1. army dreamers
anno 847-48
«Correte più veloci, maledetti!»
Sentivo il fiato mancarmi in corpo e la sensazione di poter svenire da un momento all'altro era forte. Tuttavia non potevo assolutamente fermarmi e strinsi i denti per farmi forza e continuare. L'idea che l'istruttore Shadis mi rimproverasse e mi mettesse a pelare patate per tutta la notte mi spaventata.
Vidi con la coda dell'occhio l'istruttore Shadis affiancarmi a cavallo. «Wald! Cosa pensi che sia questa, una scampagnata?! Vuoi anche il cestino da pic nic?!»
«Nossignore!»
«Pensi che avere sangue blu ti esoneri dal correre seriamente come tutti gli altri soldati?!»
«No- nossignore!»
«Se fossimo fuori dalle mura saresti stata mangiata già da un pezzo! Ai giganti non importa un bel niente che tu sia la nipote del marchese Balto Wald, per loro sei soltanto cibo! Quindi muoviti!»
"Mi sta per esplodere il cuore" avrei voluto rispondere, ma ovviamente non osai e aumentai il passo per raggiungere gli altri. Per fortuna non ero lenta come Daz, ma non ero nemmeno tra i primi. Rischiai persino di inciampare sulla radice di un albero.
«Dammi il tuo zaino, veloce.»
La voce al mio fianco mi destò dalla fatica per un istante e nel girarmi vidi Reiner che mi porgeva la mano, invitandomi a dargli il mio zaino. Fui tentata di buttarglielo addosso senza nemmeno ringraziarlo, tanto la fatica si faceva sentire sul mio intero corpo, tuttavia ripresi a guardare dritto di fronte a me e lo ignorai.
«[T/n] dammi 'sto zaino!»
Scossi violentemente il capo, con lo scopo di non sprecare fiato per parlare.
«Se continui così rischi di svenire!» Percepii il biondo digrignare i denti e con la coda dell'occhio vidi che in spalla aveva già due zaini. Sicuramente l'altro era di Daz.
Di nuovo, lo ignorai.
«Sbrigati, finché l'istruttore non ci guarda.» Anche il fiato di Reiner cominciava a venir meno, ma imperterrito mi spingeva a dargli il mio zaino, tanto che si avvicinò maggiormente a me.
«No!» Urlai.
Vidi l'arrivo non molto distante e in un ultimo enorme sforzo aumentai la velocità, superando qualche cadetto e quasi raggiungendo Eren. Chiusi gli occhi e non mi accorsi nemmeno che ormai ero uscita dalla foresta e la corsa terminata.
«[T/n] fermati, sei arrivata!» La voce di Armin mi fece riaprire gli occhi e, vedendo l'immensa vastità di prato di fronte ai miei occhi, rallentai. Inciampai sui miei stessi passi e caddi a terra, ma ormai il peggio era passato e potevo rimanere con la faccia spiaccicata tra i fili d'erba per qualche minuto.
«Te l'avevo detto... di darmi il tuo zaino...»
La voce di Reiner che riprendeva ancora fiato mi fece girare una seconda volta e lo guardai dal basso, apparendomi ancora più alto di quanto già fosse.
«Ed io... ti avevo detto di no...»
«Sei proprio testona.»
Con ancora la sensazione in petto di un infarto imminente mi levai lo zaino di dosso e mi sdraiai di schiena, guardando il cielo rannuvolarsi.
L'addestramento era iniziato da soli sette mesi, ma ero già riuscita a inquadrare perfettamente Reiner Braun. Era quel classico ragazzo buono con tutti, sempre disponibile ad aiutare e che anzi, era ben contento di farlo. Per tutti era diventato il fratello maggiore su cui si fa affidamento. L'amico fidato che tutti vorrebbero, se non fosse che questa sua attitudine mi dava il nervoso. Sembrava reputarmi un'incapace dal momento che era sempre al mio fianco per chiedermi se avevo bisogno di aiuto. Persino per portare un sacco di farina, non più pesante di venti chili, mi aveva chiesto se avessi bisogno di una mano. Inoltre, fin dal primo giorno faceva il simpatico con me e più volte mi domandava se mio zio, il marchese Balto Wald, fosse in rapporti con il Re. Avevo captato il suo eccessivo interesse a riguardo e capii che, come tutti i ragazzi che mi approcciavano, era interessato solo alla mia famiglia nobile e a possibili raccomandazioni e referenze per entrare nella Gendarmeria senza il minimo sforzo.
Un motivo in più per detestarlo.
