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𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐗𝐈. 𝐑𝐢𝐯𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢


https://youtu.be/9fLxilzaq9Q

Blake era davvero curioso di sapere come avesse fatto l'Organizzazione a riacciuffare il ragazzo, anche se in minima parte, purtroppo, aveva temuto un risultato del genere. Insomma, non si stava esattamente parlando di qualcuno bravo nelle fughe o nel passare inosservato.
Avrebbe dovuto fornirgli più indicazioni, magari anche del tempo per prepararsi a dovere a sparire dalla circolazione. Era stato troppo avventato e, guardando a posteriori quanto accaduto, era un miracolo che fossero entrambi ancora vivi e, più o meno, incolumi.

Ciò che sul serio lo tormentava, però, era questo: se l'Organizzazione avesse deciso di risparmiarlo e farlo tornare a lavorare sul campo, come diamine avrebbe fatto ad addestrare quel carciofo? Davvero una bella prospettiva far da balia al ragazzino quando sarebbe stato lui, in primo luogo, ad averne bisogno. Bel rompicapo, e non era mai stato uno a cui piacesse risolverne. 

I suoi occhi azzurri scrutarono le mani del ragazzo intente a torturarsi a vicenda. Gesti nervosi e ripetitivi che quasi lo ipnotizzarono, per una manciata di secondi. «Allora?» incalzò poi. «Avanti, vuota il sacco. Te l'ho detto: non sono arrabbiato con te. Colpa mia che agisco senza riflettere.»
Si trattenne al volo dallo sporgersi per afferrare le dita del Mezzelfo e indurle a smettere di muoversi a quella maniera. «Parla, forza.»

«N-Non è semplice come può sembrare» biascicò infine Lysander. Continuava a cambiare posizione sulla seggiola e per un secondo ricordò a Blake Lorayne quando aveva avuto le prime doglie: non riusciva a stare ferma. La cosa divertente era che, trattandosi del ragazzo, si parlava soltanto di semplice ansia.

«Datti una calmata. Non potrei strangolarti nemmeno se lo volessi, ora» lo apostrofò un po' innervosito. Stava facendo venire l'angoscia anche a lui, accidenti. «Chi ti hanno spedito alle calcagna? Dov'eri quando ti hanno beccato? Davvero, voglio solo capirci qualcosa.»

Lysander deglutì a vuoto e lo guardò di sottecchi. «N-Nessuno mi ha beccato. I-In realtà... sono rimasto in città e... non lo so, ho semplicemente vagato come un animale senza dimora. Un giorno ero lì, l'altro altrove. Non volevo andarmene e avevo al tempo stesso paura di tornare indietro, ma poi... poi ho deciso che era ora che la smettessi di mettere nei guai gli altri e di dover agire con coraggio e maturità, quindi... sono tornato alla Scuola, il quinto giorno, e mi sono inginocchiato di fronte al Direttore pregandolo di risparmiarti la vita e di liberarti. Gli ho ripetuto che era stata colpa mia, che in qualche maniera ti avevo indotto a cambiare idea e a farmi fuggire. Mi sono preso la colpa di ogni cosa perché... in fin dei conti è ciò che è accaduto. Se solo fossi rimasto zitto tu mai avresti agito come hai fatto. Non hai potuto ignorare il mio stato d'animo e da bravo essere umano con una coscienza hai fatto ciò che pensavi fosse giusto fare. Io, però, avrei dovuto fare una scelta e avere il fegato di rimanere.»
Sospirò. 
«Avevo un debito con te e l'ho ripagato nell'unico modo a me possibile. E ora... ti prego, Blake, non odiarmi e non ti arrabbiare. Vorrei solo che non ti avessero fatto del male e per giunta invano. Io ero lì, per cinque giorni quasi non mi sono mosso da dove ci eravamo lasciati. Se solo fossero stati più accorti nel pattugliare le vie di Versya, mi avrebbero ritrovato subito e tu, magari, adesso non ti troveresti qui.»

Beh – si disse l'Assassino, interdetto – non mi aspettavo di certo una cosa come questa.

Non sapeva esattamente come sentirsi dopo aver scoperto che Lysander avesse pressoché fatto tutto quanto per conto proprio e di sua spontanea volontà. Un uomo più malpensante e cinico avrebbe forse ritenuto il ragazzo un semplice imbecille o un tizio non del tutto a posto col cervello, ma in fede propria non riteneva fosse quello il caso. No, la scelta di Berrywhite era stata consapevole e ponderata, una presa di posizione. Era tornato non solo perché convinto fosse la cosa più giusta da fare, ma anche perché aveva voluto farlo. Era proprio tale dettaglio a lasciarlo di stucco. 

Aveva seriamente temuto che Perisyan avesse deciso di spedire alle calcagna del ragazzino un altro dei suoi personali mastini, uno di gran lunga differente e più crudele di Diego, ovvero Bruno. Un bastardo guastafeste coi controfiocchi che faceva sempre quel che gli diceva di fare il Direttore, neanche fosse stato il suo cagnolino.
Lui e quel Bruno, purtroppo, si conoscevano da un bel po' di tempo e mai quell'individuo spregevole era andato a genio a Blake. Il motivo per cui lo aveva assalito la paura che il soggetto in questione fosse stato incaricato da Perisyan di rintracciare Lysander era semplice: sapeva perfettamente di cosa fosse capace quell'uomo, anche se forse avrebbe fatto molto meglio  a definirlo un mostro. Aveva conosciuto, ahilui, il suo lato più bestiale a soli quindici anni e da allora aveva sempre fatto di tutto pur di restare a debita distanza da lui.
E comunque, pessima fama o no, si parlava di un tizio nerboruto, grosso come un armadio e capace di fare la festa anche a uomini come lui e si poteva dire tutto di Blake, tranne che fosse esile e non godesse di una forma fisica in grado di sopraffare eventuali aggressioni. Bruno, semplicemente, era un fuoriclasse, proprio come lo era Diego, ma a differenza di quest'ultimo non aveva saputo cosa farsene dell'umanità e di eventuali paletti morali. Aveva preferito andare a nozze col proprio lato oscuro e se ne vantava. 

Quindi, da quel punto di vista, Blake era sollevato nel sapere che Lysander non avesse avuto a che fare con Bruno o gente parimenti disumana. Mai avrebbe augurato a qualcuno, neppure al proprio peggior nemico, di incrociare quell'Assassino in particolare. Tanto sarebbe valso gettare il poveretto di turno in una fossa piena di bestie feroci e incattivite dalla fame. Il risultato sarebbe stato il medesimo.

«Non so cosa dire, francamente» commentò infine. «Non lo nascondo, però: avrei preferito che fossi andato fino in fondo.»

«Ma...»

