072 camminare nel deserto
⸻ capitolo settantadue ⸻
( camminare nel deserto )
Ophelia si risvegliò di scatto, come se avesse trattenuto il respiro per un lungo tempo. Iniziò a tossire rumorosamente e ripetutamente mentre l'acqua usciva ad ogni colpo di tosse, svuotando perfino i polmoni che si erano riempiti di essa. Era esausta, stanca e dolorante, e sembrava sul serio avesse ingurgitato quintali di acqua, motivo per il quale continuò a tossire per circa un minuto prima di smettere.
Fece un profondo sospiro e si massaggiò il petto all'altezza del cuore per qualche secondo prima di alzare velocemente la testa nel tentativo di guardarsi attorno. Quando lo fece, però, fu colpita da un forte e lancinante dolore alla testa, e fu costretta a chinare nuovamente il capo e a poggiare le dita sulle tempie per cercare, in qualche modo, di attenuare quell'insopportabile e straziante sofferenza.
Nel momento in cui il dolore parve essere passato, alzò nuovamente la testa — lentamente — e ci mise un po' per far abituare i suoi occhi alla luce del sole. Poggiò la mano sulla fronte in modo da farsi ombra e si guardò attorno nel tentativo di capire dove diavolo si trovasse.
Ma non vide nulla. Solo tanta sabbia e tante dune.
«Cosa...» le parole le morirono in gola mentre l'ansia e la paura iniziarono a farsi spazio quando fu assalita dai ricordi dell'orrenda e spaventosa notte passata.
Chiuse gli occhi per un attimo. Ripensò alla tempesta, ai lampi, agli spaventosi tuoni, alla barca che veniva mossa bruscamente dal mare agitato, al vento e alle onde che iniziavano ad alzarsi e a crescere impietose contro di loro, all'aria che si nebulizzava sempre di più, a loro che facevano ogni cosa per cercare di stare insieme nonostante la paura. In poco tempo, si era scatenato il caos e la tranquillità era diventata inferno.
Ricordava di trovarsi a poppa con Sarah durante quel momento per impedirle di raggiungere la cabina di comando, e ricordava anche come la ragazza fosse stata trascinata in acqua. Ripensò all'ansia, al terrore, e al modo in cui la sua testa era finita contro il bordo della barca mentre urlava il nome della sua amica.
Poi il nulla.
Sospirò. Sì, era arrivata in Marocco, ma l'acqua e le onde avevano portato il suo corpo fino al deserto, e, come se non bastasse, era sola.
Si chiese come stessero Sarah e il bambino, come stessero i suoi amici, e come stesse Rafe, a cui aveva promesso che sarebbe tornata presto in stanza. Ma non lo aveva mai fatto. In pochi istanti, la situazione era precipitata e lei aveva perso i sensi senza neanche vederlo o avvertirlo della tempesta. Sperò che qualcuno dei Pogues lo avesse fatto e lo avesse aiutato, in qualche modo. Sperò che avessero messo da parte le divergenze, in quel frangente, e che fossero tutti vivi e salvi da qualche parte.
Si passò una mano sul volto esausto prima che una risata isterica le sfuggisse dalle labbra. Onestamente, le sembrava un miracolo perfino che fosse viva e che non fosse morta durante quella spaventosa tempesta. Insomma, era abituata agli uragani, in particolare vivendo nelle Outer Banks, ma trovarsi in una depressione tropicale era diverso e fin troppo spaventoso.
Come se non bastasse, era da sola nel deserto e non sapeva dove diavolo andare. Non c'era nulla se non sabbia. Non sapeva se i suoi amici fossero vivi. Non sapeva neanche se lei sarebbe riuscita a tirare avanti in un deserto o se avrebbe avuto la fortuna di trovarsi davanti qualche cittadina.
Poi, quando quel pensiero la sfiorò, le vennero in mente le parole di Pope: "Essaouira si trova sulla costa del Marocco". Anche il disegno malfatto di JJ mostrava il deserto e Mogador, nonché Essaouira.
Si voltò verso il mare adesso calmo e tranquillo, e se la mente non la ingannava, la cittadina era stata disegnata alla destra della distesa azzurra. Si voltò in quella direzione e la guardò per qualche istante.
Non sapeva quanto potesse essere affidabile quel pessimo disegno di JJ, e forse era la sua mente a darle falsi ricordi e speranze, ma era anche l'unica cosa che potesse fare: camminare.
Di certo, non poteva restare lì ferma.