«Devo farcela da sola, te l'ho detto mille volte. Non ho bisogno del tuo aiuto.» Non riuscii a trattenere una nota stizzita nella voce, che non passò inosservata al biondo. Infatti si levò gli zaini di spalla e li buttò a terra, sedendosi al mio fianco.
«Sei la nipote di un marchese. Puoi entrare nella Gendarmeria in un battito di ciglia. Non hai bisogno di arrivare tra i primi dieci del corso.»
«E chi ti ha detto che io voglio entrare nella Gendarmeria?»
«Che?»
Non mi sforzai di alzarmi e chiusi gli occhi, assaporando la brezza di quel tardo pomeriggio accarezzarmi la pelle.
«Non sono interessata al Corpo di Gendarmeria. Non lo sono mai stata.»
«Pensavo che la tua famiglia volesse farti diventare un gendarme.»
«Sì, ma io non voglio. Mio zio mi avrebbe trovato un posto senza problemi, come dici tu, ma io voglio entrare nel Corpo di Ricerca.»
Ci fu un lungo silenzio, ma continuai a sentire la presenza di Reiner al mio fianco.
«Perché rischiare la tua vita uscendo dalle mura, quando puoi vivere senza la minima fatica alla capitale reale?»
Aprii gli occhi e mi alzai, seppur faticando a rimanere in piedi. Le mie gambe erano terribilmente deboli e doloranti.
Sbuffai «Voglio e basta. Smettila con tutte queste domande.»
Mi guardò turbato, quando l'istruttore Shadis urlò a tutti di tornare in caserma.
«Sei proprio sicura della tua scelta?» Reiner si alzò dall'erba pulendosi i pantaloni e afferrò il suo zaino, lasciando quello di Daz per terra. Ci stava raggiungendo per recuperarlo da solo.
«Ti ho detto di smetterla con le domande. Solo perché sono gentile e simpatica con tutti non significa che debba esserlo anche con te.»
Mi allontanai, ma sentii i passi di Reiner alle mie spalle.
«Anch'io sono gentile con tutti, e lo sono anche con te. Perciò, anche tu potresti esserlo con me.»
«Non ti costringe nessuno ad essere gentile con me. Come nessuno costringe me ad essere gentile con te.» Risposi burbera.
D'un tratto sentii un ginocchio cedermi e rischiai di cadere, tuttavia la presa ferrea di Reiner sul mio braccio mi resse. Senza dir nulla mi aiutò a tirarmi su ma io lo scansai subito dopo e ricominciai a camminare.
«Si può sapere perché mi odi tanto? Tratti bene persino Jean, che non fa altro che tirarsela tutto il tempo e sentirsi superiore a chiunque! Che ti ho fatto di male io, me lo spieghi?» Reiner stava iniziando a perdere la pazienza a giudicare dal suo tono rabbioso e così fu per me.
«Perché ti conosco.»
Sentii il suo passo fermarsi e mi girai per guardarlo. Vidi il suo viso incupirsi d'un tratto, non capendone la ragione.
«In che senso mi conosci?»
«Sei il classico ragazzo che si avvicina a me, facendo tanto il simpatico, con la scusa di entrare nelle mie grazie e presentarti alla mia famiglia. So che tutti voi siete interessati solo ad avere favori e raccomandazioni da mio zio e non a me.»
L'espressione del biondo si affievolì, come una sorta di sollievo, e ne fui ancora più innervosita.
«Perché pensi che io sia interessato solo alla tua nobiltà?»
«Mi credi cosi ingenua? Non sei il primo a farmi la corte per questo motivo. Anzi da quando è iniziato l'addestramento sei il quarto. Prima c'è stato Daz, poi Samuel, e la settimana scorsa Floch. Quindi non pensare che io sia così stupida da credere che pure a te non interessi solo avere favori.»
Il biondo mi guardò incerto, stranamente silenzioso. Lo vidi socchiudere le labbra per parlare, ma la voce dell'istruttore a cavallo alle nostre spalle fece sobbalzare entrambi.
«Wald! Braun! State organizzando un appuntamento?!»
«Nossignore!» Rispondemmo all'unisono, facendo il saluto militare.
«Allora non state lì impalati e muovetevi, se non volete passare la notte a correre per tutta la caserma!»
Rabbrividii al solo pensiero di dover ricominciare a correre e senza più pensare a Reiner seguii l'istruttore, raggiungendo gli altri miei compagni. Annie e Bertholdt al contrario vennero verso di me e mi superarono. Mi girai un momento solo per vederli raggiungere Reiner, quando tornai a guardare di fronte a me e ignorarli.