«Non eri responsabile delle mie decisioni e delle loro eventuali conseguenze. E meno male che ti avevo suggerito di essere spietato e di pensare a te stesso.»

Lysander incrociò le braccia sull'esile torace e sollevò il mento in una posa vagamente testarda e fiera. Eccola lì la sua parziale natura di Notturno. Lì da vedere sotto la superficie. «Così come tu non sei capace di esser tale, lo stesso vale per il sottoscritto» replicò il ragazzo senza troppi fronzoli. «E comunque essere spietato con la persona che solo un mese fa mi ha risparmiato la vita sarebbe stata una pessima maniera di ricambiare un gesto del genere.» Si strinse nelle spalle. «Come vedi, neppure tu sei responsabile delle mie personali decisioni, Blake.»

Blake avrebbe avuto molto da ridire sulla questione delle responsabilità, ma dubitava che palesare apertamente il suo personale senso di colpa fosse una mossa intelligente. Sarebbe stato stupido persino per lui e per quanto detestasse ammetterlo, Lys aveva ragione e forse era questo a indisporlo sul serio.
Vide la caparbia sicurezza palesatasi nel Mezzelfo affievolirsi non appena questi, con evidenza, tornò a pensare alle conseguenze di quel gran guazzabuglio. Dal canto proprio era già rattristato a sufficienza e non aveva bisogno che ci si mettesse pure quel ragazzino a deprimersi. «Avrei dovuto pensare meglio a tutto quanto e ho agito troppo sul momento, fine della storia. Piangere sul latte versato servirebbe a poco. Chi rompe paga e miei sono stati i cocci, com'era giusto che fosse.»

Neanche sapeva come facesse a minimizzare tutto e a ridurre ogni cosa avvenuta a un semplice errore di calcolo, un piede messo male sullo scalino successivo che aveva portato, purtroppo, a un bel ruzzolone.
Il punto, però, era questo: ora che aveva superato in minima parte lo stato di crisi iniziale ed era tornato ad avere un po' di controllo su se stesso, doveva ammettere di aver subito, sopportato e affrontato cose peggiori nel corso della vita. Era successo eccome ed era ancora lì a guastare la festa al prossimo e a comportarsi da emerito scemo qual era.
Doveva ammettere, poi, che Lysander gli facesse in parte pena per via di quell'espressione colpevole e affranta che gli si leggeva negli occhi.
Sarà stato magari un idiota, uno stupido, un pupazzo a cui si poteva fare di tutto e tanto sarebbe sempre tornato in piedi, ma al momento gli premeva di più sapere che il ragazzo non ritenesse se stesso la principale causa di quella spiacevole situazione. Per il resto c'era ben poco da fare o da rimediare.

Quel che era fatto non si poteva disfare, come aveva già detto giorni prima a Diego, e si poteva solo andare avanti.

«Fattene una ragione, Lysander. Sul serio, basta coi sensi di colpa e...»

«Qualunque cosa faccia, riesco sempre a mettere nei guai gli altri e a fare loro del male. Forse essere un Assassino è davvero il mio destino, dopotutto» lo interruppe con voce tremante Berrywhite.

Syders rizzò le antenne come un grillo, messo in allarme da quel tono che precedeva una sequela di lacrimoni a non finire e, parola sua, non voleva che il marmocchio si rimettesse a piangere. Tutto tranne quello, specie in un momento del genere in cui era lui stesso al centro di un uragano emozionale e si era allontanato dal pericoloso baratro per puro miracolo o forse, invece, per la solita e buon vecchia testardaggine che sempre l'aveva caratterizzato.

No, ti prego, non piangere. Tutto tranne piangere!

Gli rifilò un'occhiata severa. «Non dire certe fesserie, e comunque quella storia del destino è una stronzata. Le cose accadono e basta, chiaro? Non c'è alcuna predestinazione. Esistono le persone, Lysander, e i casini che prontamente riescono a combinare. Vedi il sottoscritto. Io sono un esempio lampante di quel che succede a ficcarsi in situazioni dalle quali poi non si riesce a riemergere.»

«S-Se fossimo arrivati più tardi... se non fossero riusciti a salvarti... saresti stato la seconda persona a morire per colpa mia!»

«Invece non sono morto. Sono vivo e ora sto sprecando quel po' di aria che mi resta per ripeterti che non è colpa tua. Fammi un favore: smettila di colpevolizzarti. Il passato è passato e non cambierà solo perché rimarrai su quella seggiola a ripercorrerlo. E comunque ti ho detto che non puoi sapere con certezza cosa ne sia stato di Tobias.»

Aveva appena trovato un altro motivo valido per esser grato di non aver tirato le cuoia: se fosse successo, chissà cosa avrebbe fatto il marmocchio per qualche strambo motivo dei suoi soliti! Non era un discorso legato tanto a Lysander in sé per sé, ma non gli era mai garbato pensare che gli altri, in qualche modo, potessero sentirsi responsabili per lui e quanto gli era successo o ancora gli sarebbe accaduto.
E poi, se anche fosse stato vero quanto affermato da Berrywhite, se anche fosse stata davvero colpa sua, a quel punto dei fatti avrebbe avuto ben poco senso urlargli contro e maledirlo. Non avrebbe riavuto indietro la propria gamba né la fiducia dell'Organizzazione solo grazie all'aver preso a sberle un ragazzino.

Gli batté una mano sulla spalla e lo scosse piano. «Piantala di pensarci. Ormai è andata e da quel che so, presto tornerò nuovo di zecca, quindi basta lacrime.»

Lys, tuttavia, piangeva apertamente, pur senza fare il minimo rumore, e lui non sapeva bene come comportarsi o cos'altro dire. Se solo non si fossero trovati in quella situazione, già avrebbe iniziato da tempo a pensare che lo facesse apposta di piangere sempre in sua presenza. Insomma, a lungo andare qualche dubbio era naturale che affiorasse.

«A proposito, da quanto sono qua dentro?» domandò, cambiando discorso. Meglio parlare d'altro e distogliere l'attenzione di tutti e due da altri spiacevoli argomenti. Lui per primo aveva un gran bisogno di distrarsi e, soprattutto, di fare il punto della situazione.

Lysander esitò mentre si asciugava più volte le guance in seguito all'occhiata dell'uomo che, in silenzio, lo aveva sì e no supplicato di darci un taglio con la tristezza e, soprattutto, con i piagnistei. Tra un po' avrebbero finito per piangere entrambi e non sarebbe stato di certo un bene. Che lasciasse piangere lui, pensò Blake. Lui che proprio non sapeva più dove sbattere la testa.

