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di Lilithreginadelbuio
Per la Squadra Rossa
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Guardo il piatto davanti a me, pasta al sugo e polpette, non Γ¨ per niente male. La mia nuova mamma tenta in tutti i modi di farmi stare bene, ma io non sto bene, mi manca mio fratello, eravamo in orfanotrofio insieme, ma lui Γ¨ stato adottato anni fa e non l'ho piΓΉ visto. Solo ripensarci mi spezza il cuore, abbiamo 4 anni di differenza, lui ormai sarΓ maggiorenne, fidanzato, magari avrΓ giΓ scopato, mentre io sono stata adottata solo ora, 6 anni dopo di lui, 6 cazzo di anni che non lo vedo. Non ho voglia di mangiare, l'adozione mi fa pensare troppo a lui, senza dire niente vado in camera, non saranno mai una mamma Γ¨ un papΓ per me, a me bastava mio fratello.Β
La mattina dopo Erica viene a svegliarmi, mi ha portato una tazza di latte al cioccolato, la ringrazio ma non lo bevo, ho troppi pensieri in testa, d'altronde oggi Γ¨ il primo giorno di scuola. Ho sempre voluto andare a scuola, anche mio fratello era ardoso di imparare perΓ² lui amava i lavori manuali mentre io davo prioritΓ alla teoria che, secondo me, Γ¨ sempre molto piΓΉ importante della pratica.
Erica mi ha lasciato sulla scrivania anche degli abiti, la scuola dove mi hanno iscritto e molto rigorosa, l'uniforme scolastica e obbligatoria e anche il tipo di cartella Γ¨ scelta e fornita da loro. L'uniforme femminile Γ¨ composta da una maglietta bianca, una giacca celeste e una gonna fino al ginocchio abbinata, per le scarpe erano andati sul classico, snickers bianche con una cazzo di soletta quasi inesistente, non mi fa arrivare nemmeno a 1.54cm, che sarebbe un centimetro in piΓΉ alla mia altezza standard. La cartella invece Γ¨ quel tipo che si porta a mano, dentro vanno messi solo 2 quaderni e le penne nera e rossa.
Sotto l'uniforme c'Γ¨ un foglio, a quanto pare Γ¨ il regolamento scolastico, vietato correre, vietato mangiare nelle classi, vietato parlare durante le lezioni, vietato danneggiare o rompere materiale altrui, vietato entrare in palestra senza consenso, assolutamente vietato andare nei sotterranei della scuola...Β
Siamo sicuri sia una scuola? A me sembra un carcere minorile.
Dopo essermi vestita mi guardo allo specchio, non è così male questa divisa, mi sta anche bene. Per i capelli abbiamo tutte libera scelta, tranne per educazione fisica che vanno legati, ma in generale possiamo portarli come vogliamo. Decido di lasciarli sciolti oggi, a domani ci pensa dio, mi faccio aiutare da Erika a piastarli e torno in camera a mettermi le scarpe.
Una volta pronta faccio per uscire dalla camera, sulla soglia della porta mi fermo a guardare l'interno, Γ¨ una camera veramente vuota, un letto semplice, una scrivania e uno specchio, nient'altro, Erika dice che voleva fossi io a scegliere l'arredo, cosΓ¬ si Γ¨ assicurata l'indispensabile per mettermelo in stanza e andare a scegliere il resto insieme.Β
Si sta facendo tardi cosΓ¬ esco dalla stanza e vado alla fermata dell'autobus, arrivo appena in tempo per prenderlo. Mi siedo in un posto libero e aspetto di arrivare a scuola. Qualche fermata piΓΉ avanti sale una ragazza con la mia stessa divisa, non sono lesbica ma, se lo fossi, non esiterei un secondo a fargli la corte. A differenza di me, che sono castana, lei aveva i capelli rossicci, la pelle scura e gli occhi celesti, aveva delle lentiggini chiare che risultavano sul suo viso e portava gli occhiali.Β
Tutti quanti sull'autobus la fissavano mentre cercava un posto libero, un ragazzo seduto poco piΓΉ avanti di me spinse via quello seduto accanto a sΓ©. "Ehy rossa, vieni a sederti qui accanto a me"Β
La ragazza camminava piano, arrivΓ² davanti al ragazzo finito a terra e lo aiutΓ² ad alzarsi. "Grazie, ma sono sicura che piΓΉ avanti ci sono altri posti liberi" disse quasi sussurrando lasciando il ragazzo dietro di sΓ©.
Poco dopo mi chiese se il posto accanto a me fosse libero, le dissi di sì e lei si sedette accanto a me mettendosi la cartella sulle gambe. Per tutto il viaggio potevo sentire gli schiamazzi degli altri sull'autobus, chi la definiva un angelo e chi pensava che fosse arrogante per via del suo aspetto. Potevo leggere benissimo il nervosismo nel suo viso, volevo aiutarla, ma io non sapevo davvero come avrei potuto fare.
In breve tempo arrivvamo alla scuola, la prima cosa che notai era un controllore al cancello della scuola, controllava le uniformi e le cartelle, chi non aveva l'uniforme veniva rimandato a casa e se trovava qualcosa nelle cartelle lo sequestrava, qualunque cosa fosse.
