1. 𝙄 𝘿𝙤𝙣𝙞 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙎𝙩𝙧𝙚𝙜𝙖 𝘽𝙤𝙧𝙖𝙣𝙩
𝙄 𝘿 𝙊 𝙉 𝙄
𝘿 𝙀 𝙇 𝙇 𝘼
𝙎 𝙏 𝙍 𝙀 𝙂 𝘼 𝘽 𝙊 𝙍 𝘼 𝙉 𝙏
OhBanny
Per la Squadra Nera.
🖤🕷️🩶🤍🌑🕸️♟️🎧
Questa è una storia dove la magia vive indisturbata …
Questa è una storia dove la tristezza di una bambina è cullata dai suoi sogni, e dove i suoi sogni, sono la sua unica compagnia …
Questa è una storia dove una Strega viene salvata dalla bambina; a modo suo cercherà di sdebitarsi, e per farlo, farà alla sua salvatrice, dono di un diario e di una penna speciale.
Ma non finisce qui, perché la Strega, alla fonte di tristezza della bambina, farà dono di un raro segnalibro …
Questa è una storia dal lieto fine, questa è una storia che vuole insegnare, e voi non dovete fare altro che ascoltare …
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Al limitare del magico bosco Nerino, dopo una vasta distesa di manto erboso, sorgeva Rainbow, un piccolo paesino, da tutti conosciuto per le sue immense ricchezze.
Per secoli e secoli, era stato soggetto a sanguinose guerre e orribili malattie.
Gli abitanti, stremati e decimati, decisero di invocare il potente Glowy, Dio del Cosmo.
Glowy, seppur famoso per essere amante della discordia, rispose immediatamente alla loro richiesta d’aiuto, perché dopo quella continua sofferenza, pensò che fosse doveroso concedere al paesino una tregua.
Fu così che gli uomini di Rainbow, dotati di un'incredibile forza, divennero abili guerrieri in grado di respingere tutti gli invasori, e le donne, acquistando l’abilità di incredibili erboriste, divennero delle ricercate guaritrici, in grado di curare ogni malessere.
Tale dono però richiedette qualcosa in cambio; infatti il Dio del Cosmo, volle dagli abitanti di Rainbow, una costante fornitura di Ambra, pietra di cui era ricca la sorgente Nilwer, acqua cristallina del fiume che divideva a metà il paese.
Per gli abitanti, era una semplice pietra con cui creare gingilli da indossare, ma per Glowy, era rifornimento di magia, che gli avrebbe consentito di regnare indisturbato, al di sopra di tutti gli altri Dei.
Per un lungo tempo, gli abitanti di Rainbow tennero fede alla promessa fatta, poi però capirono il vero valore dell’Ambra, soprattutto, scoprirono l’immensa ricchezza che ne derivava dallo sfruttarla. Era così speciale, che i manufatti creati, andavano oltre la meraviglia.
Proprio per questo, quando dal mondo guerre e malattie quasi scomparvero, ruppero il patto.
Contro ogni previsione, il Dio del Cosmo non scagliò su di loro nessuna maledizione; la grande quantità d’Ambra da loro donata, lo aveva reso il Dio più forte di tutti, e ormai ne poteva fare a meno.
<< Badate bene … >> disse a tutti loro prima di congedarsi per sempre. << … tutta la vostra avarizia, non porterà mai a niente di buono! >> e si dissolse.
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Da quella richiesta d’aiuto, erano trascorsi cinquecento anni; circondati ormai da pace e tranquillità, la forza degli uomini e l’abilità di guaritrici delle donne, si dispersero diventando un ricordo lontano, e la loro continua ricerca della ricchezza, li fece diventare abili artigiani.
Le loro giornate trascorrevano all’insegna del duro lavoro, niente era più importante di esso, nessun’altra attività era concessa, così come non era concesso, nessun riposo al di fuori della domenica.
Costanti nel loro impegno, le luci delle botteghe si accendevano quando ancora la luna brillava nel cielo, e si spegnevano solo quando il brillio delle stelle, si faceva intenso nel manto scuro della notte.
La paura di perdere le ricchezze acquisite, li allontanò però dai loro doveri genitoriali; i bambini senza la loro presenza, crescevano in totale libertà, senza regole e giusti insegnamenti.
