https://youtu.be/TZi75_efXOQ

Erano ormai trascorse quasi tre settimane da quando Blake aveva iniziato ad addestrare il giovane Berrywhite, spesso sotto il vigile e torvo sguardo di Diego che, di tanto in tanto, non aveva mancato di reagire al suo metodo di insegnamento talvolta troppo morbido e permissivo roteando gli occhi o intromettendosi al solo scopo di imporre con insolita prepotenza un drastico cambio di musica. Proprio come Syders si era ahilui aspettato, Rivagni non aveva alcuna intenzione di dar tregua a Berrywhite e se ne infischiava se con quell'atteggiamento avrebbe messo se stesso ben presto sotto una pessima luce. Pareva, anzi, voler intimidire il più possibile e a bella posta il ragazzo.

Dal canto proprio Lysander si guardava bene dal far saltare la mosca al naso a quell'Assassino che, a discapito di quanto sostenuto da Blake, pareva averlo preso eccome in odio: teneva la testa bassa, incassava le provocazioni e cercava, piuttosto, di focalizzarsi sull'addestramento. In silenzio, tra l'altro, non mancava mai di esser grato a Syders per aver scelto di andare per gradi e di non calcare la mano più del necessario in qualità di mentore. Ci pensava già Diego, dopotutto, a fargli ogni singolo giorno il terzo grado per assicurarsi che quanto appreso fino ad allora gli fosse entrato bene in testa.
Per quel che riguardava, invece, la quotidianità all'infuori dell'addestramento, il ragazzo invano stava provando a non affezionarsi con evidenza a Rowan e al piccolo Morgan che, non appena lo aveva conosciuto, gli aveva strappato un sorriso commosso e intenerito nell'affermare che avesse gli occhi buoni, proprio come quelli del padre che il bambino con evidenza adorava.

Già, il capofamiglia...

Blake, non appena facevano ritorno dalla Scuola, quando non doveva uscire di nuovo per portare a termine i propri incarichi, aveva il suo immancabile gran daffare e nei brevi momenti di relativa quiete in cui Lysander avrebbe voluto tentare di conoscerlo meglio, a discapito di quel che Syders aveva detto riguardo al non voler costruire con lui un rapporto neppure da Assassino a Assassino, l'uomo spesso si ritirava per riposare un poco oppure, con una puntualità snervante, ecco che riceveva frequenti visite da parte di Diego che sì e no si impegnava parecchio a monopolizzarne l'attenzione. Pareva quasi farlo apposta. Secondo Lysander, anzi, era proprio così e si domandava come facesse Blake a non capirlo, così come a non notare l'eccessiva prepotenza che talvolta animava il suo collega.

Avrebbe voluto parlare a quattrocchi con Rivagni e chiedergli il motivo dietro a un atteggiamento simile.
Era già fin troppo consapevole di aver messo entrambi gli Assassini in una scomoda posizione e di risultare per tutti e due una grande spina nel fianco. Lo capiva e non li biasimava, lui stesso non riusciva a darsi pace, ma da qui a voler impedirgli con evidenza di avere almeno una decente conversazione con Blake di acqua sotto il ponte ne passava e lui sentiva dentro di sé che Diego ce l'avesse con lui per questioni che in parte esulavano dal pasticcio causato nella villa di Berthan così come dalla sua stretta parentela con Alvar Berrywhite. C'era dell'altro e nessuno sarebbe mai riuscito a convincerlo del contrario.

Quell'uomo lo detestava e ciò era sfibrante, altro che storie, e per quanto Rivagni a volte lo terrorizzasse, la paura e la soggezione di Lys nei suoi riguardi iniziavano poco a poco a tramutarsi in livore e insofferenza. Quell'uomo pensava di poter trattarlo come uno straccio per via di chi e cosa egli stesso era, della nomea famigerata che lo precedeva, ma al suo posto Berrywhite si sarebbe fatto un bel bagno d'umiltà e piuttosto si sarebbe guardato sul serio allo specchio. A forzargli la mano era una specie di strana gelosia, la stessa che Lysander, origliando suo malgrado la lite fra lui e Syders di quasi un mese addietro, aveva eccome intravisto nelle velenose parole rivolte a Blake che era solamente rimasto ferito da un tale atteggiamento.
Quel Diego parlava e parlava, ma a conti fatti era lui a star facendo del male a una persona alla quale professava di tenere molto. Si credeva tanto scaltro e superiore, ma le sue azioni erano quelle di uno sciocco e questo, Lys, avrebbe tanto voluto sbatterglielo in faccia. Ne aveva abbastanza dei prepotenti e delle persone che facevano la voce grossa con coloro che ritenevano esser loro inferiori. Era facile prendersela coi pesci piccoli, troppo facile, e Diego confermava tale regola. Cosa frenava sempre il ragazzo dall'affrontare apertamente Rivagni? Il voler a tutti i costi evitare di esasperare una situazione già di per sé precaria. 

Taceva, dunque, e nel frattempo faceva del proprio meglio per farsi scivolare di dosso ogni commento maligno, ogni palese tentativo di portarlo all'esaurimento. In fin dei conti era Blake ad essersi assunto per primo la responsabilità di istruirlo come Assassino e a Blake Lysander sceglieva spesso di dar ascolto. Diego poteva esser eccezionale quanto voleva, ma era lui stesso ad apparire assai più interessato a fare il prepotente che al dare una mano al collega. Così facendo rendeva le cose più difficili per tutti quanti, ma non sarebbe di certo stato un "piccolo lestofante dalla testa di legno" – testuali parole dell'Arciere – a farglielo notare. Lungi da lui impedirgli di fare una figura a lungo andare meschina con qualcuno cui palesemente Rivagni pareva tenere parecchio, certe volte decisamente più di quanto fosse solito fare un sedicente buon amico di vecchia data.

Prima o poi ci avrebbe dato un taglio, ecco ciò che Lysander da giorni e giorni si ripeteva tutte le volte in cui gli veniva una gran voglia di cantarne quattro a quel pallone gonfiato. Non poteva durare per sempre una situazione del genere. Sarebbe stato tutto più semplice, però, poter almeno sfogarsi un minimo con Blake, ma farlo avrebbe peggiorato le cose e Syders, d'altronde, già una volta aveva messo in chiaro con lui di non voler sentire neppure mezza lamentela sul conto del collega. 
Se anche così non fosse stato, sarebbe stato comunque difficile trovare il momento appropriato per parlare di quella faccenda ed era in primo luogo Diego ad assicurarsi che suddetto momento evitasse di giungere. 

Una dinamica snervante, poco ma sicuro, e ad alleggerirla erano benedizioni come la cara signora Fresyan e la sorella minore di Blake, così come il piccolo e dolce Morgan. Ripetersi di mantenere con tutti e tre le distanze risultava più difficile ogni giorno che passava e Lysander per sua stessa natura non era tipo da piazzare paletti fra se stesso e il prossimo. Conosceva bene la solitudine e aveva provato sulla propria pelle per anni, sin da quando era nato, il peso dell'incolmabile divario con qualcuno che volutamente desiderava di tenerlo lontano da sé. Suo padre lo aveva sempre respinto e denigrato e solo per un breve lasso di tempo, quello precedente alla sua decisione di voler annullare le nozze con la fanciulla cui era stato promesso sin dal primo anno di vita, aveva almeno provato a mostrarsi più accomodante nei suoi riguardi.
Talmente bendisposto, pensò con amarezza Lysander, da avergli assicurato che subito dopo le nozze gli avrebbe dato il permesso e tutto l'aiuto possibile per ovviare a qualcosa che il ragazzo per diciannove lunghi anni si era affannato a celare a chiunque, eccezion fatta per Sabrya e il povero Tobias che mai si erano sognati di tradire la sua incondizionata fiducia.

Alvar lo aveva ingolosito appositamente per indurlo ad accettare il matrimonio con quella ragazza senza fare storie, ma poi, dopo l'annullamento delle nozze, ecco che ogni cosa era svanita come fumo nell'aria. Suo padre era tornato a trattarlo male, anzi peggio che mai, e sarebbe stato impossibile descrivere tramite semplici parole l'entità della sua furia esplosa la stessa sera in cui Lysander e Tobias erano stati sorpresi a baciarsi. 

Col senno di poi e a fronte di com'erano andate a finire le cose, aveva pensato a più riprese Lysander, avrebbe fatto molto meglio ad agire come aveva inizialmente scelto di fare subito dopo che Tobias era stato portato via a forza dai suoi appartamenti: legare assieme un paio di lenzuola al soffitto, sistemarle a mo' di nodo scorsoio e mettersele al collo fino a quando non fosse sopraggiunto l'oblio. 
Se non altro non avrebbe dovuto convivere con i ricordi indelebili dei mesi trascorsi nella casa di Berthan e gli incubi ricorrenti in cui Lysander si ritrovava di nuovo fra quelle mura, alla mercé di un uomo tremendo che, a detta di Alvar, aveva accettato di comprare lui per una cifra esorbitante solo dopo aver conosciuto certi dettagli sulla sua persona. 
Lys aveva perso il conto delle notti in cui aveva pianto e implorato Berthan di non umiliarlo e di non privarlo della dignità e della purezza che gli erano rimaste, solo per ottenere in cambio dolorose e denigranti attenzioni che gli avevano impedito, certe volte, di sedersi, obbligandolo a stare spesso in piedi o disteso. Benché fosse stato meglio di scenari ai suoi occhi ben peggiori e problematici, lo stesso quell'individuo non aveva mostrato di avere un minimo di pietà e rispetto per il prossimo. 

A fronte di quel che aveva dovuto subire per mesi, avrebbe sfidato chiunque a non agire come aveva fatto lui, specialmente vedendo negli occhi di una persona ciò che Lysander aveva intravisto in quelli di Blake. La verità era che ad avergli dato il fegato di affondare quel coltello nella giugulare di Berthan fosse stato il silenzioso e disperato grido nello sguardo dell'Assassino, non solo la volontà di porre fine a tutto quanto in fretta e con l'assicurazione che mai più il rivale del Cancelliere avrebbe approfittato del prossimo in virtù dei propri perversi vizi.