Il sole calò al di là delle mura e presto si fece sera. Ci riunimmo per la cena e, come sempre, mi sedetti al tavolo con Sasha, Christa e Ymir. Erano le ragazze con cui ebbi fatto più amicizia e, nonostante Ymir non sembrasse particolarmente interessata a parlare con nessuno, stava sempre al fianco di Christa; con quest'ultima ebbi legato parecchio, lo stesso per Sasha che reputavo ormai una cara amica.
«[T/n] dopo l'addestramento ti ho visto discutere con Reiner. Va tutto bene?» Christa alzò i suoi grandi occhi azzurri verso di me, guardandomi preoccupata e interrogativa.
«Ah? Sì, tutto bene. Stessa storia di Floch.» Dissi vagamente annoiata, forzando un sorriso per non farla preoccupare.
«Anche Reiner interessato solo a referenze?» Sasha stava divorando il suo piatto di minestra, ma riuscì comunque ad elaborare una frase di senso compiuto seppur a bocca piena.
«È strano però.» Continuò Christa, pensierosa. «Reiner non mi dà l'idea di un approfittatore.»
«E allora che motivo ha di farmi domande sulla mia famiglia, di chiedermi sempre se ho bisogno di aiuto e di starmi sempre appiccicato?» Afferrai il bicchiere d'acqua per bere un paio di sorsi.
«Forse gli piaci.»
Le improvvise parole di Ymir, dette in modo vagamente annoiato, per poco non mi fecero andare di traverso l'acqua e cominciai a tossire.
«Ma che stai dicendo?!»
«Pensaci bene.» Ymir iniziò a gesticolare, esponendomi la sua opinione. «Che tipo di domande ti ha fatto?»
Ripercorsi mentalmente gli ultimi tre mesi in cui Reiner mi ebbe approcciato.
«Gli interessava se mio zio o qualche altro mio parente conoscesse il Re o fosse in rapporti stretti con lui.»
«Uno interessato a semplici raccomandazioni non si interessa del Re in persona, perché sa che è irraggiungibile. Ma piuttosto ti lavora per bene in modo tale da entrare in contatto con tuo zio e la Gendarmeria. Non punta direttamente al Re, non avrebbe senso.»
«Ymir ha ragione. E poi Reiner è uno dei più bravi del corso per adesso, non come Daz o Floch. Non ha bisogno di raccomandazioni per poter essere tra i primi dieci del corso e avere la possibilità di entrare nel Corpo di Gendarmeria.» Aggiunse Sasha, poggiando la guancia sul palmo della sua mano. Un angolo del labbro era ancora sporco di minestra ma nessuno glielo fece notare, così afferrai il tovagliolo e le pulii direttamente io la macchia.
«Inoltre Reiner è una persona troppo retta e onesta per approfittarsi di qualcuno. Mi dà quasi il disgusto a pensarci bene.» Riprese Ymir con stizza, venendo subito colpita da Christa con una gomitata.
«Ma allora perché tutte quelle domande?»
«Credo sia genuinamente curioso e interessato.» La biondina fece spallucce.
«Ma- ma allora perché continua a starmi vicino per aiutarmi? Lo so che aiuta sempre tutti voi, ma me più di chiunque altro!»
«Te l'ho detto.» Ymir incrociò le braccia sul tavolo e si sporse per avvicinare il viso al mio, con un ghigno malizioso.
«Gli piaci. E di brutto.»
Avvampai. Al pensiero di poter piacere a qualcuno per davvero, specialmente ad uno come Reiner, avvertivo il viso scaldarsi.
«[T/n], Reiner ti sta guardando.» Sasha mi tirò la giacca per attirare la mia attenzione, ma io la scansai imbarazzata.
«Non guardarlo anche tu!»
Probabilmente Christa notò il mio disagio dal rossore del mio viso e cambiò prontamente argomento. La ringraziai mentalmente e finimmo di cenare, sentendomi costantemente gli occhi del biondo addosso.
Uscii dalla mensa e stavo per seguire le altre ragazze verso i bagni femminili, tuttavia la voce di Reiner alle mie spalle mi fermò.
«[T/n].»
Mi voltai e dovetti alzare lo sguardo per incrociarlo col suo. Ero terribilmente minuta e piccola rispetto a lui, nonostante avessimo solo un anno di differenza.
«Cosa c'è?» Mi finsi indifferente.
«Ti posso parlare un momento?»
