[ 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟖 ]
-Erano secoli che non facevo shopping in questo modo- disse Kingo, lasciandosi cadere a peso morto su una sedia -Ophelia, sei la mia salvatrice-
-Oh, per così poco- rispose lei, sedendosi accanto a lui.
-Per così poco? Abbiamo praticamente svaligiato un intero negozio!- si intromise Druig, togliendosi il suo nuovo giubbotto di pelle e poggiandolo sul tavolo, prima di sedersi accanto a Kingo.
-Parla quello che ha controllato la mente delle commesse per farci prendere tutto gratis- replicò Ophelia.
-Beh, guarda il lato positivo: ci siamo evitati una spesa non proprio minuscola-
-Certo. E' in momenti come questo che mi pento di non averti conosciuto prima-
-Buonasera- li interruppe una cameriera, appena arrivata davanti al loro tavolo -posso portarle qualcosa, signorina?-
Ophelia deglutì rumorosamente, cercando di sembrare il più possibile disinvolta.
-Ehm...si, grazie mille. Tre menù completi, senza la salsa per le patatine in uno dei tre-
-In due dei tre- sussurrò Druig, facendola sussultare.
-In due dei tre- si corresse.
-Tre menù completi?- ripeté la cameriera, la fronte aggrottata e un'espressione di totale confusione sul viso.
-Senza salsa per le patatine in due dei tre, esatto. Se li può mettere in dei sacchetti da portare via le sarei estremamente grata-
-Oh...certo- rispose, per poi allontanarsi. Si girò almeno altre tre volte, continuando a fissare con espressione stranita le due sedie accanto a quella di Ophelia.
-Non vi ha visto, vero?- chiese la ragazza a Kingo e Druig.
-Certo che no- rispose Druig, sorridendo divertito.
***
La mattina dopo fu la prima dove Ophelia, Druig e Kingo si svegliarono esattamente negli stessi minuti. La sera prima la ragazza aveva preparato tutto ciò che serviva per il viaggio, aveva stampato i biglietti per l'aereo ed era anche passata da casa di Hazel. Neanche lei sapeva di Druig e Kingo, perciò Ophelia aveva usato con lei la stessa scusa che aveva convinto suo padre. Le aveva chiesto il favore di tenere d'occhio Jupiter per quei giorni che non ci sarebbe stata, e lei sembrò entusiasta all'idea.
Tutti e tre si sedettero al tavolo della cucina, stropicciandosi gli occhi ancora impastati dal sonno. Ophelia preparò una caraffa intera di caffè e riempì fino all'orlo tre tazze.
-Come va la ferita, Druig?- chiese, sorseggiando la sua bevanda ancora calda.
-E' guarita del tutto- rispose lui, alzandosi distrattamente il bordo della maglia. Effettivamente, la ferita si era completamente rimarginata, e la pelle era tornata come nuova.
-Wow, impressionante- commentò Ophelia, scolandosi in un sorso il suo caffè e riempiendosi un'altra tazza. -Parlando di cose serie, dov'è che troveremo Ikaris?-
-Facile. Non ne ho idea- rispose Kingo, con una disinvoltura assoluta.
-Io si- disse Druig, alzandosi dal tavolo ad un tratto. Estrasse dalla tasca un foglio di carta, lo aprì sul tavolo e lo mostrò agli altri due. Era una cartina di Londra.
-Scusa, ma dove la hai...?- borbottò Ophelia.
-Non ha importanza- l'interruppe Druig. Dall'altra tasca estrasse un pennarello nero, palesemente rubato dalla camera di Ophelia.
-Qui c'è il Big Ben- disse, cerchiando col pennarello un punto della mappa. -Mentre questo...- e cerchiò un altro punto -è il quartiere più malfamato di Londra. Molto lontano dal centro città. E molto amato dai criminali-
-Pensi che Ikaris sia lì?- chiese Ophelia.
