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01

Tra il trambusto che si stava innalzando all'interno del clan c'era un piccolo Na'vi entusiasta ed esaltato che correva facendosi spazio tra gli adulti e i ragazzi che ostruivano il suo passaggio: chi teneva in braccio i piccoli nascituri, chi trasportava cibo e chi trascinava teli appena tessuti. Mancava poco che cadessero per i movimenti bruschi del bambino.
La vita nella Valle dei Dannati, per quanto il nome potesse ingannare, era tranquilla e paradisiaca. La Valle offriva una vita agiata tra flora e fauna apparentemente innocue. Il clan e la natura attorno vivevano in armonia.
Il vasto lago su cui s'innalzavano alcune palafitte, tutte collegate tra loro, le quali erano caratterizzate da forme tonde e armoniose come da formare un alveare, offriva una vasta scelta di attività: dalla pesca al nuoto e i tuffi dal pontile. La piccola spiaggia era sempre piena di bambini pronti a giocare.
Le alte montagne contornavano il paradiso proteggendolo dalla vista di animali feroci o nemici non voluti. Era il luogo perfetto per vivere e di questo, i Monath, il clan ospite nella Valle, ne erano infinitamente grati: i loro antenati viaggiarono tra lande desolate e foreste fin troppo abitate, ormai abituati a spostarsi testando stili di vita diversi, finché non trovarono la Valle e ci si sistemarono. Per questo gli Ikran erano il simbolo dei Monath, e alcuni si lasciavano ancora trasportare da essi viaggiando in lungo e in largo per ricordare i propri antenati.
Una di queste viaggiatrici era Ma'via, una Na'vi quindicenne accompagnata sempre dal suo fedele Ikran Oare: tradotto in Luna per via del suo colore argenteo grigiastro.
Ed era proprio lì che il piccolo Na'vi stava andando: ad accogliere la sua sorella maggiore con un grosso abbraccio.
Ma'via aveva viaggiato solo per un paio di giorni, ma ugualmente lunghi per il fratello minore.
"Naran!" Disse Ma'via sorpresa allargando le braccia per accogliere il fratellino.
Questi aveva ancora metà testa disfatta e metà accuratamente ordinata da delle treccine: con il passare del tempo i suoi capelli s'allungarono e sua madre decise fosse arrivato il momento di acconciarla per bene.
Naran si fece cadere tra le sue braccia affondando il viso nel suo stomaco. Stava crescendo in fretta per avere solo dieci anni.
Ma'via gli spettinò un poco la parte dei capelli ancora intatta come segno d'affetto.
"Com'è andata sorellona?" Chiese il più piccolo con un luccichio negli occhi. Naran adorava sua sorella maggiore, ma quello che più amava era il suo compito: viaggiare. Anche Naran avrebbe tanto voluto volare con il suo Ikran, appena ne avrebbe avuto uno, e scoprire posti nuovi mai visti prima. Era il suo sogno più grande.
"È stato fantastico! Guarda cosa ti ho preso!"
Naran era curiosissimo sebbene sapesse già che Ma'via avrebbe tirato fuori della frutta dalla sua borsa. Infatti la ragazza aveva degli impacchi tra le mani di frutti impossibili da trovare all'interno della Valle.
Gli occhi di Naran s'allargarono alla vista.
Li prese in mano senza alcuna esitazione.
"Andiamo dalla mamma!" Avvisò Ma'via notando Naran imbambolato davanti a Oare la quale si stava godendo le coccole che il piccolo Na'vi le stava facendo.
Naran salutò l'Ikran come se si aspettasse una sua risposta, e afferrando la mano di Ma'via si diressero insieme alla capanna.
Amici e componenti del clan salutarono calorosamente Ma'via nel tragitto con strette di mano, abbracci e conversazioni amichevoli.
Quando raggiunsero l'interno della capanna la loro madre, la Tsahìk del villaggio Naya'il, si precipitò ad abbracciare la figlia come se non la vedesse da anni. Ma'via non riuscì a ricambiare dato che teneva gli impacchi di frutta ancora tra le mani, ma si godette l'affetto per quanto riuscisse.
La madre non prestò nemmeno attenzione al piccolo Naran e ai suoi capelli spettinati per quanto fosse felice di rivedere la figlia; e Naran quasi ringraziò Eywa per questo: non riusciva a stare fermo così a lungo per farsi torturare dalla madre.
Appena Naya'il sciolse l'abbraccio Ma'via posizionò gli impacchi al centro della stanza sul telo colorato e s'inginocchiò assieme a Naran.
"Oh che buoni! Naran sei felice?" Disse la madre con un sorriso enorme dipinto in volto aggiungendo alla frase l'incubo del bambino.
"Vieni qui che continuiamo con le treccine"
Naran alzò gli occhi al cielo e fece un'espressione per far intendere che non sopportava la situazione, ma si spostò ugualmente accanto a sua madre per farle finire il lavoro.