Sentii il cuore aumentare i battiti senza capirne il motivo. Annuii e lo seguii in un punto più appartato della caserma. Poco distanti, Annie e Bertholdt si stavano allontanando, la bionda tirandoci un'occhiata fugace.
«Cosa vuoi dirmi?» Incrociai le braccia al petto.
«Volevo chiederti scusa per tutte le domande sulla tua famiglia, su tuo zio e sul Re. Hai ragione sono stato impertinente.»
Mascherai il mio imbarazzo con un ghigno sghembo «Fin troppo.»
«Ti facevo tutte quelle domande perché volevo conoscerti meglio. Perché ero sinceramente interessato. Ed io per conoscere qualcuno parto col conoscere la sua provenienza. Scusa se sono stato troppo indiscreto.» Mi spiegò pacatamente.
Cercai di capire se fosse sincero o se stesse mentendo. Ma la sua espressione era imperscrutabile. Così volli credere che quella fosse la verità.
Sospirai, leggermente più rilassata rispetto a quello stesso pomeriggio.
«Non importa. Lasciamo perdere.»
Stavo già per salutarlo e andarmene, ma Reiner riprese il suo discorso.
«Però tutte le volte che ti chiedevo se avevi bisogno di aiuto, non era per entrare nelle tue grazie o altro.»
«È perché mi credi un'incapace, vero?» Commentai, velando la mia stizza dietro un riso sarcastico.
«Assolutamente no. Anzi, nel combattimento corpo a corpo sei tra i migliori. E persino col dispositivo di manovra tridimensionale, nonostante è da solo un mese che lo stiamo usando, te la cavi benissimo. Voglio aiutarti perché anche tu aiuti sempre gli altri, ma gli altri non aiutano mai te. E mi dispiace.»
Credetti che il mio cuore mancò un paio di battiti, forse qualcuno di più, tanto che poi ricominciò a palpitare contro la cassa toracica.
Quella sera di fine maggio, mi resi conto che in me stava maturando una cotta per Reiner, ancor prima di capire se io piacessi davvero a lui o fossero tutte supposizioni infondate di Ymir.
Stare vicino a lui per i mesi a seguire non fu semplice. Mi imbarazzavo tutte le volte che mi si avvicinava, che mi parlava, che mi toccava una spalla per attirare la mia attenzione. E iniziavo ad apprezzare di più le sue premure nei miei confronti, tanto che spesso accettavo il suo aiuto. Anzi, ogni tanto ero persino io ad avvicinarmi a Reiner, con la scusa di avere difficoltà, così da potergli stare vicino.
Quella mattina di inizio agosto faceva particolarmente caldo, ma l'addestramento ci attendeva impaziente. Corsa lungo il perimetro della caserma e combattimento corpo a corpo. Velocemente tutti trovarono il loro partner. Speravo di combattere contro Mina, come ero solita fare, ma quel giorno la corvina decise di darmi buca per Hannah. Non che mi dette fastidio, ma rimasi sola. O almeno, così credevo.
«Sembra che siamo rimasti noi due.»
Reiner mi venne incontro, mentre gli altri attorno a noi cominciavano già l'addestramento.
Non appena Reiner ebbe saputo che né mio zio, tantomeno nessun altro membro della mia famiglia era in rapporti stretti col Re o la Gendarmeria centrale, velocemente le sue domande terminarono. Gli bastò sapere che mio zio incontrò il precedente re una ventina d'anni addietro, ma nulla di più. Non si interessò più della mia famiglia e, per qualche motivo, se prima mi davano fastidio le sue insistenze ora ne sentivo la mancanza. Non smise mai di aiutarmi, ma lo faceva esattamente come con tutti gli altri.
«A quanto pare.» Mi strinsi nelle spalle, ansiosa.
«Non preoccuparti, cercherò di non farti troppo male.» Un sorrisetto beffardo apparve sulle sue labbra e mi lanciò il pugnale di legno che afferrai al volo.
La sua eccessiva fiducia in sé stesso mi portò a ghignare con scetticismo e strinsi il pugnale tra le dita.
«Non trattenerti.» Gli dissi con sguardo di sfida, aspettando che si facesse avanti.