Frenò quindi le lacrime che tanto avrebbero voluto scendere, e camminò in direzione del mare. Dopo aver tamponato il volto, si sfilò le scarpe in modo da essere più comoda, in particolare perché era certa del fatto che avrebbe camminato in quel deserto per delle ore. Si armò di tutto il suo coraggio e la sua forza, e iniziò a muovere i primi passi verso la sua destra.
Speranza.
La speranza era l'unica cosa su cui poteva fare attualmente affidamento. Speranza che i suoi amici fossero vivi, speranza che il bambino di Sarah e John B stesse bene, speranza che fossero tutti insieme, speranza che stesse camminando nella giusta direzione e speranza che potesse rincontrarli.
Onestamente, non sapeva cos'avrebbe fatto se non avesse trovato i suoi amici. Di certo non avrebbe potuto affrontare Groff da sola, e non avrebbe saputo neanche da dove iniziare.
Peccato che quella speranza si affievolisse man mano che il tempo passava. Continuava ad essere circondata dalla sabbia e da un'enorme distesa azzurra. Camminava fra le dune ma non scorgeva mai nulla che assomigliasse vagamente ad una cittadina.
Continuando a muoversi, i piedi presero a farle male e le gambe desideravano solo un po' di riposo. Aveva la gola secca e la pelle che probabilmente stava iniziando a bruciarsi sotto la cocente luce del sole. Avrebbe soltanto voluto fermarsi un po', sedersi e riprendere fiato, ma non poteva farlo perché era sola e desiderava soltanto incontrare qualcuno, anche se non si trattava dei suoi amici. Voleva chiedere aiuto, farsi portare alla cittadina più vicina, ma non c'era nessuno. Era decisamente sola.
Poi, il sole andò via e il buio avvolse ogni cosa. Un leggero venticello prese ad accarezzarle la pelle, donandole del lieve sollievo, e, nel frattempo, le palpebre iniziarono a farsi pesanti. Come se non bastasse, Ophelia avvertì il corpo iniziare quasi a cedere, ed era plausibile dopo aver camminato nel deserto per delle ore senza acqua e cibo, ma non si sarebbe fermata. Non poteva farlo.
Ma poi ecco che vide qualcuno. Due persone.
Piantò i suoi piedi nella sabbia, aguzzando la vista e chiedendosi se fossero davvero lì o se fosse semplicemente la sua mente a giocarle brutti scherzi e a farle vedere quelle due sagome, entrambe sedute sulla sabbia.
Sbatté le palpebre più volte, ma quando niente cambiò, si rese conto del fatto che fossero davvero lì. Si mosse incerta verso di loro, in particolare perché era consapevole del fatto che in Marocco ci fossero probabilmente anche i mercenari, e quindi non escludeva che potessero essere due di loro.
Strinse con forza le scarpe e continuò ad avvicinarsi, arrivando a pochi passi da quelle due persone, che non avevano notato la sua presenza, forse a causa della stanchezza.
Ophelia fece per schiarirsi la gola, ma si ritrovò a spalancare gli occhi nel momento in cui riconobbe il vestitino bianco di Sarah e l'inconfondibile chioma bionda di JJ.
«Oh cazzo» si lasciò sfuggire, sentendo le lacrime minacciare di uscire.
Bastò quello per attirare la loro attenzione, e si voltarono di scatto verso di lei. Inizialmente accigliati, i loro nervi si distesero, e si misero immediatamente in piedi, guardando Ophelia e chiedendosi se fosse reale.
«Lia...» mormorò Sarah con occhi lucidi, allacciandole immediatamente le braccia al collo.
La rossa ricambiò subito, lasciando cadere le scarpe e stringendo la ragazza a sé. «Stai bene. State bene» singhiozzò sulla sua spalla.
Piangeva perché aveva trascorso le ultime ore a camminare nel deserto, sola, senza avere la certezza che avrebbe incontrato i suoi amici, e trovarsene davanti due, vivi, era l'apice della gioia per lei.
«Ma come— Noi credevamo fossi morta» disse Sarah, allontanandosi da lei e prendendole il volto fra le mani. La osservò attentamente, quasi come se volesse accettarsi che fosse tutta intera.
«Non ne ho idea. Ho battuto la testa e... Non lo so, credo di essere stata fortunata...» mormorò Ophelia, poggiando poi la mano sulla pancia della sua amica.
La bionda sorrise flebilmente. «Sta bene. JJ ci ha salvato la vita» annuì emozionata.
A quelle parole, Ophelia poggiò gli occhi sul ragazzo, che era stato lì in silenzio ad osservare la scena e a guardare la sua amica con occhi colmi di gioia. Ciononostante, era anche evidente il suo imbarazzo, in particolare per come si erano messe le cose tra di loro sulla barca.