"Dove sei stata? Ci sei mancata tantissimo"
"Mamma, sono stata via solo per un paio di giorni"
"Lo so, ma sai che qui la tua assenza si sente anche solo per qualche ora"
Ma'via sorrise alla sua affermazione mentre sistemava gli impacchi e stuzzicava durante il lavoro.
"Comunque sono stata ad ovest; nel tragitto uno stormo di Dorado Verde hanno cominciato a seguirmi ed ad accompagnarmi come se volessero proteggere Oare e me"
La sorella maggiore imitò le movenze e il tragitto disegnando linee immaginarie nell'aria. Le sue mani si muovevano così elegantemente che sembrava quasi volesse fare un trucco di magia.
Naran al racconto non riusciva a non guardare Ma'via negli occhi e di conseguenza non permetteva alla madre di finire il lavoro. Lei in risposta gli posizionava la testa forzatamente in modo che riuscisse ad acconciargli i capelli.
"Questi frutti li ho trovati sull'albero più alto" Continuò Ma'via notando ancora il luccichio negli occhi del fratello più piccolo.
"Ne ho assaggi altri, ma non erano buoni quanto questi"
La ragazza prese un pezzo con le dita e si sporse per imboccare la madre cosicché lei potesse assaggiare. Un'espressione soddisfatta apparì sul suo volto e Naran insistette per averne un po'.
Ma'via fece la stessa cosa con il più piccolo e subito un cenno positivo provenne dalle sue labbra.
"Pensavo di allungarmi nel prossimo viaggio"
La notizia sorprese la madre la quale smise immediatamente di dedicarsi a Naran.
Ma'via la guardò confusa non capendo l'espressione quasi sconvolta della madre.
"Che c'è?"
"Non puoi restare un po' qui? Tra poco ci sarà la festa d'iniziazione di tuo fratello... Bisogna organizzare e tessere i teli per le cerimonie."
Ma'via quasi se l'era dimenticato: la festa era dedicata esclusivamente ai Na'vi che eccellevano durante gli addestramenti, e venivano scelti sotto sguardi competenti e giudiziari dai capi dell'esercito. Il fratello maggiore di Ma'via, Ikalu, era uno dei guerrieri scelti. Non poteva assolutamente mancare alla celebrazione e doveva partecipare attivamente all'organizzazione come una vera Monath.
Ma avrebbe fatto in tempo ad andare e tornare: la festa non sarebbe stata tanto vicina.
"Ce la faccio! Il giorno della celebrazione non è vicina! Riuscirò a tornare in tempo anche per i preparativi. Oare è molto veloce!"
Naya'il non rispose ma la sua faccia diceva tutto.
"Ecco fatto piccolo Naran, ora sei ancora più bello!" Il piccolo si alzò felice della nuova acconciatura e ringraziò la madre con un bacio sulla guancia.
Ma'via voleva disperatamente avere una risposta.
"Cosa ne pensi?"
Naya'il non voleva tapparle le ali, sua figlia era nata per viaggiare ma allo stesso tempo voleva che lei restasse un po' più al villaggio. Sembrava di avere una figlia fantasma.
La madre cedette e rispose che andava bene come proposta.
"Ma devi tornare per i preparativi!"
La figlia annuì con un sorriso enorme e batté le mani per la felicità.
Doveva cominciare a pensare a quale direzione prendere per il viaggio.
Il momento venne interrotto da una figura all'entrata della capanna: alta e snella e con un viso mozzafiato. Kuvira, di due anni più grande di Ma'via, era la migliore amica di quest'ultima e la sua visita era dovuta al suo ritorno; oltre allo studio per diventare Tsahìk, perché Kuvira, Vira per amici, voleva seguire le orme della madre di Ma'via. Si sentiva portata per quel ruolo e stessa cosa pensava l'attuale Tsahìk.
Molte volte Naya'il espresse la sua fierezza e contentezza nei confronti della ragazza confermandola più e più volte come sua erede.
Le due amiche s'abbracciarono stringendosi forte l'un l'altra e come un disco rotto, o una nipote alla cena coi parenti, ripetè quello che aveva da raccontare sul suo piccolo viaggio.
"Dai su! Ora mi serve Kuvira!" La madre le interruppe e con un segno di mano mandò via i suoi due figli, ma non prima che Kuvira potesse chiedere a Ma'via di uscire quella stessa sera.
La ragazza accettò l'invito e prese per mano Naran portandolo fuori dalla capanna.
"Dove vuoi andare?"
"Che ne dici se andassimo al lago? Ho portato la mia lancia e vorrei cercare di prendere qualcosa!"
Disse Naran mostrando alla sorella maggiore la piccola lancia costruita apposta per la sua stazza e la sua forza.
Ogni volta che gliela mostrava la ragazza non poteva non ridere e trovarlo terribilmente carino.

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