Aveva agito come avrebbe voluto che altri avessero fatto sin dalla prima sera nella quale Berthan lo aveva forzato a mettersi carponi come un cane e preso con la forza, continuando a umiliarlo fino a quando non aveva scorto il sangue e Lys, secondi più tardi, non aveva perso i sensi. Assassino o meno, nessuno avrebbe dovuto subire quel che lui si era visto costretto a tollerare e niente e nessuno sarebbero riusciti a farlo pentire fino in fondo di ciò che aveva fatto. L'unica cosa che non aveva messo in conto era stata l'imprevista indole benevola del Drago Nero che quella notte era giunto nella villa per reclamare la vita del padrone di casa. Non aveva messo in conto neppure le rigide regole dell'Organizzazione né la pietà che Syders, a sorpresa, aveva deciso di mostrargli. Era ironico che le persone tendessero sempre ad agire e a pianificare qualcosa senza mai considerare le azioni altrui. 

Ad ogni buon conto, ci stava provando davvero ad accettare la propria sorte e a impegnarsi pur di non essere un cosiddetto intralcio, ma era più facile a dirsi che a farsi visto che nel frattempo doveva altresì sopportare in silenzio di essere il principale obiettivo delle angherie di un uomo al quale a prescindere non andava a genio. Un uomo che aveva a più riprese colto in flagrante a roteare gli occhi o a rivolgergli occhiate ostili ogni singola volta in cui lui e Blake avevano interagito, che si fosse trattato anche solo di un breve scambio di battute riguardanti l'addestramento. 
Solo nell'ultimo paio di giorni Lysander aveva ottenuto una sana tregua e questo per il semplice fatto che Diego, a detta di Blake, avesse avuto da fare altrove.   

Il ragazzo si guardò attorno mentre si stringeva meglio nel semplice mantello da viaggio scuro che indossava sopra la divisa da Assassino e non poté far a meno di gradire la dimora presso la quale erano giunti lui e Blake un paio di minuti addietro. «Chi abita qui?» domandò.

Syders fece un bel respiro. «Diego e... beh, la sua compagna e i loro figli» snocciolò. «E a proposito di lei, vedi di comportarti bene con quella donna. Dissapori o no con Diego, Fiammetta è una delle persone più meritevoli di rispetto che io conosca, quindi riga dritto o verrà il mio turno di darti una sonora strigliata. Intesi, ragazzo?» Era serio e fu con altrettanto rigore che squadrò brevemente l'apprendista.

Lysander si morse in tempo la lingua prima di far notare all'uomo che non fosse di certo stato lui a dare inizio a quei cosiddetti dissapori. Diego aveva sì e non fatto tutto da solo, anche se continuava imperterrito a passare per una delle parti lese. «Io non ho proprio niente contro Diego» si permise lo stesso di sottolineare. «Mi sembra comunque un azzardo aver fatto venire anche me fin qui, visto che... insomma, non gli vado molto a genio, no?» Non negava di star sperando, in silenzio, che Rivagni non fosse in casa. Se lo augurava perché altrimenti sapeva che l'Assassino in questione non avrebbe perso una simile occasione per tornare a tormentarlo, magari solo per fargliela pagare di trovarsi semplicemente lì.

Blake gli rifilò un'altra occhiata torva, poi sospirò. «Tranquillo. Dubito che si trovi in casa, al momento.» In realtà non sapeva proprio dove diamine il Gufo fosse andato a cacciarsi. Certo, aveva detto di aver da fare, ma lo aveva detto due giorni prima e in ogni caso si era sempre tenuto in contatto con lui fra uno svolgimento e l'altro di eventuali incarichi. Ancor più strano era il non aver incrociato Rivagni neppure alla Scuola. Era... svanito dalla circolazione, in un certo senso, e Blake iniziava a preoccuparsi a causa di quell'inatteso e prolungato silenzio. 

Non era normale, inutile girarci intorno, e l'unica che poteva saperne qualcosa in più era Fiammetta. Senza contare, poi, che Syders avvertiva il bisogno di scusarsi direttamente con lei per via dello strafalcione di quasi un mese addietro commesso con il farmaco destinato a Morgan. Farmaco che lui e Diego, stoltamente, avevano somministrato al bambino tutto in una sola volta, anziché a piccole dosi.
Già che c'era, avrebbe chiesto perdono a quella povera donna per aver coinvolto Diego in un enorme guazzabuglio che per poco non aveva fatto rischiare a tutti l'osso del collo. 

«Perché hai voluto che venissi anch'io?»

L'uomo si strinse nelle spalle. «Perché, anche se non sembri intenzionato a dartela a gambe e a sfuggire alla decisione presa dal Direttore, io ho la responsabilità di tenerti d'occhio e va da sé che... beh, che gli affari miei siano anche i tuoi, visto che non posso fare altrimenti.»
Sarebbe stato di gran lunga più bendisposto ad ammorbidirsi con il ragazzo se solo questi, in quell'ultima settimana, fino ad allora non si fosse rivelato un totale, devastante e penoso disastro nella parte pratica dell'addestramento. Poteva giurare di fronte a chiunque di non aver mai conosciuto nessuno più maldestro e negato di Lysander Berrywhite, e da ragazzino di gente impacciata e goffa ne aveva vista. Ricordava ancora le volte in cui gli era capitato di assistere alle prodezze di reclute che per poco non erano state sul punto di uccidersi da sole nel tentativo di ricaricare un'arma da fuoco puntando nel frattempo la canna di suddetti giocattolini contro se stesse, tanto per fare un esempio. Sì, era stato testimone di scene simili e di tanto altro ancora, ma Lysander sembrava essere sì e no la personificazione per eccellenza della sbadataggine allo stato puro. Che diamine, il giorno prima era stato a un passo dal cacciargli un occhio con un pugnale, quell'imbecille, e la situazione era diventata più imbarazzante che mai non appena Blake si era accorto di alcune reclute che, assistendo a una simile scena, non avevano potuto far a meno di sghignazzare e ciangottare fra di loro, malgrado tutto.

Decisamente quel marmocchio era più adatto alla teoria che alla pratica ed era oramai appurato che avesse avuto solamente la fortuna del casuale principiante con Berthan. In quanto alla lotta, neppure a parlarne. Un altro motivo sacrosanto per le reclute e gli stessi colleghi di Syders di render quest'ultimo lo zimbello di tutta la scuola. Alcuni Assassini, giusto per rigirare un altro po' il coltello nella piaga, avevano iniziato a chiamarlo "papà" al solo scopo di prenderlo per i fondelli e gli toccava per forza tacere e incassare. Insomma, avrebbe peggiorato solamente le cose se avesse dato retta all'impulso di agguantare quei bastardi e fracassare loro il cranio contro una parete qualsiasi dell'edificio. Giusto?

Perciò sì, preferiva tenere d'occhio Berrywhite e farlo soprattutto per evitare che lo scemo mettesse a repentaglio la propria incolumità mutilandosi in qualche maniera o chissà quale altra balordaggine.
Ci stava provando a mostrarsi comprensivo e paziente, a ricordare che Lysander fosse tenuto a imparare cose che lui, invece, aveva appreso nel corso di anni interi, ma c'era un limite a tutto e sentiva di star avvicinandosi paurosamente a un crollo nervoso. 
Forse aveva ragione Diego a ripetergli che era troppo morbido e che invece avrebbe dovuto usare un tantino di più il frustino e lasciar perdere la carota. 

Lysander fece del proprio meglio per non scoccare all'Assassino un'occhiata contrariata. Sapeva bene di non aver offerto un gran bello spettacolo da quando erano passati dalla teoria alla pratica, anzi di essersi rivelato un imbranato coi fiocchi, ma non era un tale inetto da rischiare di cacciarsi un occhio persino con una matita mentre era magari impegnato a scrivere sul proprio diario. Ricacciò indietro un lungo sospiro. «È una bella casa, comunque» disse, un po' per fare conversazione mentre attendevano che qualcuno venisse ad aprire loro la porta, visto che Blake aveva appena suonato il campanello, e un po' perché quella dimora era sul serio un posto incantevole. Era come se in quella proprietà i colori si fossero rifiutati di cedere il passo al grigiore presente nel resto della Città Bassa. Il giardino, poi, era un autentico gioiello.

Blake sorrise di sbieco, anche se con una punta di amarezza. «Forse avrei dovuto dar retta a Diego e permettere a lui e alla sua compagna di ospitarti. Ti sarebbe toccato un posticino coi fiocchi» si lasciò sfuggire. 

Il ragazzo scosse la testa. «Se devo esser onesto, non mi è mai andato più di tanto a genio lo sfarzo e non conservo dei gran bei ricordi di dimore ancora più grandi e lussuose di questa. Preferisco la tranquillità e il non vivere costantemente con la consapevolezza di essere un uccello in gabbia allo stare a rimirare da mattina a sera delle sbarre dorate.» Tensioni con Diego e addestramento disastroso a parte, per il resto aveva ben poco di cui lamentarsi e per quel che lo concerneva, era già una gran cosa non dover più dormire con un occhio aperto e uno chiuso per il terrore quotidiano di ricevere una sgradita visita da parte di un Berthan ubriaco fradicio e in vena di fare il prepotente. Dormiva sereno e iniziava ad avere persino una certa dimestichezza nel rendersi utile in casa grazie ai consigli di Rowan che, paradossalmente e per quanto più piccola di lui, con evidenza era più esperta in tal campo. 
Si sentiva solamente in colpa per aver costretto Blake a rinunciare alla propria camera da letto. Benché ciò lo rendesse un padrone di casa ineccepibile, era chiaro che riposasse poco e male e già da principio non aveva mostrato di avere una gran bella cera. Un'altra cosa che era saltata all'occhio di Berrywhite era che quell'uomo fosse solito mangiare a stento e quel che era sorprendente era che riuscisse comunque a tirare avanti, pur campando sì e no d'aria. 

Avrebbe voluto dire o fare qualcosa, ma temeva di ricevere in cambio una risposta lapidaria o in ogni caso di ottenere da parte di Syders una porta chiusa in faccia perché, a conti fatti, non era nessuno per fare due chiacchiere a quattrocchi con quell'uomo riguardo a faccende così delicate. Non era nessuno e forse tale sarebbe rimasto, se Blake era ancora della stessa, medesima opinione di settimane addietro. Era un peccato, pensò Lysander con un velo di amarezza. Quell'Assassino era tutt'altro che sgradevole, come persona in sé per sé. Era un po' scontroso, a volte, ma quella sembrava essere una caratteristica comune a tutti i membri della Confraternita. Se era vero che subivano quel che erano costretti a tollerare dall'infanzia fino ai diciotto anni, non v'era da stupirsi che poi ne uscissero segnati a vita e diffidenti nei confronti del mondo intero. 

