[ 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟖 ]
Entrarono tutti insieme in casa di Phastos, Ikaris e Sersi per primi e Druig e Ophelia subito dietro di loro.
-Ci siamo Jack?- stava dicendo Phastos a suo figlio, in bagno -Bravissimo! Fammi vedere come si fa...-
Ophelia si sporse per spiare cosa stava succedendo, e vide il bambino davanti al lavandino intento a lavare i denti, con Phastos accanto a lui. Sorrise per la tenerezza, e Phastos la notò.
-Dai, vieni- sussurrò Druig, dietro lei. Andarono nella stanza lì accanto, sedendosi intorno ad un tavolo. Ophelia fece finta di essere molto interessata ad una tazza, mentre Druig si coprì il volto con un libro da colorare di Star Wars. Ikaris e Sersi erano dall'altro lato del tavolo, che cercavano di trattenere le risate.
-Sì- commentò Phastos -siete incredibilmente naturali-
Poi si tolse gli occhiali, e tutti si fecero più seri. -Allora, dopo tutti questi anni...anche voi siete stati vittime di Ajak-
-Non infierire- lo interruppe Ikaris.
-Ora è chiaro perché ci impediva di interferire nei conflitti umani- continuò Phastos -I conflitti conducono alla guerra e la guerra a progressi nelle tecnologie salva-vita e nella medicina. La nostra missione non è mai stata...costruire la pace o l'armonia, ma incrementare la popolazione a ogni costo-
Sersi sembrava sull'orlo delle lacrime, ora, mentre Druig e Ikaris erano perfettamente immobili. Ophelia, da parte sua, non sapeva come sentirsi.
-Stiamo allevando umani come cibo per i Celestiali, giusto?- continuò Phastos, e Ophelia rabbrividì.
-Basta così- mormorò Druig, incastonando i suoi occhi in quelli di Phastos.
-Terribile, vero? Così come dover dire a tuo marito e tuo figlio che potrebbero essere morti tra poco-
-Pensavo avessi mollato con gli umani- commentò Ikaris.
-Ho avuto fortuna. Okay? E se è per questo- si voltò verso Ophelia, che rabbrividì di nuovo -mi pare che anche Karen sia un'umana-
-Ophelia- lo corresse Druig -lei si chiama Ophelia-
-E Ophelia sa anche parlare?- incalzò Phastos, beccandosi un'occhiataccia da parte di Druig.
-Sì- rispose timidamente -mi chiamo Ophelia Morgenstern-
-Ora vorrei che foste voi altri a rispondermi- continuò -perché avete deciso di portare Ophelia con voi? Perché lei, tra tutti gli umani che ci sono in questo mondo?-
Gli altri tre rimasero in silenzio, guardandosi tra di loro. Ophelia riusciva a sentire solo le lancette dell'orologio sul muro, che scandivano precise lo scorrere del tempo.
-Perché in lei vedo il bene del genere umano- rispose ad un tratto Druig, senza però rivolgere lo sguardo a Ophelia -ogni singolo giorno-
Ophelia guardò Druig, e lui fece lo stesso. Sotto al tavolo, la sua mano si strinse nella sua. Ma il suo volto rimase impassibile. Quindi non stava facendo finta di niente.
-Bene, questa sì che è una risposta- rispose Phastos, battendo le mani -io sono nella stessa situazione, con mio marito e mio figlio. Perciò, sentite, non posso aiutarvi-
-Phastos...- mormorò Sersi.
-Non li lascerò mai- sentenziò lui -Mi dispiace, Sersi. Ho sbagliato ad usare i miei poteri, avrei dovuto pensare alle conseguenze, prima. Perciò ora scelgo di usare le mie mani per riparare la bici di mio figlio, okay?-
-Davvero?- chiese Ikaris, con tono di sfida.
-Davvero, non uso più i miei poteri-
-Ne sei sicuro?-
Dopo quelle parole, dagli occhi di Ikaris saettarono due linee dorate, che si abbatterono sulle finestre alle spalle di Phastos. Non si frantumarono, anzi. Rimasero totalmente intatte.