«Q-Quattro giorni. Ti sei risvegliato oggi, ma... fino a ieri pensavamo che non ce l'avresti fatta. Eri messo malissimo e solo ieri notte hai iniziato a migliorare, poi stasera hai ripreso finalmente conoscenza. Non so se Diego te lo abbia detto o no, ma all'arrivo al Sanatorio il tuo organismo è praticamente collassato o quasi. Credo che anche per questo non fossero sicuri di voler operarti: le tue erano condizioni critiche e pensavano che un intervento avrebbe peggiorato le cose, che non saresti riuscito a uscirne vivo, ma per fortuna Fiammetta ci ha messo il suo zampino e hanno fatto tutto quel che potevano per salvarti. Sono... sono felice che tu non sia morto, fra parentesi, e non solo per una questione di coscienza. »

Blake fischiò tra sé. «Quattro giorni? Alla faccia!»

«Beh, all'inizio dicevano che non avresti superato neppure la prima notte, e ora eccoti qui.»

L'uomo sospirò. «Che tu sappia... Rowan e Morgan stanno bene?» chiese allora, senza celare l'apprensione nella voce. Fra un trauma post-amputazione e il riprendersi in seguito a quasi una settimana di torture non era riuscito a chiedere a Diego notizie in merito alla sorella e al figlioletto.

«Certo. Sto con loro per tutto il tempo che riesco. Fiammetta mi ha suggerito di dare un altro po' di quella medicina a Morgan e lui sta migliorando. Rowan continua a chiedere di te e in questi giorni non ho saputo cosa dirle. Domani penso che l'accompagnerò qui, così potrà vedere coi suoi occhi che sei vivo e vegeto. Magari potresti dirle che si è trattato di un incidente o qualcosa di simile. Penso sarebbe l'opzione migliore.»

Syders sgranò gli occhi. «Un attimo, ragazzo! Sei... sei rimasto con loro?»

Lysander lo fissò tra l'interdetto e l'imbarazzato. «Beh, certo che sì. Non potevo lasciarli da soli, no? E Diego era impegnato fra i suoi soliti compiti per conto dell'Organizzazione e il vegliare su di te per tutti e quattro i giorni in cui sei stato incosciente. Ho cercato di dare una mano come potevo, tutto qui. Non ti arrabbiare.» Le ultime parole suonarono tanto come una flebile supplica.

«Perché mai lo avresti fatto?» incalzò l'Assassino, perplesso. Ovviamente ricordava il mese di permanenza in casa sua di Lysander e il rapporto che quest'ultimo, nonostante tutto, aveva intessuto con Rowan e Morgan, ma da quel che aveva capito il ragazzo aveva praticamente imbracciato le redini e si era assunto la responsabilità di badare ai ragazzini, di sicuro aiutato anche dalla Fresyan.

«In un modo o nell'altro mi ritrovo sempre in debito con te e pensavo fosse l'occasione giusta per sdebitarmi e poi... un po' mi sono affezionato a loro, come avrai di certo notato, e non me la sentivo di lasciarli da soli, così ho fatto ritorno a casa tua e ho detto alla signora Fresyan che sarei rimasto con Rowan e con tuo figlio finché tu non fossi tornato. Sono eccezionali, volevo che lo sapessi. Sei un bravo fratello e un buon padre, e questo l'ho pensato sin da subito.»

Che ci si credesse o meno, aveva di nuovo trovato il modo per zittire Syders. 

«Fino a quando non ti sarai rimesso in sesto, Diego ha deciso di prendere in mano la mia situazione e mi sta allenando lui. È un po' severo...», il Mezzelfo fece una smorfia con la bocca. «Molto severo, ma è un bravo maestro. Si arrabbia quasi di continuo e mi urla addosso, ma è solo il suo modo di fare, giusto? E comunque, proprio dopo averti consegnato alle cure dei medici, ho pensato bene di fare quattro chiacchiere con lui e di chiarire alcune questioni, solo per evitare future incomprensioni. L'ho rimesso al suo posto, proprio come tu avevi detto che avrei dovuto fare nel caso lo avessi ritenuto opportuno. Non nego di essermi sentito meglio dopo avergli detto chiaro e tondo che comportarsi a quel modo con me non lo avrebbe portato a nulla, se non a farsi il sangue amaro senza motivo. È rimasto in silenzio, ma penso abbia recepito il messaggio visto che ha smesso di vessarmi e definirmi un piccolo viziato egoista.»

Rendendosi conto di sembrare quasi scemo, Blake si apprestò a fare un cenno col capo, pur sentendosi sottosopra per una miriade di ragioni, tra le quali sapere che Lysander stesse attualmente facendo le sue veci e avesse addirittura trovato il coraggio di fronteggiare Diego, uscendone, a quanto pareva, vittorioso. «N-Non ci badare. È fatto così, come hai detto tu, e comunque... se vi siete davvero chiariti, meglio così. Un pensiero in meno a cui pensare.»

«Prima che cominciassimo, cioè tre giorni fa, ha... ha preso un po' male la notizia che... insomma, che il cancelliere Rymas sia mio zio. Quel famoso zio che alla morte di mia madre si presentò alle sue esequie funebri. V-Voglio dire...»

Blake scattò in avanti e lo prese per le spalle, scuotendolo. «Cosa sei tu? Chi hai detto che è tuo zio?» esclamò. Ci stava provando davvero a non agitarsi troppo, ma porca di quella puttana! Lysander pareva fatto apposta per farlo uscire di continuo dai gangheri. Quando pensava di dirgli una cosa del genere? 

Lysander divenne più scuro sulle gote, più o meno della medesima tonalità delle more mature. «R-Rymas è il mio zio materno, m-ma non lo vedo da quando ero molto piccolo, come ho detto tempo fa. Lui e mio padre da allora non si sono più rivolti la parola né visti, perciò è come uno sconosciuto per me, te lo giuro! A malapena ricordo i miei cugini, credimi!» replicò, sbrigandosi a spiegare come stavano le cose. Blake gli sembrava davvero troppo agitato e non era un bene che nelle sue condizioni perdesse la calma a quella maniera. «Davvero, non è importante!»

Questo è veramente il colmo. Ne ho abbastanza, pensò Syders alterato. «Ora basta. Basta sul serio!» Scostò in parte le coperte. «Va' subito a prendermi quella dannata gruccia o in ogni caso qualcosa per reggermi in piedi! Io e Diego dobbiamo fare un discorsetto e no, non intendo aspettare un secondo di più!»

«Aspetta! Non puoi ancora alzarti! Blake, per favore, non...»

«Me ne frego meno di un cazzo! Obbedisci o saranno dolori!»

Il ragazzo sussultò, si alzò e si diresse esitante verso la porta, poi, però, si volse e lì rimase. In volto, ora, presentava un'espressione sì timida, ma testarda e risoluta. «I-Invece no. Non vai proprio da nessuna parte.»

Un lampo di pura irritazione attraversò le iridi cerulee dell'Assassino. «Non farmi incazzare, Berrywhite. Ti avverto, non sono dell'umore per tollerare certe bizze!»