Non perse tempo. Reiner si lanciò subito alla carica con il solo obiettivo di rubarmi il pugnale. Riuscii a schivarlo con velocità e mi chinai per fare una piroetta e farlo inciampare sulla mia gamba, ma con un balzo lui evitò di cadere rovinosamente a terra. Mi rialziai subito, convinta che gli sarebbe bastato buttarmi a terra per battermi; nemmeno con tutte le mie forze sarei riuscita a levarmelo di dosso. Tuttavia nella fretta di allontanarmi e schivare la sua presa dal mio braccio, rischiai di inciampare sui miei stessi passi e Reiner approfittò della mia distrazione per afferrarmi da dietro, avvinghiando il braccio attorno al mio collo. Non strinse troppo per non rischiare di strozzarmi, ma abbastanza per tenermi immobilizzata.
«Vedi, non mi sono dovuto nemmeno sforzare troppo. Ho già vinto.» Dicendolo, Reiner mi afferrò il polso con cui tenevo ancora il pugnale, che avevo allontanato il più possibile da lui per non permettergli di prenderlo. Dovevo immaginarlo che la mia statura minuta avrebbe giocato a mio sfavore.
"O forse no."
Realizzai una strategia e, senza pensarci due volte, lanciai il pugnale in aria. Riuscii a distrarre Reiner quanto basta per ficcargli una gomitata sul fianco e con un gemito rauco allentò la presa attorno al mio collo. Scivolai dalla sua presa abbassandomi e girando su me stessa riuscii a fargli perdere l'equilibrio, colpendolo alle caviglie con la gamba. Senza darmi il tempo di pensare gli bloccai i polsi e salii sopra di lui, trovando il pugnale caduto non troppo distante, tanto che riuscii ad afferrarlo allungandomi un poco sopra la testa del biondo. Lo strinsi con forza e un momento prima che Reiner riuscisse a ribaltare la situazione, dal momento che la sua mano libera era già stretta sul mio fianco, gli puntai il pugnale alla gola, immobilizzandolo definitivamente.
«Chi... chi ha già vinto, eh...?» Domandai derisoria, riprendendo fiato.
Aspettai una risposta da Reiner, che tuttavia non arrivò. Al contrario, mi guardava silenzioso, percorrendo la mia intera figura con lo sguardo. Realizzai in che situazione ci fummo ritrovati e, immaginando quali strani pensieri potessero aver occupato la mente di Reiner, avvampai e rotolai sul terreno, agitata.
Anche Reiner si alzò, passandosi una mano sul fianco. «Potevi andarci più piano con quella gomitata. Mi hai fatto un male cane.»
«Scusa. Ma non eri tu quello che voleva andarci piano con me?» Inarcai un sopracciglio con sarcasmo, mentre l'osservavo alzarsi in piedi e ripulirsi dalla polvere.
«Credimi, se avessi usato tutta la mia forza non riusciresti più a camminare.»
Per qualche motivo che, a quel punto, non mi era nemmeno troppo oscuro, interpretai quella sua frase in altro modo e rabbrividii.
«Forza, alzati.» Il biondo mi porse la mano, che tuttavia io rifiutai per alzarmi da sola. Ne approfittai per nascondere il viso, che avevo paura essersi arrossato.
«Che c'è adesso?»
«Niente.» Deglutii un groppo di saliva bloccato in gola e gli lanciai il pugnale indietro. «Ora tocca a me rubarti il pugnale, vero?»
Arrivò l'autunno e, così, un anno di addestramento passò. Ottobre fece il suo ingresso e con sé portò fresco e pioggia, ingiallendo le foglie e rendendo spogli gli alberi. Quella mattina, alcune reclute erano impegnate in un allenamento all'aperto, mentre ad altre fu dato il compito di andare a fare la spesa. Poteva sembrare un compito da nulla, ma era necessario calcolare il cibo necessario per una marcia di una durata precisa, dunque faceva parte del nostro addestramento.
Io, insieme a Christa, Ymir, Mina e altre due ragazze ci dirigemmo dunque in città. Ymir voleva che andassimo ad un villaggio perché lì i prezzi erano minori, ma mi fui offerta di aggiungere io il denaro a quello che ci avevano già dato gli istruttori, se si fosse presentata la necessità. E per fortuna eravamo in città quando un tremendo acquazzone colpì l'area circostante, dunque potemmo rifugiarci all'interno di un bar e mi offrii di pagare da bere e da mangiare, se le ragazze ne avessero voluto.
«Smettila di regalare soldi come se fosse carta straccia. Non ne ricavi un bel niente!» Ymir mi rimproverò uscite dal bar. La pioggia era cessata e tutte, ognuna con una borsa di stoffa tra le mani, ci dirigemmo verso la caserma.
«Ymir lasciala stare! Se lei vuole offrirci da bere sono affari suoi.» Christa prese le mie difese, imbronciata con la corvina.