«Io... ehm... Ho cercato di salvare anche te, ma non ti ho trovata da nessuna—»
Prima che potesse terminare, la ragazza gli avvolse le braccia al collo, stringendolo a sé. «Hai salvato due vite. Smettila di scusarti» gli sussurrò all'orecchio.
JJ inizialmente fu rigido, soprattutto perché non si aspettava un abbraccio ma piuttosto uno schiaffo. Poi, però, si sciolse sotto il tocco della sua migliore amica e ricambiò, quasi aggrappandosi a lei.
«Beh, non ho fatto niente di che...» minimizzò prima di fare un sospiro profondo. «Sono felice che tu stia bene... E mi dispiace. Sono stato un vero stronzo» le disse, continuando a stringerla.
Ophelia si staccò in modo da poterlo guardare negli occhi. «Sì, lo sei stato — confermò, ridacchiando — Ma va tutto bene, sul serio. Avevi i tuoi motivi, JJ, e non ti ho mai odiato. Sei mio fratello» gli ricordò come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
JJ accennò un sorriso, sbattendo velocemente le palpebre com'era solito fare quando le lacrime minacciavano di uscire. «Sono tornato, Lia. Niente più cazzate» promise, facendola annuire.
La ragazza si sentiva sollevata. Si era riunita a due membri del team e quasi non le sembrava vero. A quanto pareva, erano approdati molto più avanti di lei, ma era riuscita a raggiungerli perché Sarah aveva fatto numerose soste a causa della stanchezza.
Insieme, tutti e tre, ripresero a camminare nel deserto. Nonostante tutto e nonostante la situazione, era bello per Ophelia non essere più sola, ma non poteva non provare ancora preoccupazione per il resto del gruppo e per Rafe.
«Credete che siano vivi?» domandò di getto, lanciando un veloce sguardo al cielo scuro e illuminato da numerose stelle brillanti.
Sarah sospirò, immergendo i piedi nell'acqua ad ogni passo. «Spero di sì» mormorò, accarezzandosi il grembo.
«Erano sulla barca. Ce l'hanno fatta, in un modo o nell'altro» JJ cercò di tranquillizzarle. «Stanno bene. Dobbiamo solo... trovarli» aggiunse.
«Insomma, una cosa da poco» commentò divertita Ophelia.
La bionda annuì con un sorriso. «Già. Cercare persone in un deserto enorme è la cosa più semplice del mondo» aggiunse, scherzando.
«Ma stiamo procedendo bene — fece presente JJ — Ricordo la mappa e so che Essaouira si trova nella direzione in cui stiamo andando. Sono certo che lo sappiano anche loro» continuò. «Li rincontreremo, vedrete» disse certo.
E Ophelia si fidò del suo migliore amico, continuando a ripetersi che fossero vivi, insieme, e che presto si sarebbero riabbracciati. In fin dei conti, il ragazzo aveva ragione: probabilmente, i colpi erano stati attutiti dalla barca, e questo li aveva salvati. Erano di certo arrivati anche loro lì sul deserto, e forse li stavano cercando.
«Ehi, stai bene? Vuoi sederti?» chiese Ophelia con preoccupazione nel momento in cui sentì Sarah ansimare al suo fianco.
Lei, nonostante fosse visibilmente stanca, scosse la testa. «Non preoccuparti. Sto bene» fece un sorriso forzato.
«Sei sicura? Possiamo fermarci» le propose JJ, passandosi una mano fra i capelli.
«Sul serio, ragazzi. Camminiamo» e i due si limitarono ad annuire.
E così continuarono per tutta la notte, facendo poche soste. I loro piedi bollenti e doloranti si muovevano ancora quando il sole tornò a fare capolino, e dire che fossero stanchi e distrutti era riduttivo.
«Ehi, aspettate» disse improvvisamente JJ.
«Cosa?» domandarono le due, confuse.
Lui strizzò gli occhi. «Li vedete anche voi, o...?»
A quelle parole, le ragazze seguirono la traiettoria del suo sguardo. Nonostante l'iniziale fatica a causa dei forti raggi solari, riuscirono a individuare, in lontananza, un gruppo di persone sulla destra. A sinistra, invece, ce n'era solo una in completa solitudine, accomodata su una duna e con gli occhi rivolti verso l'oceano.
Rafe.
«Sto sognando o sono davvero loro?» chiese Ophelia in un sussurro, quasi aggrappandosi alle braccia dei suoi amici.
