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[ 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟗 ]

Diglielo, Ophelia. Diglielo.

Ophelia si svegliò di soprassalto, sudata dalla testa ai piedi. Aveva avuto un incubo, ne era sicura, ma non ricordava assolutamente nulla di ciò che aveva sognato.

-C'è qualcosa che non va?- chiese Druig, con la voce leggermente incrinata. La ragazza riuscì subito a percepire la sua agitazione, e per questo si affrettò a tranquillizzarlo.

-Nulla, solo un incubo- rispose, sorridendo timidamente e raddrizzandosi sul sedile. Erano dentro ad un fuoristrada, affittato da Phastos, dispersi nel deserto in Iraq. Ophelia non aveva mai viaggiato così tanto in così poco tempo e con così poco preavviso. Le sembrava di avere la testa in fiamme, anche se Kingo le aveva assicurato che non era febbre.

-Sicura?- continuò Druig -Sei diventata molto pallida..-

-Sarà solo la stanchezza, Druig- rispose Kingo, inforcando i suoi occhiali da sole scintillanti -E comunque non ti ho mai sentito così preoccupato da quando ci conosciamo-

-Siamo arrivati, ragazzi- annunciò Sersi, prima che Ophelia o Druig potessero dire qualunque cosa.

Uscirono tutti dal fuoristrada, e subito Phastos aprì un curioso marchingegno che Ophelia non aveva mai visto. Sembrava un portagioie, e non appena l'Eterno lo sfiorò proiettò una strana luce dorata. La ragazza si avvicinò a Druig, che intanto aveva inforcato degli occhiali da sole molto simili a quelli di Kingo.

-Cosa sta facendo?- gli chiese, alzandosi leggermente in punta di piedi per arrivare al suo orecchio.

-Diciamo che quello è una sorta di GPS- le spiegò lui -ci indica la posizione della Nave-

-Della Nave?- Ophelia aggrottò le sopracciglia, ma subito dopo capì a cosa si stava riferendo. Dal suolo fuoriuscì un enorme triangolo nero, una vera e propria nave spaziale. Sembrava essere rimasta lì sotto per molto tempo, perché era completamente impolverata.

-Ti presento, tesoro- le disse Druig -la nostra Nave-

La ragazza tenne la bocca spalancata per tutto il tempo, mentre entravano in quella strana nave. La guardia del corpo di Kingo riprendeva tutto con la sua videocamera, anche lui con la bocca aperta.

-Tesoro?- chiese Kingo confuso, guardando Druig -Da quando la chiami così?-

-Credimi Kingo, siamo entrambi molto sorpresi- rispose Ophelia, rivolgendo un sorrisetto complice a Druig.

Dentro la nave c'era un disordine davvero incredibile. Libri sparsi dovunque, armi e persino un sarcofago. Subito Thena si fiondò verso una lunga spada argentata, che Ophelia ricordava dalle illustrazioni sul suo libro.

-Excalibur...- sussurrò, osservando la Dea stringere a sé la spada come se fosse un bambino. La ragazza era così impegnata ad osservarla che non si rese conto che il resto degli Eterni l'aveva praticamente circondata.

Quando se ne accorse, la prima sensazione che provo fu una paura totale.

-Ragazzi, cosa...- si voltò verso Druig, che però aveva la bocca serrata e lo sguardo vuoto -cosa sta succedendo?-

Sersi guardò tutti gli altri, con gli occhi gravi. Fu allora che Ophelia capì che non c'era spazio per lei fra quelle divinità.

-Ophelia, cara, c'è qualcosa che tutti noi dovremmo spiegarti..- iniziò Sersi, avvicinandosi un po' alla ragazza.

-"Qualcosa" è un pò riduttivo, Sersi. Diciamo che c'è molto da spiegarle- continuò Sprite, che aveva trovato chissà dove un pacco di patatine e ora le stava sgranocchiando indisturbata.

-Vedi, Ophelia...io ho avuto una visione- riuscì a riprendere Sersi, poggiandole una mano sulla spalla -una visione terribile. Hai presente il nostro pianeta madre, vero?-

-Olympia- rispose lei, e Sersi sorrise grave.

-Olympia, sì. Beh questa visione...mi ha spiegato che questo pianeta in realtà non esiste e che il tuo, di pianeta, verrà distrutto tra pochissimo tempo-

Ophelia rimase completamente immobile. Sentiva come un ronzio incessante nel cervello, le gambe di pietra e la bocca secca. Ora che Sersi aveva parlato, era come se tutti gli incubi dei giorni passati fossero più chiari. Anche lei aveva avuto quella visione, quella stessa visione.

Solo che c'entrava molto più di quanto tutti pensassero.

Stava per rispondere a Sersi, quando le gambe le diventarono come di gelatina. Cadde a terra senza avere la forza di reggersi in piedi, e tutto divenne nero.

***

Quando tutto riprese colore intorno a lei, Ophelia sentiva come se fosse passata una vita intera. Si trovava sempre all'interno della nave, distesa alla meno peggio sul trono dorato che svettava al centro della sala principale. Cercò di mettersi a sedere, ma un dolore lancinante alla testa la costrinse a rimettersi coricata.

Chiuse gli occhi, e subito sentì una mano calda sfiorarle la guancia. Li riaprì, e si ritrovò davanti il volto bianco come un lenzuolo di Druig.

-Ehi- disse, accennando un sorriso incerto -il discorso di Sersi ha davvero fatto effetto, eh?-

-Di certo non sarà il tuo sarcasmo a salvare il mondo- rispose lei, posandogli delicatamente una mano sulla guancia. Percorse silenziosamente la curva delle sue labbra, poi salì sugli zigomi e poi tornò dov'era partita. Non sapeva neanche lei dove aveva pescato tutta quell'audacia, ma a lui non dispiaceva affatto.

Si piegò lentamente sul suo volto e poggiò le labbra sulle sue. Druig era così. Imprevedibile, misterioso, forse un po' lunatico. Ma in quel bacio Ophelia si perse, e non pensò più ad altro.

Quando si staccarono, entrambi avevano un sorrisetto complice sulle labbra.

-Scusami, non ce la facevo più a fingere- le disse, sedendosi a gambe incrociate ai piedi del trono -ora possiamo passare alle cose serie-

-Oh, questa sì che era una cosa seria- rispose Ophelia, e in quel momento capì che sicuramente l'avevano imbottita di farmaci.

Druig rise piano, per poi tornare serio. Spiegò ad Ophelia tutta la conversazione che si era tenuta mentre lei era svenuta. Phastos aveva intenzione di creare un' "Uni-Mente", ossia di potenziare uno degli Eterni che avrebbe assorbito i poteri di tutti gli altri. In quel modo, sarebbero riusciti ad affrontare Tiamut, uno dei Celestiali più potenti e temuti, e salvare la specie umana dall'estinzione.

-So che è tanto da assimilare, Ophelia- continuò lui, mentre la ragazza finalmente riuscì a mettersi a sedere -perciò questa è davvero l'ultimissima chiamata: se vuoi tirartene fuori, ti riporterò a casa-

-Druig, arrivata a questo punto non credo ci sia più bisogno di chiedermelo- rispose lei -andiamo fino in fondo-

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