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[ 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟔 ]

Ophelia era rimasta di nuovo sola in cucina, seduta sul divano. Non voleva ammetterlo neanche a sé stessa, ma le parole di Thena l'avevano un pò ferita. Forse non erano state d'aiuto tutte le aspettative che si era creata in testa. Sta di fatto che non si mosse di un millimetro dal momento in cui la dea lasciò la stanza. Non si mosse neanche quando Druig si avvicinò a lei, avvicinando una sedia dal tavolo e posizionandosi esattamente davanti a lei.

-Non fare caso a Thena- fu la prima cosa che disse -lei è sempre stata un pò...diffidente-

-Non leggermi la mente, Druig- lo fermò Ophelia -ti prego-

-Oh, ma non lo sto facendo- replicò lui, alzando le mani -certe cose sono facili da capire. Ho visto la tua espressione non appena Thena ha iniziato a rispondere in quel modo-

-E' solo che non riesco a capire- continuò lei, guardandolo negli occhi -tutta questa situazione è assurda. Non riesco a capire perché Arishem abbia detto quello che ha detto. Io...io non riesco davvero a capire per cosa dovrei esservi d'aiuto. Forse è davvero come dice Thena: alla fine sarò la rovina di tutti voi-

-Ma no, è lei che ha esagerato...-

-Druig, io sono solo un'umana-

-Gli umani sono forse la cosa più bella che esista sulla faccia della Terra, o nell'intero Universo- disse Druig -Te l'ho già detto, ricordi?-

-Sì, me lo ricordo. Ma con questo?- replicò lei, ormai sull'orlo delle lacrime -Druig, tu sei su questa Terra praticamente da sempre. Dovresti sapere di cosa sono stati capaci gli uomini-

-Ma tu non sei come loro. E non è solo una frase fatta. Sai bene anche tu che non è così-

Mentre finiva la frase, lasciò la sedia e si sedette silenziosamente accanto ad Ophelia, che intanto si era raggomitolata su sé stessa, come faceva sempre quando si trovava in una situazione di rabbia o di tristezza.

-Perché ti fidi così tanto di me?- gli chiese dopo un pò, senza lasciare la sua posizione. Lui rimase a rifletterci per qualche secondo.

-Non lo so, Ophelia. Non so darti un motivo preciso. E' solo che...è come se sentissi qualcosa, in te. Qualcosa che non avevo mai sentito in nessun umano-

-Magari è un avvertimento. Magari dovresti starmi lontano-

-Ma non voglio- decretò lui, con voce ferma -non voglio e, anche volendo, non ci riuscirei mai-

Ophelia rimase impietrita. Sentiva che la conversazione stava andando a finire da tutt'altra parte, rispetto a dove era iniziata. La sua mente sembrava non ragionare più. Non riuscì a capire se per la vicinanza al corpo di Druig o se per ciò che aveva appena detto. Forse, questa fu l'unica cosa che riuscì a pensare, per tutte e due le cose.

Tutti i muscoli del corpo di Ophelia si contrassero, il fiato trattenuto sembrò sul punto di spaccargli il petto. Quando Druig si sporse in avanti, cessò d'improvviso di respirare. Un attimo prima era acciambellata su sé stessa, adesso era seduta dritta davanti a lui.

Gli occhi di Druig la inghiottirono come voragini. Il respiro le scuoteva il petto e tremava come una foglia. Fissò in alternanza i suoi occhi, senza fiato, la voce ridotta a un rantolo.

-I..io...-

La sua mano le prese il viso. Catturò con una delicatezza spaventosa la sua mandibola e la sollevò verso il suo volto. Nei suoi occhi mulinavano interi uragani, ed era talmente vicino che il suo respiro si infranse sulla pelle delle guance di Ophelia, facendola formicolare.

-Druig...- sussurrò, confusa.

Un muscolo gli guizzò sulla mandibola. Il suo pollice scattò sulla bocca della ragazza, come a fermarla dal sussurro che l'aveva fatta tremare. Sentì le ginocchia cedere quando vide che i suoi occhi, ora, erano fissi nello stesso punto dove la stava toccando.

-Dillo- fu il movimento quasi ipnotico delle sue labbra -dimmi di fermarmi, e io lo farò- 

Ophelia provò a parlare, ci provò davvero. Cercò di far funzionare quella singola parte del suo cervello che ancora non era annebbiata. Si rese conto troppo tardi che non riusciva a dire niente perché, in fondo al suo cuore, non voleva che Druig si fermasse. 

Scosse lentamente la testa, e lui sembrava non stare aspettando altro.

La sua bocca si chiuse su quella di Ophelia, e un brivido le percorse tutto il corpo. Lui chiuse le dita tra i suoi capelli, e lei si aggrappò con tutta la forza che aveva a lui. La sua mano sfiorò la sua clavicola e poi si avvolse dietro il suo collo in una presa delicata.

Lui le afferrò una coscia, e lei si ritrovò seduta sulle sue gambe, le sue dita dietro al ginocchio e l'altra mano chiusa sul suo fianco. C'era una parte del suo cervello che le continuava ad urlare di smetterla, perché d'altronde tutti gli altri erano in quella stessa casa. Non potevano rischiare di farsi trovare in quel modo. Non in quella situazione, non con ciò che stavano rischiando. Ma rimase in silenzio. 

Rispose al bacio, senza opporre alcuna resistenza. Sentì le labbra di Druig contrarsi in un sorriso, sotto le sue. Quando si staccarono, la ragazza rimase senza fiato nel percepire quanto vuoto avesse lasciato in lei quel gesto.

Fece pressione con la mano sul petto di Druig, alzandosi in piedi, le gambe ancora tremanti.

-Non mi hai detto di fermarmi- fu tutto ciò che uscì dalla bocca di Druig, che aveva le guance arrossate e i capelli scompigliati. Ophelia, con una stretta al cuore, pensò che fosse così bello da far quasi male.

-Anche se avessi voluto, non ci sarei riuscita- rispose lei, e lui sorrise. 






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