«John B...» mormorò Sarah con voce strozzata dal pianto nel momento in cui videro il ragazzo mettersi in piedi.
In lontananza, li guardò prima di iniziare a correre nella loro direzione e stringere forte a sé Sarah, che ricambiò fra le lacrime, abbracciandolo come se da quello dipendesse la sua stessa vita.
«Sei viva...»
«Sei vivo...»
«Come?» domandò John B, fra le lacrime.
«Stavo annegando, e JJ mi ha salvata. Ci ha salvati» rispose lei, accarezzandosi il grembo sotto lo sguardo commosso del suo fidanzato. «Poi Lia ci ha raggiunti durante la notte» aggiunse.
A quel punto, John B spostò gli occhi su di lei, che gli sorrise. «Ehi» mormorò prima di abbracciarlo.
«Sono felice che stiate tutti bene» pianse il castano, stringendola a sé.
Quando si staccarono, il ragazzo si avvicinò a JJ, mentre gli occhi di Ophelia caddero alle loro spalle.
L'azione di John B, infatti, parve aver attirato l'attenzione di Rafe, che si era messo in piedi e che guardava verso di loro, verso di lei. Quando i loro occhi, nonostante la distanza, si scontrarono, Ophelia vide il ragazzo fare qualche passo in avanti.
Fu lei a camminare verso di lui, che intanto l'aspettava e la guardava con occhi intrisi di incredulità ma felicità per il fatto che fosse viva e che stesse bene.
La ragazza iniziò a correre nel momento in cui si rese conto del fatto che fossero pochi passi a separarli, e si tuffò tra le sue braccia. Rafe l'afferrò subito, facendo alzare i suoi piedi dalla sabbia e stringendola forte a sé. Chiuse gli occhi, quasi come se tutto fosse irreale, come se non riuscisse a credere che lei fosse davvero lì con lui. Le accarezzò più volte i capelli, mentre lei si aggrappò alla sua maglia oramai logora.
«Credevo fossi morta...» disse il ragazzo in un sussurro, stringendola ancora con più forza.
Lei sorrise nell'incavo del suo collo, sentendo gli occhi inumidirsi alla realizzazione di star davvero abbracciando Rafe Cameron. Non le era mai mancato così tanto come in quel momento.
Il ragazzo si allontanò di poco, afferrandole il volto fra le mani. «Cosa— come... Come hai fatto? Stai bene? Sei ferita?» la inondò di domande, e Ophelia sentì il cuore sciogliersi davanti alla preoccupazione così sincera di Rafe.
«Sto bene. Sto bene, sul serio. Ho solo battuto la testa e mi sono risvegliata nel deserto da sola. Ho incontrato Sarah e JJ» riassunse velocemente, accarezzandogli il volto stanco e provato.
Rafe annuì, continuando ad osservarla come se volesse essere certo del fatto che lei stesse davvero bene. Ophelia sorrise dolcemente. Era piacevole avere la sensazione di essere così amata e accudita da lui. Avere la certezza che si preoccupasse davvero per lei e che volesse il suo bene. In quel momento, capì che avrebbe potuto sempre fare affidamento su Rafe.
Riponeva completa fiducia in lui. Nel cattivo, rozzo, egoista Rafe Cameron, tra tutte le persone.
E lo baciò, lì davanti a tutti i suoi amici, fregandosene dei loro sguardi e delle loro facce perplesse. Per una volta, agì seguendo semplicemente l'istinto e il suo cuore, e lei sentiva così tanto il desiderio di far unire le loro labbra.
Inizialmente colto alla sprovvista, Rafe poi si sciolse e ricambiò, poggiandole le mani sulla schiena e tirandola più vicina a sé. Le sorrise durante il bacio, sentendo il cuore battere più velocemente: lo aveva baciato davanti ai Pogues, e quel gesto per Rafe era probabilmente la dimostrazione più grande che avesse mai ricevuto da lei, in particolare perché aveva sempre messo i suoi amici al primo posto.
E ora aveva dimostrato ai suoi amici quanto lo volesse.
Quando si staccarono, si lasciarono sfuggire una risata fra gli ansimi, facendo scontrare le loro fronti. Ophelia chiuse gli occhi per un attimo, accarezzando le braccia di Rafe, che continuava ad osservarla.
«Vado a salutare gli altri, ok?» gli disse, facendolo annuire.
La rossa gli lanciò un'ultima occhiata prima di girare i tacchi e raggiungere i suoi amici, tutti accomodati attorno a della legna che probabilmente avevano recuperato la notte precedente per accendere il fuoco. Quando fu vicino al gruppo, abbracciò Cleo, Pope e Kiara.