«A me fa piacere offrire quel che posso. E dal momento che mio zio mi spedisce ogni mese somme di denaro per soddisfare degli sfizi, ne ho sempre a mia disposizione.» Spiegai con un sorriso pacato a Ymir.
«È proprio quello che sto dicendo. Usali per i tuoi capricci, non per gli altri!»
«Ma non ne ho molti, di capricci, quindi rimarrebbero lì inutilizzati.» Scrollai le spalle, rimanendo calma nonostante Ymir fosse stizzita dal fatto che offrissi denaro.
Mina si intromise tra noi, cambiando argomento. «[T/n] è caduto qualcosa dalla tua borsa.»
Mi fermai e mi voltai a guardare per terra, trovando un foglietto di carta piegato. Christa lo raccolse per prima e, continuando a camminare, lo aprì.
«Che cos'è? La ricevuta della spesa?» Mina si avvicinò alla biondina, buttando un occhio anche lei sul foglietto.
«No, è un biglietto per [T/n]!»
Mi fermai, girandomi verso Christa che si trovava alle mie spalle.
«Per me?»
«"Sei molto carina, perché non vieni più spesso a questo bar? Così posso offrirti qualcosa."»
«Sarà da parte del barista?» Domandò Mina, rubando il biglietto di mano a Christa.
«Questo spiegherebbe perché continuava a guardarti come un pervertito.» Sputò Ymir, unendosi per leggere anche lei nonostante sembrasse tutto fuorché interessata.
Dal canto mio, avvampai per l'imbarazzo.
«Sono sicura che non è per me. Forse era per te Christa.»
«Ma l'ha messo nella borsa appesa alla tua sedia. Inoltre io ero seduta dalla parte opposta del tavolo rispetto a te, quindi anche volendo io non avrei potuto prenderla.»
La giustificazione di Christa aumentò il mio disagio e subito presi il biglietto per ributtarlo in borsa, prima che si unissero anche le altre nostre compagne a metter sù teorie campate per aria.
«Avrà sbagliato! Forza, siamo quasi arrivate.» Aumentai il passo, incitando le altre a seguirmi.
Divincolandoci tra le pozzanghere d'acqua fummo vicine all'ingresso della caserma, quando d'un tratto l'urlo di una di noi mi fece sobbalzare. Mi girai indietro, spaventata, e trovai tutte con gli occhi fissi verso il pozzo poco distante da noi. Vidi qualcuno a torso nudo, con stretta tra le mani un'uniforme sporca e fradicia.
Quel qualcuno era una recluta.
Quella recluta era Reiner.
Sentii il sangue salirmi alle orecchie, non riuscendo a staccare gli occhi da lui. Il biondo, colto di sorpresa dalle urla, non appena ci vide si girò velocemente di spalle, cercando di coprirsi.
«P-perdonatemi! Tra un momento ho finito.»
Christa mise una mano avanti, imbarazzata. «Scusaci tu! Tranquillo, fa come se non ci avessi visto.»
Reiner ci guardò una ad una, soffermandosi a guardare me. Mi irrigidii, mortificata come non mai. In confronto l'imbarazzo che ebbi provato poco prima per quel biglietto fu nullo.
«Ah, sì? Se è così...»
Come se nulla fosse, incurante degli sguardi di tutte noi, Reiner tornò a pulire e a strizzare la sua uniforme, rimanendo a petto nudo.
«R-ragazze andiamo.» Balbettai, convinta di avere la faccia rossa come un pomodoro, e stavo per riprendere verso la caserma. Tuttavia Mina, che nel frattempo si fu scambiata commenti e occhiate fugaci con altre due nostre compagne, seguita da queste ultime si avvicinò a Reiner.
«Senti, Reiner... Possiamo chiederti un favore...?»
Non seppi in che modo arrivammo a quel punto. Mina chiese a Reiner se potevano toccare i suoi addominali e Reiner rispose che per lui non era un problema.
Osservai dunque immobile come tutte le ragazze ad eccezion fatta di me e Ymir avessero iniziato a tastare e toccare gli addominali scolpiti di Reiner, facendogli domande a ruota su come facesse ad essere così muscoloso, che allenamento seguisse eccetera.
«Tsk, mi viene da vomitare.» Commentò disgustata Ymir al mio fianco, mentre io avrei soltanto voluto seppellirmi viva, prima di raggiungere le altre.