«Non riusciresti a farmi niente in ogni caso, adesso.»

L'uomo lo squadrò stizzito. Come si permetteva quel marmocchio di trattarlo come se fosse stato lui il ragazzino bisbetico in preda a un capriccio? Era il colmo.
Accidenti a Fiammetta! Se solo non avesse portato via quella benedetta gruccia!
Provò a contare fino a dieci per calmarsi, ma al cinque esplose: «Non potete costringermi a stare qui! Credete forse che la gamba ricrescerà? Non sono un fottuto rettile e ho bisogno di un diversivo! A meno che tu non voglia diventare un bersaglio improvvisato, ti consiglio di fare come ti dico! Porca puttana!»
Aveva il respiro corto e... maledizione! Gli stava di nuovo venendo da piangere!
Così non andava bene. Proprio no.
Si rimise giù, sconfitto, e si passò una mano fra i capelli mentre provava a darsi una sana calmata. «Voglio solo andare a parlare con Diego, va bene? Solo questo! È troppo da chiedere?»

Lo sforzo che stava impiegando per non esplodere del tutto era a dir poco titanico.
Cosa aveva detto? In quello stato, impossibilitato a muoversi senza dover per forza raccomandarsi a qualcuno, era inutile, in primo luogo, a se stesso.

Lysander, dal canto proprio, aveva il cuore spezzato nel vedere Blake in quello stato di pura prostrazione. Non doveva essere affatto semplice fare i conti con tutto quel che era accaduto né, in particolar modo, con quella nuova condizione che purtroppo sarebbe stata perenne. Tornò indietro e si armò di pazienza. Sapeva di dover averne e in fin dei conti Fiammetta si era raccomandata con lui di darle una mano a tenere sotto controllo non solo il temperamento di quell'uomo che, a volte, sapeva essere fiammeggiante, ma anche il decorso del periodo seguente all'intervento. «Diego tornerà tra un po'. È andato a casa a controllare i suoi figli. Appena sarà di nuovo qui potrete parlare quanto vorrete. Fino ad allora, Blake, cerca di stare calmo e di riposare, soprattutto. Parla quanto vuoi, ma sei scampato alla morte per miracolo e dovresti sul serio provare ad affrontare questa situazione a piccoli passi.»

Blake, dal canto proprio, incrociò le braccia e non replicò. Ammetteva che Lysander stesse facendo del proprio meglio per vedersela col suo caratteraccio portato sì e no agli estremi, specialmente dopo che gli aveva sbattuto in faccia tutta la frustrazione accumulata, ma si faceva presto a dirgli che dovesse stare calmo e riposare. Quel ragazzo non immaginava lontanamente come si sentisse al momento.
Si trattenne dallo sbottare di nuovo per ricordare a Berrywhite che avesse trentun anni suonati quando il Mezzelfo si premurò di risistemargli le lenzuola. Il punto, però, era che lo avesse fatto sentire sempre un po' a disagio venire accudito. Lo stavano facendo tutti quanti, quel giorno, e iniziava sul serio a non tollerarlo più, ma di nuovo... non poteva farci granché. Era impotente di fronte a tutto quanto e a tutti quanti. In balia di ogni cosa. In trappola.
Si asciugò il viso, pur senza abbandonare l'espressione caparbia e incupita dalla sfuriata di pochi minuti addietro. «Hai altre sorprese per me oppure, almeno per oggi, è terminata l'ora delle grandi rivelazioni?» Vide che Berrywhite aveva tutta l'aria di star prendendo tempo. «D'accordo, fuori il rospo e basta. Tanto peggio di così...!»

Iniziava a credere di essere uno di quelli che sarebbero rimasti quieti e tranquilli solo da morti. Fintanto che vi fosse stata vita nelle sue membra, mai avrebbe conosciuto un po' di sana pace e forse sarebbe stato meglio per tutti quanti se si fosse sbrigato a farsene una ragione. 

«Non ti ho ancora detto perché ho fatto tutte quelle domande su Diego, i suoi poteri e quant'altro.»

Ed ecco, si disse Blake, che quel marmocchio era riuscito di nuovo ad attirare la sua attenzione. Diamine, se ci era riuscito. Rilassò il capo sul cuscino, ma non gli tolse gli occhi di dosso. «Beh, alla buonora. Meglio tardi che mai, suppongo» si limitò a commentare, un po' burbero. «Continua.»

«Non era solo curiosità la mia, avevi ragione, e non l'ho nemmeno chiesto per un tornaconto personale. Almeno... non del tutto.»

Syders restrinse di poco lo sguardo. Aveva un presentimento, ma attendeva ulteriori sviluppi per confermarlo o smentirlo.

«Era per Tobias.»

Blake inarcò un sopracciglio. «Tobias» ripeté lentamente. «Fammi indovinare: ha a che fare con quello che ti dissi il mese scorso?»

«Sì e no. Speravo che Diego fosse... insomma, un...»

«Cosa? Uno stronzo? Lo è, puoi credermi.» Si faceva per scherzare, naturalmente. Dopo quanto era successo non se la sentiva proprio di dargli del bastardo, se non per gioco. «Cosa pensavi che fosse?»

Lysander puntò gli occhi verso il pavimento e li serrò, consapevole che fosse in arrivo, forse, un'altra sfuriata da parte dell'Assassino. «Speravo fosse uno di quelli che... insomma, sono capaci di richiamare qualcuno dalla morte. Sono il primo a sospettare che mio padre abbia fatto uccidere il mio dolce Tobias e se fosse davvero così, se Diego fosse stato un Negromante, magari avrebbe potuto aiutarmi. So che quel tipo di magia è pericolosa e così pure lo sono coloro che la esercitano, ma io sarei pronto a pagare qualsiasi prezzo pur di riavere con me Tobias.»

Blake, il quale aveva commesso l'errore madornale di prendersi un sorso d'acqua, finì per farsela andare di traverso e iniziò a tossire, annaspando in cerca d'aria sotto gli occhi preoccupati e sgranati del ragazzo.
Che gli fosse venuto un colpo se il marmocchio, stavolta, non l'aveva davvero sparata grossa.
Finalmente riuscì a riprender fiato e fece dei respiri profondi, chinato in avanti. Tornò a fissare Lysander e lo fece in modo genuinamente minaccioso. «Ma dico, io, ragazzino, sei forse fuori di cervello?» chiese rauco, serio come la morte e con addosso il timore che qualcuno potesse aver udito tutto.
Nessuno, neanche per scherzo, si sarebbe mai dovuto azzardare a parlare di quella roba ad alta voce. Incantesimi come quello sottinteso da Berrywhite erano banditi dalla società, proprio come chiunque avesse a che fare con quel tipo di magia. 
Diego un praticante della negromanzia. Ora sì che le aveva sentite tutte sul conto di quel povero disgraziato.
«Come hai potuto anche solo sospettare che il mio migliore amico... diamine, non riesco neppure a ripeterlo! È una bestemmia, alle mie orecchie, sappilo!»