«Ehi, era un bacio quello o stavo sognando?» le domandò la riccia con un sorriso forzato.
Ophelia sospirò, guardando i suoi amici. «Sentite, non pretendo che diventiate amici di Rafe, e so che ha fatto delle cose orribili, ma—»
«Sorella, quel ragazzo è pazzo di te» la fermò Cleo. «Insomma, avrà anche fatto lo stronzo con noi, ma ti vuole davvero bene» continuò.
Pope sospirò, frustrato. «Odio ammetterlo, ma è vero. Non credo di aver mai visto Rafe preoccuparsi così tanto per qualcuno» ammise.
«Già. Voleva venirti a cercare, ma l'abbiamo convinto a restare qui» annuì John B.
Ophelia sorrise spontaneamente a quelle parole, lanciando un veloce sguardo a Rafe, i cui occhi blu erano già puntati nella sua direzione. Era ovvio che i suoi amici non lo avrebbero mai accettato, ma era felice del fatto che non si arrabbiassero. Lo stavano facendo solo per lei ed era evidente, e dire che lo apprezzasse era davvero riduttivo. Sapeva quanto Rafe li avesse feriti, e giustificava la diffidenza e il risentimento dei Pogues, ma probabilmente anche loro avevano capito che, a distanza di quasi due anni, fosse giusto che Ophelia stesse con la persona con cui davvero voleva stare. La stessa persona a cui aveva sempre rinunciato per loro, nonostante fosse assolutamente sbagliata.
Non potevano comunque negare che Rafe avesse fatto un notevole cambiamento, in particolare con lei al suo fianco. Tutti loro erano rimasti piuttosto perplessi nel notare come non si fosse vendicato di JJ e come se ne fosse stato lì tranquillo con Ophelia. Avevano notato la sua agitazione quando erano approdati sul deserto, il timore che potesse essere successo qualcosa alla ragazza. Ma, soprattutto, avevano notato come alla fine si fosse arreso alle direttive di John B, che aveva proposto di restare tutti lì uniti ad aspettare. Nonostante fosse visibilmente contrariato, aveva accettato e non aveva replicato, accomodandosi semplicemente sulla duna a guardare il mare e il perimetro. Andava alla ricerca di Ophelia.
Era stato incredibilmente sconvolgente per loro rendersi conto che tenesse sul serio a lei e che fosse davvero preoccupato, e forse Ophelia non poteva che essere qualcosa di positivo per Rafe.
«Beh, spero solo non vi abbia fatto arrabbiare durante la mia assenza» scherzò, osservandoli.
«Direi che è stato stranamente silenzioso» ridacchiò la riccia, trascinando tutti con sé.
Ophelia sospirò. «Quindi all'alba raggiungiamo Essaouira?» chiese conferma, incrociando le braccia sotto il seno.
«Sì. All'alba riprendiamo con la missione» annuì John B.
Cleo mise su un sorrisetto. «Direi che questa sera possiamo rilassarci, no? Un po' di fuoco...» propose, stuzzicando l'immaginazione dei suoi amici.
«Vi prego, ho bisogno di scaldarmi davanti al fuoco» annuì immediatamente la rossa.
«Ogni tuo desiderio è un ordine, principessa» le rispose il castano, facendola ridacchiare.
Ophelia poi guardò Rafe, ancora solo sulla duna. «Mentre voi preparate il falò... io vado da lui» li informò. Loro annuirono, non replicando.
La ragazza camminò in direzione del maggiore dei Cameron, sedendosi al suo fianco e attirando la sua attenzione. La guardò per un istante prima che entrambi poggiassero gli occhi sulla distesa azzurra dietro la quale stava per calarsi il sole.
Poco dopo, poggiò la testa sulla spalla di Rafe, che cercò di muoversi il meno possibile per non darle fastidio, e lei appezzò quel gesto e quell'attenzione che mostrava nei suoi confronti. La vedeva. La capiva. La faceva sentire importante con quei piccoli gesti.
Sorrise, alzando il capo e voltandosi verso di lui per guardare il suo profilo e quei lineamenti virili e dolci al medesimo tempo, che cozzavano col carattere arrogante che solitamente mostrava a tutti. Ma non a lei.
Osservandolo, si rese conto di come Rafe, in quei due anni, non avesse mai smesso di essere il suo pensiero fisso, un tarlo che si era radicato nella sua mente. A causa sua, si era ritrovata spesso a provare emozioni contrastanti. Un'eterna lotta tra cuore e mente, tra passione e razionalità, e ora poteva dire che ci fosse un vincitore: il cuore, la passione.