Sorrise appena. «Non oso chiedere più di quanto mi sia stato sino ad ora concesso» concluse. «Prendimi per un illuso o per uno stupido, se lo desideri, ma io ho fiducia negli dèi e sono ancora convinto che siano stati loro a indicarmi la via da percorrere per uscire dal pantano nel quale ero precipitato. Uscire vivo dalla casa di Berthan e poi dalla cella in cui Perisyan mi ha fatto gettare per giorni, in tutta franchezza, equivale a un dono e quando gli dèi scelgono di fare un dono a qualcuno è sempre meglio non chiedere mai neppure una briciola in più. Lo si accetta e basta.»

Il primo impulso viscerale di Blake fu quello di storcere la bocca nella tipica maniera di chi avrebbe di lì a poco rigurgitato anche le viscere, ma subito dopo l'uomo scelse di mascherare la propria insofferenza nei riguardi della religione curvando un angolo della bocca in un ghigno appena accennato. «Ma andiamo, ragazzino! Stavi andando così bene e poi ecco che te ne esci con chiacchiere del genere! Non si fa!»
Quasi invidiava la filosofia con cui Lysander aveva scelto di guardare ai recenti avvenimenti. Niente male per uno che era stato a tanto così dal penzolare dalla corda di un patibolo, bisognava concederglielo. Avrebbe voluto chiedergli, però, se per caso i suoi adorati dèi avessero scelto di recare invece a lui in dono un bel marchio da Assassino, anni prima, ma sapeva che a quel punto avrebbe messo in difficoltà il marmocchio e ogni tanto era cosa buona e giusta dar tregua a Berrywhite. Ci pensava già a sufficienza Diego a tormentarlo come solo l'Arciere sapeva fare. «Visto che tu e gli Onnipotenti siete così in stretta sintonia, Lysander, ti dò comunque un buon consiglio: la prossima volta di' loro di concederti qualche dono migliore di quelli che sino ad ora hai ricevuto. Doni che non prevedano il farti rischiare il collo e roba del genere, se possibile.»

Lysander sbuffò una debole risata. «So che non ti piace sentir parlare degli dèi. Non ci ho ripensato subito, perdonami.»

«Nah, fa niente. Parla di quel che vuoi. Lungi da me voler fare la parte del despota di turno.» Blake decise di suonare nuovamente il campanello, domandandosi che diamine di fine avesse fatto la ragazza che dava una mano in casa alla compagna di Diego. Con tre figli piccoli a cui badare, il lavoro da infermiera al Sanatorio e le faccende domestiche la poveretta si era vista costretta, poco dopo la nascita del terzo bambino, a ricorrere all'assunzione di una domestica che aveva saputo fare eccome la differenza. Diego, benché poco contento di vedere la propria vita privata venire in un certo senso invasa, non aveva osato contraddire la decisione di Fiammetta. Non era uno stupido e lui stesso aveva ammesso che in caso contrario la fidanzata si sarebbe ammattita. 

Gli occhi cerulei dell'Assassino velati non solo di stanchezza, ma anche di inquietudine per tante, troppe ragioni, per qualche secondo si persero nell'osservare i cespugli di rose quasi del tutto coperti dalla neve piantati di fronte alla facciata della casa. Dovevano esser stati modificati con la magia per tenere duro alla gelida morsa dell'inverno perché altrimenti non si spiegava come potessero resistere a temperature simili.
Poco ma sicuro, doveva esser stata Fiammetta a pregare il compagno di ricorrere a una soluzione magica per ottenere un simile risultato e Diego, da bravo uomo di casa, probabilmente l'aveva accontentata. In tutta onestà Blake era stato sin da subito dell'idea che se quella donna avesse chiesto al suo migliore amico di strapparsi il cuore, consegnarglielo e nel frattempo continuare a respirare, Rivagni l'avrebbe fatto senza batter ciglio e forse si sarebbe persino inchinato nel porgerle il macabro dono in questione. Chiunque avrebbe pensato ciò vedendo il modo in cui si guardavano a vicenda quei due e, soprattutto, il modo in cui era Diego a guardare Fiammetta quando credeva di non esser notato. 
Da Assassino orgoglioso e ligio al voler fare la parte del duro com'era, tuttavia, mai avrebbe ammesso ad alta voce di aver perso la testa per quella ragazza dal primo momento in cui l'aveva vista. Era ovvio che fosse così e a dimostrarlo erano indizi tanto sottili quanto inequivocabili.

Ciò che davvero era bello da osservare, in silenzio e in un angolo, era la consapevolezza di Diego di essere un uomo fortunato e graziato dalla sorte. Sapeva di aver avuto una fortuna senza pari e si adoperava in ogni maniera, fin dove riusciva ad arrivare, per continuare a corteggiare quella volubile e capricciosa dèa che tendeva a stancarsi presto dei propri spasimanti e a smettere di sorridere loro con benevolenza. 

Si riscosse udendo la porta finalmente aprirsi. Vide comparire sulla soglia la giovane domestica che subito lo riconobbe e si fece da parte per farlo entrare. Blake, tuttavia, diede la precedenza a Lysander che, ricacciando indietro un sorriso spontaneo di fronte a quel gesto di semplice cortesia che di nuovo gli ricordò che per avere un minimo di buone maniere non fosse obbligatorio essere dei nobili, rivolse un lieve cenno alla cameriera ed entrò. Syders lo seguì e chiese poi alla ragazza: «Fiammetta è in casa?»
Non sempre la fidanzata di Diego lavorava di giorno e a volte le toccava di sgobbare al Sanatorio di notte, fino alle prime luci dell'alba. 

La domestica annuì. «Sì, signor Syders. È impegnata con uno dei bambini, ma le dirò lo stesso che si trova qui.»

L'Assassino cercò di mascherare la brutta e spontanea smorfia appena palesatasi sul suo volto nell'esser stato chiamato "signor Syders". Per tante, troppe ragioni detestava quelle parole messe l'una accanto all'altra. «Suvvia, mettiamo da parte le formalità e chiamami Blake. Ormai mi conosci, no?» si limitò a buttare lì, sperando che lei cogliesse al volo il concetto. 

La fanciulla deglutì a vuoto. «V-Va bene» replicò, un po' in difficoltà. Si scusò con entrambi e un attimo dopo si allontanò, lasciando da soli all'ingresso l'uomo e l'apprendista. Lysander esitò. «Perché le hai detto di non chiamarti in quel modo? Voglio dire...»

«Il cosiddetto 'signor Syders' era mio padre» fu la laconica e a tratti lapidaria replica di Blake. «Saranno sì e no cento volte che le ripeto che deve chiamarmi per nome. Come se poi il sottoscritto non si trovasse al di sotto persino dei domestici nella scala sociale.»

Capendo di aver sfiorato un nervo scoperto, Berrywhite fu lesto a cambiare argomento: «È strano vedere una casa così bella nella Città Bassa, comunque. Insomma, sembra un autentico gioiello nel bel mezzo del deserto!»

Blake sogghignò. «Meglio non dirti quanto si faccia pagare Diego anche solo per menare qualche povero diavolo. Certe volte ha persino chiesto in cambio un sacco bello pieno di autentici diamanti.»

«E chi può permettersi i diamanti?» chiese allora il ragazzo, fissandolo a bocca aperta.

Syders lo squadrò. «La gente altolocata come tuo padre, tanto per dirne una. Quasi sempre sono i potenti a richiedere i suoi servigi, come ti ho già accennato, e per loro è un gioco da ragazzi raccattare dei diamanti in cambio di un lavoretto pulito e preciso nel puro stile dell'Arciere. Diego sa riconoscere bene le occasioni in cui può permettersi di fare il difficile e non esita a coglierle al volo, com'è sacrosanto che faccia.»

«Come mai, allora, non abita alla Cittadella? Potrebbe permettersi quel tenore di vita. Ha persino una domestica!»

Syders restrinse di poco lo sguardo ceruleo. «Vallo a capire» ribatté, tra il serio e il beffardo. «Comunque, ragazzino... è quasi passato un mese e ancora non hai voluto proprio saperne di spiegarmi il motivo di tutte quelle domande sul conto del mio amico. Sai, no, quella notte in cui, fra un'amabile chiacchiera e l'altra, in modo molto sospetto hai iniziato a torchiarmi pur di scoprire che genere di mago fosse Diego. Magari te lo ricordi!» 
Nel parlare si era avvicinato e aveva posato l'avambraccio sulla parete. In teoria era stato un gesto casuale, ma in realtà lo aveva fatto per impedire a Berrywhite di darsela convenientemente a gambe o agire in modo da sfuggire a quella sorta di interrogatorio improvvisato. 

Lysander, dal canto proprio, non poté evitare di sentirsi minuscolo a una distanza così ravvicinata con l'Assassino. Piccolo e pericolosamente fragile, anzi, e quella sensazione era resa ancor più destabilizzante dalla vampata di calore che sentiva risalire un po' alla volta ogni centimetro del proprio viso. Non poteva farne a meno, quella era la verità peggiore di tutte le altre. Deglutì a fatica e con i grandi occhi dorati salì fino a incrociare quelli azzurri dell'uomo. Cercò, almeno, di farlo. «Uhm... n-non penso di ricordare» mentì. Invano provò ad arretrare per colpa della parete che, alle sue spalle, senza volerlo si era appena resa complice e alleata di Syders. Possibile, si chiese un po' snervato, che quell'uomo non si rendesse conto di quanto fosse fuorviante accostarsi così tanto a qualcuno? E perché doveva esser incappato per forza in un Assassino così piacevole da osservare?

No, non doveva pensare quelle cose. Non era corretto verso il povero Tobias né coerente con la situazione in cui lui era andato a cacciarsi. 

Blake, serio come una statua e accusatorio come forse lo sarebbe stato Veryak alla presenza di un peccatore appena trapassato e in attesa del giudizio supremo, di nuovo restrinse lo sguardo. «Bel tentativo. Non si può dire che tu non ci abbia appena provato, Lysander, ma sfortuna vuole che io sappia riconoscere un bugiardo in erba, quando ce l'ho di fronte, e tu stai palesemente raccontando fesserie. Fuori il rospo o mi arrabbio, ti avverto.» Gli andava bene tutto, tranne che esser trattato da scemo da un ragazzino con ancora i denti da latte ben radicati nelle gengive. 

Il ragazzo ragionò in fretta. «E-Era solo per curiosità, niente di più» balbettò schivo. 