Proprio quando quel bamboccio aveva iniziato a garbargli un minimo, ecco che si era dovuto ricredere e si vedeva costretto ad alzare di nuovo la guardia e a centellinare con estrema parsimonia la fiducia nei suoi confronti. 

Lysander si morse il labbro inferiore, guardando di sottecchi l'uomo con aria colpevole e contrita, pur implorandolo in silenzio di provare almeno a capirlo. «Pensavo solamente che lui avrebbe potuto riportare in vita Tobias, nel caso fosse stato realmente ucciso, per questo ho fatto tutte quelle domande sui suoi poteri e circa la magia da lui esercitata. Io... ho sentito parlare dei Negromanti e ho persino trovato informazioni sul loro conto su certi libri. So bene cosa dicono su di loro, come vengono visti dalla società, ma... ti prego, cerca di capire, Blake! Rivoglio solo il ragazzo che amo, nient'altro! So bene di non poter permettermi di vivere con lui come avrei desiderato, di dover fare attenzione, ma sono disposto a correre il rischio. Farlo, però, sarebbe impossibile nel caso fosse troppo tardi per Toby!»

Non gli piaceva quel suo parlare al presente, pensò Blake, e non gli piaceva neanche quella preghiera silenziosa che leggeva negli occhi del marmocchio. Non gli garbava un cavolo di niente in quella storia che superava i limiti dell'assurdo.
Scosse il capo e gli menò un indice in faccia. «Guai a te se provi un'altra volta a dire certe stronzate, mi senti? Diego non è assolutamente un Negromante. Va bene, non sarà uno zuccherino, ma non è neppure malvagio come loro! Lui uccide perché è stato addestrato a farlo e non ha avuto voce in capitolo; quelle persone, invece, lo fanno per il potere e per altri scopi che neanche voglio nominare! Siamo ben oltre le capacità di un comune stregone come lui, Lysander! Non l'ho mai visto far riaffiorare un tizio dalla tomba come se fosse una margherita, e lo conosco da anni!»
Invano tentò di non suonare eccessivamente severo. Lys lo aveva fatto arrabbiare a regola d'arte e in un certo senso aveva preso quelle congetture sul conto di Diego come qualcosa di personale. Intenzionale o no, Diego era stato appena insultato oltre ogni umana decenza e in ogni caso a Versya bisognava stare attenti a come si parlava. Lo sapevano anche i sassi.
Che diamine, ci voleva un minimo di criterio nella vita, altro che storie.

Lysander, mortificato, decise di celare l'attuale stato d'animo alzandosi e andando alla finestra. Diede le spalle all'Assassino. «Vo-Vorrà dire che... quando avrò finito l'allenamento e sarò libero di andare dove voglio, mi impegnerò a informarmi in giro, a costo di spaccare la faccia a qualcuno, e riavrò indietro Tobias, vivo o morto che sia. Non mi importa se la legge vieta certi incantesimi. Pagherò qualunque prezzo. Mi basta solo che lui torni da me.» Sapeva di risultare agli occhi di un uomo di trentun anni magari eccessivamente testardo, deciso e addirittura spregiudicato, magari un irresponsabile, ma non intendeva mollare la presa su Tobias né sui propri personali desideri. Voleva combattere per essi, a dire la verità.

Adesso vorrei davvero avere una gruccia con me, ma solo per tirargliela o dargliela in testa, pensò Blake alterato. Gli scoccò un'occhiata furente. «Sei un idiota. Non ho parole, veramente! Ora sì che le ho sentite tutte, di cotte e di crude.»

Berrywhite si volse di nuovo per guardarlo. «Ricordo cosa dicesti un mese fa. Anche tu hai perso qualcuno, Blake! Non hai mai covato, nemmeno una volta, il desiderio di riavere in qualche modo al tuo fianco la tua compagna? Non dirmi che non faresti di tutto pur di poter riabbracciarla!»

L'Assassino serrò le dita attorno al bicchiere che reggevano con tanta di quella forza, che alla fine il vetro andò in frantumi nella sua mano mentre l'acqua restante, invece, bagnava le coperte. Perfetto, si era pure tagliato. Già che c'erano, si disse irritato, ci sarebbe giusto mancato che il suo sangue fosse tornato a comportarsi in maniera bizzarra e solo per completare il quadretto.

Alla malora!

Imprecò a denti stretti e spazzò via con la mano sana i frantumi di vetro fuori dal letto, rifilando al ragazzo un'occhiata severa e risentita. Lysander aveva percosso, non solo sfiorato, un nervo scoperto e alla prima occasione, si ripeté, l'avrebbe pagata cara. «Che domande del cazzo! Certo che vorrei avere di nuovo con me la mia donna, ma ciò che è morto è morto. Chiaro? Niente è mai come prima e questo discorso non fa l'eccezione. Quel che si è rotto nel momento in cui hai perso quella persona, rimarrà rotto per sempre e questo, ragazzino, nemmeno un fottuto Negromante potrebbe cambiarlo.» La sua risposta suonò più come un ringhio. 

La sua pazienza stava cominciando a terminare e quando accadeva, poi sì che affiorava il suo lato più nascosto e bestiale. Nessuno doveva permettersi di superare impunemente certi limiti con lui. Poteva essere alla mano e paziente quanto voleva, ma guai a prenderlo a pesci in faccia in maniera gratuita e senza riguardo alcuno. Non era il pupazzo su cui scaricare la frustrazione di chicchessia, tantomeno di un lattante come Lysander Berrywhite. 

A corto di altre cose che potessero aiutarlo a tamponare la mano ferita ed evitare che magari il suo sangue cominciasse a saltellare o solo gli dèi sapevano cos'altro, decise di avvolgervi attorno un lembo della coperta.
Si sentiva peggio che mai dopo aver parlato di Lorayne, della sua morte e tutto il resto. 
Consapevole di trovarsi a tanto così dal piangere, evitò di guardare Berrywhite. Forse Diego aveva avuto ragione sin dal principio sul conto del ragazzo; magari avevano davvero a che fare con un finto santarellino e uno stronzetto coi fiocchi. Una persona dalla natura ben diversa mai avrebbe messo in ballo la sua grave perdita pur di tirare acqua al proprio mulino.
Quell'idiota!

Vorrei solo che ora se ne andasse e mi lasciasse in pace.

«Allora puoi capire quanto me quel vuoto. Io farò esattamente quello che ho detto, costi quel che costi, ed eviterò che altri lo vengano a sapere. Non rinuncerò a Tobias. Lo hai detto tu stesso, no? Tutto questo è colpa di mio padre e forse è arrivato il momento di prendermi una rivincita come si deve.»