«Cosa?» fu la voce di Rafe a distoglierla dai suoi pensieri. La osservava con espressione divertita mista alla confusione, eppure c'era un flebile sorriso ad abbellirgli il volto esausto.
Ophelia scosse leggermente la testa. «Non lo so... Sei qui» si limitò a dire. «Onestamente, avevo paura che non vi avrei più rivisti. Non so neanche come abbia fatto a sopravvivere a quella botta» ammise, massaggiandosi la nuca ancora lievemente dolente.
Rafe arricciò il naso a quelle parole. «Non scherzare, Lia» borbottò, strofinandosi gli occhi con aggressività, quasi come se volesse scacciare via quel pensiero dalla sua stessa pelle.
«Dai, ehi, sono qui» gli diede una leggera spallata.
Lui sospirò. «Sei qui...» ripeté, guardandola.
«Esatto, e domani mattina inizierà la missione, d'accordo? Ti porteremo da Groff e ti riprenderai i tuoi quattrocentomila dollari» gli disse con un sorriso.
«Sai, non credo sarà così facile» scosse la testa. «Non avete neanche un piano» le ricordò.
Ridacchiò. «Touché» rispose prima di aggrottare le sopracciglia. «Rimarrai?» gli chiese di getto.
Rafe la guardò per un attimo, non capendo di cosa stesse parlando. «Come?» domandò, confuso.
«Intendo... — si inumidì le labbra, giocherellando con le dita delle mani — Se dovessi recuperare i tuoi quattrocentomila dollari, rimarrai ad aspettarci o andrai via?» spiegò, osservandolo in attesa di una risposta e con del lieve timore.
Era una domanda che si era posta. Rafe avrebbe aspettato il completamento della loro missione se avesse completato per prima la sua? L'avrebbe aspettata?
Lui parve leggermente accigliarsi. «Credi che possa andare via senza di te?» chiese come se avesse sentito una delle idiozie più grandi dell'intero universo.
«Senza di noi» lo corresse. Poi si voltò completamente verso di lui, osservandolo negli occhi. «Sono la mia famiglia, Rafe, e so che non li trovi particolarmente simpatici—»
«Per nulla» la corresse, secco.
Lei lo ignorò. «— ma stare con me significa dover accettare anche loro» gli ricordò.
«Sai, credo che questo sia sempre stato abbastanza chiaro fin dall'inizio» le fece presente, mettendo su una finta espressione pensierosa.
Ophelia sorrise. «Già...» mormorò. «Intendo dire che non andrò via senza di loro, e se tu vuoi andare via... beh, va bene, ok? Non mi arrabbierò» disse, afferrandogli la mano e stringendola lievemente.
Rafe ruotò gli occhi al cielo, annoiato. «Sta' zitta. Basta con queste stronzate» sussurrò prima di far unire le loro labbra.
Lei ricambiò, poggiando le mani sulle sue spalle allenate, quasi facendo leva su di esse per potersi spingere sempre di più contro la sua bocca.
Il ragazzo si staccò, facendo scontrare come al solito le loro fronti. «Non andrò via senza di te, ok?» la rassicurò, parlando con serietà nel tentativo di farle capire quanto realmente pensasse le sue parole.
«D'accordo» annuì, sorridendo come una bambina che aveva appena ricevuto le sue caramelle preferite.
Rafe sospirò, allontanandosi da lei e giocherellando con la mano piccola della ragazza. «Sai, avevo quest'idea di— di voler tenere un pezzo di isola che sarebbe potuta diventare la nostra casa» le confessò improvvisamente. «Per questo volevo che fosse una sorpresa» aggiunse, abbassando lo sguardo.
Erano evidenti il rammarico, l'angoscia e la rabbia nel suo tono di voce per il fatto che non potesse realizzare quel sogno perché era stato ingannato. Ma era evidente anche un pizzico di dolcezza. Quella dolcezza nata al pensiero di lei nel suo futuro.
Ophelia sorrise teneramente. Amava il fatto che Rafe fosse così adulto, che pensasse ad un futuro insieme e che facesse progetti che riguardavano anche lei. Era una cosa emozionante, soprattutto se ripensava al modo in cui erano partiti, e in quei due anni non avrebbe mai scommesso su di loro. Aveva sempre pensato che non fossero destinati, che non sarebbero mai riusciti a stare insieme, e ora tutto le sembrava un sogno.
