella la sua intenzione. Poteva esser difficile accettare una realtà come quella dell'immortalità o di una longevità molto superiore a quella di gran parte della gente, ma c'era ben poco da fare e ciò, proprio come ai mortali toccava di convivere con la prospettiva di dover prima o poi presentarsi al fantomatico appuntamento con la morte, andava assimilato e accettato.
Si diresse alla porta e la aprì, uscendo per primo dalla stanza. Guardò Berrywhite. «Stasera io e Diego usciremo per quella famosa serata fra amici» disse. «Se vuoi, affido a te Rowan e Morgan, ma solo se te la senti.» Per qualche ragione gli fece in parte male vedere sul viso del ragazzo comparire subito un genuino sorriso.
«Non mi pesa affatto tenerli d'occhio. Ormai... beh, per me è come se fossero dei fratelli minori acquisiti o qualcosa del genere, a esser sincero. Il punto è che...», il Mezzelfo esitò. «Una delle ragioni per cui sono tornato indietro, è che... nel bene e nel male... in un solo mese avevo trovato finalmente un posto in cui sentirmi un minimo a casa e accettato e quando invano ho cercato di trovare il coraggio di fare come mi avevi detto, ho capito che in realtà mi stavo allontanando da quel che sin dalla nascita desideravo con tutto me stesso. Ciò che sto provando a dire, Blake, è che... in un modo o nell'altro, finalmente, ho una famiglia o in ogni caso qualcosa che ci si avvicina di molto. Può suonare assurdo o infantile, ma è così, quindi... per me non è fonte di noia rimanere in compagnia di Rowan e assicurarmi che Morgan non abbia una ricaduta.»
Blake rimase pressoché di sale all'udire un discorso simile, per giunta visibilmente sincero e spontaneo. «I-Io non so cosa...»
«Non devi rispondere per forza» lo interruppe con calma Berrywhite. «Sentivo di doverlo dire e adesso l'ho fatto, e va bene così. Era solo per farti capire che non c'è bisogno di chiedere. Adoro Rowan e Morgan, per non parlare della signora Fresyan, così vispa e soprattutto leale nei confronti di tutti voi. Tu e Diego rimanete fuori quanto lo desiderate. Io sarò qui a vegliare sul resto, non temere.» Indicò il corridoio alle proprie spalle. «Adesso sarà meglio che io vada a farmi un bagno veloce e a cambiarmi. Suppongo che ci vedremo stasera!» Non aggiunse altro e si allontanò, lasciandosi dietro un Blake scosso e ridotto sì e no al silenzio per l'ennesima volta.
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