Syders serrò le palpebre. Inutile discutere con coloro che all'occorrenza si fingevano sordi pur di averla vinta, giusto? Sarebbe stato un inutile spreco di fiato.
Lo sguardo di Lysander gli bruciava addosso come fuoco, ma si ostinò a tenere il proprio basso e puntato sulle lenzuola. Lo udì allontanarsi e dirigersi alla porta. «Mi dispiace per la tua gamba, comunque.»

Blake piegò le labbra in un debole e tirato sorriso. Avrebbe dato qualsiasi cosa, forse venduto l'anima stessa, pur di esser stato capace di alzarsi e sbattere al muro quel piccolo ingrato e prenderlo a schiaffi finché non fosse rinsavito. Anzi, in realtà sbatterlo al muro e basta non sarebbe stato comunque un male. Solo per il gusto di farlo e spaccargli quella vuota testolina bionda contro l'intonaco. «Grazie per avermelo finalmente detto. Ti sono davvero grato» sibilò a denti stretti. Non gliene importava niente delle sue scuse o dei suoi sensi di colpa, non dopo tutte le balordaggini che era stato costretto a sentire.

«Spero che ti rimetterai presto. Verrò a trovarti quando potrò.»

«Non ti disturbare. Alla fine nemmeno siamo amici e neanche ti conosco. Non mi devi un cazzo di niente. C'è già chi si preoccupa per me e indovina un po', Lysander? Tu non fai parte della mia cerchia esclusiva!»
Già, a quanto pare non mi deve niente, se non un calcio nei denti.
Si sentiva così patetico a ribadirgli certe cose, a sottolineare quanto alla fine ogni evento si fosse rivelato esser basato su nient'altro che meri e sterili interessi secondari.

Forse, però, a esser davvero patetico era il modo lampante in cui stesse prendendo tutto quanto sul personale. Magari era lui lo stupido. Lui e nessun altro. Era uno sciocco a sperare che un ragazzino dalla testa dura decidesse di tornare in sé e di ammettere di nutrire idee fuori dal mondo, idee che esulavano da ogni logica conosciuta dal genere umano e non solo.

Perché, poi, doveva essere sempre lui a chiedere scusa e a non riceverne mai, di scuse? Non poteva sempre esser lui a sbagliare o a dire fesserie.

La porta si chiuse. A quanto pareva, pensò, invece era proprio così che stavano i fatti. Era lui a sbagliare. 

«Vaffanculo» mormorò, la voce spezzata.
Premette con forza sul taglio che si era accidentalmente procurato sulla mano; spinse fino a quando non avvertì il sordo gocciolio del sangue che atterrava sulle lenzuola e la consistenza umida, appiccicosa e tiepida che conosceva a memoria. 
Non sapeva cosa lo stesse spingendo a farlo, ma funzionò e lo distolse dai pensieri, da ogni cosa.
Magari era vero che a volte la cura al dolore fosse una diversa tipologia di tormento. Soffrire nel corpo distraeva dal malessere che ci si portava dentro.

Prima l'arresto e la prigionia, poi la gamba, Lysander che si era scoperto essere parente di Rymas e infine l'ennesima balorda trovata di quel ragazzino che sembrava proprio non averne mai abbastanza di giocare col fuoco. 

Blake non poté far a meno di domandarsi cos'altro avesse in serbo per lui la vita. Una vita, tra l'altro, che mai era stata dalla sua parte. Se lo chiedeva, certo, ma aveva paura della risposta che prima o poi avrebbe bussato alla sua porta. 
In effetti no, non voleva sapere. Non avrebbe avuto la forza fisica e mentale per tollerare altre cattive notizie.

Le ore si erano susseguite con tediosa e interminabile lentezza, troppa per i gusti di Blake che, nel bene e nel male, aveva pur sempre trentun anni e per nulla voglia di passare interi giorni a letto, costretto dalla zoppia a star fermo proprio quando invece gli sarebbe andato di far qualcosa, qualunque cosa, pur di sfuggire alla noia.

Rimpiangeva di non aver mai tenuto a mente quei rudimenti di educazione risalenti alla fanciullezza e di non ricordare più come si facesse a leggere altrimenti avrebbe chiesto a Diego di prestargli uno dei suoi adorati libri, ma il caso voleva che ad essersi ritrovato con una gamba amputata e all'interno di un Sanatorio nel quale era benvoluto quanto la peste in persona fosse stato un Assassino ignorante come un uovo.

Di tanto in tanto aveva ricevuto la visita da parte del chirurgo e del medico che lo avevano rammendato al meglio delle possibilità oppure, ancora, di qualche infermiera e tutte loro, nessuna esclusa, non avevano fatto altro che occhieggiarlo come se di lì a pochi secondi sarebbe potuto saltare alla loro gola come una bestia dissennata. Era abituato a quel tipo di trattamento, a quegli sguardi, ma vulnerabile come si sentiva attualmente si era reso conto di esser stato privato anche della corazza che sino a tempo fa lo aveva tenuto al riparo dai pregiudizi altrui. Quegli sguardi facevano male, proprio come faceva male vedere le altre persone fissarlo con uno strano connubio di pietà e terrore. Per loro era alla stregua di una belva che una volta era stata lo spauracchio di tutti quanti ma, adesso, era rimasta ferita e menomata e, per quanto avesse goduto di una pessima fama, tanto era malridotta da suscitare cauta compassione.

Non fosse stato perché Fiammetta gli avesse requisito la gruccia, volentieri avrebbe preso e se ne sarebbe andato da lì sì e no come un ladro. Lungi da lui voler seminare il terrore per i corridoi di un Sanatorio.

Diego e Fiamma, prima di tornare entrambi a casa per andare a riposare e stare un po' coi bambini, si erano raccomandati con lui di non fare storie, di prendere le dovute medicine e soprattutto di mangiare regolarmente e idratarsi, neanche fosse stato uno dei loro marmocchi. 
Beh, poteva dire di aver rispettato quasi del tutto le raccomandazioni, eccezion fatta per il cibo. Non che fosse disgustoso o altro, ma appena tentava di sbocconcellare qualche cosa subito gli si chiudeva lo stomaco e allora ecco che metteva via il piatto e si limitava a sorseggiare l'acqua, per quanto avrebbe proprio voluto bersi del vino, della birra o qualunque altra cosa capace di risollevargli l'umore.