Era cresciuto così tanto. Se prima vedeva un ragazzino viziato e impaurito, ora vedeva un uomo che voleva costruirsi un futuro, che faceva progetti e che voleva lei al suo fianco.
Sperava solo che tutto ciò durasse.
«Elaboravi tutte queste idee mentre facevamo sesso?» gli chiese divertita, poggiandogli le mani sulle ginocchia.
Rafe alzò l'angolo destro della bocca. «Ho sempre pensato a un futuro insieme. Voglio dire, ti ho chiesto spesso di venire con me» le ricordò, e lei annuì, tamburellando le dita sulle sue gambe.
«Non dev'essere per forza Goat Island. Mi vanno bene anche le Outer Banks» rispose poco dopo.
Lui abbassò le spalle, quasi sollevato. Per un attimo sembrava aver temuto una sua risposta negativa, e Ophelia si stupiva ogni volta che lo vedeva incerto e titubante, in particolare perché lo aveva conosciuto come il ragazzo più sicuro di sé dell'intera Kildare. Era felice, con il tempo, di aver scoperto vari strati di lui, le sue paure e le sue incertezze. Erano state soprattutto quelle a legarla a lui in quel modo senza dubbio indissolubile.
«Rafe Cameron il Kook insieme a Ophelia Martin la Pogue» recitò teatralmente lei, ridacchiando poco dopo.
Anche Rafe fece una bassa risata, scuotendo la testa. «Ehi, sai che non mi importa, ok? Anche mio padre era un Pogue, e non è— non è importante» le strinse con forza la mano.
Ophelia annuì. «Lo so. Sei stato chiaro su questo» gli fece presente, lasciandogli un ultimo bacio sulle labbra.
Si voltò poi verso i ragazzi che, seduti attorno al fuoco, parlavano e scherzavano, lanciando degli sguardi nella loro direzione di tanto in tanto, probabilmente ancora increduli per il fatto che la loro amica stesse davvero con Rafe Cameron.
«Ehi, andiamo dagli altri, dai» disse, rivolgendosi al ragazzo.
Quest'ultimo ruotò gli occhi al cielo. «Dici sul serio?» domandò, annoiato.
«Dico sul serio» annuì. «Fare gli asociali non è ciò che faremo, d'accordo?» si mise in piedi.
Lui la guardò dal basso. «Asociali? Noi non siamo asociali» replicò, borbottando contrariato.
«Infatti. Non lo siamo, quindi andremo lì e ci metteremo attorno al fuoco» rispose a sua volta, incrociando le braccia sotto il seno.
Rafe si passò una mano sul volto, frustrato. «Ascolta, loro non mi vogliono. È chiaro. E nemmeno io voglio sedermi lì attorno al fuoco come se fossimo amici di vecchia data ad un merdoso falò che—»
«Ehi!» lo fermò, accigliata. «Sei con me, ok? Questo non ti basta?» inclinò il capo, guardandolo con espressione da cane bastonato.
Lo vide serrare la mascella per un istante, visibilmente irritato e contrariato. Ciononostante, messo alle strette da lei e desideroso di scaldarsi davanti al fuoco, si mise in piedi, strappandole un sorriso vittorioso. Rafe mantenne il suo broncio e la seguì vicino ai Pogues, che lanciarono loro un veloce sguardo prima di fare spazio ad entrambi, probabilmente tutti troppo esausti per rendersi davvero conto della situazione.
E così si accomodarono vicini e dividendosi in coppie. C'era Kiara sul petto di JJ. Cleo con la testa poggiata sulla spalla di Pope. John B che abbracciava Sarah da dietro.
Rafe e Ophelia, dal canto loro, si limitarono a far sfiorare le spalle e le gambe. Sebbene si fossero baciati davanti ai Pogues, nessuno dei due impazziva all'idea di farsi vedere in atteggiamenti intimi. Amavano la riservatezza, e credevano anche che fosse piuttosto eccitante.
Ciononostante, dopo pochi attimi, Ophelia percepì le dita di Rafe che si insinuavano tra le sue, morbide e calde, delicate al tatto. Si intrecciarono alle sue come pezzi di un puzzle che si incastravano in maniera perfetta.
Si scambiarono un veloce sguardo, e tutto sembrò fermarsi. Il tempo parve sospendersi, e intorno a loro non vi era altro che il silenzio. Erano solo loro due, in un mondo diverso da quello degli altri, sospesi nel cielo, avvolti da nuvole soffici e fragili. In quell'istante, il resto del mondo scomparve. Non c'era altro che loro due, e niente sembrava più contare.
