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[ 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟒 ]

-Druig?- ripetè Ophelia, le labbra che le tremavano.

-Si, Druig. Lo so che non è un nome chissà quanto diffuso, ma...-

Ma non terminò la frase, quando vide che Ophelia si alzò di scatto dal divano.

-Tu...io...tu...tutto questo non ha senso, sarà solo un brutto sogno...- iniziò a dire la ragazza, prendendosi la testa tra le mani. Si voltò verso Druig, che stava a guardarla dal divano, un'espressione di totale confusione sul volto.

La vide correre verso chissà quale stanza e tornare pochi secondi dopo con un libro tra le mani. Probabilmente doveva essere andata nella sua stanza, perché sentì il suo cane demoniaco abbaiare infuriato. Si sedette accanto a lui sul divano, sfiorandogli per un soffio il braccio ferito.

-Guarda- disse, lo sguardo spiritato. Con l'indice stava indicando una pagina del libro, di cui Druig non era riuscito neanche a scorgere il nome.

-Non riuscivo a capire a chi mi somigliassi, ma ora capisco il perché. Tu non dovresti esistere- disse, senza guardarlo in faccia.

Druig stava per rispondere e dirle di calmarsi, ma capì abbastanza in fretta che Ophelia sapeva. Sapeva, e non avrebbe dovuto sapere.

Sulla pagina che ora entrambi stavano guardando, lei sconvolta e lui rassegnato, c'era un ritratto di Druig. E, sotto questo, un'intero paragrafo che lo descriveva nei minimi particolari, a partire dall'aspetto fisico per finire con i poteri. "Controllo della mente", vi era scritto a inizio testo. E Ophelia ricordava anche perché: quel libro, che suo padre le aveva regalato quando aveva solamente quattro anni, racchiudeva le storie di tutti gli Eterni. Per ogni Eterno era indicato il potere. Così anche per Druig.

-Tu...- disse Ophelia, chiudendo il libro di scatto e guardandolo finalmente negli occhi -tu sei un Eterno, sei solamente una storia, come fai a essere qui e...-

-Si, io sono un Eterno. Non ha senso fingere, sei troppo intelligente- la interruppe lui -ma su una cosa ti sbagli. Io non sono una storia, come non lo sono loro- continuò, e indicò la copertina del libro, dove erano raffigurati tutti gli Eterni.

-Questa è Ajak- continuò Druig, passando il dito sulla copertina -questo è Ikaris, e accanto a lui...-

-Sersi- completò Ophelia, indicandola -e poi Kingo, Sprite, Phastos, Thena, Gilgamesh e - indicò l'ultima persona rimasta -Makkari-

Durò solo un secondo, ma Ophelia fu sicura di scorgere un velo di tristezza negli occhi azzurri di Druig. Una nuvola tempestosa che oscura un cielo limpido e sereno, arriva ad un tratto e non accenna ad andarsene.

-Vedo che sei molto informata- commentò alla fine. Il velo era già scomparso.

-Beh, sono praticamente cresciuta con queste storie. Mio padre me le leggeva ogni notte prima di andare a dormire-

-Oh, è scommetto che il tuo preferito ero io, vero?-

-No, era Thena-

Druig la guardò, aggrottando le sopracciglia. Ophelia scoppiò a ridere. Ma era una risata nervosa, irrequieta, tradita dallo sconvolgimento che aveva appena provato. Una parte della sua mente continuava a pensare che tutto quello che stava succedendo fosse solo un sogno. L'altra parte, invece, sperava che non lo fosse.

-David Morgenstern è tuo padre?- le chiese, iniziando a frugarsi in tasca.

-Si, te l'ho già detto. Perché me lo chiedi?-

-Perché, mentre passeggiavo indisturbatamente per le strade di New York, mi sono imbattuto in una parete tappezzata completamente da questo volantino- e le porse quello che aveva trovato in tasca. Era la pubblicità della presentazione del libro di suo padre.

-Ecco perché eri lì...ecco perché ho visto i tuoi occhi diventare dorati. Sapevo di non essere impazzita!- esclamò, balzando in piedi.

-Potresti avvisare la prossima volta che fai uno di questi movimenti improvvisi? Avrò anche milioni di anni ma mi spavento ancora-

-Sorvolando sulla questione "un milione di anni"...-

-Questione importantissima aggiungerei-

-Perché io riesco a vederti?- continuò, ignorandolo -Insomma, ho letto tutti i libri che esistano sul conto degli Eterni e tutti dicevano che gli umani non possono vederli ne sentirli-

-I tuoi libri si sbagliano, Ophelia- rispose lui, posando il libro sul tavolo di vetro davanti a lui e tastandosi il petto ancora dolorante -su una cosa. Non tutti gli umani possono vederci. Solo quelli che credono in noi e nelle nostre storie. Come te, come sicuramente tuo padre. Sono pochissimi gli umani a possedere questo dono-

-E io sono una di loro?-

-Beh, credo proprio di si. Altrimenti mi avresti lasciato morire sull'uscio di casa tua, e in questo momento non sarei sul tuo divano a sporcarlo di "sangue Eterno"-

-NON OSARE SPORCARE QUEL DIVANO-

-Ehi, scusa se stavo morendo dissanguato, non volevo-

Ophelia stava per replicare, quando sentì il familiare suono del campanello suonare.

-Oh merda- mormorò, lanciando prima un'occhiata a Druig e poi alla porta.

-Prendi questo- gli disse, lanciandogli addosso una coperta in pile -e fai finta di essere tutt'uno col divano-

-Tutt'uno col divano, chiaro- rispose lui, sparendo sotto la coperta.

Ophelia, tremando da testa a piedi ma cercando di non darlo a vedere, si incamminò verso la porta.

-Chi è?- chiese, attendendo ansiosamente una risposta. Che non arrivò.

-Chi è?- chiese a sua volta Druig, e Ophelia scosse la testa in risposta.

Avrebbe potuto benissimo far finta di non farci caso e non aprire, ma Ophelia era nata con una curiosità innata infusa nelle vene. Aprì la porta, sperando con tutta se stessa che non fosse sua madre. Tirò quasi un sospiro di sollievo quando, davanti a lei, si ritrovò il ragazzo che era con Druig in libreria.

-Kingo...- mormorò, riconoscendolo all'istante.

-Kingo!- esclamò Druig un secondo dopo. Fece per alzarsi dal divano, ma subito Ophelia gli fu accanto.

-Non provarci neanche. Sarai anche un Eterno, ma le tue ferite non guariranno nel giro di una notte-

-Tecnicamente possono- commentò Kingo, facendosi avanti.

-Beh, questo è il mio appartamento, perciò mie regole. E io dico che Druig deve riposare per almeno due giorni interi. Se non vi sta bene, la porta è proprio lì-

-Basta che mi procuri un letto, perché questo divano inizia ad essere davvero troppo scomodo- rispose Druig, scostandosi la coperta di dosso.

-Vedo che si è ambientato molto in fretta- disse Kingo, rivolto ad Ophelia.

-Terribilmente in fretta- aggiunse lei

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