Lysander era tornato a fargli un saluto, testuali parole, ma se c'era una cosa in cui Blake era un fuoriclasse, quella era di far sentire chiunque uno schifo tramite un imperturbabile e gelido silenzio, ed era esattamente ciò che aveva scelto di rifilare al ragazzo per tutti e trenta i minuti che questi era rimasto nella sua stanza, impegnato a cercare di fare conversazione e farsi perdonare la discussione di ore prima.
Blake neppure lo aveva guardato, neanche una volta, trovando di gran lunga più interessante guardare lontano, verso la finestra e senza mirare a nulla di preciso.

In tutta franchezza per lui era stato un sollievo vedere Berrywhite andarsene e farlo con la coda fra le gambe. Ben gli era stato, aveva pensato.

Sospirò fra sé e mentre giaceva sotto le coperte sollevò la mano che si era ferito ore prima e vide che si era già rimarginata alla perfezione. Avrebbe solo voluto che fosse accaduta la stessa cosa con la sua gamba, ma in fin dei conti non era una lucertola e sarebbe stato troppo bello poter farsi ricrescere qualsiasi arto a comando.
Eppure non riusciva a capire quella storia del sangue.

Si morse il labbro inferiore, indeciso se fare o meno quel che aveva in mente di fare. Non sarebbe stato gentile da parte sua rompere appositamente un bicchiere per aver qualcosa con cui procurarsi un taglio e osservare la presenza di ulteriori cambiamenti o sviluppi in quella stramba storia, giusto?

«Ma sì, che mi importa?» borbottò tra sé. Avrebbe giustificato la presenza di qualche frantume di vetro dicendo che fosse stato un incidente. Rizzò la schiena e dopo appena un attimo di esitazione spinse giù dal comò il calice di vetro che, ovviamente, si infranse all'impatto col suolo.
Non fu semplice per lui sporgersi per recuperare una delle grosse schegge e per poco non rischiò di cadere come un idiota, ma all'ultimo riuscì a tornare su.

Col cuore che freneticamente gli batteva nel petto fece scorrere il lato affilato del vetro sul palmo della mano sinistra e si curò di andare a fondo. Non gli importava del dolore né di sporcare di nuovo tutto di sangue. Voleva vedere e sapere. Doveva sapere.

Gettò via l'arma improvvisata e lasciò che il sangue scorresse giù, lungo la mano e sul polso, poi... finalmente qualcosa avvenne: la linfa rosso scuro si bloccò a metà e prese a tremolare prima di iniziare a levitare alla stessa maniera di un mese addietro. Stavolta, però, accadde anche dell'altro e quelle bolle di sangue si espansero in sottili filamenti che si unirono e formarono ben presto un intrico simile alle radici di un albero in quanto a spessore e forma. Quell'insolita manifestazione, infine, ruotò su se stessa a mo' di larga e sinuosa spirale, proprio come avrebbe fatto un serpente. Lo fece prima di venire risucchiata dalla ferita ancora aperta sulla mano dell'uomo e, proprio come quella notte in cui Blake si era trovato al lavello, fu come se il tempo avesse deciso di riavvolgersi a ritroso: i filamenti rossi si insinuarono nel piccolo squarcio e tutto finì a quel modo.

Nessuna cicatrice. Niente di niente. Come se mai fosse accaduto.

Tanto si era estraniato da ciò che lo circondava, l'Assassino, che sobbalzò udendo la porta aprirsi e qualcuno entrare. Si impegnò a dare la parvenza di aver appena avuto un piccolo incidente con il bicchiere mentre di sottecchi osservava una giovane infermiera avvicinarsi e notare i frantumi di vetro sparsi sul pavimento. «Oh, accidenti!» mormorò tra sé. «Ti sei fatto male?»

Blake ebbe bisogno di qualche secondo per rendersi conto che ovviamente la ragazza si stesse rivolgendo a lui, di certo non a quanto rimaneva del bicchiere. «Uhm... no» biascicò, preso alla sprovvista nel venire trattato con genuina gentilezza. «Comunque... non importa, davvero. Posso occuparmene io, non serve che...»

«Ci mancherebbe» lo rimbeccò l'infermiera, agitando una mano e abbozzando un lieve sorriso. «Può capitare, specie quando si hanno ancora i riflessi un po' lenti dopo un lungo intervento. Non preoccuparti. Appena sarò di nuovo in corridoio dirò a qualcuno di venire a pulire per bene. Non vorrei rimanesse in giro qualche scheggia!»

Syders, suo malgrado e con non pochi sensi di colpa nei riguardi della defunta compagna, proprio non riuscì a non pensare che quella donna fosse davvero bella, di una bellezza dolce e innata.
Ma che vado a pensare?
Si umettò le labbra e decise di restarsene buono e zitto, non sapendo esattamente cosa fare e preferendo quasi non infastidire l'infermiera che, intanto, prima di portare via il vassoio della cena posto accanto alla brocca d'acqua, forse per un semplice scrupolo e per deformazione professionale, sollevò il coperchio che celava la minestra e subito capì che il pasto non fosse stato affatto consumato. Il cucchiaio intonso ne era la prova regina, d'altronde.

Sollevò gli occhi color nocciola sull'uomo. Sembrava preoccupata. «Come mai non hai di nuovo mangiato niente? Se senti di non stare molto bene ce lo devi dire. Siamo qui per questo, credimi.» 

Di nuovo Blake non seppe cosa dire. «Sono abituato a mangiare come un uccellino» si limitò a replicare con una stretta di spalle. «Ho poco appetito in generale, comunque, quindi non c'è di che preoccuparsi.»

Era strano che una persona sì e no estranea mostrasse sincero interesse per la sua salute e qualcosa gli diceva che quella ragazza si comportasse così con tutti, a prescindere che si trovasse al lavoro o meno. 

Lei sospirò. «Sarò onesta... conosco Fiammetta ed è stata lei a dirmi di tenerti un po' d'occhio quando lei non è di turno qui al Sanatorio. Mi ha spiegato la tua situazione e detto che tendi a essere un po' testardo» gli spiegò con onestà e con calma. «In ogni caso... non uscirai da qui in tempi brevi se continuerai a non mangiare. Farlo ti impedirà di tornare in forze e dovremo allungare il periodo di degenza, di questo passo. Dammi retta e mangia qualcosa, domani.»

Blake, per qualche motivo, non fu granché sorpreso. «Avrei dovuto immaginare che ci fosse dietro lo zampino di Fiamma.»

«Sì, in effetti era prevedibile» sorrise l'infermiera. «Sembra davvero tenere a te e dato che sono una sua cara amica le sue preoccupazioni sono anche le mie. Ero lì anche quando le è nato il terzo bambino, ora che ci ripenso.»

Blake si accigliò. «Aspetta, quindi... sei la famosa Nym? Quella di cui Fiammetta parla spesso?» In effetti la compagna di Diego gli aveva sul serio parlato molte volte della sua amica del cuore e collega, ma lui per ovvie e tante ragioni mai aveva avuto modo di conoscere la donna in questione. Non fino a quella sera, almeno. 