Potete bene immaginare la loro felicità.
E come poteva essere altrimenti, i fanciulli sapevano bene che dopo i dieci anni la libertà finiva di colpo, infatti, smettevano di essere considerati bambini, e inquadrati come adulti, erano pronti per essere introdotti alla scuola dei mestieri.
Questa, dopo cinque anni, li avrebbe condotti nel mondo del lavoro; e tutti ne erano ben felici, perché ogni bambino aveva imparato che la ricchezza, era l’unica cosa che davvero contava nella vita.
Con il nuovo stile di vita, tutti a Rainbow potevano affermarsi felici; solo la piccola Tary, una bimba di otto anni dalla chioma dorata, era vittima di una profonda tristezza.
Essendo figlia unica, accusava profondamente la costante assenza dei suoi genitori; sognava di pranzare e cenare insieme a loro, sognava la loro compagnia, nelle lunghe passeggiate tra i sentieri fioriti del bosco Nerino, sognava semplicemente che si accorgessero della sua presenza.
Avrebbe dato qualunque cosa per avere la loro buonanotte, e lo stesso valeva per un semplice buongiorno.
Purtroppo, a causa del loro lavoro, i sogni di Tary continuavano a rimanere tali, e proprio a causa di questi, i suoi coetanei la allontanarono completamente, negandole, vista la sua stranezza, ogni contatto.
La piccola Tary iniziò così a perdere la sua vitalità, e quando iniziò ad abituarsi alla sua solitudine, si accorse di quanto essa fosse diventata la sua unica compagnia.
Tanto si abituò, che smise persino di parlare, e non passò molto tempo, per dimenticare il suono acuto e gioioso della sua voce.
Un pomeriggio d’autunno, mentre passeggiava tra i sentieri umidi del bosco Nerino, incappò in un gruppo arrogante di ragazzini; veloce e spaventata da quello che avrebbero fatto vedendola, si nascose dietro di un grosso tronco, proprio a due passi da loro.
<< Ehi Nonnina con quella faccia rugosa potresti essere l’uomo nero delle fiabe … >> disse uno di loro.
<< Sì … quello che tutti spaventa … però forse è talmente brutta che uno scrittore potrebbe rifiutarsi per non avere incubi la notte! >> continuò quello accanto.
Una risata diabolica esplose agghiacciante, Tary tremò di paura, mai quanto l’anziana signora che stava rannicchiata al centro del loro cerchio.
<< Vi prego … >> gemette l’anziana. << … lasciatemi andare … i miei animali mi aspettano, e se cala il buio, potrei non riuscire a trovare più la strada per tornare da loro … >>
A quelle parole, lo stomaco di Tary si contrasse dalla rabbia; ricordava benissimo cosa provava ad essere brutalmente bullizzata.
Le ferite riportate da ogni insulto ricevuto, erano come profonde cicatrici, e non sarebbero mai scomparse.
“Devo fare qualcosa” pensò, senza smettere di tremare.
Formulato il pensiero, qualcosa di incredibile accadde; come se una forza immensa si fosse impossessata del suo corpo, si alzò di scatto, e uscì allo scoperto.
<< Ehi voi feccia di Rainbow … >> gridò con gli occhi iniettati di sangue, e si stupì della potenza della sua voce che ormai aveva dimenticato. << … prendetevela con qualcuno che possa difendersi! >> aggiunse coraggiosa, e gridando, si gettò su di loro con la stessa potenza di una palla da bowling sui i birilli.
Colti di sorpresa, il gruppetto arrogante perse l’equilibrio, e si ammassarono sul terreno doloranti.
<< Ehi ma è Tary la lagna … >> gridò spaesato il primo che si alzò.
<< Tary la lagna ti gonfierà la faccia se non sparisci all’istante! >> lo incalzò Tary duramente.
Il ragazzetto la fissò con aria di sfida, per niente intimorito; il suo viso si contrasse in una smorfia arcigna, e sollevandosi le maniche, si avventò su di lei.
Mai idea fu più stupida; un'esplosione di luce dorata irruppe dal corpo di Tary, la potenza colpì il suo aggressore in pieno petto, e lo fece volare in alto di almeno un metro.