-Un supereroe cerca sempre il posto più malfamato della città. Andiamo, Ophelia. Pensavo te ne intendessi di queste cose-
-Beh, scusa se pensavo che questo genere di cose succedesse solamente nei libri. Scusami tanto se pensavo che non esistessi neanche!-
-Come se ti dispiacesse avermi qui-
-Non mettermi in bocca parole non mie!-
-Vedi, non lo neghi-
-Beh, e...- si bloccò un attimo, grattandosi la testa irritata -anche se fosse?-
-Oh, avanti. Lo so che infondo a quel tuo cuoricino sei un minimo emozionata-
-Certo, sono davvero emozionata di partire per un viaggio con due Eterni per andare da altri Eterni praticamente indistruttibili ed essere l'unica umana del gruppo. Ovviamente non sono affatto preoccupata di morire, Druig, non di certo. Perché io sono un'umana, e...-
-Gli umani sono gli esseri più spettacolari che esistano nell'intero Universo- l'interruppe lui, inclinando leggermente la testa di lato -gli Eterni e i Celestiali non sono nulla in confronto a loro. E, per quanto riguarda la questione del "preoccupata di morire", ti assicuro che nessun altro morirà per colpa mia-
-Mi sento un pò un terzo incomodo- commentò Kingo, alzandosi nervosamente dal tavolo e avvicinandosi a Druig. -Sembra di essere tornati ai tempi in cui Ikaris e Sersi stavano insieme. Cavoli, era una vera tortura! Tutte quelle cenette romantiche, giri intorno allo spazio e viaggi in Mesopotamia...e io ero sempre lì! Sempre!-
-Direi che è arrivata ora di partire- disse ad un tratto Ophelia, battendo le mani -o faremo tardi-
Solamente un'ora dopo, in perfetto orario, i tre erano sull'aereo. Kingo era finito accanto ad un'anziana signora, che ovviamente non si era accorta della sua presenza. Druig era dietro di lui, mentre Ophelia aveva accanto un uomo sulla quarantina, tutto intento a cercare un film da guardare sul suo pc.
Lei aprì la sua borsa, estraendo uno dei suoi libri preferiti: "Il paradiso perduto" di Milton. All'improvviso sentì come uno spostamento d'aria accanto a sé, e l'uomo si alzò. Si voltò verso destra, per capire cosa stesse succedendo. E vide Druig. Aveva gli occhi dorati, e fissava dritto negli occhi lo sconosciuto. Lui sembrava un sonnambulo, una marionetta comandata a fili. E Druig era il burattinaio.
Quando l'uomo fu sparito, al suo posto c'era il ragazzo. Sembrava abbastanza seccato, e Ophelia non ne capì il motivo.
-Non mi piaceva quel tizio- borbottò distogliendo lo sguardo dalla ragazza.
-Ammettilo che era solo una scusa per sederti vicino a me-
-AHAHAH- commentò lui, con la risata più falsa che Ophelia avesse mai sentito -molto divertente-
-Si, me lo dicono in tanti- rispose lei, copiando una delle frasi che lui ripeteva di continuo.
Druig la guardò e sorrise. Sarebbe potuto sembrare un angelo di un quadro di Rembrandt, se non fosse stato per i suoi capelli neri.
-Ma per tua fortuna...- prese da un sacchetto che si era portato dietro qualcosa avvolto in un tovagliolo e lo offrì a Ophelia -so fare dei panini al formaggio fantastici. Provane uno-
Lei sorrise con riluttanza e si mise a sedere più comodamente. Non era proprio il massimo per una seconda colazione, ma non voleva rifiutare l'offerta. Druig tirò fuori dal sacchetto alcune mele, una tavoletta di cioccolato alla frutta secca e una bottiglia d'acqua.
-Niente male, come bottino- disse lei, sorridendo.
Il panino al formaggio era tiepido e un pò molliccio, però aveva un buon sapore. Da una delle innumerevoli tasche interne del suo nuovo giubbino, Druig estrasse un coltello con il manico d'osso che sembrava in grado di sventrare un grizzly. Si mise al lavoro sulle mele, dividendole in ottavi perfetti.
-Beh, non è proprio una colazione fantastica- disse, porgendole una fetta -ma spero sia meglio di niente-
-Non pensavo gli Eterni preparassero dei panini così buoni, sai? Pensavo che ci fosse qualcuno o...qualcosa al loro servizio-
-Una volta Phastos costruì una specie di assistente robot, ma non fece una bella fine-
Ophelia soffocò una risata.
-Ma anche se ci fosse stata un qualche tipo di servitù- riprese -non avrei chiesto molto-
-Armi?- chiese lei.
-Anche- rispose lui. -Il che certamente non ti stupirà. Bisognava sempre stare pronti ad un attacco. Ma anche libri. Leggo molto per conto mio-
-Quindi abbiamo qualcosa in comune- rispose lei, finendo la sua terza fetta di mela.
-Oh, se ti raccontassi tutta la mia storia scopriresti che c'è più di una cosa che abbiamo in comune. Ti sembrerà strano, ma noi due siamo molto più simili di quanto pensi-
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