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[ 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟓 ]

-Druig


Quando Ajak aveva comandato a Druig di non interferire con le azioni degli umani, credeva si riferisse anche al fatto di non piombare in casa loro in fin di vita e farsi soccorrere. Druig aveva visto tanti umani, di ogni età, colore della pelle e genere. Perciò vedere per la prima volta Ophelia non avrebbe dovuto sorprenderlo più di tanto. E invece quella ragazza aveva qualcosa, qualcosa che la distingueva dagli altri umani. E, mentre la stessa Ophelia gli comunicava che per quella notte gli avrebbe ceduto il suo letto, Druig pensava che c'era una sola persona in grado di dirgli la verità sul conto della ragazza. E quello era Arishem.

-Hai idea di dove possa essere Sersi?- chiese a Kingo, che stava sorseggiando indisturbatamente il suo tè verde preparato da Ophelia.

-No, non la vedo da secoli- rispose lui, beccandosi un'occhiata confusa da parte di Ophelia -non letteralmente, stai tranquilla-

-E' lei l'erede di Ajak, perciò solo lei può parlare con Arishem. Ho bisogno di chiederle una cosa- continuò Druig. Le ferite che aveva su tutto il corpo stavano iniziando a cicatrizzarsi. Il sangue che Ophelia non era riuscita a pulire (aveva troppa paura di fargli male) era sparito. Nonostante si sentisse meglio, però, sapeva di non potersi alzare. O altrimenti la ragazza lo avrebbe sbattuto fuori di casa.

-In realtà, ripensandoci, non vedo tutti quanti da secoli- riprese Kingo, che aveva finito il suo tè e aveva fatto cenno ad Ophelia di prendere la sua tazza e metterla da parte. Druig la guardò camminare verso il tavolo, prendere la tazza, ritornare al lavandino e iniziare a lavarla. Avrebbe potuto essere una scena di normale quotidianità, ma non era affatto così. Ophelia cercava di mostrarsi tranquilla, ma lui percepiva quante emozioni contrastanti ci fossero dentro di lei. Lui percepiva che quel sorriso che mostrava sulle labbra non era altro che finzione. Una felicità forzata che mascherava una profonda confusione e smarrimento.

-Hai ragione- rispose alla fine, annuendo. Ma non stava guardando né Kingo né Ophelia.

-E non avete proprio alcuna idea di dove possano essere?- ripeté lei, continuando a sfregare la tazza.

-No, nessuna. Come ho detto prima, non li vediamo da molto tempo. Solamente io e Druig siamo rimasti insieme. Dopo...- Kingo si bloccò ad un tratto, mordendosi un labbro. Lanciò un'occhiata a Druig, come cercando il permesso per continuare. Ma Druig non alzò lo sguardo. Piuttosto stava cercando di allontanarsi con la mente da quella stanza, da quel mondo. Non voleva sentire di nuovo quella frase.

-Da quando Makkari ci ha lasciati- terminò Kingo.

Nella stanza calò un silenzio perfetto, interrotto solamente dal suono dell'acqua che usciva dal lavandino. Ophelia rimase immobile, come così anche Druig.

-Cosa vuoi dire con lasciati?- chiese lei, chiudendo di colpo il lavandino e poggiando la tazza su un piano.

-E' morta, uccisa da un Deviante- rispose Druig, senza guardarla in faccia -è morta per difendere me-

Altro silenzio. 

-Mi dispiace...- mormorò Ophelia, lasciandosi cadere su una delle sedie del tavolo, quella accanto a Kingo -io...io non lo sapevo-

-Non potevi saperlo, Ophelia- rispose Kingo, poggiandole una mano sul braccio -ma lo saresti venuta a sapere comunque-

Druig li ascoltava parlare come se fosse sott'acqua. Ricordava bene quel giorno, anche se non avrebbe voluto. Ricordava il viso di Makkari, un attimo prima che quel Deviante la uccidesse. Ricordava la frase nella lingua dei segni che gli stava dicendo rimasta a metà. Ricordava il vuoto che lo aveva accompagnato da quel giorno fino a quel momento. Ricordava ogni cosa, ogni minuscola cosa. Aveva desiderato potersi controllare la mente da solo e indursi a dimenticare tutto. Ma non era così che funzionava, e lo sapeva bene. Non aveva mai pensato di togliersi la vita o passare a qualche altra azione estrema, perché sapeva che Makkari non lo avrebbe voluto. Avrebbe voluto che continuasse a lottare, a vivere, a sopportare tutte le atrocità che quel mondo conteneva, anche se senza di lei. Ed era quello che aveva fatto. Non per lui, ma per lei.

-E' passato- commentò, risvegliandosi dai suoi pensieri -Makkari diceva sempre che il passato è passato, ed è inutile guardarsi indietro. Nonostante i ricordi sono la cosa più presente e vera che abbiamo-

Né Kingo né Ophelia risposero, con la testa bassa. 

-Si è fatta una certa ora, è meglio andare a dormire- riprese dopo un pò, e finalmente Ophelia lo riguardò. 

-Ti aiuto io- rispose, alzandosi dalla sedia e andando verso di lui.

Gli tese una mano, che lui afferrò, e iniziarono a camminare verso la camera da letto della ragazza. Non appena aprì la porta, Jupiter corse fuori, abbaiando verso la padrona.

-Si, lo so Jup. Scusami. Possiamo riparlarne dopo?- disse lei, mentre faceva segno a Druig di iniziare ad entrare. Per fortuna il cane la ascoltò, precipitandosi in salotto e iniziando ad abbaiare contro Kingo.

-Non ha paura dei cani, vero?- chiese Ophelia a Druig, che aveva iniziato a gironzolare per tutta la stanza.

-No, ha visto di peggio. Se la caverà- 

Nonostante questa affermazione rassicurante, Ophelia sentì Jupiter che continuava ad abbaiare e un urlo provenire dal salone.

-Bene, questa sarà la tua stanza. Almeno fino a quando non vediamo dove sistemarti-

-Carina la coperta rosa- commentò Druig, sedendosi sul letto. 

-Molto divertente- rispose lei, per poi aprire l'armadio -Un'altra cosa molto urgente è cambiarti. Non puoi restare con quei vestiti incrostati di sangue-

Dopo aver frugato per alcuni minuti tra tutti i cassetti, trovò una sua vecchia tuta che, dopo un lavaggio andato male, era diventata troppo grande.

-Ecco, metti questa- disse, lanciandogliela. Lui la prese al volo, rigirandosela tra le mani.

Con la coda dell'occhio, Ophelia lo vide iniziare a togliersi la maglia, perciò rimase voltata verso l'armadio. 

-Il bagno è quella a porta a sinistra, perdonerai il disordine ma non aspettavo visite. Se hai qualche problema, io sono in salone-

Quando si voltò di nuovo verso di lui tirò un sospiro di sollievo. Aveva indosso la sua vecchia felpa, che gli stava anche abbastanza bene. Riaprì la porta, pronta ad uscire.

-Buonanotte, Druig- disse, guardandolo mentre si infilava anche il pantalone.

Lui, in risposta, la guardò e annuì. Un gesto di saluto, niente di più.


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