Ymir iniziò a farsi beffe di Reiner, pizzicandolo in giro, e incitò le altre a continuare a palparlo non solo sugli addominali, ma anche su petto, braccia e schiena. Il tutto finì in una gran confusione e, improvvisamente sbloccata dalla vergogna iniziale, mi avvicinai e allontanai le mie compagne.
«Ragazze smettetela! Non è il caso di palparlo a quel modo!»
Finalmente, tutte smisero di toccare Reiner e Ymir si lasciò andare ad una risata beffarda, avvolgendomi un braccio sulle spalle.
«Eddai, stavamo scherzando! Non l'abbiamo mica spogliato e lasciato come mamma l'ha fatto!»
Di nuovo, mi sentii accaldata e allontanai Ymir, convincendo lei e le altre a tornare in caserma per mettere in ordine la spesa.
«[T/n] guarda che potevi unirti anche tu.» Ridacchiò Mina, riprendendo la sua borsa. «Solo perché hai ricevuto delle avances non significa che ora tu non possa interessarti ad altri ragazzi!»
Con ormai la mia vergogna alle stelle, riuscii a farle allontanare e sospirai sollevata. Stavo anch'io per prendere la mia borsa e seguirle, quando la voce di Reiner mi fermò.
«Grazie. Stava iniziando a diventare imbarazzante persino per me.»
Cercai di mantenere i miei occhi fissi sui suoi, nonostante più di una volta mi caddero sul suo torso nudo.
«Non preoccuparti. Ymir come al solito deve esagerare e le altre la seguono a ruota.» Borbottai, rivolgendo lo sguardo alle mie compagne che si allontanavano ridendo.
«Perché tu sei qui a petto nudo, comunque?»
«Io e gli altri stavamo facendo allenamento all'aperto, quando ci ha colpito un acquazzone. Non eravamo equipaggiati per la pioggia, dunque tornati in caserma ci siamo inzuppati e sporcati di fango. Sono andato a fare rapporto all'istruttore e poi sono venuto al pozzo per pulire la mia divisa.»
«Mh. Capito.» Strinsi i manici della borsa, trovando sempre più difficile non guardare gli addominali del biondo. Non si curava nemmeno di coprirsi un po'.
«Ad ogni modo, cosa intendeva Mina dicendo che hai ricevuto delle avances?»
«Ah? No, niente di importante. Ci siamo fermate ad un bar per ripararci dalla pioggia e il barista ha lasciato dentro la mia borsa un bigliettino.» Balbettai.
«E cosa ti ha scritto?»
Forse fu una mia impressione, ma parve interessato all'argomento. Non potei fare altro che sentirmene lusingata.
«Che sono molto carina... e mi ha detto di tornare per offrirmi qualcosa. Sempre detto che fosse rivolto a me quel biglietto e non ad una delle altre.»
«Hai detto che era nella tua borsa il bigliettino, quindi ne dubito. E poi è vero che sei molto carina, quindi con molta probabilità erano rivolte a te quelle avances.»
La tranquillità e la nonchalance con cui mi disse che anche secondo lui ero molto carina mi allarmarono, e per l'eccessivo imbarazzo mi dileguai con dei balbettii sconclusionati e corsi verso la caserma.
Quell'anno l'inverno arrivò in anticipo e la neve cominciò a cadere a fiotti, ricoprendo l'intero campo reclute. Come addestramento invernale, partendo dalla cima di un'alta montagna dovevamo tornare ad una base posta ai piedi di quella stessa montagna, con le nostre sole forze, prima del tramonto. Divisi in squadre con mio dispiacere non capitai in quella di Reiner, ma ripensandoci fu meglio così. Ora che avevo una spaventosa cotta per Reiner, di cui solo Sasha, Ymir e Christa erano a conoscenza, stargli accanto sarebbe stata una fonte di distrazione.
Verso sera, poco prima che iniziasse una bufera di neve, io e la mia squadra di cui fui capitano tornammo alla base senza troppi problemi. Fummo tra i primi, seguiti poi dalla squadra capitanata da Reiner.
«Guarda un po' chi è arrivato dopo di me. Cos'è che avevi detto? Che anche questa volta mi avresti battuto?» Lo accolsi con ironia pungente, la mia arma principale per mascherare i miei sentimenti per lui.
«Sei arrivata pochi minuti fa anche tu, non montarti troppo la testa.» Ricambiò il mio ghigno, quando anche la squadra di Eren arrivò.
Non ci volle molto prima di capire che all'appello mancavano Christa, Ymir e Daz, rimasti indietro a causa di quest'ultimo. Preoccupata stavo per andarli a cercare, ma Reiner si fece avanti e si offrì per primo.