Ad Ophelia ritornarono in mente le pagine del suo libro dedicate a Phastos. Si ricordò di tutti i disegni dove erano rappresentate delle sue invenzioni, e da piccola le piaceva immaginare come sarebbe stato il suo laboratorio. Anche se ora non le sembrava proprio il momento adatto per chiederglielo.
-Dico, ma sei impazzito?- sbottò Phastos -Mio figlio è infondo al corridoio!-
-Questo somiglia ad uno che usa i suoi poteri- disse Ikaris, ignorandolo -Scommetto che avrai costruito il rifugio perfetto-
Poi abbassò gli occhi sul tavolo davanti a loro, con un sorriso sbilenco. -E questo di cosa è fatto? Vibranio?- e così dicendo colpì il tavolo, che si spaccò a metà.
-Collezione autunno- rispose Phastos, esasperato -IKEA. Idiota-
Ophelia non sapeva se fosse il caso di ridere, fatto sta che Druig lo stava facendo.
-No, mi dispiace. Non potete spuntare così e aspettarvi che venga con voi. E tu- si rivolse a Druig -smettila di ridere-
-Dovresti andare, habibi- disse il marito di Phastos, entrando nella stanza.
-Vieni, andiamocene- le sussurrò Druig all'orecchio, e Ophelia gliene fu grata. Si sentiva un pò in imbarazzo in quella situazione, e preferiva di gran lunga che rimanessero solo Ikaris e Sersi.
Druig era proprio accanto a lei, con le mani in tasca. Lei non sapeva se iniziare una conversazione o semplicemente rimanere in silenzio. Alla fine vinse la prima opzione.
-Ehi- disse, per attirare la sua attenzione -grazie, per prima. Per aver detto quelle cose-
-Non c'è bisogno che mi ringrazi- rispose lui, continuando a camminare -le pensavo davvero. Le penso davvero-
Ophelia sentì come un calore che le riempiva il petto, e sorrise. Arrivarono in giardino, e si sedettero sui gradini proprio davanti alla porta di casa. La ragazza osservò tutti i giochi di Jack sparsi nel giardino, inclusa la bici che Phastos stava riparando.
-E' bellissimo, non credi?- chiese a Druig, che aveva finalmente tolto le mani dalle tasche del giubbino.
-Cosa, questo giardino? A dire la verità l'erba è tagliata abbastanza male-
-No, non il giardino- Ophelia ridacchiò -il fatto che Phastos sia riuscito a costruire la vita che voleva. E' sposato, ha un figlio e vive in un bel quartiere. Sembrerebbe una vita normalissima, no?-
-Sì, sembrerebbe- rispose lui, con gli occhi fissi sulla bici -non so se riuscirei a sopportarla-
-Che c'è, non ti piace la normalità?-
-Non lo so, non l'ho mai davvero provata. Diciamo che solo essere un Eterno non mi categorizza come "normale"-
-Per me lo sei, almeno un pò- continuò lei, e subito il ginocchio di Druig si avvicinò al suo.
-Un pò?- ridacchiò lui.
-Avrei voluto conoscerti in altre circostanze- disse lei, e il suo sguardo si fece di colpo molto lontano -all'università, magari. Compagni di corso, che escono, vanno a bere qualcosa e dopo tante uscite e tante bevute si rendono conto che non starebbero poi tanto male, insieme. La normalità-
-Non sarebbe male, ma è un pò banale. Credo che non ci sia paragone con questa, di storia- rispose Druig, mentre la sua mano cingeva delicatamente il fianco di Ophelia.
-Questa storia?- ripeté lei, mentre i loro volti si avvicinavano sempre di più.
-Sì, questa storia. Un essere immortale che piomba a casa di una normalissima ragazza super fan della boy band di cui fa parte quell'essere immortale, tra l'altro ferito a morte, e che in qualche modo si ritrova con lui in una missione potenzialmente suicida per salvare l'universo. Credo sia molto più interessante-
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