Il corpo ricadde contorto sui suoi amici, il panico dilagò, e spaventati, corsero via a gambe levate.
Tary confusa da ciò che accadde, rimase immobile per un istante, il suo cuore batteva all’impazzata, era quasi certa che sarebbe schizzato via dal petto da un momento all’altro.
<< Stai tranquilla … >> le sussurrò l’anziana signora alzandosi. << … ho solo fatto una piccola magia per darti il coraggio di affrontarli … >>
Tary le posò lo sguardo, e un brivido le percorse la schiena; quei bulli avevano ragione, non era semplicemente brutta, era a dir poco spaventosa.
Il viso tremendo della anziana signora, era inciso da profonde cicatrici, come se qualcuno si fosse divertito a dilaniarlo, con una lama fine e affilata, si ammassavano l’una sull’altra formando delle croci.
Ogni centimetro di pelle era un grido di dolore passato, e Tary mossa da una profonda compassione, le sorrise per darle sincero conforto.
<< Sei … sei una strega allora? >> balbettò sperando di non risultare scortese.
<< Sì, vengo da Lusert, e mi chiamo Borant … volevo dirti dal profondo del mio cuore, grazie per avermi salvato … >>
Tary arrossì, << Credo tu ti sia salvata da sola, senza la tua magia non avrei mai saputo cosa fare … >>
<< È stato il tuo coraggio a salvarmi! >> obiettò la Strega seria.
<< Adesso ti conviene andare via … ti ho sentito dire che al buio potresti non trovare la strada di casa … >> disse Tary preoccupata.
<< Hai ragione! >> asserì la Strega. << Ti va di accompagnarmi fino al limitare del bosco? >>
<< Certo! >> rispose Tary. Non le pareva neanche vero di avere, dopo tanto tempo, una compagnia con cui passeggiare e parlare.
Lungo il tragitto, Tary l’aiutò a raccogliere erbe curative, a quanto pare, certe crescevano solo in quel bosco; mescolandole insieme, la Strega sarebbe riuscita a creare una pozione che avrebbe migliorato la pelle del suo viso.
<< Credo di non aver parlato mai così tanto in tutta la mia vita! >> esclamò Tary appena arrivarono ai confini del bosco.
<< Hai una bella voce … non lasciare mai che qualcuno ti costringa a stare in silenzio, esso è prezioso, ma ottenuto da qualcuno che ti obbliga, è una tortura! >>
<< Ci proverò! >> le assicurò Tary commossa. << Spero di vederti presto! >>
<< Tra le montagne di Lusert, la mia è l’unica casa che troverai, sarai sempre la benvenuta! >> disse la Strega con un sorriso.
<< Se posso vorrei farti un dono … >> continuò in un sussurro.
<< Un … un dono? >> balbettò Tary curiosa.
<< Ho percepito la tua presenza da quando ti sei nascosta dietro il tronco, di solito leggo attraverso l’anima delle persone, con te è stato impossibile per i tuoi troppi e tristi pensieri … >>
<< Avevo troppa paura, e i pensieri hanno preso da tempo il posto delle mie parole … >> gemette sconfortata Tary.
Borant illuminò il viso con un enorme sorriso, la dentatura perfetta e la luce brillante dei suoi occhi azzurri, mitigarono le sue cicatrici, senza di esse, la sua bellezza doveva essere disarmante.
<< Prendi questo diario, qui metti tutti i tuoi pensieri, così la mente sarà più libera e potrai dedicarti ad altro! >>
Tary allungò la mano e afferrò il quaderno con la copertina in pelle.
<< Grazie! >> esclamò felice.
<< Prendi anche questa penna … >> le disse Borant.
Tary sollevò lo sguardo emozionata, e la prese; la penna era una elegante piuma bianca, con un aspetto soffice e leggero.
Alla base, il calamo era robusto e liscio, adatto per essere afferrato con facilità, niente di meglio per una scrittura classica ma raffinata.
Non appena la posò sul diario si animò, e con movimenti fluidi come un balletto classico, incise una scritta di un rosso lucente: “I pensieri di Tary”
<< Come potrò mai ringraziarti … >> sussurrò Tary emozionata.
<< Sono io che devo ringraziare te! >> rispose la Strega.