Ophelia sorrise. Era circondata dai suoi amici e dal suo fidanzato (le faceva strano anche solo pensarlo) e non poteva chiedere di meglio.
«Il nostro... prossimo viaggio, suggerirei di pianificarlo» prese parola John B, divertito.
«Potremmo alloggiare in hotel, magari» suggerì Kiara, annuendo.
Ophelia rise. «Ehi, comunque le nostre tappe non sono mai state male. Caraibi, Venezuela, Marocco» fece presente.
«Sono le modalità ad essere state pessime» replicò Pope, stringendo a sé Cleo.
Quest'ultima annuì. «A me serve una doccia» disse, assumendo un'espressione disgustata.
«Sì, io non profumo affatto» concordò Sarah.
John B rise sonoramente. «Io mi sono annusato prima, ed è meglio—»
«Sì, la tua puzza la sentiamo tutti» lo bloccò la sua fidanzata.
Risero tutti a quelle parole meno che Rafe, che se ne stava semplicemente lì ad ascoltarli, a guardare il fuoco e a stringere la mano di Ophelia. Una parte di sé, in ogni caso, non poté non rendersi conto di quanto fossero uniti i Pogues. Per un attimo credette che fossero del tutto pazzi: erano nel deserto, non avevano un piano, e loro erano felici, come se tutto stesse andando per il meglio.
Per Rafe era davvero difficile da comprendere, in particolare perché non aveva mai avuto nessuno, e tantomeno aveva condiviso un legame del genere con qualcuno. Eppure, un minuscolo lato di lui, avvertì un lieve calore nel petto. Era flebile, quasi impercettibile, e non avrebbe mai ammesso di averlo provato... ma lo sentì per qualche istante.
«Ehi, ho pensato a un bel nome per il bambino» esordì d'un tratto il biondo. «JJ. È un nome versatile. Sia da maschio che da femmina...»
«Sai, io non chiamerei mai una bambina col tuo nome» scosse la testa Ophelia, ridacchiando.
«Scusate, quale bambino?» domandò Pope con un sorriso confuso in volto.
La rossa lo guardò. «Vero. Voi due non lo sapete!» esclamò, indicando lui e Cleo.
Quest'ultima si accigliò. «Cazzo, sei incinta?» le domandò a bruciapelo.
A quelle parole, Ophelia spalancò gli occhi mentre sentì la presa di Rafe farsi più stretta per un solo istante, probabilmente anche lui colto alla sprovvista da quella domanda.
«Cos— No!» quasi urlò. «Non sono io ad essere incinta» chiarì con un sorriso nervoso in volto.
Onestamente, era ancora troppo giovane per pensare a un bambino, ma non escludeva di certo l'idea di averlo in futuro. Adesso invece, nonostante non vedesse l'ora di diventare zia, credeva sul serio che le circostanze fossero pessime, ma avrebbe fatto di tutto per aiutare John B e Sarah.
Furono proprio i due a schiarirsi la gola e ad attirare l'attenzione di tutti. Si strinsero la mano e chiarirono di essere coloro che sarebbero diventati genitori.
«Non ci credo!» strillò Cleo. «Un piccolo Pogue!»
«Voi?!» gridò Pope, incredulo ma visibilmente emozionato. «John B, diventerai papà!» balzò in piedi, stringendolo in un abbraccio.
«Diventerò padre!»
Ophelia sentì Rafe irrigidirsi al suo fianco e la presa allentare mentre osservava Sarah che, con un sorriso e occhi dolci, ricambiava lo sguardo di suo fratello.
La rossa non sapeva quali fossero i pensieri di Rafe e come si sentisse a riguardo. Insomma, sarebbe diventato zio, ma non aveva più alcun rapporto con sua sorella, nonostante fosse ben evidente che entrambi volessero migliorare la situazione. Ma avevano tante, troppe cose di cui parlare e da chiarire. Forse, chissà, quella missione in Marocco li avrebbe fatti riavvicinare.
Ophelia, dal canto suo, non poteva che sperare che si riavvicinassero. Dopotutto, erano gli unici Cameron rimasti l'uno all'altra, in particolare perché Rose non permetteva ai due di parlare con Wheezie.
Sarah era l'unica famiglia rimasta a Rafe, e Rafe era l'unica famiglia rimasta a Sarah.
Gli lasciò un bacio sulla spalla, facendolo rilassare.
Lo so, capitolo interamente dedicato a loro nel deserto, ma quando parlo di Ophelia e Rafe non riesco a fermarmi 😭😭
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