Syders inarcò un sopracciglio. «È tardi per fare lo sfuggente, Berrywhite. Vuota il sacco.»
Poteva apprezzare il tentativo da parte di Lysander di rendersi utile in casa e ricambiare l'ospitalità e l'aiuto che fino ad ora gli era stato offerto, così come l'impegno impiegato nell'addestramento, risultati scarsi a parte. Fare l'Assassino, si era detto Blake, semplicemente non era nella natura del mucchietto d'ossa e se si metteva da parte la faccenda da cui si era originato tutto quel trambusto, il Mezzelfo era fortunato a non possedere la minima attitudine a essere un infame col prossimo.
Sì, un po' a malincuore Blake poteva far pace con tutto questo e non ritenere a priori Lysander una persona inutile, concedergli il beneficio del dubbio e così via, ma il marmocchio avrebbe comunque fatto molto meglio a non dimenticare di aver a che fare con un Assassino, qualcuno capace di far sputar fuori la verità a chiunque a suon di torture, se necessario. 
Diego non era il solo a saper rendere la vita maledetta a un altro essere umano e benché Syders fosse più incline alla pietà e al non dormire sonni sereni dopo essersi sporcato le mani e aver dato fondo alla parte più bestiale di se stesso, ciò non lo rendeva innocuo e questo Lysander avrebbe dovuto tenerlo bene a mente.
«Non costringermi a diventare per forza cattivo, Berrywhite. Non ti garberebbe lo scenario, fidati.»

Lysander dovette finalmente intravedere la velata, oscura e sanguinaria promessa nei suoi occhi azzurri, visto che parve infine cedere: «N-Non era solo curiosità, è vero. Io... pensavo che...», si chetò udendo dei passi giù per le scale che poco prima aveva intravisto oltre un breve vestibolo, probabilmente conducevano alle camere da letto. 
Blake, capendo purtroppo l'antifona, represse uno sbuffo sconfortato e ritrasse il braccio per permettere al ragazzo di sgusciare via come il topo che per miracolo era scampato all'assalto del gatto. «Non è finita qui, sappilo» gli ricordò serio, anzi minaccioso. «Prima o poi dovrai dirmi cosa ti ronza in testa e prega solo che non si tratti di qualcosa di grosso o saranno dolori, Berrywhite. Sono stato chiaro?»

Lysander si impegnò a fondo per non badare alle frenetiche pulsazioni del proprio cuore al confine fra paura e inquietudine. Non guardò neppure per sbaglio l'uomo. «Perché sei convinto che io abbia strane idee in mente?» balbettò. «Perché tu e Diego siete sempre così malfidati nei miei confronti?» Pur conscio di non essere affatto nel giusto, lo stesso non poté far a meno di suonare accusatorio e offeso. 

Blake, tuttavia, non si scompose né batté ciglio. Era ovvio che lo stesse studiando, che stesse esaminando ogni sua reazione con la stessa fredda meticolosità adoperata da un uomo di scienza. Non si poteva ingannarlo, ecco ciò che in silenzio i suoi occhi comunicavano al momento. «È lo stesso ragazzino calcolatore che un mese fa mi ha scombinato il lavoro per ottenere la possibilità di darsela finalmente a gambe dalla villa di Berthan a parlare? Ho le mie ragioni per non fidarmi e tener alta la guardia con te, Berrywhite. La fiducia delle persone bisogna sudarsela.»

«Beh, io ci sto provando a ottenerne un minimo, ma tu e Diego fate di tutto per non permettermelo!» alzò un po' la voce il giovane Mezzelfo, pur pentendosene quasi all'istante. «N-Non volevo. M-Mi dispiace.»

Syders gli rifilò un'occhiata torva e dura. «Al contrario tuo, io e Diego non siamo nati ieri» fu la sua breve e dura replica che pose fine alla discussione insieme all'arrivo di Fiammetta la cui chioma fulva, sotto la luce del tramonto, ricambiava il tenue bacio degli ultimi bagliori del sole concedendo ai capelli vaghi riflessi sanguigni. 

Indossava abiti civili che consistevano in una camicia grigio perla ben abbottonata e dal colletto alto infilata in una gonna lunga e ampia. A ultimare il dignitoso quadro da padrona di casa un'acconciatura sobria che metteva in risalto il suo pallido e grazioso viso.
Non era da sola, comunque: fra le braccia reggeva il piccolo Federico che presentava un lieve rossore sulle guance paffute. Non era necessario, si disse Blake, essere un genitore e avere esperienza in quanto a bizze infantili per capire che il pargolo fosse reduce da un capriccio. Federico, a detta dei genitori, aveva imparato a muovere i primi passi da circa un paio di mesi, ma, sempre secondo Diego e Fiammetta, aveva altresì già capito benissimo l'andazzo e di poter permettersi certi vizi come quello, ad esempio, di esser tenuto in braccio tutte le volte in cui lo desiderava. Non era un mistero che i Rivagni fossero inclini a viziare un pochino i figlioletti, specialmente l'ultimo arrivato, ma ai tempi attuali il genitore che poteva concedersi un simile lusso era da reputarsi fortunato. 

Blake ci aveva provato, a volte, a tenere in braccio Federico, ma puntualmente, dopo appena una manciata di secondi, ecco che quel piccolo demonio si era messo a piangere e a sbraitare, sporgendosi verso Fiammetta o Diego, a seconda di chi dei due fosse stato presente. 

Mai visto un pupo più pestifero, parola sua.

«Blake! Perdonami se ti ho fatto aspettare. Non sapevo che saresti passato» esordì la donna, raggiungendo l'Assassino, nonché uno degli amici più cari che possedeva. 

Syders fece per replicare, ma la donna tornò a concentrarsi sul figlioletto che, sportosi, le aveva appena tirato una ciocca di capelli ribelle sfuggita all'acconciatura. «Tesoro, su!» lo pregò Fiammetta, solo per ricevere a mo' di replica un'occhiata fosca e capricciosa da parte del pargolo. Diamine, pareva quasi di vedere un Diego in miniatura, eccezion fatta per gli occhi nocciola e i capelli castano ramati. Il carattere, invece, era di sicuro un'esclusiva eredità ricevuta dall'Arciere. 

«Se è un brutto momento possiamo tornare dopo» disse allora Syders, incerto se darle altre rogne alle quali pensare o meno. Un bimbo indisciplinato che starnazzava nelle orecchie era già di per sé una faccenda spinosa e nessuno meglio di lui lo sapeva. Aveva perso il conto delle volte in cui avrebbe voluto appositamente forarsi da solo i timpani pur di non star a sentire le bizze di Morgan, parola di padre.

«Uh? Cosa?» lo rimbeccò Fiammetta distratta prima di accorgersi finalmente della presenza di Lysander e rivolgere a quest'ultimo uno sguardo mortificato. «Oh, cielo! Scusami, non ti avevo visto! Sono proprio una maleducata!»

Berrywhite, il quale aveva assistito alla scena e si ritrovava piuttosto indeciso fra il compatire Fiammetta o le proprie orecchie sensibili che mal sopportavano il pianto del piccolo Rivagni che, per un Mezzelfo, risultava a dir poco lancinante come il grido di una Banshee. 
Ciò che tuttavia davvero lo lasciava di sasso e che lo spinse persino a guardare per un paio di secondi Blake con non poca sorpresa, era come fosse possibile che una donna come quella fosse legata sentimentalmente a uno come Diego. Insomma, quell'uomo era così cupo, ombroso e indisponente, e Fiammetta... beh, già dopo pochi minuti aveva dimostrato di essere l'esatto contrario del fidanzato. 

Si umettò le labbra e, incoraggiato da Blake che gli aveva fatto segno di presentarsi alla donna con tanto di buone maniere, si avvicinò e agitò una mano. «Uhm... n-non è niente, sul serio. T-Ti chiedo...», frenò la lingua all'istante quando Syders lo occhieggiò torvo, quasi a voler dirgli "Un po' di creanza, ragazzo, e dalle del lei!". «L-Le chiedo scusa, signora Rivagni» si corresse subito, il viso che sembrava un unico blocco di calore e imbarazzo. 

La ragazza, però, sbuffò e scacciò con la mano tutte quelle formalità. «Ma insomma! Chiamami Fiammetta e dammi del tu, non preoccuparti» lo rassicurò, affabile e dolce come di consueto.

Lys, sempre più attonito, accennò a Blake e balbettò: «M-Ma lui ha detto che...»

«Macché, lascialo perdere! Lui e Diego sono due antipatici, quando ci si mettono d'impegno. Fidati di me che li conosco bene, ormai!»

È il colmo, pensò Blake, snervato e spiazzato. Lo conosce da neanche mezzo minuto e già lo tratta come un vecchio amico! Ma ha capito che è lui il responsabile della fame che faranno probabilmente lei e la sua famiglia nei prossimi mesi? Eppure ero certo che Diego l'avesse messa al corrente di tutto quanto!
Scosse la testa e roteò gli occhi. Di solito adorava Fiammetta e la sua predisposizione alla gentilezza, ma Lysander per un soffio aveva rischiato di far fare a Diego una brutta fine. Al posto di quella donna non sarebbe stato altrettanto cordiale. 
Si schiarì la gola e a sua volta si accostò ai due. «Uhm, Fiamma, lui è Lysander» le disse, sottolineando con la voce l'identità del Mezzelfo. 

Fiammetta sorrise. «Lo avevo già capito, ma non nascondo che sia bello poter finalmente conoscere il fantomatico ragazzo che parla tedesco e che tu hai salvato!»

«Risparmiato, semmai» precisò torvo l'Assassino, domandandosi da che diamine di parte stesse, per l'esattezza, quella donna. «Non ho salvato niente e nessuno e...»

«Salvato» lo interruppe e contraddisse lei. «Insomma, prima lo tiri fuori da quell'orribile situazione nella dimora di Berthan e poi addirittura tu e Diego siete riusciti a sottrarlo, in un modo o nell'altro, alle grinfie della morte che stava per piombargli addosso. Da dove mi trovo io, Blake, questo è salvare una persona.» Ignorò a bella posta Lysander che tramite dei gesti furtivi la pregava di non stuzzicare più del dovuto le braci di una faccenda che già di per sé tendeva spesso a surriscaldarsi per un nonnulla.  

Syders si trattenne dallo sbuffare come una locomotiva. «Sì, d'accordo, come vuoi tu» tagliò corto, imbronciato e contrariato. Iniziava a chiedersi se ad aver esacerbato l'antipatia di Diego nei riguardi del ragazzino non fosse stato anche il candido, eccessivo ottimismo della compagna verso la situazione nel suo insieme. Ce ne voleva per ridurre tutto quel disastro a un semplice salvataggio. Come se due Assassini avessero come compito principale salvare il prossimo, poi!
Assurdo, semplicemente assurdo.