Mi misi in fila dietro la ragazza rossa e guardai verso il controllore, aveva una grossa scatola di roba sequestrata. Presto arrivΓ² il mio turno, lo sguardo del controllore era glaciale tanto da mettermi in soggezione.
"Dammi la cartella e svuota le tasche"
Subito faccio come mi dice il controllore, la sua voce risuona prepotente nella mia testa, ha un timbro talmente basso da incutere terrore. La cartella conteneva solo i quaderni e le penne, ma in tasca avevo un telefono, il portafogli e delle caramelle.
"La cartella Γ¨ pulita, il telefono consegnalo in classe, il portafogli passa ma le caramelle no"
Dice il controllore prendendomi le caramelle dalle mani e mettendole nella scatola.Β
"Nome e cognome signorina"
"Sofia Threrus"
Il controllore mi passa un foglio e mi fa cenno di andare avanti, passo subito oltre il cancello.
'Sofia Threrus, 1C, 2 piano aula 15'Β
Il foglio recitava solo una frase, l'aula in cui sarei dovuta andare. Era strano, nonostante prima di me fossero entrati un sacco di altri ragazzi ne ho visto solo qualcuno in giro per la scuola, appena trovo le scale salgo al secondo piano, ho una brutta sensazione e ogni singolo passo che faccio, quella sensazione si fa piΓΉ pressante, come se inconsciamente sapessi giΓ dove sto andando e non sia niente di buono.
Arrivata al secondo piano cercai subito l'aula 15, il pavimento scricchiolavan sotto i miei passi, il corridoio era illuminato solo dalle ampie finestre che davano fuori, i quadri erano agghiaccianti e le statue non erano da meno.
Siamo sicuri sia una scuola? A me sembra un museo da film horror.
Ero davanti l'aula 15, stavo per aprire la porta quando...
"BU!"Β
Saltai in aria per via dello spavento, ad essermi saltato quasi addosso era un ragazzino che adesso rideva a crepapelle, aveva l'uniforme maschile, l'unica cosa che cambiava dalla mia era il colore piΓΉ scuro e i pantaloni al posto della gonna.
"MA CHE SEI? SCEMO! MI SONO PRESA UN INFARTO"Β
Gli urlai contro, presa dallo spavento e dall'ansia del momento, il ragazzo smise di ridere e mi diede una pacca sulla spalla e si presentΓ².
"Scusa ma volevo troppo farlo, sembravi così assorta nei tuoi pensieri che non mi hai notato per niente!"
Okay forse avrebbe dovuto fare meno giri di parole, non avevo proprio voglia nΓ© di fare ritardo in classe nΓ© di ascoltare lui.
"Il mio nome Γ¨ Victor, Victor Sorriant, piacere di conoscerti signorina"Β
"Io sono Sofia Threrus, piacere"
Cercai di tagliare corto per entrare in classe ma Victor mi bloccΓ² l'accesso.
"Allora Sofia, che classe fai?"
"La mia, te ne vai?"
Ero veramente molto seccata, vorrei proprio prenderlo a pugni dopo lo spavento che mi ha fatto prendere, cercavo in tutti i modi di farlo andare via ma lui non aveva intenzione di lasciarmi in pace.
"Mhh, no. Rimango con te ancora un po', se non ti dΓ fastidio ovviamente"Β
Il suo tono sarcastico mi fa venire voglia di tirargli uno schiaffo, mi ricorda quando all'orfanotrofio i bambini facevano a botte per l'ultima caramella, alcuni si rifiutavano di spostarsi e la caramella veniva presa dagli adulti per fare finire il litigio, lui in questo momento Γ¨ uno dei bambini lagnosi che non si sposta mentre io sono la caramella che prega di essere salvata da un adulto, ma dove sono quando servono?
"Si mi dΓ fastidio quindi spostati"Β
Lo spinsi con forza facendolo finire ai miei piedi.
"O no! Ho fatto arrabbiare Threrus! Adesso sarΓ² vittima della sua ira! Qualcuno mi salvi! Aiuto! Aiuto!"
La sua scenetta eccessivamente teatrale mi fece ridacchiare, quando se ne accorse si alzΓ² in piedi e si passΓ² una mano nei capelli con soddisfazione.
"Lo sapevo di essere incredibile, sono riuscito a farti ridere"
"Non sei incredibile, se fossi incredibile saresti riuscito a farmi innamorare, ma in realtΓ sei solo un giullare"
Volevo smontare il suo ego, ma le mie parole fecero l'effetto opposto.
"Bene, allora la prendo come una sfida, prima della fine dell'anno ti sarai innamorata di me, Γ¨ una promessa"
"Credici"
Finalmente se ne andΓ², ero nuovamente sola davanti l'aula 15, la strana sensazione da film horror tornΓ² a farsi sentire, quella stanza emanava energie strane, e titubante misi la mano sopra la maniglia.
Appena la mia mano toccò la maniglia ci fù un rumore da dentro l'aula, sembrava qualcosa che cadeva, o qualcuno che sbatteva, non lo capì di preciso perché mi aveva preso alla sprovvista.
Cercai di calmare la mia ansia, volevo sembrare sicura di me davanti ai nuovi compagni, feci un bel respiro e aprì la porta senza ripensamenti, eppure non ero assolutamente pronta per ciò che celava.
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