«Con questa tormenta Christa e gli altri potrebbero morire.»
Mi morsi con forza il labbro, stringendomi nelle spalle. Sapevo che era un momento di estrema tensione e anche io ero profondamente in pensiero per le mie amiche e Daz, ma non potei fare a meno di notare che non era la prima volta che Reiner mostrava particolare interesse per la biondina. Altre volte in precedenza si era mostrato interessato e più di una volta lo notavo fissarla con fin troppa insistenza. Era un sentimento egoista, specialmente in quel momento, ma sentivo di esserne estremamente gelosa. In fondo, avrei voluto che tutte quelle attenzioni fossero rivolte a me.
Per fortuna i tre tornarono, proprio quando stavamo tutti per uscire a cercarli. Christa fu l'ultima a tornare e dalla finestra della mia camera che condividevo con le altre ragazze guardai lei e Ymir parlare di chissà cosa. Con un sospiro di sollievo misi cappotto e scarponi e uscii, ma non volendo immischiarmi tra loro mi diressi in un punto lontano. Lì mi sedetti sulla neve e aspettai che arrivasse l'alba, in religioso silenzio.
«Che ci fai qua fuori, non vai a dormire ancora un po' prima che i nostri superiori si sveglino?»
Riconobbi all'istante la voce di Reiner e non mi scomodai nemmeno a girarmi per guardarlo.
«Volevo stare qua a pensare per conto mio.»
Si fermò al mio fianco e capii che mi stava guardando, ma non gli diedi la soddisfazione di incrociare i suoi occhi, che tanto mi mettevano in soggezione.
«Posso stare qua a pensare anch'io?»
Dopo qualche istante di indecisione scrollai le spalle, facendogli capire di fare come voleva. E lui lo fece, sedendosi al mio fianco.
«Sono contento che Christa e gli altri stiano bene.» Mi disse dopo un po', spezzando il silenzio.
«Ti preoccupi tanto per Christa, eh?» Gli domandai insicura, ma molto probabilmente sembrai più acida di quel che volessi apparire.
Con la coda dell'occhio lo vidi girarsi nella mia direzione.
«Che intendi?»
Pentita di aver parlato mi portai le ginocchia al petto, stringendole tra le mie braccia.
«Niente.» Affondai il mento sulle ginocchia, in un sospiro.
Di nuovo tornò il silenzio tra noi, ma i pensieri che affollavano la mia testa erano così tanti che se non avessi parlato, sarei scoppiata a piangere.
«Ti piace Christa?» Sputai impulsivamente, pentendomi l'attimo seguente di aver nuovamente aperto bocca.
«Cosa? No!» Reiner alzò la voce e, pur per un attimo, un barlume di speranza accese i miei occhi. «O almeno... Sì Christa è molto bella, bellissima a dirla tutta. Ma no, non credo di provare sentimenti per lei.»
Mi girai un poco per poter vedere il suo viso, tinto di un leggero rosato. Pur di non scoppiare a piangere, mi persuasi che fosse a causa dell'alba imminente. E me ne convinsi con tutta me stessa.
«Secondo me sì, invece.» Tornai a guardare il cielo, in attesa di veder spuntare il Sole.
Reiner non mi rispose, lasciando quella mia osservazione dissolversi nell'aria. Finché non disse «Sarebbe un problema per te?»
Strinsi le ginocchia al petto con forza, affondando quasi completamente la faccia all'infuori degli occhi.
«Perché dovrebbe?» Mormorai, sentendo gli occhi pizzicare.
A quel punto Reiner non disse altro ed entrambi rimanemmo ad aspettare l'alba, che arrivò il momento dopo quella nostra conversazione.
«Non sarebbe bello poter vedere l'alba all'orizzonte...?» Domandai quieta, più a me stessa che al mio compagno.
Mi girai per guardare Reiner, notando il suo viso rabbuiarsi e guardare la neve ai suoi piedi.
«Sì. Sarebbe bello.» Austero, si alzò e si allontanò senza proferire altra parola o salutarmi, lasciandomi sola con le mie domande e i miei pensieri.
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*Spazio Me*
piccola informazione di servizio (doverosa).
La scena di Reiner a torso nudo che si asciuga la maglietta al pozzo, con tanto di urla e palpaggio (?) delle ragazze, non è una mia idea ma di Isayama stesso. Fa parte di uno dei racconti inseriti nel volume "Short Stories 2", pubblicato in Italia insieme al volume 31 del manga.
Isayama uno di noi, a quanto pare.
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