Si ritrovò a ricacciare tuttavia indietro un sorriso vedendo il piccolo Federico tutto impegnato nello squadrare da capo a piedi Lysander che, ai suoi occhi, era uno sconosciuto appena apparso nel suo piccolo mondo. Diamine, quel microbo sarebbe venuto su con una gran bella faccia tosta, altro che storie!

Fiammetta li invitò a seguirla. «Accomodatevi, intanto. Io vado a mettere a letto Federico e poi sarò subito da voi due.» Non aggiunse altro e tornò al piano di sopra. Blake, solo per un secondo, fu tentato di seguirla per parlarle da solo e a quattrocchi, ma alla fine scelse di rimandare a dopo una chiacchierata tutt'altro che leggera e si recò nel soggiorno. Lysander, naturalmente, gli fu subito dietro. «Mamma mia, non immaginavo che un bambino piccolo come quello potesse dare tanto da fare» fece Berrywhite, un po' rintronato per via dell'assordante piagnisteo di Federico. 

Blake lo squadrò per un paio di istanti. «Non dirmi che eri convinto che i frugoletti fossero creature sempre tranquille e quiete» lo apostrofò, tra il serio e il faceto. 

«Beh, no, ma neppure nulla di simile!» squittì il giovane Mezzelfo.

«Credimi, possono essere ancora peggio di così. Può capitare che non ti facciano chiudere occhio per notti intere oppure che non vogliano proprio saperne di mangiare quel che gli offri perché non gli garba, e allora ecco che tornano a sbraitare come Federico. I marmocchi non sono una passeggiata, Berrywhite.»

«Quasi quasi rinuncio per sempre ad averne» replicò Lysander, un po' scherzando e un po' dicendo per davvero. 

«Dovrai rinunciare in ogni caso. Stai per diventare un Assassino, no?»

Berrywhite sospirò. «È vero» commentò mogio. «Posso chiedere una cosa? Semplice curiosità.»

«Curiosità come quella sul conto di Diego?» incalzò allora Blake, lanciandogli una mezza frecciatina che andò eccome a segno, a giudicare dall'espressione innervosita del ragazzo. «Prima o poi dovrai dirmi la verità. Non potrai scappare per sempre.»

Lys contrasse la mascella e incrociò le braccia. Sospirò pesantemente. «Non ho ben chiaro in mente in quale maniera l'Organizzazione si premuri di ovviare a situazioni inevitabili per le Assassine. Voglio dire, può capitare che nel corso dell'esistenza una donna incappi in una gravidanza, anche solo accidentale, e a quel punto che cosa accade? Hai detto che alcune tue colleghe vengono persino scelte come concubine dagli aristocratici, perciò il rischio per loro aumenta considerevolmente.»

«Non dirmi che progetti di ingravidare, in futuro, qualche tua Consorella.»

«Non scherzare, dai.»

«Non sto scherzando.»

«Quindi? Come si comportano il Direttore e il Sovrintendente?»

Blake represse un lungo sospiro. «Se un'Assassina capisce in fretta di esser rimasta fregata, deve dirlo ai propri superiori e poi risolvere il problema con un farmaco che possa indurle l'aborto nel giro di qualche ora. Che riesca a sopravvivere oppure no, quello è un altro paio di maniche.»

«E se invece fosse troppo tardi per ricorrere a questo metodo?» chiese allora Lysander, inquieto e amareggiato.

«Beh... da quel che mi è capitato di udire in giro, sembra che vengano fatte imprigionare fino al giorno del parto e che sempre in cella diano alla luce il piccolo, solo per poi vederselo strappare subito dalle mani. Dicono che le facciano frustare fino a ricordar loro in eterno di non commettere altri strafalcioni oppure, ancora, che le facciano giustiziare sul posto. Probabilmente i loro figli vengono ceduti agli orfanotrofi, ma non so se sia così. Sarebbe un atto troppo umano per l'Organizzazione. Quanto accaduto a Thea mi è bastato e avanzato per capire al volo cosa succede a chi trasgredisce.» L'uomo si accigliò. «So che è un argomento terrificante, ma sei stato tu a chiedere.» Non per niente, ma il marmocchio sembrava sì e no a un passo dallo svenire. 

Lysander deglutì a vuoto e scosse la testa. «D-Devo ancora abituarmi alla crudeltà che regna nella Scuola degli Assassini» biascicò. «Così imparo a chiedere.»

«Più che altro, ragazzino, in futuro cerca di non mettere nei pasticci qualche povera disgraziata che condivide con te la stessa triste sorte. Se proprio vuoi toglierti lo sfizio con una di loro, ricorri a tutte le precauzioni possibili e immaginabili.»

Berrywhite si morse la lingua appena prima di uscirsene dicendo che per lui, attualmente o forse anche negli anni a venire, sarebbe stato impossibile incorrere in problemi del genere. «Sinceramente non penso di apprezzare la compagnia femminile da quel punto di vista» si permise comunque di accennare. «Non che io abbia avuto chissà quante occasioni per conoscere una ragazza o altri ragazzi all'infuori di Tobias, ma non riesco proprio a immaginare me stesso fra le braccia di una donna.»

Blake sogghignò. «Meglio così. Potrai spassartela senza troppi pensieri, allora.»

«Se riuscirò prima o poi a ritrovare Tobias, non accetterò di concedermi che a lui e a lui soltanto. Provo forti sentimenti per lui e forse, se solo fossimo riusciti a fuggire, a quest'ora avremmo potuto amarci fino in fondo e completamente.»

Syders non poté proprio far a meno di ritenere il discorso dell'apprendista un filo sdolcinato e melenso. Forse, si disse, era solo lui a esser ormai diventato un vecchio gufo buono solo a brontolare e a campare di rimpianti. Senza contare, poi, che ancora una volta Lysander aveva dimostrato di non aver capito proprio niente di come fosse fatta la vita di un Assassino. «Beh, se per qualche miracolo voluto dai tuoi dèi riuscissi a riavere con te Tobias, vedi di mantenere un basso profilo e di non farti beccare. O così o andrete a finire male tutti e due, credimi.»

Solo allora, mentre si guardava attorno, scorse la primogenita di Diego e Fiammetta: Aurora. La bambina giaceva semidistesa sul divano mentre sfogliava un libro le cui pagine erano dotate non solo di parole, ma anche di figure che sembravano esser state disegnate a mano. Di un anno più piccola di Morgan, lo stesso aveva fino ad allora dimostrato di possedere un'intelligenza da far invidia a ragazzini più grandi di lei. Il suo viso color avorio e grazioso era incorniciato da una folta chioma rosso scuro mentre gli occhi, invece, possedevano l'inconfondibile sfumatura grigia di quelli paterni, eccezion fatta per le pupille normali e affatto da felino. 
L'unico che avesse ereditato i capelli corvini paterni era Tristano, giunto per secondo in casa Rivagni e appena un anno dopo la sorella maggiore, ma le iridi castane e la tenerezza innata del bambino in questione lo rendevano il degno erede di Fiammetta alla quale stava sempre appresso o quasi. Un piccoletto dolce e a modo, tanto da far concorrenza a Morgan con cui, tra l'altro, aveva stretto un saldo rapporto d'amicizia e complicità. 
Quanto ad Aurora, a discapito della tenera età possedeva un caratteraccio simile a quello di Diego e con lui condivideva una lingua a dir poco tagliente, tanto da far sperare a tutti che non avrebbe scelto, da adulta, di seguire fino in fondo le orme paterne. Diamine, poi sì che ci sarebbe stato da ridere con due belve del genere a far da spauracchi a Versya. 

Chiusa e riservata, poco incline a lasciarsi coccolare, non stupiva che stravedesse per il padre e che stesse facendo disperare la madre che invano provava a insegnarle a essere una signorina di tutto punto. Aurora era un maschiaccio e non voleva saperne di indossare qualsivoglia abitino né di farsi acconciare la ribelle chioma color rame scuro. Si vestiva sì e no come il fratellino minore e per il suo quarto compleanno aveva preteso una spada della sua misura, pur rimanendo delusa quando aveva scoperto che era fatta di legno. 
Diego, dal canto proprio, chiacchierava e sproloquiava, ma accidenti se non mancava di viziare la figlioletta in ogni maniera possibile e immaginabile, pur pretendendo in cambio da lei un minimo di rigore nell'imparare a leggere, scrivere e contare alla perfezione. Fiammetta, una volta, aveva confidato a Blake che non fosse raro che il compagno, se tornava prima a casa, fosse egli stesso a occuparsi dell'istruzione di Aurora. Pareva tenere molto ad essa e si rivelava intransigente se la figlioletta si mostrava svogliata o insofferente. 

Blake sorrise alla piccola Rivagni. «Ehi, Rossa!» la salutò con affetto, provando, come spesso succedeva, a non sentirsi a disagio di fronte al suo atteggiamento taciturno e diretto. Per avere soltanto quattro anni era un po' inquietante, per non dire altro. 

Aurora gli rivolse un lieve cenno prima di trasferire gli occhi grigi sul Mezzelfo. «Lui chi è?» chiese a bruciapelo. Sapeva già parlare in modo spedito e alla perfezione e, per giunta, era sospettosa e malfidata come il Gufo. Anzi, due volte tanto. 

Lysander cercò di non fissare interdetto la bambina. «Uhm... ciao, io... io sono Lysander e...»

«Il mio papà ha parlato di te con la mamma» lo interruppe lei, senza smettere di fissarlo. «Lo ha fatto prima di andare al lavoro.»

Blake si sentì un po' gelare. Sperava solo che Diego non si fosse fatto sfuggire alla presenza dei figli qualche parola ben poco carina nei confronti del ragazzo. 

«Ah, d-davvero?» balbettò nel frattempo Berrywhite, sempre più sconvolto e sì, anche a disagio. 

«Sì» fu la laconica replica di Aurora. «Era molto arrabbiato.»

Il giovane apprendista Assassino, a quel punto, ammutolì e Blake scelse di venire in suo soccorso: «Il tuo vecchio si arrabbia sempre per tutto» scherzò, solo per venire a propria volta trapassato dall'occhiata torva che la piccola Rivagni gli rifilò all'istante. «Papà era arrabbiato anche con te, zio Blake. Molto arrabbiato.»