Poi le sorrise dolcemente. Con un lampo di luce verde, il suo corpo si trasformò in una nube che si innalzò verso il cielo, vorticò veloce, e sparì oltre le nuvole.
Tary piena di felicità, corse più veloce della luce a casa sua; non diede importanza alla pioggia sottile che iniziò silenziosa a bagnare il terreno, non badò alle pozzanghere dove affondò i piedi, e non fece neanche caso ad un gruppetto di coetanei, che al suo passaggio le gridò “lagna”.
Dopo tanto tempo in testa aveva solo un pensiero, e quel pensiero era scrivere sul nuovo diario.
Saltellando aprì la porta di casa, la sua idea era di rintanarsi immediatamente in camera sua, ma inaspettatamente, si trovò davanti i suoi genitori.
Dimenticando la grande tristezza che ogni giorno le provocavano, li salutò con gioia.
<< Sapete che oggi ho incontrato una Strega … >> iniziò concitata. << … un gruppetto arrogante e maleducato la teneva bloccata … e io ero nascosta, ma poi ho preso coraggio … >>
<< Non ora Tary, devo tornare a lavoro … >> la interruppe suo padre.
<< Sì Tary dobbiamo andare … >> aggiunse sua madre.
<< Oh va bene … >> esclamò Tary perdendo il sorriso. << Magari vi aspetto sveglia! >>
<< Non serve! >> la criticò suo padre.
Tary si incupì ancora di più. << Allora ciao … vado in camera mia! >> disse rassegnata.
<< Tary … >> la chiamò la mamma quando era già in cima alle scale.
<< Sì … >> rispose lei sperando che volessero sapere altro della sua giornata.
<< Adesso che hai ritrovato la voce … ti raccomando di non sprecarla con le tue solite lagne! >>
<< Sì mamma. >> rispose Tary, e in un attimo ripiombò nella sua abituale tristezza.
Trascinando il corpo verso la sua camera, scacciò triste una lacrima dal suo viso; per un attimo guardò fuori dalla finestra, la notte era appena calata.
“Borant vorrei tanto che fossi qui” pensò sedendosi e aprendo il diario; afferrò l’ampolla dell’inchiostro, e senza più riuscire a trattenere le lacrime, intinse la punta della piuma.
Non appena la penna sfiorò la pagina, schizzò via dalle mani di Tary, come se avesse appena preso la scossa.
Tary urlò dallo spavento, ma poi facendo mente locale, si ricordò che solo un’ora prima, la piuma aveva inciso il titolo nella copertina, senza bisogno di inchiostro.
Tremante la riprese tra le mani, e muovendola delicatamente sul foglio, le lettere apparvero all’istante. Proprio come il titolo, anch’esse di un rosso brillante.
Tary abbozzò un sorriso soddisfatta, ignara che Borant si fosse dimenticata di dirle una cosa importante.
Alla penna non serviva inchiostro per scrivere … la speciale piuma si serviva del suo sangue.
I pensieri da trascrivere furono così tanti, che Tary perse la cognizione del tempo; fuori dalla finestra, le stelle erano sparite, e il cielo si era tinto di un dolce arancio, da lì a poco il sole sarebbe sorto.
Tary non vide mai quell’alba. Senza più una goccia di sangue nelle vene, si afflosciò stremata sul piano della scrivania.
Sotto le sue mani il diario iniziò a tremare, un’esplosione di luce dorata avvolse l’intera stanza; un istante dopo si ridusse ad una scia, si avvinghiò al suo corpicino inerme, e stringendola stretta, la risucchiò all’interno del diario.
Nel silenzio assoluto della stanza di Tary, apparve Borant; delicatamente prese tra le mani il diario e lo chiuse.
<< Piccola mia, ti auguro che i tuoi sogni diventino realtà! >> sussurrò dolcemente.
Con uno schiocco di dita, si tele trasportò in camera dei suoi genitori, posò il diario sulla loro scrivania, e in un lampo di luce verde sparì.
Un piccolo foglio poggiato sulla copertina recitava:
A voi fonte di tristezza, cercate ciò che sempre avete avuto ma mai avete notato!
Sotto il foglietto, un magico segnalibro dorato, iniziò a brillare.
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