Nym sbuffò una risata. «Sì, sono proprio io. Dal canto mio so del suo fidanzato e... beh, a volte ha parlato anche di te. Ti definisce il suo fratello adottivo e confesso che ero piuttosto curiosa di fare la tua conoscenza, ma avrei preferito fosse successo in circostanze più liete.» Gli tese una mano, un gesto cordiale. «Comunque... piacere, io sono Nym!»

Blake esitò, poi si decise a stringerle la mano. «Piacere mio. Io, invece, sono Blake» tentò di scherzare. «Senti... devi proprio dirle la verità su...?» Accennò al vassoio. «Il punto è che mi farebbe una testa così e ora come ora vorrei evitare di farla tornare a starnazzare. So che si preoccupa per me e tutto il resto, ma credimi, sono un caso disperato e lo sa anche lei, nel profondo.»

L'infermiera piegò le labbra in un impacciato sorriso di scuse. «Devo dirglielo, scusami. È per il tuo bene, fidati.»

Già, ultimamente tutti non facevano che ripetergli quella frase, ovvero che qualcosa fosse solo e unicamente a fin di bene, del suo bene. 

L'Assassino cercò di non dar a vedere la delusione che provava. «D'accordo» sospirò. «Beh, almeno ci ho provato.»

«Verissimo, ma non sei stato chissà quanto persuasivo, se posso permettermi» lo rimbeccò Nym, tra il serio e il faceto. «A proposito... sono passata qui anche per darti questo. Diego me lo ha consegnato al volo prima di tornare a casa sua e riferirti che verrà a farti un saluto domani mattina.» Estrasse dalla tasca sinistra del grembiule inamidato e legato stretto attorno alla vita quello che parve essere un piccolo foglio di pergamena piegato in due. Dava l'impressione di essere un biglietto e appariva lievemente rigonfio, come se in mezzo vi si trovasse qualcosa. «È da parte di tua sorella e anche del tuo bambino. Non l'ho aperto né letto, te lo assicuro.»

Blake sentì il cuore mancare un battito. Sapeva che Diego e Fiammetta, a modo loro, avrebbero lo stesso tentato di spiegare a Rowan e a Morgan la situazione e dire a entrambi che sarebbe tornato presto a casa, ma gli piangeva l'anima nel figurarsi sua sorella in pena per lui e suo figlio che, a cinque anni, probabilmente non aveva capito fino in fondo la faccenda e doveva esser non poco confuso. «Grazie» mormorò rauco. «E grazie per averne rispettato la privatezza.»

Nym gli sorrise. Era ancora più bella quando lo faceva, inutile girarci attorno. «Lo vedi? Hai ragioni sacrosante per fare uno sforzo e tornare di corsa a casa. Un po' di buona volontà e le cose miglioreranno, col tempo. Io... non posso immaginare come debba essere per te, specie per un Assassino, ritrovarsi da un giorno all'altro con una disabilità, ma ci sono sorti peggiori nelle quali incappare e nessuno meglio di te sicuramente dovrà saperlo. Sono un'infermiera e ne ho viste di tutti i colori qua dentro, specialmente negli ultimi tempi, e così come una persona rimasta priva della vista lo stesso ce la fa ad abituarsi e a sopravvivere, così accadrà a te. Concediti del tempo e abbi pazienza con te stesso. Sii buono con te stesso, anzi.»

L'uomo, incapace di ribattere, di nuovo in preda a un turbine di emozioni fra le più svariate, si limitò a fare un cenno con la testa e a tenere lo sguardo basso. Lo fece per non mostrare l'inconfondibile luccichio che vi albergava dentro. «T-Ti ringrazio» biascicò. E diceva sul serio. Una delle cose per cui era davvero grato a quella donna era che neppure per un momento, da quando era entrata, lo avesse guardato con compassione né trattato come un moribondo o, semplicemente, un Assassino. Lo aveva trattato come una persona qualsiasi con la quale aveva preferito scambiare due parole e questo valeva più di mille abbracci, ai suoi occhi, in un momento come quello che stava attraversando. Ora sì che capiva come mai Nym e Fiammetta fossero amiche del cuore. Tutte e due si preoccupavano per il prossimo perché era nella loro indole, non solo parte della loro professione. 

L'infermiera esitò. «Non pensavo lo avrei mai detto, specialmente a un Assassino, ma... sei un uomo dolce, Blake, e umano. Considerando ciò che sei costretto a fare, oserei dire che tu sia un autentico diamante raro. Non smettere mai di esserlo.»

Syders giocherellò con le lenzuola e cercò di non far caso all'imbarazzo che lo aveva assalito dal niente e al senso di inadeguatezza che lo accompagnava sempre ovunque andasse. «Mi conosci appena» replicò. «Come fai a dirlo?»

«Mi è bastato sentire parlare spesso di te e comunque ho avuto modo di confermarlo di persona, stasera.» Nym veleggiò verso la porta della stanza. «E ora ti lascio a riposare. È stato davvero un piacere conoscerti, comunque.»

«Anche per me» replicò Blake, un po' sottosopra. Un secondo più tardi rimase da solo e si decise ad aprire il biglietto che gli era stato consegnato; come lo ebbe fatto vi scorse dentro un fiore essiccato e bianco la cui corolla puntava per natura verso il basso: un bucaneve. Era tipicamente invernale e di solito di buon auspicio, soleva comparire quando l'inverno era vicino al terminare. L'uomo sorrise tra sé e altro non poté fare, purtroppo, per render giustizia a quel semplice e genuino regalo che Rowan gli aveva fatto.
Come tutti gli adulti che ad ogni costo desideravano essere figure salde, rassicuranti e affidabili, aveva sempre evitato di rivelare a sua sorella, della quale riconobbe comunque la grafia, di non esser in grado di leggere e diamine se avrebbe tanto voluto saperlo fare, in quel preciso momento. 
Dispiaciuto e sconfortato poté solamente limitarsi a gradire il pensiero in sé per sé e la presenza di quel fiore secco e incollato con cura alla pergamena. Forse Rowan ne aveva trovato uno, di recente, e deciso magari di fargli sapere che lei e Morgan stavano bene accompagnando il messaggio a un piccolo dono. 

Un giorno di quelli, pensò Blake, si sarebbe deciso a fare uno sforzo e a recuperare tutto ciò che aveva perso da quando era stato travasato in una scuola diversa dove, anziché studiare, si imparava a divenire l'incubo del prossimo.

Ripiegò il biglietto e lo adagiò sul comò, poi tornò a stendersi e spense la lampada, deciso a dormire e a lasciare che altro tempo trascorresse. Il tempo che pareva esser rallentato o addirittura essersi fermato di fronte alla solitudine che Blake davvero iniziava a detestare sopra ogni altra cosa.

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