E ti pareva, pensò Syders. Era arrivato il suo turno di arrossire come uno scolaretto beccato a combinare una marachella e gli diede non poco fastidio a farlo sotto gli occhi di Lysander. «S-Sì, posso immaginare» biascicò. Riusciva a figurarsi fin troppo bene il malumore di Diego, visto che ne aveva ricevuto a più riprese tanti assaggi sgradevoli. 

Aurora raddolcì finalmente l'espressione funerea e sorrise di sbieco. «Ti vuole ancora bene, però.»

Blake non poté far a meno di sciogliersi sia per quelle parole in sé per sé sia perché era affezionato ai figli di Diego come se davvero fosse stato un loro zio di sangue. Li conosceva da quando erano nati, in fin dei conti. «Senti, Aurora... dov'è tuo fratello? Non lo vedo qui in giro» domandò incerto.

«Mamma lo fa stare a letto. Non sta bene» ribatté semplicemente la bimba.

«Allora poi andrò a salutarlo e a dirgli di rimettersi presto» la rimbeccò l'Assassino, cercando di non apparire preoccupato. In tempi come quelli era subito motivo di allarme che un bambino si ammalasse di colpo e in maniera più o meno simile a quella di Tristano.
Nessuno di loro sapeva come sarebbe stato il futuro, ma desideravano ardentemente che i loro bambini sopravvivessero abbastanza da vederlo coi propri occhi per raccontarlo e, soprattutto, viverlo. «Di sicuro non è nulla di grave» aggiunse prima di sprimacciare con delicatezza una guancia alla piccola che, malgrado il pessimo carattere e tutto il resto, accettò di buon grado il gesto. Tale e quale al padre, non c'era che dire. 

Trovandosi di spalle non vide né notò il piccolo sorriso comparso sulle labbra di Lysander che era rimasto in disparte sia perché preferiva non invadere gli spazi della bambina né sentirsi lui stesso di troppo. Era chiaro come il sole che Fiammetta e Diego, così come i figli di quest'ultimi, fossero una specie di seconda famiglia per Blake, e ciò non faceva che esacerbare la spiacevole sensazione che aveva iniziato ad avvertire da quando era giunto in quella dimora: come se davvero fosse un intruso, proprio come l'Arciere lo aveva sottilmente definito a più riprese. Da un lato c'erano Rowan e Morgan che sembravano aver accettato volentieri la sua presenza, senza neppure fare i capricci né altro, ma dal lato opposto c'erano i Rivagni, specialmente il capofamiglia che lo detestava e occhieggiava spesso non solo come se nutrisse una sorta di gelosia nei suoi riguardi, ma anche come se di lì a poco avrebbe finito per causare l'ennesimo disastro, l'ennesimo guaio per il quale sarebbe stato Blake a pagare un caro prezzo. Proprio come un feroce, silenzioso e grosso felino nascosto nel fitto della foresta attendeva il segnale appropriato per balzare fuori e fare ciò che non aveva potuto fare la stessa notte in cui tutto era iniziato. Aspettava il passo falso tra i passi falsi per trovare una scusa valida e sacrosanta che gli consentisse di eliminare un lampante elemento di disturbo.

Lysander purtroppo sapeva che se avesse alzato anche solo di poco la testa, Diego subito ne avrebbe approfittato a dovere per mozzargliela al volo come la falce che mieteva le spighe di grano. A Diego non importava minimamente di provare almeno ad andare d'accordo con lui né di concedergli il beneficio del dubbio. Non gli interessavano eventuali scuse né atti di ammenda. Dentro di sé aveva già emesso un verdetto e gli si leggeva in quegli occhi grigi, da felino e gelidi, che moriva dalla voglia di effettuare anche l'esecuzione. Sicuro come l'oro, non sarebbe stato felice di sapere che lui, Lysander, quel giorno aveva seguito Blake nell'ultimo posto nel quale, secondo Rivagni, si sarebbe dovuto azzardare a metter piede. Gliel'avrebbe fatta pagare, a modo proprio. Sapeva che l'avrebbe fatto.

Si riscosse vedendo Fiammetta unirsi finalmente a loro. Era ovvio che il figlio più piccolo le avesse fatto vedere un po' i sorci verdi. «Eccomi, scusate. Mi ci è voluto un po' per farlo calmare, ma ora è tutto a posto e c'è Klara a vegliare su di lui» spiegò la donna, di sicuro riferendosi alla domestica.

L'Assassino annuì e solo allora ebbe modo di scorgere sul suo viso un velo di stanchezza e le occhiaie di chi non dormiva quanto avrebbe dovuto; negli occhi di Fiammetta, abituati ormai a celare tante cose, all'occorrenza, v'era comunque l'ombra di una preoccupazione senza nome che di nuovo mise in allarme Blake. Poco ma sicuro, doveva c'entrare con Tristano, con Diego o entrambi. Si fece coraggio e disse: «Senti, Fiamma... Aurora, qualche minuto fa, mi ha detto che suo fratello sta poco bene». 

Lei deglutì. «Uhm... sì, ha un po' di febbre da ieri pomeriggio, ma nulla di grave. Può capitare, specie con queste temperature rigide. Sto facendo tutto quello che posso per curarlo, non temere.»

Quante volte era costretta a fare finta che le cose andassero bene o non fossero in ogni caso messe più di tanto male?
Blake aveva sempre saputo quanto fosse problematico stare con persone come lui e Diego, uomini che frequentavano di più la strada che le quattro mura delle rispettive dimore, ma solo quando gli era capitato di incrociare lo sguardo di Lorayne o di Fiammetta, proprio come stava facendo in quel preciso istante, tornava a ricordare che avere per compagno un Assassino fosse talvolta, anzi spesso, un fardello non indifferente.
Certe volte Syders avrebbe tanto voluto vedere Diego mollare tutto, in qualche maniera astrusa da mago o qualunque altra cosa egli fosse, e ricominciare una nuova vita altrove con al seguito la famiglia. Meritavano di avere un po' di pace, benché lui non sapesse un granché della storia alle spalle di Rivagni e Fiammetta che, proprio come il compagno, sembrava avere i propri scheletri nell'armadio. Li aveva eccome e sapeva custodirli egregiamente.
In qualunque maniera si fossero conosciuti, innamorati e messi insieme, a discapito del divieto per un Assassino di metter su famiglia, a volte davano sul serio l'impressione di condividere verità celate con estrema cura.

L'unica cosa che Blake era riuscito da solo a comprendere o almeno a subodorare era che Diego avesse atteso un bel po' prima di rivelare a lui e infine all'Organizzazione della relazione con Fiammetta. A comprovare tale idea era l'età di Aurora, venuta al mondo appena un anno dopo Morgan. Un po' di tempo dovevano avercelo messo per iniziare a frequentarsi, Diego e Fiamma, e se lo si sommava al concepimento della loro primogenita, ai mesi antecedenti all'arrivo di Aurora e il resto, non si poteva che evincere che la relazione avesse avuto inizio da parecchio, magari addirittura un anno addietro. 
La svolta, dunque, doveva esser arrivata subito dopo la morte di Lorayne per mano dell'Organizzazione. Non appena aveva visto cos'era accaduto a Blake a mo' di punizione per aver celato ogni cosa ai loro superiori, Rivagni aveva scelto di essere sì avventato e arrogante, ma anche scaltro e previdente. Aveva capito una cosa che Blake solo in seguito aveva imparato, fra un pianto di dolore e l'altro: talvolta era molto meglio, nonché più semplice, chiedere un perdono che un permesso. Per amore della propria donna e della figlioletta che all'epoca doveva aver avuto solo qualche mese di vita Diego aveva deciso, per la prima e ultima volta in tutta l'esistenza, di inginocchiarsi e implorare il Direttore e il Sovrintendente, conscio di essere nella posizione per permettersi un simile capriccio. Già da allora, d'altronde, si era rivelato un Assassino provetto e difficile da eguagliare e questo gli aveva paradossalmente salvato il collo. A differenza di Blake che si ostinava a non accettare il volere della sorte, Diego Rivagni l'aveva abbracciata, ci aveva fatto l'amore in modo sfrenato e selvaggio e, soprattutto, capito che in un mondo del genere essere i più cattivi e spietati in circolazione dava frutti assai più dolci e speziati del comportarsi con benevolenza e mostrare al prossimo un minimo di umana pietà. 

L'Assassino sospirò. «Beh... sei un'infermiera eccezionale. Sono sicuro che Tristano si rimetterà in fretta» si limitò a ribattere. Non voleva forzare Fiammetta a parlare della questione, se non se la sentiva di farlo. 
Gli occhi di entrambi si posarono su Aurora e Lysander che, inaspettatamente, erano riusciti a stabilire un minimo di interazione, tanto che la bambina era indaffarata nel raccontare all'apprendista qualcosa circa il libro che era impegnata a leggere. Syders non sapeva proprio come riuscisse il ragazzo a far breccia sì e no nel prossimo sempre o quasi, ma a quanto pareva persino una ragazzina taciturna e diffidente come Aurora pareva incapace di resistere a quella sorta di miracolo. Gli unici con i quali la sorprendente malia non aveva sortito effetto alcuno erano lui e Diego, a conti fatti.

«Beh, sembra che ne avranno per un po', perciò... possiamo parlare, un secondo, in privato?» azzardò dunque Blake, volendo approfittare al volo del momento di relativa quiete. 

Fiammetta lo scrutò. «Sì, certo.» Si recò insieme a lui fuori, in corridoio. «Cosa volevi dirmi?» domandò subito dopo, incerta.

L'uomo fece un respiro profondo. «Per caso hai saputo niente di Diego? È da quando è partito per un compito non meglio specificato che non lo sento più e mi domandavo se avesse avuto contatti almeno con te.»

La ragazza esitò. «A dire la verità... no. Prima di partire, però, mi è sembrato un po' scosso e sottosopra.»

Blake raggelò. Ma che cavolo sta combinando? E se gli fosse successo qualcosa? 

«Aurora ha detto che era arrabbiato con Lysander e anche con me, magari...»

«No, non era per quello. C'era dell'altro. Era arrabbiato, sì, ma te lo dico in confidenza, Blake: ti ha già perdonato tutto. Sappiamo che in fin dei conti la tua non è una colpa vera e propria e... beh, Diego ti adora, ti ama come un fratello e per quanto chiacchieri a vanvera, perda qualche bottone per la collera e tutto il teatrino, ti perdona sempre dopo tre secondi. Nessuno meglio di me e di te sa com'è fatto sul serio, dopotutto, no?»

Syders si massaggiò le tempie e sbuffò. La situazione era più complicata di quanto pensasse. Era il primo ad aver già capito che Diego, in fin dei conti, non ce l'avesse affatto con lui in primo luogo, ma forse era proprio tale realtà a farlo dannare. «Anch'io lo amo come se fosse mio fratello e per questo sono preoccupato a morte per lui. Non è nel suo stile non far sapere niente di sé a questo modo, Fiamma. Che ti ha detto prima di partire?»

«Niente di speciale. Solo che non aveva alcuna voglia di esser convocato da Rymas, ma... credici o meno, Blake, sembrava impaurito. Scocciato, ovviamente, ma anche in preda all'angoscia. Di rado l'ho visto così e mai è accaduto per quisquilie di poco conto.»

»Beh, questo non spiega comunque il silenzio» commentò sconfortato l'Assassino, posando la schiena a ridosso del muro alle sue spalle. «Forse aveva bisogno dei propri spazi e si starà scaricando a modo suo.» Lo disse più per convincere se stesso che per reale certezza. Nulla era sicuro, al momento.
«Non sono qui solo per sapere di lui. Fiamma, quello che è successo con Lysander... mi dispiace lo stesso di aver messo nei guai e coinvolto Diego, te, i vostri figli. Se solo avessi saputo prima cosa si sarebbe verificato, io... ti giuro che...»

«Blake...»

«Non riesco a farmi una ragione del non aver subito pensato a Diego e a voi, così come alla mia famiglia, quando ho deciso di risparmiare quel marmocchio. Non so a cosa pensavo, a esser sincero, ma per poco non facevo ammazzare tutti quanti e...»

«Blake!» lo frenò Fiammetta con voce ferma. Gli strinse una spalla e lo guardò dritto negli occhi con la sua solita e innata dolcezza. «Non devi scusarti di nulla, te l'ho già detto. Tu e Diego avete fatto del bene a qualcuno, non lo capisci? Avete mostrato umanità risparmiando Lysander. Una buona azione vale anche un intero anno senza di che vivere, se non di più. La gentilezza non ha prezzo e tu, caro, sei una brava persona. Hai fatto quello che avrebbe fatto chiunque dotato di un minimo di umana decenza e di rispetto per la vita. So bene cosa Diego dica di pensare sul conto di quel ragazzo e della storia in sé per sé, ma a mio parere, se lui davvero avesse voluto ucciderlo e liberarsi del problema sin da subito, lo avrebbe fatto e basta. Lo avrebbe fatto anche a prescindere del sangue che scorre nelle vene di quel giovane Mezzelfo, credimi. Lo ha risparmiato, proprio come hai fatto tu, e lo ha fatto perché ha ancora un cuore che batte nel petto.»

Di nuovo Blake ebbe modo di stupirsi. Lo fece per l'ennesima volta da quando aveva varcato la porta di casa Rivagni, quella sera, e il suo stupore dovette risultare sì e no palese dato che Fiammetta, un secondo più tardi, sghignazzò e scosse la testa, fissandolo con sincero affetto. Lo considerava spesso buffo, gli aveva confidato una volta. 
Gli sprimacciò per scherzo una guancia. «Tu ti preoccupi troppo, Blake Syders.»

«Se lo dici tu.» L'Assassino esitò e si morse il labbro inferiore. «Adesso puoi anche dirmi la verità su Tristano, Fiamma.»

Lei si torse le mani, in palese difficoltà, e guardò in qua e in là con insistenza, al solo scopo di non incrociare direttamente lo sguardo dell'amico. Non sapeva cosa propinargli, pensò l'uomo, angosciato e teso. «Ha la stessa malattia di Morgan, vero?» la incoraggiò infine, serio e rattristato.

«I-Io... ancora non ne sono sicura» mormorò la ragazza, incapace di mentire un'altra volta. «Dovrei farlo visitare, ma nelle sue condizioni, con questo freddo, ho paura che peggiorerebbe e basta. Sto cercando di far abbassare la febbre, per il momento.»

Il male che tormentava molti bambini di Versya era fra i più subdoli che esistessero perché non si mostrava subito e i sintomi venivano fuori dal nulla, a volte quando era troppo tardi per fare qualcosa. Fiammetta stessa aveva raccontato a Blake, un giorno, di aver visto diversi genitori portare i propri figli, spesso neonati, al Sanatorio. I piccoli pazienti presentavano spesso i segni della malattia che dilagava, inarrestabile, e quasi sempre non si poteva far nulla per curare vittime così giovani e fragili. A un neonato bastava poco niente per lasciarci le penne, figurarsi con un morbo che aggrediva le vie respiratorie ed era ancor più letale della polmonite che già di per sé era una gran brutta bestia. Blake aveva sofferto di quest'ultima, da bambino, e per puro miracolo era riuscito a guarire. Tanti suoi coetanei, all'epoca, invece, erano stati sottratti dalle braccia dei genitori per sempre, distrutti dall'epidemia che senza pietà li aveva falciati.
Per i più piccoli non v'erano cura né scampo dal morbo che aveva preso di mira una delle fasce di popolazione più inerme e fragile; dopo pochi giorni, aveva aggiunto Fiammetta con dolore, quei genitori tornavano a casa dal Sanatorio con i corpicini senza vita dei figlioletti che, anziché nella culla, venivano affidati a una divisione specifica dei Corvi incaricata di smaltire i cadaveri di chi era morto per una malattia contagiosa.
Fra le poche cose che accomunavano i poveri ai ricchi, una di esse era che di fronte alle pestilenze tutti fossero più o meno allo stesso livello. 

Blake si umettò le labbra. «Vedrai che ce la farà. I suoi genitori sono le persone più toste che abbia mai conosciuto e lui non può essere da meno. Se c'è speranza per Morgan, allora perché mai non dovrebbe essercene per Tristano? Andrà tutto bene, Fiammetta, credimi.» Nel parlare alla ragazza si mostrò positivo e incoraggiante, quel che bastava a darle un minimo di speranza necessaria a tirare avanti in tempi difficili.
In ogni caso, sperava sul serio che Tristano ce la facesse. Gli era affezionato e non avrebbe fatto di sicuro i salti di gioia nel sapere che i suoi più cari amici avessero perso uno dei loro adorati bambini. Sapeva bene come si sentiva Fiammetta e avrebbe solamente voluto che non fosse stato così. «Posso fargli visita?»

Lei annuì e insieme si diressero alle scale. Fiammetta raccolse i lembi della gonna per non rischiare di inciampare nel salire i gradini. «Diego ancora non lo sa e non so come farò a dirglielo. Ho provato a contattarlo con l'olofono, ma neppure a me risponde e non ho idea di come fare per fargli presente la situazione.»

Syders deglutì. «Non fargliene una colpa.»

«Lo so, lo so che non è colpa sua, è solo che...», la donna scosse il capo e tornò a guardarlo. «A volte vorrei solo che riuscisse ad esserci di più per noi. Non sono stupida e so benissimo che se non lavorasse le conseguenze sarebbero disastrose, ma ci sono giorni in cui mi immagino che vita avremmo avuto se lui...»

«... Se lui non fosse stato un Assassino» terminò al suo posto Blake in tono grave, certo, ma anche comprensivo. Non poteva rimproverarle un simile desiderio nascosto né lo stupiva che Fiammetta avesse pensieri del genere. Era difficile vivere al fianco di un Assassino, specie quando ci si fermava a riflettere su certe questioni etiche e morali solo per realizzare di essere il compagno o la compagna di un uomo o di una donna che per tirare a campare uccideva persone quasi sempre innocenti. Si pensava a questo e, soprattutto, di esser degni di biasimo il doppio per tale motivo. Doppiamente colpevoli e mostruosi.

Non gli era ben chiaro se fra i colleghi e i superiori di Fiammetta qualcuno fosse a conoscenza della vita privata della donna, ma ne dubitava. Sicuramente doveva aver detto a tutti che il suo compagno fosse un uomo che semplicemente era solito viaggiare molto spesso, evitando di scendere in macabri particolari. Forse quello era uno dei tanti segreti che la ragazza, con non poca maestria, sapeva celare all'occorrenza.

Blake curvò le labbra in un amaro sorriso. «Non si sceglie chi amare, Fiamma. Questo lo sai meglio di me. In casi come il mio e di Diego può sembrare una condanna, ma credimi quando ti dico che per quel che vale, non essere più capaci neppure di amare qualcuno sarebbe peggio che morire.»

Fiammetta sorrise alla stessa maniera, ma non di certo come una persona che iniziava a pentirsi della scelta fatta anni prima. Sapeva che Diego non avesse mai chiesto appositamente di essere un Assassino e che le cose stavano come stavano, così come che fosse inutile sognare e pensare a una vita diversa. La realtà non si poteva cambiare e vivere dietro a menzogne e illusioni peggiorava la situazione.
«Non tornerei mai indietro, te lo assicuro. È difficile, spesso non riesco nemmeno a dormire sapendolo chissà dove là fuori e resto per ore alla finestra in attesa di vederlo tornare. Ogni giorno lo trascorro a preoccuparmi e a pregare che il sangue che vedo sui suoi vestiti sia di qualcun altro e non il suo. Prego che sia la sua vittima a morire e non lui. A volte mi sento cattiva a pensarlo, ma non mi pento di esser diventata la sua compagna. Essermi innamorata di lui è stata la cosa più bella che mi sia mai capitata. Mi ha permesso di vederlo sotto una luce diversa, di stargli vicino e regalargli ogni tanto un sorriso sincero. Non c'è cosa che non farei per lui, Blake.»

Le si leggeva negli occhi che pensasse davvero ciò che diceva ed era struggente udire tali parole. Gli Assassini non erano persone destinate a restare troppo a lungo al mondo. Chi di spada feriva, di spada periva, recitava un adagio, e così era per i membri della Confraternita.
Blake non nascondeva che se proprio doveva esser quella la sorte riservata a lui e a Diego, allora pregava di essere il primo a tirare le cuoia, perché non avrebbe altrimenti tollerato di veder morire il suo migliore amico. Il dolore sarebbe stato troppo lancinante e tremendo. Avrebbe perso la propria ancora, lo sapeva fin troppo bene, e senza un'ancora si veniva trascinati via dalle impietosi correnti del mare. 

Fu allora che gli balenò in testa una domanda che in passato le aveva sì già posto, ma sempre nel momento sbagliato. Dato che Diego non c'era, tuttavia, magari poteva ritentare.
Per quanto mai lo avrebbe ammesso ad alta voce, le domande di Lysander avevano suscitato anche in lui non poche perplessità sulla reale natura dell'Arciere. Per quanto fosse ancora memore della reazione di Rivagni di fronte alla curiosità in merito al suo passato, qualcosa andava ripetendogli che non doveva mollare la presa e doveva continuare a fare domande, a cercare delle risposte. «Ti ha mai detto qualcosa circa il suo passato?» chiese dunque, sperando di non esser parso troppo indelicato e diretto.

Erano appena giunti al piano di sopra e proprio quando Fiammetta stava per imboccare il corridoio che conduceva alla stanza di Tristano, la donna si arrestò e volse di nuovo per guardarlo con aria corrucciata. «Che vuoi dire?»

«A me non ha mai voluto dire chi era prima di tutto questo né da dove viene. Giorni fa gli è solo sfuggito che la sua famiglia è morta, ma era arrabbiato e non ho osato chieder altro. Tu sai qualcosa in più? Insomma, sei la sua compagna, no?»

Gli pareva assurdo che persino Fiammetta sapesse poco o niente di Diego, eppure la sua sorpresa non fu poca quando vide la donna scuotere il capo e rispondere che no, tanti dettagli sul conto dell'infanzia del compagno le fossero ancora ignoti.
Aggiunse, tuttavia, qualcosa di curioso: «A dire la verità... alcune volte, quando provavo a fargli delle domande, mi sembrava disposto a dirmi tutto, però...», il suo viso si contrasse in un'espressione pensierosa.

«Però?» la incoraggiò Syders.

«Inizialmente dava l'idea di esser lì lì per rispondere, ma poi... tutte le volte... pronunciava sempre la stessa frase oppure restava in silenzio e mi guardava con aria abbattuta, anzi disperata.»

«Quale frase?»

Fiammetta rifletté nel tentativo di ricordare qualche dettaglio in più. «Era una risposta quasi automatica. Gli usciva di bocca di getto, come se non avesse controllo su quelle parole. Diceva ‟il silenzio è legge", mi pare. La prima volta che se ne uscì con una cosa del genere mi parve matto o scemo, non te lo nascondo. Voglio dire, era fin troppo strano, ma alla fine ho capito che, per qualche ragione, non poteva dirlo. Non gli ho più chiesto nulla dopo tutti quei tentativi andati a vuoto. Mi spezzava il cuore vederlo in quello stato.»

Blake non riusciva a capire. «Non poteva, che ne so, provare a scriverlo?»

«Provò a farlo eccome, un giorno, ma la sua mano si fermò di colpo. Non riuscì a muoverla finché non lasciò andare la penna. Ha ritentato, lo vedevo che smaniava per dirmi la verità, e poi... poi cominciò a perder sangue dal naso e a sentirsi male. Appena accadde lo rassicurai, gli dissi che non era di vitale importanza e gli promisi che non ne avremmo parlato più. Non volevo più vedere una cosa del genere. Soffriva fisicamente, Blake, quasi come se fosse stato appositamente condannato a farlo nel caso avesse tentato di parlare del proprio passato.»

Tutto ciò era assurdo, pazzesco, inquietante e privo del benché minimo senso. Perché fare una cosa del genere a Diego? Chi l'aveva fatta, poi? Quando era accaduto? Prima ancora che fosse stato catturato dall'Organizzazione o in seguito all'arrivo nella Scuola degli Assassini? Che magari vi fosse stato lo zampino dei medici macellai che Diego tanto odiava?

«Perché, allora, è riuscito a dirmi qualcosa circa la sua famiglia?» incalzò di nuovo Syders, spaesato.

Fiammetta sospirò. «Fin lì non ha problemi a parlarne, infatti, ma quando si inizia a chiedergli il come, il quando, il perché... ecco che allora comincia a dare quelle risposte e ad avere quelle spiacevoli reazioni fisiche. Non so cosa sia successo alla sua famiglia, ma so che forse ha visto morire le persone che amava, forse sa anche chi è stato e... penso che sempre quel qualcuno abbia trovato un modo originale per farlo tacere e renderlo schiavo di ricordi che non può rivelare. Forse lui sapeva cose che non doveva riferire ad anima viva e malgrado si sia salvato, lo stesso è incappato in una sorte crudele.»

Le sue parole spinsero Blake a riflettere e a macinare congetture su congetture. «Pensi c'entrino l'Organizzazione oppure qualche pezzo grosso?»

«Non lo so, Blake. Lui... lui viene da lontano e di certo non è nato a Versya. Forse non ci hai mai fatto caso, ma ho un buon orecchio e a volte gli capita di pronunciare certe parole con una cadenza diversa da quella che hanno i versariani. In realtà succede anche a te, lo sai? Forse è perché sei straniero anche tu, spiegherebbe il tuo non accorgerti di simili sottigliezze. Io mi diverto da sempre, invece, a individuarle quando qualcuno mi parla.» 
Fiammetta fece una breve pausa.
«Quando a Diego succede quel che dicevo prima, non mi sfugge il suo accento duro e spigoloso. A pensarci bene... somiglia un po' a quello di Lysander, sai? E secondo me non soffre poco o niente il freddo solo a causa di quel che gli hanno fatto i dottori della Scuola. Nel suo caso è una dote innata, ci è abituato sin dalla nascita. Non è che ci siano così tanti pezzi grossi fuori dallo Stato di Versaria e dubito che qualche personaggio influente di questa zona o dintorni potesse voler qualcosa dalla sua famiglia. Forse si trovavano semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato e lui è stato l'unico a sopravvivere a quella tragedia, e questo lo ha reso per sempre un testimone scomodo. Non sono mai riuscita a capire da dove venga realmente Diego, Blake, ma è chiaro come il sole che non abbia nessun altro, a parte noi. È possibile, comunque, che venga dalle fredde Lande del Nord. Spiegherebbe anche il suo aspetto fisico, in effetti. Quegli zigomi affilati e quell'accento particolare, così come la sua tendenza a sapersela cavare anche quando là fuori piove che gli dèi la mandano o infuria una tempesta di neve. Le persone del Nord sono abituate a condizioni di vita di questo tipo e, soprattutto, sono esperte nel cacciare, soprattutto con l'arco. Una volta mi raccontasti un aneddoto nel quale dicesti che Diego avesse sin da subito mostrato un profondo interesse e un'autentica predilezione per arco e frecce, se non sbaglio.»

«L'ho anche visto eviscerare e scuoiare un cervo in modo impeccabile, in effetti» commentò Blake. «Lo faceva come se gli fosse stato insegnato da tempo a farlo.»

Lei sbuffò una debole risata. «Faccio di tutto per non essere presente, quando torna con della selvaggina e deve prepararla prima di affidarla alla sottoscritta.» Dopo pochi secondi, tuttavia, tornò seria e amareggiata. «Qualunque cosa accadde quando era appena un bambino, lo segnò profondamente. I primi mesi che passammo insieme, spesso lo vedevo restare sveglio fino all'alba e se lo pregavo di riposare un po', lui rispondeva che non voleva farlo, non voleva chiudere gli occhi e dormire. Nel suo sguardo vedevo... vedevo il terrore. Ha semplicemente imparato a sopportare qualunque cosa veda tutte le volte che si addormenta. Credo lo abbia fatto per me e per i bambini.»

Sulle guance di Fiammetta fecero capolino lacrime che la donna subito si premurò di scacciare. Blake non si fece remora alcuna nel prenderle una mano per stringergliela forte al fine di infondere in lei forza e conforto.
All'esterno quella ragazza e Diego sembravano una coppia tra le più affiatate che vi fossero, ma come tutti soffrivano quando restavano da soli.

«Ancora adesso, di notte, lo sento svegliarsi di colpo e piangere e... i-io non posso mai fare niente perché non so cosa lo tormenti e lui non può parlarne. È orribile non poter far niente per la persona che ami, vederla soffrire in quel modo e sapere che puoi solo stringerla forte e aspettare che passi tutto.»

Blake iniziava sul serio a vedere Diego sotto una luce diversa e lo stupì realizzare quanto in realtà fosse una persona spezzata, rotta come uno specchio che pur essendo stato aggiustato continuava a conservare dolorose e terribili crepe in superficie.
Aveva fantasticato e fatto congetture sul passato del suo migliore amico, ma sapere che in qualche maniera, ancora ai giorni attuali, Diego si trascinasse dietro dei pesanti fardelli lo ricolmava di amarezza; aveva la prova concreta che il suo tacere non fosse dettato dalla diffidenza, bensì da qualcos'altro, qualcosa di più oscuro e orrendo che faceva soffrire ogni singolo giorno quell'uomo.
Forse lo avevano affatturato, magari esisteva qualche stregoneria in grado di fare una cosa del genere, ma Blake era stupito che il collega mai fosse riuscito a liberarsene, e sicuramente doveva averci provato.
Si chiedeva se lui e Fiammetta mai avrebbero scoperto la verità, ma per il momento era meglio archiviare la faccenda e farlo per il bene di tutti, soprattutto quello dell'Arciere.
Avrebbe evitato di porgli ulteriori e petulanti domande. Che senso avrebbe avuto chiedere ed esasperare in tal maniera un uomo che non poteva rispondere?

Con la coda dell'occhio l'Assassino vide Lysander raggiungerli e poi, infine, fermarsi e guardarli a turno. I suoi occhi erano intrisi di tristezza e forse, suo malgrado, doveva aver udito la conversazione e tale verità, per qualche motivo, non infastidì né fece innervosire Blake che ricambiò lo sguardo del ragazzo mentre non poteva far a meno di pensare che, certe volte, le cose accadessero magari per una ragione ben precisa.

Gli tornò in mente come Judas, poco dopo il suo arrivo alla Scuola, per tirargli su il morale gli avesse detto che il Fato raramente fosse pigro e lasciassi tutto fra le braccia del Caso, il suo pasticcione e sconclusionato fratello minore. Gliel'aveva detto, forse, per fargli capire che magari vi fosse stata una valida ragione se era stato ceduto all'Organizzazione per diventare un Assassino. Che quelle fossero state le semplici parole di un uomo maturo intento a consolare un ragazzino spaventato oppure ben mirate e studiate, questo mai Blake era riuscito a scoprirlo né a capirlo e forse sarebbe stato sempre così.

Ciò che invece gli era ben chiaro, era che probabilmente anche Lysander, dal canto proprio, avesse appena iniziato a riconsiderare un pochino Diego e a non vedere più in lui un semplice Assassino terribile quanto Veryak e altrettanto crudele, bensì un uomo come tutti gli altri. Un uomo che aveva sofferto e, diversamente da lui, da Blake e tanti altri, non poteva esternare il proprio dolore.